Alle origini di una razza che i segugisti apprezzano sempre più
Il Porcelaine, la lepre e il cinghiale Tante le doti, suggestivo il nome di un cane davvero particolare. Lo spiega Giancarlo Bosio rivedendo un testo del collega francese considerato fra i più grandi esperti nel mondo Sollevare l’argomento del Porcelaine è ancora più interessante visto pareri ed opinioni diversi esistenti su questa razza. L’origine del nome ha dato adito a delle ipotesi molto variegate. Alcuni dicono che è stato chiamato cane fatto di porcellana e poi invece cane di porcellana per via del suo aspetto molto fragile. Altri pensano che sia per similitudine con il nome del cavallo di razza Porcelaine che, per l’appunto, denomina un cavallo bianco dai riflessi argentati. Entrambe le spiegazioni sono plausibili. Una terza è meno verosimile secondo la quale la parola Porcelaine deriverebbe dal vecchio francese “porcelet”, parola che indicava il cane da cinghiale ! Persino la sua origine è soggetto di discussioni. Alcuni dicono che sia francese. La Société de Vénerie e La Société Centrale Canine hanno optato per questa definizione visto che il Porcelaine si annovera tra i cani francesi elencati nella lista ufficiale dei segugi. Altri invece ritengono che la sua origine sia svizzera. Altri ancora che sia franco-svizzera. Infine una piccola minoranza sostiene che provenga dalle rive del Reno. Tutte queste incertezze e tutte queste divergenze sono facilmente spiegabili. Tutti i libri più antichi riportano di quasi tutte le nostre razze di segugi. In compenso, non vi è nessuna menzione del Porcelaine. La prima traccia risale ai testi cinegetici del 1845 nel Journal des Chasseurs quando il Marchese de Foudras pubblica un articolo intitolato “I Gentiluomini Cacciatori”. Nel capitolo “Le Battute di Caccia della Gendarmeria di Lunéville”, racconta che il duca di Choiseul incaricato di formare un equipaggio da lepre, fece venire dalla Svizzera una muta di sessanta cani di “una razza nuova ma già rinomata”.
Più tardi vedremo che questo testo non può, in nessun modo, essere accreditato come documento ufficiale. Ma è così ben scritto che sicuramente delizierà molti lettori ed è per questa ragione che è giusto estrapolare alcuni passaggi. D’altronde, è grazie a questo testo che i cani Porcelaines e le loro relative qualità sono diventati noti. Ecco dunque con quali termini il Marchese di Foudras ci racconta della prima battuta di caccia di questi sessanta cani venuti secondo lui dalla Svizzera: “Non si erano mai visti cani più vivaci, più eleganti e più puliti di questi sessanta cani. Si poteva veramente credere che ognuno di loro fosse stato allevato nel grembo di una duchessa e nutrito con i biscotti macinati di Reims. Eravamo tutti in ammirazione davanti a queste bestiole ma gli uomini del mestiere serbavano qualche dubbio sulle loro reali capacità e ci chiedevamo con preoccupazione come queste orecchie dal pelo vellutato avrebbero potuto affrontare le spine del bosco ceduo e come queste zampe, così fini da sembrare trasparenti, avrebbero potuto camminare nel fango. Andammo a sguinzagliare i cani ai bordi di un piccolo bosco poco distante dalla città. I sessanta cani furono liberati tutti insieme. Per un quarto d’ora sentimmo solamente il rumore del fruscio della loro cerca che man mano si affievoliva mentre i cani si allontanavano sempre più. All’improvviso, sentimmo lo scoppiare di una canizza armoniosa e deliziosa che proveniva da un po’più lontano. Uso bene la parola “scoppiare” perché nessun isolato preambolo ci aveva preparato a sentire quella musica. Tutte le voci che la componevano iniziarono il loro canto formando un insieme meraviglioso. Era incantevole e ci guardammo tutti con radiosa soddisfazione, increduli che gli ese-
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