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Sammy per sempre
Una razza antica come il mondo
Foto Marco Barban
Sammy per sempre
Originaria della Siberia non fu mai contaminata con altri incroci. I cambiamenti ambientali e la modernità hanno modificato attitudini e abitudini ma non il suo carattere: dolce e affidabile da sempre
Il popolo dei Samoiedi antico e primitivo condivise la vita con questi cani che erano impiegati per trainare piccole slitte, badare alle renne e fare compagnia a bambini e anziani all’interno delle tende dette “chums”, molti simili ai “teepee” degli indiani d’America. Strappati alla loro terra natia assieme alla loro gente negli anni Cinquanta per via delle perforazioni del gas, alcuni di loro furono ritrovati casualmente dall’ornitologo Vladimir Beregovoy all’inizio degli anni Sessanta, presso una loro tribù che viveva in una remota zona della Siberia. Sorprendentemente, i cani erano uguali ai loro predecessori, avevano mantenuto nel tempo la stessa tipicità di razza. Anche le recenti scoperte che hanno dimostrato la presenza di cani da slitta risalenti a 15.000 anni or sono (tipo lupoide, pelo lungo e ossa forti, e resti di manufatti tipici delle slitte e delle imbracature), raccontano un pezzo di vita di questa razza che è arrivata ai giorni nostri come un cane bellissimo e affascinante, quasi unico con quel sorriso tipico e quegli occhi vivaci e accattivanti. Cane da guardia non lo è mai stato, del resto, a chi avrebbe dovuto abbaiare nella tundra gelata e desolata in cui è
Foto Paola Daffunchio Foto Margherita Abboud

cresciuto? Di certo, gli estranei… non c’erano… e tutte le persone della tribù erano amiche. Ai giorni nostri, la sua eterna allegria lo porta ad abbaiare festosamente e ad accogliere gli ospiti “sonoramente”, sempre in cerca di coccole. Le razze con una storia molto antica sono sempre fonte di interesse per ricercatori e appassionati. Lo stesso Beregovoy ha scritto un trattato sull’origine delle razze aborigene primitive che coinvolge anche i Samoiedi (Journal of the International Society for Preservation of Primitive Aboriginal Dogs n. 32 July 2012) perché l’evoluzione delle razze canine viaggia, da sempre, in parallelo con quella di noi umani. Dicevamo, una razza che ha interessato diversi studiosi. In un saggio pubblicato da Marek Kurowski nel 2020 si legge che nel lontano 1932, a Vienna fu pubblicato un interessantissimo libro in 5 volumi, intitolato “Animal Life”, scritto da Bronisław Gustawicz (alpinista e naturalista polacco), e dal prof. Emil Wyrobek. La prima parte è dedicata anche ai cani dove si legge: “Nessuno degli animali che abitano la terra merita un affetto maggiore per la nostra amicizia, rispetto o anche amore come un cane”…

Foto Corrado Pelizzoli

E sui cani nordici, dice: “ D’altra parte, i cani della regione polare settentrionale, come il cane eschimese, erano classificati come Canis familiaris domesticus boeralis. Nel 1758 Carl von Linne classificò il cane domestico come Canis familiaris e Canis familiaris domesticus, Carl von Linne è stato un botanico, medico e zoologo svedese ed è considerato il padre della moderna tassonomia (un campo delle scienze biologiche che si occupa della teoria e della creazione pratica di sistemi di classificazione per organismi), e presentò queste pagine principalmente per i loro valori linguistici. Però, nella pubblicazione intitolata “PSY”, pubblicato a Varsavia 16 anni dopo, nel 1928, e scritto da Maurycy Trybulski, si parla anche degli Arctic Shepherds, aprendo una discussione sulla tipicità, sull’origine e sull’impiego di questi antichi cani. Anche nel libro “All About The Spitz Breeders” di David Cavill, pubblicato a Londra nel 1978, c’è un pezzo di storia e sul frontespizio c’è un Samoiedo che apparteneva all’autore, Nel capitolo intitolato “The Samoyed” per quanto riguarda la storia della razza in Inghilterra, l’autore scrive tra l’altro: “I primi Samoiedi importati in Inghilterra erano di tipo diverso e in quegli anni i dati su di essi erano scarsi, e le loro registrazioni non erano mantenute aggiornate. I coniugi Kilburn Scott (Ernest Scott e Clara Kilburn Scott) - che importarono il primo Samoiedo in Inghilterra - acquistandolo ad Arkhangelsk (Russia) nel 1889 - erano interamente responsabili dello sviluppo della razza e non riuscivano a capire perché alcuni cani importati e incrociati con quelli provenienti dalla Russia, producessero cani neri o maculati (bianco con nero) e sebbene il colore sia bianco, o biscotto/crema è sicuramente dominante, molti dei primi Samoiedi esposti erano neri o colorati”. Infatti, nel catalogo del Crufts del 1898, era riportato

Foto Fabio C. Fioravanzi
Foto Loretta Forti

quanto segue: SABARKA marrone con macchie bianche sul petto, sui piedi e sulla coda (samoiedo o siberiano) acquistato (da cucciolo) dall’attuale proprietario, ES Scott, dal capo della tribù Samorda, vicino ad Arkhangelsk, Russia settentrionale nel 1889, (durante una spedizione della Royal Zoological Society), tra l’altro, pagato con una cifra astronomica per quel tempo: ben 150 sterline. Un altro Samoiedo nel Regno Unito era una femmina color crema con segni bianchi, acquistata nel 1895 da un marinaio di Londra, di nome WHITHEY PETCHORA che ebbe una cucciolata da cui provengono - il nero PETER OF GREAT e sua sorella di colore marrone NEVA, che hanno continuato la loro carriera in allevamento… (Il saggio è lunghissimo e disponibile sul sito hhttps://azslide.com, digitando: W Wiedniu, w 1912 roku została wydana 5 tomowa niezwykle...).

In Italia, la razza vanta una storia già a partire dagli inizi del Novecento. Uno dei primi affissi “della Bugia” della contessa Caterina Passerin d’Entreves di Firenze, racchiude in sé importanti pezzi di storia della razza come, per esempio, una lettera datata 1915 che la signora Clara Kilburn Scott scrisse alla principessa Umberta Strozzi di Firenze – zia della contessa d’Entreves – a proposito di un cucciolo che la principessa voleva acquistare e che in se-
Foto Roberto Mazzetto
Foto Norma Bellocchio

Foto Maria Grazia Cervone

guito, arrivò in Italia. Copia della lettera scritta a mano dalla signora Kilburn Scott, su carta intestata della “LADIES’ SAMOYEDS ASSOCIATION” è stata pubblicata sulla rivista Samoiedo (n. 11 anno IV). Nella provincia di Varese, ad Arcisate, presso “Villa Monarco”, si snoda invece un altro racconto della razza per merito della contessa Olga Facchetti Guiglia che importò, negli anni Trenta, soggetti da Svizzera, Francia e Inghilterra. In questi pedigree, gentilmente mostrati dalla nipote della contessa Facchinetti Guiglia a Marco Ossola durante un’intervista pubblicata sullo stesso numero della rivista Samoiedo, si trovano i più famosi capostipiti della razza tra cui i Campioni Viking, Nansen, Antartic Bru, Peter of Cobe, White Kief, Ploar Light of Faringhan, Kara Sea. Troviamo anche una femmina Seril d’Ivrea, proveniente dall’allevamento del Sestriere di Donna Virginia Agnelli, appassionata della razza e una delle prime allevatrici in Italia. Tra le prime cucciolate italiane, quella nata a Villa Monarco il 1° maggio 1938 da Kajak du Gran Nord (importato dalla Francia) con Randa of Manetto Hill (importata dalla Svizzera e tris nipote del Ch. Kara Sea) da cui nacquero 6 cuccioli con affisso del Monarco: Mala, Ural, Fingal, Mischka, Iron e Nicola.
Dopo di allora, la razza avuto anni di “silenzio”, anche nel secondo dopoguerra, le cucciolate sono state davvero poche. A partire dagli anni ’70, lentamente, ha preso a diffondersi per poi raggiungere il suo culmine negli anni ’90, a cui è seguita una lenta ed inesorabile discesa sino ad arrivare ad uno statico numero di circa 300 cuccioli l’anno, negli ultimi decenni.
I pochi allevatori rimasti, stanno facendo un buon lavoro. Ci sono state importazioni continue dall’Inghilterra, dall’America e, negli ultimi anni, anche dalla Russia. Comporre il puzzle per aderire al meglio allo standard è un compito complesso, come per tutte le razze. La nostra, ha due componenti originari da combinare nel giusto equilibrio: solidità ed eleganza. Testa espressiva e ben cesellata che presenti il classico sorriso formato dalla
Foto Silvia Pasqualini

commensura labiale volta all’insù, occhi a mandorla di colore scuro e orecchie piccole foderate di morbido pelo; buona ossatura, solida e mai pesante con angolazioni che consentano un’andatura vantaggiosa a coprire il terreno senza sforzo; mantello con fitto sottopelo e pelo di copertura ruvido e sparato verso l’estero, che brilla al sole, e frange evidenti; coda vaporosa, lunga e portata sul dorso, leggermente di lato. Il Samoiedo deve assomigliare a sé stesso. Non è un Volpino a cui hanno tirato le gambe, né un Alaskan Malamute bianco, né un Husky bianco. Il Samoiedo è un cane bello ed elegante che esprime solidità sia da fermo in movimento. È un cane buono che vuole solo starci accanto, che pare non aver dimenticato le sue origini dato che agganciandolo a una slitta sembra voler andare a tutta birra; che impazzisce quando vede la neve e prendere a correre senza sosta; che adora viaggiare in macchina o stare accoccolato sul tappeto di casa, così come consolarci quando siamo giù di corda, con quel suo muso che spinge a farci sobbalzare il gomito come a dire: “sono qui, non essere triste”. Samoiedo tra storia, cultura e attualità. Samoiedo per sempre. Renata Fossati Stronger than war (Più forti della guerra). Oksana Dykan - Ukraine
