INC Ottobre 2011

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i nostri

Cani

Anno 57 num. ottobre 2011

una perenne stagione di caccia fatta un po’ di carniere, tanto di addestramento, sempre di incontri fra amici per parlar di cani, magnificare i campioni e strologare i nuovi protagonisti nei cuccioli. “I cani - dice - sono sempre la mia passione” E lo sguardo si fa simile a quello d’un bimbo che scruta nei suoi desideri mentre la voce continua a correre lungo i primi successi e le prime delusioni, si blocca su ferme eterne nella memoria e fa lucidi gli occhi al ricordo di campioni. Nelle parole si intrecciano nomi dei pochi amici veri e primo Francesco Balducci a mezza strada fra il figlio che avrebbe voluto, l’allievo diventato anch’egli maestro e l’amico a cui per ogni circostanza della vita si guarda con affetto. Si conobbero che Alfiero Rovini aveva 24 anni, cinque di più di Francesco Balducci”. “Avevo concluso il liceo - dice il presidente ENCI - e cercavo un cane degno della mia setter - nipote di Mur di Renzo Marchesi dei Gonzaghensis. Mi indicarono Alfiero Rovini. Lo conobbi, mi pareva di averlo visto sempre e lui con me. Diventammo subito amici, compagni di caccia, di prove, di scorribande semiclandestine nelle molte riserve, di complicità o conflitti con i guardiacaccia pur di addestrare fuori tempo e stagione i nostri setter: avventure che solo la passione infinita giustifica e fa compiere. I nostri selvatici erano le starne ed avevamo setter capaci di inventarle, di suscitarle dai terreni più improbabili”. “Crescemmo insieme - continua il presidente ENCI - ed i cani, in particolare i setter hanno condizionato la nostra vita perché più li conosci più li senti tuoi ed ogni giorno diventa una conquista per loro e per te”. Com’è il livello dei setter oggi?. La domanda ha la trappola della nostalgia ma Alfiero Rovini cela nello sguardo il desiderio di futuro. “Sono ottimi” dice “Merito dei selezionatori ma anche di appassionati sempre in aumento e della SIS (Società italiana setter) che li indirizza così bene. Sono trascorsi gli anni e sono mutati anche i setter ed è davvero interessante vedere come continuano a rimanere protagonisti del loro tempo…”. Tace un attimo. A volte il silenzio è più eloquente delle parole. “Un setter di trent’anni fa non si adatterebbe ai diversi i tipi di selvaggina come accade oggi ma i setter di oggi non fermerebbero le starne di allora… Ma questo non vuol dire che siano meglio o peggio. Sono nel loro tempo”. Fuori il tramonto è scomparso, ci sono le luci di Vinci, Montecatini, Pistoia, Empoli e Firenze e immagini stiano per giungere a folate i fantasmi dei “Maledetti toscani”- da Dante a Leonardo e Santa Caterina- magnificati da Curzio Malaparte. Oppure i grandi cinofili da Sorichetti ad Adinolfi, Massimino, Giaroli, ed i fratelli Giuseppe e Alighiero Ammannati che hanno segnato il loro nome nella storia

Un Setter campione...

... e un Segugio fuori classe

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della cinofilia contribuendo a darle ancor più lustro, Giovanni Radice, Enrico Oddo, Oscar Monaco e tanti, tanti altri. Quando un cacciatore ha un bel cane? La risposta sembra ovvia ma a ben pensarci nasconde una verità profonda… “Quando si ha un cane da carniere e che agisce con classe, cioè che si comporta come lo standard comanda. Solo in questo modo c’è una completa sinergia fra maestro e allievo, altrimenti il cane diventa uno strumento e la caccia si svilisce a cattura”. Meglio una brava femmina od un bravo maschio? “Una femmina. Sicuramente una femmina. E’ più docile, più affettuosa, ha più probabilità di trasmettere le sue caratteristiche”. “Oggi - completa Francesco Balducci - si parla forse troppo poco di rapporto olfattoandatura mentre anni fa la domanda che suggerivano i cani veloci era ‘avrà il naso rapportato all’andatura?’” “Sul piano atletico, completa Alfiero Rovini, c’è, al paragone col passato, una diffusa superiorità che peraltro non si riscontra nelle prestazioni autentiche”. C’è differenza fra un cane da caccia ed uno da prove? Tace un attimo. La domanda è incompleta e la risposta lo evidenzia. “Se va soltanto a caccia gli viene perdonato il dettaglio e magari qualche altra sbavatura nel comportamento, in prova non può avere queste libertà. Insomma, se si porta a caccia un cane da prove bisogna cacciare per lui”. Un cane che ha caratteristiche per prove deve prima andare a caccia? “Dipende. Alcuni è bene di sì soprattutto se si rivelano troppo esuberanti. Occorre fargli conoscere starne vere. Se intendo utilizzarlo per la grande cerca devo evitare le quaglie”. Quale futuro per la grande cerca? “In Italia ci sono pochi terreni ed i proprietari devono sobbarcarsi alti costi. C’è il rischio della disaffezione. Però occorre anche considerare il fascino della grande cerca che risulta indispensabile per la selezione e lo sviluppo della razza. I cani da grande cerca infatti non possono non avere caratteristiche superlative che sono indispensabili per la riproduzione”. Dopo tanti setter... perché s’è convertito ai segugi? Sorride alla domanda “Non è per conversione ma per età e cartilagini che non tengono. Coi setter devo correre, il segugio invece lo fa per te”. Ha cominciato ad allevarli tanto bene da vincere anche il campionato italiano… “Mio padre era un segugista, si vede che ho preso da lui”. Così è nella storia anche come protagonista per una razza all’opposto del cane da ferma… “L’importante è fare bene il proprio lavoro e per farlo bene occorre crederci e non si crede se non c’è passione”. Rodolfo Grassi

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