I Nostri Cani - novembre 2013-

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Il cane nella poesia

Cinofilia fa rima con amare

Una breve carrellata nell’universo dei poeti alla scoperta d’un amico comune. Levrieri o con i suoi zi n u n n ’A Gabriele D

“Ho gettato il verso nobile ai cani neri della prosa” Victor Hugo Il cane nella poesia diventa l’ombra lunga dei sentimenti buoni. Racconta vicende d’amore o di affetto, suscita pensieri devoti e dà voce ai rimpianti. Dice anche di vicende legate ad usuale quotidianità elevandole a significato per tutti. E dimostra quanto sia vera l’affermazione di Ralph Waldo Emnerson (1803-1882) “solo la poesia ispira la poesia”. Una convinzione che significa anche, ingrandita alla lente del cinofilo, che ben pochi altri animali riescono quanto il cane

A mia moglie Tu sei come una lunga cagna, che sempre tanta dolcezza ha negli occhi, e ferocia nel cuore. Ai tuoi piedi una santa sembra, che d’un fervore indomabile arda, e così ti riguarda come il suo Dio e Signore. Quando in casa o per via segue, a chi solo tenti avvicinarsi, i denti candidissimi scopre. Ed il suo amore soffre di gelosia. Umberto Saba

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a far scintillare i colori più belli dell’anima. Leggi… ed il pensiero si perde nel ritmo e si smarrisce nella magia delle parole a conferma di quanto ebbe a dire il grande Francesco De Santis (1817-1883) “ La poesia è la ragione messa in musica”. Proprio perché è l’arte di far collimare, per trasmettere un messaggio, sia il significato delle parole che il suono e quindi il ritmo che dà respiro frase. La musica infatti esiste se riesce a trasferire emozioni e stati d’animo in maniera più evocativa e potente della prosa. Ma la poesia, pur continuando ad essere espressione di sentimenti è mutata meravigliosamente nei secoli riflettendone le immagini come uno specchio semisegreto. Per i Romani era quantitativa, basata sull’alternanza tra sillabe lunghe e brevi: il metro più diffuso - proprio dell’epica - era l’esametro con una scansione a tempo. Poi dal Mille e dall’abbandono del latino, muta e si adegua ai costumi ma continua a dar

Qui giacciono i miei cani gli inutili miei cani, stupidi ed impudichi, novi sempre et antichi, fedeli et infedeli all’Ozio lor signore, non a me uom da nulla. Rosicchiano sotterra nel buio senza fine rodon gli ossi i lor ossi, non cessano di rodere i lor ossi vuotati di medulla et io potrei farne la fistola di Pan come di sette canne i’ potrei senza cera e senza lino farne il flauto di Pan se Pan è il tutto e se la morte è il tutto. Ogni uomo nella culla succia e sbava il suo dito ogni uomo seppellito è il cane del suo nulla. Gabriele D’Annunzio

voce ad un seminascosto orizzonte di sentimenti. Non sempre – ed è notazione d’obbligo - ha significato compiuto come la prosa. C’è infatti, se si legge o si ascolta, una parte che riguarda la comunicazione ed una che si rivolge alla sfera emotiva. Per questo la parola ha funzione di significato e suono, di contenuto informativo ed emotivo e quindi sintassi e ortografia possono variare (licenze poetiche) se opportuno per la comunicazione complessiva. Tutto questo per dire che, abbandonato il linguaggio aulico, la poesia non poteva non


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