Suggestioni e fascino di un cane antichissimo
IL CIRNECO DEGLI DEI Dagli altari alle monete la sua effige è sempre stata elevata a simbolo
Anubi era il Dio più importante dell’Egitto; la sua più antica rappresentazione è una tavolozza riconducibile alla Prima Dinastia sotto il potere del sovrano Aha ma sembra che il suo culto sia iniziato nel 9000 avanti Cristo. Veniva rappresentato come uno sciacallo e gli era stato attribuito il colore nero in
quanto quella era la tinta specifica utilizzata per la mummificazione. In realtà Anubi era un lupo abissino o caberù (canis simensis) un cane selvatico errante nella valle del Nilo, originario dall’Etiopia e poi successivamente selezionato, in forma spontanea dalla natura, pure in Egitto.
Nel corso dei millenni le testimonianze sulla presenza di questo canide selvatico in tutta la valle del Nilo sono state innumerevoli, si ricordano le rappresentazioni presso i templi di Luxor, Beni-Hassan e Koum-el-Ahmar dove, quasi sempre, veniva raffigurato in atteggiamenti di caccia. Da questa cultura trae origine il nostro Cirneco quando, carico di millenni di storia, intorno al 700 – 800 avanti Cristo, il cane cirenaico o cane di Cirene, come lo descrisse Aristotele nel suo ”Historia Animalium” puntualizzando che proveniva dall’accoppiamento del cane con lo sciacallo, ha attraversato il Mediterraneo. Il successo è stato immediato e in poco tempo in tutta la fascia meridionale dell’Europa la presenza di questo cane è stata largamente documentata attraverso sculture, incisioni, dipinti mosaici e monete. La Grecia, Malta, la Sicilia, le isole Baleari, la Spagna, il Portogallo e la Francia sono state le terre di adozione di quest’animale di grande fascino dal quale sarebbero state selezionate tante delle razze ancora oggi presenti nel panorama internazionale. In Sicilia, a partire dal VI secolo prima di Cristo, nella parte orientale come in quella occidentale sono state coniate parecchie monete con l’effigie del Cirneco nelle quali, da un lato appariva il cane spesso in scene di caccia e da quello opposto una divinità. Le più antiche sono sicuramente quelle di Segesta e ancora oggi possono essere ammirate per la bellezza e pulizia delle loro forme: si tratta di decine di monete nelle quali all’effige del Cirneco, che per i Greci era considerato il cane da caccia per antonomasia, è stata associata la Ninfa Se gesta, divinità fluviale, oppure la dea Artemide, Diana per i romani. In Sicilia, quando nel 400 a.C. venne fondata ai piedi dell’Etna la città di Adrano in onore del Dio Adranos che personificava il vulcano, il Cirneco era ormai famoso in tutta l’Isola: nel tempio che venne eretto in onore della Divinità trovavano dimora moltissimi Cirnechi. Nello scritto di Eliano (175 -225 d.C) “Historia Varia” si legge la testimonianza di Ninfodoro che parla pro-
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