Orti Di Battaglia

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C’

era stavolta come tutte le volte la guerra degli ortaggi. Dovete sapere che nelle file dei Diquà c’è un personaggio che non si nota facilmente ma la sua presenza è importantissima. E’ un piccoletto che se ne sta tutto il giorno chiuso nella sua cassetta, senza mai uscire, senza partecipare alle operazioni militari, senza far baldoria con le truppe. Si tratta di Dottoraglio, un inventore prodigioso, talmente geniale da avere la testa affollata, oltre che da troppi spicchi, anche da troppe idee che non sempre si presentano nell’ordine giusto. Ad esempio, se Dottoraglio è un po’ distratto perché ha qualcosa da fare, potrebbe chiederti un bicchiere d’acqua in questo modo: « Dai mi d’acqua un bicchiere? »

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A questo si deve aggiungere che gli agli, così come i finocchi, hanno un modo di parlare tutto loro per cui la frase di prima suonerebbe più o meno così: « Dai mi d’acquaglia un bicchieraglio? » E così Dottoraglio, pur essendo un genio, non viene mai capito da nessuno ma lui non si abbatte e continua a lavorare sempre a qualche nuovo marchingegno. Il capitano Pomo e il sergente Carcioforo Colombo si stanno dirigendo verso il laboratorio dello scienziato per vedere se ci sono delle novità quando lo incontrano per strada che salta e canta. « Tirulì! Tirulà! Tiruliglio! Tirulaglio! » « Dottoraglio » lo sgrida Pomo. «Ma le sembra questo un comportamento da soldato? » « E’ finita! Finitissima è! » urla Dottoraglio, piroettando a destra e sinistra. « Ha finito la nuova macchina bellica? » « E’ un capolavoraglio! Presto! Correte tutti a vederla! Venite tutti quantagli! » Alle grida eccitate dell’aglio tutte le truppe accorrono incuriosite e si affollano intorno alla sua cassetta sapendo fin troppo bene che ne vedranno delle belle.

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« Dottoraglio,» brontola Pomo facendosi largo tra le verdure, « Dovrebbe essere più discreto. Ogni volta che inventa qualcosa di nuovo non sa mantenere il segreto». « E’ colpa dell’entusiasmaglio. Ma vedrà se non ho ragione! » Sul davanti della cassetta c’è un grande sportello di legno, chiuso con un piccolo chiavistello. «Tutti indietro! » urla lo scienziato « Qui adeguata occorre una preparazione ». Le truppe, rassegnate, fanno qualche passo indietro. Il capitano Pomo si mette al centro, proprio davanti all’ingresso, aspettando con pazienza che l’inventore sfoghi le sue piccole stranezze a cui tutti ormai sono abituati: Dottoraglio si da una veloce spazzolata ai vestiti, una ravvivata alla capigliatura, una pulitina agli occhiali e poi, schiarendosi la voce, proclama: « Ed ora lustratevi gli occhiagli! Ecco qua l’Annaffiaspazza! » Il portello si spalanca e tutti i Diqua rimangono imbambolati a fissare la straordinaria macchina bellica dentro il laboratorio. Si tratta di un enorme annaffiatoio di latta su due ruote, pieno di tubi e leve che spuntano da tutte le parti, con un portello laterale ed un seggiolino sopra l’impugnatura. « Questa arma è potentissima » spiega lo scienziato, sforzandosi di parlare in maniera comprensibile per tutti. « Un pilota sta dentro e guida a tutta velocità verso il nemicaglio. L’Annaffiaspazza sfonda tutto quello che incontra e niente può fermarla. Un tiratore scelto si mette nel seggiolino superiore e quando siete arrivati nelle file nemiche…spraff! Annaffia! » « E che cosa annaffia? » « Innaffia il verderamaglio! » « Ohhh » fanno in coro le verdure, stupite e impressionate. 6


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«Ah! Voleva dire verderame! » dice Pumpkid, la zucca, dopo mezzo minuto. « Tu capisci sempre alla fine, zuccone » lo rimprovera Scrocca, la patata. « Ma il verderame pizzica tantissimo» aggiunge Pumpkid dopo un altro mezzo minuto. » « Certaglio! » risponde il Dottoraglio «Noi faremo grattare il nemico per giorni e giorni! » « Fantastico» esclama Pomo entusiasta. «Si può partire anche subito. Ci servono solo il pilota e il cecchino. Sergente Carcioforo Colombo, lei chi consiglia? » « Il nostro miglior cecchino è Beta, la barbabietola » « Eh eh! » Sghignazza la barbabietola, facendosi largo tra la folla. « Sarà uno scherzetto annaffiarli come begonie! Contate su di me! » « Molto bene. Ma chi piloterà l’ordigno? » Chiede Pomo dubbioso, scrutando le sue truppe. « La patata? Mah…La zucca? Neanche a pensarci! Forse…» « Ci sarebbe un nuovo arrivato…» azzarda Carcioforo Colombo «…un ex marinaio del campo Giualmar. Ha condotto alcune imbarcazioni, potrebbe essere capace…» « E che cosa aspetta a chiamarlo? »

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« Eccomi qua! » esclama qualcuno dal fondo. Le verdure fanno spazio per lasciarlo passare e così, nel silenzio generale, si fa avanti una grossa melanzana col cappello da marinaio e i bottoni d’oro. Ha l’aria piuttosto sicura di sé e lo sguardo beffardo. « Lasciate che mi presenti: sono Lupodimare e quando stavo nel vecchio orto ero il migliore di tutti. Io non ho paura di niente, sono intelligentissimo, coraggiosissimo, espertissimo…»

« Sì, va bene » lo interrompe Pomo. « Ma saresti capace di guidare l’Annaffiaspazza? » «Ah ah! Io me la rido di quel trabiccolo! Ho pilotato il salvagente “Paperetta galleggiante” nel canale di irrigazione in mezzo alla tempesta io! Potrei guidare quel giocattolo ad occhi chiusi! » «Questo non è un giocattolaglio » sbraita Dottoraglio a quelle parole. « Questa bellica terribile è una macchina ! Sei tu un pallone gonfiataglio! » 9


« Si calmi » lo blandisce il capitano Pomo. « Lo sa come sono fatti questi tipi di mare. Comunque va bene: voglio mettervi alla prova. Beta e Lupodimare, andate a sferrare un attacco con l’Annaffiaspazza! » « Subito » risponde Beta, posizionandosi sulla torretta con due salti. « Vedrete quanto sono bravo » dice la melanzana, avviandosi in tutta tranquillità. Arrivato al portello fa per infilarsi, ma la porticina è troppo stretta per la sua pancia e non ci entra. Cerca allora di passarci di profilo, ma anche così non riesce. « Ehm…l’ho fatto sulle mie misure » si scusa Dottoraglio. Lupodimare trattiene il respiro e si infila a mo’ di tuffo, finendo con la faccia e le braccia di fronte alla cloche di comando, mentre il sedere e i piedi gli spuntano fuori. La melanzana inizia a premere i vari bottoni e a tirare le molteplici levette che gli stanno di fronte e l’Annaffiaspazza, tra scatti e tonfi, parte all’attacco.

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Il capitano Pomo fissa pensieroso prima la macchina che avanza sussultando con le gambe di Lupodimare che spuntano fuori e poi il Dottoraglio che sta appuntando su un taccuino di

“allargare il portellaglio”.

« Sergente Carcioforo, non so perché ma ho una brutta sensazione. » Proprio in quel momento sbuca dal terreno un vermiciattolo con in bocca un rotolo di carta. « Capitano Pomo, è arrivato un lombrico viaggiatore con un messaggio » dice Cristoforo Colombo, prendendo la lettera dalla bocca del piccolo messaggero, che subito ritorna sottoterra. « Presto, lo legga! » « E’ del capitano del campo Giualmar. Dice:

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Mentre Carcioforo legge Pomo impallidisce sempre di più, l’occhio comincia a scattargli in un tic nervoso e si accascia pian piano a terra. Dottoraglio corre a sventolargli un fazzoletto in faccia, borbottando : « Oh Santo Spicchio! Che brutto guaglio per la macchina del Dottoraglio! » L’Annaffiaspazza intanto avanza minaccioso verso le linee nemiche facendo volare al suo passaggio zolle e ciuffi d’erba. Nelle linee dei Dilà El-Granturc sta facendo la senti-nella sulla tor-retta di guardia. O, per essere più precisi, se ne sta seduto con lo sguardo perso tra le nuvole stringendo al cuore la foto del suo harem: uno sterminato campo di mais. El Granturc infatti, pur essendo un valente soldato, ha una sola debolezza: le mogli! Quando il nostro rubacuori incontra una bella pannocchia matura non può fare a meno di corteggiarla e sposarla. Dal momento poi che è innamorato di 12


tutte quante (e sì che attualmente è arrivato a quota 7.527) va da sè che passa tutti i suoi momenti liberi a struggersi in pensieri sdolcinati. « Mie adorate! Cosa starete facendo in questo momento? » sospira il pannocchione, e tra un singhiozzo e l’altro abbassa lo sguardo verso il campo che dovrebbe controllare. All’orizzonte qualcosa di luccicante colpisce la sua attenzione.. « Che sarà? Qui ci vuole il binocolo! » La pannocchia stacca dallo stelo una campanella e ci guarda dentro ma non riesce a credere a quello che sta vedendo: un annaffiatoio su due ruote che avanza a tutta birra, con una barbabietola esaltata appostata su un seggiolino sopraelevato e due gambette viola che sporgono da una porticina laterale. « Devo dare l’allarme » esclama, riprendendosi dalla sorpresa e, portandosi la campanella alla bocca, ci soffia dentro con tutte le sue forze:

PEREPE PEREPE ! Tutti i soldati dei Dilà accorrono alla trincea e guardano impressionati l’attrezzo gigante che avanza. «Non state lì imbambolati » urla il capitano Scorza « Al contrattacco! Sparate i M.I.S.SI.LE. / P » Dagli sparatubi cominciano a fioccare i pisellini proiettile che però rimbalzano miseramente sulla latta dell’ annaffiatoio e sullo scudo che scatta a proteggere

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la postazione di Beta. « Ci fate il solletico » sghignazza la barbabietola. «Dottoraglio, hai pensato proprio a tutto! » Ma in realtà il Dottoraglio non ha pensato ad un paio di gambe di melanzana che sbucano fuori dal portello e infatti uno dei piselli arriva proprio lì e morde Lupodimare sul polpaccio.

« Ahia» esclama il marinaio scalciando «Togliti di lì!» Ma il piccolo eroico pisello non molla la presa e azzanna sempre più tenacemente.

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Lupodimare è costretto a togliere una mano dal volante e a infilarla fuori dal portello per prendere a pugni il pisello sulla testa ma anche il braccio gli rimane incastrato all’esterno e così si ritrova a dover guidare l’Annaffiaspazza con una mano sola. La fantastica macchina bellica del Dottoraglio comincia a sbandare a destra e a sinistra proprio quando è ormai in vista dell’obbiettivo. « Guida bene marinaio! Sto prendendo la mira per verderamarli! » grida Beta mentre prepara il mirino, toglie la sicura, prende la mira e… il pisello piazza un morso ancora più forte sul sedere della melanzana, il mezzo sbanda, la ruota finisce sopra una pietra e l’annaffiatoio, dopo un attimo a mezz’aria, gira su se stesso. Beta spara un’enorme nuvola di verderame e ci si ritrova nel mezzo mentre Lupodimare viene sbalzato fuori. L’ Annaffiaspazza fa un altro giro su se stesso e si ritrova a procedere da dove è venuto senza nessuno alla guida. Il capitano Pomo, che si è appena ripreso, si mette le mano tra i pochi piccioli che gli sono rimasti in testa. « Dottoraglio! Fermi quell’affare! » « Possibile non è » farfuglia Dottoraglio, abbracciandosi a Carcioforo Colombo.

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Lupodimare intanto, finalmente libero, stacca il pisello kamikaze dal suo povero sedere e lo calcia via verso le file del nemico, centrando in pieno il calderone dove il cuoco cavolfiore sta preparando la sbobba.

Gol commenta inzuppato il poveraccio. E non ha tutti i torti a lamentarsi:quella brodaglia non solo è cattiva da mangiare ma quando si appiccica su qualcosa non va piÚ via...

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Nel frattempo l’Annaffiaspazza impazzito travolge qualsiasi cosa gli capiti a tiro, polverizza le linee dei Diqua come se fossero fatte di cartapesta e, dopo aver girato pericolosamente in tondo attorno alle misere baracche de le truppe, si scaglia deciso e a tutta velocità contro la cassetta del Dottoraglio. L’ordigno infernale ci passa sopra sbriciolandola in mille pezzi senza neanche rallentare la sua corsa e si ferma solo quando finisce contro un grosso sparatubo 19


« Il mio povero laboratorio... » piagnucola il Dottoraglio, senza nemmeno la forza di sbagliare le parole. « Almeno non ci ha innaffiati! » dice Pumpkid, dopo mezzo minuto, per consolarlo.. Ma in quell’istante Beta, ancora sulla torretta, nel grattarsi furiosamente a causa del verderame in cui è finito colpisce accidentalmente la leva del grilletto e PUFF.... un’enorme nuvola verdina si alza sopra tutto il campo dei Diqua. « Possibile che non posso mai fidarmi di nessuno?» sbraita il Capitano Pomo, completamente verde non si sa se per la rabbia o per il verderame che lo ha ricoperto. « Come si fa a vincere la guerra se si è circondati da incapaci, dilettanti e imbecilli! Io vi consegno tutti! Vi mando al fresco per tutta la vita

AAARGHHHH!!!!!»

Ma per quanto possa urlare come un forsennato nessuno lo sta a sentire, nemmeno il suo fido Carcioforo Colombo: nel campo dei Diquà ormai è il panico totale. Tutti, ma proprio tutti, corrono a destra e sinistra cercando inutilmente di

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fuggire alla terribile nube pizzicorina ed hanno un solo ed unico pensiero per la testa:

COME SI FERMA QUESTO PRURITO!!! Purtroppo, come tutte le verdure ben sanno, non esiste soluzione al problema e il Capitano Pomo con tutta la sua armata sono condannati a passare la settimana successiva a grattarsi. Ogni tanto qualcuno tenta degli stratagemmi per avere un pò di sollievo: chi si costruisce uno spazzolone con i ricci di castagne, chi prepara qualche unguento refrigerante, chi ricorre al talco mentolato, ma i benefici di tutti questi rimedi sono minimi e ai poveri sventurati non resta che tenersi il prurito e scambiarsi commenti sull’accaduto. Ve ne riportiamo qualche stralcio: « Questa patina verde non se ne vuole andare… grat… grat» « Quando passerà? Rasp…rasp… » « Ma se acchiappo quella melanzana! Argh… » « Sì, aspetta che ce l’abbia tra le mani…freg…freg…» « Voglio proprio ridurlo in poltiglia grat…grat… » « Mettiti in fila strusc..strusc...»

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Dove sarà finito Lupodimare? La verità è che è stato catturato quello stesso giorno dai Dilà che però non l’hanno chiuso in prigione... Tutti infatti, capitano Scorza compreso, sono rimasti molto impressionati dal suo tiro e, visto che sono anni che la squadra dei Dilà scarseggia nei trofei sportivi e non riesce a portare a casa neanche la coppa del nonno, hanno avuto la bella pensata di chiedergli di diventare punta della loro squadra di calcio. Questa è stata la sua risposta: « Ma certo che accetto! Dovete sapere che io sono un grandissimo campione! Modestamente ho giocato nella Lega dei Settemari e li ho portati alle vittorie più strabilianti. Io sono il più grande calciatore di tutti i tempi, nemmeno il grande Diego Armando Macedonia può essermi paragonato ». Secondo voi quanto tempo ci vorrà prima che anche i Dilà si sbarazzino di lui?

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C’

era stavolta, come tutte le volte, la guerra degli ortaggi. Dovete sapere che nell’orto le verdure che sono piantate dalla parte dove sorge il sole ( I DIQUA’ ) non sopportano quelle che stanno dall’altra parte ( I DILA’ ) e viceversa. Sia i Diquà che i Dilà vorrebbero avere il campo tutto per sé, per godersi da soli e indisturbati tutta la luce del giorno, tutta la pioggerellina rinfrescante e tutto il fanghetto rigeneratore. Ecco perché da sempre se ne stanno trincerati dietro le rispettive zolle, tirandosi freccette e palline con le cerbottane, facendo battaglie a suon di pugni e sganassoni, guadagnando qualche solco del terreno e perdendolo subito dopo. Oggi è giornata di scontro aperto: in mezzo al campo patate, finocchi, zucche, pannocchie, cipolle, pomodori e barbabietole se le stanno dando di santa ragione e nessuna delle due formazioni intende retrocedere.

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Da lontano i rispettivi capitani, Pomo il pomodoro per i Diquà e Scorza il cetriolo per i Dilà, controllano gli eventi dalla cima di due zolle una di fronte all’altra e incitano le proprie truppe insultandosi a vicenda. « Forza Pumpkid! Tira di sinistro » urla Pomo alla zucca, giù nel campo. « Manda un fendente,... cavolfiore » sbraita Scorza mentre la sua fedele ape gli fa da eco:

« zzzzz zzzzzz ».

« Ehi Scorza! Perché non ci mandi la tua zanzara?... Ci facciamo l’arrosto» gli grida Pomo. Zazza per tutta risposta gli fa una pernacchia mentre Scorza gli cantilena: « Gnè gnè! Guarda che è un’ape!... Che sei troppo scemo per capire la

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differenza? » La scazzottata di sotto non sembra avere esiti né da una parte né dall’altra e il capitano Pomo, stanco di sgolarsi, fa un cenno al suo assistente, il sergente Carcioforo Colombo. « A quanto stiamo? » « Dieci verdure rintontite per noi contro dieci ammaccate per loro » « 10 a 10! Non posso crederci!... Pareggio! » « Scendo in campo io, signore? Sono corazzato ed ho un ottimo destro » si fa avanti Carcioforo. Dovete sapere che il vecchio carciofo ama solo una cosa più di una bella scazzottata: la sua collezione di medaglie e copp al merito. « Non sia ridicolo, sergente! Lei non ha più l’età per queste imprese. Manderemo in campo il corpo speciale d’artiglieria ». Il sergente Carcioforo non nasconde un po’ di disappunto e, visto che nei momenti critici 27


non riesce a fermare la sua vena poetica, si lascia andare ad un piccolo sfogo:

«Oh ascolta mio capitano! Alla spada mi corre la mano! Alla battaglia essere mandato È il destino di ogni soldato! E sebbene…» «...La smetta con questa sua sindrome della rima »

l’interrompe il capitano Pomo, che ne ha dovute sentire di quartine da quando conosce Carcioforo. «Piuttosto, faccia intervenire l’artiglieria come le avevo detto».

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« Obbedisco» risponde lapidario Carcioforo e fa un gesto con la mano verso le retrovie. A quel segnale, dai solchi dei Diquà si alza un enorme baccello verde che, balzellon balzelloni, si avvia verso la mischia. « Speriamo che ce la facciano» dice Carcioforo, mangiandosi le unghie per il nervosismo. « Stia tranquillo! Quei ragazzi hanno avuto il migliore addestramento » lo tranquillizza Pomo, ma lo strano tic dell’occhio sinistro tradisce una certa tensione anche da parte sua. Quando il grande baccello verde arriva al centro della baraonda si apre come se fosse un libro e dal suo interno saltano fuori decine di piccole fave dall’aria combattiva. Sono armate di una potente cerbottana a ripetizione con la quale sparano palline a destra e sinistra, colpendo sempre e solo con grande precisione i soldati di Dilà. « Ahia! Il turbante! » grida El-Granturc che è stato scoperchiato. « Il mio ginocchio con la sciatica » piagnucola il cavolfiore. « Ma perché ve la prendete anche

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con me? » sbuffa Fungo, che tutti sanno essere una spia. « Che pastrocchio » si lamenta Fino, il finocchio. «I-i-io n-n-non ci volevo v-v-venire » balbetta Barry, la fragola fifona. Per farla breve in meno di dieci minuti i Dilà si ritirano scornati mentre i Diquà saltano e festeggiano per la vittoria. « Che colpo da maestri » gongola il capitano Pomo. «Qui ci vuole una premiazione solenne! Convochi le truppe: quei ragazzi si sono meritati la medaglia al valore verdurifero ». « SISSIGNORE » dice Carcioforo con una punta d’invidia nella voce: lui quella medaglia non l’ha mai presa e sarebbe proprio un bel pezzo per la sua raccolta privata. E’ il momento della premiazione e tutti i soldati dei Diquà si dispongono a semicerchio mentre nel mezzo si piazza-

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no le piccole fave, bene allineate e ordinate. Il capitano Pomo avanza solennemente tenendo in mano un prezioso cuscino di velluto al centro del quale sta adagiata la luccicante medaglia. Ma proprio quando giunge davanti al battaglione gli sorge un dubbio e chiama vicino a sé il sergente Carcioforo. « Ma sono tutte uguali » bisbiglia «Qual è il loro capo? » « Nessuno » risponde Carcioforo. « Sono autogestite ». Il capitano fa due passi avanti e con un grande gesto della mano fa calare il silenzio tra i soldati. « Questa vittoria è dovuta a tutti voi » proclama. « Ma soprattutto è dovuta al battaglione delle fave, che con il loro intervento decisivo si sono guadagnate questa medaglia al valor verdurifero. Ora ho bisogno di un incaricato che a titolo puramente rappresentativo prenda la medaglia per tutti. Chi fa da portavoce? » Le fave rispondono dicendo una parola ciascuna e rispettando perfettamente la fila: 31


« Il » « portavoce » « del » « battaglione » « delle » « fave » « sono » e tutte in coro, a voce altissima: « IO ». «Ma benedetti figlioli! Non potete essere tutti il portavoce. Deve esserci un rappresentante! » E di nuovo, rispettando la fila: « Il » « rappresentante » « del » « battaglione » « sono » e tutte in coro: « IO ». « Ho trovato » esclama Pomo, con l’occhio ballerino che comincia a partire per il tic nervoso. « Metterò la medaglia al vostro baccello così sarà come aver premiato tutti ». « Ah! Ah » ridono le fave contemporaneamente. « Che c’è? » Chiede Pomo.

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« Lei » « vuole » « premiare » « l’edificio » « al » « posto » « dei » « soldati » e tutti in coro: « AH!AH! ». «Sergente Carcioforo Colombo » urla il capitano, fuori dai gangheri. « Queste non sono autogestite! Queste si dividono un cervello solo in cinquanta teste! A chi do la medaglia? ». « A ME ! » Gridano tutte insieme le fave, sempre restando perfettamente allineate. Il tic del capitano ormai non si ferma più mentre Carcioforo non fa che fissare la bella decorazione scintillante che gli sta a pochi centimetri. « Qui urge una soluzione ... che termini la questione…» « In prosa! In prosa » sbraita il capitano.

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« Mi scusi » si ricompone Carcioforo « ma avrei un’idea: io potrei farmi custode momentaneo di questa magnifica medaglia…ehm….dell’oggetto della contesa. Potrei vagliare la diatriba avvalendomi dei miei studi letterari e filosofici e una volta stabilito quali di queste fave è quella che pensa per tutte le altre, si procederà con la cerimonia. » «Così sia! » dichiara sollevato il pomodoro, ormai stufo della faccenda. « Signori, la premiazione è terminata finché il sergente non avrà risolto la questione. A lei la medaglia». « Ma… » protestano in coro le fave. « ZITTE ! » le ammonisce Pomo. « Prendetevela col vostro rappresentante! » Volete sapere come è andata a finire? E’ finita che la medaglia ce l’ha ancora Carcioforo il quale, mentre pensa alla soluzione, l’ha “momentaneamente” sistemata in una bacheca di cristallo insieme alle altre della sua collezione. Quando qualche fava gli chiede se è arrivato ad una conclusione lui risponde sconsolato: « Mi ci sto arrovellando la crapa » e poi aggiunge sottovoce: « Aspetta e spera testa di rapa! ». 34


Visitate il sito di “Orti di Battaglia”, potrete sapere tutto sui personaggi e le avventure di questi sgangherati soldati, e delle loro improbabili missioni.

“Orti di battaglia” nasce da una idea di Marco Marilungo Testi di Barbara Cerquetti Illustrazioni di Marco Marilungo - www.marilungo.com Impaginazione ed edizione: Empix Multimedia - www.empix.it via Bologna 74, 62010 Montecosaro (MC) Tel 0733.866.870 - info@empix.it Copyright 2004-2013 - Tutti i diritti riservati

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Nella serie Orti di Battaglia troverete tutte le avventure dei due eserciti più strampalati della storia: i Diquà e i Dilà. Imparerete a conoscere le verdure che combattono questa strana guerra dei bottoni: il temibile cetriolo capitano Scorza e la sua fedele ape da battaglia Zazza, il pomodoro stratega Marzà, il geniale inventore Dottoraglio, il poeta collezionista di medaglie Carcioforo Colombo, i due compari Scrocca la patata e Pumpkid la zucca, Barry la fragola fifona e tanti altri. In “A chi dare la medaglia?” il capitano Pomo dovrà presenziare una strana cerimonia in cui sarà ben difficile stabilire a quale soldato spetta il premio, ma sarà Carcioforo Colombo con la sua vena creativa a trovare un’inaspettata soluzione. In “L’Annaffiaspazza” il Dottoraglio mette a punto un geniale Annaffiatoio cingolato che spara verderame ma dovrà fare i conti con Lupodimare, la melanzana fanfarona scelta per pilotarlo. Non tutto andrà come previsto…

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