Il Geometra Bresciano - n.5 - 2010

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IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BRESCIA C.M.P. DETENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

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IL GEOMETRA BRESCIANO

Anno XXXV N. 5 settembre-ottobre 2010

Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

Cremona Lodi Mantova Sondrio

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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia

Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli.

Direttore responsabile Bruno Bossini Segretaria di redazione Carla Comincini

Sommario

EDITORIALE - Semplificazioni e professionalità 2 INTERVISTA - Una Consulta regionale per far sentire la voce dei geometri lombardi 4

DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Brescia ospita la XIV Conferenza nazionale di Asita 52 DAL COLLEGIO DI LODI - Autorizzazione paesaggistica per interventi di lieve entità: in vigore il nuovo regolamento 56

Redazione Raffaella Annovazzi, Manuel Antonini, Giuseppe Battaglia, Nadia Bettari, Laura Cinelli, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Guido Maffioletti, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Mariangela Scotti, Valeria Sonvico, Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi

DALLA CASSA - Il giudizio della Corte dei Conti sul consuntivo 2009 della Cassa di previdenza 10 L’analisi del Censis conferma l’attualità della professione del geometra 14

Hanno collaborato a questo numero Beppe Battaglia, Giuseppe Bertussi, Fabio Domenico Delbarba, Francesco Cuzzetti, Guido Lombardi, Franco Robecchi

SCUOLA - Colmare la distanza tra scuola e mondo del lavoro 20

DAL COLLEGIO DI SONDRIO - Alcune considerazioni sulle nuove norme emanate negli ultimi quattro mesi 66 I dispositivi individuali di protezione anticaduta secondo le norme “Uni EN” 68

LEGALE - Il sottotetto e la proprietà dell’ultimo piano condominiale 24

GEOLOGIA - Geologia e geotecnica nelle “Norme tecniche per le costruzioni” 74

Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it

LEGISLAZIONE - Le nuove regole sulla mediazione facoltativa e obbligatoria 26

TEMPO LIBERO - Regolamento del XVI campionato sci alpino e nordico per geometri professionisti 80

Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Malta 10 - 25125 Brescia Tel. 030/224121 - Fax: 030/226031 Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20

URBANISTICA - Scia: nuova possibilità per eseguire un intervento edilizio 16

LAVORI DI GEOMETRI - Da San Felice a Gardone Riviera passeggiando in riva al lago sospesi sull’acqua 30 AGRICOLTURA & FORESTE - Agriturismo ed edilizia: poche regole di base 42 L’agricoltura in cerca di riscatto 44 SICUREZZA CANTIERI - Applicabilità del D.lgs 81/2008 agli studi professionali 46

DAL COLLEGIO DI MANTOVA - Due importanti convegni del Collegio di Mantova su “Sicurezza” e “Pregeo 10” 64

CULTURA - Gli inediti esami del candidato Rodolfo Vantini 84 Il Centro Studi San Martino per la storia dell’agricoltura e l’ambiente 92 Novità di legge La parola agli esperti Aggiornamento Albo

96 98 106

Di questa rivista sono state stampate 9820 copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio. N. 5 - 2010 settembre-ottobre Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

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EDITORIALE Bruno Bossini

S

i assiste da qualche anno al meritorio tentativo dello Stato e della Regione Lombardia di sburocratizzare le procedure tecniche nell’ambito delle trasformazioni edilizie. L’intenzione, encomiabile, è quella di rendere più rapido l’accoglimento delle richieste del cittadino riguardo alle autorizzazioni edilizie, ai permessi a costruire e al rilascio dei pareri di competenza (paesistico, idrogeologico, ecc..) nel caso in cui le istanze riguardino terreni o fabbricati posti in zona di vincolo. Rientra in questo intendimento legislativo, l’approvazione con D.L. n. 78 del 30 luglio 2010 n. 122 della cosìddetta Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) che dopo alcuni dubbi sulla sua applicabilità negli ambiti di trasformazione del territorio, è ora entrata a tutti gli effetti nel novero delle possibilità a disposizione dei cittadini e dei proprietari che intendano dare inizio a un cantiere. Al riguardo a pag. 16 il collega Giuseppe Zipponi, riferendosi al recento Convegno organizzato dal Collegio su questo tema, ci offre tutti i dettagli sull’applicabilità della nuova normativa. In questa sede, vorrei soffermarmi però sui pericoli che spesso i progettisti e i committenti corrono quando si apprestano a mettere in atto procedure semplificate senza la necessaria professionalità e senza la precisa conoscenza di tutti gli aspetti giuridici che sottendono. 2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

Semplificazioni e professionalità

È ciò che avviene per esempio quando il professionista ricorre alla possibilità di ridurre o annullare i tempi di approvazione della domanda di trasformazione edilizia (come nel caso della Scia, che consente l’inizio dei lavori in contemporanea con la sua segnalazione all’Amministrazione) sacrificando altre certezze non meno importanti per il committente riguardanti l’intervento progettuale che sta per mettere in atto (si pensi alla responsabilità congiunta tra il progettista e il committente in caso di non conformità delle opere alle NTA vigenti).

Insomma non sempre la risoluzione ottimale dei problemi procedurali coincide coi tempi “più brevi” e le ragioni sono molteplici. Cominciamo col dire che le norme di semplificazione si riferiscono a leggi e regole vigenti; che le semplificazioni sono state introdotte per snellire i passaggi più macchinosi delle leggi e renderne economicamente più vantaggiosa e rapida l’applicazione.

S

i consideri al riguardo che le “regole” vigenti, soprattutto quelle più complesse, sono ormai cono-

L’avv. Mauro Ballerini

sciute e consolidate nella loro applicazione, sia nell’esperienza di chi deve applicarle (professionisti), sia di chi deve farle applicare (gli uffici amministrativi). E, proprio perché da tempo abitudinariamente “fatte proprie” dagli uffici tecnici, sono difficilmente modificabili, soprattutto quando la loro applicazione richiede uno sforzo mentale, l’impiego cioè di quel “buon senso” che non tutti i responsabili di procedimento intendono sforzarsi di esercitare. In questo caso, diventa fondamentale per il professionista un’approfondita conoscenza e dimestichezza sia della normativa già vigente, sia di quella recentemente introdotta dalle norme semplificative. Conoscenze queste che prevedono una spiccata preparazione professionale. Oltre a ciò, nel delicato passaggio all’applicazione della nuova normativa, il professionista dovrà anche praticare capacità di persuasione nei confronti dell’Amministrazione; così come “chi sta al di là del banco” dovrà imporsi elasticità mentale e capacità di analisi interpretativa delle nuove norme semplificatorie. Va anche detto che il nostro sistema legislativo, soprattutto sui temi urbanistici, continua a basarsi su aggiustamenti e abrogazioni successive del testo nativo di leggi e decreti che non di rado trattano argomenti non direttamente legati a quelli originari. Tutto ciò non con-


EDITORIALE La nota del Presidente Consiglio Nazionale e futuro della professione La crisi economica in atto stenta a concludersi con una significativa ripresa. La nostra professione, agganciata com’è all’edilizia e alle attività produttive, ne ha molto risentito, anche se ad allargarne lo spazio professionale hanno provveduto nuovi ambiti di attività: la sicurezza cantieri, il risparmio energetico, l’acustica negli edifici ed altre mansioni che il geometra può liberamente esercitare. Nel modo di praticare la nostra professione è finita un’epoca e ne è comincia un’altra che richiede maggior preparazione culturale e un di più di qualità professionale. Proprio in questa direzione il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati si sta impegnando molto: lo si nota specialmente frequentando le assemblee dei Presidenti che rispetto al passato sono sempre più numerose. Quasi giornalmente dal Consiglio Nazionale arrivano ai Collegi o sui tavoli dei Consiglieri Provinciali notizie, proposte, stimoli, incitamenti a migliorare l’attività professionale del geometra; nelle assemblee dei Presidenti affiorano problemi e proposte che, oltre ad interessare l’intera categoria, pongono l’ac-

sente mai, o quasi mai, una lettura organica e univoca del testo emendato, con le conseguenti difficoltà di applicazione di testi legislativi sempre poco chiari. Sui progettisti peraltro pesano anche diverse responsabilità sul fronte del loro mandato: il committente che si affida loro per le scelte procedurali (Dia/Scia o Permesso a costruire) e si fida delle loro capacità tecniche, non tiene mai conto (o non vuole proprio tenere conto) che la responsabilità della scelta di una procedura piuttosto di un’altra può, in alcuni casi, ricadere anche su di lui. Pensiamo solo alle norme che riguardano la diversa tempistica di inizio lavori: nel caso della Scia è prevista dalla data della denuncia; nel caso della Dia dal 31° giorno dalla denuncia e, nel caso del Permesso a costruire, solo dopo il suo ottenimento. La scelta di una procedura piuttosto di un’altra può avere molta rilevanza: nel caso in cui l’Amministrazione debba per qualunque

ragione (giustificata o meno) impugnare il procedimento e quindi ritenere illegittimo l’inizio dei lavori, gravi responsabilità potrebbero essere imputate al progettista

cento su difficoltà e problematiche locali spesso differenti da regione a regione. Le assemblee e gli incontri nazionali e regionali, sempre molto vivi e partecipati, consentono scambi di conoscenze e di opinioni, necessari per formulare proposte nuove. Senza conoscenze, infatti, non si può programmare il futuro in modo serio ed efficace. Va dato atto al Consiglio Nazionale Geometri di aver predisposto un fitto calendario d’incontri utili ai Collegi per esprimere idee e fare analisi e confronti. I corsi di formazione e aggiornamento che il Consiglio propone sono un’utile mezzo per migliorare la qualità della categoria. L’impegno assiduo e gravoso del Consiglio Nazionale sulle competenze professionali dei geometri, purtroppo non riesce a concretizzarsi a causa degli antagonismi e delle contrapposizioni della politica parlamentare. Lo stallo che ne deriva non preclude tuttavia l’appoggio e la condivisione che la categoria esprime al Consiglio Nazionale, del quale riconosce il massimo impegno e la concretezza decisionale. Il Presidente geom. Giovanni Platto

o (nel caso della Scia, come già detto) anche al committente. ome ben si capisce, applicare le norme semplifica-

C

Il geom. Antonio Gnecchi

tive è tutt’altro che facile: quindi, pur ribadendo con forza che un bravo e capace geometra professionista ha certamente il discernimento per risolvere tutte le problematiche, ben venga il richiamo che l’avv. Mauro Ballarini ha espresso al Convegno sulla Scia suggerendo cautela e grande attenzione nell’applicazione della nuova procedura, al fine di non incorrere in responsabilità cui potrebbe essere difficile rimediare. Nel dubbio applicativo, al di là della specifica e magari comprovata capacità del professionista di decidere, a mio giudizio vale sempre la regola maestra di ricorrere al parere di chi ne sa di più: colleghi esperti in legislazione urbanistica, colleghi che abbiano già sperimentato le nuove norme e, perché no, responsabili di uffici tecnici comunali. ❑

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INTERVISTA

Una Consulta regionale per far sentire la voce dei geometri lombardi L’argomento non è nuovo, anzi. I colleghi con i capelli bianchi hanno sentito parlare almeno una decina di volte in questi ultimi trent’anni d’una articolazione regionale dei geometri, ovvero d’un organismo intermedio tra Collegi provinciali e Consiglio nazionale o d’una consulta che badasse a tutelare gli interessi della categoria nel sempre più delicato ambito regionale e, nello stesso tempo, coordinasse il contributo dei lombardi ai vari organismi nazionali dei geometri. Periodicamente, ad intervalli più o meno regolari, questa sorta di Araba Fenice ha fatto la sua comparsa nell’orizzonte degli strumenti che la categoria si è data per cercare di incidere laddove vengono prese le decisioni più importanti che la riguardano. E purtroppo va detto che, nonostante la generosità di molti colleghi, il “regionale” come è stato definito a più riprese, non è mai veramente decollato. Eppure l’esigenza d’un organismo di questo genere c’è ed anzi diviene ad ogni stagione più evidente. A mano a mano che questo federalismo, ancora incompleto e spesso contraddittorio, si fa strada nel nostro Paese, l’assenza d’una struttura regionale efficiente dei geometri si è infatti imposta in tutta la sua urgenza e per certi versi drammaticità. Così il cantiere del “regionale”, soprattutto in Lombardia, è stato riaperto e con rinnovato impegno negli ultimi cinque anni si è cercato di dare sostanza e gambe ad un’idea largamente condivisa: quella di dare ai geometri lombardi una voce autorevole e condivisa per far sentire a tutti i livelli le loro opinioni. Qualche risultato comincia a 4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

vedersi. Ed è per questa ragione che abbiamo incontrato ed intervistato il collega Michele Specchio, segretario del Collegio di Monza e Brianza ma, soprattutto, presidente dal 2009 della Consulta regionale dei Collegi dei geometri della Lombardia, dopo esserne stato dal 2007 il tesoriere.

P

residente Specchio, innanzitutto val forse la pena cominciare a conoscere la Consulta, capire cos’è prima di vedere insieme cosa già fa e soprattutto cosa potrà fare d’ora in avanti. «La Consulta regionale è innanzitutto un’interfaccia tra i presidenti del Collegi lombardi, un momento forte di collegamento per cercare di portare la voce dei geometri lombardi ovunque serva e soprattutto ovunque si prendano decisioni che interessano la categoria, sia a livello regionale sia a livello nazionale. Un momento di conoscenza, di colloquio e di confronto tra i presidenti che ha anche l’obiettivo di far contare i geometri lombardi per quello che pesano nel panorama nazionale. Va infatti ricordato che in Lombardia operano ben 17 mila geometri liberi professionisti che versano ad esempio alle Casse della nostra previdenza autonoma il 40% di tutto quanto viene versato ogni anno dai geometri italiani». Par di capire che c’è l’esigenza diffusa di avere più voce in capitolo tanto all’interno della categoria quanto

nelle sedi tecniche e politiche che ci competono, a Milano come a Roma. Cosa aveva impedito sinora di far nascere, o meglio rendere concretamente operativo questa articolazione della categoria? «Ad impedire un’operatività efficace della Consulta nei decenni passati hanno storicamente contribuito in modo determinante alcune difficoltà di rapporto tra i diversi Collegi e logiche di schieramento politico anche categoriale. Questioni legittime ovviamente ma che non hanno consentito negli anni ai lombardi di contare per quello che valgono. Ora, invece, mi pare si possa dire che c’è una nuova consapevolezza della propria forza e della necessità avvertita da tutti i presidenti di parlare, se possibile, magari non con una sola voce ma almeno con una sola lingua». Concretamente la Consultà cos’è? «È presto detto: l’organismo è giuridicamente costituito presso il Collegio di Milano che in questi mesi ha anche provveduto a darci un supporto per quel che attiene alla segreteria. Della Consulta fanno parte tutti i presidenti di Collegio della re-


INTERVISTA Michele Specchio presidente della Consulta regionale dei Collegi geometri della Lombardia, intervistato dal direttore della rivista Bruno Bossini

gione, mentre per statuto il presidente della Consulta non è un presidente di Collegio (io infatti sono segretario del Collegio di Monza e Brianza). A far parte dell’ufficio di presidenza in questo periodo sono stati chiamati Fausto Alberti, che è stato nominato vicepresidente, Angelo Tavecchio che è segretario e Marco Tentori tesoriere». C’è un tesoriere e dunque ci sono risorse specifiche a disposizione. «Ovvio giacché non c’è organismo autonomo legalmente costituito che possa

funzionare senza una dotazione finanziaria. Ebbene ogni Collegio contribuisce a sostenere la Consulta con una quota fissa ed una proporzionale al numero degli iscritti; con questi versamenti avremo quest’anno a disposizione circa 16 mila euro che sono interamente destinati alle spese di segreteria, di rappresentanza e di organizzazione di incontri e convegni, dal momento che l’impegno dei geometri variamente coinvolti e assolutamente volontaristico e gli eventuali rimborsi spese per le trasferte

sono a carico dei Collegi di appartenenza». E queste sono tutte buone notizie, nel senso che non ci sono carrozzoni di sorta, non ci sono “cadreghe” particolari e i colleghi che si impegnano sono da ringraziare a chiare lettere perché lavorano in maniera disinteressata per il bene di tutti. Anche perché il lavoro, per quanto si può intuire è già parecchio e pesa peraltro principalmente sulle spalle di colleghi come i presidenti che sono già oberati di impegni. Come vi siete organizzati? «Proprio per la quantità di impegni di tutti, ci siamo dati un sistema di lavoro

molto elastico e informale. In pratica la Consulta si riunisce quando serve, cercando di individuare le esigenze e di rispondere il più rapidamente possibile. Spesso la Consulta è pure itinerante, nel senso che può risultare comodo vedersi a Milano, in un’altra provincia lombarda o anche a Roma magari prima dell’Assemblea dei presidenti». Ma in questi mesi quand’è e per quali problemi vi siete riuniti? «Ci siamo incontrati mediamente una volta al mese, magari su sollecitazione di IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 5


INTERVISTA Michele Specchio

un presidente o per l’emergere d’un problema. In questi mesi il dialogo ed il confronto tra i presidenti ha riguardato di volta in volta, per esempio, i temi posti all’ordine del giorno dell’assemblea nazionale dei presidenti, le competenze professionali, la grande e complessa tematica della formazione permanente, l’individuazione di candidati all’altezza per una serie di organismi dentro e fuori la categoria. E vorrei sottolineare che non si è mai trattato di discussioni teoriche, legate ai massimi sistemi ed alle filosofie, ma estremamente concrete, spesso capaci di portare a posizioni condivise e all’indicazione di candidati davvero autorevoli che sono stati presentati con il sostegno di tutta la forza della Lombardia. E analogamente stanno facendo le commissioni». Ovvero? «Accanto alla consulta vera e propria e con il coordinamento del Comitato di presidenza, la Consulta ha scelto di operare, se serve, anche attraverso commissioni nelle quali sono chiamati dai presidenti di Collegio gli esperti ed i colleghi disponibili e preparati su un determinato problema. Si tratta di una sorta di articola6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

informazioni territoriali ed ambientali che si terrà proprio a Brescia dal 9 al 12 novembre prossimi».

zione ulteriore che porta professionalità e competenza al nostro dibattito e che, a seconda dei temi, si traduce poi in un indirizzo per esempio per i geometri variamente inseriti negli organismi tecnici, ad esempio in quelli a carattere regionale, oppure in una presa di posizione comune o ancora nella definizione di un documento da presentare alla categoria o ad un convegno».

Possiamo fare qualche esempio? «Certamente. Prima di incontrarti, proprio qui al Collegio di Brescia abbiamo tenuto ad esempio un incontro con tutti gli esperti ed i colleghi indicati dai diversi Collegi sui temi della topografia per cercare di preparare un intervento dei geometri lombardi da leggere al prossimo incontro internazionale dell’Asita, le Associazioni Scientifiche per le

Ci siete riusciti? «Sì siamo a buon punto, ci siamo confrontati ed alcuni elementi attorno ai quali far ruotare il nostro intervento all’Asita sono stati individuati. Ora resta da scrivere il documento ed abbiamo dato mandato ad un paio di colleghi di cominciare a lavorarci. E questo schema di lavoro, provocato dalle più diverse occasioni, lo stiamo utilizzando con commissioni dedicate appunto a catasto e topografia, alla certificazione energetica ed alle linee guida per la sicurezza nei cantieri. Su ciascuno di questi temni le Commissioni stanno lavorando e presto i colleghi vedranno i frutti, anche perché la voce unitaria dei geometri lombardi su queste problematiche avrà un peso su alcune decisioni che la Regione sta prendendo». Vuoi dire che avete già trovato modo di far arrivare i frutti dei lavori delle varie commissioni fino alle ‘stanze del potere’, ovvero nel palazzo della Regione che, pur in carenza di fondi, vede aumentare ogni giorno le sue competenze in campo legislativo e di gestione? «A onor del vero la novità non è tanto rappresentata


INTERVISTA Da sinistra: Armido Bellotti, Bruno Bossini e Michele Specchio

dal fatto che nostri rappresentanti siano inseriti nelle Commissioni di lavoro e nei tavoli tecnici della Regione, ma che siano stati scelti ed indicati dalla Consulta dei presidenti lombardi e soprattutto possano parlare sapendo di rappresentare tutta la categoria in Lombardia, ovvero tutti i Collegi e ben 17 mila iscritti». Ma vediamo nello specifico dove sono inseriti e a cosa stanno lavorando questi colleghi? «Gli ambiti sono davvero molti, ma ne voglio citare almeno tre. C’è ad esempio in Regione Lombardia un nostro rappresentante al tavolo tecnico per la formulazione delle linee giuda e per la definizione della corretta lettera d’incarico al coordinatore della sicurezza in cantiere, così come ci sono alcuni colleghi, ciascuno con specifica competenza, presenti al tavolo tecnico per la difesa del suolo e la protezione civile (c’è ad esempio un collega di Sondrio per frane e slavine) e da questo tavolo potrebbe anche emergere un iter formativo specifico per il tecnico specializzato nella difesa del territorio. C’è poi un altro tavolo tecnico di grande importanza che riguarda la certificazione energetica». Ed è anche quest’ultimo un ambito rilevante che sta offrendo ai colleghi importanti occasioni di lavoro in una branca molto specializzata e di soddisfazione. «La nostra professione ed i colleghi che operano in tutta la regione ancora una volta

hanno dimostrato la grande versatilità e la capacità di adattarsi rapidamente alle esigenze del mercato. Anche grazie all’attività dei Collegi provinciali che hanno organizzato i corsi per i certificatori un buon numero di geometri ha oggi la professionalità abilitata. Il lavoro nella commissione regionale si è indirizzato in particolare ad allargare maggiormente le possibilità formative. Concretamente la Commissione potrà esprimere un parere e delineare all’assessore un indirizzo su come meglio far fruttare i 300 mila euro che sono stati stanziati per la for-

mazione di tutor che a loro volta dovranno formare i futuri certificatori. Sempre su questo versante ed in tema di indirizzi per i certificatori sta ad esempio emergendo una raccomandazione molto precisa, ovvero che la certificazione energetica è una semplice verifica del rispetto degli standard energetici e non una nuova valutazione energetica tout court, che altrimenti ogni edificio finirebbe per essere inutilmente valutato per ben due volte». Tornando ad un livello più generale mi par di capire che la Consulta si

stia ritagliando una spazio soprattutto sul versante dell’indirizzo nella formazione ed in particolare nella formazione permanente. «Forse in tutta la nostra categoria non c’è ancora la piena cognizione che è sulla formazione permanente che si giocheranno le nostre chances di sopravvivenza come professionisti nei prossimi anni, ovvero sulla nostra capacità di offrire sempre la competenza più avvertita ed aggiornata alle esigenze del mercato. Toccherà ai Collegi non solo organizzare le occasioni di formazione per gli iscritti, ma pure certificarne la profesIL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 7


INTERVISTA Michele Specchio, presidente della Consulta dei Collegi lombardi e del Collegio geometri di Monza e Brianza

personalismi che tengano». E ci sono altri ambiti nei quali la collaborazione tra Collegi attraverso la Consulta prevedibilmente sarà presto sviluppata? Penso ad esempio al web alla rivista di categoria, ad una definizione codificata degli standard per la certificazione dello studio tecnico… «Sono tutti ambiti di grande interesse comune e sono certo potranno trovare una risposa regionale adeguata. Per il web in verità sta già funzionando ed anche la vostra esperienza di giornale bresciano che a poco a poco si è allargato a buona parte delle altre province lombarde è un esempio al quale guardiamo con grande attenzione e che potrebbe presto portare a soluzioni nuove sempre più aggregate almeno per i Collegi limitrofi». sionalità, nel senso di attribuire gli ormai ben noti crediti a ciascun iscritto sulla base dei corsi frequentati e dei lavori fatti. E proprio in questo campo, ovvero nella garanzia di offrire corsi qualificati agli iscritti e di certificarne la qualificazione, i Collegi più piccoli rischiano di trovarsi in difficoltà, sia per la carenza di spazi e di mezzi, sia l’obiettiva limitatezza della domanda. Perché non pensare allora che la Consulta regionale possa farsi carico di coordinare dei format formativi condivisi da esportare poi nelle diverse realtà, riunendo se serve le domande di Collegi vicini. E se questo vale per la cosiddetta formazione permanente, non diversamente si 8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

può dire per la formazione tout court: perche ad esempio non pensare che dalla Consulta regionale possa venire lo stimolo perché alcuni Collegi vicini possano accordarsi con la Fondazione dei geometri italiani per proporre alla Regione la nascita in una determinata area di un Its, in modo che per i corsi relativi di specializzazione post secondaria possa essere individuato l’Istituto tecnico più adeguato e più preparato sotto l’aspetto professionale». Una prospettiva di lavoro sicuramente di grande impegno, ma anche gratificante ed in qualche maniera persino entusiasmante: il passato però racconta di incomprensioni, dissidi, polemiche…

«Il passato è passato e la mia convinzione è che oggi ci siano condizioni e consapevolezza nuova. Un punto sicuro ed intangibile resta ovviamente l’autonomia assoluta di ciascun Collegio provinciale nella definizione della propria attività e nella scelta della politica a difesa della categoria che preferisce adottare. Ma, vista la gravosità degli impegni e l’alto livello della sfida, i tempi mi paiono maturi per una collaborazione più stretta tra le diverse realtà periferiche, perché si possa cercare di risolvere insieme quello che risulta assolutamente impossibile affrontare da soli. E in nome del bene della categoria non ci sono spirito di campanile o

Guardando fuori dalla nostra Regione, puoi dirci se l’esperienza della Consulta lombarda che ci pare così ben avviata ha già seguiti in altre regioni d’Italia? «L’impressione che ho parlando con i presidenti di un po’ tutti i Collegi d’Italia è che l’esigenza sia sentita da Nord a Sud anche se i livelli della risposta per ora sono diversi. Al nostro livello mi pare si stia muovendo solo l’Emilia Romagna, mentre altri sono per ora alla lettera d’intenti. La cosa però non mi preoccupa: vuol dire che ancora una volta sarà la Lombardia a tracciare la strada per tutt’Italia». ❑



DALLA CASSA

Il giudizio della Corte dei Conti sul consuntivo 2009 della Cassa di previdenza

L

a Corte dei Conti nell’adunanza del 22 luglio 2010, ha reso pubblico un suo documento indirizzato ai Presidenti di Camera e Senato riguardante il risultato del controllo eseguito sulla gestione finaziaria della Cassa italiana di previdenza ed assistenza dei geometri liberi professionisti, stilato dopo averne visionato il conto consuntivo dell’esercizio finanziario 2009 e le annesse relazioni del Consiglio di Amministrazione e del Collegio dei sindaci. Ne proponiamo di seguito le “Considerazioni conclusive” dalle quali risulta che la gestione degli impieghi mobiliari e finanziari passa da una perdita nel 2008 di euro 65.529.000 a un utile nel 2009 di euro 22.829.000 insieme alle più significative tabelle comparative.

«N

ell’esercizio oggetto del presente referto l’analisi delle risultanze economiche e patrimoniali evidenzia la sussistenza di un avanzo economico (€/mgl 77.855), cui corrisponde un incremento della consistenza del patrimonio netto della Cassa, per effetto del risultato positivo di esercizio, il cui valore si attesta su €/mgl 1.787.056. Mette conto evidenziare come il risultato economico della gestione 2009 si presenti assai più favorevole nel confronto con l’esercizio precedente in cui il risultato economico d’esercizio era pari a €/mgl 19.311. È pur vero, come posto in luce nella precedente relazione, che il 2008 era contrassegnato, nel saldo finale, dall’andamento assai negativo della gestione del patrimonio immobiliare, su cui si erano riflessi i condizionamenti dovuti alla crisi dei mercati finanziari internazionali. Nel 2009 ancora due sono i principali fattori, pur di segno opposto, su cui è necessario porre attenzione e che concorrono a determi10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

nare maggiori utili sul 2008 per €/mgl 58.544. Il primo è costituito dal saldo tra entrate contributive e prestazioni, che si mostra in flessione, passando dai 70,3 milioni del 2008 (66,3 nel 2007; 57,3 nel 2006) ai 66,3 milioni del 2009. Questo andamento – pur scontando i significativi in-

terventi posti in essere dalla Cassa tra il 2007 e il 2008 che, dal lato delle prestazioni istituzionali, ne “rallentano” il trend in incremento dovuto a fattori demografici ed agli automatici adeguamenti al costo della vita, e che, dal lato delle entrate contributive, ne incrementano il gettito, per effetto dell’aumento dei minimi e del gettito autoliquidato – è dovuto al differente tasso di crescita delle prestazioni rispetto ai contributi. Le prime, infatti, crescono, tra il 2008 e il 2009, del 6,7 per cento (in valori assoluti, dai 340 milioni del 2008, ai 363 milioni del 2009), mentre le entrate contributive aumentano del 4,6 per cento (in valori assoluti, dai 410 milioni del 2008 ai

CONTO ECONOMICO A

D

2009

GESTIONE PREVIDENZIALE: 426.467.530

434.063.550

2) Gestione prestazioni

338.141.636

360.386.218

88.325.894

73.677.332

9.530.001

10.079.557

GESTIONE DEGLI IMPIEGHI PATRIMONIALI: 3) Gestione immobiliare

C

Esercizio 2008

1) Gestione contributi Risultato lordo gestione previdenziale (1-2) B

429 milioni del 2009). Il secondo fattore è costituito dall’andamento, invero positivo, della gestione degli impieghi patrimoniali. Se, infatti, i redditi e proventi da immobili presentano, tra i due esercizi, variazioni di scarso rilievo, la gestione degli impieghi mobiliari e finanziari – che nel 2008 aveva registrato una perdita di oltre 65 milioni di euro (che teneva conto degli accantonamenti al fondo oscillazione titoli) – vede nel 2009 ricavi per 22,8 milioni, da ricondurre anche al venir meno delle perdite ipotizzate nel precedente esercizio. Un’attenzione particolare va, comunque, dedicata ai consueti indici che rappre-

4) Gestione degli impieghi mobiliari e finanziari

-65.528.812

22.829.197

Risultato lordo gestione degli impieghi patrimoniali (3+4)

-55.998.810

32.908.753

Totale costi di amministrazione

19.862.094

21.019.893

RISULTATO OPERATIVO (A+B-C)

12.464.990

85.566.193

PROVENTI E ONERI FINANZIARI

802.628

435.067

COSTI DI AMMINISTRAZIONE:

E

RETTIFICHE DI VALORI DI ATTIVITÀ FINANZIARIE

1.153.834

-182.601

F

PROVENTI E ONERI STRAORDINARI

10.780.648

-2.025.454

RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (A+B+C+D+E+F)

25.202.100

83.792.205

5.891.213

5.936.917

19.310.887

77.855.288

Imposte sui redditi imponibili RISULTATO NETTO DELL’ESERCIZIO


DALLA CASSA

STATO PATRIMONIALE ATTIVO Immobilizzazioni immateriali materiali finanziarie

2008

2009

1.374.973.310

1.489.167.149

75.547

122.744

351.736.808

350.283.619

1.023.160.955

1.138.760.786

Attivo circolante

386.502.211

353.129.033

crediti

223.216.223

315.464.277

attività finanziarie non immobilizzate

119.597.217

0

43.688.772

37.664.756

disponibilità liquide Ratei e risconti TOTALE ATTIVO Conti d’ordine

2.204.801

1.891.516

1.763.680.322

1.844.187.698

65.153.887

76.213.614

1.709.201.201

1.787.056.489

106.615.099

106.615.099

1.583.275.215

1.602.586.102

19.310.887

77.855.288

PASSIVO Patrimonio netto riserva rivalutazione immobili riserva legale risultato economico di esercizio Fondo per rischi ed oneri Trattamento di fine rapporto Debiti Ratei e risconti TOTALE PASSIVO Conti d’ordine

sentano l’andamento delle prestazioni istituzionali in rapporto al numero degli iscritti e alle entrate contributive, e che esprimono valori importanti ai fini dell’equilibrio economico-finanziario della Cassa. Il rapporto tra iscritti e pensionati passa da 3,81 del 2008 a 3,68 del 2009. Ciò per effetto congiunto del modesto incremento del numero degli iscritti (+0,6 per cento rispetto al 2008) e di un tasso di crescita del numero dei pensionati che, tra il 2008 e il 2009, aumenta del

0

0

2.659.709

2.661.882

51.819.412

54.469.326

0

0

1.763.680.311

1.844.187.698

65.153.887

76.213.614

4,19 per cento. Può essere di interesse rilevare come il tasso di incremento degli iscritti nel biennio precedente (2008-2007) fosse stato dell’1,1 per cento, a fronte di una crescita più decisa del numero dei pensionati, pari al 4,15 per cento. Il rapporto tra entrate contributive e pensioni IVS, d’altro canto, passa dall’1,19 del 2007 all’1,13 del 20082009: aumenta nel periodo considerato del 15,33 per cento l’onere per le pensioni IVS (dai 303 milioni del 2007, ai 349 milioni del 2009), mentre le corrispondenti entrate contributive si incrementano del 9,07 per cento (dai 361 milioni del 2007, ai 394 milioni del 2009). Un dato positivo, peraltro, è rappresentato dall’andamento, riferito all’ultimo quinquennio, delle pensioni di vecchiaia che mostrano una sostanziale stabilizzazione, con la progressiva diminuzione del loro tasso di aumento e della relativa spesa (andamento che, pur se con modalità meno lineari, parrebbe potersi estendere al complesso delle prestazioni pensionistiche).

L’

indice, infine, di copertura del patrimonio netto agli oneri pensionistici, di 5,73 nel 2007, è di 5,34 nel 2008 e di 5,20 nel 2009. La Cassa, come già accennato, ha adottato, in questi ultimi anni, una serie complessa d’interventi sia dal lato delle prestazioni istituzionali, sia da quello degli IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 11


DALLA CASSA

impieghi patrimoniali al fine di assicurare nel tempo gli equilibri di bilancio e le prestazioni istituzionali. Riguardo a tale ultimo profilo è da dire che, la Cassa si è dotata di un bilancio tecnico (al 31 dicembre 2006) che sviluppa i dati in un arco di cinquant’anni, dal 2007 al 2056 e che, di recente, è stato oggetto di integrazione per tenere conto delle

più recenti misure adottate per assicurare la stabilità della gestione anche nel lungo periodo. Queste proiezioni sono, in effetti, indicative del miglioramento della sostenibilità della gestione che, non prima del 2031 vede realizzarsi un saldo negativo tra contributi e prestazioni. Pur tuttavia, anche in relazione alla validità delle

proiezioni attuariali con riguardo alle ipotesi adottate (sviluppo numerico della collettività e dei loro redditi, tasso di rendimento del patrimonio, tavola di mortalità), la Corte deve confermare l’esigenza di un’assidua vigilanza, indispensabile per l’adozione degli interventi correttivi che si rivelassero opportuni e che la Cassa dovrà ponderare, per

l’adozione di ogni provvedimento correttivo in esito alla dinamica entrate/spese, anche alla luce degli elementi di conoscenza e valutazione forniti dai nuovi bilanci tecnici che saranno acquisiti su base più recente rispetto a quella del 31 dicembre 2006». ❑

QUADRO ANALITICO E RIEPILOGATIVO DEGLI ONERI PER LE PRESTAZIONI ISTITUZIONALI E DEI PROVENTI CONTRIBUTIVI 2007

2008

2009

PRESTAZIONI Prestazioni pensionistiche

305.003.182

331.901.261

353.007.076

Indennità maternità

2.341.344

2.647.849

2.767.899

Spese per assistenza sanitaria

3.193.604

4.667.820

4.693.340

277.257

331.138

696.394

-

-

1.310.373

Provvidenze straordinarie Acc. Fondo provv. straord. Maggiorazione L. 140/85 (ex combattenti)

174.682

170.485

161.382

310.990.069

339.718.555

362.636.464

Contributi soggettivi

226.373.953

241.773.809

251.795.499

Contributi integrativi

134.461.229

130.980.167

141.770.955

Contributi maternità

420.713

1.956.707

2.053.731

Ricongiunzioni, riserve matematiche e altre entrate di natura contributiva

6.972.853

15.562.429

2.948.146

Recupero contributi evasi e relativi interessi

9.105.228

19.740.687

30.348.467

Totale contributi

377.333.976

410.013.802

428.916.798

Saldo contributi/prestazioni

66.343.907

70.295.247

66.280.334

82,42

82,86

84,55

Totale prestazioni CONTRIBUTI

Incidenza % prestazioni/contributi

NUMERO COMPLESSIVO DEGLI ISCRITTI E DEI PENSIONATI E INDICE DEMOGRAFICO 2007

2008

2009

Iscritti

93.487

94.486

95.036

Pensionati*

23.786

24.774

25.811

3,93

3,81

3,68

Rapporto iscritti/pensionati

* Il numero delle pensioni non comprende i dati relativi alle rendite vitalizie e alle pensioni contributive corrisposte in luogo della ristrutturazione dei contributi, considerando le quali il rapporto iscritti/pensionati è pari nel triennio 2007-2009, rispettivamente a 3,73, 3,55, e 3,38. 12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5


DALLA CASSA

Gestione degli impieghi mobiliari e finanziari

2007

Redditi da impieghi mobiliari

2009

34.804

17.971

62.288

294

167

98

32.783*

15.240*

21.030

0

40.704

interessi e proventi sui titoli in portafoglio utili gestioni patrimoniali

2008

utili impieghi fondi mobiliari investimento proventi da impieghi mobiliari a breve termine2.027

2.564

456

11

13

Interessi e proventi su impieghi finanziari diversi interessi su prestiti e mutui al personale altri interessi e proventi utili da partecipazioni societarie

299

11

12

13

0

0.6

280

0

0

0

Prelievi dai fondi oscillazione valori mobiliari

13.514

38.422

54.007

Totale redditi e proventi

48.329

56.406

116.594

5.949

940

429

0*

26.860*

13.991

0

50.997

Costi diretti degli impieghi mobiliari e finanziari Perdite degli impieghi mobiliari e finanziari Perdite da impieghi Fondi mobiliari investimento Accantonamento al fondo oscillazione valori mobiliari

14.015

94.135

28.349

Totale costi diretti, perdite e accantonamenti di gestione

19.964

121.935

93.765

Risultato gestione degli impieghi mobiliari e finanziari

28.365

-65.529

22.829

* Il dato comprende gli utili/perdite sia della gestione GPM, sia della gestione dei Fondi mobiliari

INCIDENZA DEI COSTI COMPLESSIVI DEL PERSONALE 2007 Spese per gli organi dell’Ente

2008

2.464.508

2009

2.837.439

4.110.789

Costi del personale

8.345.799

8.586.703

8.767.744

Acquisto di beni e servizi diversi

8.212.293

7.762.184

7.436.071

19.022.601

19.186.327

20.314.604

43,85

44,75

43,16

Totale Percentuale costi per il personale su totale costi di funzionamento

AMMONTARE COMPLESSIVO DEGLI ONERI EFFETTIVAMENTE SOSTENUTI DALLA CASSA 2007

2008

2009

Pensioni IVS

302.695

328.812

349.099

Entrate contributive

360.835

372.754

393.566

1,19

1,13

1,13

Rapporto contributi/pensioni

IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 13


DALLA CASSA Simonetta Vescovi

N

el numero 3/2010 della rivista avevamo iniziato a valutare i risultati dell’indagine condotta dal Censis sulla professione del geometra, al fine di tracciare

l’immagine complessiva della nostra professione. Continuiamo ora ad analizzare questo documento, fondamentale per capire le nuove e future esigenze della categoria. Da esso emerge che l’89,9% dei geometri iscritti alla Cassa svolge la libera professione, il 6% è anche dipendente privato, il 3% è imprenditore e il 2,1% dipendente pubblico e svolge saltuariamente la libera professione. Se si guarda alle fasce d’età anagrafica, i dati rivelano che, in genere, i giovani hanno un doppio lavoro: come dipendenti svolgono infatti anche collaborazioni 14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

L’analisi del Censis conferma l’attualità della professione del geometra e consulenze. Più l’età avanza più la libera professione diventa l’attività esclusiva, grazie alla raggiunta stabilità sul mercato. Il 72,2% degli iscritti alla Cassa è titolare di studio

professionale; l’8,9% è titolare associato; solo il 12,6% è collaboratore a partita Iva. Lo 0,3% è praticante: questo dato dice non solo che il numero dei praticanti è ancora molto basso, ma che è necessario incentivare i giovani all’ingresso nel sistema contributivo aiutandoli a trovare la stabilità lavorativa, sia nel periodo di praticantato, sia dopo aver intrapreso la libera professione. Ancora: il 36,7% degli iscritti svolge attività di progettazione e calcolo; il 20,5% si occupa di coordinamenti in edilizia; il 19,7% di rilevazioni e misurazioni tecnico-informatiche sul territorio; il 7%

svolge attività peritale e valutativa. La rimanente porzione pratica attività secondarie sempre legate alla professione. L’attività tipica del geometra rimane, come per gli anni passati, la progettazione connessa con attività secondarie (coordinamento e rilevazioni). Se ne deduce che l’evoluzione tecnologica non ha relegato affatto la categoria in settori marginali, ma anzi l’ha spinta alla modernizzazione, proprio come il mercato richiede. Alla domanda di quali siano gli strumenti attraverso i quali i geometri intendonogarantirsi una vecchiaia serena, il 43,1% ha risposto: “continuando a lavorare”; il 26,9%: “stipulando una polizza

vita”; il 23,5% pensa invece che la pensione erogata dalla Cassa geometri sarà sufficiente ad assicurare una serena vecchiaia. Il 21,7% non sta facendo nulla, ma pensa di doversi informare sulla previdenza integrativa. Il 52,9% ritiene di essere interessato a una forma di previdenza integrativa offerta dalla Cassa. Suddividendo quest’ultimo dato in base al sesso, il 60% delle donne sono favorevoli. Riferito alle zone geografiche, lo stesso dato si abbassa al 55,4% per il Nord-Ovest e al 49,9% per il Sud e le Isole.

V

olendo ricavare dai dati sopra esposti un significato complessivo considerando il momento di incertezza economica e la lenta ripresa dalla crisi, si può dire che la categoria è ben radicata sul territorio e ha ancora un buon “peso” nel nostro Paese. Il futuro non è visto con incertezza. ❑


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URBANISTICA Giuseppe Zipponi

Scia: nuova possibilità per eseguire un intervento edilizio

D

al 31 luglio di quest’anno esiste una nuova possibilità per presentare i progetti edilizi ai Comuni: la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (Scia). Dopo qualche mese di incertezza sembra chiarita l’applicabilità della norma anche al settore dell’edilizia come risulta anche dal comunicato di Regione Lombardia dell’8 ottobre 2010 che pubblichiamo integralmente a che riassume le cinque possibilità per poter eseguire un intervento edilizio (Permesso, Dia, Scia, Comunicazione asseverata e Comunicazione normale). Assistiamo anche a diverse prese di posizione di Associazioni e Comuni che tendono a ingarbugliare ancora la questione nonostante l’istituto della “Scia” sia da considerarsi

in sostanza una ulteriore semplificazione della procedura, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di iniziare immediatamente i lavori senza attendere permessi o i 30 giorni della Dia. Naturalmente ogni collega si renderà conto di assumersi una responsabilità in più nel momento in cui i lavori iniziano prima che la pubblica amministrazione si sia eventualmente espressa sulla pratica, ma saprà certamente verificare prima e con attenzione la conformità delle opere da realizzare alle norme. Se poi vi fossero dubbi si può comunque richiedere il permesso. Considerando l’importanza dell’argomento vi aggiorneremo su eventuali sviluppi e ulteriori chiarimenti. ❑

Comunicato della Direzione: Segnalazione Certificata Inizio Attività (Scia) La legge 30 luglio 2010, n. 122, di conversione del D.L. n. 78, ha introdotto una nuova disciplina in materia di semplificazione che ha posto da subito dubbi e problemi per quanto attiene specificamente al settore dell’edilizia. Ci si riferisce all'art. 49, commi 4 bis e 4 ter, inseriti dalla legge di conversione e per ciò stesso efficaci a far tempo dal 31 luglio 2010. Con il comma 4 bis il legislatore, “riscrivendo” l’art. 19 della L. n. 241/1990, introduce la “Segnalazione certificata di inizio attività - Scia”, in sostituzione della “Dichiarazione di inizio attività - Dia”; con il successivo comma 4 ter, dichiara espressamente la nuova disciplina attinente alla «tutela della concorrenza» e la qualifica «livello essenziale delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali», così riconducendola alla competenza esclusiva statale. In risposta ad una richiesta

Dia alternativa al permesso di costruire, particolarmente estesa nella nostra legislazione regionale. Questo importante chiarimento interpretativo fornito dal Ministero sostanzialmente fa salvo il regime giuridico in materia di procedure edilizie che Regione Lombardia ha consolidato con successo da oltre un decennio e che risulta fondato, come noto, sull’alternatività pressoché totale tra permesso di costruire e Dia. A seguito delle intervenute

16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

di chiarimenti urgenti, tempestivamente formulata da Regione Lombardia, il Ministero per la Semplificazione normativa, con un’articolata nota in data 16 settembre 2010, ha avuto modo di delineare l’esatto ambito di operatività del nuovo istituto in campo edilizio. Risolta in senso positivo la prima importante questione e cioè l’applicabilità della nuova disciplina anche all’edilizia, il Ministero ha chiarito che la Scia può sostituire solo la Dia “ordinaria”, non anche la

modifiche legislative, come sopra delineate, sono cinque le procedure edilizie operative nella nostra Regione a far tempo dal 31 luglio 2010 per i diversi interventi, secondo la seguente articolazione: 1. Permesso di costruire per tutti gli interventi edilizi, nonché per i mutamenti di destinazione d’uso di cui all’art. 52, comma 3 bis, della L.R. n. 12/2005; 2. Denuncia di inizio attività (Dia) alternativa al permesso di costruire di cui al punto 1), fatta eccezione per gli interventi di cui al p.to 3, assoggettati in via principale a Scia, nonché per i nuovi fabbricati in zona agricola e per i mutamenti di destinazione d’uso di cui all’art. 52, comma 3 bis, della L.R. n. 12/2005, assoggettati unicamente al permesso di costruire; 3. Scia per tutti gli interventi non previsti dagli artt. 6 e 10 (per quanto, quest’ultimo, disapplicato in Regione Lombardia) del Dpr. n. 380/2001, più precisamente:


URBANISTICA Le immagini di questo articolo riguardano il convegno sulla SCIA organizzato dal Collegio geometri di Brescia, tenutosi alla Camera di Commercio il 7 ottobre scorso

Nella foto in basso, l’avv. Mauro Ballerini relatore del Convegno

luoghi e degli edifici: i relativi progetti sono soggetti all’esame di impatto paesistico previsto dal P.T.R. (vedi artt. 35 e ss., Parte 3, Piano Paesaggistico e DGR. n. 11045/2002). In tal caso, se il

progetto rimane sotto la soglia di rilevanza, alla Scia dev’essere allegato l’esame di impatto paesistico, sopra soglia dev’essere acquisito, preliminarmente alla presentazione della Scia, il giu-

Comunicazione della Commissione Urbanistica del Collegio di Brescia

– interventi di manutenzione straordinaria non liberalizzati, ovvero eccedenti rispetto alla previsione di cui all’art. 6, comma 2, lett. a) del Dpr. n. 380/2001, – interventi di restauro e di risanamento conservativo, – interventi di ristrutturazione edilizia “leggera”, ovvero non rientranti nella fattispecie di cui all’art. 10, comma 1, lett. c), del Dpr. n. 380/2001; 4. Comunicazione asseverata per gli interventi di manutenzione straordinaria di cui all’art. 6, comma 2, lett. a) del Dpr. n. 380/2001; 5. Comunicazione per le opere di cui all’art. 6, comma 2, lett. b) - c) - d) - e) del Dpr. n. 380/2001. Per quanto riguarda specificamente la nuova disciplina della Scia, applicabile nell’ambito sopra delineato (p.to 3), si precisa che, nel caso di interventi da realizzarsi in zona soggetta a vincoli ambientali, paesaggi-

stici o culturali, alla Scia dev’essere allegato lo specifico atto di assenso dell’ente preposto alla tutela del vincolo, atto di assenso che non può essere sostituito da Scia. Si richiama l’attenzione sugli adempimenti dovuti nel caso di interventi da realizzarsi in ambito non sottoposto a vincolo paesaggistico e sempre che incidano sull’aspetto esteriore dei

La Commissione Urbanistica del Collegio di Brescia è a disposizione dei colleghi che volessero segnalare eventuali questioni o problematiche di carattere generale inerenti il loro rapporto con le pubbliche amministrazioni, Comuni in particolere. Potranno essere segnalate, per esempio, particolari normative di piani di governo del territorio (nella loro fase di pubblicazione per consentire eventuali osservazioni), procedure ritenute particolarmente complesse, interpretazioni particolari delle normative di settore, ecc. Le segnalazioni e le richieste dovranno essere il più circostanziate possibile e dovranno contenere il recapito del collega per eventuali richieste di chiarimento. La Commissione valuterà la situazione segnalata e proporrà al Collegio eventuali osservazioni o azioni utili. Potranno pervenire alla Commissione mediante fax al n. 030306867 oppure via mail: sede@collegio.geometri.bs.it ●

IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 17


URBANISTICA

COMMISSIONE URBANISTICA del 20 ottobre 2010 Sono presenti alla riunione i geometri Italo Albertoni, Corrado Martinelli, Silvano Orio, Dario Pea, Dario Piotti, Stefano Santini, Giuseppe Zipponi e Bruno Bossini (invitato). In discussione i seguenti punti all’ordine del giorno: 1. Novità in materia edilizia - S.C.I.A. - discussione e proposta operativa per i colleghi e i Comuni; 2. partecipazione della Commissione e del Collegio al procedimento di formazione delle norme dei P.G.T.; 3. varie ed eventuali.

dizio di impatto paesistico con parere obbligatorio della Commissione per il paesaggio. Relativamente agli interventi previsti dalla L.R. n. 13/2009, in materia di rilancio dell’edilizia, trattandosi di iniziative contemplate da una disciplina avente carattere speciale e derogatorio, la Scia non trova applicazione, rimanendo pertanto confermati gli specifici disposti procedurali della stessa L.R. 13 (art. 2, comma 4; art. 3, comma 8; art. 4, comma 3). Da ultimo, per quanto riguarda le Dia edilizie presentate prima del 31 luglio 2010, quand’anche a tale

data non risultasse decorso il termine di trenta giorni previsto per l’esercizio del potere inibitorio dal parte dell’amministrazione, il Ministero ha chiarito che rimangono operative, salva la possibilità per il privato di avvalersi degli effetti della sopraggiunta disciplina presentando per il medesimo intervento una Scia, ovviamente se l’intervento rientra tra quelli passibili di Scia (p.to 3 sopra dettagliato). Daniele Belotti Assessore al Territorio e Urbanistica

Bruno Mori Direttore Generale DG. Territorio e Urbanistica

Errata-Corrige Sulla rivista n. 4 luglio-agosto 2010 abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “Interventi di lieve entità per i quali non è necessaria l’autorizzazione paesaggistica”. In realtà, come peraltro ben descritto nel testo, la nuova norma Dpr. 139/2010 ha semplificato le procedure inerenti 39 tipi di intervento, ma per le quali l’autorizzazione paesaggistica è comunque necessaria. Ci scusiamo per l’errore. 18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

Punto 1) Novità in materia edilizia - SCIA - discussione e proposta operativa per i colleghi e i Comuni Si prende atto della necessità di offrire ai colleghi e ai Comuni una propria interpretazione della materia. In attesa di meglio definire il tutto si propone di inviare ai colleghi e pubblicare su “Il geometra bresciano” la recente circolare di Regione Lombardia dell’8 ottobre 2010 che viene giudicata sufficientemente chiarificatrice. Punto 2) Partecipazione della Commissione e del Colegio al procedimento di formazione delle Norme dei PGT Si propone di inviare ai colleghi e pubblicare su “Il geometra bresciano” una nota in cui si avvisa che la Commissione è a disposizione per valutare e proporre eventuali azioni (comprese osservazioni ai Comuni) inerenti questioni di carattere generale e in particolare il procedimento di formazione dei PGT Piano delle Regole). La Commissione è interessata a partecipare alla formazione del PGT del Comune di Brescia, ed eventualmente ad affrontare con Enti sovraccomunali argomenti di natura generale quale ad esempio le pubblicazioni per le pratiche ambientali, non obbligatorie per legge ed altre questioni di interesse della categoria. Punto 3) Varie ed eventuali Il geom. Giuseppe Zipponi propone una bozza di modello unico per l’edilizia che comprenda tutti i procedimenti di competenza del Comune (permessi, Dia, Scia, Cdu, ecc.). La Commissione valuta favorevolmente la possibilità di divulgarlo ai colleghi e ai Comuni, ma si riserva di apportare eventuali aggiornamenti/modifiche prima di proporlo al Consiglio. La Commissione si aggiorna, salvo diverse novità, a venerdì 19 novembre, ore 17.00 Il Verbalizzante geom. Giuseppe Zipponi


La Ditta S.c.a.r.l. è specializzata in interventi di consolidamento di pareti rocciose, chiodature attive, passive e con barre autoperforanti, barriere paramassi, terre rinforzate, consolidamento frane, micropali, tiranti ed iniezioni anche in ambienti ridotti (interni, plinti, fondazioni, zone disagiate). E f f e t t u i a m o i n t e r v e n t i n e l c a m p o BONIFICHE MONTANE INGEGNERIA NATURALISTICA RILEVATI ARMATI dell’Ingegneria Naturalistica e nel recupero di manufatti storici. Grazie ad una consolidata collaborazione con tecnici del settore, la Ditta propone anche interventi a pacchetto, dalla progettazione alla realizzazione.


SCUOLA

Colmare la distanza tra scuola e mondo del lavoro

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on il Convegno del 23 ottobre scorso organizzato per gli studenti degli Istituti Tecnico “Bonsignori” di Remedello e “Dandolo” di Bargnano sul tema “L’agricoltura ieri oggi domani”, il nostro Collegio ha inaugurato una serie di iniziative che lo vedranno impegnato a incontrare gli studenti-geometri su tutto il territorio provinciale. Iniziative e incontri per condividere con essi gli aspetti specifici della professione di geometra, polivalente per natura ma sempre più definita in diverse aree di competenza e in diversi ambiti di specializzazione. L’idea è quella di instaurare un rapporto con gli Istituti per geometri per favorire un proficuo colloquio con gli studentiaiutandoli a colmare la “distanza tra scuola e mondo del lavoro”, e sostenerli nella fase delicata tra la fine degli studi e l’ingresso nel lavoro, che troppo spesso è invece “terra di nessuno”. L’intento è di supportarli perché possano entrare nella professione accompagnati da veri professionisti e di aiutarli in quel momento cruciale della loro vita affinché non si trovino soli senza gli strumenti adeguati a decidere la strada da intraprendere (prolungamento di studi ulteriori, professione e specifico ambito professionale, ecc.). Il tema scelto a Remedello – considerata la collocazione del Bonsignori in ambito prevalentemente agricolo – era quello di fornire ai ragazzi un quadro delle possibilità della 20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

professione in agricoltura. I due relatori inviati dal Collegio, i geometri Paolo Fappani e Mario Comincini, hanno offerto ai circa 150 studenti presenti due esempi specifici di realizzazioni edilizie in ambiente rurale: una stalla per vacche da latte e un allevamento suinicolo. Paolo Fappani, attraverso la proiezione di slide e di un interessante film girato nell’azienda Zucchi di Orzinuovi, ha esposto gli aspetti progettuali di una stalla-modello di 600 capi da latte con una produzione annua di 6

milioni di litri soffermandosi au particolari costruttivi, sistemi aereanti, orientamento, verde esterno, ma precisando anche tutti gli accorgimenti per il trattamento della mandria, il suo benessere, i suoi movimenti, i percorsi, le sale parto e di mungitura, smaltimento dei reflui e loro trattamento e riutilizzo a ciclo chiuso nell’ambito aziendale. Il relatore ha inoltre fornito notizie sulla produzione e sui problemi sanitari degli animali, desunti in tempo reale attraverso un

apposito software . Il geom. Fappani ha anche illustrato il progetto di restauro conservativo residenziale del complesso limitrofo alla stalla, costituito dalla vecchia cascina risalente nel suo impianto al 1400. Il geom. Mario Comincini ha invece illustrato le caratteristiche tecnico progettuali di una moderna stalla per 7.000 suini, realizzata alle porte di Pontevico. Ha esposto le difficoltà burocratiche per l’approvazione del progetto derivanti dalla sua collocazione dentro il Parco dell’Oglio e ha quindi affrontato i temi della tutela ambientale e di impatto paesistico e logistici, che impongono tra l’altro rispetto della distanza dall’agglomerato urbano di 500 metri. Sono stati poi esaminati i particolari tecnico-costruttivi (fondazioni, strutture prefabbricate, tetto, cupola di aerazione), quelli degli impianti (pavimento grigliato per lo smaltimento dei reflui, box per ingrasso, sala parto, ecc.). Il collega ha poi, con l’aiuto di fotografie, proposto il confronto tra il vecchio e il nuovo insediamento zootecnico sottolineandone le differenze sostanziali.

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econdo una logica di collaborazione interprofessionale proposta e realizzata dal nostro Collegio – che sostiene la tesi secondo la quale solo attraverso la collaborazione di tutte le professionalità che intervengono nella progettazione e realizzazione di ogni organismo produttivo si garantisce la qualità del la-


SCUOLA Le fotografie illustrano alcune fasi del Convegno di Remedello. Nella foto più grande il relatore geom. Mario Comincini durante la sua esposizione e (sotto) Giuseppe Gardoni del Centro Studi San Martino

Venceslao Boselli, preside dell’Istituto “Bonsignori” di Remedello

giunti (15 cantine che immettono sul mercato vino da bottiglia fra cui una cooperativa di 24 soci produttori),

voro e l’efficienza produttiva che da esso deriva – l’invito al convegno era stato esteso agli studenti di agraria e agli agrotecnici. Per questa ragione erano presenti i rappresentanti dei Collegi provinciali dei periti agrari Marcello Saottini e degli agrotecnici Sergio Bonomelli. Il primo ha parlato rivolgendosi ai futuri periti agrari (“Bonsignori”) di numeri e statistiche della realtà dei caseifici bresciani con riferimenti specifici alla quantità di latte lavorato annualmente (10.500 quintali) e

fornendo un’efficace fotografia di un comparto vitivinicolo in zona montana. Il nostro presidente Gio-

alla sua remunerazione sul mercato negli ultimi 10 anni, all’occupazione degli addetti e all’accorpamento dei caseifici più piccoli.

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l secondo, ha illustrato agli agronomi della “Dandolo” di Bargnano quale è stato il ruolo dell’assistenza tecnica nel rilancio della viticoltura in Valle Camonica. Partendo dalle indagini conoscitive e dalla sintesi dei dati ottenuti, ha sviluppato e descritto le problematiche emerse con i risultati ragIL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 21


SCUOLA Il relatore geom. Paolo Fappani, Ettore Prandini (a destra), presidente Coldiretti di Brescia e Marcello Saottini (sotto), presidente del Collegio dei periti agrari di Brescia

A destra: Sergio Bonomelli, presidente del Collegio degli agrotecnci di Brescia

vanni Platto ha concluso il convegno sottolineando che «l’agricoltura può continuare a rappresentare una grande opportunità professionale per i nuovi geometri, e offrire loro anche soddisfazioni economiche, ma l’approccio a tale ambito deve avvenire solo con qualità, passione e grande preparazione professionale”. A tale riguardo il nostro Collegio intende (questa è stata la principale motivazione del convegno presentata anche alla stampa locale) diventare la struttura di supporto per gli studenti in collaborazione con la Scuola, facendosi carico, ove è possibile, anche della loro preparazione tecnica. ❑

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LEGALE Avv. Francesco Cuzzetti

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arlerò del sottotetto d’un edificio condominiale, come ripasso di cose note, sotto due profili: quello della sua qualificazione, e quello della sua utilizzazione. Sottotetto è ovviamente quella parte compresa tra la copertura del fabbricato e il solaio dell’unità immobiliare posta all’ultimo piano dell’edificio, che può assolvere alla funzione di protezione e isolamento dello stesso oppure, se ne ha le dimensioni e le caratteristiche adatte, può essere utilizzato come vano autonomo. Il locale sottotetto non rientra nell’elenco delle parti comuni ex art. 1117 C.c., per le quali c’è la presunzione legale di proprietà comune, per cui stabilire se è

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Il sottotetto e la proprietà dell’ultimo piano condominiale

tale oppure di proprietà esclusiva del proprietario dell’ultimo piano è un fatto interpretativo, sempre che gli atti e i documenti non facciano chiarezza sull’appartenenza. Se nulla da essi si può desumere, l’interpretazione la dà la giurisprudenza che valuta la destinazione funzionale e obiettiva del sottotetto nel caso concreto, il che comporta un accertamento sul fatto che lo stesso svolga una funzione di camera d’aria per isolare e proteggere il piano più elevato dell’edificio, nel qual caso va considerato pertinenza dello stesso piano e quindi compreso nella proprietà individuale. Al contrario esso è da ritenersi parte comune dell’edificio se viene accertato che

per le caratteristiche funzionali risulta oggettivamente e potenzialmente destinato all’uso comune o al servizio d’interessi condominiali. Non posso qui esemplificare, ma è ovvio che questi sono principi che devono applicarsi ai casi concreti, individuando quegli elementi che con logica e coerente motivazione possono avvallare l’una o l’altra delle tesi sostenute. Una conseguenza di tale accertamento attiene al diritto di sopraelevazione che l’art. 1127 del C.c. riconosce al proprietario dell’ultimo piano dell’edificio, salvo che risulti diversamente dal titolo, subordinandolo a precise regole. Anche in riferimento a questo istituto, c’è un’oscillazione interpretativa che ri-

guarda il significato da dare all’inciso «nuovi piani e nuove fabbriche» cui il legislatore ha ricondotto la nozione di sopraelevazione. Sarebbe un lungo e articolato discorso da affrontare, ma più che altro sul piano esemplificativo, perché è ovvio che la valutazione dell’opera che si intende compiere va fatta caso per caso, onde vedere se corrisponde all’incerto dettato legislativo. Ricordo ad esempio, la sentenza della Cassazione sez. unite 16794/2007 la quale ha affermato che la sopraelevazione va ravvisata in ogni ipotesi di realizzazione di opere sopra l’ultimo piano dell’edificio, che determinino un incremento della superficie e della volumetria, indipendentemente che da esse dipenda o meno l’innalzamento dell’altezza originaria dello stesso. Questa sentenza dovrebbe avere risolto la questione, ma la nostra aspettativa di certezza del diritto, viene delusa quando leggiamo che la sentenza della Cassazione sez. III 19281/2009 dice sostanzialmente l’opposto, ossia che il concetto di sopraelevazione non può prescindere dall’innalzamento del fabbricato. Naturalmente le due tesi avranno la loro brava motivazione ma, per lo scopo informativo di questa rubrichetta, mi fermo qui, non senza sottolineare l’imbarazzo in cui molto spesso la giurisprudenza ci lascia. ❑



LEGISLAZIONE

Le nuove regole sulla mediazione facoltativa e obbligatoria

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l Collegio geometri di Brescia è stato invitato a partecipare al Convegno “I professionisti e la mediazione” che si è tenuto alla Camera di Commercio il 20 ottobre scorso, durante il quale il prof. Cesare Vaccà, professore associato di Istituzioni di diritto privato nell’Università degli Studi Milano-Bicocca, ha fornito un ampio contributo sull’importante questione delle nuove regole sulla mediazione facoltativa e obbligatoria di cui al Decreto legislativo 4 marzo 2010 n. 28. Era presente, in rappresentanza del Collegio, il geom. Dario Piotti e molti altri colleghi. Riportiamo di seguito il punto 3 della relazione del prof. Vaccà insieme con un estratto del decreto sopra citato, con gli articoli richiamati nella sua relazione. Completeremo il decreto (dall’art. 6 al 24) nel prossimo numero della rivista. «3. Mediazione facoltativa ed obbligatoria nel d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28 Il d. lgs. 4 marzo 2010, n. 28 omologa – non senza qualche difficoltà interpretativa – la mediazione volontaria e quella obbligatoria, poiché sono comuni le regole delle due modalità di accesso al procedimento. L’unica menzione esplicita ai procedimenti “volontari” di composizione negoziata dei conflitti figura al secondo comma dell’art. 2 insieme alle esperienze cosiddette di “conciliazione paritetica”, opportunamente qualificate “negoziazioni paritetiche”, che nulla hanno in comune con la conciliazione raggiunta dalle parti con l’ausilio del mediatore. Un riferimento implicito, ma nondimeno significativo, alla mediazione per scelta delle partu si trova all’articolo 4: il legale, quando gli viene conferito l’incarico, è tenuto ad informare il cliente della possibilità di avvalersi della mediazione; inoltre, «informa altresì l’assistito dei casi in cui l’esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale», sì che può affermarsi, a contrariis, che l’obbligo di informazione precontrattuale sulle opportunità dischiuse dalla mediazione sussiste sempre, anche nei casi in cui ricorrevi non rappresenti un obbligo. La formulazione dell’art. 4 induce a ritenere che il d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28 abbia, in realtà, disciplinato la mediazione volontaria in generale, rispetto alla quale i casi di obbligatorietà rappresentano l’eccezione: anche il primo comma dell’articolo 2 del d.lgs. 28 consente analoga lettura, in quanto l’espressione «chiunque può accedere alla mediazione per la conciliazione di una controversia […] vertente su diritti disponibili, secondo le deposizioni del presente decreto» conferma la valenza generale della disciplina, cui può farsi ricorso in relazione a qualsiasi controversia che non la precluda; i casi di obbligatorietà rappresentano una cer26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

chia ulteriore, ponendosi nella medesima relazione che intercorre tra norma generale e norma speciale. Disposizioni quali quella di cui al quinto comma dell’art. 8, secondo cui dalla mancata partecipazione senza giustificato motivo al procedimento di mediazione «il giudice può desumere argomenti di prova nel successivo giudizio ai sensi dell’articolo 116, secondo comma, del codice di procedura civile», trovano conseguentemente applicazione non soltanto nei casi di obbligatorietà dell’esperimento della mediazione, ma altresì ogniqualvolta promuovere ed accettare la mediazione sia facoltà delle parti in lite. Ad entrambe le modalità di accesso alla mediazione si riferisca, sempre implicitamente, il terzo comma dell’art. 5 disponendo che «in ogni caso» la pendenza della mediazione non preclude la concessione dei provvedimenti urgenti e cautelari e la trascrizione della domanda giudiziale: è fatto, così, riferimento tanto alla mediazione obbligatoria, quanto a quella facoltativa ed ugualmente deve potersi ritenere (art. 5, VI comma) dell’interruzione dei termini di prescrizione e decadenza, in assenza di distinzione fra le due modalità di accesso alla mediazione. Art. 1 Definizioni 1. Ai fini del presente decreto legislativo, si intende per: a) mediazione: l'attività, comunque denominata, svolta da un terzo imparziale e finalizzata ad assistere due o più soggetti sia nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia, sia nella formulazione di una proposta per la risoluzione della stessa; b) mediatore: la persona o le persone fisiche che, individualmente o collegialmente, svolgono la mediazione rimanendo prive, in ogni caso, del potere di rendere giudizi o decisioni vincolanti per i destinatari del servizio medesimo; c) conciliazione: la composizione di una controversia a seguito dello svolgimento della mediazione; d) organismo: l'ente pubblico o privato, presso il quale può svolgersi il procedimento di mediazione ai sensi del presente decreto; e) registro: il registro degli organismi istituito con decreto del Ministro della giustizia ai sensi dell'articolo 16 del presente decreto, nonché, sino all'emanazione di tale decreto, il registro degli organismi istituito con il decreto del Ministro della giustizia 23 luglio 2004, n. 222. Art. 2 Controversie oggetto di mediazione 1. Chiunque può accedere alla mediazione per la conciliazione di una controversia civile e commerciale vertente su


LEGISLAZIONE diritti disponibili, secondo le disposizioni del presente decreto. 2. Il presente decreto non preclude le negoziazioni volontarie e paritetiche relative alle controversie civili e commerciali, né le procedure di reclamo previste dalle carte dei servizi. Capo II DEL PROCEDIMENTO DI MEDIAZIONE Art. 3 Disciplina applicabile e forma degli atti 1. Al procedimento di mediazione si applica il regolamento dell'organismo scelto dalle parti. 2. Il regolamento deve in ogni caso garantire la riservatezza del procedimento ai sensi dell'articolo 9, nonché modalità di nomina del mediatore che ne assicurano l'imparzialità e l'idoneità al corretto e sollecito espletamento dell'incarico. 3. Gli atti del procedimento di mediazione non sono soggetti a formalità. 4. La mediazione può svolgersi secondo modalità telematiche previste dal regolamento dell'organismo. Art. 4 Accesso alla mediazione 1 La domanda di mediazione relativa alle controversie di cui all'articolo 2 è presentata mediante deposito di un'istanza presso un organismo. In caso di più domande relative alla stessa controversia, la mediazione si svolge davanti all'organismo presso il quale è stata presentata la prima domanda. Per determinare il tempo della domanda si ha riguardo alla data della ricezione della comunicazione. 2 L'istanza deve indicare l'organismo, le parti, l'oggetto e le ragioni della pretesa. 3 All'atto del conferimento dell'incarico, l'avvocato è tenuto a informare l'assistito della possibilità di avvalersi del procedimento di mediazione disciplinato dal presente decreto e delle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 17 e 20. L'avvocato informa altresì l'assistito dei casi in cui l'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale. L'informazione deve essere fornita chiaramente e per iscritto. In caso di violazione degli obblighi di informazione, il contratto tra l'avvocato e l'assistito è annullabile. Il documento che contiene l'informazione è sottoscritto dall'assistito e deve essere allegato all'atto introduttivo dell'e-

ventuale giudizio. Il giudice che verifica la mancata allegazione del documento, se non provvede ai sensi dell'articolo 5, comma 1, informa la parte della facoltà di chiedere la mediazione. Art. 5 Condizione di procedibilità e rapporti con il processo 1 Chi intende esercitare in giudizio un'azione relativa ad una controversia in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari, è tenuto preliminarmente a esperire il procedimento di mediazione ai sensi delpresente decreto ovvero il procedimento di conciliazione previsto dal decreto legislativo 8 ottobre 2007, n. 179, ovvero il procedimento istituito in attuazione dell'articolo 128-bis del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, e successive modificazioni, per le materie ivi regolate. L'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale. L'improcedibilità deve essere eccepita dal convenuto, a pena di decadenza, o rilevata d'ufficio dal giudice, non oltre la prima udienza. Il giudice ove rilevi che la mediazione è già iniziata, ma non si è conclusa, fissa la successiva udienza dopo la scadenza del termine di cui all'articolo 6. Allo stesso modo provvede quando la mediazione non è stata esperita, assegnando contestualmente alle parti il termine di quindici giorni per la presentazione della domanda di mediazione. Il presente comma non si

IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 27


LEGISLAZIONE

applica alle azioni previste dagli articoli 37, 140 e 140-bis del codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, e successive modificazioni. 2 Fermo quanto previsto dal comma 1 e salvo quanto disposto dai commi 3 e 4, il giudice, anche in sede di giudizio di appello, valutata la natura della causa, lo stato dell'istruzione e il comportamento delle parti, può invitare le stesse a procedere alla mediazione. L'invito deve essere rivolto alle parti prima dell'udienza di precisazione delle conclusioni ovvero, quando tale udienza non è prevista, prima della discussione della causa. Se le parti aderiscono all'invito, il giudice fissa la successiva udienza dopo la scadenza del termine di cui all'articolo 6 e, quando la mediazione non è già stata avviata, assegna contestualmente alle parti il termine di quindici giorni per la presentazione della domanda di mediazione. 3. Lo svolgimento della mediazione non preclude in ogni caso la concessione dei provvedimenti urgenti e cautelari, né la trascrizione della domanda giudiziale. 4. I commi 1 e 2 non si applicano: a) nei procedimenti per ingiunzione, inclusa l'opposizione, fino alla pronuncia sulle istanze di concessione e sospensione della provvisoria esecuzione; b) nei procedimenti per convalida di licenza o sfratto, fino al mutamento del rito di cui all'articolo 667 del codice di proceduracivile; c) nei procedimenti possessori, fino alla pronuncia dei provvedimenti di cui all'articolo 703, terzo comma, del codice di procedura civile; d) nei procedimenti di opposizione o incidentali di cognizione relativi al28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

l'esecuzione forzata; e) nei procedimenti in camera di consiglio; f) nell'azione civile esercitata nel processo penale. 5. Fermo quanto previsto dal comma 1 e salvo quanto disposto dai commi 3 e 4, se il contratto, lo statuto ovvero l'atto costitutivo dell'ente prevedono una clausola di mediazione o conciliazione e il tentativo non risulta esperito, il giudice o l'arbitro, su eccezione di parte, proposta nella prima difesa, assegna alle parti il termine di quindici giorni per la presentazione della domanda di mediazione e fissa la successiva udienza dopo la scadenza del termine di cui all'articolo 6. Allo stesso modo il giudice o l'arbitro fissa la successiva udienza quando la mediazione o il tentativo di conciliazione sono iniziati, ma non conclusi. La domanda è presentata davanti all'organismo indicato dalla clausola, se iscritto nel registro, ovvero, in mancanza, davanti ad un altro organismo iscritto, fermo il rispetto del criterio di cui all'articolo 4, comma 1. In ogni caso, le parti possono concordare, successivamente al contratto o allo statuto o all'atto costitutivo, l'individuazione di un diverso organismo iscritto. 6. Dal momento della comunicazione alle altre parti, la domanda di mediazione produce sulla prescrizione gli effetti della domanda giudiziale. Dalla stessa data, la domanda di mediazione impedisce altresì la decadenza per una sola volta, ma se il tentativo fallisce la domanda giudiziale deve essere proposta entro il medesimo termine di decadenza, decorrente dal deposito del verbale di cui all'articolo11 presso la segreteria dell'organismo. ❑



LAVORI DI GEOMETRI

Da San Felice a Gardone Riviera passeggiando in riva al lago sospesi sull’acqua Presentiamo, in questo servizio, un lavoro concepito e progettato – anche se non ancora realizzato – dal collega salodiano Enrico Corradi: si tratta del prolungamento ad est del lungolago di Salò in direzione di Barbarano e Gardone che, una volta completato, insieme con i tratti già costruiti, darebbe vita a un percorso pedonale, in parte sospeso sull’acqua, di grande suggestione congiungente Barbarano a San Felice del Benaco. Un lavoro, come si può immaginare, di notevole impegno progettuale e realizzativo, che ha richiesto perizia tecnica e capacità architettonica, oltre ad approfondite conoscenze del luogo: dai fondali ripari, all’andamento dei venti, del moto ondoso e delle correnti pelagiche. Conoscenze che il collega progettista ha dimostrato di possedere per lunga esperienza e frequentazione del luogo, sia come navigato velista, sia come esperto di storia e sismicità locale, non disgiunte da grande sensibilità e amore per un paesaggio tra i più affascinanti dell’intero lago. Tutto ciò a dimostrazione che, quanto a intraprendenza, capacità organizzative e progettuali, i geometri non sono secondi ad altri tecnici del settore.

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Il geom. Enrico Corradi si è diplomato nel 1971 presso l’IstitutoTecnico l’IstitutoTecnico per geometri “C. Battisti” di Salò. Ha iniziato a collaborare con lo studio di architettura Armellini di Salò nel 1974. Dal 1979 è iscritto al Collegio geometri di Brescia e svolge la libera professione prevalentemente nell’ambito della progettazione generale, della progettazione in fase esecutiva e direzione lavori. Ha realizzato e ristrutturato complessi alberghieri, partecipando al recupero e al restauro del patrimonio edilizio storico. Con l’arch. V. V. Armellini ha collaborato alla stesura del P.d.F P.d.F.. di Odolo e di Sulzano e del P.R.G. P.R.G. di Salò, compreso lo strumento attuativo (P.P (P .P.A.) .A.) in particolare per quanto attiene alle indagini e ricerche sul territorio. Ha altresì progettato ed eseguito numerosi lavori sia per conto di enti pubblici sia per enti privati. 30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/1

bbiamo incontrato nel suo studio il geometra Enrico Corradi per conoscere dati e notizie circa il suo progetto di percorso pedonale, citato dal “Giornale di Brescia” e interessante una porzione significativa del lago di Garda. In che consista il progetto del collega è presto detto: prolungare la esistente passeggiata San Felice del Benaco - “Lungolago Antiche Rive” - “Lungolago Zanardelli”, innestandovi un nuovo tratto conclusivo, in parte sospeso sull’acqua, fino a Barbarano. Abbiamo chiesto all’amico Corradi di illustrarci il suo lavoro inquadrandolo nella storia complessiva del percorso S. Felice-Gardone Riviera; ci ha così ricordato che nel 1989 si inaugurò a Salò il nuovo lungolago Zanardelli, che sostituì quello ormai obsoleto realizzato a seguito del catastrofico sisma del 1901 che, se pur fece solo

una vittima, determinò la distruzione quasi completa della fila ininterrotta di case affacciate sul lago a contatto d’acqua: una cortina di antiche abitazioni di pescatori che impedivano la vista del lago se non per limitatissimi sbocchi di affaccio. «Fu Giuseppe Zanardelli – spiega il collega Corradi –, allora presidente del Consiglio, a favorire l’abbattimento delle superstiti casupole e la costruzione del lugolago così come lo abbiamo visto fino a 21 anni fa». La situazione mutò quando l’Amministrazione comunale affidò all’architetto Vittoriano Viganò (1919-1998), milanese, ma innamorato conoscitore del Garda, la sistemazione urbanistica, architettonica e paesaggistica del lungolago, che si voleva elegante e accogliente come i tempi turisticamente evoluti esigevano. L’opera, impegnativa e costosa, fu unanimemente apprezzata.


LAVORI DI GEOMETRI Veduta aerea parziale del golfo di Salò; planimetria del primo stalcio dei lavori per la passeggiata a lago; in basso, una fase della costruzione del pontile di legno nella zona del rimessaggio Zanca

esito felice della ristrutturazione del lungolago Zanardelli – è sempre Corradi che parla – suscitò nei salodiani, ma specificamente nei soci dell’Associazione culturale “Amici del Golfo” l’affascinante idea di prolungare a ovest l’intervento Viganò fino al cimitero vantinano e, oltre, fino a San Felice del Benaco. Gli “Amici del Golfo” riuscirono, infatti, nell’anno 2001, a far inserire in tutti i programmi elettorali delle formazioni politiche per l’elezione del nuovo sindaco,

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l’impegno per la realizzazione del percorso pedonale fino alla località Mulino. Tale proposta comprendeva la progettazione di nuove spiagge con sistemazione di quelle esistenti, la riqualificazione delle aree demaniali a lago, la salvaguardia e la tutela delle acque del golfo». L’opera venne divisa in più stralci in modo che la sua realizzazione risultasse diluita nel tempo e perciò meno traumatica per tutte quelle proprietà private a confine con le aree demaniali interessate, temporaneamente ad esse in conIL GEOMETRA BRESCIANO 2010/1- 31


LAVORI DI GEOMETRI Qui a fianco la fase di preparazione della nuova spiaggia con le barriere di protezione in lastroni di botticino; due sezioni della spiaggia della Conca d’Oro; in basso a destra la copertura del Rio delle Tavine

cessione. «In sintesi – spiega Corradi – si trattava di riportare a disposizione pubblica una vasta fascia a lago demaniale denunciandone apertamente l’occupazione, in alcuni casi abusiva, da parte dei privati». Lo stesso geom. Corradi fu chiamato dall’Amministrazione comunale salodiana a far parte del gruppo di progettazione/direzione dei lavori del primo stralcio che comprendeva anche i tecnici comunali arch. Anna Gatti, i geometri Barbara Ghizzi e Angelo Delmiglio e, per la parte strutturale, gli ingegneri Zubani e Mensi dello studio Techne di Brescia. Il primo stralcio (2002/2003) della nuova passeggiata prevedeva l’ampliamento delle spiagge dalla zona Mulino (fondo Zette) all’area occupata dalla stazione di sollevamento del collettore

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LAVORI DI GEOMETRI Secondo stralcio: dall’alto, costruzione del nuovo canale sulla Piazza Serenissima e il pontile del Porto Canottieri

circumlacuale di depurazione Garda Uno per uno sviluppo di 400 metri circa. Il progetto seguì lo schema proposto dal geom. Corradi e la tipologia costruttiva previde la realizzazione della passeggiata su un rilevato in massi ciclopici posato sul fondo del lago (profondità 23 metri) opportunamente scavato in trincea con costipamento e assestamento. l geometra Corradi si addentra a spiegare dettagli tecnici particolarmente impegnativi: «Il fondo del lago in quella zona – dice – è infatti costituito da ghiaione, asportato per posare i massi sulla sottostante matrice limosa, nella quale furono affondati fino a rifiuto, per un migliore ancoraggio dell’intera scogliera. Per precauzione, trattandosi di opera spondale soggetta sia a cedimenti verticali sia all’azione combinata moto ondoso/correnti in quella zona assai frequenti, si decise la realizzazione di una scogliera campione per verificarne sia la stabilità all’azione verticale sia all’azione combinata delle lagheggiate e delle correnti. I risultati furono positivi. Sulla scogliera – è sempre Corradi che parla – sono stati quindi realizzati riporti di materiale di cava ad intasamento e chiusura dei vuoti tra i massi e, a finire, la stesa di stabilizzato rullato sul quale è stata gettata la platea per l’ancoraggio della pavimentazione in doghe di larice. Per l’ampliamento delle spiagge verso lago si è proceduto a realizzare una

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scogliera in lastroni di pietra (botticino) in due strati sovrapposti a correre, inghisati tra loro e affondati a guisa di una barriera corallina, in modo da formare un cordone debolmente deformabile di contenimento della ghiaia costituente la nuova spiaggia». Il secondo stralcio (anno 2004) ha interessato il tratto compreso tra l’area a lago (ex parcheggio) fronte ospedale, porto Canottieri Garda Salò fino al porto della Sirena per uno sviluppo di circa 300 metri, in attuazione al P. P. Canottieri, che prevedeva anche l’ampliamento del porto. Con questo secondo stralcio si è risolto, grazie a una felice intuizione dell’arch. Perini, il passaggio attraverso le aree portuali in concessione alla Soc. Canottieri Garda. «Per mezzo di una passe-

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LAVORI DI GEOMETRI Secondo stralcio: a destra, due immagini dei moli galleggianti; sotto: planimetria nella quale si notano la passerella aerea su pali e il canale

rella, con pali di metallo infissi in acqua e pavimentazione di massello di larice – continua Corradi –, la passeggiata si snoda nello specchio d’acqua del porto, permettendo il coinvolgimento, nelle attività sportive della società, dei cittadini e dei turisti da un punto di vista elevato, e quindi privilegiato, senza creare intralci alle attività agonistiche». Il progetto esecutivo fu approntato dall’arch. Anna Gatti e dal geom. Barbara Ghizzi (Ufficio LL.PP. comune di Salò) con la collaborazione degli architetti 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

Bordoli e Tonelli di Brescia. Il progetto delle strutture fu affidato allo studio Savoldi Engeneering di Gavardo. l geom. Corradi, nel frattempo direttore lavori dell’ampliamento del porto della soc. Canottieri Garda, veniva affidata la direzione lavori, e con l’ing. Gianbattista Migliorati di Brescia delle opere di completamento e variante strutturale P. P. Canottieri comprendenti il canale fronte ospedale, la passerella che attraversa il porto e il rinforzo

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strutturale del molo foraneo del porto Canottieri. «L’opera, già molto complessa – prosegue Corradi –, doveva anche affrontare la realizzazione in acqua di una nuova struttura di ancoraggio a terra del molo foraneo galleggiante, precedentemente danneggiata da una forte lagheggiata. Il progetto, rielaborato dall’ing. Migliorati, prevedeva la costruzione di una struttura metallica reticolare da ancorare alla diga galleggiante e da inserire in un pozzo guida da realizzare a riva alla profondità di 6/8 metri. Il la-

voro doveva essere assicurato da una doppia squadra di operatori subacquei che a turno eseguivano la posa del pozzo guida e i relativi getti di consolidamento in calcestruzzo». Il geometra Corradi, facendo tesoro delle sue conoscenze veliche, del regime dei venti e del moto ondoso, coordinava queste operazioni rapportandosi con le locali stazioni meteo ed elaborando le previsioni al fine di prevenire forti lagheggiate. Il terzo stralcio (anno 2006) della lunghezza di metri 550


LAVORI DI GEOMETRI In questa pagina, particolari costruttivi del terzo stralcio: le passerelle sospese su pali, le passerelle in fase di realizzazione. In basso: pianta del terzo stralcio nella zona del Porto Arcangeli

circa andava a completare l’intero percorso a lago. Volutamente lasciato per ultimo per le innegabili difficoltà tecniche (la vicinanza al porto Arcangeli, l’attraversamento della foce del Rio Magri, ed un lungo tratto completamente a lago su passerella con pali) e per la risoluzione del problema del passeggio pedonale su tratti demaniali in concessione.

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LAVORI DI GEOMETRI In questa pagina: immagini del terzo stralcio: vedute del ponte sul Rio Magri, la passerella in costruzione e finita, la foto d’insieme del Porto Arcangeli. In basso il disegno costruttivo del ponte sul Rio Magri

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LAVORI DI GEOMETRI Quarto stralcio: due immagini delle spiagge e del parcheggio e la relativa pianta in località Cimitero

Il quarto stralcio (anno 2009, 150 metri). Il completamento della passeggiata dal Mulino al il cimitero di Salò comprendeva la sistemazione dell’area adiacente a parcheggio, tutta su proprietà demaniale. L’incarico veniva affidato ancora al geom. Corradi, sia per la progettazione esecutiva, sia per la direzione lavori.

«I lavori – spiega Enrico Corradi – hanno interessato il consolidamento strutturale, alcuni pennelli frangi-onde con pavimentazione in doghe di iroko, la ricarica con ridefinizione del profilo delle spiagge intercluse con formazione di percorso pedonale su ghiaia e muro di protezione a lago in cemento armato».

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LAVORI DI GEOMETRI

In queste pagine e nella seguente: progetto preliminare della passeggiata a lago di collegamento tra Via Cure del Lino (Salò) e Barbarano

Il parcheggio, pre-esistente, è stato ridefinito con nuovi cordoli, nuova pavimentazione e sistemazione del verde con aiole e piantumazioni d’alto fusto. Hanno completato l’intervento un adeguato impianto di illuminazione dello stesso tipo utilizzato per gli altri stralci. «La nuova passeggiata a lago utilizzabile oggi – fa rimarcare il geom. Corradi – presenta uno sviluppo di 1.400 metri che, sommati al lungolago Zanardelli (1 km), portano a un totale generale di 2 chilometri e 400 metri; si consideri inoltre che dal cimitero di Salò fino al confine con S. Felice esiste già un marciapiede a lago e che il Comune di S. Felice sta ultimando quello di raccordo che condurrà al porto di Portese. Si può concludere che già oggi esiste una passeggiata funzionale collegante Salò a S. Felice del Benaco».

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allora, ecco nuovamente intervenire gli “Amici del Golfo” con la proposta di completare la sopra descritta passeggiata anche in direzione di Barbarano e del Comune di Gardone Riviera; e il nostro amico geometra intervenire nuovamente e, con l’esperienza acquisita in materia, produrre un suo nuovo impegnativo progetto. Ma lasciamo parlare Corradi: «Il progetto che ho predisposto prevede di utilizzare gran parte della pedonalizzata via Cure del Lino, primo tratto del percorso, pur molto suggestivo, che non si trova in fregio al 38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

lago. La si imbocca dall’estremità est del lungolago Zanardelli/piazza Carmine e la si percorre fino al palazzo Bertazzi, dove un vicolo pubblico scende perpendicolarmente in riva al lago. Da questo punto, tramite una passerella su pali metallici parallela alla costa, ma distante da essa da 6 a 9 metri, sospesa su un fondale medio di 3 - 6 metri, si raggiungerà palazzo Martinengo; è un percorso straordinariamente appagante di ben 480 metri. Il turista vi godrà una visione della riva ricca di giardini, di vegetazione, di fiori, di colori, tutta nuova, come la si può cogliere solo stando in barca; e chi da terra guarderà il lago non proverà disturbo alcuno: i parapetti di protezione saranno infatti di materiale trasparente». A confine con palazzo Terzi Martinengo il percorso rientrerà sulla terraferma e, aggirando il palazzo sul suo lato nord, usufruirà dell’ampio marciapiede che costeggia la strada statale 45 per 320 metri. «Il tratto di aggiramento del palazzo Martinengo – spiega ancora Corradi – è stato reso necessario dalla presenza a lago di un porticciolo, ma soprattutto di un pregevole bosco di cipressi, luogo di nidificazione di specie protette (airone cinerino, gabbiano, cormorano, svasso, folaga) oltre che dalla conformazione naturale della costa con bassi fondali sabbiosi e presenza di piccole spiagge, luogo ideale per la riproduzione delle specie ittiche ca-


LAVORI DI GEOMETRI

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LAVORI DI GEOMETRI

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LAVORI DI GEOMETRI

ratteristiche del lago: una piccola ma preziosa riserva naturale che merita tutela e riservatezza». «Costeggiando a fianco della Gardesana occidentale il vecchio muro di pietra che delimita il bosco di cipressi, si giunge al confine orientale della proprietà Terzi Martinengo dove ci si riporta nuovamente in riva al lago per accedere a un pontile di circa 26 metri, salvaguardando, sulla sinistra – fa notare Corradi –, un bel gruppo di tassi che affondano le radici direttamente in acqua».

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a qui, sempre con la tipologia della passerella metallica sospesa sull’acqua, si raggiunge, dopo circa 160 metri, la spiaggia delle Rivette a Barbarano, della quale è previsto un ampliamento con molo di riparo massiccio in calcestruzzo e pavimentazione di legno. Un breve scivolo a scaletta consentirà il varo di piccole imbarcazioni. Ci sarà anche la possibilità di costruire un piccolo locale di ristoro con i necessari servizi igienici pubblici.

Dalla spiaggia delle Rivette di Barbarano si può raggiungere in breve Gardone Riviera sul percorso pedonale esistente. L’intero percorso sarà illuminato con lampade lineari a pavimento a luce soffusa come già realizzato alle Antiche Rive; piccoli spazi dedicati alle sedute integrate con la pavimentazione di legno permetteranno una piacevole sosta. Questo tratto di passeggiata con uno sviluppo complessivo di oltre 1000 metri, aggiunto a quelli già esistenti,

consentirà il periplo pedonale dell’intero golfo salodiano: il sogno fortemente perseguito dall’associazione “Amici del Golfo”. «Ai salodiani e ai turisti – è la conclusione del collega Corradi – sarà così consentito di riappropriarsi di una porzione di territorio, in parte degradato, in parte occupato impropriamente da privati, restituendolo alla libera fruizione pubblica». ❑

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AGRICOLTURA & FORESTE Valeria Sonvico

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azienda multifunzionale in agricoltura nasce come strategia alternativa che può consentire agli agricoltori di riconquistare centralità nel sistema agroalimentare prestando il proprio volto per ridurre i passaggi sociali, culturali ed economici che li separano dal consumatore finale. La multifunzionalità per eccellenza è riconducibile all’agriturismo inteso come «l’attività di ricezione e ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli di cui all’articolo 2135 del codice civile, anche in forma di società di capitali o di persone, oppure associati fra loro, attraverso l’utilizzazione della propria azienda in rapporto di connessione con le attività di coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento di animali». L’attività di agriturismo dagli anni settanta in poi ha avuto un notevole sviluppo, ma è solo negli anni ottanta che il legislatore ha avvertito la necessità di regolamentare la materia, emanando una legge quadro, la Legge n. 730 del 5 dicembre 1985, norma poi abrogata dalla Legge 20 febbraio 2006 n. 96 che è la legge quadro attualmente in vigore. In Regione Lombardia la legge di riferimento è la n. 31 del 2008 avente la finalità di consentire la permanenza degli agricoltori sul territorio, valorizzare il patrimonio rurale e i prodotti tipici di qualità ed è completata da un regolamento attuativo. A tale proposito si precisa che sussistono due tipologie di agriturismo quello in famiglia e quello in azienda 42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

Agriturismo ed edilizia: poche regole di base

a seconda del numero di posti letto e pasti offerti agli ospiti (vedi tabella n.1). Accanto all’ospitalità e al ristoro non dobbiamo dimenticare tutte le attività che costituiscono i servizi messi a disposizione, quali ad esempio degustazione in azienda di prodotti tipici locali, attività sportive o escursionistiche, didattiche, ecc. L’attività agrituristica non potrà mai essere un’attività autonoma, ma dovrà sempre essere connessa con una attività agricola principale (richiesta di certificato di connessione), inoltre per il suo svolgimento è necessaria la frequentazione, con esito positivo, di un corso di abilita-

70% sul totale dei prodotti utilizzati deve essere costituito dall’insieme dei prodotti aziendali di cui quelli precedentemente richiamati e da prodotti direttamente acquistati da altre aziende agricole o da artigiani alimentari della zona, dove per zona si intende la provincia di appartenenza e le province limitrofe (vedi tabella n.2).

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er quanto riguarda le strutture per l’accoglienza gli immobili rurali esistenti e facenti parte dell’azienda agricola possono essere destinati all’attività agrituristica. Inoltre, possono essere utilizzati anche edifici situati nelle immediate vicinanze,

l’azienda agricola la momento della richiesta di certificato di connessione sia che possiedano i requisiti di agibilità e abitabilità necessari per lo svolgimento dell’attività agrituristica, sia che richiedano interventi di ristrutturazione e manutenzione per poter essere utilizzati a condizione che la loro destinazione non comprometta l’esercizio dell’agricoltura. È contemplata la possibilità di ristrutturare gli immobili rurali destinati all’attività attraverso interventi di ristrutturazione edilizia, restauro conservativo o di miglioramento. Gli ampliamenti, invece, sono ammessi solo per l’adeguamento igienico-sa-

Tabella 1

Agriturismo in famiglia Ospitalità all’interno dell’alloggio dell’imprenditore agricolo o dei fabbricati aziendali Max 60 persone al giorno

Ospitalità in spazi attrezzati per la sosta dei campeggiatori (roulotte, tende, camper) Max 10 persone al giorno

Ristoro massimo 40 pasti/giorno

Ospitalità in spazi attrezzati per la sosta dei campeggiatori (roulotte, tende, camper) Max 60 persone al giorno

Ristoro massimo 160 pasti/giorno

Agriturismo in azienda Ospitalità in camere o in unità abitative indipendenti Max 60 persone al giorno

zione per operatori agrituristici. Altro aspetto fondamentale sono i parametri da rispettare nel caso di somministrazione di pasti: almeno il 30% dei prodotti utilizzati deve essere ricavato da materie prime dell’azienda agricola ed una quota non inferiore al

o addirittura distaccati dal centro aziendale purché questi abbiano una destinazione agricola e sussista un rapporto di connessione fisica o funzionale all’attività agricola dell’azienda. Per fabbricati aziendali esistenti si intendono tutti quelli che già costituiscono

nitario e tecnico. Le strutture recettive devono possedere i requisiti minimi igienico-edilizi delle leggi statali e regionali e dal regolamento comunale di igiene edilizio in vigore. Sia le strutture recettive ad alloggio o unità abitative sia le camere devono essere in


AGRICOLTURA & FORESTE

possesso dei requisiti previsti per gli alberghi. I nuovi regolamenti comunitari (pacchetto igiene) hanno abolito le vecchie autorizzazioni sanitarie, che sono state sostituite da una dichiarazione del produttore. È quindi responsabilità dell’imprenditore garantire che le strutture siano a norma; per quanto riguarda il ristoro si consiglia comunque in fase di progettazione di richiedere il parere edilizio. L’imprenditore che decide di effettuare solamente il servizio di ospitalità, deve adempiere alle disposizioni previste dal regolamento edilizio comunale in merito agli alloggi in cui intende o-

volte possono essere sufficienti differenziazioni temporali, o semplici spazi diture edilizie già esistenti. La macellazione di animali allevati deve avvenire in locali aziendali o impianti pubblici o privati autorizzati a tale scopo dal servizio veterinario delle Asl competente per territorio; è consentito procedere nello stesso impianto alla macellazione di animali di specie diverse, nel rispetto delle corrette modalità di lavorazione, anche qualora le stesse avvengano in momenti diversi. Per la preparazione di pasti e bevande semplici e di pronto consumo possono

zione; il regolamento di igiene tipo in materia veterinaria; l’ordinanza del ministero della Sanità del 3 aprile 2002 in materia di requisiti per l’attività di somministrazione e vendita su aree pubbliche. Aspetti strutturali costruttivi: le caratteristiche delle pareti (imbiancatura, rivestimenti, raccordi, ecc) , dei pavimenti (scarichi,ecc), i rapporti aereo illuminanti (apporto naturale e artifi-

Tabella 2

Agriturismo in famiglia Passaggi interni dall’azienda agricola all’agriturismo

Prodotti di altre aziende agricole o artigiani alimentari della provincia di appartenenza e di quelle limitrofe

>70% > 30% spitare i clienti e ai relativi servizi igienici, nonché garantire servizi e spazi minimi previsti dalla legge regionale 16 luglio 2007, n. 15 (Testo unico delle leggi regionali in materia di turismo). Per quanto riguarda le attività di ospitalità in spazi aperti, le piazzole devono garantire l’allacciamento elettrico e i servizi igienici, che saranno ricavati, preferibilmente, all’interno di strut-

< 40% essere utilizzate la cucina dell’imprenditore e zone di cotture poste all’esterno degli edifici. Inoltre, in merito all’applicazione dei requisiti strutturali e laboratori di produzione alimentari è utile ricordare: l’art 28 del D.p.r. 327/80 in materia di stabilimenti, il regolamento locale di igiene tipo demanda all’attività di fissazione dei requisiti per l’attività di somministra-

Tutto il resto: caffè, zucchero, agrumi, pasta di semola, cacao, cioccolato, …

< 30%

ciale), devono essere funzionali alla tipologia di attività che vi si svolge e, comunque, tali da consentire il rispetto dei requisiti di sicurezza alimentare, l’altezza dei rivestimenti il loro materiale e le altre soluzioni con cui ciò viene garantito dipendono dalle scelte dell’operatore. Aspetti organizzativi: la separazione delle diverse attività non sempre necessita di accorgimenti fisici, ma a

versi pur nell’ambito di un unico ambiente.

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e aziende agrituristiche hanno l’opportunità di accedere a finanziamenti previsti dal Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 (Psr) attraverso la specifica misura 311 A “Diversificazione verso attività non agricole: Agriturismo” finanzia gli investimenti delle strutture aziendali e l’acquisto di attrezzature con l’obiettivo di favorire la diversificazione dell’attività agricola, produrre beni e servizi non tradizionalmente agricoli, incentivare la permanenza delle popolazioni rurali nelle aree più marginali e svantaggiate. Il settore è di notevole interesse ed in continua crescita, tant’è che si registrano incrementi dell’ordine dell’8% annuo, un’opportunità sempre più apprezzata dai cittadini che riscoprono l’importante ruolo dell’imprenditore agricolo. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 43


AGRICOLTURA & FORESTE Guido Lombardi da Giornale di Brescia

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ualche luce si vede. Ma non basta, e, soprattutto, i timidi segnali di ripresa dei mercati devono tradursi in benefici per tutti gli attori della filiera produttiva. L’agricoltura bresciana sta tentando di uscire dalla crisi e, nelle prime valutazioni sull’annata agraria 2010, emergono alcuni dati positivi. Lo ha sottolineato il presidente dell’Unione Provinciale Agricoltori, Francesco Bettoni, affiancato dal vicepresidente, Sergio Visini, e dal direttore, Annibale Feroldi. «Buone notizie – ha detto Bettoni – arrivano sul fronte della ripresa dei prezzi dei cereali e dei formaggi stagionati, con possibili ricadute

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L’agricoltura in cerca di riscatto

positive per i redditi degli agricoltori». Le notizie negative, invece, permangono, in campo suinicolo, nel florovivaismo e nel settore ortofrutticolo. I produttori di vino, intanto, cominciano a temere il calo dei consumi, «controbilanciato per ora – ha aggiunto il presidente Upa – dall’ottima qualità dei nostri prodotti». Resta ancora troppo elevato, in ogni caso, il divario tra costi e ricavi. Per gli imprenditori agricoli, i primi continuano a crescere più dei secondi, e spesso si produce in perdita. Questo vale, in particolare, per il settore lattiero-caseario. Il mercato, in questo caso, è decisamente positivo, spe-

cialmente sul fronte del Grana Padano, un prodotto vincente anche all’estero. «Ma gli allevatori – ha affermato Bettoni – non stanno beneficiando di questo positivo andamento, e l’intesa confermata dalla Confagricoltura e Italatte (per un prezzo alla stalla di 36,9 centesimi al litro, ndr) è la più remunerativa per il maggior numero di produttori». Naturalmente, l’Upa ha sostenuto singoli imprenditori che sono riusciti a strappare un prezzo più alto, specialmente grazie al positivo andamento del Grana. In netta crescita, a proposito di mercati internazionali, anche i prezzi dei cereali, a causa della contrazione della produzione mondiale,

ma anche delle manovre speculative. «Si tratta comunque di una situazione diversa rispetto al 2007 – ha detto il presidente dell’Upa – grazie al buon livello delle scorte mondiali, che per i frumenti si assestano a 181 milioni di tonnellate, il 50% in più di quelle registrate nel 2007, l’anno del boom dei prezzi cerealicoli».

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er il rilancio del settore primario, l’Unione Agricoltori si augura anche un’apertura verso la sperimentazione degli Ogm, mentre le fonti di energie rinnovabili vanno prese in considerazione solo come complementari all’attività agricola. La legge sull’etichettatura d’origine viene considerata positiva, «ma occorre maggiore chiarezza – ha aggiunto il presidente Upa – sui possibili effetti del provvedimento quanto ai concetti di “prevalenza della materia prima” e di “ulteriore trasformazione sostanziale”: due elementi che potrebbero aumentare la confusione, anziché diminuirla». Infine, il mondo agricolo si prepara a giocare la grande partita della riforma della Politica agricola comunitaria, prevista per il 2013. «Sarà necessario – ha concluso Bettoni – difendere il budget comunitario destinato all’agricoltura e la quota assegnata al nostro Paese». ❑



SICUREZZA CANTIERI Fabio Domenico Delbarba

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l 9 aprile 2008 è entrato in vigore il D.Lgs. 81, denominato Testo Unico della Sicurezza che sostituisce e abroga, tra le altre, la legge 626/94 in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Il comma 1 dell’articolo 3 – Campo di applicazione – del nuovo Decreto Legislativo conferma quanto già dettato dal D.Lgs. 626/94: «Il presente decreto si applica a tutti i settori di attività privati e pubblici e a tutte le tipologie di rischi». Da questa enunciazione si capisce che non è escluso dall’applicazione delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza alcun ambito lavorativo e che quindi anche gli studi professionali sono soggetti alla sua applicazione. Discriminante per l’applicabilità del D.Lgs. 81/2008 è la presenza di altre persone, oltre al professionista titolare dello studio, all’interno del luogo di lavoro: se infatti, in regime del D.Lgs. 626/94, si poteva parlare di sicurezza dei lavoratori solo in caso di sussistenza di un contratto di subordinazione, di qualsiasi natura, tra il titolare dello studio e altre persone presenti all’interno della struttura, lasciando quindi dubbi sull’effettivo dovere di applicazione in caso di presenza di tirocinanti e/o collaboratori familiari, la nuova norma, modificata dal D.Lgs. 106/2009, ha chiarito anche questi aspetti con l’articolo 2) che contiene le seguenti definizioni: 46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

Applicabilità del D.lgs 81/2008 agli studi professionali

a) “Lavoratore” persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari. Al lavoratore così definito è equiparato: il socio lavoratore di cooperativa o di società, anche di fatto, […], l’associato in partecipazione[…], il soggetto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orientamento […], l’allievo degli istituti d’istruzione ed universitari e il partecipante a corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici e fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di video terminali limitatamente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alla strumentazioni o ai laboratori in questione, i volontari del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile, il volontario che effettua il servizio civile, il lavoratore di cui al D.Lgs. 1 dicembre 1997, n. 468, e successive modifiche. b) “Datore di lavoro” il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore, o comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. c) “Azienda” è il complesso della struttura organizzata dal datore di lavoro pubblico o privato. «omissis» Analizzando l’art. 2 del Testo Unico della Sicurezza, si de-

sume che il datore di lavoro, ove ne ricorrano i requisiti per ritenerlo tale, ha l’obbligo di redigere la valutazione dei rischi aziendali per iscritto attraverso la compilazione di un documento chiamato Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). Oltre a questo compito il datore di lavoro deve procedere alla nomina di alcune figure importanti per poter eseguire una corretta valutazione dei rischi aziendali. Tali figure sono l’R.S.P.P. (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione), il medio competente, gli addetti al primo soccorso, gli addetti della squadra antincendio e gli addetti della squadra per le emergenze e, qualora vi sia più di un collaboratore o di un dipendente, anche l’R.L.S. (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza). Tali obblighi, derivano al datore di lavoro dall’articolo 17 del succitato D.Lgs. e non sono delegabili ad altra persona. Analizziamo ora le singole figure che devono coadiuvare il datore di lavoro, nella tutela della salute e sicurezza dei propri dipendenti o collaboratori. R.S.P.P.: è la persona incaricata dal datore di lavoro, che ha la responsabilità del servizio di prevenzione e protezione aziendale. Tale compito può essere svolto dal datore di lavoro stesso, da persona interna all’azienda da lui incaricata o da persona esterna all’azienda. In ogni caso l’R.S.P.P. deve aver seguito dei corsi specifici in materia di sicurezza sui

luoghi di lavoro, deve essere in possesso di un diploma di studio di scuola superiore o aver partecipato a corsi specifici che ne attestino la frequenza e l’apprendimento, secondo quanto previsto dall’articolo 32 commi 1,2,3,5 del D.Lgs. 81/08. L’R.S.P.P. comunque, deve frequentare corsi di aggiornamento secondo gli indirizzi definiti dall’accordo Stato-Regioni. Il datore di lavoro che decida di svolgere lui stesso il ruolo di R.S.P.P., secondo quanto previsto dall’articolo 34 comma 2 del TUS, deve frequentare obbligatoriamente corsi di formazione della durata minima di 16 ore e massima di 48 ore, adeguati alla natura dei rischi presenti nel proprio luogo di lavoro e derivanti dalla sua attività lavorativa. Medico competente: è nominato dal datore di lavoro, deve essere specializzato in medicina del lavoro o in medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica, e comunque deve avere i requisiti previsti dall’articolo 38 del D.Lgs 81/08; non può essere il proprio medico di famiglia. Il compito del medico competente è quello di predisporre idonei piani, atti a mantenere la sorveglianza sanitaria dei singoli dipendenti. Tali piani devono contenere la periodicità della visita medica, nonché gli accertamenti necessari a tutelare il lavoratore dai rischi ai quali è esposto. La visita medica normalmente è annuale, gli esami specifici sono elaborati dal medico in base ai rischi


SICUREZZA CANTIERI

evidenziati nel DVR ai quali sono soggetti i lavoratori (dipendenti o collaboratori a qualsiasi tipo ricadenti nella definizione più ampia di lavoratore secondo le definizioni di cui all’articolo 2) Addetti al primo soccorso: sono designati dal datore di lavoro in base alla natura delle attività ed alle dimensioni dell’azienda. Gli studi tecnici, possono ricadere nella tipologia B e C previste dal D.M. 15 luglio 2003 n. 388, in funzione del numero degli addetti, ovvero: • nel gruppo B ricadono le aziende o unità produttive con tre o più lavoratori che non rientrano nel gruppo A; • nel gruppo C ricadono le aziende o unità produttive con meno di tre lavoratori che non rientrano nel gruppo A; Gli addetti individuati dal datore di lavoro, non possono rifiutare la designazione se non per giustificato motivo, come prevede l’articolo 43 del D.Lgs 81/08 comma 3. La durata dei corsi per entrambe le categorie è prevista in 12 ore distinte in due moduli, uno teorico di 8 ore e uno pratico di 4 con test finale di apprendimento. L’aggiornamento di tali addetti è previsto ogni tre anni. Addetti all’antincendio: sono designati dal datore di lavoro all’interno dell’azienda in base alla natura delle attività e alle dimensioni dell’azienda. Gli studi tecnici, ricadono nella tipologia di rischio considerato medio, se-

condo quanto prescritto dal D.M. 10 marzo 1998. Il corso di addestramento degli addetti è definito dal precedente citato D.M. in 8 ore, diviso in due moduli, uno puramente teorico e l’altro pratico. Attualmente non sono previsti corsi di aggiornamento periodici. Addetti alla gestione delle emergenze: sono lavoratori designati dal datore di lavoro, dopo aver sentito il parere del R.L.S. Tali operatori

devono seguire un corso specifico teorico-pratico a seconda del tipo di rischio presente in azienda. La durata di tale corso non deve essere inferiore a quella del rischio incendio, ovvero 8 ore. Dobbiamo dire tuttavia che negli studi professionali di limitate dimensioni (fino ad un massimo di 5 dipendenti o collaboratori) la funzione di addetto al primo soccorso, antincendio e addetto alle emergenze, può

essere svolta direttamente dal titolare dello studio, così come previsto dall’articolo 34 commi 1-1 bis del D.Lgs. 81/08. Lo stesso titolare comunque deve seguire gli stessi corsi previsti per le funzioni che va a svolgere con la stessa periodicità di aggiornamento. R.L.S. (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza): è nominato dai lavoratori in tutte le aziende così come previsto dal articolo 47 comma 2 e 3; egli accede ai luoghi di lavoro in cui si svolgono tutte le attività lavorative, è consultato preventivamente per la stesura del DVR, è consultato per la designazione degli addetti al primo soccorso, all’antincendio ed alla squadra emergenza; esercita la sua funzione secondo quanto prescritto all’articolo 50 del D.Lgs. 81/08. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza deve partecipare ad un corso idoneo della durata minima di 32 ore, di cui 12 specifiche sui rischi presenti in azienda con test finale di verifica d’apprendimento, inoltre l’aggiornamento periodico è previsto dalla contrattazione collettiva nazionale ogni 2 anni e la sua durata non può essere inferiore a 4 ore. Dove non sia eletto l’R.L.S., lo studio deve appoggiarsi obbligatoriamente all’R.L.S.T. (Rappresentante per la Sicurezza dei Lavoratori Territoriale) che ha le medesime funzioni ed è individuato tra più aziende secondo quanto previsto dal articolo 48 del D.Lgs. 81/08. IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 47


SICUREZZA CANTIERI

tenga conto dei rischi derivanti per la sicurezza dei lavoratori esposti a particolari rischi, a quelli correlati allo stress indotto dal lavoro-correlato, a quello riguardante le lavoratrici in stato di gravidanza (secondo quanto previsto dal D.Lgs. 26 marzo 2001, n. 151), e inoltre a tutti i rischi connessi alle differenze di sesso (maschi/femmine), all’età anagrafica o alla provenienza da altri paesi. In prima analisi possiamo dire che una valutazione approssimata dei rischi presenti si può ricavare analizzando la matrice del rischio ricavata interpolando tra loro la probabilità che un e-

vento accada P ed il danno prodotto D, secondo la seguente relazione: R (rischio) = PxD. La matrice del rischio è un grafico che ci permette di capire l’entità e la pericolosità del rischio generato da un’attività o da una situazione presente nei luoghi di lavoro. Probabilità Danno

D.V.R.: è il Documento di Valutazione dei Rischi presenti nello studio e nelle attività esterna a esso, e deve contenere la valutazione di tutti i rischi presenti nello studio e riscontrabili anche dalla sola analisi dei luoghi di lavoro. Nella sua stesura l’RSPP deve tenere conto di eseguire le seguenti operazioni: a) Una corretta valutazione della scelta delle attrezzature utilizzate. b) Una corretta valutazione della scelta delle sostanze chimiche impiegate (toner, inchiostri vari, liquidi per sviluppi eliocopie, ecc ..). c) Una corretta sistemazione dei luoghi di lavoro. d) Una valutazione che

0 1 2 3 4

1 2 3 4 5

2 4 6 8 10

3 6 9 12 15

4 8 12 16 20

5 10 15 20 25

Risultato Rischio = PxD

Se il prodotto PxD genera un rischio R alto, ci obbliga ad analizzare molto in dettaglio la fase lavorativa presa in e-

same o il luogo di lavoro che l’ha generato, ancorché l’attrezzatura utilizzata. I valori inserito da assumere nella matrice di rischio, per quanto riguarda la probabilità che un evento accada P sono: 1 = IMPROBABILE (trascurabile) non sono noti episodi al riguardo. 2 = POCO PROBABILE (ma non trascurabile) sono noti alcuni casi già verificatisi 3 = PROBABILE quando sono noti alcuni casi che hanno fatto seguito ad un danno 4 = QUASI CERTA quando sono noti molti casi che hanno fatto seguito ad un danno di tipo permanente 5 = SICURA quando si sono verificati danni per la stesa causa. I valori da assumere per quanto riguarda il danno prodotto D, sono: 0 = non rilevante (trascurabile) 1 = lieve infortunio o inabilità rapidamente reversibile 2 = medio infortunio o inabilità reversibile 3 = grave infortunio o inabilità parziale 4 = gravissimo o mortale infortunio con inabilità totale o morte Il risultato del calcolo eseguito applicando la relazione PxD definisce un indice che permette di valutare il rischio presente in un’azienda che comporta l’identificazione di tutti i peri-

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SICUREZZA CANTIERI

coli presenti visibili e non visibili. Dobbiamo tuttavia fare una precisazione sul significato dei vocaboli pericolo e probabilità. Con la definizione di pericolo non si deve intendere rischio, infatti, i due vocaboli hanno due significati ben distinti e intendono significare: 1) Pericolo: è la proprietà intrinseca presente in un materiale, attrezzatura, metodo di lavoro che può creare un danno; 2) Rischio: è la probabilità che si verifichi un danno di diversa gravità su cose e persone, in relazione alle condizioni dei materiali, attrezzature, metodi e pratiche di lavoro. Valutare il rischio è quella procedura sistematica che permette di identificare i pericoli presenti e gli eventuali rischi connessi stabilendo un giudizio di gravità. La valutazione del rischio deve essere articolata su due punti fondamentali: 1) valutazione del rischio 2) determinazione dei provvedimenti da attuare per eliminare il rischio. Una volta ottenuti i dati di rapporto finale è possibile stabilire i criteri d’intervento e gli apprestamenti necessari che serviranno ad eliminare o meglio attenuare il più possibile i rischi evidenziati in essa. Dobbiamo dire però che non esiste un valore R = PxD = 0 poiché esiste sempre una parte di rischio non eliminabile e imponderabile, quindi la nostra valutazione deve essere in grado di con-

siderare anche il rischio residuo e trattarlo di conseguenza. Quando il risultato R, è minimo cioè R = 1, sono sufficienti istruzioni operative generiche e normalmente di buon senso a tenerlo sotto controllo.

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ontenuti del D.V.R.: nella redazione del D.V.R. bisogna esplicitare la descrizione della situazione aziendale, dei processi produttivi, delle figure presenti in azienda evidenziando le relative responsabilità, procedendo poi ad analizzare nel particolare i singoli rischi presenti nello studio ed evidenziati dalla matrice del rischio, partendo dai luoghi di lavoro fino a giungere a valu-

tare quelli relativi alle macchine ed attrezzature, a quelli previsti dal D.Lgs. 81/08 e non trascurabili, come il rischio prodotto dal rumore (interno ed esterno allo studio inteso come lavori di rilievo e di cantierizzazione di progetti), il rischio proveniente dalle vibrazioni di macchinari e attrezzature, il rischio chimico e biologico e comunque tutti quei rischi che danno origine obbligatoriamente a sorveglianza sanitaria (rumore, vibrazioni, radiazioni ottiche ambientali elettrosmog). Per quanto riguarda i rischi che danno origine a sorveglianza sanitaria obbligatoria, sarà cura del medico competente segnalarli e

proporre le idonee alternative in merito alle procedure corrette da mettere in atto. La presente indicazione circa i contenuti non deve intendersi come elenco esaustivo, in quanto la valutazione dei rischi di ogni singolo studio varia in funzione di molteplici variabili quali numero di addetti, dimensione dello studio, tipologia delle attrezzature, tipologia degli incarichi e luogo di svolgimento degli stessi. Si rimandano pertanto i colleghi ad una attenta e approfondita lettura del Decreto Legislativo n. 81/2008 completo dei relativi allegati e successive modifiche e integrazioni. ❑

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DAL COLLEGIO DI BRESCIA

Brescia ospita la XIV Conferenza Nazionale di Asita

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al 9 al 12 novembre 2010 si è tenuta nei padiglioni della Fiera di Brescia la XIV Conferenza Asita (Associazioni Scientifiche per le Informazioni Territoriali ed Ambientali), la più importante e consolidata vetrina italiana del mondo della geomatica e delle sue molte-

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plici articolazioni: topografia, cartografia, aerofotogrammetria, telerilevamento, sistemi informativi territoriali, infrastrutture di dati spaziali, geodesia, geotecnologie, geografia urbanistica. Brescia è stata scelta come sede grazie all’importante ruolo svolto sul territorio na-


DAL COLLEGIO DI BRESCIA Nelle due foto di questa pagina, la delegazione dei geometri bresciani all’Asita Nella pagina precedente, la locandina della manifestazione e vedute degli stand alla Fiera di Brescia

della geomatica. Nessuna sede, meglio di Brescia, ha fatto da volano culturale per il miglioramento dei processi di conoscenza e governo del territorio; da Brescia e dalla Lombardia è partita la sfida per dare al nostro Paese il ruolo che gli compete nel mondo scientifico. Nella giornata inaugurale della Conferenza sono stati proclamati e premiati i vincitori del premio nazionale “Licinio Ferretti” (ing. Andrea Mazzoldi) e consegnati dei premi delle Associazioni federate: ricerca e formazione sono la leva fondamentale per la crescita dell’economia e per garantire sviluppo e futuro. Da Brescia parte la sfida per ritrovare lo slancio culturale, zionale nella promozione e nello sviluppo di tecnologie e progetti realizzati nel campo della geomatica e dei processi di e-government ad essa correlati. La Conferenza si è articolata in sessioni attraverso le quali scienziati, docenti e studenti, tecnici e operatori, professionisti e aziende di produzione e di servizi hanno trovato spazi e momenti di crescita culturale, di opportunità comunicative, di scambio di esperienze, di domande e di risposte. Gli appassionati delle scienze legate alle informazioni ambientali e territoriali, i produttori e gli utenti, pubblici e privati, hanno potuto cogliere a Brescia l’occasione, unica e irrinunciabile, di una visione aggiornata dell’universo IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 53


DAL COLLEGIO DI BRESCIA La consegna (sotto) del Premio Ferretti all’ing. Andrea Mazzoldi e altri momenti della mostra convegno Asita

tecnico e scientifico che ci porti fuori dalla pervasiva crisi economica globale. Informazione geografica e osservazione della Terra per

il governo del territorio e la sostenibilità dell’ambiente possono essere le parole chiave della crescita e dello sviluppo. ❑ Il Collegio geometri di Brescia, in collaborazione con i Collegi Lombardi e l’Asita (Federazione italiana delle Associazioni Scientifiche per le Informazioni Territoriali e Ambientali) ha organizzato, giovedì 11 novembre dalle ore 14,30 alle 16,30 nella sede di Piazzale Cesare Battisti, 12, il corso

“Database topografico Regione Lombardia” Il corso, gratuito, ha fruttato ai partecipanti 4 crediti formativi con il 100% della presenza. Le richieste sono state superiori alla capacità ricettiva della sala e l’interesse dei presenti altissimo.

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DAL COLLEGIO DI LODI Alessandro Colonna

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ià approvato a giugno dal Consiglio dei Ministri, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.199 del 26 agosto 2010, ed è entrato in vigore il 10 settembre 2010, il Decreto del Presidente della Repubblica 9 luglio 2010 n.139 “Regolamento recante procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma dell’art.146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n.42 e successive modificazioni”, applicabile alle aree ed immobili oggetto di alterazione dei luoghi o dell’aspetto esteriore, sottoposti alle norme di tutela previste dalla parte III del codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. La norma trova immediata applicazione nelle regioni a statuto ordinario, mentre per le regioni a statuto speciale e le provincie autonome di Trento e Bolzano è previsto un lasso di tempo pari a 180 giorni per l’adeguamento del proprio ordinamento. Gli “interventi di lieve entità” sono elencati nell’allegato 1 al decreto che comprende 39 tipologie abbastanza circostanziate (vedi pagg. 12-13 e 14 de “Il geometra bresciano” n. 4/2010); l’intento del legislatore sembra essere stato quello di evitare o quantomeno ridurre i margini di interpretazione, e di fornire con precisione la casistica specifica della qualificazione della “lieve entità”; tale elenco, tramite decreto ministeriale, potrà es56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

Autorizzazione paesaggistica per interventi di lieve entità: in vigore il nuovo regolamento sere soggetto a specificazioni e rettificazioni fondate su conoscenze, esigenze e motivazioni di natura tecnica. La nuova procedura prevede quindi una semplificazione documentale, nonché un accorciamento dei termini previsti per il rilascio del provvedimento finale, quest’ultimo emesso entro 60 giorni dal ricevimento della domanda da parte dell’amministrazione competente. Il procedimento in questione inoltre elimina l’obbligo dell’acquisizione del parere delle Commissioni locali per il paesaggio, a meno che sia diversamente previsto dalla normativa regionale (nella regione Lombardia l’obbligo tuttavia permane). L’istanza presentata è corredata da una relazione paesaggistica semplificata, redatta da un tecnico abilitato, secondo il modello di scheda previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 dicembre 2005 (a suo tempo rimasta di fatto inapplicata), nella quale sono indicate le fonti normative o provvedimentali della disciplina paesaggistica, è descritto lo stato attuale dell’area interessata dall’intervento, è attestata la conformità del progetto alle specifiche prescrizioni d’uso dei beni paesaggistici, se esistenti, ovvero documentata la compatibilità con i valori paesaggistici e sono indicate le eventuali misure di inserimento paesaggistico previste. Nella relazione il tecnico abilitato at-

testa altresì la conformità del progetto alla disciplina urbanistica ed edilizia. Il decreto prevede inoltre in maniera esplicita che l’istanza, ove possibile, venga effettuata in via telematica. Per quanto concerne la procedura, sinteticamente il decreto prevede che venga effettuata una verifica preliminare da parte dell’amministrazione competente in merito all’applicabilità della semplificazione o, viceversa, se sussistono le condizioni per l’assoggettamento al regime ordinario piuttosto che all’esonero dalla necessità di autorizzazione paesaggistica; negli ultimi due casi l’amministrazione ne dà comunicazione al richiedente.

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ualora l’intervento rientri nella casistica della “lieve entità”, la documentazione risulti completa e laddove non siano necessari chiarimenti indispensabili (per le quali integrazioni viene fatta richiesta all’utente, un’unica volta, unitamente all’avvio del procedimento concedendo il termine di 15 giorni per l’adempimento), l’amministrazione provvede ad effettuare una verifica della conformità dell’intervento previsto alla disciplina urbanistica ed edilizia; in caso di esito negativo, viene data al richiedente immediata comunicazione dell’improcedibilità della domanda. In caso di esito positivo, l’amministrazione competente valuta la conformità

dell'intervento alle specifiche prescrizioni d’uso contenute nel piano paesaggistico o nella dichiarazione di pubblico interesse o nel provvedimento di integrazione del vincolo, ovvero la sua compatibilità con i valori paesaggistici presenti nel contesto di riferimento. Se l’intervento risulta conforme, la richiesta di autorizzazione paesaggistica viene trasmessa alla soprintendenza (che deve esprimersi entro 25 giorni, contro i 45 della procedura ordinaria), unitamente ad una motivata proposta di accoglimento della domanda stessa. In questa fase si aprono di conseguenza tre scenari: 1. valutazione positiva da parte del soprintendente 2. valutazione negativa da parte del soprintendente 3. mancata espressione da parte del soprintendente Nel primo e nel terzo caso l’amministrazione competente, nel rispetto degli obblighi procedurali e delle tempistiche previste dal regolamento, procede con il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica; nel secondo caso il soprintendente adotta il provvedimento di rigetto dell’istanza. Differentemente rispetto alla procedura ordinaria, per la quale vige il regime di moratoria dei 30 giorni, l’autorizzazione paesaggistica semplificata assume immediata efficacia dal giorno del rilascio ed ha validità per 5 anni. ❑


DAL COLLEGIO DI LODI

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DAL COLLEGIO DI MANTOVA

Due importanti convegni del Collegio di Mantova su “Sicurezza” e “Pregeo 10”

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fronte delle novità introdotte al Testo Unico 81/2008, il Consiglio Direttivo del Collegio geometri e geometri laureati della provincia di Mantova ha deliberato di organizzare una serie di incontri al fine di chiarire quanto recentemente emanato dalla normativa vigente in tema di Coordinatori della

sicurezza e Amministratori di condominio. La prima giornata di studio si è svolta lo scorso 5 giugno a Mantova presso l’auditorium di Monte dei Paschi di Siena, alla quale hanno partecipato circa 150 professionisti. In quell’occasione relatore dell’incontro è stato il dott. Francesco Gallo, funzionario del Ministero del Lavoro - Direzione provinciale di Mantova, che con grande disponibilità ha chiarito e risposto a ogni quesito posto dai partecipanti al seminario. L’incontro è stato il primo di una serie in fase di organizzazione da parte del Collegio geometri della provincia di Mantova: sono infatti già stati calendarizzati gli incontri del 13 novembre 64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

e dell’11 dicembre 2010, da tenersi sempre presso il medesimo auditorium. Per i programmati incontri si prevede anche la collaborazione e l’intervento di altri enti e istituzioni mantovane, tra i quali l’Ordine dei consulenti del lavoro, gli artigiani edili dell’UPA, gli edili dell’Associazione Industriali e quelli del CNA, nonché gli Istituti Tecnici per geometri del Mantovano. Si ringraziano sin da ora i rappresentanti e i funzionari dell’Asl mantovana, che da sempre collaborano attivamente con il Collegio geometri al fine di migliorare la sicurezza sui cantieri edili.

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l 27 luglio scorso il Collegio geometri e geometri laureati di Mantova ha organizzato una giornata di studio sul tema “Chiarimenti sull’utilizzo della procedura Pregeo 10”. Il seminario svoltosi nella prestigiosa cornice di Villa Schiarino Lena di Porto Mantovano ha visto la partecipazione di numerosi professionisti. In qualità di relatori hanno partecipato i componenti della Commissione catasto geometri Davide Cortesi e Benedetto Sinigardi, mentre in rappresentanza dell’Agenzia del Territorio di Mantova erano presenti gli ingegneri Domenico Fernando Carella, Domenico Di Noia, Francesco Marino e il geom. Angelo Sortino. In fase di organizzazione, il Consiglio Direttivo del Collegio, di concerto con i rappresentati dell’Agenzia del

Territorio di Mantova, aveva suggerito agli iscritti di inviare per tempo alla segreteria del Collegio dubbi, chiarimenti e quesiti da sottoporre ai rappresentanti dell’Agenzia. Tali quesiti sono poi stati esaminati e sviscerati durante l’incontro. Il convegno si è rivelato molto interessante, sia dal punto di vista professionale, sia dal punto di vista pratico. L’incontro si è rivelato come un’ulteriore dimostrazione della fattiva e proficua collaborazione in atto tra l’AdT e il Collegio e come importante occasione di confronto. La partecipazione al Convegno ha consentito agli iscritti presenti di maturare crediti validi per la formazione professionale continua. ❑



DAL COLLEGIO DI SONDRIO Stefania Confeggi

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inalmente l’estate è finita e solo ora riesco a concentrarmi e riflettere sulle nuove normative che il legislatore ha emanato in questi ultimi quattro mesi, che come un temporale estivo, mi hanno colto di sorpresa e mi hanno completamente resa inerme di fronte ai fatti. Ma andiamo per ordine. Articolo 5 della Legge n. 73 del 22 maggio 2010 Dell’esigenza di introdurre incisive misure di semplificazione procedurali dell’attività edilizia se ne parlava già nel provvedimento del

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Alcune considerazioni sulle nuove norme emanate negli ultimi quattro mesi 1° aprile 2009, redatto a seguito della Conferenza Unificata tra Stato, Regioni ed Enti locali, ed ecco che, finalmente, nel maggio del 2010 viene pubblicata la legge n. 73 del 22 maggio 2010. In particolare l’art. 5 della legge va a modificare/sostituire l’art. 6 del Dpr 380/2001 ampliando gli interventi edilizi che possono essere eseguiti senza atto abilitativo; di fatto permette di eseguire interventi di manutenzione straordinaria comunicando per scritto al Comune, prima di aprire il cantiere, l’inizio dei lavori, alle-

gando il progetto e una relazione tecnica a firma di un professionista abilitato. Alla comunicazione da inviare al Comune si devono allegare le autorizzazioni obbligatorie, i dati identificativi dell’impresa che effettuerà i lavori e la dichiarazione del tecnico di non avere rapporti di dipendenza con l’impresa né con il committente asseverando, sotto la propria responsabilità , che i lavori sono conformi agli strumenti urbanistici e che per essi la normativa statale e regionale non prevede il rilascio di titolo abilitativo.

Decreto del Presidente della Repubblica n. 139 del 9 luglio 2010 Dal 1°gennaio 2010 sono entrate in vigore, dopo un anno di rinvii, le nuove norme in materia di procedimento per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica di cui all’art.159 del D.lgs 42/2004 come modificato dal D.lgs 63/2008 e dall’art. 4 quinques. La pratica viene presentata all’ente competente che, solo dopo un lungo iter tra commissioni paesaggio e Soprintendenza della durata di circa 140 giorni, rilascia il provvedimento conclusivo.


DAL COLLEGIO DI SONDRIO

Forse il legislatore si è un po’ “vergognato” della suddetta lungaggine “burocratica” e così sulla Gazzetta Ufficiale n.199 del 26 agosto 2010 pubblica il Decreto del Presidente della Repubblica n.139 del 9 luglio 2010 “Regolamento recante procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità…” . Nel suddetto decreto sono elencate 39 tipologie di interventi che secondo il legislatore possono essere considerate interventi di lieve entità, per i quali ottenere l’autorizzazione paesaggistica sarà più veloce (non meno complicato). Infatti l’Ente competente dovrà rilasciare il provvedimento finale entro 60 giorni dalla data di richiesta, dopo aver esaminato la pratica in Commissione paesaggio e aver ottenuto il parere della Soprintendenza. Articolo 49, commi 4-bis e seguenti, legge 122 del 30 luglio 2010 Con la modifica dell’art.19 della legge 24 gennaio 1990 da parte dell’articolo 49, commi 4 bis e successivi della legge 122/2010, la dichiarazione di inizio attività (Dia) è stata integralmente sostituita dalla segnalazione certificata di inizio attività (Scia) . Tale riforma, a detta del ministro della semplificazione normativa, «risponde a una logica di riduzione degli oneri amministrativi fortemente innovativa e migliorativa per il privato …». Infatti, con la presentazione della Scia i lavori

Collegio geometri di Sondrio Seduta n. 4 dell’8 aprile 2010 Iscrizioni Albo professionale Paolo Cotti (1536) Iscrizioni Registro praticanti Valentina Rosina

Seduta n. 6 del 12 maggio 2010 Iscrizioni Registro praticanti Norbert Parolini

Seduta n. 8 dell’8 luglio 2010 Iscrizioni Albo professionale Gianmario Svanosio (1537) reiscrizione Iscrizioni Registro praticanti Andrea Pusterla

Seduta n. 9 del 5 agosto 2010 Iscrizioni Albo professionale Luca Scaramella (1538) Iscrizioni Registro praticanti Claudio Baraiolo Andrea Giorgetta Matteo Pradella Daniela Duscio Donato Bonadeo Luca De Petri Matteo Pradella

Seduta n. 10 del 9 settembre 2010 Iscrizioni Registro praticanti Nicola Trapletti Valentina Bombardieri Sara Vaninetti Cristian Giaggi Jessica Toniatti Stefano Giugni Maurizio Bombardieri

possono iniziare immediatamente, senza la necessità di attendere alcun termine o altro atto abilitativo; sarà il professionista a dover asseverare che gli interventi sono conformi alle normative vigenti e a produrre i pareri o autocertificazioni necessarie.

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opo aver letto questo elenco di nuove norme, alcune considerazioni mi sorgono spontanee: 1) Perché il legislatore nel maggio 2010 ha modificato il testo unico dell’edilizia Dpr 380/2010 e poi, a distanza di due mesi, ha introdotto un nuovo procedimento denominato Scia? 2) Le difficoltà di interpretazione e attuazione della nuove normative sono determinate da una mia vecchia concezione della materia edilizio/urbanistica o dal fatto che non sono scritte in modo chiaro (vedansi anche le circolari esplicative emesse dallo stesso ministero)? 3) Come è possibile che alcuni interventi su beni soggetti a tutela ambientale vengano dichiarati di lieve entità da un Dpr senza avere nemmeno la conoscenza dello stato dei luoghi ove l’intervento verrà eseguito? ❑

IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5 - 67


DAL COLLEGIO DI SONDRIO Giuseppe Bertussi

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a normativa italiana in tema di sicurezza e salute sul lavoro riporta, al decreto legislativo 3 agosto 2009, n. 106 - Titolo III – capo II, gli articoli (da 74 a 79) che disciplinano l’uso dei dispositivi di protezione individuale, definiti come «qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza …». Tali dispositivi, «devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro». Volendo approfondire l’argomento d.p.i. (dispositivi di protezione individuali), con particolare riferimento a quelli anticaduta, non è comunque sufficiente esaminare gli articolo citati nel Testo Unico, ma dobbiamo necessariamente riferirci al decreto legislativo 4 dicembre 1992, n. 475 e alle norme UNI EN. Nel decreto legislativo 475/92 troviamo elencati, tra le altre cose, i requisiti di conformità dei d.p.i. e la definizione delle loro categorie. Da queste, nel caso dei d.p.i. di III categoria, deriva l’obbligo per il datore di lavoro di assicurare una adeguata formazione e, se necessario, uno specifico addestramento. Nelle norme UNI EN, elaborate da Comitati Tecnici 68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

I dispositivi individuali di protezione anticaduta secondo le norme “Uni EN” (CEN/TC 160) su mandato della Commissione Europea e dall’Associazione Europea di Libero Scambio, troviamo le caratteristiche e le prove di collaudo cui sono sottoposti i dispositivi per poter essere commercializzati e utilizzati nei luoghi di lavoro. In particolare, quanto segue si riferisce ai sistemi destinati a salvaguardare dalle cadute dal’alto: il “sistema di arresto caduta” e il “sistema di posizionamento e trattenuta”. Il sistema di arresto caduta Il “sistema di arresto caduta”, così definito dalla norma UNI EN 363, è composto da cinque elementi: quattro classificati come dispositivi di protezione individuale (2 connettori, 1 cordino, 1 imbracatura) e uno come dispositivo progettato esclusivamente per l’uso con dpi, chiamato ancoraggio. Fatta questa premessa, per i d.p.i. da utilizzare per la prevenzione delle cadute dall’alto, le relative norme UNI EN risultano dalla seguente tabella: Si riassumono di seguito alcune considerazioni invi-

tando, chi è interessato per l’attività che svolge in cantiere (per esempio i colleghi Coordinatori), ad approfondire il tema anche se le normative sono a disposizione, sul sito dell’UNI, solo a pagamento. Imbracature per il corpo UNI EN 361 (ottobre 2003) La norma UNI EN 361, definisce l’ imbracatura per il corpo quel componente, di un “sistema di arresto di caduta”, che costituisce il supporto per il corpo da utilizzare ai fini dell’arresto ca-

Sistema di arresto caduta Connettore (primo) Cordino Connettore (secondo) Imbracatura per il corpo

UNI EN 362 UNI EN 354 UNI EN 362 UNI EN 361

Sistema di posizionamento e trattenuta Cintura di posizionamento e trattenuta UNI EN 358 Cordino di posizionamento UNI EN 358

duta. Essa sostiene il corpo di una persona e la tiene sospesa, sia durante una caduta, che dopo il successivo arresto. Il sostegno della persona avviene attraverso le cinghie primarie e le cinghie secondarie. Le prime, hanno una larghezza minima di mm 40 e sono quelle destinate a sostenere il corpo durante la caduta (le cosiddette bretelle e i cosciali); le seconde sono tutte le altre che servono per completare la vestizione vera e propria del d.p.i. (esempio la chiusura pettorale). Di norma le cinghie sono costruite con fettucce in poliammide o poliestere con parti metalliche (fibbie ed anello dorsale) in acciaio zincato o alluminio. I fili utilizzati per le cuciture, oltre ad essere di materiale compatibile con le cinghie, sono di colore contrastante per facilitare la verifica “a vista”. Altro componente dell’imbracatura è l’elemento di attacco, il punto cioè dove noi possiamo eseguire il collegamento con il cordino tramite un connettore (nella foto gli elementi di attacco pettorali indicati con le targhette di colore giallo). L’elemento di attacco è sempre identificato con la lettera “A” e, in una imbracatura, ne troviamo due: uno dorsale, costituito dall’anello chiamato a ”D” perché ne ricorda la forma; uno pettorale costituito dall’insieme di due asole poste direttamente sulle cinghie




DAL COLLEGIO DI SONDRIO Cordino completo di assorbitore e connettori e Assorbitore di energia

pettorali. L’attacco pettorale deve sempre essere eseguito interessando tutte e due le asole contemporaneamente. In commercio si trovano diverse tipologie, marche e modelli di imbracature, dalle più semplici a quelle più complesse che comprendono, in alcuni casi, anche la cintura di posizionamento. Indipendentemente dal modello, il rispetto alla norma UNI EN 361 e, per alcuni casi specifici anche alla norma UNI EN 358, deve essere assolutamente rispettato e certificato. Cordini UNI EN 354 (ottobre 2003) Secondo la norma UNI EN 354 il “cordino” è quell’elemento necessario ad eseguire un collegamento oppure, un componente compreso in un «sistema di arresto caduta». Per quello che riguarda i materiali utilizzati per la costruzione, i cordini sono costituiti da una corda di fibra sintetica, da una fune metallica, da una cinghia oppure da una catena, anche se queste due ultime tipologie si trovano raramente in cantiere. Le estremità, chiamate “terminali”, servono per rendere il cordino pronto per l’utilizzo e possono essere costituite da un connettore, da un anello impiombato o da un cappio cucito. Sono assolutamente vietati nodi di qualsiasi genere o altri sistemi di fortuna. Il cordino può essere fisso o,

grazie alla presenza del “dispositivo di regolazione”, di lunghezza variabile. In ogni caso , deve avere una lunghezza massima inferiore a mt 2,00, compreso i connettori e l’assorbitore di energia se previsto. L’assorbitore di energia (norma UNI EN 355), elemento o componente di un sistema di arresto caduta è costituito da un involucro di plastica trasparente contenente una fettuccia ripiegata più volte su sé stessa e serve per assorbire l’energia cinetica che si sviluppa durante una caduta dall'alto. Si ricorda che, già dopo una caduta libera di cm 60 (sessanta!), si sviluppa un’energia cinetica pari a circa 250 kg. Una volta entrato in funzione il sistema di arresto caduta, con il cordino completamente teso e sotto carico, l’energia cinetica generata viene trasmessa al corpo umano attraverso le bretelle e, soprattutto, attraverso i cosciali dell’imbracatura. Non ci fosse l’assorbitore di energia, gli effetti della trattenuta dalla caduta sull’utilizzatore rimasto “appeso” nel vuoto potrebbero generare gravi patologie. Verificata la necessità dell’utilizzo dell’assorbitore di energia, in funzione della tipologia delle lavorazioni da eseguire, per una corretta valutazione dei rischi dobbiamo definire la distanza di arresto. Essa si misura in metri dalla posizione di inizio caduta alla posizione finale (equilibrio dopo l’arresto), con la sola esclusione degli spostamenti dell’im-

bracatura (circa 15 cm). In caso di caduta, l’assorbitore, sollecitato da una energia cinetica tale da provocarne la completa apertura (almeno 250 kg circa), non deve essere più lungo di cm 175. Il dispositivo può essere direttamente incorporato in un cordino, senza quindi avere la possibilità di essere rimosso, oppure può essere un elemento indipendente, da collegare al cordino mediante un connettore. Connettori UNI EN 362 (luglio 2005) Una volta indossata correttamente l’imbracatura, l’elemento che permette fisicamente i collegamenti imbracatura-cordino, e cordinoancoraggio, è il connettore. È un dispositivo metallico costruito in vari modelli e forme, con due possibilità di chiusura: automatica o con ghiera a vite . La norma (UNI EN 362) elenca diverse tipologie di connettori identificati in classi: classe B: a chiusura automa-

tica; classe M: a chiusura con ghiera a vite che può essere caricato lungo l’asse maggiore e minore; classe T: a chiusura automatica fissato in modo tale che il carico sia in una direzione predeterminata; classe A: a chiusura automatica , progettato per essere collegato direttamente ad uno specifico tipo di ancoraggio; classe Q: con ghiera a vite che si chiude mediante una leva avvitabile, utilizzato per connessioni a lungo termine o permanenti. Nel sistema di chiusura dei connettori può essere presente anche una leva, definita dalla norma semplicemente come parte del connettore che può essere spostata per aprirlo. La leva può essere : – a chiusura automatica: in questo caso si sposta automaticamente in posizione chiusa quando rilasciata da qualsiasi posizione aperta. – autobloccante: a chiusura automatica con una funzione di blocco automatico. – a blocco manuale: a chiusura automatica con una funzione di blocco della leva ad azionamento manuale. Quale che sia la forma o la classe di appartenenza, è importante che i connettori non presentino bordi “vivi” o sbavature che possano provocare tagli o altri danneggiamenti ai cordini. IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5 - 71


DAL COLLEGIO DI SONDRIO

Connettore classe A

Connettore classe B

Connettore classe A 72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

Il posizionamento e la trattenuta Parliamo di trattenuta quando a un lavoratore si impedisce, tramite l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, di raggiungere zone di lavoro con rischio di caduta dall'alto. Si parla invece di posizionamento sul lavoro quando si permette al lavoratore di operare, sostenuto da dispositivi di protezione individuali messi in tensione, in modo da impedirne la caduta. Cintura di posizionamento sul corpo e di trattenuta e cordini di posizionamento sul lavoro UNI EN 358 (luglio 2001) Per lavorare in posizione trattenuta e/o di posizionamento dobbiamo per forza di cose utilizzare un cordino di posizionamento sul lavoro e una cintura di sicurezza. Il cordino è necessario per collegare la cintura di sicurezza a un punto di ancoraggio, oppure, circondandola, a una struttura in modo da ottenere un mezzo di supporto (esempio tipico: lavori su pali e tralicci delle linee elettriche) Anche il cordino di posizionamento sul lavoro può avere lunghezza fissa o variabile grazie all’elemento di regolazione purché abbia sempre una lunghezza inferiore ai 2,00 metri compreso i connettori. Così come per tutti i cordini, devono essere soddisfatti i requisiti della normativa UNI EN 354. La cintura di sicurezza è il

supporto per il corpo e va indossata a livello della vita in modo da circondarla. Essa è progettata in modo da consentire al lavoratore di eseguire la propria opera senza eccessivo disagio ed essere sempre protetto contro il rischio di una caduta dall'alto. Gli elementi di fissaggio e di regolazione di una cintura devono essere progettati e costruiti in modo che, quando allacciati correttamente, non possano sganciarsi o aprirsi involontariamente. La cintura può essere incorporata (fissata con cucitura o no) in una imbracatura per il corpo. Nel caso i due dispositivi, dovranno riportare le targhette di identificazione con il riferimento alla normativa di appartenenza (EN 361 per le imbracature; EN 358 per le cinture). La marcatura, la conformità CE e la scadenza dei d.p.i. Tutti i d.p.i. utilizzati contro le cadute dall’alto devono sempre essere accompagnati dal libretto di uso e manutenzione e dalla marcatura. Nel caso di materiale tessile (cinture, cordini, assorbitori) dovrà sempre essere presente, e leggibile, una

targhetta di identificazione con riportate almeno queste informazioni: – nome fabbricante, – marca/modello e numero di serie; – conformità CE; – data fabbricazione (settimana o mese e anno) – normativa di riferimento UNI EN XXX; Nel caso dei d.p.i metallici (connettori) dovranno essere presenti, di solito sono serigrafati, almeno le seguenti informazioni: - fabbricante; - conformità CE; - normativa di riferimento UNI EN 362; - portata in kN. Tra le informazioni presenti nella marcatura, riveste una particolare importanza la data di fabbricazione, tenuto conto che i d.p.i., costruiti con materiale tessile, hanno una scadenza. È il fabbricante che stabilisce la durata in genere si parla di 5-6 anni, e l’eventuale obbligo di ritiro per la verifica dopo la quale, con e-


DAL COLLEGIO DI SONDRIO

sito positivo, può essere stabilito un ulteriore periodo di validità. Requisiti generali per le istruzioni per l’uso, la manutenzione, l’ispezione periodica, la riparazione, la marcatura e l’imballaggio UNI EN 365 (febbraio 2005) La norma UNI EN 365 definisce la manutenzione come l’atto di mantenere i DPI in condizione di funzionamento sicuro tramite l’esecuzione di azioni preventive quali pulizia e immagazzinamento adeguato. L’ispezione periodica è invece un atto da condurre periodicamente e consiste in un'ispezione approfondita dei DPI necessaria per verificare la presenza di difetti dovuti a danno o usura. La manutenzione, operazione importantissima, deve essere eseguita solamente da persona compe-

tente. Chiunque può essere un manutentore competente purché sia a conoscenza dei requisiti correnti di ispezione periodica, delle raccomandazioni e delle istruzioni emesse dal fabbricante applicabili al componente, al sottosistema o al sistema pertinente. Una volta riconosciuti i difetti, e la loro entità, il manutentore dovrà mettere in atto tutte le attività per avviare la correzione. La necessità di un eventuale addestramento è stabilita dal costruttore del d.p.i. (riportata nel libretto di uso e manutenzione) soprattutto nel caso di dispositivi particolarmente complessi che richiedono addestramento specifico (esempio i dispositivi retrattili UNI EN 360). Nella confezione del prodotto, il costruttore dovrà inserire, sottoforma di libretto, le istruzioni per la manutenzione e per le ispe-

zioni periodiche. Le istruzioni che devono essere chiare, leggibili e inequivocabili sono necessarie per permettere di comprendere ogni informazione, anche con l’ausilio di schemi e disegni, utili per consentire la manutenzione corretta e sicura dei DPI. Tra le informazioni più importanti che dovranno essere riportate nelle istruzioni troviamo: Manutenzione a) procedimenti di pulizia; b) metodologia per l’asciugatura del prodotto; c) metodologia per l immagazzinamento; d) altri procedimenti di manutenzione (esempio lubrificazione). Ispezioni periodiche a) la necessità di eseguire ispezioni periodiche regolari per mantenere in efficienza il d.p.i; b) la frequenza delle ispezioni (almeno ogni 12 mesi); c) la eventuale necessità di

far eseguire le ispezioni a persona competente; d) se ritenuto necessario dal fabbricante, un'istruzione specificante che le ispezioni periodiche devono essere eseguite solo dal fabbricante o da una persona o organizzazione autorizzata dal fabbricante; e) requisito di controllo della leggibilità delle marcature del prodotto. Riparazione Le istruzioni fornite nella lingua ufficiale del Paese in cui l'articolo è in servizio. Scheda di controllo Si raccomandazione di tenere una scheda di controllo per ogni componente. Esempio di scheda di controllo (vedi sotto). Tesßti consultati: Decreto legislativo 3 agosto 2009 n° 106, Decreto legislativo 4 dicembre 1992 n. 475, Norme UNI EN 358, 360, 361, 362, 363, 364, 365.

Scheda di controllo dell’equipaggiamento Prodotto: Modello e tipo/identificazione

nome commerciale

Numero identificativo

Fabbricante

Indirizzo

Tel. fax e-mail

Data di fabbricazione (scadenza)

Data acquisto

Data primo utilizzo

Altre informazioni

Storia delle ispezioni periodiche e delle riparazioni Data

Ragione dell’immissione

Difetti notati

Nome e firma

Data prevista per

(ispezione periodica

riparazioni effettuate

della persona competente

la successiva ispezione

o riparazione)

periodica

IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5 - 73


GEOLOGIA Giovanni Fasser

Geologia e geotecnica nelle “Norme tecniche per le costruzioni” *

A

seguito del terremoto dell’Aquila, è stata anticipata al 1° luglio 2009 l'entrata in vigore il DM 14 gennaio 2008: “Norme Tecniche per le costruzioni” (abbreviato di seguito in NTC/08). Il testo definisce i principi per il progetto, l’esecuzione ed il collaudo di tutti i tipi di costruzione rispetto alle prestazioni richieste in termini di sicurezza, regolare utilizzo e durabilità. Le NTC/08 hanno la funzione di raggruppare e aggiornare la complessa normativa in materia [L. 25 novembre 1962, n. 1684; Legge 2 febbraio 1974 n. 64; D.LL.PP. 15 maggio 1985; D.M. 11 marzo 1988; D.P.R. 10 settembre 1990; n. 285; D.M. LL. PP. del 12 dicembre1985; D.M. 4 maggio 1990; D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380; D.Lgs 12 aprile 2006, n. 163] secondo un'impostazione coerente con gli eurocodici e tenendo conto della valutazione della pericolosità sismica del territorio nazionale (INGV-SSN). Le norme precedenti continuano ad essere vigenti e cogenti poiché il DM 14 gennaio 2008 si applica solo ed esclusivamente al progetto, l’esecuzione e il collaudo delle costruzioni, nei riguardi delle prestazioni loro richieste in termini di requisiti essenziali di resistenza meccanica e stabilità, anche in caso di incendio, e di durabilità [punto 1 comma 1° DM 14 gennaio 2008].

* DM Infrastrutture e Trasporti 14 gennaio 2008 - NTC/08 74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

zione geologica e la relazione geotecnica, la prima in forma esclusiva (Sentenza del Consiglio di Stato 18 marzo 2008-28 novembre 2008 n. 5909) e la seconda in maniera concorrente con altre professionalità (Sentenza del Consiglio di Stato 2002 - DPR 328/01). Per la geotecnica varrebbe forse la pena di dire «in collaborazione con gli altri professionisti coinvolti nella progettazione», come avviene in genere per le grandi opere. La relazione geologica (§ 6.2.1 NTC/08) esamina i caratteri geologici generali e del sito in cui verrà realizzata l'opera in relazione ai rischi naturali e all'influenza della stessa nel contesto geologico in cui verrà inserita.

L

La circolare n. 617 del 2 febbraio 2009, un voluminoso e articolato documento a cura del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, è stata emanata allo scopo di trattare in modo più esauriente gli argomenti più innovativi e complessi delle nuove Norme Tecniche. Le istruzioni forniscono agli operatori elementi informativi ed integrazioni, per ogni corrispondente capitolo e paragrafo contenuto delle NTC/08. Nel Capitolo 6 delle NTC/08

vengono trattati gli aspetti geologici e geotecnici della progettazione delle opere di fondazione e di sostegno, gli interventi di miglioramento e rinforzo di terreni e degli ammassi rocciosi, le opere in materiali sciolti, la stabilità dei fronti di scavo e più in generale del sito in cui insiste l’opera nel suo complesso. Nelle stesse, in particolare, si fa riferimento a due documenti che competono alla specifica professionalità del geologo: la rela-

a relazione geotecnica (paragrafo 6.2.2 NTC/08) contiene i criteri che hanno orientato la programmazione delle indagini geotecniche, con riferimento al volume significativo (§ 3.2.2), l’interpretazione dei risultati delle indagini in sito e/o in laboratorio e l’elaborazione del modello geotecnico del sottosuolo (parametri caratteristici, come da EC7-EC8), in riferimento alla tipologia di intervento e alle modalità costruttive. Nella relazione geotecnica sono altresì incluse le verifiche di sicurezza (SLU) e l’analisi delle prestazioni nelle condizioni di esercizio del sistema opera -terreno (SLE). Pertanto nelle NTC/08 e nella circolare n. 617, § 10.1, al punto 5.1 sono previste le


GEOLOGIA

seguenti relazioni specialistiche: 1. relazione geologica: indagini, caratterizzazione e modellazione geologica del sito; ha per oggetto la fattibilità degli interventi e fornisce elementi indispensabili per la loro progettazione, pertanto essa deve sempre far parte degli elaborati prodotti

rale, pertanto deve essere redatta sia nelle fasi preliminare che avanzate della progettazione (livello “definitivo” o “esecutivo”); 3. relazione sulla modellazione sismica, concernente la “pericolosità sismica di base” del sito di costruzione e i possibili effetti di sito dovuti ad amplifica-

fin dalle prime fasi dell’iter autorizzativo e della progettazione (es. parere preventivo, studio di fattibilità, progetto preliminare, progetto architettonico, strumenti urbanistici esecutivi, ecc.);

zione sismica locale. Quest’ultima relazione, non è presente nel testo delle NTC/08, ma è specificata nella circolare n. 617/09. È annoverabile tra le competenze specifiche del geologo, sia per quanto attiene alle indagini, che alla loro interpretazione, poiché richiede un analisi del suolo e sottosuolo in stretta relazione con le indagini geofisiche e il contesto geologico-struttu-

2. relazione geotecnica: indagini, caratterizzazione e modellazione geotecnica del volume significativo di terreno; è strettamente legata al progetto struttu-

rale, quindi necessariamente legata al modello geologico di riferimento. La caratterizzazione geotecnica del sottosuolo e la ricostruzione geologica devono essere reciprocamente coerenti: il professionista incaricato per la relazione geotecnica dovrà verificare la presenza della relazione geologica fra gli elaborati proget-

vono essere commisurate al contesto geologico (grado e tipo di pericolosità geologiche e sismiche) e all'importanza dell'opera (da opere di modesta entità, ristrutturazioni, ecc, fino a grandi opere pubbliche o private).

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er quanto riguarda le indagini sia geologiche che geotecniche s.s. (come da Dpr n.380 del 6 giugno 2001 - § 6.2.2 NTC/08) si dovrebbe ricorrere a laboratori e/o a imprese specializzate che abbiano la concessione ministeriale, ma il condizionale è d'obbligo in attesa che il legislatore sciolga il dubbio, poiché allo stato attuale tali società sono in numero insufficiente per coprire anche solo una parte delle indagini per i lavori pubblici. Infine le NTC/08 hanno ereditato dalla legislazione precedente una nota che riguarda «costruzioni o interventi di modesta rilevanza, che ricadano in zone ben conosciute dal punto di vista geologico e geotecnico (§

tuali e fare ad essa puntuale e specifico riferimento. Secondo le norme e la successiva circolare (C.S.LLPP n. 617/09) sono necessarie indagini sia per la relazione geologica sia per la modellazione geotecnica. Le indagini (come secondo EC7-EC8, OPCM 3274/03, ecc.) deIL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 75


GEOLOGIA

6.2.2 ultimo comma)» previsto dalla normativa (solo ai fini dell’ampiezza delle indagini, ma non delle analisi relative al livello di pericolosità), per i quali è permessa una semplificazione delle indagini e dei rielativi elaborati tecnici, creando dubbi ed incertezze sul comportamento da tenere, anche in contesti che potrebbero essere a rischio geologico e/o sismico elevato. Si ritiene comunque che debba essere il professionista geologo (in modo esclusivo) a valutare se l'area è sufficientemente conosciuta da un punto di vista geologico e/o geotecnico e priva di pericolosità da permettere di evitare le indagini specifiche richieste per legge; in ogni caso si ritiene che sia lo stesso professionista (oltre al progettista) che debba dichiarare “sotto la sua responsabilità” i motivi tecnici che permettono di evitare l'esecuzione di in-

dagini, citando la fonte da cui hanno ricavato i dati geologici e geotecnici, non stimati da prove specifiche. Un discorso analogo può essere effettuato per gli “Interventi sul patrimonio edilizio esistente “ (cap. 6.10), per i quali sono previsti una serie di azioni particolareggiate 76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

da definire in funzione di aspetti specifici trattati nella norma e nella relativa circolare (semplificazioni e procedure ad hoc).

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ali problematiche assumono particolare rilevanza, soprattutto per gli aspetti geologici e geotecnici, a causa delle difficoltà di eseguire indagini in sito e/o in laboratorio (soprattutto nei centri storici) e per la presenza di un patrimonio edilizio esistente non adeguato alle attuali disposizioni normative, che hanno modificato le accelerazioni simiche di riferimento. Rispetto alla rilevante differenza dei valori di accelerazione sismica di base (si ricordi a questo proposito che le zone sismiche 1,2,3,4 non hanno alcuna corrispondenza con le categorie I, II, III, IV), si stanno definendo, a livello nazionale, appositi programmi di sviluppo di azioni, a medio ed a lungo termine, al fine di adeguare gli edifici pubblici, in particolare quelli definiti strategici, sia a scala nazionale che a livello regionale, (rif. Decreto n. 3685/03 del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, OPCM/03 e pubbl. su G.U. n. 252 del 29 ottobre 2003) ai nuovi valori di pericolosità sismica, al fine di «ristabilire condizioni di sicurezza» più accettabili per tali edifici. Va precisato che fin dal 2003 (rif. OPCM 3274/2003 e ss.mm.ii.) tutto il territorio nazionale è considerato sismico, sia pur con diversa intensità e pericolosità, per-

tanto da allora è sempre obbligatorio eseguire la relazione geologica e geotecnica (anche secondo la vecchia normativa); d'altro canto, nei territori a bassa sismicità (Zone 4), è ancora possibile progettare opere secondo la vecchia normativa (si vedano i riferimenti normativi riportati sotto), tranne per le opere considerate strategiche, salvo norme regionali più restrittive (Regione Lombardia d.d.u.o. n.19904/2003). Si ricorda inoltre che anche nella vecchia normativa, nelle zone sismiche, erano comunque previste la relazione geologica e geotecnica, con le rispettive indagini (DM 11/03/88). Anche se in alcune regioni (come la Lombardia), dove ci sono vaste aree a sismicità molto bassa, prevale la tendenza ad adottare la vecchia norma, appare utile cercare di adeguarsi nel tempo alle NTC/08, in linea con le direttive europee. Altre valutazioni o verifiche, specificamente richieste da norme Regionali o Comunali (regolamenti) e/o da procedure più complesse (ad es. LLPP, edifici strategici, opere in sotterraneo, ecc.), che possono prevedere l’analisi del quadro geologico già a li-

vello di fattibilità con la previsione e l’analisi di ipotesi di intervento alternative (ad esempio : VIA, VAS - D.lgs. 04/08, impatti paesaggistici D.Lgs. 42/04, ecc.) non sono in contrasto con le NTC/08, ma complementari ad esse. Le NTC/08 operano un taglio netto tra relazione geologica e geotecnica, nell'intento di marcare la differenza tra i due documenti e forse anche per tenere distinte le competenze tra il geologo e il geotecnico (ingegnere o geologo). Si intende confermare il fatto che si tratta di due documenti ben distinti (ma lo erano già da tempo, soprattutto per le zone sismiche, nei LLPP, Legge 109/94 e ss.mm.ii., Dpr n.554 del 21/12/99, OPCM 3274/03 e ss.mm.ii., ecc.), anche se molti tecnici, sia tra i professionisti, sia tra le amministrazioni pubbliche che private, ancor oggi confondono la relazione geologica con quella geotecnica, oppure le accorpano entrambe nella “relazione geologica”.

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uttavia è vero che il modello geologico e modello geotecnico sono strettamente legati tra loro ed i confini sono spesso sfumati. Ad esempio in alcune disposizioni locali si impongano nella relazione geologica valutazioni e verifiche che ricadono nel campo della geotecnica (si veda ad es. le verifiche di stabilità dei pendii richieste per il vincolo idrogeologico, per la stabilità dei fronti di scavo o per i cambi di destinazione colturale); lo stesso




GEOLOGIA Terremoto dell’Aquila 2009

può dirsi per la relazione geotecnica, per quanto riguarda alcuni tipi di indagine o per la definizione delle condizioni al contorno in problemi complessi, o ancora nel metodo osservazionale. È quindi indispensabile che chi elabora la relazione geologica e quella geotecnica, se non si tratta dello stesso professionista o se non vengono effettuate contemporaneamente, siano in stretto contatto e abbiano un linguaggio co-

mune. Lo stesso discorso vale, anche se in misura diversa, tra il geotecnico e il progettista delle strutture (soprattutto le fondazioni, le opere di sostegno, ecc.), che secondo le NTC/08 devono comunicare strettamente per arrivare alle soluzioni progettuali ottimali, mediante un processo iterativo, per approsssimazioni successive. ❑

Allegato: riferimenti normativi A) La “vecchia” normativa (tensioni ammissibili) sopravvive in zone di bassa sismicità (zona 4), tranne i casi previsti nel cap.2.7 delle NTC/08 : • Legge 5 novembre 1971, n. 1086 - Norme per le opere in cemento armato; • Legge 2 febbraio 1974, n. 64 - Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche; • vori Pubblici 11 Marzo 1988; • Circolare Ministero Lavori Pubblici, 24 Settembre 1988, n. 30483; • Circolare Ministero Lavori Pubblici, 9 Gennaio 1996, n. 218/24/3, Legge 2 febbraio 1974, n. 64. Decreto del Ministero dei lavori pubblici 11 marzo 1988. Istruzioni applicative per la redazione della relazione geologica e della relazione geotecnica; • Decreto Ministero dei Lavori Pubblici 16-1-1996 - Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche. • Circolare Ministero Lavori Pubblici, 10 Aprile 1997, n. 65/AA.GG. - Istruzioni per l’applicazione delle "Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche" di cui al decreto ministeriale 16 gennaio 1996. • DPR 6 giugno 2001, n.380: Testo unico dell'edilizia

• Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3431 del 05 marzo 2005 - Ulteriori modifiche ed integrazioni all'O.P.C.M. n. 3274 del 20 marzo 2003; • DM 14 09 05 “Norme tecniche per le costruzioni” e ss.mm.ii.; • D.M. 14 gennaio 2008: Norme tecniche per le costruzioni; • Circolare 2 febbraio 2009, n. 617 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti approvata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici "Istruzioni per l'applicazione delle "Nuove norme tecniche per le costruzioni" di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008. • Circolare 5 agosto 2009 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti approvata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Nuove norme tecniche per le costruzioni approvate con decreto del Ministro delle infrastrutture 14 gennaio 2008 “Cessazione del regime transitorio di cui all'articolo 20, comma 1, del decretolegge 31 dicembre 2007, n. 248”. • Circolare 11 dicembre 2009 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti approvata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Entrata in vigore delle norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008. Circolare 5 agosto 2009 - Ulteriori considerazioni esplicative.

B) La “nuova” normativa (stati limite – Eurocodici) è in vigore dal 01/07/2009: • Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 - Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica; • Decreto Ministero dei Lavori Pubblici 11 Marzo 1988; • Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3316 del 02 ottobre 2003 - Modifiche ed integrazioni all’O.P.C.M. n. 3274 del 20 marzo 2003; IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 79


TEMPO LIBERO

Regolamento del XVI campionato sci alpino e nordico per geometri professionisti

I

l campionato di sci alpino e nordico per geometri nel 2011 si terrà in provincia di Brescia, a Ponte di Legno. Il nostro Collegio si è fatto carico di questa impegnativa manifestazione sportiva; ci auguriamo che gli atleti bresciani iscritti rispondano in forma massicia all’invito. Il coordinatore della manifestazione nazionale è il collega Dario Piotti (cell. 335.5845061) che è a disposizione per ogni altra informazione. Per ora, pubblichiamo il regolamento della manifestazione. Art. 1 Tutti i partecipanti dovranno essere iscritti all’albo professionale per l’anno 2010. Possono partecipare i pensionati e i praticanti e in qualità di “simpatizzanti” i geometri dipendenti di enti pubblici e studi professionali, i familiari, e gli amici degli atleti partecipanti. Art. 2 Le competizioni sono valevoli per l’assegnazione dei titoli: Campione italiano assoluto di sci maschile e femminile per le seguenti specialità: – slalom speciale – slalom gigante – fondo tecnica libera – fondo tecnica classica – combinata e snowboard (I “simpatizzanti”, i pensionati e i praticanti non concorrono all’assegnazione dei titoli). Per le specialità individuali sono stabilite le seguenti categorie: – Seniores maschile (nati nel 1975 e seguenti) – Veterani maschile • gruppo A1 (nati dal 1965 al 1974) • gruppo A2 (nati dal 1964 al 1955) • gruppo A3 (nati nel 1954 al 1945) • gruppo A4 (nati nel 1944 80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

e antecendenti) – Femminile • categoria unica compreso le praticanti Le classifiche saranno stilate per categoria. Per essere valida ogni categoria deve avere almeno 5 partecipanti. Art. 3 Per i “simpatizzanti”, verrà stilata un’unica categoria, maschile e femminile. I pensionati gareggeranno nella categoria A4; i praticanti gareggeranno nella categoria seniores. Art. 4 Le iscrizioni si perfezionano con l’invio dell’apposita scheda alla segreteria dell’A.S. Geisport c/o il Consiglio Nazionale geometri Via Barberini N. 68 - 00187 Roma, oppure al fax n. 06/48.14.026 entro il 15 gennaio 2011 accompagnate dalla quota di iscrizione di euro 15,00 per ogni gara che si intende disputare. La copertura assicurativa verrà garantita dalla Geosport tramite il pagamento della tessera obbligatoria. La tessera GEO-SPORT è di euro 30,00. Art. 5 Alla gara di slalom gigante e

alla gara di slalom speciale potranno partecipare un massimo di 200 atleti. Alla seconda manche (sia per lo speciale che per il gigante) prenderanno parte i primi 40 (quaranta) classificati nella prima. Nel caso siano iscritti più di 200 concorrenti l’organizzazione si riserva di predisporre due tracciati di slalom, uno riservato ai “simpatizzanti”, ai pensionati e ai praticanti.In tale caso verrà disputata una sola manche. La gara di snowboard si articolerà in un’unica manche, sul tracciato della seconda manche dello slalom gigante. La gara di combinata sarà articolata su due prove, una di slalom gigante e una di fondo. Ogni prova assegnerà ai concorrenti il seguente punteggio: 1 punto al primo, 2 punti al secondo; ecc. La classifica verrà quindi stilata sommando i due punteggi ottenuti e risulterà vincitore il concorrente che avrà totalizzato il punteggio più basso, in caso di parità si conteranno i tempi. Art. 6 La giuria, che deciderà inappellabilmente su ogni reclamo, sarà composta da tre membri designati dall’A.S. Geosport, da quattro Caposquadra (o loro delegati) sorteggiati dalle squadre partecipanti e dai Giudici di gara. Il sorteggio dei numeri di partenza per le gare avranno luogo presso la sala Convegni dell’Hotel Mirella in Ponte di Legno. Ogni Collegio, solo per specialità alpine, può indicare 3

atleti (teste di serie) che verranno sorteggiati tra i primi partenti. L’ordine di partenza verrà sorteggiato tra coloro che si saranno iscritti entro le 18.00 del giorno precedente la gara. Eventuali iscrizioni successive potranno essere accettate con partenza in coda all’ordine precedentemente stilato. I concorrenti appartenenti a squadre Nazionali (A-B-C) o punteggiati Fisi fino a 80 punti dovranno dichiararlo all’atto dell’iscrizione, pena l’esclusione dalla classifica finale e partiranno per ultimi. Art. 7 L’ordine di partenza per ogni gara verrà predisposto come segue: 1- Geometri femminile e “simpatizzanti”, praticanti femminile; 2- Geometri maschile (veterani A4 A3, A2, A1, Seniores, punteggiati fino a 80); 3- Simpatizzanti, praticanti maschile. Art. 8 Le gare si svolgeranno su percorsi unici per tutte le categorie (fermo quanto disposto dall’art. 5). Il calendario gare prevede: Giovedì 27 gennaio 2011 ore 10.00: gara di fondo 10 km tecnica libera (anello in Valbione); ore 14.00: gara di slalom gigante valevole per la combinata (pista omologata Temù.) Venerdì 28 gennaio 2011 ore 9.30: gara di slalom spe-


TEMPO LIBERO

IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 81


TEMPO LIBERO

ciale 1^ manche (Temù); ore 11.30: gara di slalom speciale 2^ manche (Temù); ore 14.30: gara di fondo 5 Km tecnica classica (Valbione). Sabato 29 gennaio 2011 ore 9.00: gara di slalom gigante 1^ manche (Temù); ore 11.30: gara di slalom gigante 2^ manche (Temù)*; ore 12.30: gara di snowboard (unica manche); ore 14.00: gara di fondo 2,5 km tecnica libera valevole per la combinata (Valbione); * salvo quanto disposto al punto 5. Art. 9 È istituito un trofeo che sarà assegnato a titolo definitivo al Collegio vincitore. Ottengono i punti i primi 15 classificati per ogni categoria geometri (maschile e femminile) nelle gare di slalom speciale, slalom gigante, fondo tecnica libera, fondo tecnica classica e snowboard. Punteggio per assegnazione trofeo: 1° classificato 30 punti 2° classificato 25 punti 3° classificato 22 punti 4° classificato 19 punti 5° classificato 17 punti 6° classificato 15 punti 7° classificato 13 punti 8° classificato 11 punti 9° classificato 9 punti 10° classificato 7 punti 11° classificato 5punti 12° classificato 4 punti 13° classificato 3 punti 14° classificato 2 punti 15° classificato 1 punti Il trofeo verrà assegnato al Collegio primo classificato. 82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

A tutti i concorrenti verrà offerto un gadget di partecipazione. Saranno premiati: – nelle prove alpine con la correzione del tempo in base agli handicap di età pari a 0,4% del migliore tempo per anno: 1° assoluto per ciascuna gara (campione italiano); 1° classificato per ciascuna categoria; 2° classificato per ciascuna categoria; 3° classificato per ciascuna categoria. – nelle prove nordiche con la correzione del tempo in base agli handicap di età pari a 1.00% del miglior tempo per anno: 1° assoluto per ciascuna gara (campione italiano); 1° classificato per ciascuna categoria; 2° classificato per ciascuna categoria; 3° classificato per ciascuna categoria. – nella combinata miglior punteggio 1° assoluto per ciascuna gara (campione italiano); 1° classificato per ciascuna categoria; 2° classificato per ciascuna categoria; 3° classificato per ciascuna categoria. – snowboard miglior tempo 1° assoluto per ciascuna gara (campione italiano) 1° classificato per ciascuna categoria; 2° classificato per ciascuna categoria;

3° classificato per ciascuna categoria. Nella categoria simpatizzanti, pensionati e praticanti verranno premiati i primi tre classificati (femminile e maschile) per ogni gara. Art. 10 Eventuali reclami dovranno essere presentati alla giuria delle persone abilitate, entro i termini prescritti dagli artt. 232-307-640 del RTF, accompagnati dalla tassa di euro 25,00 che verrà restituita in caso di accoglimento del reclamo. Art. 11 Il Comitato organizzatore A.S. Geosport dichiara di aver stipulato assicurazione per la responsabilità civile per rischi derivanti dall’organizzazione delle gare. Art. 12 I partecipanti alle gare,

prima dell’inizio della manifestazione, dovranno presentare il certificato di sana e robusta costituzione rilasciato dal proprio medico senza il quale non avranno diritto a gareggiare. Art. 13 Il Comitato organizzatore si riserva di apportare al presente regolamento le modifiche che si rendessero, a suo insindacabile giudizio, necessarie. Si riserva inoltre di annullare singole gare o l’intera manifestazione in caso di avverse condizioni atmosferiche o in mancanza di neve. Art. 14 Per quanto non previsto dal presente regolamento valgono le norme contenute nel RFT e nell’agenda dello sciatore 2010/2011. ❑



CULTURA

Gli inediti esami del candidato Rodolfo Vantini Franco Robecchi

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o conto su questa rivista dei geometri bresciani di un’interessante scoperta archivistica. Tutto quanto ha a che vedere con i maestri è pregiato, perché completa il quadro di personalità, di epoche, di contesti, chiarendo le matrici, le cause e gli effetti di qualche fenomeno emergente. Le personalità emergenti della storia si nutrono ovviamente di un humus non meno determinante. Dell’architetto neoclassico bresciano Rodolfo Vantini si sa molto. È al suo nome, come raramente capita a progettisti di fama, che fa capo la denominazione di “Vantiniano” del grande e nobile cimitero bresciano, uno dei capolavori internazionali del Neoclassicismo. E si tratta di un Vantiniano con la V maiuscola, non come sarebbe per un aggettivo, che andrebbe scritto con la minuscola. In Brescia solo “Il Vanvitelliano” ha lo stesso onore: il salone del primo piano della Loggia, opera, appunto, di Luigi Vanvitelli. Solo che il Vanvitelliano è un rudere del Vanvitelli, mentre il Vantiniano è una splendida opera finita e rifinita. Il Vanvitelli stese un progetto ampio per la ricostruzione della Loggia e il salone è solo il primo rustico abbozzo del lavoro, interrotto per motivi storico-economici. Ha ben poco da manifestare dello splendore del Vanvitelli. L’opera del Vantini è, invece, ben documentata in Brescia. Rodolfo Vantini è noto per molte sue opere, ma della sua vita non si conoscevano particolari che sono molto interessanti per la conoscenza della sua personalità, particolari che sono anche assai utili per conoscere l’iter di prepara84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

zione di un professionista del primo Ottocento. La storia della preparazione tecnica e dell’autorizzazione amministrativa all’esercizio della professione di ingegnere, architetto o perito agrimensore, ha vecchie origini. Per quanto si riferisce al nostro territorio, determinante fu la fase napoleonica di inizio Ottocento, nonché la successiva fase au-


CULTURA A sinistra: la domanda di Rodolfo Vantini, per l’ammissione all’esame di abilitazione alla professione di ingegnere-architetto. In questa pagina: certificato della polizia napoleonica che riconosce il Vantini come esente da indagini e condanne.

striaca. La tradizione tecnica del genio civile francese, maestro in Europa, aveva guidato la storia della preparazione scolastica e del riconoscimento del titolo già nel Settecento. Il dilagare napoleonico portò i criteri dell’organizzazione statale e tecnica francese in mezza Europa, fra cui l’Italia. Ma non era da meno la rigorosa visione dell’operare tecnico nell’impero austriaco, che, ricordo, fu l’inventrice del catasto moderno, applicato, per la prima volta, proprio nella settecentesca Lombardia. Fra la caduta della Repubblica Veneta, nel 1797, e la caduta napoleonica, si ebbe in Brescia un prevalere francese, intarsiato, però da fugaci incursioni austriache, sino al definitivo prevalere, nel 1814, dei Viennesi. Nel 1805 si era nel cuore della fase francese, laicista, razionalista, riformatrice. Nel marzo di quell’anno era stato costituito il Regno italico, che racchiudeva parte della Lombardia del Veneto, dell’Emilia e delle Marche. Tra gli svariati provvedimenti legislativi che furono emanati in quegli anni, uno, del novembre del 1805, riguardò proprio l’iter di accesso alla professione di ingegnere, architetto e perito agrimensore. Si trattava del Decreto reale del 3 novembre, che prescriveva un dettagliato quadro di accesso e ammissione alla professione. Per l’ingresso nel mondo delle professioni tecniche

erano previsti il titolo di studio, un apprendistato, svariati certificati di corretto comportamento, giudiziario e religioso e un esame di ammissione. Inoltre il decreto prescriveva che il candidato mettesse a disposizione della pubblica amministrazione una cauzione, a tutela degli interessi di clienti del futuro professionista, eventualmente danneggiati da suoi errori. La straordinaria e sorprendente misura, dà un’idea di quale fosse la concezione della responsabilità personale di un professionista, nel 1805. Il provvedimento rimase in vigore anche per tutta la durata del successivo ordinamento statale, quello austriaco del Regno LombardoVeneto, e quindi si basava su una visione condivisa degli ordinamenti sociali all’interno degli stati moderni. Anche Rodolfo Vantini dovette seguire il prescritto procedimento per essere ammesso alla professione di “ingegnerearchitetto”, titolo che gli era stato rilasciato dall’Università di Pavia. I documenti che qui si presentano sono inediti e riguardano la pratica di ammissione del Vantini, datata 1813, quando l’architetto-ingegnere aveva 21 anni. Il Vantini, che si firmava “ingegnere praticante”, il l 5 marzo scriveva: «Quel genio, che guida per diverse vie gli uomini, che alla gloria si raccomandano, a me additò percorrere gli studi dell’ArchiIL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5 - 85


CULTURA Dichiarazione dell’ingegnere Vincenzo Berenzi circa l’apprendistato di Rodolfo Vantini.

tetto e dell’Ingegnere. Perché animato da tale voce, sendo io nell’anno 1810 dalla regia Università di Pavia decorato di laurea in queste arti liberali, ed avendo a mio credere soddisfatto a tuttoché prescrive il Reale Decreto 3 nov. 1805, siccome il provano i qui uniti documenti, io domando Sig. Commissario Prefetto, essere ammesso agli esami di pratica acciò possa mercé l’esperienza (prima maestra di ogni arte) avvalorare le poche mie cognizioni ed acquistarne di nuove e rendermi utile con ciò alla Patria ed a me stesso. L’amore con che Ella protegge i giovani animi ardentissimi di lode, mi rende certo che di tanto onere me farà degno». Egli accompagnava quindi la richiesta con vari documenti, fra i quali le certificazione dei vari periodi di praticantato svolti presso studi privati e uffici pubblici. Fra gli ingegneri certificatori vi era Pietro Corbolani, che testimoniava la presenza del Vantini presso il Corpo d’acque e strade del dipartimento, in due fasi, da giugno a novembre del 1807 e da giugno a novembre del 1808, così come nel 1809: prima della laurea, quindi. Dal primo giugno 1810 fino al marzo 1812 il Vantini fu praticante presso l’ing. Vincenzo Berenzi. Così scriveva il Vantini: «Compiuto avendo il corso regolare degli studi di Matematica teorica nella Regia Università di Pavia ed ottenuto il diploma di Architetto Ingegnere, mi faccio la doverosa premura di rassegnarle, Sig.r commendatore e barone prefetto, a norma del decreto reale 3 nov. 1805, art. 8°, che ho intrapresa la pratica sotto la direzione del facente funzione d’ingegnere in capo Sig.r Vincenzo Berenzi acciò mi sia computata a norma del sullodato decreto».

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l Berenzi affermava che il Vantini si era impegnato «esercitandosi nei rilievi de’ tipi, livellazioni, perizie e capitolati di opere stradali, ponti e ripari ai fiumi, stime de’ fondi e caseggiati, non che in progetti architettonici ove si è particolarmente distinto». Ricordo che il Berenzi fu uno stimato architetto bresciano, del quale sono rimaste varie opere. Anche l’ingegner Andrea Caminada certificava che il Vantini aveva svolto un periodo di apprendistato presso il suo studio, dal primo aprile 1812 sino al 4 aprile 1813. Al deposito della cauzione provvedeva il padre del giovane architetto, Domenico Vantini, figlio di Bortolo, di professione “possidente”, egli stesso dedito all’arte e al86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

Nella pagina di destra: uno degli elaborati d’esame di Rodolfo Vantini. In basso: un certificato di abilitazione alla professione tecnica rilasciato in epoca austriaca

l’architettura. Domenico Vantini metteva a disposizione dell’obbligo di legge, a favore del figlio, un’ipoteca sulla propria casa in Brescia. L’entità del bene messo a disposizione era di 10.000 lire milanesi, pari a 7675,18 lire italiane, «a favore di chiunque potesse avere diritto d’indennizzazione dipendentemente dalla professione del figlio Rodolfo, ipotecando a tale effetto per la somma premessa la di lui casa in Brescia nella contrada di S.ta Brigida al n. civico 500 1/2»: un tratto dell’attuale Via Trieste. La polizia e il tribunale rilasciarono certificati di assenza di note a carico di Rodolfo, mentre la parrocchia della cattedrale, certificava che il giovane architetto, Rodolfo Ferdinando Giovanni, era nato il 17 gennaio 1792 ed era stato battezzato.

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nfine si hanno alcune prove d’esame del Vantini, autografe. Sono interessanti i quesiti, così come le risposte dell’architetto-ingegnere. Una prova poneva al candidato la seguente domanda: «Scoperta una sorgente, come renderla proficua alla irrigazione dei terreni intersecati da seriole da livello superiore od inferiore a quello della sorgente medesima». Il Vantini rispondeva: «Lorché il proprietario di alcun fondo o mercé l’industria sua, o per fortuito caso, giunge allo scoprimento di alcuna sorgente, nasce tantosto in lui il desiderio di impiegarla alla irrigazione de’ suoi fondi più bassi della sorgente medesima, i quali più abbisognano del beneficio delle acque, che se ad adempiere tale suo desiderio si oppon parecchie seriole di livello diverso, farà allora ricorso ad un esperto Ing.re e questi, fatto diligente esame della località, dovrà osservare se per condurre l’acqua della scoperta sorgente all’innaffiamento di certi campi giovi più fare in modo che, per vari andirivieni, si conduca questa al loco prefisso senza incontrare le antiche seriole ovvero segar queste o mercé di tombotti, quando sieno quelle di livello superiore a queste, ovvero farle scorrere al disopra mercé canali di legno ben costrutto ne’ modi indicati dall’arte e così si intersecheranno agevolmente colle nuove acque le vecchie seriole e si condurranno quelle a fertilizzare i campi che ne abbisognano, rendendo più ubertoso e ricco il podere. - Rodolfo Vantini». Si consoleranno molti nostri studenti per il linguaggio in-




CULTURA

certo e per la soluzione a dir poco approssimativa del quesito da parte di un pure illustre maestro dell’architettura bresciana e italiana. Non è più approfondita la trattazione risolutoria di un altro quesito: «Come rilevare il tipo di un terreno irregolare?». Il Vantini rispondeva: «Sendo dato da rilevare un terreno irregolare egli è mestieri (se egli si può circoscrivere) rilevare da prima il perimetro (quando si faccia uso della tavola Pretoriana) quindi passansi a descrivere partitamente gli accidenti ed i riparti interni. Quando poi si facesse uso dello squadro, allora, formato nel mezzo un rettangolo, si compone il rimanente in trapezi nel modo usato. Se il terreno da rilevarsi contenesse a monte colline egli è mestieri circoscrivere la base e se in esso fossero punti inaccessibili come anco si cercasse l’andamento della ripa oposta de un fiume presso del quale si facesse il rilievo allora si giunge allo scopo desiderato mercé i punti d’intersezione. In generale l’esperto agrimensore supera con facilità tutti gli ostacoli, che alla di lui operazione si oppongono e fa il rilievo di un fondo irregolare con

quella destrezza con cui lavora nel suolo regolare richiedendosi in quello più tempo, ma non minore diligenza né dottrina di questo. - Rodolfo Vantini». Definire genericamente discorsiva la risposta è generoso, ma, evidentemente, l’esame era superficiale e non si chiedevano conoscenze approfondite o concrete. Il quarto quesito, invece, era così formulato: «Quali avver-

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CULTURA Sopra: un secondo tema d’esame dell’architetto-ingegnere Rodolfo Vantini. Sotto: Rodolfo Vantini

tenze debbonsi avere per evitare possibilmente gli errori che possono derivare dagli strumenti?». Ci si riferiva agli strumenti topografici. L’architetto Vantini così rispondeva: «Tutti gli istromenti geodetici sono soggetti a deviazioni dipendenti e dalle alterazioni metalliche e dalle inevitabili scosse che sono conseguenza del trasporto che occorre fare secondo il bisogno tratto tratto di essi: però apparterrà all’avveduto Ingegnero, prima di dar opera alla sua operazione di campagna, assoggettare a disamina gl’istromenti che lui occorrono e quando questi non sieno esatti rettificarli con somma accuratezza mentre da questi dipende in massima parte il buon esito e l’esattezza dell’operato. Egli è vero però che ancora con certi istrumenti inesatti, conoscendone l’errore si può agire con esattezza, per esempio, se un livello non fosse rettificato si può livellare con precisione purché si prendano, per ambe le parti battute, di eguale distanza, tenendo cioè discosto dal livello tanto l’antecedente quanto il conseguente, perché allora l’errore si equilibrerà da ambe le parti. Così pure si potrà colla tavoletta pretoriana agire diligentemente quando l’asse della dioptra segni sempre una linea parallela alla visuale». Anche qui, la risposta al quesito è molto povera e certamente un nostro studente che rispondesse in questo modo in un compito dell’esame di maturità sarebbe bocciato. Si ha un bel 90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

Nella pagina di destra: Splendido disegno di Rodolfo Vantini per la sua Tomba Bonomini, popolarmente detta Tomba del cane, sui Ronchi di Brescia.

dire che la serietà degli studi era tanto maggiore nei tempi andati, e soprattutto in un ambiente di spirito asburgico-teutonico! Il Vantini è famoso soprattutto come architetto. Trascuriamo i quesiti idraulici o topografici e vediamo come rispose ad una domanda inerente alle tecniche architettoniche: «Di quante forme si costruiscono le volte?». Risposta: «La lunga pratica nella costruzione delle volte consolidata dalla teoria della spinta che esse producono sopra i pulvini e contro i muri ai quali si appoggiano lasciò larghissimo campo agli architetti di immaginarsi in quante forme esse possano costruirsi per coniugare in esse l’eleganza, la solidità e il comodo. Infatti si costruiscono volte a schifo, volte a botte, volte a crociera, volte a lunette, a tutto sesto, a terzo acuto, a vela, le quali denominazioni tutte dipendono dalla varia configurazione di esse. In generale io concluderò che moltissime possono essere le forme delle volte (benché le più comuni sieno le da me accennate) purché l’architetto il quale le costruisce conosca la teoria dei poligoni inflessibili e trovi che la risultante delle due spinte orizzontale e verticale di esse cada entro la base del pulvino sul quale la volta si appoggia. Non è però che per aver egli così ampio campo di variare la forma di esse debba farlo: poiché non lo costringono le locali circostanze egli non deve mai dipartirsi dalle forme, le quali a lui detta il buon gusto e la lunga pratica: prima re-


CULTURA

gola d’ogni arte». Insomma, anche in architettura il Vantini non brillava e se la cavava con poche nozioni accennate. Aveva solo 21 anni e una laurea che certamente non assomiglia a quelle, pur declassate di oggi. Se non altro per il numero d’anni di studio. Tuttavia si poteva pretendere qualcosa di più, anche dal punto di vista linguistico. Il Vantini ebbe qualche difficoltà di approvazione, ma non tanto per la pochezza delle sue risposte ai quesiti scritti, quanto per il conteggio dei periodi di apprendistato. Gli si obiettò che solo i due periodi post laurea potevano essere presi in considerazione, poiché, per legge, quelli antecedenti non erano validi ai fini del rilascio della licenza professionale. Tuttavia pare che il Vantini superasse le prove e ottenesse quell’autorizzazione che gli consentì di svolgere una brillante carriera. Egli dovette solo fare i conti, in seguito, non più con occhiuti esami formali, ma con gli esami, che non finiscono mai, del mercato delle professioni e dei relativi committenti o interlocutori, come le pubbliche amministrazioni.

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on così era per i malcapitati che preferivano ambire al posto fisso, inseriti negli organici degli uffici delle Pubbliche costruzioni. Il tema è ampio è può meritare un articolo a sé. Basti qui citare il caso dell’ingegner Francesco Rinaldini, laureato presso l’Università di Padova, che, nel 1845, aveva 47 anni ed era “praticante” presso l’Ufficio delle pubbliche costruzioni di Brescia da 22 anni. Siamo quindi nel Regno Lombardo-Veneto, di stampo austriaco. L’ingegnere capo scriveva che il Rinaldini, ammo-

gliato con due figli, conosceva la lingua italiana e il francese, aveva “abilità bastante”, “assiduità lodevole” e “moralità ottima”. Come non bastasse, anche per essere nominati ,“alunni gratuiti presso l’Ufficio provinciale delle Pubbliche Costruzioni”, bisognava inoltre rispettosamente chinare il capo e giurare, così: «Avanti all’Onnipotente Iddio [di essere] in ogni tempo fedele, obbediente e devoto alla Maestà dell’augustissimo Sovrano Francesco Primo Imperatore d’Austria, Re d’Ungheria, Boemia, Lombardia e Venezia non che ai legittimi suoi eredi e successori», promettendo inoltre di «eseguire con esattezza, zelo ed onore le incombenze dell’impiego che viene affidato, di conservare il più rigoroso secreto negli affari d’ufficio, di obbedire e portare il dovuto rispetto agli ordini dell’Imperiale Regio Governo ed all’Autorità da cui immediatamente dipendo». Il candidato doveva infine dichiarare «di non appartenere ad alcuna società segreta né nella monarchia dell’augustissimo Sovrano d’Austria né in alcun altro estero stato» e promettere «di non farne parte giammai». Anche per lavorare gratis bisognava essere prostrati ai piedi dell’autorità imperiale e a 47 anni si poteva ancora essere praticanti: affinità e differenze rispetto ai tempi nostri, che comprendono anche le prove modeste di un destinato alla fama nella storia dell’architettura. Quelle erano prove iniziali, oggi vi sono prove modeste anche da chi la fama, più o meno meritata, già la possiede, con relative parcelle stratosferiche. ❑

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CULTURA

Il Centro Studi San Martino per la storia dell’agricoltura e l’ambiente

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l Centro Studi San Martino è un organismo che studia la storia dell’agricoltura e le trasformazioni del territorio, del paesaggio e dell’ambiente legate allo sviluppo industriale, demografico nell’ottica di una ragionata ecocompatibilità e sostenibilità. Grazie a un accordo siglato con la Fondazione del Castello di Padernello, il Centro Studi San Martino dispone di una prestigiosa sede per la propria biblioteca, ove promuove la creazione di una emeroteca e di una mediateca specializzate, nonché pubblicazioni, organizzazione di convegni, di giornate di studio, dibattiti mediante l’apporto di studiosi, con lo scopo di inserire il processo di sviluppo locale nel più generale quadro dell’evoluzione agricola e ambientale italiana. L’intento del Centro Studi San Martino è quello di ricostruire la storia dell’agricoltura e del paesaggio della nostra bellissima provincia, partendo da coloro che questa storia l’hanno creata, plasmata con le scelte quotidiane, solo apparentemente secondarie, quella storia che prescinde dalle statistiche, dalle opinioni inevitabilmente parziali, dalle collocazioni aprioristiche all’interno di rigide strutture mentali, ma che guarda al dato concreto per trarne il significato più profondo, per capire perché delle scelte fatte dai nostri genitori e dai nostri nonni, scelte che ci hanno preceduto e che inevitabimente 92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

oggi ci condizionano. L’obiettivo viene perseguito attraverso la raccolta di documenti presso la biblioteca del Castello di Padernello, in modo tale da conservare la memoria storica, per evitare la distruzione ad opera dell’incuria del tempo o, più semplicemente, dalla distrazione. L’ambizioso progetto di fare di uno scrigno prezioso come il Castello di Padernello il luogo della raccolta della memoria storica delle famiglie bresciane necessita, inevitabilmente, della collaborazione di molti, in primis dei geometri bresciani. Non si tratta di una tradizionale biblioteca volta unicamente alla raccolta dei libri; bensì della prima biblioteca in itinere, in continua evoluzione, finalizzata alla costante raccolta della documentazione proveniente direttamente dalle famiglie dei bresciani. Mi riferisco a quei documenti che, spesso, sono in soffitta o in cantina e che racchiudono le vicende quotidiane di una famiglia, di alcuni suoi membri. Documentazione cartacea e fotografica che raccoglie in sé il più alto valore storico, una volta collocata all’interno della più ampia storia bresciana. Tanti documenti privati, se uniti, possono ridar vita ad un patrimonio di informazioni preziosissimo altrimenti irrecuperabile, altrimenti destinato a scomparire senza soluzione, altrimenti destinato a dimenticare se stesso.

Informazioni che rappresentano briciole del trascorso individuale e familiare che, debitamente conservate possono rimanere nel tempo tramandando l’esperienza, l’acume, il coraggio e la fatica dei bresciani . L’oblio che – inutile e devastante – può avviluppare una famiglia e tutto ciò che essa ha fatto e creato, è il danno maggiore e insanabile che può seguire ad un banale trasloco o, più semplicemente, al disinteresse dovuto alla concentrazione rivolta al presente o, ancor più realisticamente, o ad interessi legittimamente differenti. Tutto ciò può provocare un danno irreparabile, cancellando i risultati di intere vite, vissute all’insegna del lavoro, del coraggio, delle difficoltà che ciclicamente investono tutti i settori produttivi.

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ono i segmenti della storia individuale che, raccolti e catalogati, danno vita alla storia di tutti noi bresciani. Ciò che siamo è frutto di un tessuto di relazioni sociali che non muoiono e non si consumano nell’immediato, ma si srotolano dietro le nostre spalle spiegando atteggiamenti e pensieri collettivi condivisi. Ciò che siamo, come si evolve la nostra società, emerge dal confronto con ciò che alla nostra società non appartiene, ma che in essa, comunque, oggi vive. La nostra storia è lo strumento oggi più che mai indi-

spensabile per confrontarci con i fenomeni dell’immigrazione della moderna società, multietnica e multireligiosa e, forse per riuscire nell’auspicata integrazione. La pacifica convivenza di culture differenti non può e non deve significare l’annullamento delle istanze di un popolo, ma deve necessariamente passare attraverso il confronto. Solo dalla consapevolezza delle proprie radici, del percorso compiuto nel tempo, nasce il rispetto per se stessi e, di conseguenza, il rispetto per gli altri. Ricordare il passato è indispensabile per capire il presente e consentire, eventualmente ove necessario, di intervenire al sostegno di uno sviluppo agricolo e industriale che sia compatibile col terrritorio: non bisogna fermare lo sviluppo, bisogna orientarlo nel modo migliore fornendo opzioni alternative ad un mero consumo irrazionale. La raccolta dei documenti storici non è, quindi, fine a se stessa ma, attraverso il loro studio, è proiettata nel futuro poiché consente la riscoperta di informazioni, spesso preziose, di personalità bresciane di rilievo nazionale e di lezioni di vita che possono consentire di evitare errori compiuti nel passato: anche quest’aspetto delle finalità del Centro Studi San Martino può essere interessante per i geometri, poiché questa categoria di tecnici è in possesso delle conoscenze necessarie per avvicinarsi nel modo migliore ai documenti




CULTURA

storici da esaminare. Inoltre, nell’ottica delle attività che già fermentano in seno al Cantro Studi San Martino, si sta procedendo ad una pubblicazione divulgativa che esamina e illustra gli aspetti delle biotecnologie, dell’omeostasi biologica del terreni e, in particolare, una serie di proposte per il recupero fattibile delle cascine mediante inserimento nei PGT locali, con destinazioni utili e redditizie che non ne stravolgano le originali strutture e le rendano ancora vive e vivibili nella moderna società.

Un patrimonio immobiliare, quello delle casine bresciane, finora sottovalutato, ma che il progetto “Censimento delle cascine” promosso dalla Fondazione Civiltà Bresciana e dalla Provincia di Brescia, mette in chiara evidenza.

Un patrimonio immobiliare unico, originale e prezioso che può essere recuperato. Chiunque può diventare sostenitore del Cantro San Martino, versando una quota annuale che consentirà di far parte dell’Assem-

blea dei sostenitori; Per informazioni ulteriori rivolgersi al Collegio Geometri di Brescia o a Fondazione Civiltà Bresciana Onlus, tel. 030.3757267, fax 030.3774365. ❑

Il mondo di B. Bat.

IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 95


Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio

Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri. Legge 30 luglio 2010 n.122 (G.U. 30 luglio 2010 n. 176 Supplemento Ordinario N.174) Conversione in Legge, con modificazioni del decreto Legge 31 maggio 2010 n.78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica vigore dal 31 luglio 2010). Stralci: Disposizioni in materia catastale: - Attivazione della Anagrafe immobiliare integrata, costituita e gestita dall’Agenzia del Territorio entro il 1 gennaio 2011; - Introduzione della Attestazione integrata ipotecaria e catastale - Gestione partecipata delle funzioni catastali da parte dei comuni - Sanatoria catastale degli immobili non dichiarati o difformi(cd case fantasma) entro il 31dicembre 2010; - Identificazione catastale degli immobili negli atti pubblici e nelle scritture private; - Introduzione della Segnalazione certificata di inizio attività”Scia” - Modifica delle disposizioni sul procedimento amministrativo in materia di conferenza di servizi; - Semplificazioni procedurali nei casi in cui siano richieste autorizzazioni ambientali.

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- Installazione di piccoli impianti di distribuzione di gas naturale; - Ritenuta d’acconto sulle spese soggette a detrazione; - Differimento al 31dicembre 2010 dell’obbligo di valutazione dei rischi derivanti da stress lavoro-correlato. - Limitazione all’uso del contante. Decreto del Presidente della Repubblica 9 luglio 2010 n.139 (G.U. 26 agosto 2010 n. 199) Regolamento recante procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma dell’articolo 146., comma 9 del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n- 42 e successive modificazioni. (dal 10 settembre 2010 è prevista una procedura semplificata della durata massima di 60 giorni per 39 interventi di “lieve entità” tassativamente individuati). Decreto legislativo 29 giugno 2010 n.128 (G.U. 11 agosto 2010 n.186 Supplemento Ordinario n.184/L) Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, recante norme in materia ambientale a norma dell’articolo 12 della Legge 18 giugno 2009 n.69. (in vigore dal 26 agosto 2010) Legge 13 agosto 2010 n. 129 (G.U. 18 agosto 2010 n. 192) Conversione in Legge con modificazioni del decreto-Legge 8 luglio 2010 n. 105, recante misure urgenti in materia di energia. Proroga di termine per l’esercizio di delega legislativa in materia di riordino del sistema degli incentivi.



a cura del geom. Alfredo Dellaglio

Autorizzazione paesistica Ho presentato in Provincia di Brescia una richiesta di autorizzazione paesistica per dei pannelli fotovoltaici integrati in copertura. Depositata in Provincia in quanto il Comune dell’edificio su cui va installato l’impianto non mi accettava le autorizzazioni per i pannelli (in contrasto con le ultime linee guida di dicembre). Valutata la pratica mi è stata chiesta un’integrazione. Il primo termine di 40 giorni dall’integrazione è già scaduto, ma l’Amministrazione Provinciale non ha ancora inviato la relazione della Commissione paesaggio alla Soprintendenza. Volevo capire se è prevista qualche azione a favore del richiedente per evitare queste perdite di tempo o per oltrepassare il ruolo di alcuni uffici pubblici quando non adempiono ai propri compiti. Ringrazio anticipatamente. geom. A.N..

Innanzitutto c’è da precisare quanto segue: 1 - gli impianti con potenza non superiore a 20 kW sono considerati impianti non industriali e conseguentemente non sono soggetti alla verifica ambientale di cui al Dpr 12 aprile 2006, ai sensi dell’art. 5, comma 5, Dm 19 febbraio 1997: non necessitano di autorizzazione della Provincia, non seguono la procedura di cui all’art. 12, comma 4, del Dlgs n. 387/2003, di competenza della Provincia, sono assentiti con Dia; 2 - quelli con potenza superiore a 20 kW ai sensi del Dpp 12 aprile 2006 (All. b, p. 2, lettera c), sono soggetti alla verifica ambientale, necessitano di autorizzazione della Provincia, devono seguire la procedura di cui all’art. 12, comma 4, del Dlgs n. 387/2003, sono assentiti mediante permesso di costruire a Dia sostitutiva; 3 - gli impianti fotovoltaici vanno riferiti ai seguenti elementi di valutazione: codifica dell’impianto, la sua tipologia, la procedura amministrativa con relativa competenza. Le diverse tipologie di impianti seguono ora le Linee guida dettate dal Dgr del 25 novembre 2009, n. 8/10622 a cui è seguita la circolare n. 2 del 25 marzo 2010, del Dirigente Generale regionale di chiarimento della Dgr sopra detta; 4 - in base quindi al tipo di impianto, corrisponde una procedura autorizzativa e la competenza amministrativa. In primo luogo si tratta di valutare se l’impianto che si intende realizzare sia di competenza del Comune o della Provincia. La Dgr del 2009, riporta chiaramente, per ogni impianto, i riferimenti normativi, se sono attività edilizia libera, se sono soggetti a Dia o ad autorizzazione e a chi compete il rilascio dell’eventuale autorizzazione paesaggistica. Ricordo semplicemente, non solo per l’interessato, che le codifiche degli impianti, fanno riferimento a: – fotovoltaico integrato sul tetto, senza modifica della sagoma (Ftv I 1) – fotovoltaico integrato sul tetto, con modifica della sagoma (Ftv I 2); – fotovoltaico parzialmente integrato aderente al tetto e che rispetta tutte le condizioni di cui all’art. 11 del Dlgs 115/1998 (Ftv PI 1); – fotovoltaico parzialmente integrato aderente al tetto che non rispetta tutte le condizioni di cui all’art. 11 del Dlgs 115/1998 (Ftv PI 2; 98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

– fotovoltaico non integrato ubicato al suolo con potenza inferiore a 20 kW (Ftv NI 1); – fotovoltaico non integrato ubicato al suolo con potenza superiore a 20 kW (Ftv NI 1). Se le competenze per il rilascio dell’autorizzazione unica dell’impianto è della Provincia (che costituisce anche autorizzazione all’esercizio dello stesso), il termine massimo per la conclusione del procedimento non può comunque essere superiore a 180 giorni, riunificando anche tutti gli atti di autorizzazione, valutazione, pareri, assensi espressi o di silenzio assenso comunque denominati sia in campo ambientale sia in campo dell’edilizia, dell’urbanistica, ecc. A fronte dell’istanza, la Provincia deve comunicare ai sensi e per gli effetti dell’art. 7 della legge 241 del 1990 l’avvio del procedimento entro 15 giorni, riportando l’indicazione delle eventuali integrazioni documentali da fornire, comunicando altresì che il mancato riscontro, ovvero la mancata trasformazione delle integrazioni nei termini previsti, comporta l’improcedibilità dell’istanza per carenza documentale e la pratica viene archiviata. Le integrazioni devono pervenire nel termine perentorio di 30 giorni, pena il preavviso di diniego, entro 30 giorni dal ricevimento della documentazione integrativa ritenuta conforme alle indicazioni delle Linee guida, il Rd P convoca la Conferenza dei Servizi e convoca le amministrazioni competenti al rilscio dell’autorizzazione, trasmettendo ad ognuna copia del progetto delle opere. Nel corso della Conferenza di Servizi possono essere richieste all’interessato integrazioni progettuali una sola volta ed entro 90 giorni dall’avvio del procedimento, assegnando al richiedente un congruo termine per la disposizione degli elaborati. La Conferenza di Servizi si aggiornerà entro 30 giorni dal ricevimento delle integrazioni, con una riconvocazione a cura del RdP. Questa conclude i propri lavori entro 180 giorni dalla comunicazione di avvio del procedimento. Due parole anche per quanto riguarda il coordinamento di autorizzazione unica con altri procedimenti. In relazione alla particolare ubicazione dell’impianto e all’esistenza di vincoli specifici, sono interessati enti diversi, tra i quali la Soprintendenza ai Beni Culturali Architettonici e del Paesaggio, nel caso l’intervento interessi siti soggetti a vincolo paesaggistico ai sensi della parte II del Dlgs n. 42 del 2004, ovvero nel caso l’intervento interessi siti soggetti a vincolo archeologico o architettonico ai sensi della parte II del Dlgs n. 42 del 2004. Ai sensi dell’art. 80 della legge regionale n. 12 del 2005 il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica per impianti oggetto di autorizzazione unica nelle aree soggette a vincolo art; 142, 143, comma 1, lettera d), del Dlgs 42/2004, è di competenza dell’Amministrazione Provinciale. Pertanto, affinché il procedimento di acquisizione dell’autorizzazione paesaggistica sia coordinato con quello dell’autorizzazione unica, entrambi in capo all’Amministrazione provinciale delle differenti normative di settore, si riassume quanto segue: a) la domanda di Autorizzazione Unica deve essere comprensiva della domanda di autorizzazione paesaggistica. A tal fine la documentazione progettuale allegata all’istanza di Autorizzazione Unica deve essere corredata da una relazione paesaggistica firmata da professio-




nista abilitato redatta sulla base di criteri di cui alla Dgr n. 2121 del 15 giugno 2006; b) per tali casi la verifica preliminare riferita all’Autorizzazione Unica è effettuata anche ai fini dell’autorizzazione paesaggistica. L’eventuale richiesta di integrazione della documentazione ai fini della procedura dell’istanza è pertanto comprensiva delle eventuali integrazioni per la componente paesaggistica. La comunicazione di avvio del procedimento dell’Autorizzazione Unica è da intendersi valida anche agli effetti della domanda di autorizzazione paesaggistica; c) la convocazione della Conferenza di Servizi del procedimento di Autorizzazione Unica, da effettuarsi nei termini già sopra esposti, è inviata alla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici un’ultima annotazione che riguarda i pannelli fotovoltaici è contenuta nel nuovo articolo 5 del Dl n. 40 del 25 marzo 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 73 del 22 maggio 2010. Tra le attività edilizie libere di cui al nuovo articolo 6 del Dpr n. 380 del 2001, comma 2, lettera d), vi sono anche i pannelli solari, fotovoltaici e termici, senza serbatoi di accumulo esterno, a servizio degli edifici, da realizzare al di fuori delle zone di tipo A (centri storici o nuclei di antica formazione) di cui al Dm 1444 del 1968. La modifica introdotta con la conversione in legge consente di superare, per i nuovi interventi ad attività edilizia libera (per altro poche) le più restrittive disposizioni di cui all’articolo 33 della legge regionale n. 12 del 2005. geom. Antonio Gnecchi

Intervento edilizio in zona agricola Ho predisposto un progetto di ristrutturazione di un porticato agricolo per ricavare sei piccoli alloggi a pianta libera da annettere all’attività agrituristica già esistente di sola ristorazione. Il fabbricato è stato costruito con pdc precedente per il quale era stato sottoscritto il vincolo di inedificabilità e asservimento all’attività agricola in funzione del rapporto della superficie coperta del 10%. Ora il responsabile dell’area tecnica del comune di … dove è sede l’attività agricola e agrituristica, nulla eccependo sui lavori di ristrutturazione mi chiede di reintegrare il vincolo di inedificabilità e asservimento alla destinazione agricola anche ai fini volumetrici, equiparando l’intervento alla residenza. Secondo la mia opinione gli alloggi da destinare all’attività agrituristica ricettiva costituiscono a tutti gli effetti «attrezzature e infrastrutture produttive necessarie per lo svolgimento dell’attività», così come recita l’articolo 59 della Legge regionale 12/2005 e pertanto essendo il fabbricato porticato esistente già vincolato ai fini della superficie coperta e alla destinazione agricola, nulla più è dovuto, al massimo potrei reiterare il vincolo di «destinazione all’attività agricola dei nuovi alloggi». Geom. G.T. Ai sensi dell’articolo 59 della legge regionale n. 12 del 2005 doveva ed è stato perfezionato l’atto di vincolo di “non edificazione” con il quale è stata vincolata l’area aziendale all’attività di agriturismo entro

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il limite massimo del 10 per cento della superficie aziendale. Premesso che: - l’attività agrituristica è qualificata quale attività agricola a tutti gli effetti secondo la normativa regionale di settore vigente. Ricordo, al riguardo, che la legge regionale n. 10 del 2007, ha introdotto, in linea con la disciplina nazionale, la presentazione della DAA (dia nella versione dell’articolo 6, comma 2, della legge n. 96 del 2007). La nuova disposizione subordina l’esercizio dell’attività agrituristica alla presentazione della DAA al comune e non consente la richiesta di autorizzazione. Gli articoli 6 e 7 dispongono le caratteristiche ed i requisiti dei locali da utilizzare per l’attività agrituristica. Sostanzialmente riconosce a questi fabbricati un carattere agricolo nulla rilevando la parte di questi impiegata nell’attività prettamente ricettiva, quali, ad esempio, le camere, le cucine, le sale da pranzo e di intrattenimento, etc., senza alcun obbligo di vincolo di destinazione d’uso. Importante è ribadire che l’utilizzazione agrituristica non comporta cambio di destinazione d’uso degli edifici censiti come rurali e nulla rileva la destinazione urbanistica di tali fabbricati. Il comma 2 dell’articolo 6 ammette la sistemazione degli immobili da destinare ad uso agricolo attraverso interventi di ristrutturazione edilizia, restauro risanamento conservativo o di miglioramento o di ampliamento necessari all’adeguamento igienico – sanitario e tecnologico. - L’esercizio ed il funzionamento dell’attività agrituristica è subordinato alle condizioni e ai presupposti contenuti nella legge regionale n. 10 del 2007 e relativo regolamento di attuazione, non oggetto di contestazione da parte del comune - è stato sottoscritto l’atto di vincolo di “non edificazione” ai sensi dell’articolo 59, della LR n. 12 del 2005, per destinazioni agricole (sebbene per funzioni agrituristiche), secondo i parametri edilizi ed urbanistici produttivi delle zone E dello strumento urbanistico e non residenziali, - è stato, altresì, sottoscritto il vincolo di asservimento della destinazione dell’immobile al servizio dell’attività agricola, comprensivo del porticato in parola, ai sensi del successivo articolo 60, stessa legge regionale. Il progetto di ristrutturazione edilizia del porticato, pare non abbia sollevato problemi su chi ha proposto tale intervento né che sia risultato in contrasto con le previsioni del PRG (o PGT), salvo equiparare l’intervento alla residenza, per i motivi sopra esposti. La trasformazione di questo porticato in piccoli alloggi annessi all’attività agrituristica esistente, interessa una superficie coperta già precedentemente vincolata, per destinazioni agricole, secondo quanto precisa la legge regionale 8 giugno 2007, n. 10 e quanto prescrive il citato articolo 59 della LR 12/05 . Ne consegue che non si rende necessario un ulteriore vincolo della superficie aziendale in base ai parametri residenziali della zona E previsti dal PRG (o PGT) e neppure per destinazioni produttive agricole, in quanto la superficie del portico era già stata vincolata in precedenza e le superfici occupate con i nuovi piccoli alloggi sono annessi all’attività agrituristica, alla quale viene riconosciuto un carattere agricolo, come più volte ribadito. Questa condizione, ovviamente, rimane tale fino a modifica della si102 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5

tuazione oggettiva degli immobili o di variazioni delle condizioni urbanistiche dello strumento urbanistico, ovvero dei requisiti e presupposti dei soggetti titolari dell’attività. Se, quindi, gli interventi non comportano variazioni della superficie coperta secondo la disciplina urbanistica locale, non è necessario un ulteriore atto di vincolo “non edificazione” ai sensi dell’articolo 59, LR n. 12/2005. Potrebbe, invece, ritenersi necessario un ulteriore atto che preveda il mantenimento della destinazione dell’immobile al servizio dell’attività agricola, secondo quanto dispone l’articolo 60 stessa legge. Francamente, però, non vedo, in questo caso, dove sta la semplificazione degli adempimenti in quanto, sebbene non necessario il vincolo urbanistico, sia dovuto quello sull’asservimento della nuova destinazione (annessa all’attività agrituristica ed equiparata a quella agricola), che imporrebbe comunque l’obbligo di andare nuovamente dal notaio a regolarizzare tale condizione. geom. Antonio Gnecchi

Pagamento della sanzione per ritardato pagamento contributo di costruzione Il comune di … può richiedere il pagamento di euro … di sanzione per ritardato pagamento del contributo di costruzione relativo alla Dia per la manutenzione straordinaria fabbricato produttivo di nuovi soppalchi, per l’insediamento di «laboratorio di design» (allegata determinazione del dirigente l’Utc, con diffida a dare inizio ai lavori e precedente comunicazione di chiusura procedimento ai sensi art. 42, comma 10, legge regionale 12/05, con richiesta di regolarizzazione e completamento della pratica prima dell’inizio lavori, presentando una serie di documentazioni integrative). geom. U.V.

Dalla documentazione allegata al quesito non è dato sapere la data di presentazione della Dia, anche se precedente il 23 luglio 2010. L’UTC ha inviato in tale data quella che si definisce la “chiusura del procedimento” ai sensi dell’articolo 42, comma 10, della LR n. 12 del 2005, ritenendo di non dover adottare, nel termine di 30 giorni dalla data di presentazione della Dia l’ordine motivato di non effettuare il previsto intervento (articolo 42, comma 9, stessa legge). A parte il fatto che non si capisce come si possano definire interventi di manutenzione straordinaria la formazione di nuovi soppalchi, pur all’interno di un insediamento produttivo (aumento di slp), ma ciò è ininfluente per quanto ci interessa. Partendo quindi dal presupposto che il titolo abilitativo (Dia o super Dia) sia oneroso, doveva essere allegato il relativo calcolo del contributo di costruzione ed effettuare il pagamento dello stesso secondo le modalità previste dalla normativa vigente (articolo 42, comma 2), mentre la quota degli oneri di urbanizzazione è corrisposta al comune entro 30 giorni successivi alla presentazione della Dia, fatta salva la facoltà di rateizzazione (articolo 42, comma 3).




Io non conosco le modalità di pagamento del contributo del comune di … per cui non posso essere preciso sulle diverse fasi di pagamento, ma ti posso riassumere come devono essere corrisposti gli oneri di urbanizzazione (compreso lo smaltimento rifiuti), secondo l’ipotesi della rateizzazione: - la prima rata degli oneri doveva essere versata entro il … , 30 giorni dalla data di presentazione della Dia, - il saldo alla data stabilita dalla delibera comunale L’importo di euro … corrisponde al 10% di euro … e cioè l’intera somma degli oneri di urbanizzazione dovuti per gli interventi proposti con la Dia. Se la delibera comunale stabilisce che l’intero importo degli oneri debba essere pagato in un’unica soluzione, il comune ha ragione; se, invece, la delibera prevede due o più rate, la prima doveva essere pagata entro 30 giorni dalla data di presentazione della Dia, mentre la seconda (e/o la terza) alle date stabilite dalla delibera di cui si diceva. L’articolo 42, comma 2, del Dpr n. 380 del 2001. dispone che i ritardati pagamenti delle somme dovute nei termini stabiliti dai comuni, comportano l’applicazione delle sanzioni pecuniarie.

Relativamente agli oneri di cui si parla, se l’importo è dovuto in unica soluzione, come sopra si diceva, il comune ha correttamente applicato la sanzione prevista dalla norma sopra citata (lettera a), entro 120 giorni dalla data di presentazione della Dia), tenuto conto che, in caso di ulteriore ritardo, si applicano anche le successive di cui alle lettere b) e c). Diversamente la prima rata doveva essere versata entro 30 giorni, ma la sanzione del 10% si applica solo all’importo della prima quota, mentre le seconda (e/o la terza) devono essere pagate alle date stabilite dalla delibera comunale, oltre le quali si applica sulle somme dovute le sanzioni di cui alla lettera a) (10% nei successivi 120 gg) e quelle stabilite dalle successive lettere b) e c), dPR 380/2001. Bisogna quindi verificare come il comune di … ha deciso come far pagare gli oneri di urbanizzazione e solo dopo sarà possibile stabilire se l’importo della sanzione di euro … è giusto o sbagliato e, in tal caso, mettere al corrente l’UTC dell’errore per l’eventuale correzione della soma dovuta per il ritardato pagamento della rata degli oneri. geom. Antonio Gnecchi

IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5- 105


Aggiornamento Albo

Iscrizioni all’Albo con decorrenza 18 ottobre 2010 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

6042

Maimeri Panizza Fabio

Edolo (Bs) 07/01/1985

25050 Sellero (Bs) via Valeriana 23

6043

Bianchi Cristian

Edolo (Bs) 20/10/1987

25040 Malonno (Bs) via Miravalle 113

6044

Nicolini Cristian

Chiari (Bs) 26/111987

25030 Castrezzato (Bs) via San Rocco 10

6045

Sganzerla Giorgio

Brescia 20/03/1974

25020 Azzano Mella (Bs) via dei Pizzi 15/A

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 29 luglio 2010 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

1884

Mazzano (Bs) 01/06/1946

25080 Mazzano (Bs) via Martiri di p.zza Loggia 31

Decesso

Zanetti Pierino

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 7 agosto 2010 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

2170

Brescia 02/05/1946

25128 Brescia via M. Cesaresco 25

Decesso

Papis Luciano

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 29 agosto 2010 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

5525

Tirano (So) 04/09/1983

25040 Corteno Golgi (Bs) via S. Giovanni Battista 2-Lombro

Decesso

Pedezzi Fabio

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 9 ottobre 2010 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

1160

Cedegolo (Bs) 19/06/1928

25135 Brescia via Della Musia 30

Decesso

Camadini Giovanni Pietro

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 18 ottobre 2010 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

2546

Brescia 01/12/1939

25124 Brescia via Malta 12 - scala B

Dimissioni

Bagnardi Pietro

106 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5



memo

AVVISO AGLI ISCRITTI ALL’ALBO Per consentire il periodico aggiornamento dei dati da inserire nell’Albo professionale tutti gli iscritti sono tenuti a comunicare al Collegio ogni variazione d’indirizzo e di recapito telefonico utilizzando esclusivamente la seguente scheda: PER AGGIORNARE GLI ELENCHI DELL’ALBO PROFESSIONALE DI BRESCIA IL COLLEGIO INVITA I GEOMETRI A COMPILARE E A RISPEDIRE CON SOLLECITUDINE QUESTA SCHEDA (ANCHE TRAMITE FAX)

SPETT.LE COLLEGIO DEI GEOMETRI DELLA PROVINCIA DI BRESCIA 25128 BRESCIA - PIAZZ.LE C. BATTISTI 12 FAX: 030/306867

IL SOTTOSCRITTO GEOMETRA cognome e nome

…………………………………………………………………………………………..

luogo di residenza cap via

……………………………

………………………………………………………………………………………..

città

……………………………………………………………………...

………………………………………………………………………………………………………………………...

P. Iva

n. albo

…………………………………………...

luogo dello studio cap via

nato il

…………………………………………

………………………………………………………………………………......

……………………………………………….

città

…………………………………………....

………………………………………………………………………………………………………………......

……………………………………………………………………………………………………………………

tel. casa

…………………………………………………………………………………………………………….

cell.

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data

……………………………………………………………………………………………………………………..

tel. ufficio e-mail

firma

……………………………………

fax

…………………………………………........

…………………………………………………………………………………………………………....

……………………………………………………………………………………………………………....

Per l’invio della corrispondenza, usare l’indirizzo: ❑ residenza ❑ studio (segnare con una crocetta) Autorizzi la pubblicazione della tua e-mail nel sito Internet del Collegio?

❑ sí ❑ no (segnare con una crocetta)

Si ricorda inoltre che le modifiche dell’attività svolta dai singoli iscritti, che comportano iscrizioni o cancellazioni alla Cassa di Previdenza geometri a sensi della legge n. 236/90, devono essere comunicati alla Cassa stessa esclusivamente mediante la compilazione di specifico modello di atto notorio disponibile presso il Collegio. La segreteria è inoltre attrezzata per fornire tutte le informazioni atte a evitare che l’iscritto incorra in sanzioni pecuniarie per effetto di tardive od omesse comunicazioni o versamenti alla Cassa di Previdenza. 108 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2008/5


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IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BRESCIA C.M.P. DETENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

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IL GEOMETRA BRESCIANO

Anno XXXV N. 5 settembre-ottobre 2010

Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

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