Il Geometra Bresciano - n.3 del 2016

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IL GEOMETRA BRESCIANO

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Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

Lodi Sondrio

IL GEOMETRA BRESCIANO

o così

Anno XLI N. 3 maggio-giugno 2016

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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della Provincia di Brescia

Il quadro della pittrice professoressa Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli. Direttore responsabile Bruno Bossini Segretaria di redazione Carla Comincini Redazione Stefano Benedini, Nadia Bettari, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Alfredo Dellaglio, Emanuela Farisoglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Antonio Gnecchi, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Giovanni Platto, Andrea Raccagni, Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi Hanno collaborato a questo numero Alberto Baccarini, Andrea Botti, Massimo Compagnoni, Piergiovanni Lissana, Roberto Luciani, Gabriele Mercanti, Dezio Paoletti, Fabio Parzani, Riccardo Richini, Franco Robecchi, Sezione Provinciale UNITEL Brescia, Simonetta Vescovi Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it Editing e impaginazione Francesca Bossini - landau Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Arturo Toscanini, 41 - 25010 Borgosatollo (Bs) Tel. 030/6186578 - Fax 030/2053376 Stampa IGB Group/Grafo Via Alessandro Volta, 21/A - 25010 San Zeno Naviglio (Bs) Tel. 030/3542997 - Fax 030/3546207 Di questa rivista sono state stampate 8.337 copie, che vengono inviate agli iscritti dei Collegi di Brescia, Lodi e Sondrio oltre che ai principali Enti regionali, provinciali e nazionali e a tutti i Collegi d'Italia. N. 3 – 2016 maggio-giugno Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI

EDITORIALE Giovani: linfa vitale per il rinnovo della Categoria INTERVISTA Collegio e Università di Brescia pronti a varare la laurea del geometra DAL CONSIGLIO NAZIONALE Accolto l’appello vietati gli atti catastali agli agrotecnici News DALLA CASSA DI PREVIDENZA Provvidenza straordinaria per iscritti in condizioni di bisogno News DAL COLLEGIO DI BRESCIA Assemblea degli iscritti al Collegio il 18 aprile 2016 Supplemento speciale sulla Deontologia e sulla Formazione continua LAVORI DI GEOMETRA Da Brescia a Mosca al Mar Nero L’esperienza d’un geometra in una grande impresa russa ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA I geometri della Valle Camonica interessati dagli Standard Internazionali di Valutazione Tutela, conservazione e recupero degli elementi architettonici minori DAL COLLEGIO DI SONDRIO Assemblea geometri 2016 Gli studenti del CAT protagonisti SCUOLA Firmato il protocollo d’intesa sull’alternanza scuola-lavoro

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LEGALE La successione necessaria e l’azione di riduzione

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URBANISTICA P.G.T. - Brescia Accolte in parte le osservazioni del Collegio .PEJmDIF F JOUFHSB[JPOJ alle norme sul risparmio energetico in edilizia

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SICUREZZA Cantiere stradale Appunti per un corretto PSC

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CATASTO La Legge di stabilità 2016 in tema di “Imbullonati” e casistiche

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EDILIZIA SOSTENIBILE Muffe e condense Comprendere il problema per superarlo (Parte prima) 56 $FSUJmDB[JPOF FOFSHFUJDB 6OB JOmOJUB DPSTB B PTUBDPMJ AGRICOLTURA Varietà di paesaggi e materiali da costruzione del contesto rurale bresciano

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GEOLOGIA Nuova normativa in materia di vigilanza sismica in Regione Lombardia

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TECNICA I muri di Perraudin

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CULTURA Donne muratore

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Novità di Legge Aggiornamento Albo

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Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

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EDITORIALE

Giovani: linfa vitale per il rinnovo della Categoria

Foto © Studio Eden

Bruno Bossini

L’

inserimento delle giovani leve nei processi produttivi per favorire un loro graduale ingresso nei quadri operativi è un fatto indiscutibile, per non dire scontato. Che ciò costituisca anche per la nostra categoria una ineludibile necessità è un fatto anche esso inoppugnabile, per tutta una serie di ragioni e vorremmo qui porre l’accento su una fra le più importanti: la progressiva informatizzazione delle professione geometra, sui quali aspetti operativi certamente i giovani godono di maggior predisposizione rispetto ai colleghi più anziani di professione. Da quando, nel 1986 e in sordina, l'Italia si collegò a Internet per la prima volta, questo moderno strumento comunicativo, oltre ad essere entrato a far parte del nostro vivere quotidiano fino anche ad arrivare a modificare i nostri rapporti comunicativi, ha anche occupato sempre maggior spazio anche nel nostro lavoro di geometra. Non c’è più procedura tecnica o di calcolo che non si basi totalmente sull’informatica. Pensiamo solo ai progetti architettonici (dai più semplici ai più complessi), che ormai da tempo non vengono più “presentati” all’Ente Pubblico di competenza in forma cartacea, ma esclusivamente e solo attraverso un portale telematico. Ma anche al fatto contingente che qualunque informazione tecnico-legale o tecnologica avviene, oramai in tempo quasi reale, solo attraverso il web. E diciamo quasi perché 2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

tale velocità, nel nostro Paese, risulta essere ancora ancore carente e ben lontana dall’efficienza che possono invece garantire paesi di fascia economica come la nostra ma ben più evoluti in tal senso. E ciò – inutile negarlo – costituisce in molti casi un limite all’utilizzo dell’informatica a tutto campo nelle attività lavorative. Per darvi un esempio concreto, sui 202 Comuni della provincia di Brescia solo 10 di essi (compreso il capoluogo) possono garantire una velocità connettiva di 7.20 Mb per secondo (Angolo Terme, il primo di essi, ne offre 12.87). Un limite, quest’ultimo, che costituisce nei contratti stipulati sull’uso della rete il “minimo” di efficienza operativa-contrattuale.

Un segnale nella direzione del miglioramento di quella rete che oggi in Italia è ampiamente insufficiente, è l’impegno assunto dal Governo Renzi che con un primo stanziamento di 2.200 milioni di euro (45 dei quali da spendere in Lombardia) intende potenziare su tutto il territorio italiano le infrastrutture destinate alla banda larga. Solo allora – e ci auguriamo molto presto – l’ambizioso progetto della totale informatizzazione delle procedure operative potrà dirsi andato in porto. Un processo che per ora è solo agli inizi, ma dal quale è ormai impossibile fare marcia indietro, pena una severa frenata del sistema economico del nostro paese. Tornando al tema del nostro

intervento – il radicale rinnovamento della nostra professione – vorremmo qui in particolare esaminare l’importanza, per la categoria dei geometri, della ristrutturazione dei processi decisionali che la interessano, iniziando in particolare dalla sua operatività istituzionale. Ed è proprio guardando alle attività svolte quotidianamente dal nostro Collegio – già da tempo interessato da una revisione delle procedure nel senso di una più ampia e sperimentata funzionalità – che diventa evidente come il tema dell'operatività istituzionale sia una questione di fondamentale importanza per ciascun iscritto, che nel Collegio ha il suo unico referente e supporto per tutta una serie di incombenze


EDITORIALE Nell'immagine alcuni partecipanti all'Assemblea annuale degli iscritti che con la propria presenza hanno espresso attenzione alle attività realizzate e a quelle programmate dal Consiglio Direttivo.

CATEGORIA: QUALE FUTURO? È in atto un grande dibattito su scuola e professioni. Istituti tecnici, licei, lauree; come orientarsi? Il mondo del lavoro di cosa ha bisogno? Di tecnici diplomati o laureati, professionisti tecnici in grado di dare risposte alle esigenze del mercato del lavoro, ma principalmente al futuro della nostra società. Il futuro della nostra società parte dalla scuola di ogni ordine e grado; dalle elementari alle università con programmi e docenze adeguati. Detto ciò nessuno è escluso dall’evolversi della società del futuro. Programmi scolastici spesso irrealizzabili con i tempi necessari per le relative docenze. Recentemente, di fronte all’Assemblea dei presidenti, tenutasi a Roma, è stato analizzato il programma scolastico del CAT (Costruzioni, Ambiente e Territorio) relativamente alle capacità programmate del percorso CAT nelle progettazioni edilizie in zone sismiche dove è emersa la scarsa capacità professionale di tale percorso. Le principali materie dell’attuale polivalenza professionale del geometra sono scarsamente trattate lasciando i diplomati CAT con scarse capacità professionali. Da qui l’esigenza di un ulteriore corso triennale a carattere universitario e pratico per dotare i diplomati delle conoscenze necessarie per l’espletamento della libera professione.

collaterali, ma di grande importanza, per la sua vita professionale Basti qui ricordare – seppur spesso venga ampiamente trascurata – l’importanza che una corretta “costruzione” della posizione previdenziale assume per ognuno di noi, che senza una liquidazione di fine lavoro, possiamo quasi sempre contare solo su questa come unico provente finale della nostra professione. Non meno importante risulta

essere la regolarità e consecutività dell’iscrizione all’Albo, con le sue annesse garanzie di tutela etico-legale e certamente ancor più con la gratuita possibilità di informazione sui dati necessari alla pratica professionale. Non ultima, la reale possibilità di accesso ai corsi professionali, obbligatori ora ai fini della formazione professionale continua. È, questo appena accennato, solo uno spaccato minimo di

Se prendiamo poi in considerazione le norme europee che, dall’anno 2020 impongono l’iscrizione all’albo professionale solo ai laureati, ci si può rendere conto di quanto la categoria nostra ha trascurato questa laurea. Scarso successo ha avuto presso la nostra categoria professionale la laurea triennale di ingegneria ed architettura non adatte per la polivalente libera professione del geometra. Attualmente il nostro Consiglio Nazionale si è impegnato JVS 4PUPZ[LYV KLSS»0Z[Y\aPVUL HɉUJOt PS WYLJPZH[V WLYJVYZV di laurea del geometra arrivi a conclusione quanto prima H\ZWPJHUKVJP \U PUPaPV KP [HSL WLYJVYZV HSSH ÄUL KLS V X\HU[VTLUV ULSS»HUUV Da un’indagine fatta presso i nostri praticanti e giovani iscritti all’Albo in pochi giorni abbiamo già raccolto pre-adesioni per più di cento richieste. 8\LZ[V ZPNUPÄJH JOL SH JH[LNVYPH OH ILU JVTWYLZV SH ULJLZsità di maggior conoscenze per una migliore preparazione professionale richiesta dal mercato del lavoro ormai a livello internazionale. Con l’augurio che quanto sopra proposto vada velocemente H I\VU ÄUL WVYNV H [\[[P P TPNSPVYP H\N\YP WLY SL WYVZZPTL vacanze ed un cordiale saluto. Giovanni Platto

quella vasta operatività del Collegio provinciale che spesso viene sottovalutata, il cui buon funzionamento risulta intimamente legato alle strategie operative deliberate dal Consiglio Direttivo in carica. Il nostro Collegio – ed è una fortuna – si trova già ad un buon livello di informatizzazione delle sue procedure. Già da alcuni lustri ha provveduto alla modernizzazione di quasi tutti gli apparati esecutivi. Tale processo innovativo

non può arrestarsi, ma deve necessariamente continuare a stare al passo dotandosi di nuovi e moderni strumenti digitali. Ma questo necessario indirizzo operativo deve essere ancorato a precise scelte strategiche, per arrivare alle quali sono necessarie conoscenze specifiche sull’utilizzo dell’informatica. E tendenzialmente tutto ciò più facilmente costituisce il patrimonio intellettivo e culturale dei giovani che ne hanno sperimentato in IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 3


EDITORIALE

nuce l’applicabilità, sin dalla loro formazione scolastica. Innumerevoli peraltro – oltre a quelle ricordate sopra – risultano essere le attività espletate dal Collegio, quasi tutte legate alle modifiche operative e formative che la legge impone alla nostra professione, sia nei riguardi della preparazione base (la Scuola Tecnico-Superiore) sia in quelli più legati alla formazione continua. Citiamone alcune fra le più importanti: • i rapporti con la scuola e l’organizzazione dell’alternanza scuola-lavoro; • il contributo dei delegati Cassa e della segreteria all’ottimizzazione dei trattamenti pensionistici e dell’attività di welfare che la CIPAG garantisce agli iscritti; • i rapporti con le altre professioni (Rete Professioni) per le gestioni delle collaborazioni e competenze professionali; • la tutela dell’etica professionale e l’attività del Consiglio di Disciplina; • l’informazione tecnica e culturale attraverso le circolari, la rivista e le pubblicazioni annuali; • gli Esami di Stato ed il programmato post-diploma con la laurea triennale del geometra di prossima istituzione; • la preparazione dei praticanti e l’avvicinamento alla professione dei neo-diplomati. Tutti argomenti legati alla professione, che dipendono per la positività dei loro risultati quasi totalmente dall’efficienza dell’attività del Col4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

legio.Temi che non possono non far presa sugli iscritti, almeno su quelli fra loro – crediamo ancora numerosi – che pur avendo per vari motivi poco frequentato il Collegio, continuano comunque ad avere a cuore il loro mestiere e ad essere quindi interessati alle prospettive future del suo rinnovamento, che inciderà anche sulla loro attività. Solo vincendo le resistenze di questi ultimi e ancor più continuando a convincere gli iscritti volonterosi che già a diverso livello d’impegno vivono l’attività collegiale (commissioni, redazione, consiglio direttivo, collegamenti con il territorio ecc.), i geometri bresciani riusciranno a garantirsi quel ricambio generazionale che il repentino mutamento di sistemi operativi rende ancor più indispensabile e necessario. Ma chi dovrebbero essere questi nuovi geometri? Quale il loro identikit? Quale valore deve essere dato alla loro età anagrafica, ammesso che essa risulti importante? Quale risposta dare agli scettici, quelli che dicono di non partecipare alle attività del Collegio “Perché tanto chi comanda sono sempre negli stessi”, salvo poi pretendere di volta in volta l’immediato aiuto del Collegio per le loro emergenze quotidiane? Come, infine, sollecitare coloro che pur frenati dai loro impegni e dalla poca conoscenza degli aspetti istituzionali della professione vorrebbero ma di fatto non riescono collaborare con il Collegio?

Partiamo dalle ultime due categorie. Agli eterni scettici crediamo ci sia ben poco da dire, salvo rammentare loro che la categoria fortunatamente prosegue nel suo laborioso impegno giornaliero a favore di tutti, anche senza il loro contributo. Che almeno trovino il modo di ringraziare coloro che li suppliscono in quell’attività al Collegio che offre vantaggi anche a loro. A coloro che invece esprimono qualche desiderio di essere coinvolti, si può ben dire che le porte del Collegio sono sempre aperte e che una comprensibile e iniziale titubanza può essere superata con la possibilità di scegliere in quale area di intervento impegnare le proprie risorse e il tempo gratuito che si dedica alla Categoria, anche in base ai propri interessi e alle proprie attitudini. E che il risultato della loro collaborazione garantirà loro, oltre ad un minimo di visibilità nell’ambito della Categoria, anche un sicuro miglioramento delle loro conoscenze, sia nel caso di una loro professione polivalente sia in quello di una loro specialità tecnica. Il tutto senza tornaconto economico, ma nella convinzione di aver contribuito con la passione necessaria al miglioramento della propria attività professionale. Sull’età anagrafica dei nuovi dirigenti di categoria, o sui possibili futuri consiglieri eletti, conviene sgombrare il campo dai dubbi. Alla nostra categoria, che – inutile negarlo – nel tempo si è forte-

mente consolidata nelle sue strutture rappresentative e decisionali, delegate di volta in volta a un limitato numero di volonterosi, anche vista la cronica assenza di nuovi partecipanti (emblematiche in tal senso la loro scarsa presenza all’Assemblea annuale del Collegio, o la difficoltà nel raggiungimento del quorum ad ogni rinnovo elettorale del Consiglio) occorrono nuovi dirigenti. E con “nuovi” intendiamo non solo e unicamente giovani di età, anche se questi ultimi sono e saranno sempre i benvenuti, ma piuttosto giovani di idee. Portatori di un approccio di metodo che li renda disposti a mettersi in gioco e a lavorare in sinergia con i colleghi più esperti sugli aspetti professionali e dirigenziali, per apportare grandi benefici alla Categoria tutta. Professionisti che, indipendentemente dalla loro età anagrafica, siano volenterosi e pronti a mettere a disposizione la loro capacità professionale, per stare al passo con i tempi e con le necessità di mercato. Geometri che abbiano e mostrino l’orgoglio di esercitare il loro mestiere, non per la spinta di altri o della famiglia, ma per scelta personale intrapresa negli anni della loro formazione scolastica. Sono proposte, le nostre, forse non sono esaustive per il problema trattato, ma che potrebbero o dovrebbero suscitare il dibattito fra tutti gli iscritti su una prospettiva così importante per la categoria: quella di come possa avvenire il ricambio generazioT nale dei suoi dirigenti.



INTERVISTA

Foto © Studio Eden

Collegio e Università di Brescia pronti a varare la laurea del geometra

Ci siamo. Il nostro Collegio e l’Università statale di Brescia sono pronte a definire rapidamente la convenzione per attivare anche nella nostra città il corso di laurea del geometra. Un triennio professionalizzante, pienamente abilitante che seguirà il curriculum stabilito dal Consiglio Nazionale e sostanzialmente uguale da Bolzano alla Sicilia. Proprio questo corso sarà in un futuro ormai imminente l’unica via per l’accesso alla libera professione. È questa la notizia più importante, lungamente attesa dalla categoria, al centro dell’incontro del primo giugno che ha visto riuniti nella sede del Collegio, insieme al Presidente Giovanni Platto e ai Consiglieri provinciali, il geometra Antonio Benevenuti, Vicepresidente del Consiglio Nazionale dei 6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

Geometri, il professor Giovanni Plizzari, Direttore del dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Brescia, nonché numerosi docenti e responsabili degli istituti superiori con indirizzo Costruzioni Ambiente e Territorio (CAT) della nostra provincia, da Brescia a Desenzano, da Chiari a Orzinuovi. Un incontro affollato che non è servito solo a illustrare con precisione e cominciare a lavorare per il rapido varo del corso di laurea del geometra, ma pure a chiarire come il nuovo percorso universitario si inserisca armonicamente con la didattica generale dei CAT e l’alta formazione professionale già oggi garantita negli anni del post-diploma dagli ITS e dagli IFTS attivati nella nostra provincia.


INTERVISTA Nella pagina precedente. Il tavolo dei relatori, da sinistra: Giovanni Plizzari, Direttore del dipartimento di Ingegneria civile dell'Università di Brescia, il nostro Presidente Giovanni Platto e il Vicepresidente del CNG Antonio Benvenuti.

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artirà anche a Brescia, si spera ormai a breve, il corso di laurea del geometra e sarà attivato all’interno del dipartimento di Ingegneria civile dell’Università statale di Brescia. Un percorso formativo di alta specializzazione, con un curriculum già prefissato a livello nazionale e sostanzialmente unico, inserito pienamente nell’attività dell’Ateneo bresciano e che, in capo a una decina d’anni, sarà l’unica strada per l’accesso alla libera professione di geometra. In questo senso si sono infatti concordemente espressi Antonio Benvenuti, Vicepresidente del Consiglio Nazionale dei Geometri, e il professor Giovanni Plizzari, Direttore del dipartimento di Ingegneria civile dell’Università statale di Brescia, chiamati dal Presidente del Collegio di Brescia, Giovanni Platto, ad illustrare e discutere il progetto con i consiglieri provinciali della nostra categoria e un buon numero di docenti e responsabili dei CAT bresciani. Proprio il Presidente Platto ha aperto l’incontro ricordando brevemente come il Collegio di Brescia da anni stia insistendo, tanto a Roma nelle più autorevoli assise di categoria, quanto a Brescia stringendo rapporti e consolidando la sintonia con l’Università statale, alfine di far partire rapidamente il corso di laurea triennale del geometra. “Abbiamo sostenuto a più riprese e in ogni sede – ha detto il Presidente – la necessità non più rinviabile di migliorare la preparazione

professionale dei futuri geometri liberi professionisti e come questo obiettivo debba passare senza esitazione da quella che abbiamo chiamato fin dall’inizio laurea del geometra”. A questa scelta il Collegio è arrivato non solo per l’ormai imminente scadenza europea, ovvero la necessità che dal 2020 i nuovi geometri liberi professionisti debbano obbligatoriamente essere laureati, ma pure avendo constatato come ormai in tutta Italia appaia oggi palesemente insufficiente per la professione la preparazione offerta dagli istituti superiori ad indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio. “Anche recentemente il Consiglio Nazionale ha commissionato uno studio sul bagaglio professionale che i CAT riescono a trasmettere agli studenti. Ebbene i risultati – ha aggiunto Platto – testimoniano ancora una volta che la preparazione è insufficiente non solo per aprire uno studio e avviare la libera professione, ma anche per qualunque altro compito da tecnico di medio livello per l’edilizia. E ciò avviene non per colpa dei CAT, dei docenti o degli studenti, ma innanzitutto perché in questi anni si sono ridotte drasticamente le ore delle materie tecniche, proprio mentre il mercato del lavoro chiedeva anche ai geometri sempre maggiori competenze e sempre più specializzazione”. Ecco perché occorre immaginare percorsi di formazione, com’è appunto la laurea del

geometra, che “vanno oltre il CAT”. Percorsi che stanno già riscuotendo anche l’interesse degli iscritti all’Albo, dal momento che in una recente raccolta d'interesse proposta dal Collegio di Brescia ai propri iscritti Albo e Registro Praticanti oltre 150 geometri hanno risposto dicendosi disponibili ad una esperienza formativa universitaria proprio per migliorare le loro competenze e rispondere al mercato. È toccato poi ad Antonio Benvenuti illustrare il progetto formativo che il Consiglio Nazionale ha predisposto e riferire lo stato dell’arte, soprattutto nei rapporti con Governo e Parlamento. “Mi chiedete cosa vogliamo fare – ha esordito il Vicepresidente nazionale – ma io voglio e posso già dirvi cosa abbiamo fatto. Ovvero che dall’aprile del 2015 è sul tavolo del ministero la nostra proposta di laurea del geometra e che su questo provvedimento c’è un consenso unanime nel Governo e tra le forze politiche. Poteva già essere inserito nella riunione del Consiglio dei Ministri di pochi giorni fa, ma si è invece aperta una discussione, che considero marginale, sulla forma giuridica dell’intervento, ovvero se utilizzare una norma quadro, una legge più specifica, un decreto oppure un disegno di legge. Siamo pertanto fiduciosi che sul versante legislativo presto avremo il nostro primo risultato”. Nel frattempo comunque il Consiglio Nazionale dei Geometri non è stato con le mani

in mano e, in particolare, ha avviato alcune esperienze a Siena e Rimini, dove sono state sottoscritte convenzioni con le università per dare vita ad un corso di studi che porti ad una laurea triennale inserita nella classe L7 ma con un profilo peculiare, che valorizza proprio le competenze specifiche del geometra. “È questo – ha commentato Benvenuti – uno dei modi che abbiamo scelto per rispondere alla sfida del mercato globale che in questi anni, come sostiene Alexandre Koyre, in Italia come in tutta Europa, sta passando dal mondo del pressappoco all’universo della precisione”. Una trasformazione che la Commissione europea sta traducendo per le libere professioni con la sfida il cui termine è già fissato al 2020. “Una sfida d’aggiornamento complessivo della professione – ha proseguito il Vicepresidente del CNG – per il quale ci sentiamo già ben preparati, dal momento che abbiamo da tempo introdotto la formazione continua, il consiglio di disciplina e molte altre riforme che toccano la categoria. Uno sforzo che proprio la laurea del geometra completa consentendoci di adempiere pienamente alle direttive che l’Unione europea ha emanato quando ha disposto che dopo il 2020 i nuovi geometri, per svolgere la libera professione, dovranno possedere una laurea triennale”. Dopo il 2020 pertanto gli attuali percorsi – infiniti e diIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 7


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INTERVISTA

versissimi per contenuto formativo e durata – che consentono l’accesso all’esame di abilitazione alla libera professione (praticantato, ITS, IFTS, laurea triennale, corsi semestrali, lavoro dipendente e via elencando) si ridurranno ad uno solo. “Su questo tema nella nostra proposta che si appresta a diventare legge, abbiamo ripreso lo schema delle professioni sanitarie e siamo stati categorici – ha precisato Benevenuti – Per diventare geometra libero professionista occorre non una laurea qualsiasi, ma una laurea triennale specifica, con un curriculum di studio (per capirci materie ed esami) per la gran parte fissato in uno schema nazionale unico, uguale da Nord a Sud. Una laurea prevista nella classe L7 che non è assimilabile alla laurea triennale dell’inge8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

gnere o dell’architetto, per la semplice ragione che il geometra svolge una professione peculiare, che il mercato richiede e che è diversa da quella dell’ingegnere e dell’architetto, e ha dunque bisogno di un patrimonio di competenze proprio”. Un corso originale che ha l’obiettivo dichiarato d’offrire competenze operative specifiche, strettamente legate al patrimonio genetico del geometra e che pertanto darà grande rilievo a materie come diritto, estimo, topografia, costruzioni, impianti, ma pure ambiente, amministrazione, territorio. Ovvero un curriculum di insegnamenti che nell’università italiana di oggi non sono comunemente e universalmente inseriti nella classe di laurea L7. Il tutto per trasmettere agli studenti quel sapere e quel saper fare che il mercato

chiede con insistenza e spesso inutilmente. E a questo proposito anche il percorso formativo accademico deve prevedere una mole consistente di crediti frutto delle esperienze sul campo, del tirocinio, di stage in Italia e all’estero proprio per garantire non solo un passaggio di nozioni, bensì una trasmissione di competenze. Ma c’è di più. Se è la laurea del geometra a dare l’accesso alla libera professione allora quel titolo deve anche essere immediatamente abilitante: “In pratica il giovane di 21 anni appena laureato – ha precisato Benvenuti – dovrà potersi iscrivere immediatamente all’albo e aprire il suo studio, svolgere da subito la libera professione, così da verificare che la sua laurea è immediatamente spendibile sul mercato”. Questo a grandi linee il progetto, con la po-

stilla non marginale che per andare a regime avrà bisogno di 8/10 anni dalla sua approvazione: “ Come geometri – ha infatti aggiunto Benvenuti – restiamo convinti che i patti vanno sempre rispettati e dunque non cambiamo le regole in corso d’opera consentendo così anche ai ragazzi che hanno appena iniziato il CAT di diventare liberi professionisti con le vecchie modalità”. La laurea del geometra non sarà peraltro un’opportunità riservata esclusivamente ai giovani: “Il corso, ma anche i singoli insegnamenti – ha spiegato ancora Benvenuti – possono infatti essere seguiti pure dai liberi professionisti già iscritti all’Albo magari da anni. Con una duplice valenza: da una parte l’esame universitario potrà assegnare crediti di formazione permanente e dall’altra la profes-


INTERVISTA

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Nella pagina precedente, da sinistra: i Consiglieri del Collegio dei Geometri di Brescia Gabriella Sala, Armido Belotti, Giuseppe Bellavia, Paolo Fappani, Corrado Martinelli, Piergiovanni Lissana, Angelo Este e Dario Piotti. In questa pagina, alcuni dei rappresentanti degli Istituti ad indirizzo CAT Geometra che hanno partecipato all’incontro. Alla sinistra del professor Plizzari: Gianantonio Tommasoni (Docente dell'Istituto “Cossali” di Orzinuovi), Vittorina Ferrari (Dirigente dell'Istituto “Einaudi” di Chiari) e Roberto Perretti (Docente dell'Istituto “Bazoli-Polo” di Desenzano). Alla destra del Vicepresidente Benvenuti, Rosa Vitale (Dirigente dell'Istituto “Tartaglia” di Brescia)

sione, il lavoro, i corsi di formazione permanente seguiti ad esempio nei Collegi, potranno tradursi in crediti universitari validi per il conseguimento della laurea. Inoltre resterà aperta per tutti i geometri laureati la possibilità di proseguire negli studi fino alla lauroea magistrale ovviamente sempre in classe L7, potendo contare su una gran parte dei crediti universitari guadagnati durante il primo triennio”. Con questo progetto di laurea triennale il Consiglio Nazionale ritiene di aver completato il suo ambizioso piano per il rilancio complessivo della professione che si basa appunto su tre principali direttrici: l’intervento di orientamento verso i CAT dei ragazzi delle medie (“e occorre iniziare in seconda media perché in terza molti dei giochi sono già fatti”), l’alternanza scuola-lavoro negli istituti CAT con il coinvolgimento degli studi professionali e l’ingresso dei professionisti nelle classi, e infine la laurea del geometra. “L’obiettivo - ha concluso il

Vicepresidente del CNG – mi pare chiarissimo: per salvaguardare la professione occorre valorizzarla, farla conoscere e definire compiutamente e con grande chiarezza un percorso da proporre ai ragazzi e alle famiglie. Ovvero incontrarli alle medie negli anni dell’orientamento per indirizzare chi lo ritiene verso il CAT quale gradino necessario e privilegiato d’un percorso formativo che in otto anni si potrà concludere con la laurea del geometra e la libera professione molto richiesta dal mercato”. Fin qui l’intervento di Benvenuti che ha concluso augurandosi di trovare nell’Università statale di Brescia l’interlocutore più adatto per far partire il progetto del geometra laureato e nei docenti del CAT l’insostituibile collaborazione che possa alimentare con continuità il futuro della professione. E se le parole del Vicepresidente del CNG sono state chiare e illuminanti, non meno precisa, quasi icastica, l’immediata risposta del professor Giovanni Plizzardi, Direttore del

dipartimento di Ingegneria civile della Statale di Brescia. “Su questo progetto, sulla laurea del geometra – ha infatti affermato senza alcuna titubanza il Docente e Direttore dell’Ateneo bresciano – l’Università c’è. C’è convintamente ed è pronta a lavorare con i geometri per avviarla al più presto. D’altra parte con il geometra Platto e i suoi collaboratori di queste cose stiamo discutendo da anni: ora mi pare si possa più facilmente passare all’operatività”. E questa non è stata solo una affermazione di principio, ma durante il medesimo incontro si è tradotta nell’impegno del dipartimento universitario e del nostro CNG a scambiarsi rapidamente una bozza di possibile convenzione. Plizzari ha infatti ribadito la sua convinzione sulla necessità “di rilanciare la figura del geometra, che oggi appare in crisi”. Ma è in crisi, ha detto, più nell’immaginario collettivo delle famiglie che nella realtà, perché proprio i genitori fanno l’errata equazione tra crisi dell’edilizia e fine

delle prospettive occupazionali per il figlio che volesse iscriversi al CAT. “E questo non è assolutamente vero, anzi – ha aggiunto Plizzari – c’è un gran bisogno di figure intermedie, di tecnici ben preparati in ogni ambito non solo nell’edilizia. Certo debbono essere professionalmente attrezzati, in grado di operare, affidabili nel dare un servizio, in una parola debbono avere un patrimonio di competenze che si costruisce piano piano prima con l’istituto CAT e poi con la laurea del geometra”. Il Direttore del dipartimento universitario ha poi preferito non dilungarsi sui meccanismi dei crediti professionali e del loro rapporto con quelli universitari: “Sono tutti temi che insieme al curriculum minimo e alle aperture all’autonomia di ogni ateneo, troveranno esplicita soluzione nella convenzione che andremo a definire nelle prossime settimane”. Sollecitato poi dalle domande di alcuni docenti dei CAT e di qualche ConsigIiere su dove ritenesse più opportuno inIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 9


sediare il corso di laurea del geometra, se in Università o nelle strutture dei CAT, il professor Plizzari ha risposto che “dal momento che parliamo di laurea del geometra mi pare quasi scontato che abbia sede nell’istituzione che si occupa di organizzare i corsi e gli esami che portano alla laurea. Quanto alle competenze si vanno a prendere dove ci sono, ovvero tra i docenti dell’università, tra professionisti e con professori esterni utilizzando la formula assai diffusa dei professori a contratto”. “Nulla vieta certamente – ha concluso il professor Plizzari – che molto si possa fare in collaborazione con gli istituti CAT, utilizzandone appieno tutte le disponibilità e le competenze, così come l’università è aperta a raccogliere le esigenze del territorio per cercare di dare risposte efficienti e condivise con tutte le agenzie di formazione nel quadro più complessivo dell’offerta da proporre ai giovani di oggi e ai professionisti di oggi e di domani”. Ed è a questo punto che il Presidente Platto ha chiosato l’illustrazione del progetto e la risposta positiva dell’Università bresciana, rimarcando la volontà del Collegio di Brescia di proseguire su una strada, quella della laurea del geometra, che il nostro Collegio ha indicato ormai da molto tempo portandola in tutte le sedi di categoria, fino al livello romano. E trovando ora le necessaria collaborazione insieme, finalmente, all’ipotesi di quadro normativo di riferimento nazionale. 10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

Foto © Studio Eden

INTERVISTA

Sulle relazione di Benvenuti e sugli interventi del professor Plizzardi e del Presidente Platto si è aperto un ampio e coinvolgente dibattito al quale hanno portato il contributo, insieme ad alcuni Consiglieri, numerosi docenti, tra i quali l’ex Preside del Tartaglia, professor Fulvio Negri, l’attuale Dirigente del medesimo istituto cittadino, professoressa Rosa Vitale, la Dirigente dell’istituto Einaudi di Chiari, professoressa Vittorina Ferrari, i docenti del “Bazoli-Polo” di Desenzano, professoressa Silvana Meloni e professori Roberto Perretti e Mario Zeppa, nonché del “Cossali” di Orzinuovi, professor Gianantonio Tomasoni. Da tutti l’apprezzamento per questo passo decisivo nella qualificazione dell’offerta formativa per i geometri e nell’individuazione d’una strada al passo con i tempi per l’accesso alla libera professione, insieme a qualche interrogativo. In particolare sulla possibile concorrenza e confusione tra laurea del ge-

ometra e alta specializzazione tecnica post diploma di ITS e IFTS gestita ancora dai CAT (Tomasoni e Vitale); sulla difficoltà dei ragazzi nel comprendere le differenze tra ingegnere, architetto e geometra laureato e, dunque, negli evidenti ostacoli di comunicazione della nuova proposta (Meloni); sulla necessità di risolvere innanzitutto i problemi della base della piramide formativa, ovvero le iscrizioni ai CAT, in costante caduta, facendo leva su linee professionalizzanti innovative e capaci di accendere l’interesse dei più giovani e delle loro famiglie (Ferrari e Zeppa). Interventi ai quali hanno di volta in volta risposto, ampliando l’illustrazione iniziale, tanto Benvenuti, come Plizzardi e Platto. In sintesi le loro parole hanno confermato che il progetto di laurea del geometra nasce come unica via, almeno a regime, per l’accesso alla libera professione, ma non intende penalizzare in alcun modo gli altri percorsi specializzanti

post-diploma, ITS e IFTS in primis. “Il Collegio e il CNG – è stato detto – si sono sempre storicamente preoccupati della valorizzazione di tutti i geometri, tanto i liberi professionisti come tutti gli altri. Per questo siamo impegnati ad offrire opportunità di specializzazione professionalizzante a tutti. Non c’è solo la laurea del geometra che interessa esclusivamente a chi vuol diventare libero professionista, ma vogliamo continuare a lavorare per dare la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro pure a chi fa solo il CAT e poi interrompe gli studi (grazie soprattutto all’alternanza scuola lavoro nelle ultime classi dei CAT, che vede il Collegio e molti professionisti impegnati), e a chi vuol proseguire con un ciclo di studio e d’esperienze più limitato con gli ITS, gli IFTS e i nostri corsi di aggiornamento. Ciò che stiamo costruendo è un percorso con diversi livelli d’apprendimento del sapere e del saper fare, che consentiranno di certificare al mercato le com-


INTERVISTA

Foto © Studio Eden

Nella pagina precedente. Un momento dell'incontro. In questa pagina, da sinistra, in senso orario. Accanto al professor Negri e alla professoressa Rosa Vitale, rispettivamente ex e attuale Presidi del “Tartaglia”, il Consigliere Dario Piotti e il Direttore della nostra rivista Bruno Bossini. Il professor Giovanni Plizzari con il Direttore Bruno Bossini. La professoressa Silvana Meloni e il professor Roberto Perretti del “BazoliPolo” di Desenzano. Il professor Gianantonio Tommasoni del “Cossali” di Orzinuovi.

petenze dei singoli. Diversi livelli di studio per diverse professionalità e diverse professioni che il mercato richiede in gran numero (basta pensare ad esempio che i ragazzi che hanno frequentato la doppia tornata di IFTS per geometri direttori di cantiere, hanno trovato tutti rapidamente un lavoro nelle imprese bresciane)”. Un discorso questo che anche il professor Negri ha ribadito, insistendo però sulla necessità che tutta l’offerta formativa sia univoca e coordinata, senza doppioni penalizzanti tra i molti istituti CAT del Bresciano. “Io credo – ha affermato Negri – che tra orientamento dei ragazzi delle

medie, CAT, scuola-lavoro, proposte di specializzazione post diploma e laurea del geometra si debba costruire un percorso condiviso da tutte le agenzie formative di città e provincia, organizzato in maniera coerente con obiettivi che anche il territorio e le categorie interessate sentono loro. Un percorso sopratutto ‘transitabile’. Questa ampia strada formativa deve infatti consentire ai ragazzi di poter passare agevolmente da un percorso all’altro, uscire e rientrare, avendo sempre una possibilità di crescere professionalmente e fermarsi al livello che si ritiene congruo alle proprie aspettative e capacità. Sapendo che quel li-

vello di competenze è certificato e spendibile sul mercato”. In pratica, a parere di Negri, dovrebbe sempre essere possibile, ad esempio per un ragazzo che ha iniziato l’ IFTS o l’ITS, passare all’Università e viceversa vedendo riconosciute le competenze che sono già state certificate fino a quel momento da un’altra agenzia formativa. L’idea vincente, in verità l’unica che può funzionare a vantaggio di tutti gli interlocutori – Collegio, CAT, Università e territorio – è secondo il professor Negri “la nascita di una reticolo di opportunità formative coordinato dal dialogo tra i diversi comitati scientifici delle varie agenzie

con i rappresentanti politici, professionali e imprenditoriali del territorio. Un coordinamento che potrebbe facilmente darsi la forma di una Fondazione che proprio il Collegio dei Geometri potrebbe lanciare, per costruire una cabina di regia condivisa e vincolante per tutti, flessibile, aperta alle nuove esigenze delle imprese e del territorio e con la forza economica per sostenere le risposte che di volta in volta saranno decise”. Ed è anche su questo progetto che i presenti – geometri, dirigenti scolastici e professori – si sono già impegnati a lavorare. T IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 11


DAL CONSIGLIO NAZIONALE

Accolto l'appello: vietati gli atti catastali agli agrotecnici

presso Ministero della Giustizia

Ai Signori Presidenti dei Consigli dei Collegi Geometri e Geometri Laureati Ai Signori Presidenti dei Comitati Regionali Geometri e Geometri Laureati Ai Signori Consiglieri Nazionali Al Presidente della Cassa Italiana di Previdenza e Assistenza Geometri Liberi Professionisti LORO SEDI

Oggetto: decisione Consiglio di Stato, sez. IV, n. 1458/2016 - Competenze Agrotecnici per gli atti di aggiornamento geometrico, redazione e sottoscrizione. Si comunica che con decisione n. 1458/2016 il Consiglio di Stato ha accolto l'appello presentato da questo Consiglio Nazionale avente ad oggetto le competenze professionali degli agrotecnici per la redazione e sottoscrizione degli atti di aggiornamento catastale. Tale pronuncia ha concluso una lunga azione giudiziaria nel corso della quale è stata anche sollevata questione di legittimità costituzionale in ordine all'art. 26, comma 7-ter del decreto legge n. 248/2007 - con il quale erano state introdotte le suddette competenze mediante l'approvazione di un emendamento dell'ultimo minuto - dichiarato incostituzionale con la sentenza n. 154/2015. Conseguentemente, la risoluzione n. 1 O/DF del 3 aprile 2008 del Ministero dell'Economia e delle Finanze nonchÊ la circolare dell'Agenzia del Territorio n. 3 del 14.4.2008, a suo tempo impugnate, sono state annullate dal Consiglio di Stato con la pronuncia n. 1458/2016, citata. A seguito di quanto sopra, gli agrotecnici non sono legittimati a redigere e sottoscrivere gli atti di aggiornamento geometrico di cui all' rut. 8 della legge n. 679/1969 ed agli articoli 5 e 7 del D.P .R. n. 650/1972. Cordiali saluti

IL PRESIDENTE Maurizio Savoncelli

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DAL CONSIGLIO NAZIONALE

News Le proposte della RPT per migliorare l’affidamento degli incarichi agli ausiliari dei giudici

Delrio, le migliori intelligenze nella riqualificazione dei quartieri ERP

La Rete delle Professioni Tecniche ne ha discusso in occasione del convegno “Iscrizione del consulente tecnico agli albi professionali: garanzia di Giustizia più efficiente” tenutosi a Roma nell’ambito del “Salone della Giustizia”.

“Nuovi strumenti e opportunità per la rigenerazione urbana e la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico” è il tema al centro dell’incontro che si tenuto alla Camera dei Deputati, promosso dall’Onorevole Ettore Rosato. All’appuntamento ha partecipato il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio, il Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli, il neo Presidente CNAPP Giuseppe Capocchin e il Presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica Silvia Viviani.

Rafforzamento dell’obbligo d’iscrizione, per gli ausiliari dei giudici, ad un albo o registro professionale; elenchi costantemente aggiornati e suddivisi per macro-aree di riferimento; maggiori garanzie di trasparenza nel conferimento degli incarichi agli ausiliari e un’equa rotazione e distribuzione degli stessi; maggiori garanzie per i giovani professionisti. Queste le proposte della Rete delle Professioni Tecniche emerse in occasione dei lavori del convegno “Iscrizione del consulente tecnico agli albi professionali: garanzia di Giustizia più efficiente” che si è tenuto a Roma, nell’ambito del “Salone della Giustizia”.“Sono diversi gli elementi che ci preoccupano – ha detto Armando Zambrano, Coordinatore della RPT e Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri – Intanto i compensi agli estimatori che sono stati modificati con un blitz che ha favorito il mondo bancario. Altro vulnus che ha a che fare con le banche è l’art. 46 che consentirebbe loro di entrare nel mercato privato con proprie società di ingegneria, chiudendo una filiera che, partendo dall’erogazione del mutuo fino ad arrivare ai lavori di ristrutturazione degli immobili, metterebbe in ginocchio i liberi professionisti. Quindi c’è il tema dell’aggiornamento delle tariffe giudiziarie, ormai ferme da troppo tempo”. “Quanto poi al nuovo Codice Appalti – ha proseguito Zambrano – riteniamo che il ripristino dell’obbligo di attuazione del cosiddetto “decreto parametri” rappresenterebbe un provvedimento di moralizzazione e di correttezza. In questo senso stiamo trovando molti ostacoli. La mancata obbligatorietà sta rendendo problematica la situazione e su questo punto non smetteremo di confrontarci col Governo”. Maurizio Savoncelli, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geometri e curatore del convegno, ha illustrato i contenuti del Position Paper elaborato per l’occasione dagli esperti della Rete. “Noi professionisti tecnici – ha detto – rivendichiamo come regola generale il fatto che determinati incarichi debbano essere affidati a professionisti competenti. Tra le nostre richieste, oltre al rafforzamento dell’obbligo di iscrizione all’albo per i consulenti tecnici, c’è quella di individuare delle macro-aree di specializzazione che esaltino maggiormente le competenze dei professionisti tecnici. Inoltre, chiediamo la creazione di sezioni specializzate in alcuni determinati campi e l’introduzione di qualche tecnico anche nelle giurie popolari”. “Grande attenzione – ha concluso Savoncelli – rivolgiamo ai giovani professionisti. Dobbiamo favorire il loro inserimento, anche attraverso una sensata gestione del principio della rotazione degli incarichi. Magari consentendo loro di fare esperienza partendo da attività meno complesse”. I lavori, moderati dal giornalista e conduttore de La7 Andrea Pancani, hanno visto gli interventi, tra gli altri, di Vicenzo Di Giacomo, Presidente Reggente del Tribunale di Isernia, e dell’avvocato Laura Jannotta, Presidente dell’Unione Nazionale delle Camere Civili. Vicenzo Di Giacomo ha illustrato, tra l’altro, quello che il tribunale da lui presieduto sta facendo in termini di rotazione degli incarichi e di formazione dei giovani. Laura Jannotta ha auspicato la collaborazione di tutte le organizzazioni professionali per un’interlocuzione efficace col Governo su queste tematiche. L’incontro si è concluso con le considerazioni finali di Armando Zambrano che è tornato sulla questione della rotazione. “Per una soluzione del problema della rotazione degli incarichi – ha affermato – è necessario che anche gli Ordini e i Collegi professionali facciano di più. Servono indicazioni più precise sulle competenze dei tecnici. Alla rotazione va sempre associata la qualità del professionista e delle sue prestazioni”.

“Un dibattito culturale forte, alla base di un percorso che raggiunge l’obiettivo della riqualificazione dei quartieri Erp con poche leggi”. Questa è la sfida secondo il Ministro Graziano Delrio, che ha evidenziato la necessità di coinvolgere in questo percorso “Le migliori intelligenze”. Il Responsabile delle Infrastrutture e Trasporti è intervenuto puntualmente sui temi della rigenerazione urbana e riqualificazione energetica illustrando il programma del Governo. “Un Paese meraviglioso con un patrimonio abitativo in pessime condizioni e con delle periferie complicate: ecco la nostra realtà. L’obiettivo è recuperare nei prossimi 3 anni almeno 7mila degli oltre 25mila alloggi popolari”. Prende così forma il Piano di Rinascimento Urbano, con una premessa precisa: “Mi auguro che ben presto la semplificazione si metta in moto, perché gli oneri di urbanizzazione sulla demolizione e ricostruzione attualmente scoraggiano molto”. In materia di incentivi, Delrio ha ricordato “L’importanza dell’efficientamento energetico dei condomini e la recente circolare dell’Agenzia delle Entrate”, sottolineando la necessità di considerare la classe energetica degli edifici, “senza prestare attenzione solo all'infisso”. Un quadro molto chiaro, quello della gestione del patrimonio edilizio urbano, in cui è intervenuto anche il Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli, ponendo l’accento sugli appartamenti vuoti. “I proprietari non hanno più interesse a intervenire in questa situazione, gli oneri sono elevati e gli strumenti burocratici con i quali doversi confrontare complicati. Questa è dura la realtà che oggi sconta l’investimento immobiliare, con una penalizzazione senza precedenti e che, soprattutto, non hanno altre forme di investimento. Alla organizzazione, gestione e manutenzione degli edifici – ha spiegato Maurizio Savoncelli - si può ovviare solo con una giusta politica di incentivi fiscali e una nuova regolamentazione sui contratti in deroga, la cedolare secca, ecc.. In questo modo si richiamerebbe di nuovo l’attenzione degli investitori che, ultimamente, non hanno più ritenuto vantaggioso il settore”. E sul censimento e la regolarizzazione il Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli mette in evidenza l’opportunità di “Conoscere bene il territorio e investire in tal senso, al fine di evitare problemi di antropizzazione e creare i presupposti di un dissesto anche dove non ci sono stati interventi. Per la stessa ragione, è necessario ‘mappare’ le aree abbandonate, che provocano ugualmente dissesto e, infine, porre la massima attenzione sulle periferie, in cui spesso non si è tenuto conto delle esigenze elementari della vita quotidiana, creando un forte disorientamento sociale”. Il Presidente CNAPPC Giuseppe Cappochin nel suo intervento ha invece sottolineato come la ripartenza dell’edilizia e dell’economia del Paese dipenda dalla rigenerazione sostenibile delle nostre città, “Per costruire una nuova visione del futuro delle aree urbane che metta al centro i cittadini e che renda le nostre città protagoniste della competizione internazionale sul terreno della capacità di attrazione degli investimenti”. Della stessa opinione il Presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica Silvia Viviani che, indicando una possibile agenda urbana nazionale, ha auspicato che “La rigenerazione delle città non sia confinata unicamente nei parametri degli ambiti tecnici, divenendo piuttosto un patto sociale”.

IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 13


DALLA CASSA DI PREVIDENZA

Provvidenza straordinaria per iscritti in condizioni di bisogno Foto © elenathewise / 123RF Archivio Fotografico

Simonetta Vescovi

L

a Cassa Italiana di Previdenza e Assistenza Geometri ha, all’interno dei suoi statuti e regolamenti, delle forme di assistenza nei confronti degli iscritti. Una di queste è la “Provvidenza Straordinaria” prevista all’ art. 23 del Regolamento per l’attuazione delle attività di previdenza ed assistenza a favore degli iscritti e dei loro famigliari. L’articolo si sviluppa così: ART. 23 Provvidenze straordinarie 23.1 Le provvidenze straordinarie previste dall’art. 21 della legge 4 febbraio 1967, n. 37, possono essere erogate a favore degli iscritti, dei superstiti e dei pensionati, che vengano a trovarsi in particolari condizioni di bisogno determinate da circostanze o situazioni eccezionali, secondo i criteri dettati dal Consiglio di Amministrazione in apposito regolamento. 23.2 Al finanziamento si provvede, ogni anno, con l’1 per cento delle entrate derivanti dal contributo integrativo di cui all’art. 2 del Regolamento sulla contribuzione, accertate nell’esercizio precedente. 23.3 Le somme non erogate negli esercizi sono destinate ad incrementare, negli esercizi successivi, l’importo determinato a norma del secondo comma. 23.4 Ove l’accantonamento complessivo risulti a fine esercizio superiore al 3% del gettito della contribuzione integrativa dell’esercizio medesimo, l’eccedenza viene incamerata al fondo di previdenza La provvidenza straordinaria è un contributo erogato all’iscritto, che si trova in particolari condizioni di bisogno a seguito di situazioni eccezionali. L’iscritto, il pensionato attivo o i suoi superstiti, possono inoltrare domanda entro dodici mesi 14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

dal verificarsi dell’evento; la Giunta Esecutiva, dopo aver raccolto tutta la documentazione necessaria per inquadrare la situazione eccezionale, procede alla liquidazione del contributo. La provvidenza straordinaria prevede: • che l’iscritto abbia un’anzianità contributiva minima di almeno tre anni con posizione regolare e nei tre anni precedenti l’evento ci sia un reddito professionale maggiore di zero; • reddito lordo complessivo del nucleo famigliare non superiore a € 41.250,00 (riferito nell’anno 2015); • non sussistenza di altra copertura assicurativa per lo stesso evento. Nel caso di malattia o infortunio il periodi di inattività deve essere superiore a sessantun giorni. La provvidenza straordinaria può essere richiesta per: • Malattia; • Infortunio; • Morte; • Altri eventi come calamità naturale. La Cassa cerca sempre di migliorare i servizi erogati ai propri iscritti, incrementato le attività di assistenza e di welfare; come sempre durante l’applicazione di una norma, si rivelano i suoi punti deboli, che col tempo si cercano di colmare, nell’ottica di una maggiore vicinanza tra Ente e l’iscritto. T


DALLA CASSA DI PREVIDENZA

News Codice appalti: le casse tecniche allertano il governo Con una lettera urgente inviata al Governo, le Casse Tecniche aderenti all’Adepp - Inarcassa, Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti, CIPAG, Cassa Italiana Previdenza e Assistenza Geometri, EPAP, Ente di Previdenza ed Assistenza Pluricategoriale, EPPI, Ente di Previdenza dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati hanno chiesto di ottenere, nel quadro della prevista adozione delle Linee guida dell’ANAC in fase di elaborazione, le necessarie integrazioni alle norme previste nel Dlgs 50/2016 sul nuovo Codice dei Contratti Pubblici. Ci si prefigge con tali indicazioni di perseguire la salvaguardia dei saldi previdenziali attraverso: • gli obblighi contributivi delle società di professionisti e delle società di ingegneria. Si tratta di un tema di primaria importanza previdenziale poiché la nuova normativa ha omesso ogni riferimento al versamento del contributo integrativo del 4% da parte delle società di ingegneria e di professionisti all’ente previdenziale di riferimento. Le Casse Tecniche sottolineano le gravi ricadute del potenziale buco normativo di imponibilità dei corrispettivi di progettazione in capo alle Società e all’effetto che esso è destinato a produrre sia sui bilanci sia sugli stessi saldi previdenziali. Le Casse pertanto chiedono che venga quanto prima confermato con una norma di livello primario l’obbligo al pagamento del contributo da parte di tali strutture societarie, anche al fine di garantire una uniforme applicazione normativa ed un equilibrato confronto concorrenziale tra i soggetti di cui all’art. 46 del nuovo Codice. L’attività professionale deve infatti essere considerata, a fini contributivi, oggettivamente al di là della forma giuridica di esercizio.

• l’intervento sostitutivo della Stazione Appaltante. L’intervento sostitutivo, quale strumento alternativo all’inadempienza contributiva è stato finora consentito alle imprese e negato alle professioni. Le Casse Tecniche chiedono al Ministero delle Infrastrutture un intervento al fine di introdurre una esplicita norma al fine di colmare tale asimmetria. Inoltre, interpretando lo spirito di legalità previsto dal nuovo Codice degli appalti, le Casse hanno sollecitato il Governo ad adottare correttivi in materia di: • DURC e Certificato di Regolarità Contributiva. È previsto che anche i servizi di ingegneria siano oggetto di gara. È previsto altresì che tali servizi vengano resi sempre sotto la responsabilità di un professionista abilitato anche nei casi in cui aggiudicataria risulti una società di ingegneria. I professionisti – quindi anche nella forma societaria – devono dimostrare la loro regolarità contributiva mediante il “certificato di regolarità contributiva”. Purtroppo la norma ha omesso tale attestazione, estendendo in questi casi particolari l’obbligo del solo DURC, tipico per gli appaltatori di beni e/o servizi. Le Casse Tecniche hanno pertanto chiesto di colmare tale lacuna. • Casellario delle società di ingegneria. Le Casse auspicano l’introduzione di un processo autorizzativo nell’ambito del Casellario rivolto alle Società di Ingegneria. Esse infatti sin dalla loro costituzione, non sono sottoposte a processi di vigilanza da parte degli Ordini professionali, né dell’ANAC, né da parte di altra autorità. • Banca dati nazionale degli operatori economici. Infine, in merito a quanto statuito dall’art. 81 del D.Lgs n. 50/2016 sulla futura Banca dati centralizzata, gestita dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, denominata Banca dati nazionale degli operatori economici, le Casse Tecniche si sono rese disponibili a collaborare con il Ministero e a ad ogni utile approfondimento, in forza delle precedenti Convenzioni stipulate con AVCP.

Al via la collaborazione tra Equitalia e Cassa Geometri Assistenza e servizi web per il recupero dei contributi previdenziali

Accesso al credito: una nuova convenzione per i prestiti con la cessione del quinto della pensione

Maggiore efficacia nel recupero dei contributi previdenziali, semplificazione degli adempimenti a carico dei contribuenti e nuovi canali di assistenza online. Sono i principali obiettivi della convenzione firmata il 27 aprile dal Direttore Riscossione di Equitalia, Adelfio Moretti, e dal Presidente della Cassa Italiana Previdenza e Assistenza Geometri, Fausto Amadasi. La collaborazione, che si inserisce nell’ambito del protocollo nazionale sottoscritto con l’AdEPP (l’Associazione che riunisce 19 Casse di previdenza e assistenza private e rappresenta oltre 2 milioni di professionisti), è finalizzata a rendere sempre più efficienti i servizi nell’attività di riscossione delle quote contributive attraverso lo scambio di informazioni e azioni di reciproca assistenza.

Nell’ambito delle iniziative rivolte ad agevolare l’accesso al credito per gli iscritti, la CIPAG ha stipulato una nuova convenzione per la concessione di prestiti con la cessione del quinto della pensione, sia per i pensionati sia per i c.d. pensionandi (soggetti che hanno diritto alla pensione ma che hanno delle morosità).

In particolare, la convenzione prevede la riscossione mediante ruolo e l’uso di una piattaforma specifica di servizi web, disponibile sul sito www.gruppoequitalia.it nell’area “Enti creditori”, attraverso cui la Cassa Geometri può verificare in tempo reale la situazione dei carichi affidati a Equitalia e la rendicontazione delle attività di recupero svolte. L’accordo firmato favorisce anche il miglioramento del rapporto con i professionisti perché permette alla Cassa Geometri, con la visualizzazione delle singole situazioni, di fornire informazioni e assistenza in modo più semplice e veloce e consente agli iscritti, di rateizzare solo il credito contributivo dovuto alla Cassa Geometri. “La collaborazione con la Cassa Geometri – dice il Direttore Riscossione di Equitalia, Adelfio Moretti – consentirà di garantire una più efficace azione di riscossione e, allo stesso tempo, di migliorare il rapporto con i contribuenti attraverso l’utilizzo dei servizi online che consentono di svolgere le attività di recupero con maggiore trasparenza”. “La firma dell’accordo con Equitalia – commenta Fausto Amadasi, Presidente della Cassa Geometri – rientra in un programma generale di azione che da un lato, ci vede impegnati contro l’evasione contributiva e dall’altro ci vede attivi nel concretizzare iniziative a sostegno degli iscritti attraverso l’introduzione di diverse possibilità di rateizzazione e l’ampliamento delle opportunità di lavoro per i geometri, ad esempio attraverso convenzioni con i Comuni”.

L’accordo, siglato con Unicredit, prevede la possibilità di richiedere prestiti per un massimo di 64.000 Euro (montante lordo). Per presentare la richiesta di finanziamento, basterà rivolgersi direttamente ad un Agente UniCredit o farlo per il tramite di una Filiale UniCredit. Una volta presentata la richiesta, la UniCredit, per il tramite del proprio Agente si farà carico di prendere contatto con la CIPAG per svolgere le attività necessarie all’erogazione del prestito. Per qualsiasi eventuale chiarimento è possibile scrivere al seguente indirizzo pec: consumerlending.pec@pec.unicredit.eu Per l’erogazione di prestiti a condizioni favorevoli contro la cessione del quinto della pensione, per gli iscritti CIPAG c’è anche un’altra convenzione già attivata con la Banca Popolare di Sondrio-BPS. In questo caso, per presentare la richiesta di finanziamento, basterà collegarsi al sito www.cassageometri.it, inserendo i dati necessari in un form presente nell’Area Riservata dei servizi previdenziali sotto la sezione “Servizi Banca Popolare di Sondrio” alla voce “Cessioni del quinto”. Per accedere all’Area Riservata l’interessato deve autenticarsi tramite la MATRICOLA e la PASSWORD.

IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 15


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

Assemblea degli iscritti al Collegio il 18 aprile 2016 Foto © Studio Eden

Bruno Bossini

A

ssemblea, quella che si è tenuta il 18 aprile scorso, molto “ristretta” – i presenti non hanno neppure riempito interamente la sala tematica del Collegio – ma non per questo meno interessante per gli argomenti e i temi trattati. Il Presidente Giovanni Platto, introducendo i lavori come di consueto, ha avuto modo di illustrare l’attività annuale che ha visto impegnati sia il Consiglio Direttivo che la Segreteria, nei rispettivi compiti di strategie e di organizzazione: incombenze portate a termine con solerzia e capacità organizzative anche per il supporto degli addetti all’ufficio coordinati dal Direttore Stefano Benedini. 16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

L’attività illustrata ha visto le energie del Collegio in gran parte impegnate, nel 2015, sulla formazione continua degli iscritti e nei rapporti con la scuola, settore quest'ultimo per il quale oltre a specifici aiuti economici, si è offerta anche la presenza di “esperti” geometri nelle ore di didattica formativa. Grande impegno è stato anche rivolto ai corsi di preparazione sugli aspetti specialistici professionali. Nei box a lato del testo vi diamo le notizie più significative dell’attività annuale. Si è parlato, e non poteva essere altrimenti, anche del bilancio consuntivo e preventivo, con la relazione dettagliate del Tesoriere Giuseppe Bellavia supportato

dal Revisore dei Conti Silvio Maruffi. Il consuntivo per il 2015 ha chiuso con Euro 1.379.126 (con un avanzo di amministrazione di Euro 22.410.44), mentre il bilancio preventivo per il 2016 in corso prevede tra entrate ed uscite comprese le partite di giro un totale di Euro 1.813.700 . I risultati economici sono stati approvati all’unanimità dei presenti. Il dibattito finale con gli intervenuti si è articolato su quattro punti: • sospensione dall’Albo degli iscritti inadempienti • morosità degli iscritti nei confronti della Cassa di Previdenza • prestazioni previdenziali a favore degli iscritti a favore

della Cassa di Previdenza • sospensione della riduzione del 50% della quota minima previdenziale a favore dei pensionati che ancora esercitano la professione Sui primi due punti il Presidente e il Tesoriere hanno precisato, rispondendo a Dario Piotti e al nostro Direttore che avevano posto il problema con preoccupazione, l’inderogabilità dei provvedimenti presi in quanto essi hanno fatto seguito a provvedimenti del Consiglio di Disciplina. Gli iscritti sospesi per inadempienza sia nei confronti del Collegio che della Cassa risultano in effetti morosi da tempo e con importi anche rilevanti, che ren-


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

Foto © Studio Eden

Nella pagina precedente. Il tavolo dei relatori. In questa pagina, i partecipanti all'assemblea e (sotto, a partire da sinistra): il Presidente Giovanni Platto, il Consigliere Angelo Este, il Segretario Armido Bellotti e il Tesoriere Giuseppe Bellavia.

dono impossibile intervenire con il fondo di solidarietà del Collegio per il reintegro nella legalità operativa, vista la limitata entità dei suoi fondi a bilancio. Detto fondo infatti può venire in aiuto solo esclusivamente per coloro che impegnandosi alla restitu-

zione del debito possono farlo solo con rate mensili di numero abbastanza circoscritto. Il terzo punto è stato sollevato dalla collega Nadia Bettari: “Perchè la nostra Cassa Nazionale – ha chiesto – asse-

gnando il contributo di solidarietà in ragioni di effettive difficoltà economiche derivate da grave malattia all’iscritto che preclude l’attività professionale, concede il contributo solo alla conclusione delle cure?” Hanno risposto i Delegati presenti

(Paolo Fappani, Simonetta Vescovi, Giuseppe Bellavia) precisando che nel caso di prestazioni straordinarie a favore degli iscritti, la Cassa è costretta ogni volta ad istruire una pratica conoscitiva al fine di valutare l’effettiva veridicità di quanto richiesto. E ciò IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 17


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

Foto © Studio Eden

Giuseppe Bellavia e Armido Bellotti con il Revisore dei Conti Silvio Maruffi poco prima dell'inizio dei lavori. L'Assemblea degli Iscritti è anche occasione di incontro e scambio: alcuni colleghi che hanno preso parte all'Assemblea, la Presidentessa dell'Associazione Geometri della Valle Camonica Emanuela Farisoglio, il Direttore Bruno Bossini e Nadia Bettari, Responsabile della Commissione Sicurezza.

SITUAZIONE ATTUALE DEL COLLEGIO Iscritti all’albo al 22.04.2016

CONSUNTIVO 2015 E PREVENTIVO 2016 ENTRATE

N. 2.774

Iscritti al registro praticanti

N. 387

Iscritti nel 2015

N. 53

Iscritti nel 2016

N. 24

ATTIVITÀ DEL COLLEGIO

Correnti Conto capitale Partite di giro

Avanzo di gestione Tornano

USCITE

1.225.400,75

1.102.990,31

---------

---------

253.726,04

253.726,04

1.379.126,79

1.356.716,34

22.410,44 1.379.126,78

Riunioni Consiglio Direttivo

N. 10

Riunioni Consulta Regionale

N. 4

ESTRATTO DELLA RELAZIONE DEL REVISORE DEI CONTI

N. 6

- La corrispondenza tra le operazioni amministrative ed i risultati di bilancio è stata accertata con verifiche periodiche durante la gestione.

Riunioni di redazione del “Geometra Bresciano”

- La quota associativa, il cui importo è invariato da alcuni anni, permette di ottenere una gestione equilibrata dal punto di vista amministrativo e assicura gli iscritti una qualificata assistenza operativa e la possibilità di un aggiornamento professionale continuo

PARCELLE Parcelle presentate nel 2015

N. 59

Parcelle liquidate nel 2015

N. 57

Totale importi liquidati

€ 602.534,56

- La gestione si conclude con un avanzo dei Euro 22.410,44, determinato dalla differenza tra le entrate di Euro 1.379.126,79 e le uscite di Euro 1.356.716,35Nell’anno precedente le entrate erano risultate di Euro 1.242.231,18 e le uscitedi Euro 1.298.179,12 il che aveva comportato un disavanzo di Euro 55.947,94

Contributi pagati al Collegio

€ 13.617,53

- L’avanzo di amministrazione ammonta attualmente ad Euro 754.110,11 mentre al termine della passata gestione era di Euro 731.699,67

18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

FORMAZIONE PROFESSIONALE OBBLIGATORIA CONTINUA (ANNO 2015) Corsi di formazione ed aggiornamento professionale gestiti ed organizzati 58 dal Collegio

Seminari e Convegni di formazione ed aggiornamento professionale 11 gestiti ed organizzati dal Collegio

Totale partecipanti

2.155

Totale partecipanti

1.621

Totale crediti

29.147

Totale crediti

3.377

SESSIONE ESAMI DI STATO 2015 Candidati ammessi

155

Candidati presentati

122

Candidati non presentati

33

Esiti positivi

76

Esiti negativi

46

% ABILITATI

62 %

GIOVANI, PRATICANTI E NEO-ISCRITTI

BORSE DI STUDIO in memoria dei Geometri che hanno dato lustro alla categoria Euro 1.500,00 per i candidati che hanno ottenuto il miglior punteggio per ciascuna delle commissioni d’esame del 2015 - 3 commissioni.

COLLABORAZIONE CON ISTITUTI

- Incontri con neoabilitati allo svolgimento della libera professione di Geometra

1. Istituto “Tartaglia”, Brescia

- Borse di studio studenti meritevoli e bisognosi presso l’Istituto “Tartaglia” di Brescia

3. Istituto “Olivelli”, Darfo

- Borse di studio studenti meritevoli e bisognosi presso l’Istituto “Capirola” di Leno

5. Istituto “Meneghini”, Edolo

2. Istituto “Einaudi”, Chiari 4. Istituto “Bazzoli”, Desenzano

- Borse di studio studenti meritevoli e bisognosi presso l’Istituto “Bazoli-Polo” di Desenzano

6. Istituto “Antonietti”, Iseo

Secondo anno del Corso post-diploma biennale di Istruzione Tecnica Superiore

8. Istituto “Cossali”, Orzinuovi

7. Istituto “Capirola”, Leno 9. Istituto “Battisti”, Salò

Primo anno del Corso post-diploma biennale di Istruzione Tecnica Superiore (ITS) 16 Incontri per l’orientamento presso gli Istituti Secondari Superiori ad indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio

INIZIATIVE PER LA PROMOZIONE DELLA CATEGORIA -

Bresciaoggi

-

Giornale di Brescia

-

Voce del Popolo

-

Corriere della Sera

-

Teletutto

CULTURA Al salone Vanvitelliano (Loggia) il 02/03/2015 Presentazione del libro "Il Carmine di Brescia Il fascino mutevole di un quartiere unico" a cura di Francesca Bossini.

presuppone quasi sempre un notevole lasso di tempo per l’elargizione del contributo. La Vescovi ha comunque preso l’impegno di verificare presso la Direzione della Cassa se sia possibile, almeno nei casi di comprovata malattia dell’iscritto, l’elargizione di un acconto che possa sopperire alle prime necessità già all’atto della denuncia della malattia stessa certificata da comprovate diagnosi mediche. Ha anche ricordato che in caso di malattia che procuri un effettivo limite all’esercizio della professione può essere richiesta da parte dell’iscritto la pensione di invalidità temporanea. Sull’ultimo punto è intervenuto Bellavia, precisando che sulla motivazione della sospensione del provvedimento che favoriva i pensionati attivi ha inciso il fatto che tale riduzione costituisce motivo di concorrenza nei confronti degli iscritti non pensionati e che i pensionati stessi godono di una pensione quasi del tutto calcolata con il sistema retributivo (a partire dal 2004) che tutti sappiamo essere più favorevole di quelle ora calcolate con il sistema contributivo. È pur vero che il provvedimento potrebbe “favorire” prestazioni tecniche non tassate, ma è altrettanto vero che ora la Cassa, con l’incrocio dei dati sulle prestazioni e sui progetti presentati alla Pubblica Amministrazione provenienti dall’Ufficio Entrate, può più facilmente far emergere e quindi sanzionare tale T lavoro sommerso. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 19


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

Supplemento speciale sulla Deontologia e sulla Formazione continua

P

rendendo spunto dagli interventi esposti in occasione dell’Assemblea annuale degli iscritti il Consiglio Direttivo del Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia ha disposto per la pubblicazione e l’invio a tutti i propri iscritti di un supplemento informativo per la divulgazione del “CODICE DI DEONTOLOGIA PROFESSIONALE DEI GEOMETRI” approvato con delibera del 7 giugno 2005 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 150 del 30 giugno 2005 e successivamente aggiornato con delibera consiliare n. 5, 3 aprile 2007 Pubblicato in G.U. n. 121, del 26 maggio 2007. Il documento proposto consente di richiamare l’attenzione dei professionisti per una condotta professionale a cui conformarsi nella finalità di rispettare i principi generali di etica professionale fornendo un quadro unitario di regole di riferimento. Legittimata, con specifico riferimento anche a quanto enunciato nel Titolo III-Sezione II del Codice “Dello svolgimento e formazione continua”, la considerazione del Consiglio Direttivo, nell’interesse dei colleghi, di accompagnare tale documento con il “Regolamento per la formazione professionale continua ai sensi del D.P.R. 7 agosto 2012, n. 137, articolo 7”, pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 15 del 15/08/2014, deliberato dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati n. 6 del 22/07/2014 ed entrato in vigore dal 1° Gennaio 2015. Si sta entrando nella seconda metà del triennio, stabilito nel regolamento, per l’ottenimento del numero minimo di crediti formativi professionali previsti e si coglie l’occasione per ricordare che oltre a “garantire la qualità ed efficienza della 20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

prestazione professionale, nel migliore interesse dell'utente e della collettività, e per conseguire l'obiettivo dello sviluppo professionale” per i quali “ogni professionista ha l'obbligo di curare il continuo e costante aggiornamento della propria competenza professionale” (cit. DPR 7 agosto 2012, n. 137 Art. 7 Comma 1), l’aggiornamento e la formazione professionale contribuiscono ad accrescere e tutelare la competitività del T professionista stesso.


LAVORI DI GEOMETRA

Foto © Studio Eden

Da Brescia a Mosca al Mar Nero L’esperienza d’un geometra in una grande impresa russa Può far male, molto male, ma val la pena di crederci: la crisi può fornire lo spunto per esperienze professionali che arricchiscono, per occasioni di lavoro e di vita altrimenti precluse. È questa la prima morale spicciola che emerge dall’incontro con il geometra Marco di Giaimo che le difficoltà dell’edilizia a Brescia e in Italia hanno spinto ad accogliere una proposta di collaborazione da una grande aziende russa, creata da un bresciano e da anni presente a Mosca, specializzata nella progettazione e nella realizzazione di ville e immobili di lusso “chiavi in mano” mano un po’ in tutto il pianeta russo, dalla capitale al Mar Nero. Una collaborazione professionale durata un anno e mezzo, dall’ottobre del 2014 al marzo del 2016 durante la quale Di Giaimo è venuto a contatto con una realtà assolutamente nuova, ben diversa dalla nostra sia per la tradizione costruttiva sia per i modelli prediletti dai committenti e le procedure imposte dagli enti di programmazione e controllo. Diciotto mesi nei quali ha potuto far valere tutte le competenze d’un geometra libero professionista italiano, soprattutto nella cura e nell’attenzione alle finitura degli immobili e nella contabilizzazione dei progetti esecutivi. Un’esperienza che l’ha persino portato in cattedra in una facoltà moscovita di lingue proprio per spiegare la professione del geometra in Italia e che gli abbiamo chiesto di raccontare brevemente in quest’intervista.

P

artiamo dalla tua carta d’identità professionale, in una parola presentati. “È presto detto: sono nato a Brescia nel 1969, ho frequentato l’Istituto Cossali di Orzinuovi; dal 1994 sono iscritto all’Albo e per una ventina d’anni col mio studio mi sono occupato di progettazione edile, sia civile che industriale ed agricola, operando nella zona di Borgo San Giacomo, spesso in stretta collaborazione con altri studi professionali della zona. Tutto ha funzionato egregiamente fino almeno al 2010, poi la crisi che ha tagliato le gambe un po’ a tutti mi ha costretto a guardarmi attorno. Ed è in questa ricerca che mi sono imbattuto in un’offerta di lavoro a Mosca”.

Scusa, uno di solito si guarda in giro nei paesi limitrofi, magari cambia provincia, ma pensare d’andare a lavorare in un paese lontano tremila chilometri non è proprio così usuale. Com’è nata l’idea d’emigrare a Mosca? “In effetti la cosa è nata abbastanza casualmente. Alla crisi penso che un po’ tutti i geometri abbiamo risposto alla stessa maniera, ovvero frequentando corsi per acquisire nuove competenze e parlando un po’ con tutti, famigliari, conoscenti e colleghi della propria professionalità e della disponibilità a lavorare. Io ci aggiungevo che ero disponibile a valutare anche proposte dall’estero. E proprio dal passaparola tra conoscenti è maturata quest’opportunità. A metà IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 21


Foto © Studio Eden

LAVORI DI GEOMETRA

settembre del 2014 sono stato infatti chiamato da un signore di Quinzano residente da alcuni anni in Russia e che lavora per conto di una ditta russa, con titolare italiano, che si occupa di fornire materiali di finitura per abitazioni e negozi di lusso”. E così sui due piedi hai deciso di accettare e di partire? “In verità qualche giorno ci ho pensato, ma la situazione qui era tale da consigliarmi di

22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

verificare fino in fondo anche una proposta così fuori dall’ordinario. Così, senza sapere una parola di russo e solo un po’ d’inglese scolastico, ho accettato un primo stage a Mosca, per vedere se quel lavoro faceva per me e se la mia professionalità andava bene all’azienda”. Ne deduco che lo stage è andato bene, visto che ti sei fermato un anno e mezzo. “Sì anche se fin dall’arrivo in

aeroporto, dove mi aspettava un autista, ho avuto la percezione d’essere in un altro mondo: innanzitutto la vastità degli spazi (più di 50 chilometri per arrivare in ufficio), la smisurata estensione di Mosca e del suo hinterland, costituito da enormi palazzi condominiali, centri commerciali, industrie e strade a dieci corsie intasate dal traffico. Ma già dal primo contatto con l’azienda, dall’incontro con i capiset-

tore, tutti italiani, ho avuto la certezza che non mi sarei trovato male. In ottobre abbiamo trovato la prima intesa che è durata rinnovo dopo rinnovo sino a marzo di quest’anno, quando la crisi in Russia ha costretto l’azienda ha tagliare molte delle collaborazioni, tra le quali anche la mia”. Ma in che tipo di azienda sei stato impiegato? E, soprattutto, con quali compiti?


LAVORI DI GEOMETRA A pagina 21. Marco Di Giaimo durante l'intervista. In queste pagine. I diversi volti di Mosca, città dai mille contrasti.

“Ripeto, l’azienda è russa ma il titolare è italiano; ha non meno di 100 dipendenti fissi, in gran parte ingegneri e architetti progettisti, e svariati contratti di appalto affidati in molti casi ad aziende russe, ma italiani sono sostanzialmente tutti i dirigenti. Si occupa di progettare, realizzare o ristrutturare profondamente e ‘chiavi in mano’ immobili di pregio un po’ in tutta la Russia, in particolare a Mosca e sul Mar nero. L’ufficio moscovita in particolare, è distribuito su tre piani di un palazzo poco distante dal centro, e consiste in un settore contabilità al piano terra, un settore dedicato all’architettura e al design di interni al piano primo e di un ufficio acquisti al piano secondo. Ed io sono entrato a far parte di quest’ultimo settore, con compiti di supporto ad un collega incaricato redigere computi metrici (in gergo budget) e analisi dei costi dei materiali e degli arredi provenienti dall’Italia e destinati ai cantieri”. Fin qui direi che l’operatività dell’azienda nella quale hai lavorato non è molto diversa da una grande azienda di costruzioni italiane, dove ormai spesso le commesse sono proprio chiavi in mano. “In termini generali è certamente così, ma in verità abitudini e procedure portano non poche modifiche. Quasi sempre, come ho detto, il lavoro della ditta consiste nel realizzare progetti di ristrutturazione o di nuova costruzione di residenze di lusso e relativi locali ‘accessori’, ma occorre sapere che in Russia IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 23


LAVORI DI GEOMETRA

la tradizione prevede in molti casi che i clienti facoltosi possiedano ampi lotti di territorio fuori città nei quali vengono edificate le residenze. Ma quasi mai si tratta d’un unico edificio, ma molte funzioni vengono svolte in fabbricati sparsi nel lotto di proprietà (i lotti, a volte, possono arrivare a migliaia di metri quadrati di estensione), quali campi da tennis e piscine coperti, sale benessere, foresterie, alloggi per guardie, serre ornamentali, e altro”. C’è dunque all’inizio l’incarico che il committente da al titolare dell’azienda… “Sì con un’idea anche solo in embrione del risultato che si vuole ottenere e dell’investimento necessario. Il compito di architetti ed ingegneri è poi quello di redigere un progetto di massima, corredato da simulazioni artistiche di esterni e interni, che verrà valutato e discusso col cliente. Una volta raggiunto l’accordo sull’aspetto architettonico, inizia la fase del progetto definitivo-esecutivo, che però tralascia l’aspetto riguardante la progettazione statica e impiantistica degli edifici, subappaltata ad altri studi esterni, in genere russi per la necessità di presentare agli enti una documentazione che rispetti gli standard russi, assolutamente diversi dagli occidentali. Mi hanno raccontato che all’inizio si era tentato di svolgere all’interno anche la progettazione edilizia strutturale e impiantistica, ma il lavoro di traduzione negli stan24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

dard locali era davvero improbo: meglio lasciar fare ai russi”. Pertanto la specializzazione dell’azienda nella quale hai lavorato non riguarda in senso stretto l’edilizia strutturale e l’impiantistica? “No. Architetti e designer interni si dedicano infatti alla redazione di brochures molto dettagliate e, vista la mole delle stanze da arredare, molto corpose. L’ufficio acquisti poi, partendo dalle brochures, redige un budget di massima, aggiungendo in un capitolo a parte le opere murarie necessarie alla finitura degli edifici (eventuali piccole demolizioni, controsoffitti, intonaci, tinteggiature, sottofondi, coperture, ecc.). Il documento risultante riporta l’investimento complessivo, comprensivo di una percentuale dovuta per la progettazione, più un’altra percentuale per la logistica, che dovrà essere sottoposta al cliente”. Indubbiamente è una metodologia di lavoro molto diversa dalla nostra “Esattamente. E, a differenza di quanto succede in Italia, una buona parte della cifra pattuita col cliente viene versata prima dell’inizio dei lavori, se non addirittura interamente. È poi dovere dell’ufficio, mediante una scrupolosa e dettagliata contabilità, fornire un rendiconto periodico al cliente confermando le spese o giustificando le aggiunte ed eventuali imprevisti. Varianti al progetto da parte del cliente vengono classificate in gergo come dop, e valutate a parte”.

Ed in questo complesso sistema cosa ti è stato chiesto di fare? La mia attività lavorativa nell’ufficio acquisti, per la maggior parte, è consistita nel redigere i budget, i dop e, in molti casi, supportare l’attività del direttore tecnico di cantiere. Ed è proprio su quest’ultimo versante che ho potuto utilizzare la mia esperienza peculiare di geometra, dato che ho dovuto effettuare rilievi in cantiere. Esemplare è stata così la volta in cui ho dovuto recarmi a rilevare due grandi ville situate sulla costa del Mar Nero, a 1.700 km. da Mosca. Anche in altri casi, però, è stato utile il mio supporto e la mia competenza per verificare lo stato di avanzamento di alcuni cantieri e per dare misure dettagliate ai fornitori di materiali di finitura”. Quindi un’esperienza positiva ed arricchente, anche se un po’ diversa da quanto facevi nel tuo studio bresciano? “Sì, un’esperienza che considero importante nel mio curriculum professionale, che certo costa soprattutto sul piano degli affetti della lontananza da casa. Sono tornato spesso infatti in Italia, ma certo vivere lontano dalla propria famiglia anche solo per poche settimane è logorante”. E sul piano economico com’è andata? “Per mia fortuna quel contratto che ho stipulato con l’azienda era molto vantaggioso, poiché potevo godere di un’abitazione fornitami dalla ditta (a Mosca gli affitti

anche in periferia sono carissimi, mentre il trasporto pubblico, ad esempio, soprattutto la metro, sono efficienti e convenienti). All’inizio del mese mi veniva corrisposta una piccola somma in contanti per le spese correnti (spese alimentari, telefoniche, trasporti, ecc.); alla fine del mese invece maturava lo stipendio vero e proprio (in euro), che ricevevo mediante bonifico sulla mia banca in Italia. Poiché la mia assunzione era a tempo determinato, ho comunque scelto di mantenere l’iscrizione all’Albo dei Geometri e di continuare a versare i contributi dovuti alla Cassa Nazionale Geometri”. È dunque un’esperienza che saresti disposto a rifare e consiglieresti anche ad altri colleghi? “Io sono pronto a ripartire, perché qui la crisi non è ancora superata. Purtroppo adesso con il petrolio a questi livelli ed il rublo sotto i tacchi pure l’economia russa è in ginocchio. Va comunque detto che gli italiani in genere sono apprezzati in Russia, soprattutto in quei settori, com’è il caso delle finiture in edilizia o gli arredi, dove il nostro design e la qualità delle nostre produzioni sono considerate al top nel mondo. Certo, chiunque volesse andare a lavorare in Russia, dovrebbe mettere in conto di doversi adattare non solo al modo di vita locale – i quartieri dormitorio, desertificati nel fine settimane o durante le soste di pochi giorni dal lavoro – ma pure alla mentalità russa, alla loro simpatia oppure avver-


LAVORI DI GEOMETRA

tempo anche un corso di italiano. Il mio collega, laureato in Lingue, conosce molto bene l’italiano, e tiene periodicamente dei corsi para-universitari di italiano presso la Facoltà di Lingue, a poca distanza da dove abitavo. Per alcuni sabati ho avuto così la possibilità di insegnare ad alcuni gruppi studenti proprio in cosa consiste la professione di Geometra (e l’ho fatto anche grazie ad un video molto chiaro ed esaustivo che mi ha fornito il Collegio di Brescia) e, nelle lezioni successive, ho avuto modo di illustrare le fasi della progettazione: preliminare, definitiva, esecutiva. Ho preso come esempio un progetto effettuato in Italia, con presenti un po’ tutte le fattispecie che caratterizzano la realtà progettuale (progettazione architettonica, cementi armati, sicurezza in cantiere, burocrazia, accordi con confinanti, catasto, agibilità, atti di compravendita)”.

sione per determinati indirizzi. Nonché, altro ostacolo di non poco conto, alle procedure spesso discrezionali ed agli standard di operatività del Paese. Per capirci: se si entra in un’azienda come è capitato a me, le difficoltà d’adattamento si riducono di molto, se uno invece pensasse di andare a fare il geometra in Russia come lo fa in Italia, probabilmente è destinato al fallimento”. Sì, perché mi hai detto che il tecnico

intermedio in Russia non esiste, abbondano ingegneri e architetti… “La figura del geometra è talmente sconosciuta che sono stato chiamato persino in un’università ad illustrarla”. Davvero? Racconta… “Ho avuto l’opportunità di poter collaborare con un collega russo, dipendente della mia stessa azienda, che mi ha chiesto di tenere alcune lezioni alla Facoltà di Lingue dell’Università Statale di Mosca, dov’è attivato da

Geometra in trasferta ed anche Docente universitario, il tuo curriculum si allunga. Anche perché di te avevamo già scritto su “Il Geometra Bresciano” alla pubblicazione del tuo primo romanzo. Tra l’Italia e Mosca sei riuscito a coltivare anche questa tua passione per la scrittura? “Negli ultimi anni in Italia in verità la crisi mi concedeva poco tempo e le preoccupazioni affollavano la mente ben più delle idee per un romanzo. A Mosca invece, la serenità economica unita al tempo libero a disposizione in particolare nei fine settimana o nelle lunghe sere solitarie, mi hanno permesso di

portare a termine un paio di lavori che avevo in animo da tempo e che anche in quest’occasione ho condiviso con il mio amico Giuseppe Bono con il quale avevo già firmato altre due opere, più precisamente due gialli”. Ti possiamo perciò incontrare anche in libreria? “Sì l’ultimo libro, un romanzo breve di fantascienza dal titolo La Piana del Drago, è già stato pubblicato dalla casa editrice Angolazioni ed è già stato anche presentato nelle scorse settimane con alcune serate nel bresciano. Senza nulla svelare ai lettori si tratta d’un romanzo un po’ diverso dai miei precedenti, sempre scritti con Giuseppe Bono, ovvero Aristocratici & Villani e Operazione Dead horse, proprio perché stavolta abbiamo voluto affrontare un racconto ambientato in quella regione ricca di storia che è la Grecia. Abbiamo amalgamato archeologia, paleontologia, paleozoologia, leggende e vicende umane odierne e sconfinando nella dimensione della Fantascienza. E il risultato ci ha davvero soddisfatto”. E l’altro romanzo che hai terminato? “È pronto anche quello e nel corso del 2016 sarà pubblicato dalle Edizioni Della Vigna. In questo caso si tratta di un romanzo horror (sempre scritto in collaborazione con Giuseppe Bono) che ha ancora un titolo provvisorio (Il segreto del vecchio cimitero), ambientato proprio a Borgo San T Giacomo”. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 25


ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA Emanuela Farisoglio

I geometri della Valle Camonica interessati dagli Standard Internazionali di Valutazione

Nei pomeriggi del 19 febbraio e del 4 marzo il collega camuno Aleandro Bottichio ha tenuto presso la sede dei Geometri di Valle Camonica, in Breno, un corso propedeutico agli Standard Internazionali di Valutazione, illustrando ai partecipanti gli elementi caratterizzanti l’estimo ed accennando ai diversi procedimenti di valutazione riconosciuti e certificati.

I

l collega ha introdotto gli argomenti premettendo che gli standard internazionali di valutazione non sono nulla di trascendentale; infatti al contrario delle apprensioni del primo momento, non rappresentano alcuna novità, essendo semplicemente, una trasposizione, con linguaggio internazionale ed europeo, di quello che è, o è stato, il libro di estimo, che tutti i geometri hanno studiato a scuola, ma che poi hanno pressoché dimenticato, sostituendo i pro26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

cedimenti – già fin da allora imparati – con le più comode “expertise”, ovvero, le “stime monoparametriche “che si concludono con più o meno una paginetta di valutazione. Il collega ha riferito che anche l’expertise è un procedimento di valutazione riconosciuto dagli standard internazionali, che però è una pratica professionale che stima il valore di mercato degli immobili con un giudizio sintetico basato sull’esperienza e sulla competenza del valutatore (l’Esperto), che soprattutto

tale stima non può essere né dimostrata ne verificata. Ha altresì precisato che anche le expertise potrebbero avere il loro senso, soprattutto nei piccoli centri della valle, laddove il geometra di paese è senza dubbio il mentore del mercato. Il difetto sta però nel fatto che, soprattutto negli ultimi decenni, si è malamente diffusa la cattiva pratica di “manipolare” i dati delle valutazioni a compiacimento dei rispettivi clienti: valori tendenti al rialzo a favore del cliente che deve cedere e valori tendenti al ribasso per colui deve acquisire. Dunque praticando un cattivo modo operandi, agevolato dalle valutazioni monoparametriche, anche in quanto le assunzioni del tecnico esperto sono sempre non verificabili e/o riconducibili ad elementi concreti. Il geometra Bottichio con i

propri interventi ha pertanto incentivato i partecipanti al corso ad abbandonare le tecniche sommarie a favore di più seri e dimostrabili procedimenti dell’estimo, soprattutto riconosciuti e certificati da enti superiori, andando a completare le proprie future valutazioni immobiliari con dati certi, provenienti da fonti diverse dalle semplici assunzioni del tecnico esperto, dunque facendo riferimento a dati dimostrabili, verificabili e soprattutto opponibili ai terzi. Per tali ultime ragioni le perizie eseguite nella logica degli standard internazionali sono state definite, dal relatore, congeniali soprattutto per portare a compimento i bonari accordi, laddove sia intenzione allontanare i propri clienti dalle costose procedure giudiziarie. Questo nel senso che eseguendo valutazioni


ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA

dettagliate, soprattutto contenenti assunzioni certe e realmente rappresentanti l’immobile, vengono sempre toccate e valutate le eccezioni dell’una o dell’altra parte in lite, creando, di conseguenza, le condizioni per amichevoli soluzioni delle controversie. Il metodo di confronto diretto del mercato (M.C.A.) ha particolarmente appassionato i partecipanti al corso, soprattutto l’associazione con il Sistema di Stima, a matrice, quindi l’esempio che ha permesso la valutazione di caratteristiche qualificanti gli immobili quali l’esposizione o la vista panoramica, ovvero la quantificazione economica di quegli aspetti che, in Valle Camonica, sono prerogativa dei fabbricati giustappunto di montagna con affaccio maestoso sulle vallate interne o sulla catena montuosa prealpina; oppure ancora, per la bassa valle, la vista lago per i fabbricati prospettanti al lago d’Iseo. Il metodo diretto ha comunque evidenziato, tra i partecipanti al corso, la consueta problematica di ricerca degli immobili comparabili: operazione che risulta essere ancor più difficile in Val Camonica, proprio a causa della notoria riservatezza degli abitanti, che fin dai tempi più antichi sono abituati a conservare gelosamente i propri segreti di montagna. Durante la discussione è stata inoltre sottolineata l’eventualità che anche i dati contenuti nei pubblici regi-

stri immobiliari non siano particolarmente rappresentativi della realtà del mercato. Innanzitutto perché in paesini ove non è presente il mercato, sovente le transazioni vengono portate a compimento per ragioni collegate a chiusura di liti giudiziarie, all’interno delle quali pagare (e dunque denunciare in atti) un immobile a caro prezzo conviene sempre di più che pagare le alte spese giudiziarie. Oppure ancora perché spesso chi acquista lo fa per ragioni di tradizione, affetto per il proprio paese, riconoscenza agli antenati e quindi vengono conseguiti prezzi al di fuori ogni logica di mercato. Durante il corso il collega ha quindi spiegato che spesso e volentieri, nei paesi delle nostre vallate, le vendite sono di tipo condizionato e quindi non esprimono il valore di mercato, definito dagli standard internazionali quale “ammontare stimato per il quale un determinato immobile può essere compravenduto alla data della valutazione tra un acquirente e un venditore, essendo entrambi i soggetti non condizionati, indipendenti e con interessi opposti, dopo un’adeguata attività di marketing durante la quale le parti hanno agito con eguale capacità, con prudenza e senza alcuna costrizione”. Per queste ragioni, a differenza di quanto avviene in città, in Val Camonica diventa difficoltoso conseguire un ragionevole e realistico quadro immobiliare comparabile.

Alla luce di quanto esposto, durante i propri interventi il geometra Aleandro Bottichio ha quindi ribadito gli scenari immobiliari della Valle Camonica, costituiti da: • un Fondo Valle, prevalentemente abitato dalla stragrande maggioranza della popolazione che vi lavora e studia, zona ove è quindi presente un mercato delle compravendite e delle locazioni; • zone particolari, – quelle interessate dagli impianti sciistici – ove il mercato è destinato alla villeggiatura, quindi con prezzi aumentati per la presenza sul mercato di attori “esterni”, che provengono da altre zone e acquistano, anche a prezzi più alti, soprattutto per ragioni di immagine sociale; • una realtà ancora più economicamente complicata, rappresentata dalla zona dell’Alta Valle (Tonale) laddove al mercato della villeggiatura invernale va aggiunto l’effetto positivo dei recenti investimenti del comparto sciistico, nonché – a intricare ancor più gli aspetti immobiliari – l’effetto di qualche personaggio pubblico, che ha sì un effetto positivo sull’immagine delle zone, ma che rende, per i valutatori ancora più arduo il compito di trovare i numeri corretti da inserire nelle stime. • infine la realtà di una miriade di paesini con meno di mille abitanti o di frazioni dei capoluoghi, caratterizzati da fenomeni di forte spopolamento e quindi da una totale as-

senza di mercato, che si alimenta solo su vendite legate a operazioni dinastiche famigliari o a vicende di natura giudiziaria. Il geometra Bottichio ha dunque voluto discutere con i colleghi camuni delle possibili soluzioni valutative che interessano queste anomale situazioni immobiliari, precisando che negli ambiti ove è presente il mercato, seppur di tipo stagionale e di limitata entità economica, il metodo da applicare è inequavocabilmente quello del confronto diretto del mercato delle compravendite, in quanto più caratterizzanti le località sciistiche. Al contrario negli ambiti spopolati – con assenza di mercato o mercato condizionato – la soluzione valutativa è rappresentata, quale ultima ratio, dal Valore di Costo deprezzato, anche con metodi residuali di ricerca della componente Valore dell’Area, e/o del Rapporto Complementare (incidenza del terreno) soprattutto in ambiti con termini a mercato più vivace. Alla fine delle previste otto ore i partecipanti si sono dimostrati particolarmente affascinati dai diversi sistemi valutativi ed anche dagli esempi proposti attraverso i fogli di elettronici e dalle possibilità valutative conseguite. Soprattutto hanno compreso che anche l’estimo è una materia interessante sotto l'aspetto professionale, che merita di essere approfondita. T IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 27


ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA Emanuela Farisoglio

Nella giornata del 30 aprile l’Associazione Geometri di Valle Camonica in collaborazione con l’Associazione degli Architetti Camuni e il Circolo culturale “La Gazza” di Borno ha organizzato un convegno per porre l’attenzione sul grande patrimonio storicoartistico e culturale del centro storico del Paese situato nell’Altopiano del Sole e non solo.

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Tutela, conservazione e recupero degli elementi architettonici minori

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utela, conservazione e recupero degli elementi architettonici minori, presenti nei centri storici. Con l’occasione della pubblicazione del libro Il canto delle pietre dello storico camuno Francesco Inversini, che ha catalogato fino a 100 portali presenti nel centro storico di Borno, è stato organizzato un interessante convegno sulla tutela, la conservazione ed il recupero degli elementi architettonici minori. L’architetto Fiona Colucci, Soprintendente delle Belle Arti della Provincia di Brescia-Cremona-Mantova, a seguito di un’interessante analisi dei principali editti, codici, statuti a tutela del patrimonio storico-artistico dal

1500 fino alle Leggi dei giorni nostri che ha avidenziato l’evoluzione delle stesse, ha elogiato l’importanza della ricerca e della catalogazione del patrimonio storico-artistico, anche minore (portali, stemmi, ornamenti, cornici, ecc) ai fini stessi della protezione. Ha sottolineato che, seppur sia presente il divieto dell’asportazione degli elementi decorativi degli edifici (sia pubblici che privati), sovente queste parti sono collocate su fabbricati non salvaguardati. Ha inoltre ricordato che i centri storici non sono tutelati dalla normativa dei Beni Storici Culturali, bensì direttamente dagli strumenti urbanisti comunali (P.G.T.), da qui il ruolo fondamentale dei

Comuni, dei singoli cittadini e dei tecnici nella conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale esistente. L’architetto Mauro Fontana ha presentato il percorso di ricerca La memoria oltre la norma sullo studio e la valutazione dell’architettura minore, sul recupero degli aspetti della tradizione e del territorio stesso attraverso il ri-uso funzionale degli edifici storico-agricoli. Ha illustrato interessanti progetti di alcuni interventi in Italia ed Oltralpe (es. Stalla Madulain - Svizzera; Casa Knoll - Valvenosta) per sottolineare come sia fondamentale da parte dei tecnici progettisti l’indagine sulle tradizioni costruttive, la lettura del contesto socio-cultu-


ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA Alcuni momenti del convegno, l'intervento dell'architetto Fiona Colucci, Soprintendente delle Belle Arti della Provincia di BresciaCremona-Mantova e la locandina dell'iniziativa

rale dell’edificio, la conservazione degli elementi originali nelle scelte progettuali degli interventi di recupero e/o restauro. Lo storico Oliviero Franzoni ha esposto la sua ricerca tra le principali famiglie di Borno e le singolari descrizioni degli edifici e delle corti, citate negli atti notarili e nelle successioni utilizzate come fonti storiche. Infine l’architetto Claudio Gasparotti ha presentato una chiave di lettura del portale da un punto di vista metaforico – oltre che urbanistico e decorativo – come elemento di separazione tra l’interno-esterno, tra lo spazio sicuro e quotidiano e quello incerto del pubblico, nonché un elemento di distinzione

uno status-symbol del borgo storico. Nel pomeriggio è seguita una visita guidata da Francesco Inversini tra le vie del centro storico per riscoprire questo enorme patrimonio artistico, storico, culturale del quale il bel paese di Borno è ricco. Non resta che fare tesoro di quanto trattato, ricordando che il progetto di intervento su fabbricati o elementi storico-artistici non è solo conservazione a priori, ma un mantenimento di un’identità storica e culturale, sottolineando che una migliore salvaguardia può portare anche “all’addizione, alla sottrazione, alla modificazione” degli elementi stessi purché motivata da scelte progettuali derivate da approfondite ricerche. T

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DAL XXXXXXXXXXXXX COLLEGIO DI SONDRIO Marco Tognolatti

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abato 30 aprile presso la sala conferenze dell’Hotel Combolo di Teglio si è svolta l’assemblea del Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Sondrio. Il Presidente, geometra Vittorio Semeria, ha esposto la relazione annuale che, oltre ai consueti argomenti in riferimento ai problemi della categoria e all’approvazione del bilancio, ha illustrato agli iscritti le attività che il Consiglio ha intrapreso con il mondo della scuola e più precisamente con l’Istituto “De Simoni - Quadrio” di Sondrio. L’iniziativa riprende e prosegue quella del rilievo topografico sviluppato lo scorso anno in località Prà della Piana in Comune di Castione Andevenno con il completamento progettuale della zona consistente nel recupero di tre fabbricati adibiti rispettivamente a rifugio, residenza stagionale e attività ludico/ricreativa. Gli alunni si sono confrontati direttamente con le richieste dell’Amministrazione Comunale sviscerando tutti i reali problemi delle varie fasi della progettazione. Organizzati in gruppi di lavoro i ragazzi si sono occupati del recupero delle tre principali costruzioni e della sistemazione dell’area esterna e affiancati dal professor Attilio Scilironi e da vari professionisti operanti sul territorio, hanno realizzato un progetto completo di alto livello qualitativo che è stato presentato dagli alunni della classe quinta B e ufficialmente consegnato dal Dirigente d’Istituto Gianmaria Toffi al Sindaco Massimiliano Franchetti. 30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

Assemblea geometri 2016 Gli studenti del CAT protagonisti


DAL COLLEGIO XXXXXXXXXXXXX DI SONDRIO In questa pagina. Alcune immagini della presentazione del progetto di recupero di tre fabbricati in località Prà della Piana, nel Comune di Castione Andevenno che gli alunni dell'Istituto “De Simoni - Quadrio” hanno realizzato con il supporto del Collegio di Sondrio. Nella pagina precedente, dall'alto: la consegna del progetto dal Dirigente Scolastico Toffi al Sindaco di Castione Andevenno Franchetti e il gruppo di lavoro sui luoghi.

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DAL XXXXXXXXXXXXX COLLEGIO DI SONDRIO

La mattinata è poi proseguita con la premiazione dei vincitori del concorso che ha riscosso molto successo a livello nazionale: “La mia città di domani”. Promosso da “Georientiamoci - Professione Geometra 2.0”, il progetto didattico della Fondazione Geometri Italiani rivolto agli studenti delle scuole secondarie di I grado e ai neo-iscritti al primo anno di un corso di studio IT CAT con la finalità di far conoscere ai ragazzi l’offerta formativa e le prospettive professionali future della figura del geometra, ha visto la partecipazione di diciotto Regioni, tra le quali la Lombardia è quella che ha presentato più elaborati: centoundici. I candidati dovevano immaginare di essere geometri con lo scopo di migliorare l’urbanistica delle loro città e presentare un elaborato (video, racconto, progetto o illustrazione) per esporre la propria idea progettuale. I lavori finalisti sono stati 130, sui 569 pervenuti in totale, e sono stati valutati dalla Commissione esaminatrice, composta da rappresentanti della Fondazione Geometri Italiani, del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e da esperti di comunicazione. L’Istituto “De Simoni - Quadrio” di Sondrio, con la professoressa Paola Stefanelli, ha partecipato con diversi lavori, coinvolgendo gli alunni delle classi prime che hanno ottenuto i seguenti premi: • Una borsa di studio da 250 euro assegnata a Seminara Chiara (Francesca Tognolatti collaboratrice e video editing) della scuola “De Simoni - Quadrio” di Sondrio con un video rappresentativo di un progetto di trasformazione del campus della scuola. • Una menzione speciale del valore di 125 euro a Andrea Cioccarelli della scuola “De Simoni - Quadrio” di Sondrio con “Exynos”, fontana in serpentino dal contenuto e funzionamento altamente tecnologico e orientato al risparmio energetico da collocare all’interno del campus. Cioccarelli ha descritto dettagliatamente il progetto e ha sottolineato: “Per me è un onore poter partecipare al concorso Georientiamoci; così facendo posso dimostrare di avere spirito d’iniziativa e fantasia e poiché ho tante idee, ma ancora poca abilità e bravura, ho deciso di tralasciare la veste grafica e focalizzare il mio lavoro sulla consistenza del significato”. Come consuetudine, inoltre, sono stati premiati con una borsa di studio di 250 euro ciascuno i quattro neo iscritti all’albo dei Geometri che hanno superato l’esame di abilitazione con il punteggio migliore. I premiati sono i geometra Nicola Della Matera, Luca Tavasci, Lorenzo Tavasci e Federico CompaT gnoni. 32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3


DAL COLLEGIO XXXXXXXXXXXXX DI SONDRIO Nella pagina precedente, alcuni momenti dell'assegnazione dei premi del concorso “La mia città di domani” agli alunni Chiara Seminara, Francesca Tognolatti e Andrea Cioccarelli dell'Istituto “De Simoni - Quadrio” di Sondrio. Dall'alto: un momento della presentazione del video, e le consegne dei premi da parte del Presidente Semeria.

Exynos fontana in serpentino di Andrea Cioccarelli Una nuova idea, un vecchio materiale Nonostante il design innovativo e le linee in perfetta sincronia con tutto il corpo della fontana, il materiale impiegato per realizzarla sarà il Serpentino, una pietra verde della Valmalenco, da secoli estratta e lavorata nella nostra provincia, si sposa perfettamente con l’acqua, e che ha un eccellente resistenza all’umidità e all’usura, cromaticamente s’intona molto bene e non stanca mai. A livello tecnico, il settore esecutivo della fontana si integra molto bene con le pareti ondulate del complesso, con un minimo sforzo energetico e una modesta quantità di acqua, si possono ottenere risultati stupefacenti, tutto ciò solo grazie alla metodicità del controllo intelligente, che è sempre in via di miglioramento, infatti, sto tuttora progettando aggiornamenti per renderlo più semplice, più intelligente eppure più economico e facile da mantenere. Tutto sul design La struttura, complessivamente, è realizzata quasi interamente in serpentino, e il rimanente in vetro impermeabile, acciaio e alti prodotti edili. La fontana è composta da una base 3.50 m. x 2.00 m. un'altezza 15cm totalmente in serpentino, smussato e lucidato alla perfezione. Ai due lati del rettangolo sono posti i muretti statici, esterni alla base, di lunghezza 40cm x 110cm. Ci sono due colonne, sempre di serpentino e marmo bianco, alte 1.25m x 30cm(r). Ai lati, l’acqua viene, tramite un gradino inclinato, iniettata sotto la fontana. Il complesso è unito, per dare una sensazione naturale, ma anche potente e transitiva, dalla forza travolgente. I laser perforano l’acqua con un bellissimo effetto, mentre un complesso di musica, luci e acqua gioca carte spettacolari. L’ottimizzazione energetica è sicuramente una caratteristica distintiva di questo progetto, infatti sfrutta ingegnosi sistemi per risparmiare energia laddove è possibile. Infatti grazie a fotocellule, clock e sensori vari sparsi su tutta la superficie della fontana, riescono a comprendere quando piove, quando c’è vento, quando c’è troppa luce oppure quando è in contatto con altri dispositivi, connessi al Bluetooth e far danzare la fontana a ritmo di musica! La tecnologia in dettaglio, tutto quì! La fontana è realizzata da complicati sistemi di spruzzi d' acqua e di fasci laser orientabili, ma il cuore della fontana, Exynos, si trova sottoterra, e coordina tutte le parti del progetto. Serve per erogare il flusso d’acqua, controllare i fasci di luce, gli spruzzi d’acqua, combinare la musica con le note, a pulire i setacci, ad accendere i led e a mantenerli sempre sincronizzati, a cambiare l’acqua quando serve e a controllare se l'insieme funziona. L’acqua

viene convogliata in un serbatoio principale che eroga liquido a tutte le terze parti dell’insieme, come i lanciatori e gli spruzzatori. I lanciatori sono 5, e si trovano sulla base di serpentino: essi vengono caricati su ordine di Exynos e quando è il momento, una pompa lancia l’acqua in superficie, accendendo contemporaneamente i led e quindi dando un effetto fantastico alla piccola onda colorata. I laser sono già programmati per capire quando le onde d’acqua sono erette, così da trafiggerle con dei fasci multicolori e ottenere il massimo dell’effetto. Exynos deve anche, ovviamente rilevare e concedere a ogni dispositivo nella zona con Bluetooth attivo il permesso per controllare la musica delle casse, ed è anche disposto (in linea progettuale) di un impianto Wi-Fi gratuito, accessibile a tutte le persone nel raggio di attivazione, nonché per essere sincronizzato con tutta la scuola, in tempo 0. Poi, rispetto alle fontane normali, questa gamma è realizzata come già detto tante volte, con una meticolosa cura per il risparmio, infatti viene attivata automaticamente nei picchi di tempo, dove la gente è fuori e quindi può ammirare lo spettacolo; infatti impara da sola gli orari più frequenti e si attiva subito appena rileva del movimento. Però le persone fuori orario? Non possono ammirare l’acqua colorata? Certo che si, perché grazie a delle sofisticatissime fotocellule che rilevano il movimento si possono intercettare tutte le persone, e quindi far partire l’acqua al momento giusto, nel posto giusto, col ritmo giusto. L’idea intelligente A molte persone, qui al campus, è piaciuta l’idea di una fontana colorata, e la maggior parte di loro sono favorevoli al risparmio energetico e alle idee del tema proposto. Molti vorrebbero migliorare una zona ormai in disuso, per permettere a tutti di usufruirne liberamente, altri hanno ripensato da zero a come e dove installare l’impianto, per creare nuove zone del campus. “È una bella idea, aiuterebbe tanto il campus e farebbe felici molte persone”, “Mi piace proprio, sarebbe utile ed economico”, “Questa cosa mi entusiasma molto, perché sarebbe il massimo per il campus”. Concludendo… Per me è un onore poter partecipare al concorso Georientiamoci; così facendo posso dimostrare di avere spirito d’iniziativa e fantasia. È una bellissima opportunità per proiettarci nell’ottica del lavoro e della società. Spero che la mia idea vi sia piaciuta, e spero di poter veramente migliorare il nostro bel campus. Ho allegato i miei disegni della fontana alla cartella principale, e poiché ho tante idee, ma ancora poca abilità e bravura, ho deciso di tralasciare la veste grafica e focalizzare il mio lavoro sulla consistenza del significato. Un saluto da Andrea Cioccarelli di Sondrio!

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SCUOLA

Foto © Studio Eden

Firmato il protocollo d’intesa sull’alternanza scuola-lavoro

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a provincia di Brescia ha il merito di aver definito, per prima in Italia, il protocollo d’intesa sulla governance dell’alternanza scuola-lavoro, ai sensi della Legge 107/2015 sulla “Buona scuola” che ha reso obbligatoria tale attività formativa per tutti i cicli della scuola superiore. È quanto è emerso dalla conferenza stampa del 12 maggio scorso che si è tenuta presso la sede del Provveditorato degli Studi di Brescia, indetta dal suo dirigente-reggente Mario Maviglia, per fare il punto della situazione dopo un adempimento così necessario per la formazione delle nuove leve di giovani che devono confrontarsi con tutte le problematiche di difficile accesso al lavoro. 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

Oltre agli organi di stampa e ai mass media locali, erano presenti molti dei sottoscrittori del documento (in rappresentanza del nostro Collegio, il Direttore Stefano Benedini, accompagnato da Bruno Bossini, Responsabile della nostra rivista). “Siamo all’inizio di una nuova fase – ha detto Maviglia – e con grande soddisfazione constatiamo di essere riusciti, in tempi relativamente brevi, a coinvolgere su un tema così determinante per la formazione dei giovani almeno quaranta realtà operative”. Hanno infatti aderito al protocollo la Provincia di Brescia, l’AIB, la CCA, l’ASL (oraATS), le Associazioni degli Artigiani, gli Ordini e Collegi Professionali, il Collegio dei Costrut-

tori, oltre ovviamente alle Scuole Superiori che sono direttamente interessate allo svolgimento di tale attività didattica. L’impegno incondizionato di tutti i sottoscrittori ha portato a compimento un miglioramento dei rapporti già esistenti tra scuola e lavoro, che da ora potrà concretizzarsi con esperienze reali di pratica lavorativa nei vari settori economici nei quali dovranno trovare accesso i giovani neo-diplomati. Fabrizio Speziani, in rappresentanza dell’ATS ex ASL, ha invece posto l’accento sul notevole lavoro che la sua organizzazione ha portato a termine a partire dal 2013 sugli obblighi imposti dalla L. 81 sul lavoro e dal CSR del

21/2011, con l’obiettivo dell’inserimento nella formazione scolastica di nozioni sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Questione, questa, già sollevata dai sindacati presso il TAR, che vedevano in tale attività formativa della scuola un illegittimo disimpegno da parte delle realtà operative sui loro obblighi formativi, ma respinta dal tribunale amministrativo. Ha anche ricordato l’impegno dell’ASL sulla formazione dei “formatori” (i docenti scolastici) cui spetterà l’onere di insegnamento delle norme sulla sicurezza. Sono stati interessati in tal senso ben 53 Istituti Scolastici ed allo stato 167 docenti risultano “pronti” e preparati su tale attività didattica. Paola Artioli dell’AIB dopo


SCUOLA

Foto © Studio Eden

Nella pagine precedente. Il tavolo dei relatori. In questa pagina, da sinistra a destra e dall'alto in basso: Aurelio Bonù, Mario Maviglia, Paola Artioli, Fabrizio Speziani.

aver ribadito con orgoglio “Che la nostra provincia di Brescia risulta essere la prima in Europa per valore-aggiunto creato”, ha spiegato quanto svolto dall’ente da lei rappresentato al fine di risolvere molte criticità sull’attuazione della nuova attività formativa, ritenuta essenziale da molti imprenditori. “Molti nostri associati – ha infatti precisato – vedono tale impegno con grande entusiasmo, in quanto riconoscono la sua essenzialità per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro”. Secondo Artioli si può dire che riguardo all’ alternanza scuola-lavoro Brescia sia a buon punto e che l’esperienza maturata su questo tema possa essere esportata su tutto il territorio nazionale. Ha concluso gli interventi Aurelio Bonù della Provincia di Brescia – l’Ente Pubblico cui competono ancora gli obblighi legati alla formazione – rimarcando come “La nostra realtà provinciale abbia saputo rispondere con efficacia e nella rapidità dei tempio agli obblighi della L.107/15, tenuto conto che ha già provveduto al protocollo d’intesa fra i soggetti delegati alla formazione che costituisce il primo passo per l’attuazione dell’importante novità legislativa”. Ha anche aggiunto che detta attuazione potrebbe risolvere il grave problema della disoccupazione giovanile, che anche in ambito bresciano si mantiene ancora su livelli troppo elevati. T IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 35


LEGALE

La successione necessaria e l’azione di riduzione

cata) siano meritevoli di tutela a prescindere dalla contraria volontà del defunto che, conseguentemente, è limitato nella sua disponibilità patrimoniale. Per questo motivo gli artt. 536 e ss. c.c. stabiliscono, a seconda del numero e della categoria dei soggetti coinvolti, quale sia la quota (intesa come frazione aritmetica: 1/2, 1/3, 1/4 ecc.) di spettanza del legittimario. Vi è, però, un’importante precisazione: il legittimario che, ad esempio, ha diritto ad 1/3 quale quota di legittima non deve tassativamente ricevere per successione (o per donazione in vita da parte del defunto) un terzo di qualsiasi bene ereditario (1/3 degli immobili, 1/3 dei conti correnti, 1/3 dei gioielli ecc.), ma basta che abbia percepito per successione (o per donazione in vita da parte del defunto) valori che complessivamente corrispondono ad 1/3 (ad es. se riceve per testamento solo un conto corrente il cui saldo attivo è pari al valore della legittima non è stato leso nei suoi diritti). Deve, infine, ricordarsi che se da un lato il diritto dei legittimari non può essere compresso dal defunto, dall’altro la Legge lascia ai legittimari stessi la possibilità di rinunciare alla tutela in questione, fatto presente – però – che detta rinuncia può essere effettuata dai diretti interessati solo dopo che il soggetto della cui eredità si tratta è morto ostandovi, prima, il divieto legale dei patti successori4.

Continua il nostro cammino attraverso l’analisi delle più frequenti problematiche giuridico – operative attinenti al fenomeno successorio. Proprio per la volontà di rendere maggiormente proficuo questo percorso argomentativo comune a chi scrive e a chi legge, il lettore non esiti ad esternare i propri dubbi attraverso la redazione della Rivista ovvero il sito internet www. avvocatogabrielemercanti.it. Nozione di successione necessaria Come è noto a tutti, il nostro sistema1 prevede l’esistenza di alcune categorie di persone (i c.d. legittimari) “A favore delle quali la Legge riserva una quota di eredità o di altri diritti nella successione”. Si tratta dei soggetti appartenenti alle seguenti categorie2: figli, coniuge3 e – solo ove manchino i figli – ascendenti. Questo significa concretamente che tali soggetti, nelle quote e secondo le regole di suddivisione stabilite dalla Legge, hanno diritto ad una quota di eredità (la c.d. legittima) che il defunto non può intaccare. Il nostro Legislatore ha, quindi, ritenuto che i prossimi congiunti (nella gradazione sopra indi36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

Calcolo della legittima Una volta chiarito che il legittimario ha diritto ad una quota di eredità, la Legge si preoccupa di stabilire come la quota “astratta” (1/2, 1/3, 1/4 ecc.) debba essere conteggiata in concreto al fine di accertarne il valore economico. L’art. 556 c.c. stabilisce il criterio basilare per verificare come conteggiare il valore della legittima prevedendo che la “base imponibile” (cioè la massa sulla quale conteggiare il valore economico della quota astratta) debba essere formata come segue: valore dei beni appartenenti al defunto al momento della morte – debiti5 + valore dei beni donati in vita dal defunto. Fondamentale, altresì, è tenere presente che i valori di tutte e tre le componenti sopra indicate sono conteggiati solo ed esclusivamente con riferimento al momento del decesso. Dopo aver accertato il valore economico della propria quota di legittima, inoltre, il legittimario – salvo che vi sia stata espressa dispensa da parte del de cuius6 – dovrà imputare alla quota di legittima come sopra calcolata quanto eventualmente ricevuto per donazione o successione. Un esempio potrà chiarire quest’ultimo passaggio: • defunto vedovo con unico figlio; • beni alla morte per 100; • unico erede indicato per testamento una casa di cura per gatti; • debiti per 50; • donazione all’unico figlio per 50;

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Gabriele Mercanti


LEGALE

• donazione ad estranei per 100; • la massa “imponibile” è 200 (cioè 100 – 50 + 50 + 100); • la quota di legittima è 100 (cioè 1/2, essendoci figlio unico, di 200); • la lesione è per 50 (cioè 100 – i 50 ricevuti per donazione che vanno imputati alla quota di legittima stessa). Atti lesivi della legittima Ma se, allora, il legittimario ha diritto ad una quota calcolata secondo i criteri di cui sopra, è necessario stabilire quali siano i mezzi tecnico-giuridici attraverso i quali possa essere concretamente realizzata la lesione (totale o parziale) dei diritti dei legittimari. Tre sono le tipologie considerate dalla Legge: a. Disposizioni testamentarie: è lo strumento “classico” con cui il testatore può tentare di violare i diritti di legittima. Si pensi al caso in cui vengono istituiti altri eredi per quote “incompatibili” con quella di legittima (ad es. viene nominata erede universale “un’amica” invece che la moglie…) oppure vengono fatte attribuzioni di singoli beni tali da svuotare l’asse ereditario (ad es. viene nominata erede universale la moglie, ma all’“amica” viene lasciato il conto corrente che vale dieci volte di più dei restanti bene ereditari); b.Donazioni dirette7: da questo punto di vista la donazione è perfettamente parificata alla disposizione testamentaria. Se, quindi, il testatore lascia un testamento perfettamente rispettoso delle quote di legittima, ma un mese prima di morire ha donato tutti i suoi beni alla stessa fortunata “amica”, il Legislatore reputa integrata lesione di legittima; c. Donazioni indirette: il ragionamento sopra fatto sub b) vale anche per quelle operazioni che, pur formalmente non apparendo come donazioni, ne hanno la medesima sostanza economica. Si pensi al testatore che lascia un testamento perfettamente rispettoso delle quote di legittima, ma che un mese prima di morire saldi tutti i debiti dell’ancora fortunata “amica”: il soggetto non ha stipulato nessun atto notarile di donazione, ma dal punto di vista economico è come se avesse donato una somma di denaro pari all’importo dei debiti altrui. Tutte e tre le tipologie citate possono potenzialmente essere lesive dei diritti dei legittimari, ma non sono di per sé nulle o invalide, in quanto lo saranno solo se il legittimario farà valere le proprie ragioni in sede giudiziale. Le tre azioni Nel momento in cui è stata perpetrata a danno del legittimario una lesione dei di lui diritti, la Legge gli consente di esercitare l’azione di riduzione: come il termine stesso suggerisce, si tratta di uno strumento finalizzato – appunto – a limitare la portata della disposizione che ha determinato la lesione. Esemplificando: se il legittimario ha diritto ad 1/3 e nel testa-

mento la nostra “amica” è stata nominata erede universale, la di lei quota sarà ridotta dall’intero a 2/3 al fine di consentire la reintegra per il terzo di spettanza del legittimario; se il legittimario ha diritto ad 1/3, ma al momento della morte non vi sono beni nell’asse ereditario, potrà essere chiesta la riduzione di una donazione effettuata in vita ad estranei per il valore di 1/3 della stessa. Se questa è l’essenza dell’operazione, in realtà all’interno della categoria generale dell’azione di riduzione sono individuabili tre differenti azioni giudiziali8: la prima è costituita dall’azione di riduzione in senso stretto; la seconda dall’azione di restituzione contro i beneficiari delle disposizioni ridotte; la terza dall’azione di restituzione contro i terzi acquirenti aventi causa dei beneficiari suddetti (ciò in quanto, prima dell’azione di riduzione, il beneficiario della disposizione lesiva potrebbe aver trasferito a terzi quanto ricevuto: si pensi al caso frequente di rivendita di bene acquisito per donazione rivelatasi in seguito lesiva della quota di legittima). 1. Azione di riduzione in senso stretto. Con la prima azione il legittimario intende far accertare giudizialmente nei confronti del beneficiario della disposizione lesiva l’avvenuta lesione e, quindi, far dichiarare l’inefficacia (totale o parziale), nei suoi confronti, della disposizione medesima. Tale azione deve essere promossa avanti al Tribunale del luogo in cui si è aperta la successione9 ed è soggetta a prescrizione decennale10. 2. Azione di restituzione verso il beneficiario della disposizione lesiva. Una volta che sia stata vittoriosamente esperita l’azione di cui al paragrafo 4.a.11, il legittimario potrà agire verso il beneficiario della disposizione lesiva che sia ancora nel possesso del bene oggetto della disposizione medesima per ottenerne la materiale restituzione12. È, poi, fondamentale ricordare che la conseguenza della restituzione è la caducazione delle ipoteche (e dei pesi in genere) costituiti nel frattempo sull’immobile oggetto della disposizione successivamente dichiarata lesiva della legittima13. 3. Azione di restituzione verso i terzi in genere. Una volta che sia stata vittoriosamente esperita l’azione di cui al paragrafo 4.a., può – tuttavia – accadere che il bene oggetto della disposizione lesiva non sia più nella disponibilità del beneficiario stesso il quale potrebbe averlo ad esempio a sua volta venduto a terzi. In tal caso la Legge consente – addirittura – di coinvolgere questo terzo soggetto il quale ben potrebbe essere ignaro del fatto che a monte della vicenda traslativa ci sia stata una lesione di diritti successori: tuttavia, per il nostro sistema il diritto successorio deve ritenersi preminente rispetto al diritto del terzo che, quindi, potrebbe subire la IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 37


LEGALE

perdita del bene, salva ovviamente un’azione di rivalsa economica verso il proprio cedente. Il Legislatore detta solo due cautele per “salvare” il terzo (che – come detto – non è stato artefice della lesione dei diritti ereditari): la prima è che il legittimario non può agire contro il terzo se prima non ha tentato (inutilmente) di espropriare tutto il patrimonio del beneficiario diretto della disposizione lesiva; la seconda è che il terzo ha la facoltà di evitare la perdita del bene mediante pagamento dell’equivalente in denaro14. Quadro sinottico15 TABELLA QUOTA DI LEGITTIMA E QUOTA DISPONIBILE (ARTT. 536, SS, C.C.) Se chi decede lascia

Quote del patrimonio ereditario spettanti

Solo il coniuge

1/2 al coniuge come quota di legittima e 1/2 come quota disponibile

Il coniuge ed un figlio

1/3 al coniuge come quota di legittima, 1/3 al figlio come quota di legittima e 1/3 come quota disponibile

Il coniuge e due o più figli

1/4 al coniuge come quota di legittima, 2/4 ai figli come quota di legittima e 1/4 come quota disponibile

Solo il figlio (senza coniuge):

1/2 al figlio come quota di legittima e 1/2 come quota disponibile

Solo due o più figli (senza 2/3 ai figli come quota di legittima e 1/3 come coniuge) quota disponibile Solo ascendenti legittimi

1/3 agli ascendenti come quota di legittima e 2/3 come quota disponibile

1/2 al coniuge come quota di legittima, 1/4 Il coniuge ed ascendenti agli ascendenti come quota di legittima e 1/4 legittimi (senza figli) come quota disponibile Coniuge separato

Vedi art. 548 codice civile

Conclusioni Il sistema giuridico nasce e vive sulla contrapposizione di interessi in relazione ai quali la Legge deve tentare una mediazione in base a principi di politica legislativa. In tema di successione necessaria il contrasto è palese: da un lato vi è il principio di libera disponibilità del proprio patrimonio e dall’altro vi è quello di garantire una tutela patrimoniale allo stretto nucleo familiare del defunto. A chi vuole diseredare il figlio scapestrato non resta, allora, che un vecchio mezzo forse poco giuridico, ma certamente efficace… godersi i propri averi in vita e nulla lasciare ai posteri. T 38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

Note 1 In particolare vedasi artt. 536 e ss. c.c. 2 Il presente contributo è realizzato nei giorni in cui è in corso di approvazione in parlamento il D.d.l. noto come Cirinnà volto ad applicare determinati diritti, ivi compresi quelli successori, a prescindere dall’esistenza del matrimonio “classico”. La mancanza di definitiva approvazione del citato D.d.l. non consente, in questo momento, di rivisitare il tema con la dovuta cognizione di causa. Sappia, quindi, il lettore che la platea dei soggetti interessati dalla successione necessaria è destinata ad aumentare in base dell’iter legislativo citato. 3 Giova ricordare che solo il divorzio (e non la separazione) determina la cessazione dello status di legittimario. 4 L’art. 458 c.c., infatti, dispone che è “nullo ogni atto col quale taluno dispone dei diritti che gli possono spettare su una successione non ancora aperta”. Non è mai, quindi, assecondabile la volontà – spesso manifestata nell’esperienza professionale – del legittimario che intende rinunciare ai diritti ereditari di un prossimo congiunto quando questi sia ancora in vita, dato che una simile rinuncia sarebbe nulla e totalmente priva di qualunque effetto. È poi altrettanto ovvio che i legittimari non potranno far valere diritti successori di sorta finchè la persona di cui si tratta è ancora in vita. 5 Si ricordi che per debiti si intendono sia quelli che già facevano capo al defunto (ad es. il debito residuo di un mutuo) sia quelli sorti in occasione del decesso (ad es. spese funerarie). 6 La dispensa deve essere espressamente indicata in donazione o testamento; in mancanza, il valore della donazione o della disposizione testamentaria deve essere imputato alla quota di legittima della quale costituisce una sorta di “acconto”. 7 Con esso si intende l’atto notarile di donazione ricevuto alla presenza di due testimoni con cui, come previsto dall’art. 769 c.c., “per spirito di liberalità una parte arricchisce l’altra, disponendo a favore di questa di un suo diritto o assumendo verso la stessa un’obbligazione”. 8 Il codice civile disciplina i meccanismi giudiziali per reintegrare il legittimario nei propri diritti, ma è pacifico che la reintegrazione possa avvenire anche per via contrattuale: nulla vieta, infatti, vieta che il beneficiario della disposizione lesiva ed il legittimario leso possano stipulare un contratto (presumibilmente, ma non necessariamente, di natura transattiva) in forza del quale a quest’ultimo viene attribuito quanto di spettanza. 9 Tribunale che, ad es., potrebbe non coincidere con il luogo di ubicazione degli immobili oggetto delle disposizioni lesive. 10 Può essere utile ricordare che il termine iniziale, dal quale conteggiare il decennio, è sicuramente costituito dalla morte del de cuius ove la lesione sia stata realizzata mediante donazione in vita, mentre ove la lesione si sia concretizzata a mezzo disposizione testamentaria la giurisprudenza prevalente (cfr. Cass. Sezioni Unite n. 20.644/2004) ritiene che il termine di partenza debba essere individuato non con l’apertura della successione bensì con l’accettazione dell’eredità perché è solo in tale momento che si realizza il danno per il legittimario leso. 11 Si ritiene in base ai principi processuali che occorra il passato in giudicato della sentenza. 12 Chiaramente tale seconda azione restitutoria non si rende necessaria se la lesione è stata realizzata solo parzialmente (ad es. mediante attribuzione a terzi di quota ereditaria “in eccesso” rispetto alla legittima) perché in tal caso tra legittimario vittorioso in causa e beneficiario della disposizione lesiva si instaurerà una comunione indivisa. Per rifarci all’esempio di cui sopra, se il legittimario ha diritto ad 1/3 e nel testamento la nostra “amica” è stata nominata erede universale, a seguito dell’azione di riduzione si crea una comunione ereditaria per 2/3 e 1/3 senza che occorrano azioni restitutorie di nessun tipo. 13 Questo meccanismo (noto come “purgazione”) ha notoriamente reso di difficile ipotecabilità i beni di provenienza donativa, poiché – in quanto tali – sempre potenzialmente interessati dalla caducazione dell’ipoteca a seguito di azioni di riduzione. Per cercare di risolvere il problema è stato modificato l’art. 561 c.c. (dal D.L. n. 35/2005 convertito in Legge n. 80/0255 nonché dalla Legge n. 263/2005), che ora stabilisce la persistenza dell’ipoteca ove siano decorsi venti anni dalla trascrizione della donazione medesima. 14 Ancorché non si possa approfondire il tema nella presente indagine, si deve ricordare che questo rigido sistema ha comportato notevoli difficoltà nelle transazioni commerciali aventi ad oggetto immobili di provenienza donativa, poiché – in quanto tali – sempre potenzialmente interessati da azioni restitutorie connesse ad azioni di riduzioni. Per cercare di risolvere il problema è stato modificato l’art. 563 c.c. (dal D.L. n. 35/2005 convertito in Legge n. 80/0255 nonché dalla Legge n. 263/2005), al fine di impedire l’azione restitutoria verso il terzo ove siano decorsi venti anni dalla trascrizione della donazione medesima (sul punto vedasi, tra i molti contributi, quello a cura del Consiglio Nazionale del Notariato nello Studio n. 5.859/C del 9 settembre 2005). 15 Estratta dal sito del Consiglio Nazionale del Notariato al seguente link: http://www. notariato.it/sites/default/files/TABELLA1_SUCCESSIONE_LEGITTIMA_EREDI_LEGITTIMARI.pdf


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Giuseppe Zipponi

P.G.T. - Brescia Accolte in parte le osservazioni del Collegio Conclusa da parte del Comune di Brescia la controdeduzione delle osservazioni presentate, con la definitiva approvazione della variante, abbiamo ritenuto utile esaminare il poderoso lavoro svolto dagli Uffici comunali per fare emergere quali e quante argomentazioni proposte dal nostro Collegio erano state accolte. Con l'aiuto del collega Giuseppe Zipponi abbiamo qui la possibilità di offrirvene un seppur succinto elenco, qualora in futuro si rendesse necessario farlo, di approfondire quelle tematiche che risultassero più significative per gli iscritti.

I

l Comune di Brescia ha approvato definitivamente la variante al Piano di Governo del Territorio - P.G.T. - con delibera di Consiglio Comunale n. 17 del 09/02/2016. Tutto il materiale sta sul sito comune.brescia.it/ servizi/PGT. Contestualmente all’approvazione sono state controdedotte n. 490 osservazioni presentate da cittadini, enti e associazioni rispetto alla versione adottata nel luglio 2015. Questo l’esito della delibera: 65 sono state accolte, 228 parzialmente accolte e 179 respinte. Tra queste vi era quella del Collegio Geometri di Brescia, i cui contenuti sono riportati sul “Geometra Bresciano” 2015/6 a pagina 60, che è stata parzialmente accolta. Le osservazioni del Collegio, alcune formulate in accordo con ANCE Brescia, riguardavano sostanzialmente le Norme Tecniche di Attuazione e alcuni progetti speciali.

In particolare sono state accolte alcune osservazioni inerenti la parte normativa, alcune sono semplici precisazioni, in merito a: • la componente geologica, idrogeologica e sismica e la tutela del reticolo idrico; • la quota di possibile trasferimento dei diritti edificabili; • il calcolo della superficie coperta e dei volumi tecnici; • la pertinenzialità degli spazi a parcheggio; • la sostenibilità paesistica dei piani attuativi e la monetizzazione delle dotazione di qualità ecologica; • l’edilizia convenzionata; • gli standard a parcheggio per l’artigianato di servizio; • il sovralzo e recupero dei sottotetti; • la ristrutturazione degli edifici moderni; • le modalità per il consenso nelle costruzioni a confine; • le acque meteoriche; • la residenza agricola. T IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 39


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Modifiche e integrazioni alle norme sul risparmio energetico in edilizia Diritto d'autore: pixpack / 123RF Archivio Fotografico

Sezione Provinciale UNITEL Brescia

Continuiamo nell’argomentazione di temi legislativi urbanistici usufruendo ancora di documenti UNITEL che ci sono stati concessi per interessamento del collega Antonio Gnocchi che ringraziamo. In particolare, in quest’articolo, troverete un dettagliato commento sulle modifiche legislative vigenti in Lombardia in materia di premi volumetrici e distanze tra fabbricati e confini in caso di realizzazione e ristrutturazioni o realizzazioni di immobili nuovi che garantiscano un miglioramento energetico rispetto alle norme in vigore. Le leggi trattate dal documento che vi presentiamo sono: L.R. 26/1995 L.R. 39/2004 (ora abrogate) e, L.R. 33/2007 – 31/2014 e l’ultima ossia la L.R. 38 del 10/11/2015. 40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

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rima di passare all’illustrazione delle modifiche ed integrazioni alle norme incentivanti in materia di risparmio energetico in edilizia, ricordo le “regole” in vigore fino al 12 novembre 2015. Con la L.R. n. 26/1995 era prevista una sorta di premio volumetrico a chi adottava forme di isolamento che migliorassero i livelli di coibentazione termica, acustica o di inerzia termica, sia nella costruzione di nuovi edifici (art. 2, comma 1) che nel recupero di quelli esistenti (art. 2, comma 2), nel rispetto delle distanze minime, distinguendo: • per le nuove costruzioni: l’esclusione dei maggiori

spessori dei muri perimetrali superiori a 30 cm., fino ad un massimo di 25 cm. per la determinazione del volume; • per le nuove costruzioni: l’esclusione dei maggiori spessori dei solai superiori a 30 cm. e fino ad un massimo di 15 cm. per la determinazione del volume; • per gli interventi di recupero edilizio: l’esclusione dei soli spessori da aggiungere a quelli esistenti delle murature. Con la successiva L.R. n. 39 del 2004, il premio volumetrico è stato esteso, negli interventi di nuova costruzione e recupero edilizio, anche a chi aumentava gli spessori delle murature esterne per la


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realizzazione di pareti ventilate (art. 2, comma 1-bis), Solo con l’entrata in vigore della L.R. n. 33/2007 sono , in parte, cambiate le “regole” per usufruire delle incentivazioni edilizie, in presenza di norme regionali più stringenti in materia di risparmio energetico degli edifici. Il nuovo comma 1-ter , di modifica all’art. 2 della L.R. n. 26/95, ha aggiunto una diversa ipotesi di “premio volumetrico”, usufruibile in presenza di riduzioni certificate superiori al 10 per cento rispetto ai valori limite previsti dalle disposizioni regionali in materia di risparmio energetico, sia per gli interventi di nuova costruzione che per quelli di ristrutturazione edilizia. In questi casi, gli interi spessori dei muri perimetrali portanti e di tamponamento, nonché gli spessori dei solai che costituiscono involucro esterno dell’edificio non erano considerati per la determinazione della Slp, del volume e dei rapporti di copertura. La legge regionale n. 26 del 1995 e s.m.i. ha individuato, di fatto, fino al 12 novembre 2015, due diverse forme di “bonus volumetrico”, in relazione alle due diverse norme che erano in vigore fino a quel momento, e più precisamente: 1. art. 2, commi 1, 2 e 2-bis, in base alle quali le nuove costruzioni e gli edifici esistenti ristrutturati che miglioravano i livelli di coibentazione termica, acustica o di inerzia termica, rispetto alle norme sul ri-

sparmio energetico, potevano usufruire delle riduzioni degli spessori dei muri e dei solai, nei limiti quantitativi previsti dagli stessi commi, al fine del calcolo del volume e nei rapporti di copertura, 2. art. 2, comma 2-ter, in base al quale le nuove costruzioni e gli edifici esistenti ristrutturati che presentavano riduzioni certificate superiori al 10% rispetto ai valori limite previsti dalle disposizioni regionali sopra richiamate, potevano escludere tutti gli spessori delle murature esterne e dei solai, al fine del calcolo della Slp, del volume dei rapporti di copertura. In tema di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, la L.R. n. 31 del 2014 aveva emanato norme (art. 4, comma 5) che prevedevano misure incentivanti che, in realtà, risultavano avere solo efficacia teorica poiché piuttosto generiche o lasciate, di fatto, alla scelta discrezionale dell’amministrazione comunale e che, con la successiva L.R. n. 38 del 2015, sono state interamente abrogate e sostituite con quelle in esame. Con l’entrata in vigore dell’ultima legge regionale 10 novembre 2015, n. 38 (BURL supplemento – Giovedì 12 novembre 2015, n. 46) avente ad oggetto “Legge di semplificazione 2015 – Ambiti economico, sociale e territoriale”, sono state apportate significative modifiche alle norme che hanno

regolamentato, fino ad oggi, le modalità di calcolo delle volumetrie, delle Slp, delle superfici coperte delle costruzioni, in relazione all’aumento degli spessori dei tamponamenti perimetrali e dei solai ai fini del perseguimento di maggiori livelli di coibentazione termo acustico o di fabbisogno di energia primaria. Infatti con l’articolo 11 della citata L.R. è stata abrogata (interamente) la L.R. n. 26/1995, n. 26, comprensiva delle successive modificative ed integrative L.R. 39/2004 e n. 33/2007, pur rimanendo “Validi i risultati e gli effetti prodotti dalle disposizioni abrogate al comma 1, nonché gli atti adottati sulla base delle stesse . Tali disposizioni continuano ad applicarsi ai procedimenti amministrativi in corso, fino alla loro conclusione”. Nel contempo, la stessa L.R. 38/2015, con l’articolo 10, di modifica della L.R. n. 31 del 2014, ha introdotto quattro significative modifiche alle norme che regolano le misure di incentivazione per gli interventi di rigenerazione urbana, o per quelli, più in generale, che vengono realizzati sul patrimonio edilizio esistente, contenute nell’articolo 4 della L.R. 31 del 2004. Sono stati introdotti quattro nuovi commi che disciplinano le modalità di calcolo delle superfici lorde di pavimento, dei volumi e dei rapporti di copertura, in presenza (si presume certificata) di riduzione degli indici di prestazione energetica rispetto a quanto previsto

dalla normativa regionale, sia per gli interventi di recupero edilizio che per gli interventi di nuova costruzione, la deroga alle distanze minime tra edifici, alle distanze minime dai confini di proprietà, alle distanze minime a protezione del nastro stradale e ferroviario, nonché alle altezze massime degli edifici. 1. Con il comma 2-bis (aggiunto all’art. 4 della L.R. 31/2014) si stabilisce che negli interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia e in quelli di integrale sostituzione (da leggersi come demolizione e ricostruzione totale), qualora si raggiunga una riduzione superiore al 10% dell’indice di prestazione energetica prevista dalla normativa regionale, la Slp, il volume o la superficie coperta dell’unità immobiliare o dell’edificio interessato dall’intervento sono calcolati al netto dei muri perimetrali, portanti e di tamponamento, nonché dei solai che costituiscono l’involucro esterno degli edifici, tenuto conto di quanto dispone il successivo comma 2-quinquies, 2. Con il comma 2-ter (sempre aggiunto all’art. 4 della L.R. 31/2014), si stabilisce che negli interventi di nuova costruzione (esclusi quelli di integrale sostituzione), che ricadono nel tessuto urbano consolidato (TUC), qualora raggiungano una riduzione superiore al 20% rispetto ai requisiti di trasmittanza termica o una riIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 41


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duzione superiore al 20% rispetto all’indice di prestazione energetica previsto dalla normativa regionale, la superficie lorda di pavimento, il volume o la superficie coperta interessati dall’intervento sono calcolati al netto dei muri perimetrali, portanti e di tamponamento, nonché dei solai che costituiscono l’involucro esterno dell’edificio. Anche in questo caso bisogna tener conto di quanto dispone il successivo comma 2-quinquies, 3. Con il comma 3-quater si prevede che negli interventi di nuova costruzione, non compresi tra quelli di integrale sostituzione e quelli che ricadono nel TUC, qualora raggiungono una riduzione superiore al 25% rispetto ai requisiti di trasmittanza termica o una riduzione superiore al 25% rispetto all’indice di prestazione energetica richiesti dalla normativa regionale, la Slp, il volume e i rapporti di copertura interessati dall’intervento sono calcolati al netto dei muri perimetrali, portanti e di tamponamento, nonché dei solai che costituiscono l’involucro esterno degli edifici. Lo stesso comma eleva tali percentuali di riduzione al 30% a partire da 1° gennaio 2021. 4. Il comma 2-quinquies, infine, prevede: a. che la Slp differenziale non va in detrazione della Slp degli edifici da recuperare o sostituire, applicabile, pertanto, solo per gli interventi di cui al comma 2-bis, 42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

b.che si possono applicare le deroghe alle distanze minime e alle altezze massime, per gli interventi di cui ai commi 2-bis e 2-ter. La norma cerca di chiarire cosa si intenda per “Slp differenziale”, definendo tale la superficie “che deriva dal non conteggio dei muri perimetrali” e che “non va in detrazione della Slp da recuperare o sostituire”. Dal tenore di tale disposizione emergono due concetti, applicabili alle precedenti ipotesi di intervento, da intendersi collegati agli obblighi che comunque devono essere rispettati negli interventi di recupero edilizio e di nuova costruzione, quali: 1. L’obbligo di rispettare sia gli indici di prestazione energetica che di trasmittanza termica stabiliti dalla legge regionale in vigore, sia nei recuperi edilizi sia nelle nuove costruzioni, prevedendo adeguati spessori dei muri perimetrali, portanti e di tamponamento, nonché dei solai che costituiscono l’involucro esterno degli edifici, 2. Per usufruire delle incentivazioni edilizie di cui trattasi, è necessario che ricorrano le ulteriori condizioni di riduzione dei requisiti e degli indici di cui sopra, sia per escludere dai computi la Slp “c.d. differenziale” che “differenziale-convenzionale” (come precisato nel proseguo della presente), dei volumi e dei rapporti di copertura, nonché per usufruire delle deroghe alle distanze mi-

nime e altezze massime degli edifici. Ne consegue che le “incentivazioni edilizie” si applicano qualora: • comma 2-bis: La Slp che consente di raggiungere una riduzione superiore al 10% dell’indice di prestazione energetica rispetto a quella obbligatoria stabilita dalla legge regionale, non si calcola in aumento alla Slp esistente, negli interventi di recupero edilizio, compresa l’integrale sostituzione edilizia, • comma 2-ter: la Slp che consente di raggiungere una riduzione superiore al 20% rispetto ai requisiti di trasmittanza termica o che raggiungano una riduzione superiore al 20% rispetto all’indice di prestazione energetica prescritti dalla legge regionale, non si calcola in aumento alla Slp necessaria a rispettare i valori prescritti dalla stessa norma regionale per gli interventi di nuova costruzione negli ambiti del tessuto urbano consolidato, • comma 2-quater:La Slp che consente di raggiungere una riduzione superiore al 25% rispetto ai requisiti di trasmittanza termica o che raggiungano una riduzione superiore al 25% rispetto all’indice di prestazione energetica prescritti dalla legge regionale, non si calcola in aumento alla Slp necessaria a rispettare i valori prescritti dalla norma regionale per gli interventi di nuova costruzione, diversi dai precedenti. La stessa norma dispone, al-

tresì, l’applicazione di deroghe a quanto previsto dalle normative nazionali, regionali o dai regolamenti edilizi comunali in ordine alle distanze minime dai confini di proprietà, alle distanze minime di protezione del nastro stradale e ferroviario, nonché alle altezze massime degli edifici. In particolare le deroghe sono ammesse fino ad un massimo di cm. 30 rispetto alle distanze minime e alle altezze massime stabilite dalle norme dello strumento urbanistico vigente, già approvato in base alle disposizioni di legge, con riferimento


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alla Slp “differenziale” per gli interventi di recupero edilizio, o a quella “differenziale, ma convenzionale” per gli interventi di nuova costruzione, cioè a quella comunque necessaria ad assicurare il rispetto delle disposizioni in ordine al risparmio energetico prescritte dalla legge regionale e relative DGR, vigenti in materia. In buona sostanza, la deroga alle distanze minime e alle altezze massime degli edifici, si applica a partire dalla Slp “c.d. differenziale o differenziale-convenzionale”: • nei casi di recupero edilizio, cioè a quella che non

tiene conto dei maggiori spessori dei muri perimetrali, portanti e di tamponamento rispetto alla Slp preesistente, “Con riferimento alla sola parte eccedente gli spessori esistenti e fino ad un massimo di 30 cm” a quanto previsto dalle norme del PGT, • nei casi di edifici di nuova costruzione, all’interno degli ambiti del TUC, alla superficie lorda di pavimento “c.d. differenziale-convenzionale”, cioè quella che non è considerata nel computo della Slp, “Con riferimento alla sola parte eccedente gli spes-

sori necessari per rispettare i requisiti e gli indici di trasmittanza termica o di prestazione energetica e fino ad un massimo di 30 cm.”, rispetto a quanto previsto dalle norme del PGT, • in entrambi i casi (recupero edilizio – compresa l’integrale sostituzione – e le nuove costruzioni), all’altezza degli edifici, fino ad un massimo di 30 cm. rispetto alle altezze massime di zona stabilite dal PGT. Quanto sopra lo si deduce dal tenore delle disposizioni poc’anzi illustrate, poiché, in relazione agli interventi di

recupero edilizio (art. 27, comma 1, lett. b), c) e d), L.R. 12/05) e quelli di integrale sostituzione edilizia (stesso art. , comma 1, lettera e), punto 7-bis), la Slp dalla quale è permesso derogare fino ad un massimo di 30 cm. è quella “c.d. differenziale”, mentre per gli interventi di nuova costruzione negli ambiti interni ed esterni al TUC, la deroga si applica alla Slp “differenziale”, intesa anche come “differenziale-convenzionale”, con riferimento a quanto precisano le parole “Sono calcolati al netto dei muri perimetrali, portanti e di tamponamento” che devono

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essere adeguati, in regime ordinario, in sede di progettazione alle norme regionali vigenti in materia. Le deroghe, per altro, non potrebbero essere diversamente intese perché le nuove “regole” non fanno alcun riferimento ad altre norme di settore, né tantomeno a quelle specifiche di cui all’articolo 11 del D. Lgs. n. 115/2008, che disciplinano, a livello nazionale, le disposizioni per la riduzione dei consumi energetici in edilizia. Proprio a questo riguardo, è opportuno osservare quanto segue: • il comma 4 del citato articolo 11, prevede che “Le disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 3 trovano applicazione fino all’emanazione di apposita normativa regionale che renda operativi i principi di esenzione minima ivi contenuti”. • L’art. 11 prevede due forme di “bonus volumetrico” per gli interventi di nuova costruzione e di recupero edilizio che riduce almeno del 10% l’indice di prestazione energetica o di trasmittanza termica e ammette la deroga alle distanze minime e alle altezze massime degli edifici (commi 1 e 2), • I primi due commi sono stati abrogati e sostituiti, rispettivamente, dai commi 6 e 7 del D. Lgs. 4 luglio 2014, n. 102. • In particolare il comma 6 dispone che “Nel caso di edifici di nuova costruzione, con una riduzione minima del 20% del’indice di prestazione energetica 44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

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previsto dal D. Lgs. 192/05”, certificata, lo spessore delle murature esterne, dei tamponamenti e dei muti portanti, eccedente i 30 cm. delle strutture che racchiudono il volume riscaldato, non è considerato nel computo dei volumi e delle Slp. Sono, altresì, applicabili le deroghe alle distanze minime e alle altezze massime degli edifici. • Il comma 7 dispone, invece, che “Negli interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti che comportino maggiori spessori delle murature esterne necessarie ad ottenere una riduzione minima del 10%

del limite di trasmittanza termica previsto dal D. Lgs. n. 192/05”, certificata, è permesso derogare alle normative regionali e agli strumenti urbanistici vigenti, alle distanze minime dai confini e dalle strade, fino ad un massimo di 30 cm. nonché all’altezza massima degli edifici, fino ad un massimo di 30cm. • Bisogna sottolineare che gli indici di prestazione energetica e i limiti di trasmittanza termica stabiliti dalla legge regionale e relativa DGR, sono più rigidi rispetto a quelli nazionali, tant’è che l’applicazione dei “bonus volumetrici”

dovevano riferirsi, prima del 12 novembre, alle “regole” stabilite dall’art. 2, comma 2- ter, della L.R. n. 26/95 e s.m.i., mentre, dopo l’entrata in vigore della L.R. n. 38/2015, le “regole” da rispettare sono quelle previste dall’art. 4, della legge regionale n. 31 del 2014. • D’ora in poi, quindi, le premialità edilizie (ovvero le incentivazioni edilizie) per il risparmio energetico in funzione della riduzione o per la riqualificazione del suolo dovranno attenersi alle nuove disposizioni contenute nell’art. 4, comma 2, della L.R.. n. 31 del 2014, così come modifi-


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cate dalla recente L.R. n. 38 del 2015. • Per usufruire delle esclusioni dai computi delle Slp, volumi o rapporti di copertura, però, come detto, sia per le nuove costruzioni che per i recuperi edilizi, si dovrà garantire la riduzione (certificata) delle prestazioni energetiche e della trasmittanza termica prescritte, a seconda della tipologia d’intervento, della zona urbanistica e delle diverse percentuali di riduzione stabilite per ciascuna delle ipotesi previste, tenuto conto che, comunque, ogni intervento di recupero edilizio ed in quelli di nuova costruzione è necessario rispettare le norme legislative regionali in materia (e relative DGR applicative). • Alla stessa stregua, sarà necessario rispettare i predetti limiti, al fine di poter usufruire delle deroghe alle distanze minime e alle altezze massime degli edifici, sempre nel rispetto delle distanze minime riportate nel codice civile. • Una precisazione particolare merita l’applicazione delle nuove norme in ordine agli interventi di integrale sostituzione ai sensi dell’art. 27, comma 1, lett. e), punto 7-bis, secondo cui, oltre alla demolizione e ricostruzione, è possibile anche una diversa conformazione dell’edificio, nel rispetto della preesistente volumetria, risultando, di fatto, un nuovo fabbricato, in raffronto con quelle della L.R. n. 26/1995 e s.m.i.

sempre in presenza di riduzioni certificate superiori al 10% rispetto ai valori previsti dalle disposizioni regionali e relative DGR. • In applicazione delle precedenti norme, infatti, per tali interventi, gli spessori dei muri perimetrali esterni portanti e di tamponamento, nonché gli spessori dei solai che costituivano l’involucro esterno degli edifici (nuovi o ristrutturati) non erano conteggiati nel computo delle Slp, del volume e dei rapporti di copertura (art. 2, comma 2-ter, L.R. 26/95). Ne derivava che, nel caso di interventi di integrale sostituzione (cioè di demolizione e ricostruzione) era possibile recupera la Slp derivante dai maggiori spessori delle murature perimetrali esterne, non necessari a garantire la riduzione certificata superiore al 10% dei valori limiti imposti dalla legge regionale. Con l’entrata in vigore della legge regionale n. 38/2015, a termini del nuovo articolo 4, comma 2- bis, anche se l’integrale sostituzione degli edifici è correlata con gli interventi di recupero edilizio, nulla è cambiato in quanto la Slp “differenziale” interessata da tale intervento è calcolata al netto dei muri perimetrali esterni e non va in detrazione della Slp da sostituire, come dispone il comma 2-quinquies e sempre che sia certificata la riduzione superiore al 10% (e non del 20% come per le nuove costruzioni) della prestazione energetica prevista dalla normativa regionale.

Anche in questi casi, perciò, gli spessori aggiunti a quelli esistenti, possono consentire di recuperare una Slp a vantaggio dell’utilizzazione degli spazi interni degli edifici, non necessari a garantire la riduzione certificata superiore al 10% dei valori limiti imposti dalla legge regionale. Altra precisazione merita il regime economico di questi interventi. Sia nel caso di nuova costruzione che di ristrutturazione edilizia (compresa l’integrale sostituzione), gli oneri di urbanizzazione si devono riferire alla Slp “autorizzata”, ovvero a quella calcolata in conformità alla disciplina urbanistica vigente, tenuto conto delle norme legislative speciali, come nei casi in parola, senza tener conto della superficie “differenziale”, ai sensi dell’ex L.R. n. 60/77, ora confluita nella Parte II, Titolo I, capo IV, della L.R. n. 12/2005 (vedi art. 44, comma 18). Di quanto sopra si dovrebbe trovare riscontro, appunto, nelle disposizioni comunali vigenti, anche in termini di riduzioni degli oneri di urbanizzazione in relazione a interventi finalizzati al risparmio energetico. Una considerazione a margine del presente commento è collegata alle disposizioni inerenti la disciplina sull’efficienza energetica degli edifici di cui alla DGR n. 3868 del 17 luglio 2015. Tali disposizioni, infatti, riguardano principalmente l’APE a seguito dell’approvazione dei decreti interministeriali per l’attuazione del D. Lgs. n. 192/2005 e s.m.i., come

modificato con la legge n. 90 del 2013. La suddetta DGR, infatti, preso atto della normativa attuativa europea e nazionale in materia prevista per gli edifici di nuova costruzione o da ristrutturare, al fine di facilitare l’attività dei progettisti e dei certificatori energetici, anticipando al 31 dicembre 2015 l’applicazione dei limiti di fabbisogno energetico previsti dalla direttiva europea, ha deliberato alcune disposizioni regionali per l’energia e la certificazione energetica degli edifici. Tra le altre, ha confermato i requisiti di prestazione energetica per gli “edifici ad energia quasi zero” previsti dalla delibera europea e definiti nei decreti interministeriali del 2015. Ha disposto inoltre che non vengono applicati in fase progettuale i requisiti di prestazione energetica indicati dai decreti ministeriali con decorrenza 1.10.2015 e di prevedere che fino al 31.12.2015 restino in vigore i requisiti minimi approvati con DGR 8745/2008. La stessa DGR ha stabilito che il sistema relativo alla nuova procedura di calcolo entrerà in vigore: 1. per il calcolo della prestazione energetica ed il relativo attestato degli edifici esistenti, nello stato di fatto in cui si trovano, dal primo ottobre 2015, 2. per la verifica del rispetto dei requisiti progettuali di prestazione energetica degli interventi dal primo gennaio 2016. T IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 45


SICUREZZA Roberto Luciani Riccardo Richini

Cantiere stradale Appunti per un corretto PSC

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ntroduzione In questo articolo tratteremo l’evoluzione del cantiere stradale dalla legge 494/96 e cercheremo di capire come la sua gestione sia migliorata dopo il decreto 81/2008. “Il cantiere stradale è un ambiente di lavoro complesso che presenta una molteplicità e variabilità dei rischi sia per chi ci lavora, sia per coloro che vengono in qualche modo a contatto con l’area dei lavori. La conoscenza dei rischi, la prevenzione, l’informazione la formazione sono elementi fondamentali per la diffusione della cultura della sicurezza e la riduzione concreta del fenomeno infortunistico” (fonte opuscolo INAIL La sicurezza sul lavoro nei cantieri stradali, edito dal comitato consultivo provinciale INAIL di Verona) Cosa è un cantiere stradale Il cantiere stradale è un insieme di opere che interessano parte dell’area occupata da una strada, causandone un’anomalia da gestire in termini di traffico, di sicurezza per chi la utilizza e di sicurezza per chi ci lavora. Un cantiere stradale è attuato non solo per la manutenzione degli asfalti, per gli allargamenti stradali, o per la formazione di marciapiedi, ma anche per tutte quelle opere che non riguardano esclusivamente la viabilità, ma anche quando si tratta di intervenire sulle reti tecnologiche che stanno al di sotto della carreggiata stradale. Fognature, teleriscaldamento, reti tecnologiche, riparazioni, sono tutte opere che, per poter essere realizzate, hanno la necessità dell’apertura di un cantiere stradale. Si comprende come la dimensione del cantiere sia estremamente variabile: si può andare da estensioni di poche decine di metri o addirittura puntuali (ad esempio interventi di manutenzione per riparazioni) ad estensione di qualche chilometro, (quando le opere riguardano interi tronchi di sottoservizi o di sede stradale) ed essere attivo per pochi giorni o per mesi. Un’altra caratteristica peculiare dei cantieri stradali è quella di essere mobili, oltre che temporanei, cioè avanzano lungo il percorso stradale con velocità variabili legate alla tipologia di opera in corso di realizzazione. Vi sono quindi una notevoli differenze con un cantiere installato per la costruzione o la ristrutturazione di un’abitazione che per sua struttura è localizzato di dimensione nota e soprattutto fisso. Normative di riferimento L’articolo 89 del titolo IV del decreto Legislativo 81/2008, modificato con decreto legislativo 106/2009, definisce cantiere temporaneo o mobile “Qualunque luogo in cui si effettuano lavori edili o di ingegneria civile”. È chiaro che in tale definizione rientrano a pieno titolo anche i cantieri stradali. Dunque essi devono ottemperare a tutta la disciplina dettata dal titolo IV del decreto 81/2008. Inoltre, su strada ci si trova ad operare 46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

in un luogo che non ha un proprietario (persona fisica), ma eventualmente un ente gestore (ente pubblico e/o pubblico-privato), è di carattere strategico e di pubblica utilità, un ambiente dove utilizzatori, operatori, manutentori, ecc devono rispettare il decreto legislativo 30/1992 numero 285 (codice della strada) con tutti i suoi innumerevoli provvedimenti modificativi (http://www.aci.it/i-servizi/normative/codice-della-strada.html). In particolare la normativa trova riscontro negli articoli 14, 21,26, 27 del codice della strada e si completa con il regolamento di esecuzione indicato negli articoli dal 30 al 43 del medesimo codice, nonché dal decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 10 luglio 2002, relativo agli schemi segnaletici differenziati per categoria di strada, da adottare per il segnalamento stradale temporaneo. Ciò per porre l’attenzione su uno degli argomenti chiave della sicurezza nei cantieri stradali e cioè quello della segnaletica temporanea, segnaletica che non può essere definita dal caso ma va progettata e definita secondo i criteri enunciati nel decreto ministeriale 4 marzo 2013, pubblicato in Gazzetta Ufficiale numero 67 del 20 marzo 2013, che definisce i “Criteri minimi per la posa, il mantenimento e la rimozione della segnaletica di delimitazione e di segnalazione delle attività lavorative che si svolgono in presenza di traffico veicolare”. Esso sancisce l’obbligo di formazione per i preposti e lavoratori addetti alle attività di pianificazione, controllo e apposizione della segnaletica stradale destinata alle attività lavorative che si svolgono in presenza di traffico veicolare. Questa formazione specifica, va considerata integrativa e non sostitutiva della formazione obbligatoria prevista dall’articolo 37 del decreto legislativo 81/2008. Quindi un altro punto a cui fare attenzione nel coordinamento di cantieri stradali: dobbiamo accertarci che ci sia personale preposto formato secondo il D.M. 4 marzo 2013, che sovraintenda alla posa della segnaletica temporanea, così come prevista dalla normativa specifica; lo stesso personale dovrà inoltre essere utilizzato, se necessario, per la regolamentazione dei flussi di traffico nelle zone interessate dal cantiere. Esistono quindi riferimenti normativi ben precisi su come gestire la segnaletica e la sicurezza di un cantiere stradale, dai quali non si può prescindere dato che si lavora in un ambiente ad elevato rischio di incidente e nel quale le interazioni fra rischi interni ed esterni al cantiere sono notevolmente amplificate. Cosa è cambiato dal 1996 ad oggi Con l’avvento della L.494/96 il legislatore ha inteso individuare alcuni cantieri per la cui complessità e dimensione si rendeva necessario organizzare in modo scientifico la sicurezza dei lavoratori. Come noto l’indicatore di complessità dei cantieri scelto fu quello dei 200 U.G. che prevedeva, tra l’altro, la compresenza di più imprese. Ciò però non è bastato a ri-


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durre l’incidenza di eventi dannosi per la salute dei lavoratori, anzi le statistiche rilevarono un incremento di incidenti soprattutto nei cantieri di minor complessità. Nel 2008 quindi, a seguito di alcuni incidenti mortali, venne scritto il cosiddetto “Testo unico della sicurezza” (D. Lgs. 81/2008). In tale decreto l’indicatore di complessità, 200 U.G., è stato praticamente eliminato. Infatti dal Maggio 2008 qualsiasi cantiere che vede la presenza, anche non contemporanea, di più imprese è soggetto al coordinamento della sicurezza. Per i cantieri stradali, che normalmente avevano incidenze inferiori ai 200 U.G., ma spesso impiegavano almeno 2 imprese, la sicurezza non veniva pianificata. Dal 2008 in avanti, invece, ogni cantiere che preveda la realizzazione di movimenti terra per la realizzazione delle opere necessita di una pianificazione delle procedure di sicurezza. Cantieri diversi implicano tipologie di segnalazioni stradali diverse. In questo articolo, diamo alcune indicazioni su come realizzare una segnaletica stradale temporanea nel caso dei cantieri esaminati. La segnaletica temporanea esercita un ruolo fondamentale per un buono svolgimento di un cantiere stradale. Il già citato decreto ministeriale del 10 luglio 2002, attraverso numerosi esempi pratici, descrive le modalità di applicazione delle norme inerenti la segnaletica temporanea definite dall’articolo 21 del nuovo codice della strada. Qualunque sia il tipo di cantiere posto in essere, per una corretta progettazione della segnaletica necessaria all’esecuzione dei lavor,i è essenziale rispettare quattro principi: 1. Adattamento. La segnaletica deve essere coerente con il tipo di strada, natura, durata e importanza del cantiere; visibilità legata ad elementi presenti sulla strada o a particolari condizioni ambientali; localizzazione, velocità e tipologia del traffico 2. Coerenza. Ogni segnale stradale deve essere in armonia con la situazione per cui è predisposto: non possono, per esempio, essere presenti segnali permanenti in contrasto con i segnali temporanei; è quindi è necessario, laddove le necessità del cantiere prevedano condizioni contrastanti con la viabilità ordinaria, che la segnaletica permanente, posta in sede stradale, venga temporaneamente oscurata. 3. Credibilità. La segnaletica deve dare l’idea all’utente della situazione di cantiere, della sua disposizione, della sua importanza e delle condizioni di circolazione modificate in quel tratto di strada. Una situazione tipica, che talvolta si presenta sulle nostre strade, è quella dei cartelli temporanei di cantiere posti ancora in essere dopo che il cantiere si è spostato o è cessato. Questo è un esempio di incoerenza. L’utente, vedendo il cartello, si aspetta un cantiere stradale che effettivamente non esiste più. 4. Visibilità e leggibilità. I cartelli devono essere ben visibili,

chiaramente leggibili ed interpretabili, devono avere forma, dimensioni, colori e simboli regolamentari, essere in numero limitato, essere posizionati in maniera corretta (ossia avere il giusto spazio di preavviso), e non ultimo essere in buono stato di conservazione, per favorirne la leggibilità. La progettazione di un buon cantiere stradale deve avere l’obiettivo di realizzare il prodotto desiderato dalla committenza e non determinare danni a lavoratori e utilizzatori della strada. Da qui si capisce come sia essenziale e fondamentale un buon layout di cantiere, dove siano chiaramente indicati i cartelli da posizionare, la distanza dal luogo di lavoro e la loro tipologia, coerentemente con le normative vigenti in materia. Infine è utile prestare particolare attenzione all’abbigliamento degli addetti. Nei nostri IPSC sarà opportuno indicare che gli addetti, oltre ad essere dotati di dispositivi di protezione individuale quali elmetto, scarpe antinfortunistiche con sistema di sfilamento rapido e guanti, devono essere dotati di idonei indumenti di lavoro ad alta visibilità con rifrangenza di classe 2. Inquadrata la situazione normativa ed individuate le caratteristiche di un cantiere stradale, passiamo ad esaminare alcuni casi le cui fasi salienti vengono rappresentate in alcune immagini recuperate dall’archivio personale dei redattori. Casi di Studio La linea di demarcazione è quella del maggio 2008: prima di tale periodo, la maggior parte dei cantieri in generale, ma quelli stradali per la quasi totalità dei casi esaminati, non erano oggetto delle attenzioni dei professionisti della sicurezza, i coordinatori. L’applicazione e l’utilizzo degli apprestamenti della sicurezza erano demandati alla sensibilità delle imprese coinvolte; capitava infatti che più soggetti lavorassero all’interno del cantiere, operando anche in concomitanza temporale e spaziale, senza avere alcuna idea dei rischi ai quali si esponevano i lavoratori delle varie ditte che ignoravano la situazione. Le più banali condizioni di sicurezza erano quasi totalmente ignorate o ritenute superflue, sostanzialmente un inutile costo aggiuntivo. L’analisi basilare contenuta in ogni Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) che si rispetti, cioè le analisi dei rischi indotti dal cantiere all’ambiente circostante e viceversa non rappresentava certamente la priorità delle imprese esecutrici. Nella fotografia possiamo apprezzare come siano in corso lavori di scavo su una strada aperta al traffico in entrambe i sensi di marcia. L’unico presidio per i lavoratori sono pochi cavalletti posizionati nei pressi dello scavo. Si osserva che il cantiere doveva avere una durata superiore a 10 gg, vista la segnaletica IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 47


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orizzontale di colore giallo, che è ance l’unico presidio che segnala ai non addetti ai lavori una situazione di rischio dovuta alla presenza del cantiere.

mobile per il personale incaricato della bonifica e rimozione di materiali contenenti amianto.

Oggi, dopo 8 anni di fatiche e pianificazioni sempre più accurate, i cui Layout si spingono sino alla definizione della viabilità, i cantieri assumono l’aspetto evidenziato in fotografia

Anche quest’immagine evidenzia il livello di attenzione e la qualità raggiunta grazie al coordinamento della sicurezza, che consente di operare in modo sicuro anche in zone non sottoposte a traffico di automezzi.

Il caso qui rappresentato è un cantiere per la manutenzione di reti tecnologiche della durata di circa 20 gg. soggetto a coordinamento per la presenza non contemporanea di 3 ditte delle quali una per la bonifica da fibrocemento amianto. Le differenze con i lavori del 2008 non hanno necessità di commenti, ma l’intervento del coordinatore si è spinto molto oltre, infatti all’interno dell’area di cantiere, seppur minuscola, trovano posto un WC chimico e l’unità di decontaminazione

Un’altra caratteristica tipica dei cantieri stradali è quella di realizzare scavi in sezione ristretta, di profondità variabile, la cui pericolosità è da ascrivere, oltre che alla profondità, alla coesione del materiale costituente i primi strati del suolo ed alla posizione dei lavoratori durante le fasi di realizzazione dei servizi tecnologici. Nell’immagine di seguito riportata possiamo osservare il com-

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portamento del personale e delle imprese deputate alla realizzazione degli scavi prima del 2008. Si notano una serie di sbadacchi posizionati a caso, il cui servizio è solo quello di ostacolare i lavoratori nelle operazioni di posa delle tubazioni, nulla a che vedere con la protezione degli stessi.

Ma ancor prima di preoccuparsi delle difficoltà operative precedentemente descritte, vanno considerate le condizioni di lavoro che espongono i lavoratori a gravissimo rischio d seppellimento senza che gli stessi ne siano consapevoli o se ne curino

L’inutilità di tali protezioni è documentato dall’immagine successiva ricavata dal medesimo cantiere dopo alcuni giorni, i franamenti hanno reso inutile il lavoro eseguito.

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In materia di protezione degli scavi si è inoltre rilevato un altro fenomeno, non così frequente, ma comunque pericoloso, cioè l’eccesso di protezione. Come possiamo vedere dall’immagine successiva la ditta ha inteso utilizzare protezioni collettive altamente performanti, che espongono però i lavoratori a rischi altrettanto importanti.

Il personale addetto alle saldature infatti è ben protetto contro i franamenti, ma non ha alcuna percezione di quanto accade all’esterno delle paratie di protezione. Inoltre i manovratori delle macchine necessarie al posizionamento delle tubazioni non hanno visione diretta di quanto accade all’interno delle paratie, con grave rischio di lesioni peri saldatori che operano sulle tubazioni. i quali non possono percepire eventuali manovre da parte di altro personale. Anche in questo caso l’opera dei coordinatori consente un razionale utilizzo dei presidi di sicurezza da utilizzare. Nell’immagine successiva possiamo apprezzare l’utilizzo di un presidio di sicurezza più appropriato per le dimensioni dello scavo, che consente una corretta movimentazione dei materiali da costruzione e permette a tutti gli operatori di percepire quanto accade all’interno ed all’esterno dell’area di lavoro. In questo caso il coordinatore ha progettato le protezioni dello scavo, la loro modalità di affrancamento in fase di montaggio, le modalità di applicazione di vincoli definitivi e le zone di deflusso ed evacuazione. Comparando l’immagine dei due cantieri, possiamo in primo 50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

luogo notare come l’organizzazione degli spazi e dei luoghi di montaggio e produzione è stato delimitato e protetto: si è pensato alla protezione dei lavoratori operanti nello scavo e a quelli in superficie proteggendo il bordo scavo con parapetti robusti ed è stata posizionata una scala vincolata in modo da garantire una risalita sicura. Studiando l’immagine più in dettaglio si possono notare alcuni picchetti metallici opportunamente protetti ai quali sono state affrancate le paratie in fase di posizionamento per impedirne il ribaltamento. I contrasti (puntelli) impiegati sono posizionati ad un’altezza tale da consentire un ampio grado di mobilità alle maestranze di fondo scavo, consentendo allo stesso tempo facilità di movimentazione dei materiali dal bordo dello scavo verso il piano di posa in opera.

Notiamo anche come l’utilizzo di casseforme modulari, normalmente utilizzate nelle murature in conglomerato cementizio armato, ha consentito di avere il piano di scavo sgombro da puntelli o contrasti di vario genere In tutto questo processo, ovviamente, la parte di pianificazione deputata al PSC è essenziale. Il coordinatore in fase di progettazione ha potuto sviluppare, in accordo con i progettisti, le amministrazioni comunali, gli addetti alla vigilanza ed alla viabilità urbana, una progressione del cantiere che permetta di raggiungere le zone critiche nei periodi di minor utilizzo delle reti viarie. Cosa che in regime di 494, prima del 2008, veniva affrontato solo per opere di maggior impatto (ricordiamo la famosa soglia dei 200 uomini per giorno, che consentiva ai committenti di non individuare i coordinatori lasciando il tutto alla sensibilità delle imprese ed alle maestranze incaricate).


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tiene alla mentalità degli operatori che spesso, incuranti della loro incolumità, sottovalutano situazioni potenzialmente pericolose, ignorando le conseguenze che potrebbero generarsi a causa di loro comportamenti a dir poco sconcertanti. In situazioni come questa, dove si è ben pensato ad una separazione del cantiere dal traffico urbano, non si è riusciti far capire agli operatori che i maggiori attori nel campo della sicurezza sono i lavoratori stessi. Comportamenti come quelli qui rappresentati, che trovano ampio riscontro anche in cantieri edili non stradali, possono essere corretti solo riuscendo a cambiare la mentalità di chi in questi cantieri lavora.

Situazioni come quelle qui sopra rappresentate sono pericolose per i lavoratori, ma soprattutto per chi con il nostro lavoro non ha nulla a che fare. La presenza del CSE in cantiere contribuisce quindi ad ottenere risultati decisamente più accettabili, atti a garantire la sicurezza delle maestranze, ma anche dei residenti ed utilizzatori del suolo pubblico, che di fronte ad un cantiere organizzato e definito nei percorsi limiterà al minimo comportamenti inappropriati. Tuttavia c’è ancora molto da fare, soprattutto per quanto at-

Conclusioni Abbiamo apprezzato come l’evoluzione del coordinamento della sicurezza nei cantieri stradali dal 1996 abbia modificato l’organizzazione e la gestione degli stessi. L’applicazione sempre più precisa e puntuale delle normative garantisce lo sviluppo di posti di lavoro sempre più organizzati e sicuri, grazie anche alla mutata consapevolezza dei datori di lavoro. Un posto di lavoro sicuro contribuisce ad un incremento della produzione ed ad una riduzione dei costi. Come coordinatori sappiamo bene che il rischio non può essere annullato, ma solo ridotto e che l’imponderabile è sempre in agguato. Cerchiamo di essere i fautori di questo futuro auspicabile. Fonti consultate citate nel presente articolo: Le buone prassi per i lavori stradali redatto dal Comitato Paritetico Territoriale di Lucca La sicurezza sul lavoro nei cantieri stradali Opuscolo informativo redatto dal comitato consultivo provinciale INAIL di Verona Cantieri stradali questi sconosciuti articolo di Giuseppe Franco tratto dalla rivista codice della strada.

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La Legge di stabilità 2016 in tema di “Imbullonati” e casistiche Foto © Studio Eden

Alberto Baccarini Fabio Parzani

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l giorno 19 Aprile 2016 si è tenuto a Brescia il convegno “La Legge di stabilità 2016 in tema di ‘Imbullonati’ E la caratterizzazione delle unità immobiliari nel sistema catastale”. Di fronte ad una numerosa platea di tecnici professionisti del settore, i relatori dell’Agenzia delle Entrate hanno illustrato le novità introdotte dalla Legge di Stabilità 2016 (art. 1 commi 21 e seguenti della Legge n. 208/2015), dalla Circolare n. 2/E del 2016 e le novità introdotte con l’aggiornamento della procedura DOCFA, giunta alla versione 4.00.3 Il convegno si è articolato in tre parti distinte. Nella prima parte del convegno l’Ingegner Salamone 52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

(Funzionario delegato dell’Ufficio Attività Immobiliari della Direzione Regionale della Lombardia) ha spiegato i nuovi criteri di individuazione dell’oggetto della stima diretta delle unità a destinazione speciale e particolare. Illustrando le novità introdotte dalla Legge di stabilità 2016 Salamone ha ribadito alcuni concetti fondamentali : • a partire dal 1 gennaio 2016 la stima per la determinazione delle rendita catastale per gli immobili a destinazione speciale e particolare deve essere eseguita esclusivamente considerando il suolo, i fabbricati e gli elementi ad essi strutturalmente connessi che ne accrescono la qualità e l’utilità, nei limiti dell’ordinario apprezzamento;

• gli elementi strutturalmente connessi al suolo e ai fabbricati sono costituiti da tutti quegli elementi ed impianti che conferiscono all’immobile una maggiore fruibilità, apprezzabile da una generalità di utilizzatori e, come tali, ordinariamente influenti rispetto alla quantificazione della relativa rendita catastale; a puro titolo di esempio dovranno essere ricompresi nella stima gli impianti elettrici, idrico-sanitari, di areazione, di climatizzazione e condizionamento, di antincendio, di irrigazione, gli ascensori, i montacarichi, le scale, le rampe e i tappeti mobili ricadenti nell’ordinario (per uso locale il loro computo è compreso nel valore al Mq attribuito ai

fabbricati di categoria speciale nella valorizzazione per il calcolo della rendita salvo per gli ascensori, montacarichi e scale mobili che devono esserevalorizzati a parte); • devono invece essere esclusi dalla stima tutti i macchinari, i congegni, le attrezzature e gli altri impianti presenti nell’unità immobiliare in funzione dell’attività svolta, quindi funzionali allo specifico processo produttivo e che verrebbero quindi rimossi nel caso il processo produttivo cambiasse; per capire meglio quali siano queste tipologie di impianti, l’Agenzia ha emanato la Circolare n. 2/E/2016 (e successivamente i chiarimenti operativi prot. 6024 della dire-


CATASTO La nutrita platea di tecnici professionisti che ha partecipato al convegno.

zione Centrale Catasto e cartografia del 27/aprile 2016) nella quale vengono illustrate alcune specifiche casistiche, come le centrali di produzione di energia elettrica, le industrie manifatturiere, gli impianti di risalita ed i parchi di divertimento. Particolare attenzione è stata rivolta agli impianti fotovoltaici con un breve ma necessario approfondimento; l’Ingegner Salamone ha tenuto a precisare che gli impianti fotovoltaici realizzati a terra o sugli edifici possono essere esclusi anch’essi dalla stima diretta a patto che i pannelli stessi non costituiscano elementi strutturali dell’edificio (finestre, parete o copertura) Le disposizioni della Legge 208/2015 sono entrate in vigore dal 1 gennaio 2016 e non sono retroattive; la Legge offre la facoltà a tutti i proprietari di immobili a destinazione speciale o particolare di presentare a proprie spese una pratica di variazione catastale finalizzata allo scorporo degli impianti stabilmente fissi, i cosiddetti “imbullonati”. I proprietari degli immobili potranno quindi affidare al proprio Tecnico l’incarico di presentare una pratica di variazione catastale che dovrà riprodurre fedelmente la planimetria denunciata con la precedente pratica di accatastamento, limitandosi ad escludere dalla stima tutti gli impianti. È opportuno sottolineare che non sempre questo tipo di operazione è conveniente, ma andrà valutata caso per caso

con molta attenzione e professionalità da parte del Tecnico. Tutte le pratiche di aggiornamento catastale dovranno essere predisposte utilizzando l’ultima versione del software DOCFA, nella quale è stata introdotta una nuova causale di presentazione specifica per questa tipologie di variazioni. Affinché la rendita catastale abbia efficacia retroattiva al 1 gennaio 2016, le pratiche dovranno essere predisposte utilizzando questa precisa causale pre costituita e dovranno essere approvate dall’Agenzia entro il 15 giugno 2016; per tutte le pratiche approvate successivamente a tale data la rendita catastale avrà effetto dalla data di immissione in banca dati. Nella seconda parte del convegno l’Ingegner Rabaioli (Responsabile del Settore Gestione Banche Dati dell’Ufficio provinciale Territorio di Brescia) ha approfondito ulteriormente l’argomento relativo alle componenti impiantistiche da includere o da escludere dalla stima diretta, mostrando numerose slide ed alcuni esempi concreti relativi a Centrali Termoelettriche, Centrali Idroelettriche, Centrali Eoliche, Posti Auto coperti da pannelli fotovoltaici, Serre agricole con coperture costituite da pannelli fotovoltaici, Industrie di Raffineria ed Industrie Siderurgiche, punti che la direzione Nazionale catasto e cartografia ha ribadito e confermato con i chiarimenti operativi prot. 60244 del 27/04/2016

(si noti peraltro, osservando la data dei chiarimenti, come il convegno si sia tenuto prima della diffusione dei chiarimenti stessi: per questo meritano un plauso i dirigenti provinciali). L’Ingegner Rabaioli ha quindi illustrato le novità introdotte con l’aggiornamento della procedura DOCFA 4.00.3 spiegando dettagliatamente che ora oltre ad indicare la categoria catastale (ad esempio D/1 o D/8) bisognerà indicare anche la specifica destinazione d’uso, selezionabile attraverso un menù a tendina le sottocategorie (si precisa che queste sottocategorie presentano alcune lacune ed errori, soprattutto per le destinazioni agricole D/10 come biogas o parchi fotovoltaici agricoli, in attesa di una versione aggiornata del programma si consiglia di utilizzare la sottocategoria più simile alla casistica in oggetto ed esporre in relazione tecnica la reale destinazione). Ha inoltre mostrato alcuni esempi per spiegare come nell’elenco subalterni e nell’elaborato planimetrico dovranno essere indicate le Entità Tipologiche: CF (costruzione di fabbricato), AL (area libera), AC (area coperta), CI (costruzione interrata), CS (costruzione sovrastante) questa novità assoluta nell’ambito della redazione grafica e della modulistica nell’ambito catastale, per ora limitato solo alle nuove costruzioni. Nella terza parte si è dato spazio ai quesiti tecnici; inizialmente il responsabile

della Commissione Catasto, il collega Rizzi, ha posto alcuni quesiti raccolti dalla Commissione stessa, dando poi ulteriore spazio alle domande dei Colleghi presenti al convegno. Per ogni approfondimento si rimanda alla lettura della Circolare n. 2/E del 01 febbraio 2016, alle istruzioni operative DOCFA 4.00.3 sempre del 1 febbraio 2016 ed alla nota prot. 60244 del 27 aprile 2016 nella quale sono stati inclusi alcuni dei quesiti posti al convegno. Sul sito internet del Collegio Geometri di Brescia sono disponibili le slide e gli esempi proiettati durante il convegno. Elenco dei quesiti posti 1. Nel caso in cui in un impianto si svolgano più attività tra esse correlate, quale codice si dovrà digitare nel DOCFA? Si dovrà utilizzare il codice dell’attività prevalente nell’unità. 2. Durante un incontro con l’Ufficio, siamo stati informati che il codice 0706 per le “Autofficine meccaniche e carrozzerie ubicate in fabbricati industriali” è errato in quanto devono rientrare nelle categorie D7. In tal caso quale codice si dovrà assegnare? Si potrà utilizzare un altro codice, motivando la scelta nella relazione tecnica. 3. Qualora in seguito alla presentazione di una pratica DOCFA l’Ufficio, con sopralluogo o a tavolino, rivedesse i valori assegnati, si perderà il beneficio della retroattività al 1° gennaio? IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 53


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Non si perderà la retroattività e la rendita rideterminata dall’Agenzia avrà validità dal 1 gennaio 2016. 4. DOCFA 4.00.3: Se, come da circolare, alle corti si assegna un subalterno separato, non si può costituire un F/3 (fabbricato in corso di costruzione). Il sistema non riesce a registrare due sub in capo ad un F/3 (p.es.: villa con corte esclusiva in f/3, non si possono assegnare sub1 e sub 2 graffandoli, il programma segnala l’errore “subalterno non prenotato”). Problema risolto dall’ultimo aggiornamento DOCFA o risolvibile in ogni caso alle P.R. con lo sblocco della subalternazione. 5. DOCFA 4.00.3: Dal 1° marzo il nuovo DOCFA è obbligatorio. Gli elaborati planimetrici dovranno essere tutti rifatti secondo le nuove norme? Anche qualora non fosse obbligatorio il loro rifacimento? Gli elaborati devono essere redatti con il nuovo formato solo nelle Nuove Costruzioni; nel caso in cui sia necessario redigere un nuovo elaborato planimetrico in variazione di uno redatto con il nuovo formato, si dovrà adottare il nuovo formato; se si rifà un elaborato “vecchio” si può mantenere il vecchio formato. 6. DOCFA 4.00.3: la nuova procedura DOCFA prevede che si debbano segnalare le entità tipologiche solo per le nuove costruzioni. Qualora lo si facesse anche per delle pratiche di variazione, queste sarebbero sospese? L’attuale versione DOCFA non consente di assegnare le entità tipologiche nelle pratiche di variazione. 54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

7. Nel caso in cui, in seguito alla presentazione di una pratica DOCFA, l’Ufficio avesse fatto un accertamento modificando i valori proposti, la nuova pratica che si dovesse presentare adesso dovrà tener conto dei valori assegnati in sede di verifica? Sì come da accertamento se non impugnato, da valutarsi nel caso in cui siano in corso contenziosi sull’attribuzione della rendita definitiva 8. Centrali idroelettriche: condotte forzate vengono tolte completamente, la centrale attraversa tre comuni ed in un comune vi è solo una porzione di condotta forzata, su questa denuncia si mette solo un valore di 1 euro? Si mantiene sempre categoria originaria o si sopprime completamente? Le condotte forzate non vanno inserite nella stima; andranno inseriti nella stima i valori dell’area e delle opere di sostegno. 9. È prescritto che per lo scorporo degli impianti la planimetria deve rimanere invariata; se però nella vecchia planimetria erano state indicate le posizioni degli impianti (es. la posizione di un forno o di una turbina), rifacendo ora il DOCFA per lo scorporo di questi impianti mi parrebbe corretto cancellarli anche graficamente dalla planimetria. È ammessa tale modifica? È consentito lasciarli o toglierli, l’eventuale cancellazione dalla grafica non sarà oggetto di sospensione. 10. I silos, che non siano in muratura e siano semplicemente imbullonati su un basamento in cls, devono essere valutati/omessi a seconda delle loro dimensioni? I silos destinati allo stoccaggio

di materie vanno sempre inclusi nella stima. 11. Le disposizioni al momento sono che, per i fabbricati speciali, bisogna valorizzare i silos assimilati a dei magazzini, ma alle volte non sono di proprietà, vedi quelli per l’ossigeno o argon che sono forniti dalle società che forniscono i gas, ma in ogni caso imbullonati, e quindi decisamente asportabili a fine attività. Non sono da includere nella stima quei silos che costituiscono elementi della linea produttiva e quelli che possono essere facilmente rimossi. 12. In un parco fotovoltaico a terra è corretto scorporare pannelli ed inverter e valorizzare il terreno, i cavi dotti, le strutture porta pannello, recinzioni, impianto allarme ed eventuali fabbricati (container) uso cabina elettrica. Sì (la nota operativa riduce notevolmente le voci da computare, si legga valore area, recinzioni, eventuali sistemazioni aree;. escludendo supporti porta pannello e cavidotti come invece riportato al convegno ) 13. Nel caso di parco fotovoltaico con i requisiti di ruralità, assodato che fino a 200 Kwp è sempre ammesso oltre i 200 Kwp sino a 999 Kwp necessita di correlata superficie agraria 1Ha ogni 10 Kpw, la categoria corretta di classamento è D/10. Il problema si presenta con la procedura DOCFA 4.00.3 in quanto nelle sottocategorie strutturate non è presente il parco fotovoltaico, Si attribuisca la categoria D/10 e si specifichi in relazione che la sottocategoria utilizzata non è corretta si è selezionata

solo ai fini del funzionamento del programma e che trattasi di parco fotovoltaico con i requisiti di ruralità. 14. Nel caso di impianto di Biogas con riconoscimento dei requisiti di ruralità quindi classato in categoria D/10, con la procedura DOCFA 4.00.3 si presenta un problema in quanto nelle sottocategorie strutturate non vi è la produzione di energia da fonti rinnovabili come il Biogas, invece presente nella categoria D/1, Si attribuisca la categoria D/10 e si specifichi in relazione che la sottocategoria utilizzata non è corretta si è selezionata solo ai fini del funzionamento del programma e che trattasi di impianto di Biogas con i requisiti del riconoscimento rurale. 15. Nella presentazione di pratiche relative allo scorporo degli impianti per fabbricati rurali quindi categorie D/10 o categorie ordinarie per le quali è stata precedentemente riconosciuta la ruralità è necessario allegare nuovamente la modulistica per il riconoscimento della ruralità o rimane valido il riconoscimento presentato in precedenza? Si deve allegare nuovamente tutta la documentazione, quindi atto notorio e fascicolo aziendale . 16. Per impianti fotovoltaici accatastati come unità afferenti su capannoni su coperture si possono presentare diverse casistiche. a. Capannone di proprietà censito in categoria D/7-8 C/2 C/3 unità afferente fotovoltaico della stessa ditta D/1; è possibile eliminare completamente l’unità immobiliare del parco fotovoltaico, in quanto il precedente classamento del capannone teneva


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Foto © Studio Eden

Il tavolo dei relatori. Da sinistra: Alessandro Rizzi, coordinatore della Commissione Catasto del Collegio dei Geometri di Brescia, Francesco Librizzi, Direttore Agenzia delle Entrate Settore Territorio UP Brescia, Raffaella Rabaioli, Funzionario Agenzia delle Entrate Settore Territorio UP Brescia, Gianluca Salamone, Funzionario delegato dell’Ufficio Attività immobiliari della Direzione Regionale della Lombardia, Piergiovanni Lissana, Consigliere del Collegio dei Geometri di Brescia.

conto di tutte le strutture dell’immobile. L’unità non può essere soppressa, dovrà essere stimato il valore del terrazzo o del diritto di superficie b. Capannone di proprietà leasing D/7-8 - unità afferente fotovoltaico realizzato dall’utilizzatore D/1 in forza di una semplice autorizzazione ( quindi censito come leasing proprietario della copertura ed utilizzatore proprietario superficiario senza titolo legale reso pubblico ): un volta scorporati gli impianti cosa si deve valutare? Solo le strutture porta pannello? (La copertura è già valutata nel capannone sottostante) Dovrà essere stimato il valore del terrazzo. c. Capannone di proprietà privata categoria D/7-8 o C/3 o C/2 per i quali si è concessa la copertura per installare impianto fotovoltaico a ditta terza (leasing o società d’investimento, privato ) in I. Diritto di superficie, si è provveduto a costituire il lastrico solare e

successivamente la categoria D/1. Scorporando gli impianti manteniamo la categoria D/1 o lo riportiamo a lastrico solare, se manteniamo la categoria D/1 cosa bisogna valorizzare, un tot a m² o bisogna capitalizzare gli importi stabiliti in atto per la cessione del diritto di superficie? II. Affitto idem come sopra; III. Comodato d’uso gratuito; Cosa bisogna fare? Dovrà essere stimato il valore del diritto di superficie 17. Celle Frigorifere: nelle aziende alimentari e legate alla ristorazioni molto spesso sono presenti delle celle frigorifere per la conservazione dei cibi ed alimenti; come comportarsi con le differenti tipologie di celle? I. Celle frigorifere con struttura in muratura II. Celle frigorifere monoblocco o prefabbricate con pannelli preassemblati e quindi semplicemente appoggiate a pavimento. Se le celle sono di muratura andrà valutato il fabbricato escludendo gli impianti di

refrigerazione, se invece sono delle semplici cabine possono essere equiparate agli impianti esclusi dalla stima. 18. Caso di variazione di un immobile già trattato con nuovo DOCFA di nuova costruzione e con Elaborato Planimetrico già redatto con le nuove norme. a. Nella variazione non è possibile indicare le entità tipologiche, quindi come comportarsi nel caso si debbano creare uno più subalterni nuovi ? b. Ai nuovi subalterni non è possibile associare le Entità Tipologiche, quindi nell’elenco subalterni risulterebbero alcune unità con associate le Entità tipologiche ed alcune unità senza? c. Gli elaborati grafici dell’Elaborato planimetrico aggiornato in seguito alla variazione andrebbero comunque rifatti con la nuova normativa? L’attuale versione DOCFA non consente di assegnare le entità tipologiche nelle pratiche di variazione; nel caso in

cui sia necessario redigere un nuovo elaborato planimetrico in variazione di uno redatto con il nuovo formato, si dovrà adottare comunque il nuovo formato. 19. L’accatastamento dei distributori di carburante dove si va a valorizzare sia i serbatoi, sia metallici interrati che fuori terra, ma vanno valorizzati anche le pompe singole, multiuso, anche se di proprietà delle compagnie petrolifere, ma anche la colonnina del self ed i rulli lavaggio. Dovranno essere stimate le aree, i serbatoi e le tettoie; sono escluse dalla stima le pompe e gli altri impianti presenti, come ad esempio l’autolavaggio. 20. DOCFA 4.00.3 unità afferente con intestati (n.c.) per edificazione su BCNC aggiorno elenco sub anche con sub già in banca dati e sub soppresso devo mettere entità tipologiche per tutti i sub anche per quello soppresso. Si T IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 55


EDILIZIA SOSTENIBILE Giuseppe Mori

Muffe e condense Comprendere il problema per superarlo Parte prima

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n problema attuale Si sta assistendo in questi ultimi anni ad un incremento delle situazioni in cui si manifestano in modo sempre più evidente problematiche connesse alla formazione di muffe all’interno delle nostre abitazioni. Forse perché si innalza sempre più il tasso di litigiosità per cui alcuni problemi che erano ritenuti di “ordinaria amministrazione”? Forse perché una volta si risolvevano con il consiglio della nonna o del muratore e invece adesso arrivano sempre più frequentemente sul tavolo dei tecnici o, peggio, degli avvocati e dei giudici e quindi ne veniamo maggiormente a conoscenza? Al di là delle battute, esiste in effetti – oltre ai vecchi problemi – una situazione nuova che ha alcuni punti di contatto con i percorsi virtuosi che stanno via via migliorando il nostro patrimonio edilizio, specie dal punto di vista energetico. Infatti questo indubbio miglioramento avviene, talvolta, senza che a fronte di novità introdotte nelle nostre abitazioni, vi sia adeguata preparazione da parte di artigiani e tecnici i quali non forniscono adeguate istruzioni sulle nuove modalità di uso degli ambienti, degli impianti, ecc. Si ascoltano affermazioni a volte veritiere e a volte assai discutibili secondo le quali non si dovrebbero realizzare cappotti termici perché “Le case si riempiono di muffa” e, men che meno, si dovrebbero cambiare i serramenti… Vedremo che queste affermazioni sono solo parzialmente corrette perché “dimenticano”, o non sono a conoscenza che, a fronte di modificazioni dell’involucro o dell’uso dell’impianto, si possono registrare conseguenze che necessitano di una diversa conduzione della abitazione. In questo articolo prenderemo in considerazioni alcuni di questi aspetti. Perché? Capire le vere cause Quando noi andiamo a realizzare il cappotto termico ad un edificio esistente quali sono le conseguenze possibili, specie se non abbiamo – cosa che accade frequentemente – la possibilità (tecnica o economica) di eliminare o ridurre i cosiddetti ponti termici? Accade semplicemente che, se prima le dispersioni verso l’esterno avvenivano in maniera abbastanza uniforme e distribuita perché la trasmissione del calore attraverso le strutture era abbastanza omogenea, nel momento in cui una muratura viene coibentata si registrerà inevitabilmente una differenza di temperatura superficiale più marcata fra le strutture e quindi le dispersioni tenderanno ad aumentare in modo più che proporzionale nei “buchi” termici rimasti. Lo vedremo attraverso le immagini termografiche di alcuni casi concreti, ma possiamo dire fin da ora che, in prossimità di queste discontinuità di isolamento, potremo registrare all’interno delle abitazioni temperature sensibilmente più 56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

basse rispetto alla parete con la probabilità di creare le condizioni ottimali per lo sviluppo di muffe o, addirittura, di formazione di gocce, sintomo evidente di condensazione superficiale. Ma, se questo è un versante del problema, resta però necessario accertare cosa succede sull’altro versante, ovvero quella del valore della umidità relativa che si registra in quell’ambiente. Se non si verificano insieme almeno questi due aspetti, non si capirebbe perché in alcune abitazioni in cui ci si aspetterebbe di trovare muffe paurose perché vi sono gravi ponti termici la muffa non c’è e, viceversa, situazioni con involucri tutto sommato discreti in cui la presenza di muffe si percepisce già nel momento in cui ci si affaccia all’ingresso dell’alloggio. Ovviamente ci sono, oltre a quelle che noi trattiamo in questo articolo, altre possibili cause e concause che possono interagire alla creazione di problematiche di insalubrità ambientale quali l’umidità di risalita, gli accumuli di acqua nelle strutture per infiltrazioni o perdite di impianti, ecc. Anche queste andranno diagnosticate, per non sbagliare la cura, ma se ne è parlato e se ne parlerà ancora. Gli strumenti per capire Se allora temperature superficiali e umidità relativa sono i protagonisti indiscussi del nostri problemi, come individuare il responsabile principale, o come capire se la responsabilità è almeno condivisa? Abbiamo già accennato che la tecnologia ci ha messo a disposizione strumenti interessanti per effettuare analisi con eccellenti livelli di precisione. Un cenno innanzitutto alla termografia come tecnica che ci consente di effettuare misurazioni delle temperature superficiali delle strutture che vogliamo analizzare. Come sappiamo, la termocamera è uno speciale apparecchio che consente di “tradurre” la emissione elettromagnetica dei corpi caldi (i corpi sono considerati “caldi” fino a che non raggiungono gli 0°K, ovvero -273°C) in immagini con scale di colori che possono essere variati. La scala più frequentemente usata rappresenta con i colori più scuri tendenti al blu e nero le superfici più fredde e con i colori più chiari (giallo fino al bianco), le temperature più elevate. Si segnala però fin da ora che in ogni termogramma si vedrà rappresentato un range di temperature quasi sempre variabili, per cui il giallo in una immagine può corrispondere a 20°C mentre in un’altra potrebbe raggiungere i 47 o gli 82°C. Quindi attenzione alla scala di lettura, che deve essere resa visibile su un lato del termogramma. Vi sono anche tante altre problematiche che possono falsare pesantemente una temperatura “apparente” per cui è richiesta prudenza nella lettura di un termogramma, ma questo


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non è oggetto di queste considerazioni Macchina alla mano quindi, senza entrare in molti altri dettagli su come effettuare una lettura delle temperature ad alta precisione effettuando un rilievo “quantitativo”, scorriamo qualche esempio. Nella prima termografia (immagine 1), eseguita il 16 gennaio 2009 in pieno inverno con Temperatura esterna di circa 2°C. si osserva come vi siano ampie aree con temperatura superficiale addirittura inferiori ai 12-13°C. Nella seconda (immagine 2), sempre eseguita in pieno periodo invernale (8/2/2008) con Te di circa 2-3°C, la temperatura più bassa che si legge in corrispondenza di un pilastro è pari a 20,5°C. La terza immagine termografica (immagine 3) mostra invece una situazione dove, in condizioni termiche invernali simili alle due precedenti, si notano livelli di temperatura intermedi. Poniamoci quindi alcune domande di fronte a queste diverse situazioni. Innazitutto in quale fra queste situazioni sarà più probabile il formarsi di condensa superficiale sulle murature? In quali casi invece potrebbe comparire con più facilità la muffa? Queste domande vogliono indurci a riflettere sul fatto che non sempre, anche in condizioni apparentemente critiche secondo l’indagine termografica, avremo sicuramente un problema igienico-sanitario. L’altra variabile infatti, la percentuale di Umidità Relativa presente nell’alloggio, potrebbe in effetti variare in maniera determinante in funzione della tipologia di nucleo familiare (ad esempio numero abitanti), stili di vita dei residenti (quanti e quante ore sono sempre presenti in casa?), perfino delle abitudini e del metabolismo delle persone e della conseguente gestione dell’impianto di riscaldamento (freddolosi, calorosi, quante docce di quale durata), dalla presenza di animali, acquari, piante ma, soprattutto, quanto e come vengono effettuati i ricambi d’aria, ecc. ecc. A parte gli strumenti teorici e normativi di cui si parlerà in altri articoli, accenniamo quindi ora a quali informazioni ci può fornire il rilievo termoigrometrico. Partiamo da una considerazione: dicevo già in precedenza che chi ha fatto un po’ di esperienza sul campo spesso percepisce fin dal primo ingresso in un alloggio quali sono le condizione termoigrometriche in esso presenti; basterà poi collocare il nostro termoigrometro istantaneo – avendo cura che sia affidabile e preciso – per avere conferma della nostra prima percezione in quanto esso ci dirà, dopo qualche minuto di “adattamento”, quali siano la temperatura ambiente e il tasso di umidità relativa. Ma questo ci basta per comprendere e, soprattutto, per dimostrare in modo inconfutabile al residente o all’impresario che vi sono modalità di gestione corrette o erronee? IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 57


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Evidentemente no, questo non basta perché una delle condizioni fondamentali per la formazione delle muffe è la durata nel tempo (perlomeno alcuni giorni) di condizioni favorevoli al loro sviluppo. Potremmo infatti avere un responso termografico che ci evidenzia temperature superficiali molto basse in cui si formerà un vero e proprio gocciolamento e quindi pareti umide ma, se questo fenomeno fosse del tutto temporaneo a causa ad esempio di un forte e repentino abbassamento delle temperature esterne, non si avrà necessariamente come conseguenza la nascita della muffa se le condizioni termoigrometriche interne/esterne favoriranno un rapido asciugamento della struttura. Ecco allora che un termoigrometro data-logger (immagine 4) che registrerà i dati a noi necessari (temperatura e umidità relativa) per una-due settimane, ci fornirà seri elementi di valutazione e eventualmente, di prova qualora ci trovassimo in presenza di problemi giuridici.

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Così mi è capitato, ad esempio, che persone che mi chiamavano per avviare possibili azioni legali verso un costruttore, dopo essersi resi conto che la propria abitazione era ridotta poco meno di una sauna con ampie muffe su pareti, dietro e dentro armadi, ecc, abbiano appreso che con una diversa modalità di gestione dell’alloggio e dell’impianto di riscaldamento potevano risolvere tanti problemi a favore di un ritorno alla salubrità. Vediamo il grafico di questo primo caso (immagine 5) cercando di capire cosa di comunica: la linea verde rappresenta il tasso di Umidità Relativa i cui valori leggiamo sulla destra del grafico. Già ad una prima osservazione notiamo che i valori medi si mantengono intorno e oltre al 70% anche se poi il software ci potrò fornire in dettaglio valori, minimi, massimi, medi e – se vogliamo – minuto per minuto. Leggiamo in questo caso che i minimi intorno al 55% corrispondono giornalmente ai brevissimi momenti dei ricambi d’aria decisamente insufficienti in questo caso ad una riduzione del tasso di UR.

Vale la pena ricordare che il tasso di umidità relativa consigliabile per un discreto benessere umano può variare dal 45 al 65% ma è che consigliabile non oltrepassare la media del 50-55%. Al contrario è accaduto che, chiamato da imprese che volevano con buona volontà risolvere “Problemi di (presunta) infiltrazione meteorica dalla soglia della porte finestre che si affacciano ai balconi”, abbiano potuto rendersi conto – dopo avere accertato la corretta gestione termoigrometrica dei locali – che i problemi non erano causati né da infiltrazioni né dall’utenza. Al contrario, i ponti termici, veri e propri “buchi” lasciati in una ottima recente costruzione con cappotto, ed anzi aggravati a causa di interventi edili che volevano essere risolutori per le presunte infiltrazioni, facevano registrare temperature interne estremamente basse (anche 8,5°C) con l’inevitabile formazione di condensa, distacco di strati superficiali di pittura e ammaloramento di intonaco. Il grafico termoigrometrico di questa seconda situazione (immagine 6) ci

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mostra infatti una situazione equilibrata, al contrario della termografia (immagine 8) che mostra la grave problematica del ponte termico nel nodo “balcone-solaio-soglia”. Il software di simulazione a bordo del programma di lettura termografica mostra infatti (in colore verde nell’immagine 9), in presenza di una determinata temperatura dell’aria interna e della Umidità Relativa, l’area potenzialmente interessata da formazione di condensa superficiale e, come vediamo, la coincidenza fra le parti edili degradate e le temperature superficiali critiche è quasi perfetta (immagine 7). Non pochi sono stati i casi esaminati in cui problemi di muffe sono insorti in alcuni alloggi solo a seguito dell’ingresso in essi di nuovi e diversi nuclei familiari, così come, nello stesso alloggio, dopo anni di utilizzo dello stesso da parte dello stesso nucleo, ma a seguito – evidentemente – di diverse condizioni di conduzione dello stesso. Ma troviamo anche situazioni limite, più complesse e di non facile comprensione, come nel terzo caso cui facciamo cenno dove abbiamo registrato temperature superficiali discretamente elevate (immagine 11) in una nuova costruzione in classe B. Il rilievo termoigrometrico ha evidenziato umidità relative abbastanza elevate ma, apparentemente, non eccessive come nel primo caso. Ciononostante si registra una certa formazione fungina (immagine 10), non eccessiva ma “fastidiosa” nelle classiche aree critiche: l’innesto parete-solaio e ai lati delle finestre. Si osservi però, nel grafico termoigrometrico, che la temperatura media del locale si aggira intorno ai 24°C. Come vediamo nella tabella di calcolo dell’umidità assoluta (immagine 13) possiamo dedurre che, se pure è vero che l’umidità relativa non è elevatissima, il valore della umidità assoluta, e cioè la quantità totale di vapore acqueo effettivamente contenuto nell’aria di quegli ambienti, è sensibilmente più alta rispetto ad un stesso ambiente con 20°C e stessa UR (vedi cerchietti verdi). Si è inoltre verificato che la muffa si forma nonostante che le finestre – ha dichiarato la signora Maria – restino spesso socchiuse grazie all’anta a ribalta e quindi ci sia “una buona ventilazione”. Dova può essere allora il problema? • considerando che il rilevatore è stato posizionato in modo tale da rilevare temperatura e UR media dell’ambiente ma che, in prossimità degli spigoli interni dei locali (o dietro ai mobili), la circolazione d’aria è sensibilmente più ridotta con un inevitabile incremento localizzato della umidità relativa; • considerando che l’apertura continuativa delle finestre può causare un ulteriore raffreddamento localizzato nel perimetro della apertura e quindi può costituira un aggravamento e non la soluzione del problema • considerando che il vapore acqueo complessivamente contenuto nell’aria ambiente a 24° con 65% (14,2 gr/mc) è ben più elevato di quello contenuto nell’aria a 20°C sempre al 65% (11,3 gr/mc), e cioè oltre il 20% in più, 60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

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la domanda conseguente è: dove andrà preferibilmente ad accumularsi questo vapore acqueo in eccesso e quali saranno le aree in cui l’eccesso andrà letteralmente ad “alimentare” le muffe? Se in questa breve trattazione abbiamo fatto una prima disanima dei fenomeni legati al gioco di temperatura e umidità relativa nelle nostra abitazioni e a quali strumenti possono essere necessari per studiare i fenomeni, abbiamo in realtà solo iniziato a valutare la molteplicità di situazioni che po62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

tremmo incontrare nel nostro lavoro. Quindi, per fornire una risposta definitiva alla domanda, ancora aperta: “Ma è vero che il cappotto ha rovinato la mia casa?” dovremo affrontare altre tematiche di tipo termofisico e di tipo normativo sui fattori che possono influenzare il microclima interno. Come abbiamo avuto modo di cogliere, però, una prima controdomanda potrebbe essere: “Ma hai cambiato anche i serramenti?” poiché sappiamo che le nuove tecnologie – giustamente – riducono sensibilmente la permeabilità all’aria ma nessuno ha spiegato alla signora Maria che dovrà di conseguenza modificare le sue abitudini. Spazio, quindi, ad ulteriori prossimi contributi in prossimi articoli che la rivista potrà proporre: in primis una disanima chiarificatrice che ci aiuti a distinguere meglio i fenomeni, appena accennati, che provocano la condensa da quelli che alimentano la muffa anche grazie agli strumenti normativi e informatici ci vengono messi e disposizione ma, soprattutto, che fare per prevenirli? T


EDILIZIA SOSTENIBILE Andrea Raccagni

Certificazione energetica Una infinita corsa a ostacoli

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on l’entrata in vigore delle nuove norme che regolano la certificazione energetica degli edifici, lo scorso primo ottobre tecnici e semplici cittadini si sono trovati di fronte ad un cambiamento importante rispetto quella che era la procedura consolidata in vigore fino a quel momento. Le nuove norme e soprattutto il nuovo software di calcolo CENED+2.0, tuttavia, invece di semplificare e razionalizzare la redazione degli attestati di prestazione energetica (APE) hanno portato parecchi problemi. La normativa La prima novità introdotta con le nuove norme – e che ha suscitato non pochi dubbi tra i tecnici certificatori – è l’eliminazione dell’obbligo di frequentare un corso per tutti i tecnici abilitati iscritti a un ordine o collegio professionale. Sparisce lo “scoglio” del corso di preparazione e del relativo esame di abilitazione, che rendeva necessaria una ottima preparazione del candidato per essere superato. In una materia di per sé molto complicata, ciò permetteva di abilitare tecnici che fossero realmente in grado di comprendere come redigere gli APE con precisione. A tutto questo è stato poi paradossalmente aggiunto un carico maggiore di dati e informazioni necessari per compilare correttamente gli attestati con il nuovo software; ad esempio sono stati inseriti all’interno del

calcolo nuovi sistemi energetici che prima non erano considerati nel calcolo quali impianti di raffrescamento e ascensori. Tutto ciò ha aumentato il carico di lavoro che il tecnico deve produrre per arrivare alla redazione dell’attestato, senza però che contestualmente si abbia agito affinché chi verrà abilitato come tecnico certificatore abbia una sufficiente preparazione sull’argomento. La preparazione tecnica di cui sono dotati i tecnici iscritti a albi/collegi non è spesso sufficiente per poter compilare un APE correttamente, in quanto molte delle competenze richieste sono appannaggio di un termo tecnico piuttosto

che di un geometra, ingegnere o architetto. Il software Altra novità principale della nuova normativa è il software utilizzato per il calcolo; il nuovo programma che integra il nuovo “motore di calcolo” è stato chiamato CENED+2.0, ed è entrato in vigore dal 1 ottobre 2015. Chi fa certificazioni energetiche da qualche anno sa bene che fin dall’inizio il software di calcolo CENED ha avuto parecchi problemi, al suo interno. Problemi che nel tempo, con il rilascio di numerosi aggiornamenti, erano stati in buona parte superati ed avevano permesso al certificatore di stabilire una

certa familiarità con il software. Tale familiarità, oltre a tradursi in una maggiore velocità di utilizzo, permetteva anche di ridurre i possibili errori di compilazione dovuti alla complessità della materia in oggetto: se inserire i dati di un impianto di riscaldamento autonomo composto da una semplice caldaia murale è cosa alquanto banale per un tecnico esperto la stessa cosa non si può dire per impianti più complessi (pensiamo a un centro commerciale o un grosso ristorante) dove anche il termotecnico che cura la manutenzione dell’impianto fa spesso fatica a fornire informazioni precise sul suo funzionamento. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 63


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L’entrata in vigore del nuovo software ha sconvolto la prassi dei tecnici certificatori e li ha messi di fronte a una interfaccia che ha un funzionamento confusionario e contro intuitivo: oltre ad essere un fastidio non da poco, durante la compilazione, è anche una potenziale causa di errori grossolani. Il manuale fornito insieme al software fa poco per chiarire le incognite, a questo aggiungiamo che non è prevista assistenza telefonica per questioni tecniche inerenti il software e che il servizio via mail è soggetto a tempi di risposta che vanno dai 3 fino ai 7 giorni lavorativi. Ma la vera problematica del nuovo software è che – detto senza mezzi termini – spesso non funziona. Dalla data del suo rilascio (1 ottobre 2015) alla pubblicazione dell’ultimo aggiornamento (5 aprile 2016) si sono susseguite ben 13 versioni; più di due al mese. Ciò è indice di problemi sostanziali nell’architettura del software, pieno di bachi, errori e imprecisioni che di fatto spesso pregiudicano la capacità di redigere un APE con esso. I certificatori energetici si sono quindi trovati di fronte a diverse difficoltà: quella di dover imparare ad usare un software nuovo e quella di avere a che fare con un programma che spesso si blocca per problemi indipendenti dalla compilazione del tecnico. Problema principale, in questo senso, è l’incapacità di individuare la fonte dei messaggi di errore che impe64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

discono il completamento della procedura di calcolo; essi infatti sono riportati in maniera incomprensibile e ciò non rende possibile nemmeno individuare quale sia la causa dell’errore. Ne consegue che il tecnico è costretto a una serie di iterazioni, scorrendo pagine e pagine di dati alla ricerca di quella che potrebbe essere anche solo una virgola fuori posto. A questa serie di gravi problematiche gli utenti hanno trovato risposta per lo più confrontandosi tra di loro. Un gruppo Facebook dedicato alla risoluzione dei problemi

del software CENED+2.0 conta più di 2100 membri e centinaia di discussioni sulla galassia di imprevisti riscontrati con l’uso del software. È significativo il fatto che spesso si risolva con metodologie empiriche, provando e riprovando in un modo o nell’altro finché il programma non è in grado di digerire i dati raccolti nel sopralluogo. Tutto questo fare e disfare è causa di un’incertezza di fondo sulle tempistiche necessarie alla produzione dell’attestato: il tecnico non è più in grado di dare tempi

certi al cliente per la conclusione della pratica, con evidenti disagi sia per il cliente che non sa quando il suo APE sarà pronto, sia per il tecnico che non ha idea di quante ore sarà costretto a dedicare ad esso. Il mercato del lavoro L’aggiornamento normativo, il nuovo software e le nuove procedure hanno finito per influenzare indubbiamente anche il mercato degli APE, peggiorando una situazione già di per sé problematica. Se da un lato si è aumentato e complicato il carico di lavoro necessario per redigere


EDILIZIA SOSTENIBILE A pagina 61. La homepage del sito CENED di Regione Lombardia Nella pagina precedente. Schermata del software con indicazione della classe energetica In questa pagina. Un enigmatico messaggio di errore. Altro esempio di messaggio di errore.

un singolo APE, dall’altro si sono ridotti i requisiti e le capacità richieste per diventare certificatore energetico. L’attestato, che a un occhio inesperto potrebbe sembrare uguale agli attestati rilasciati in precedenza, ora richiede un carico di lavoro superiore, il che si dovrebbe tradurre in una parcella più alta da parte del professionista. Ma quasi sempre questo va a scontrarsi con un mercato compromesso, in cui i prezzi medi sono fortemente ribassati. Società che pubblicizzano offerte per il consumatore offrono “pacchetti” per la certificazione energetica per pochi euro, senza nessuna garanzia di professionalità e spesso anche incappando in veri e propri illeciti: ne è un esempio il caso di offerte con APE redatti anche per telefono, mentre la normativa esplicita che il sopralluogo sul posto sia ancora obbligatorio. In questa giungla di normativa sempre più complicata, software mal funzionante e concorrenza sleale che finisce per compromettere la possibilità di chiedere il giusto compenso per il proprio lavoro, è auspicabile che si possa rivedere l’impianto alla base del software, e che l’organismo di accreditamento, gli Albi professionali e i Collegi si impegnino per tutelare i professionisti affinché sia possibile fornire al cittadino un servizio migliore, con tempi precisi e costi congrui alla prestazione T offerta. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 65


AGRICOLTURA

Varietà di paesaggi e materiali da costruzione del contesto rurale bresciano

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onstatato l’interesse suscitato fra nostri iscritti e lettori per la monumentale pubblicazione Paesaggi Agrari ed Architetture Rurali nel Territorio Bresciano stampata e riccamente illustrata in due volumi e che il nostro Collegio ha sostenuto, dopo le precedenti due recensioni, ci accingiamo ora ad affrontare aspetti più peculiari alla nostra forma mentis: l’osservazione sulle principali varietà paesaggistiche e dei materiali da costruzione della nostra splendida realtà rurale. Ovviamente qua ci limitiamo, anche per lo spazio disponibile, a sintetici accenni mentre più minuziosi dettagli sono ovviamente recepibili soprattutto nel primo volume dell’opera menzionata.

Rarità ed unicità nel paesaggio agrario dell'Italia centrosettentrionale: Cima Rest in Valvestino dove si conserva ancora la tradizione delle coperture a falda dei tetti in paglia o vegetali similari. Non raro il lavoro praticato ancora manualmente sui declivi. Le limonaie sulla riviera gardesana occidentale (tratto da Gargnano a Limone), introdotte già dal XV sec. ed economicamente attive fino alla metà del XX sec. 66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3


AGRICOLTURA

L'ambito di montagna, caratterizzato da casolari sparsi e ben esposti al sole, inseriti in colture a prato indispensabili all'alimentazione del bestiame. Nella stagione invernale è garantita dall'accatastamento del fieno, mentre d'estate può sopperire l'alpeggio, di cui le malghe sono una delle più note componenti.

Ambito della Valtenesi - Basso Garda e della Franciacorta, dove ulivi e vigneti caratterizzano un paesaggio agrario di grande interesse, in sinergia con le potenzialità turistiche di tutta l'area.

L'ambito di Pianura. Può essere suddiviso in tre essenziali zone. L'Alta Pianura è caratterizzata essenzialmente da terreni sabbio-ghiaiosi dalla Pedemontana fino alla Fascia dei Fontanili, che la divide dalla Bassa Pianura irrigua a terreno prevalentemente sabbio-argilloso, regno delle grandi aziende agricole, spesso riunite in complessi pluri aziendali o in veri e propri borghi rurali, come quello del Campazzo qui rappresentato. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 67


AGRICOLTURA Dall'alto, in senso orario. L'alpeggio in Alta montagna e la viva roccia affiorante, provvidenziale materiale da costruzione per realizzare le coerenti architetture da cui esse si elevano nell'immediato circondario. Terrazzamenti artificiali lungo la linea della pedemontana fra Brescia e Rezzato, eseguiti con blocchi di Medolo e Maiololica.

Accennando alle varietà paesaggistiche della più estesa provincia lombarda, iniziamo dalla montagna, che da noi s’intende anche di vette che superano i 3.000 m. L’alpeggio è una peculiarità che comporta una serie di risvolti, siano di natura produttiva nel campo lattiero-caseario che di diversa organizzazione di vita quotidiana che si riflette poi ovviamente anche in un suo specifico modo di costruire i relativi ambienti atti a rispondere coerentemente a vivere e svolgere quelle attività su altitudini non abituali in altri contesti della Pianura padana dove in molte sue province non sono presenti tali contesti. Il materiale principe nelle Tre Valli bresciane, da cui si dipartono ben altre Valli minori, sono le pietre locali e fra esse le rocce granitiche. Vedi ad esempio la tonalite dell’Adamello, che merita una sua citazione anche per essere stata utilizzata al di fuori dalla sua originaria estrazione (non mancano colonne o pilastri in interni di stalle nella profonda Bassa, per non parlare delle numerose “andane” negli androni d’ingresso, e non solo d’ambito ru-

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rale, ma proprio in palazzi cittadini). Per le tonalità rossicce, numerose quelle attribuibili al Verrucano lombardo e, seppur più limitata, tuttavia inserita in opere decorative di particolare prestigio anche in Brescia, la pietra Simona (detta anche di Gorzone, dalla località in cui s’eleva l’omonimo castello dei Federici, non lontano da Darfo Boario). In Valle Trompia vari calcari, fra cui quello di “Prezzo” e di “Angolo”, e i calcari dolomitici di colore fra il giallastro, il grigio plumbeo o verdastro come la “Corniola di Bovegno”.


AGRICOLTURA Esempi di murature di recinzioni in ciottoli, tipiche nella fascia dell'Alta pianura, dove si possono riscontrare anche inserti provenienti da scarti di cava (essenzialmente frammenti della pietra di Botticino, di Medolo o della Maiolica, provenienti dalle numerose cave estrattive presenti in prossimità della linea della Pedemontana, nel tratto fra Caionvico e Nuvolera-Nuvolento).

Scendendo verso valle ecco ambienti collinari e lacustri di straordinaria bellezza paesaggistica, con architetture rurali assai diversificate per rispondere anche alle esigenze imposte dalle colture pregiate di vigneti ed uliveti, anch’esse mancanti in tante altre province d’area padana (almeno se la intendiamo per produzioni di elevata qualità). La Franciacorta in tal caso è un unicum, ma rinomata anche l’area gardesana e, per l’olivicoltura, la Valtenesi raggiunge vette elevatissime (di nicchia anche ambiti comunali sul lago d’Iseo). Come materiali da costruzione, fra ambiti collinari e linea della Pedemontana, sicuramente da menzionare il “Medolo”, spesso utilizzato indifferentemente a blocchi di “Maiolica”. La formazione “Corna”, che riscontriamo in varie località, ma che affiora abbondantemente lungo la Pedemontana soprattutto fra Brescia e Rezzato, è quella che comunemente conosciamo come “pietra di Botticino”. È il materiale principe nelle opere di finitura, statuaria ed opere lapidee in primis.

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AGRICOLTURA Portali in pietra di Botticino e di Sarnico ed esempi di realizzazioni in laterizio, il materiale principe da sud della Fascia dei Fontanili fino ai primi rilievi apenninici e che caratterizza in particolare le architetture di tutta la Bassa bresciana.

Nell’area della Pianura più occidentale e lungo la fascia fluviale dell’Oglio, da Paratico ad Orzinuovi, la pietra di Sarnico convive, ed in alcune località è addirittura maggiormente utilizzata, rispetto alla brescianissima pietra di Botticino. L’impiego più diffuso della pietra di Sarnico nel bresciano, senza le distinzioni geografiche sopra accennate, è nelle pavimentazioni di aie e porticati (generalmente nel formato a lastre rettangolari), soprattutto dalla linea della Pedemontana in giù. Nella parte più pianeggiante, fra linea della Pedemontana e Fascia dei Fontanili, predominano le murature in ciottoli (con qualche inserto di Medolo nei punti più vicini alle cave)

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mentre la pietra di Botticino è la regina assoluta nelle opere di finitura anche in tutta la Pianura centro orientale e per l’intera Bassa, con deboli enclaves della pietra di Sarnico solo in luoghi dove importanti famiglie d’origine bergamasca elevarono loro architetture (ad esempio gli Albani a Trignano di San Paolo). Dalla Fascia dei Fontanili fino al confine provinciale sul fiume Oglio inizia il regno del laterizio che sconfina poi oltre il fiume stesso interessando il rimanente della Pianura Padana fino ai primi rilievi appenninici. T



GEOLOGIA Massimo Compagnoni

Nuova normativa in materia di vigilanza sismica in Regione Lombardia

P

remessa Il 10 aprile 2016 sarà una data da ricordare per quanto riguarda la normativa in materia sismica in ambito regionale, come per il 20/03/2003 e 01/07/2009 in ambito nazionale. Dopo anni di disallineamento tra normativa regionale e quella nazionale in materia di vigilanza sismica, la L.R. n. 33 del 16 ottobre 2015 e il suo decreto attuativo DGR X/5001 del 30 marzo 2016 reintroducono le procedure di deposito e di autorizzazione preventiva sulle costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni in zona sismica previste dalla legge n. 64 del 2 febbraio 1974, poi riprese dal DPR n. 380 del 06/06/ 2001. Si ricorda che, nel corso dei primi anni di applicazione dei disposti del capo III “Vigilanza sulle costruzioni” e del Titolo III “Repressioni delle violazioni” della citata legge 64/74, gli uffici tecnici regionali e del Genio Civile, allora preposti alla vigilanza sismica, avevano evidenziato forti difficoltà nella gestione della procedura di vigilanza e controllo, comportando forti ritardi nelle procedure autorizzative, tanto da costringere lo Stato ad una sorta di marcia indietro: fu infatti l’art. 20 della legge n. 741 del 10/12/1981 che permise alle Regioni, tramite propria normativa, di non prevedere l’autorizzazione preventiva di cui all’art. 18 delle legge 64/74, introducendo modalità di controllo successivo anche con metodi a campione, il tutto finalizzato ad uno snellimento delle proce72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

dure autorizzative esistenti. La Regione Lombardia recepì quanto previsto dalla normativa nazionale ed emanò la legge regionale n. 46 del 24/05/1985 e il suo de-

creto attuativo con DGR 7787/1986, successivamente aggiornato con DGR n. 6/10650 del 22/03/1996, con i quali eliminò l’autorizzazione preventiva in zona sismica ad

alta e media sismicità, introducendo esclusivamente un controllo a posteriori di tipo sistematico per opere strategico e/o rilevanti e a campione per le restanti opere.


GEOLOGIA Nella pagina precedente. Esempio di danneggiamento da sisma di un edificio di culto (Terremoto di Salò del 24 novembre 2004) In questa pagina. Esempio di danneggiamento da sisma di un edificio con funzione rilevante dal punto di vista sociale (Terremoto di Salò del 24 novembre 2004)

Tale quadro normativo è rimasto in vigore per 20 anni, sebbene già 15 anni fa la normativa nazionale avesse reintrodotto il concetto di deposito e di autorizzazione preventiva sulle costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni in zona sismica attraverso gli art. 93 e 94 del DPR 380/2001. Pertanto la legge regionale n. 33 del 16 ottobre 2015 ripropone un concetto presente da tempo nella storia dell’ordinamento italiano e che altre regioni avevano, negli scorsi anni, già reintrodotto nella propria legislazione con modalità più o meno diverse; la vera novità legislativa è rappresentata dal fatto che la Regione Lombardia ha scelto, per ragioni puramente politiche, di trasferire ai comuni, singoli o associati, le proprie funzioni previste dagli art. 61, 90 comma 2, 93 comma1, 94 comma 1, 96, 97, 99, 100 e 104 del DPR 380/2001. In aggiunta a questa scelta, che assegna nuove ed importanti funzioni, e responsabilità, alle Amministrazioni Comunali, si deve

aggiungere anche la recente evoluzione della zonazione sismica della Regione Lombardia: infatti, dalla situazione preesistente del 1984, la classificazione sismica regionale è stata modificata con DGR n. 14964 del 3 novembre 2003, recependo in via transitoria quanto disposto dall’OPCM del 20 marzo 2003, e successivamente “armonizzata” ai parametri fisici di riferimento per l’attuale progettazione antisismica con DGR n. 2129 del 11 luglio 2014, più volte prorogata con DGR 2489 del 10 ottobre 2014 e con DGR 4144 del 8 ottobre 2015, al fine di garantirne l’allineamento con le nuove disposizioni in materie di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche. Si è quindi arrivati alla recentissima data del 10/04/2016 con una nuova disciplina in materia di vigilanza sismica e una nuova classificazione sismica regionale, che prevede: nessun Comune in zona sismica 1 (alta sismicità), 57 comuni in zona sismica 2

(media sismicità), 1028 comuni in zona sismica 3 (bassa sismicità) e 446 comuni in zona sismica 4 (bassa sismicità). Il significato della classificazione sismica vigente, essendo stata predisposta sulla base dei valori di accelerazione orizzontale attesa su suolo rigido (bedrock sismico) e pianeggiante desunti dalla mappa di pericolosità sismica di riferimento nazionale (OPCM n. 3519 del 28 aprile 2006), è legato esclusivamente al concetto di pericolosità sismica e non include alcuna valutazione in termini di pericolosità sismica locale, vulnerabilità, esposizione e rischio, fattori che, in modo seppure parziale e implicito, vengono considerati nella nuova disciplina in materia di vigilanza sismica. È appunto questa che, in funzione della pericolosità e quindi della zona sismica di appartenenza, determina un diverso livello di vigilanza in fase progettuale ed esecutiva dei lavori di cui all’art. 93 comma 1 del DPR n. 380/2001, prevedendo: • il semplice deposito progettuale in zona sismica 3 e 4; • l’istanza per il rilascio dell’autorizzazione preventiva all’inizio lavori in zona sismica 2; • l’istanza per il rilascio della certificazione per gli interventi di sopraelevazione in zona sismica 3 e 4; • il controllo sistematico in zona sismica 2 di tutti gli interventi che riguardano edifici pubblici, edifici destinati a servizi pubblici essenziali, opere di partico-

lare rilevanza sociale o destinate allo svolgimento di attività che possono risultare, in caso di evento sismico, pericolose per la collettività; • il controllo a campione in tutta la Regione con dimensione del campione variabile in funzione della tipologia di costruzione/intervento; • il controllo a campione da parte della Regione delle pratiche autorizzate dai Comuni in zona sismica 2. Vediamo di seguito più in dettaglio gli aspetti salienti della nuova normativa in materia di vigilanza sismica, senza trattare, volutamente, il delicato tema legato alle comprensibili e ragionevoli problematiche e preoccupazioni delle Amministrazioni Comunali relative all’applicazione delle nuove competenze ad esse trasferite dalla Regione. Autorità competente in materia di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche Le competenze regionali di cui agli art. 61, 90 comma 2, 93 comma 1, 94 comma 1, 96, 97, 99, 100 e 104 del DPR 380/2001 sono trasferite ai comuni (art. 2 comma 1 L.R. 33/2015) e da essi esercitate in forma singola o associata secondo le forme associative previste dalla Parte I, Titolo II, Capi IV e V del d.lgs. n. 267 del 18 agosto 2000 e s.m.i., ovvero Comunità Montane, Consorzi, Unioni di Comuni, Esercizio associato di funzioni e servizi, Convenzioni e AcIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 73


GEOLOGIA

cordi di programma; qualora il Comune non abbia scelto di individuare l’Autorità Competente in materia di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche (paragrafo 1 dell’allegato B alla DGR 5001/2016) all’interno dei propri uffici (es. ufficio tecnico o altro) entro 10 giorni dalla data di pubblicazione della delibera attuativa comunica alla competente struttura tecnica regionale la forma associativa scelta per l’esercizio delle funzioni trasferite e comunque entro il 20 aprile 2016 tutti i comuni trasmettono l’atto amministrativo relativo alle modalità operative scelte (allegato A - DGR 5001/2016). La Regione mantiene le competenze sopra citate solo nel caso specifico di opere ricadenti nel territorio di più comuni, le cui funzioni in materia di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche non siano esercitate dagli stessi comuni in forma associata. Ambito di applicazione I lavori di cui all’art. 93 comma 1 del DPR 380/2001, ovvero costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni rientrano nel campo di applicazione della nuova disciplina normativa, comprese le varianti in corso d’opera influenti sulla struttura e ben descritte nell’allegato D alla DGR 5001/2016. La scelta regionale è stata orientata a non escludere alcun tipo di opera dalla nuova disciplina normativa, neppure quelle definite minimali nell’allegato G alla DGR 5001/2016, anche se per esse sarebbe ragionevole ed 74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

auspicabile prevedere specifiche semplificazioni in termini di documentazione progettuale e istruttoria autorizzativa. Deposito dei progetti in zona sismica 3 e 4 In zona sismica 3 e 4 l’inizio dei lavori deve essere preceduto dalla denuncia e depositato del progetto, che deve avvenire tramite presentazione, allo Sportello Unico per l’Edilizia (SUE) competente, della documentazione minima prevista nell’allegato E alla DGR 5001/2016, in formato elettronico o, in via transitoria, anche a mezzo cartaceo, per i 12 mesi successivi al decreto dirigenziale che definisce la data di effettiva operatività del sistema informativo; il progetto deve essere accompagnato dalla specifica modulistica (modulo 2) e dalle dichiarazioni ed asseverazioni dei professionisti coinvolti nella progettazione. Al ricevimento del deposito il SUE rilascia al depositante l’attestazione di avvenuto deposito, a fronte del quale potranno essere avviati i lavori, e la trasmette, insieme alla documentazione progettuale, all’Autorità competente di cui al paragrafo 1 dell’allegato B alla DGR 5001/2016. Qualora il modulo 2 venga sottoscritto anche dal costruttore il deposito è valido anche ai fini della denuncia dei lavori di cui all’art. 65 del DPR 380/2001 (relativi alle opere in cemento armato normale e precompresso e a struttura metallica). In aggiunta al deposito del

progetto, qualora l’intervento preveda la sopraelevazione di un edificio esistente, dovrà essere allegata una dichiarazione del progettista che attesti l’idoneità della struttura esistente a sopportare il nuovo carico, mediante la compilazione del modulo 8, finalizzata al rilascio della certificazione alla sopraelevazione. Autorizzazione preventiva in zona sismica 2 In zona sismica 2 l’inizio dei lavori è subordinato all’ottenimento dell’autorizzazione preventiva richiesta al SUE competente, consegnando l’istanza di autorizzazione (modulo 1, analogo al modulo 2) corredata della documentazione progettuale, il cui contenuto minimo è analogo a quello previsto in zona sismica 3 e 4 (allegato E alla DGR 5001/2016). La nuova disciplina normativa, infatti, non fa alcuna distinzione tra le zone sismiche in termini di contenuto minimo della progettazione e degli approfondimenti geologici, geotecnici e sismici. Al ricevimento dell’istanza di autorizzazione, il SUE trasmette entro 5 giorni la documentazione progettuale all’Autorità competente di cui al paragrafo 1 dell’allegato B alla DGR 5001/2016, la quale avvia il procedimento per l’istruttoria (allegato F alla DGR 5001/2016), che si dovrà concludere entro 60 giorni dalla data della presentazione, fermi restando i tempi necessari per l’acquisizione del parere tecnico (art. 8 comma 4 L.R. n. 33/2015), qualora ri-

chiesto/dovuto, e salvo sospensioni o interruzioni legate alla richiesta di eventuali integrazioni; qualora la documentazione non venisse perfezionata mediante la consegna delle integrazioni richieste entro la scadenza prefissata l’istanza non potrà essere accolta. Al termine dell’istruttoria in caso di esito negativo verrà comunicato il diniego motivato, con contestuale archiviazione dell’istanza presentata, mentre in caso di esito positivo sarà rilasciata l’autorizzazione sismica, che ricomprende l’eventuale certificazione alla sopraelevazione, successivamente alla quale si potranno iniziare i lavori, fatti salvi gli adempimenti relativi alle nomine del costruttore (con relativa denuncia quando prevista) e del collaudatore. Parere tecnico del competente ufficio tecnico regionale Ai sensi dell’art. 8 comma 4 della L.R. 33/2015 i comuni o loro forme associative possono richiedere, a loro discrezione, un parere tecnico alla Regione, non vincolante, finalizzato all’espletamento dell’istruttoria di rilascio dell’autorizzazione preventiva (quindi solo i Comuni in zona sismica 2). Il parere non può essere richiesto per gli interventi considerati minimali cosi come definiti nell’allegato G alla DGR 5001/2016. Il rilascio del parere avviene entro 30 giorni dalla data di ricevimento della richiesta da parte del Comune, il quale è comunque tenuto ad avviare l’istruttoria, verificando la completezza, coerenza e


GEOLOGIA Esempio di crollo di un masso roccioso a seguito di un evento sismico (Terremoto di Salò del 24 novembre 2004)

rezione lavori ed esecuzione dell’opera e non collegato in modo diretto o indiretto con il costruttore. Completate le opere strutturali il direttore lavori informa il SUE e il collaudatore, che provvede ad effettuare il collaudo statico dell’opera, indipendentemente dal sistema costruttivo adottato e dal materiale impiegato. Il certificato di collaudo tiene luogo dell’attestato di rispondenza dell’opera previsto dall’art. 62 del DPR 380/2001 e al quale sono condizionati il rilascio dei certificati di agibilità e la licenza d’uso per gli edifici in cemento armato, fondamentali per un regolare utilizzo delle opere.

regolarità della documentazione ed evidenziando i profili di attenzione su cui richiede il parere. La richiesta di parere tecnico è obbligatoria per le opere pubbliche realizzate dal Comune. Collaudo Al rilascio dell’attestazione di deposito e/o della certificazione alla sopraelevazione in zona sismica 3 e 4 e al rilascio dell’autorizzazione preventiva in zona sismica 2 po-

tranno essere avviati i lavori; nel caso della realizzazione di opere di cui all’art. 65 del DPR 380/2001, per quei casi in cui il deposito o l’istanza di autorizzazione non è contestualmente sottoscritta dal costruttore, quest’ultimo dovrà denunciare le opere con le medesime modalità fino ad ora vigenti, comunicando il nominativo del collaudatore, il quale dovrà essere un professionista abilitato per legge non intervenuto nella progettazione, di-

Controlli Le Autorità competenti in materia di vigilanza nelle zone sismiche (Comuni o forme associative e Regione) effettuano i controlli sulle opere: • denunciate e/o certificate (zona sismica 3 e 4), per le quali potrà riguardare la verifica documentale e/o la rispondenza delle opere realizzate al progetto depositato o certificato; • autorizzate (zona sismica 2), per le quali sarà rappresentato esclusivamente dal sopralluogo in cantiere che, oltre a verificare la rispondenza delle opere realizzate al progetto autorizzato, è finalizzato all’accertamento del rispetto di eventuali prescrizioni contenute nell’autorizzazione medesima. Il procedimento di controllo,

descritto nell’allegato H alla DGR 5001/2016, è avviato tramite comunicazione e la data dell’eventuale sopralluogo in cantiere, durante il quale sarà redatto apposito verbale, potrà essere concordata tra le parti all’interno di un periodo di 45 giorni compresi tra i 15 giorni antecedenti e i 30 giorni successivi alla data di comunicazione; l’attività di controllo deve concludersi entro 60 giorni con la comunicazione dell’esito finale. Saranno sempre soggette a controllo mediante sopralluogo in cantiere tutti gli interventi autorizzati in zona sismica 2 riguardanti gli edifici pubblici, edifici destinati a servizi pubblici essenziali, opere di particolare rilevanza sociale o destinate allo svolgimento di attività che possono risultare, in caso di evento sismico, pericolose per la collettività (corrispondenti alle opere appartenenti alle classi d’uso III e IV ai sensi delle NTC 2008 e le opere di cui al decreto D.U.O. 19904/2003). Saranno soggette a controllo a campione mediante sopralluogo in cantiere tutte le restanti opere autorizzate in zona sismica 2. Tutti gli interventi previsti in zona sismica 3 e 4 saranno soggetti a controlli a campione sui progetti e/o sul cantiere. Il campione è individuato mediante sorteggio, almeno semestrale, distinguendo 5 differenti categorie di interventi, analoghe a quelle previste dalla precedente normativa, prevedendo una dimensione del campione pari IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 75


GEOLOGIA

ad almeno il 10% per le opere in c.a., c.a.p., in acciaio e miste di volumetrie superiori a 5.000 m3 e pari ad almeno il 5% per le restanti categorie di opere. Ai sensi dell’art. 10 comma 3 della L.R. 33/2015 la Regione potrà effettuare controlli a campione, anche con sopralluoghi, sugli interventi autorizzati dai comuni (quindi solo per i comuni in zona 2), i quali alla scadenza di ciascun semestre di ogni anno dovranno comunicare all’ufficio competente regionale tutti gli interventi autorizzati, distinguendo quelli pubblici da essi realizzati e tra questi quelli autorizzati che si discostano dal parere tecnico regionale obbligatorio. Il campione è individuato mediante sorteggio a cadenza massima annuale prevedendo una dimensione minima del campione variabile da 0.5% a 1.5%. Costruzioni in corso in zone sismiche di nuova classificazione La nuova normativa disciplina quanto previsto dall’art. 104 del DPR 380/2001, ovvero prevede la sospensione di tutti i lavori iniziati e non ultimati in zone sismiche di nuova classificazione e la loro denuncia all’Autorità competente entro 15 giorni dalla variazione della classificazione sismica. La L.R. 33/2015 prevede pertanto un’istruttoria, della durata massima di 30 giorni dalla ricezione della denuncia, per l’accertamento della conformità del progetto alla normativa tecnica vi76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

gente e dell’idoneità della parte già realizzata alle azioni sismiche progettuali. I lavori iniziati e non ultimati sono quelli per i quali sia stata depositata la pratica edilizia ai fini del titolo abilitativo o quelli per i quali sia già stato rilasciato il permesso di costruire ma non sia stata ancora comunicata la fine dei lavori strutturali. Le zone sismiche di nuova classificazione sono tutte quelle zone che, al momento della riclassificazione sismica, subiscono una variazione in positivo o in negativo in termini di zona sismica: questo rappresenta un’interpretazione regionale molto rigida della normativa nazionale, che non tiene assolutamente conto del fatto che essa si riferisce ad un particolare periodo della normativa tecnica, in cui l’azione sismica progettuale era definita in funzione della zona sismica di appartenenza e che, nel territorio nazionale, erano presenti anche zone non classificate sismiche. In tali condizioni la disciplina dettata dall’art. 104 del DPR 380/2001 aveva senso nella logica di garantire la sicurezza pubblica, diversamente dalle condizioni attuali in cui l’azione sismica progettuale è totalmente sganciata dalla zona sismica di appartenenza. Repressioni delle violazioni L’accertamento delle eventuali violazioni è compito dell’Autorità Competente in materia di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche, che dovrà re-

L'elenco dei 52 comuni bresciani in zona sismica 2 Agnosine

Odolo

Barghe

Padenghe s.G.

Bedizzole

Paitone

Borgosatollo

Polpenazze

Botticino

Pozzolengo

BRESCIA

Preseglie

Caino

Prevalle

Calcinato

Provaglio V.S.

Calvagese d.R

Puegnago s.G.

Capovalle

Rezzato

Castenedolo

Roè Volciano

Desenzano

Sabbio Chiese

GardoneRiviera

Salò

Gargnano

S. Felice d.B.

Gavardo

Serle

Ghedi

Sirmione

Idro

Soiano d.L.

Lonato d.G.

Tignale

Manerba d.G.

Toscolano M.

Mazzano

Tremosine

Moniga d.G.

Trevisio Bresciano

Montichiari

Vallio Terme

Muscoline

Valvestino

Nave

Vestone

Nuvolento

Villanuova

Nuvolera

Vobarno

digere il relativo verbale e dare avvio alle successive fasi di carattere giudiziario. Rientrano in questa casistica le situazioni di difformità riscontrate durante le procedure di controllo che hanno dato esito negativo e per le

quali siano state regolarmente comunicate agli interessati. Disposizioni di prima applicazione La nuova disciplina normativa si applica a tutti i proce-


GEOLOGIA Nuova mappa di classificazione sismica della Regione Lombardia

dimenti avviati dopo la data di efficacia della L.R. 33/2015, ovvero successivi alla data del 10 aprile 2016. Per tutti i procedimenti in corso si continuano ad applicare le disposizioni di cui alla L.R. 46/1985, secondo le quali la competenza resta in capo alla Regione, che continua ad applicare le procedure di cui alla DGR n. 6/10650 del 22 marzo 1996. L’art. 15 comma 2 della L.R. 33/2015 definisce come “procedimento in corso” quelle pratiche per le quali alla data del 10 aprile 2016 sia stato depositato il progetto esecutivo delle strutture a norma di legge, mentre l’alle-

gato H alla DGR 5001/2016 definisce come “procedimento di controllo in corso” quelle pratiche per le quali alla data del 10 aprile 2016 la Regione abbia inviato ai soggetti interessati la comunicazione di avvio del procedimento di controllo. Per quanto riguarda l’attività degli STER provinciali relativi all’applicazione della L.R. 46/1985 è da sottolineare che la procedura in atto, finalizzata esclusivamente ad effettuare controlli di tipo successivo al deposito delle pratiche presso i Comuni, prevedeva la comunicazione mensile, da parte di questi alla

Regione, dell’elenco delle pratiche depositate e tale comunicazione doveva avvenire entro i 30 giorni successivi al mese di riferimento. Lo STER della Provincia di Brescia, dopo aver recuperato un ritardo cronico di quasi 2 anni, per quanto di sua competenza, è riuscito ad avviare l’istruttoria per tutte le pratiche depositate, presso i 32 comuni ricadenti in zona sismica 2, fino al 31 marzo 2016, inviando agli interessati la relativa comunicazione e facendo così rientrare tali pratiche nella definizione di “procedimenti di controllo in corso”; le pratiche i cui progetti sono

stati depositati dal 01 aprile 2016 al 09 aprile 2016 sono pertanto da considerare procedimenti in corso ai sensi dell’art. 15 comma 2 della L.R. 33/2015 e come tali non sono da assoggettare alla disciplina dell’autorizzazione preventiva, ma, non essendo considerabili come procedimenti di controllo in corso ai sensi dell’allegato H alla DGR 5001/2016, essi non saranno soggetti ai controlli di competenza regionale, ma dovranno essere ricompresi nella base campionata degli interventi autorizzati per l’espletamento del sorteggio eseguito a livello comunale ai sensi IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 77


GEOLOGIA

della nuova disciplina normativa. Relazione geologica e relazione geotecnica Tra la documentazione minima prevista dall’allegato E della DGR 5001/2016 rientrano la relazione geologica e la relazione geotecnica, cosi come previsto dalla normativa nazionale e regionale vigente. Si sottolinea che per gli interventi su edifici esistenti qualificati come riparazione e/o miglioramento sismico, qualora questi non riguardino opere di cui al paragrafo 6.1.1 delle NTC2008 o abbiano influenza su di essi, a fronte di specifica dichiarazione da parte del progettista strutturale (modulo 11), le suddette relazioni non sono richieste. Per quanto riguarda la presenza della relazione geologica si evidenzia che essa è obbligatoria, ai fini del rilascio del titolo abilitativo, nel caso in cui l’intervento ricada all’interno di aree appartenenti alla classe di fattibilità geologica 2, 3 e 4 (per i soli interventi autorizzabili) ai sensi del capitolo 4 Parte I Allegato B della DGR 2616/2011 (relazione geologica R3) ed è obbligatoria in fase di deposito del progetto strutturale ai sensi del paragrafo 6.1.2 e 6.2.1 delle NTC2008 (relazione geologica R1); è evidente che qualora siano richieste entrambe le relazioni contemporaneamente ai sensi delle predette norme, esse potranno essere raccolte in un unico documento a firma esclusiva di un geologo. 78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

Per quanto riguarda la relazione geotecnica essa potrà essere redatta sia da un geologo sia dal progettista delle strutture e dovrà contenere, come minimo, il programma e i risultati delle indagini geotecniche, la caratterizzazione e la modellazione geotecnica di cui al paragrafo 6.2.2 delle NTC2008; in essa potranno essere ricompresi anche i calcoli per il dimensionamento geotecnico, le verifiche della sicurezza e delle prestazioni e la descrizione delle fasi e modalità costruttive delle opere interagenti con il terreno qualora l’estensore della relazione geotecnica fosse anche il progettista delle stesse; diversamente tali argomenti dovranno essere ricompresi nella relazione sulle opere di fondazione prevista ai sensi dell’art. 93 del DPR 380/2001, contenente i criteri seguiti nella scelta del tipo di fondazione, le ipotesi assunte e i calcoli svolti nei riguardi del complesso terreno-opera di fondazione. Qualora l’intervento risulti di modesta rilevanza e ricada in zone ben conosciute dal punto di vista geotecnico potranno essere omesse le indagini geotecniche, previa responsabilità del progettista, come previsto dal paragrafo 6.2.2 delle NTC2008; in tal caso nella relazione geotecnica si dovrà specificare il motivo dell’assenza di indagini geotecniche specifiche, documentando le conoscenze e le indagini pregresse a cui si è fatto riferimento, previa verifica, da parte del geologo, della loro

estrapolabilità al sito oggetto di intervento, sulla base del modello geologico di riferimento. Considerazioni finali A poco più di un mese dall’entrata in vigore della nuova disciplina normativa regionale le problematiche emerse in fase di applicazione non sono trascurabili, buona parte delle quali legate alla scelta di trasferire le competenze regionali alle Amministrazioni Comunali. Alcune problematiche fino ad ora emerse, di minor conto, ed altre che sicuramente emergeranno in futuro, riguardano strettamente la procedura delle istruttorie, la modulistica e il sistema informativo ad essa associata. Queste potranno essere superate grazie al periodo di monitoraggio che la Regione ha istituito ed esteso fino al 31 dicembre 2016, fortemente voluto dai rappresentanti degli Ordini Professionali che, a titolo totalmente gratuito, hanno partecipato ai Gruppi di lavoro inter-direzionali istituiti da Regione Lombardia. Durante il periodo di monitoraggio sarà pertanto possibile raccogliere tutte le problematiche tecniche e operative evidenziabili nella nuova procedura e a quelle minimali, strettamente legate alla modulistica, ai quali sarà possibile porre rimedio anche attraverso semplici e rapidi atti dirigenziali. Data la complessità della tematica trattata è infatti irragionevole pensare che la modulistica predisposta nell’ambito della DGR 5001/2016 possa

essere da subito in grado di adattarsi a tutte le casistiche possibili, esperienza già in parte emersa in altre regioni. Si deve comunque considerare la nuova disciplina in materia di vigilanza sismica in Regione Lombardia un buon strumento normativo di prevenzione del rischio sismico, in quanto prevede: • un maggior controllo progettuale nelle zone a maggior sismicità; • un maggior approfondimento in termini di indagini ed analisi geologiche, geotecniche e sismiche nelle aree soggette a potenziali effetti sismici locali individuate in fase di pianificazione; • maggior attenzione in fase di istruttoria per gli interventi di sopraelevazione ritenuti particolarmente delicati dal punto di vista della loro potenzialità ad aumentare la vulnerabilità sismica degli edifici esistenti; • maggior controllo per gli edifici a maggior esposizione sismica. Inoltre l’introduzione di una, seppur minima, vigilanza regionale sull’operato dei comuni o loro forme associative, prevista più alta per quegli interventi ritenuti tecnicamente e giuridicamente più complessi, tali da richiedere il rilascio di un parere tecnico del competente ufficio regionale, potrebbe in parte limitare le problematiche generate dalla “discutibile” scelta di trasferimento delle competenze regionali alle Amministrazioni Comunali. T



TECNICA Andrea Botti

I muri di Perraudin

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al dopoguerra a oggi, una parte del mondo della progettazione, ha progressivamente indirizzato le energie verso la produzione di architetture che concretizzassero concetti come leggerezza, trasparenza, incorporeità, considerati presupposti indispensabili di un costruire adeguato ai progressi tecnologici, ai mutamenti sociali e alle conseguenze di un nuovo rapporto con l’ambiente. Per molti, ancora oggi, la massività dell’edificio e la gravità delle parti costruite sono un segno di altri tempi, quasi come se, essere contemporanei, significasse necessariamente sacrificare il passato. L’attualità di elementi classificati come archetipi architettonici è dimostrabile nelle realizzazioni dell’architetto francese Gilles Perraudin: costruzioni in blocchi di pietra massiccia, riedizioni odierne di architetture megalitiche nate non dall’eroico sforzo di decine di uomini ma dal lavoro di alta precisione (spesso non meno eroico) di una gru e di un paio di operai. Attraverso le sue cantine vinicole l’architettura si mostra nell’apparente semplicità di solidi omogenei e stereotomici, pesanti, indistruttibili, perfetti per soddisfare le richieste dei produttori di vini. Del resto la vinificazione richiede manufatti architettonici con prestazioni elevate in termini d’inerzia termica (i bruschi sbalzi di temperatura possono compromettere la conservazione dei vini nel tempo). Per garantire le condizioni di microclima interno Gilles Perraudin da anni orienta il proprio lavoro verso il recupero delle tradizioni costruttive di tipo massivo. La prima esperienza risale al 1997, con la realizzazione, a Vauvert nella Camargue, di un edificio destinato alla lavorazione delle uve. L’intento puntava a una costruzione compatibile con l’ambiente circostante, dotata di elevata inerzia termica. Il risultato è una scatola massiccia composta da blocchi modulari di pietra, con dimensioni cm 52x105x210, assemblati per sovrapposizione su una soletta di cemento. Un edificio essenziale “Talmente essenziale – sosteneva il progettista – che l´ho costruito da solo, senza ditta, semplicemente noleggiando la gru e l´operatore e dirigendo le operazioni direttamente sul posto”, ma anche estremamente razionale nelle sue componenti, poiché il peso di ogni blocco, oltre 2 tonnellate, non concede nulla all’arbitrarietà e al capriccio. La materia litica utilizzata è la pietra del Pont du Gard1 (il celebre acquedotto romano dell’inizio del I sec. d.C.), di facile 80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

lavorazione, al punto da essere sottoposta a segagione meccanica ancora nella cava. Pochi i materiali assemblati: il legno della copertura e della pavimentazione, il vetro dei serramenti, quelli degli impianti che scorrono a pavimento o a soffitto, così da garantire, nel caso di ristrutturazioni o demolizioni, un’agevole separazione dei componenti per facilitarne il riciclaggio. La semplicità degli elementi costruttivi e la ripetitività del montaggio a secco (monoliti disposti in orizzontale o in verticale, carpenteria lignea a travi parallele ripetute ritmicamente a distanze costanti) hanno consentito una precisa programmazione delle fasi di avanzamento del cantiere. I parallelepipedi litici sono stati trasportati fino al perimetro della costruzione con un autocarro dal quale, con gru a braccio mobile, si è effettuato lo scarico contestualmente alla diretta e definitiva messa in opera. L’appoggio della prima fila di blocchi è avvenuta previa stesura di uno strato di malta di cemento (nello spessore di circa 5 cm) che ha garantito la costituzione di un omogeneo “cuscinetto” ripartitore dei carichi e la disposizione dei manufatti in perfetta orizzontalità. Un’esperienza simile è stata proposta anche nella realizzazione delle cantine di Nizas, nei pressi di Montpellier nel 2001. Ancora una volta l’elemento dominante è stato il muro in blocchi di pietra posati a secco, interrotto solo dai portali d’accesso e da un’apertura, segnata da una sequenza di manufatti verticali con doppia funzione, statica e di frangisole per modulare l’intensità della luce che filtra all’interno anche attraverso un’apertura orizzontale continua, in corrispondenza delle travi del tetto.


TECNICA Nella pagina precedente. Il sistema trilitico a Stonehenge, Amesbury Wiltshire, Regno Unito. In questa pagina, in alto. Interno delle cantine di Vauvert, Francia.

Il re-impiego del sistema trilitico e della muratura continua hanno trovato una sintesi nel progetto per la cantina del Monastero di Solan a Gard realizzato fra il 2003 e il 2007. Un’opera impostata sulla costruzione di ciò che è stato definito il muro albertiano2, attribuito al celebre architetto e teorico rinascimentale Leon Battista Alberti secondo i quale “Nel trattare le norme concernenti i muri, è bene cominciare da ciò che ha importanza maggiore. In questa sede è dunque opportuno parlare delle colonne e di quanto ha attinenza con esse; poiché una fila di colonne non è altro che un muro attraversato da molte aperture”3. L’edificio, costituito da un volume compatto organizzato su due livelli, è disposto perpendicolarmente a un declivio, come la costruzione che o-

In senso orario, a partire dall'immagine sopra. Interno delle cantine di Nizas. Vista del Monastero di Solan e della facciata delle cantine. Assemblaggio dei blocchi in pietra. Cantine di Solan, il prospetto e il cantiere. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 81


TECNICA

spita il convento. La struttura perimetrale è costituita, anche in questo caso, da una muratura isodoma4 in calcare di Vers, e i solai da semplici travature in legno. La novità è rappresentata dalla serie di fessure che separano un pilastro dal successivo, tamponate con serramenti in vetro o con panelli in legno. Perraudin riprende il principio del trilite, ma ruotando il pilastro e dimezzando la luce dell’architrave, aumenta lo spessore del muro riducendo la dimensione delle aperture. La luce naturale può penetrare in modo controllato all’interno, gli sguardi esterni non riescono a oltrepassare lo spessore murario. Anche qui, come a Nizas, il varco dell’ingresso principale è sostenuto da una piattabanda a tre conci. Le tre cantine rappresentano le fasi di un percorso che ha condotto Perraudin alla ri-scoperta delle opportunità costruttive e formali prodotte dall’impiego di elementi le cui dimensioni sono conseguenti anche a una strategia di approvvigionamento. I grandi blocchi con dimensioni di 1,10×1,05×2,30 m, derivati dal taglio della roccia lungo il fronte di cava, sono stati ulteriormente ridotti secondo un piano di taglio longitudinale, a parallelepipedi con spigoli vivi da 2,5 tonnellate e dimensioni 0,52×1,05×2,10 m nelle cantine di Vauvert e Solan e 0,60X0,90X2,20 m a Nizas (questa differenza risulta dalle 82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

diverse dimensioni dei blocchi estratti in cava). Le dimensioni definiscono il modulo (come il diametro di base della colonna nel tempio greco) e alle regole dell’assemblaggio si sottomettono tutti gli elementi della costruzione: aperture, passaggi, luci dei solai, etc.. Il muro a forte spessore (come nella cattedrale romanica) genera un’alternanza interno/esterno che va oltre la pura definizione di spazi per divenire regola monastica, esercizio spirituale e protezione del sé e della propria quotidianità. Principi che sono parte integrante della nostra cultura dell’abitare e che l’architetto francese ha posto alla base delle proprie ricerche progettuali sulla casa. L’utilizzo della pietra nell’architettura residenziale da sempre è associato alle classi più agiate: il palazzo del principe, come la chiesa e il municipio, emergevano dal tessuto di abitazioni realizzate con materiali più modesti. Tuttavia, il quartiere di edilizia sociale a Cornebarrieu (Tolosa), realizzato nel 2011, sembra contrastare questa secolare tradizione. La scelta di impiegare la materia litica associata a materiali industriali o comunque più modesti è coerente con la filosofia progettuale di Perraudin: l’edificio non deve contenere la pietra, ma essere di pietra, non si devono realizzare costosi rivestimenti decora-


TECNICA In queste pagine. Social housing, Comebarrieu, Francia

tivi, ma sobrie ed economiche murature piene. Anche qui, la scelta di utilizzare blocchi di calcare di Beaulieu5 con spessore di 40 cm ha evitato gravosi sfridi generati dall’uso di spessori sottili, ha garantito una forte inerzia termica che, combinata con la ventilazione naturale e il raffrescamento portato dalle logge ha migliorato il comfort degli alloggi6; “Difficilmente si potrebbe incontrare maggiore omogeneità (…) fra costruzione, utilità, composizione – vale a dire firmitas, utilitas e venustas (…)”7 La contemporaneità della costruzione in pietra massiva è dimostrata anche in settori che sembrano campo privilegiato dei prodotti industriali e ciò vale anche quando i parametri di riferimento riguardano la sostenibilità. Va ricordato che i materiali lapidei offrono vantaggi quali: ridotte emissioni durante la fase di escavazione e lavorazione (la pietra non deve essere prodotta), reimpiego di tutti gli scarti di lavorazione compresi i fanghi, riuso dei materiali derivanti da eventuali demolizioni (disponibili per un riutilizzo praticamente all’infinito). Tuttavia, le esperienze progettuali dell’architetto francese non si esauriscono nel confronto con queste tematiche; la sua ricerca sembra soprattutto concentrata sulle potenzialità delle tecnologie d’ispirazione arcaica, attraverso una riproposizione di “architetture megalitiche” realizzate senza le gigantesche difficoltà del passato. Forse è per questo che alla domanda: “Come definirebbe il suo lavoro ?” egli ha risposto “Essenziale”. T Note 1 “Calcare di Vers, una roccia sedimentaria, tipo ‘molassa conchigliata’,un po’ arenosa, di colore biondo, miele, ambrato che risale (…) a 15 milioni di anni fa”. 2 S. Zerbi, Gilles Perraudin, Cantina per il Monastero di Solan, la Bastide d’Engras, Gard, Francia, 2003-2007, Blog Architetture di Pietra, 14/12/07. 3 Leon Battista Alberti, De re aedificatoria, Libro I, Capitolo X. 4 È caratterizzata da file di uguale altezza, costituite di blocchi regolari, di pietra dello stesso spessore del muro, lavorati su tutti i lati, disposti in file orizzontali ad altezza regolare ed omogenea. Presentano spesso incassi e solchi all’interno per l’incastro reciproco per facilitare la posa in opera. Ogni fila è sfalsata rispetto a quella su cui si appoggia. N.d.A. 5 Pietra calcarea di colore beige chiaro estratta nei pressi di Montpellier. 6 V. Pavan a cura di, SOUL OF STONE, Ed. Cortella, Verona, 2015. 7 J.J. Lahuerta, La casa di Pietra in SOUL OF STONE, Ed. Cortella, Verona, 2015. Per eventuali approfondimenti vedi blog ARCHITETTURE DI PIETRA - JOURNAL.

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CULTURA

Donne muratore Franco Robecchi

N

el panorama di chi si interessa di edilizia, e specialmente di storia dell’edilizia, mancano inevitabilmente molti tasselli. Per quanto si studi e ci si informi, le zone d’ombra restano molte. Il grande mondo dell’uomo costruttore ha inventato mille strumenti e mille modi di realizzare le proprie case, le strade, i ponti, i canali, le torri e le fognature. L’intelligenza edile e infrastrutturale ha segnato il progresso umano, abbinando sapienza, prudenza, astuzia ed esperienza, trovando soluzioni impensabili e anche con mezzi molto elementari e in tempi anche molto antichi. Si pensi solo allo sconcerto e all’ammirazione che ancora colgono quanti si pongono di fronte al fenomeno della costruzione delle piramidi dell’antico Egitto. Si pensi ai misteri, in buona parte ancora ermetici, sigillati nei megaliti di Stonehenge. Ma si pensi anche allo stupore che ancora avvertiamo di fronte alla straordinaria invenzione della struttura dell’arco, della volta, delle cupole. È pensabile che solo con carriole, scale, funi si possano portare 5000 tonnellate di calcestruzzo e cotto a stare sospese, senza appoggi intermedi, all’altezza di 43 metri, su una luce libera, circolare, di 43 metri? E stiamo parlando di un’impresa di 1900 anni fa, in un luogo strepitoso che si chiama Roma. È pensabile che 800 anni fa si siano potute innalzare navate alte decine di metri sostenute da sottili nervature di pietra, spesso composte da segmenti solo appoggiati a secco gli uni contro gli altri, ottenendo un telaio quasi filiforme, rispetto alla mole dell’architettura, come se si fosse usato l’acciaio? Questo era il Gotico, miracolo della statica e dell’ispirazione estetica. Ma la sorpresa più inattesa, anche per gli studiosi, è la scoperta di una miniatura di metà del Quattrocento che mostra due dame che stanno svolgendo il la84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

voro dei muratori, all’interno di un cantiere edile. Il disegno è di un anonimo illustratore francese, noto soprattutto per le sue miniature su un manoscritto intitolato Roman de Girart de Roussillon. Non conosco i contenuti di quello scritto, per cui non posso spiegare il motivo di una così singolare raffigurazione. È presumibile che si tratti di un’immagine allegorica, forse riferita all’interessamento economico di alcune nobili per la costruzione di una chiesa. Potrebbe anche trattarsi di una versione favolistica di qualche vicenda religiosa, fra le molte fantastiche che si riferiscono ad eventi miracolosi, nella vita di santi o di anime pie. “Essendo ormai impossibile – sembra di poter leggere – che gli operai proseguissero la costruzione della chiesa, le due sorelle da sole si recarono nel cantiere e provvidero esse stesse a portare ceste di malta, mattoni e bugne di pietra su per le scale, finché la chiesa fu compiuta, per la maggior gloria di Dio”. Ovviamente bisognerebbe approfondire. Di certo si tratta di un’immagine che, anche solo sotto il profilo della percezione ottica, seduce per la sua rarità.


CULTURA Nella pagina precedente. Le dame muratore nella miniatura di metà Quattrocento. In questa pagina, dall'alto in senso antiorario. Una delle molte raffigurazioni medievali di donne intente alla filatura della lana. Una rara raffigurazione medievale di donna scultrice. L’atelier di un’artista medievale, pittrice e scultrice.

Il lavoro delle donne medievali è raffigurato, nel 95% dei casi, come quello domestico inerente alla filatura della lana. Molto più raramente è rappresentata la donna al telaio. Sono rare le raffigurazioni di donne intente alla preparazione dei cibi, invece abbondanti nella pittura del tardo Cinquecento e del Barocco, soprattutto fiammingo. Di una rarità particolare, ma non così eccessiva come l’immagine delle donne muratore, sono immagini di donne artiste, all’opera mentre dipingono o scolpiscono. Contrariamente alle donne muratore, le pittrici e le scultrici non erano una proiezione di fantasia, ma appartengono a quella schiera di personalità oscurate dal maschilismo. Davvero esistevano donne artiste, non tutte essendo solo addette a filare lana o accudire bambini. Da diversi anni sta uscendo una produzione di libri e mostre sul tema delle donne pittrici, alcune delle quali, come Artemisia Gentileschi o Rosalba Carriera, sono conosciute da qualcuno anche nella generica fascia dei non specialisti.

IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 85


CULTURA

Ma, restando all’ambiente medievale, è difficile vedere raffigurato qualche altro mestiere femminile, salvo il lavoro più antico del mondo, che appare in poco conosciute, ma non introvabili miniature, peraltro molto interessanti. Per vedere le donne al lavoro, ad esempio in quello certamente molto praticato dei campi, bisogna sostanzialmente attendere l’Ottocento. Solo in quel secolo inizia una produzione copiosa di raffigurazioni a sfondo sociale, quando non socialista, del lavoro in generale e anche del lavoro femminile. Si vedono allora contadine, lavandaie, mungitrici, portatrici di grandi fascine di legna. Si passa poi alle donne operaie, che forse possono avere la loro capostipite nella ragazza impegnata al fornello della filanda, mentre, con le mani nell’acqua quasi bollente, sfila dai bozzoli il capo del filo di seta. Poi fu l’epoca delle celebri mondine, con la loro patrona Silvana Mangano. Infine la pittura iniziò a mescolarsi alla fotografia, nel ritrarre le vere e proprie operaie addette al lavoro in serie, presso qualche macchina, occupate a ripetere gesti per preparare fiammiferi, selezionare stracci, avvitare lame di forbici. Forse anche l’edilizia vide qualche altra donna costretta a darsi da fare fra polvere, mat86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3


CULTURA Nella pagina precedente, dall'alto. Una donna al lavoro in un’officina ottocentesca. Due operaie ottocentesche mentre lavorano alla produzione di forbici. In questa pagina. Operaie in una fabbrica di nitroglicerina ottocentesca.

toni e travi. Viene in mente soprattutto l’Unione Sovietica, dove non si disdegnava impiegare stuoli di donne liberate dal fardello dei figli inquadrati in qualche asilo di stato. Potevano

cosĂŹ felicemente darsi alla fonderia, alla catena di montaggio e, poi, durante la guerra, provvedere alla confezione di proiettili o raccogliere le macerie di case bombardate. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3 - 87


CULTURA La rarissima immagine di una donna medievale che insegna la geometria a un attento uditorio maschile.

Oggi le donne attive in edilizia sono molte, ma si chiamano architetti, geometri, ingegneri, controllori della sicurezza, periti valutatori, certificatori del bilancio energetico. Se poi guardiamo ad altri settori del lavoro è evidente a tutti il diffondersi della presenza femminile. Tralasciando la funzione tipica dell’insegnante, a partire dalla maestra elementare, che da oltre un secolo vede il prevalere della figura femminile, si può constatare l’esplosiva presenza nel campo medico, non più limitata alla più vecchia nicchia della pediatria. Se entriamo in un tribunale vediamo folte e gradevoli frotte di avvocatesse e di magistrati donne, già qui imbarazzati sotto questa petulante diatriba su quale debba essere il vocabolo adatto alle molte professioni femminili. Prima non si doveva usare il termine avvocatessa perché discriminava rispetto al vecchio termine di avvocato. Poi invece si è dovuta riconoscere l’orgogliosa specificità femminile, pur restando il dubbio fra avvocatessa e avvocata, così come fra ministra e ministro. E della preside che dire? Il mondo del giornalismo si affolla anch’esso di femminile, per non parlare dello sport, nel quale molte delle nostre emozioni di sportivi da poltrona sono proprio derivanti dalla forza, dall’intelli88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/3

genza di molte ragazze, che spesso associano alla solidità anche la grazia seducente. Possiamo citare Maria Sharapova o Federica Pellegrini? La miniatura delle donne muratore potrebbe esser presa come emblema per una nuova associazione di donne geometre, magari accanto ad un’altra curiosissima miniatura medievale che mostra una donna che insegna la geometria, quella della scienza da tavolino, a un gruppo di attentissimi T maschi.


Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio

Finalità della rubrica è di contribuire all'informazione sull'emanazione di Leggi, Decreti, Deliberazioni e circolari pubblicati sulla G.U. Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul B.U.R.L. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri.

Legge 25/2/2016 n. 21 Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 30/12/2015 n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.

Decreto Ministero Economia e Finanze 29/2/2016 (Gazzetta Ufficiale 7/3/2016 n. 55) Aggiornamento dei coefficienti di IMU e TASI per l’anno 2016 per i fabbricati appartenenti al gruppo catastale “D”

Decreto Legge 14/2/2016 n.18 (Gazzetta Ufficiale 15/2/2016 n. 37) Tra le varie disposizioni contenute nel provvedimento si segnala la modifica della disciplina fiscale dei trasferimenti immobiliari nell’ambito delle vendite giudiziarie. Detti trasferimenti sono soggetti alle imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura fissa di € 200,00 ciascuna a condizione che l’acquirente ritrasferisca l’immobile entro 2 anni. La disposizione da effetto dal 16/2/2016 al 31/12/2016.

Decreto Ministero del Lavoro e Politiche Sociali 18/3/2016 (Gazzetta Ufficiale 25/3/2016 n. 71) Attrezzature di lavoro - Elenco di cui al punto 3.7 dell’allegato III del decreto 11/4/2022, dei soggetti abilitati per l’effettuazione delle verifiche periodiche di cui all’art 71, comma 11, del D.leg.vo 9/4/2008 n.81 e successive modifiche e integrazioni.

Decreto legislativo 15/2/2016 n. 28 (Gazzetta Ufficiale 7/3/2016 n.55) Attuazione della direttiva 2013*/51/Euratom del Consiglio del 22/10/2013, che stabilisce requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano. Il provvedimento sostituisce la disciplina di cui al D.leg.vo 31/2001. Le nuove regole entrano in vigore dal 22/3/2016.

Decreto Ministero Sviluppo ed Economia 16/2/2016 (Gazzetta Ufficiale 2/3/2016 n. 51) Aggiornamento della disciplina per l’incentivazione di interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili secondo principi di semplificazione, efficacia, diversificazione e innovazione tecnologica, nonché di coerenza con gli obiettivi di riqualificazione energetica degli edifici della pubblica amministrazione.

Decreto legislativo 15/2/2016 n. 39 (Gazzetta Ufficiale 14/3/2016 n. 61) Attuazione della direttiva 2014/27/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26/2/2014 relativo alla classificazione ed alla etichettatura ed all’imballaggio delle sostanze e delle miscele. Al fine di adeguare la normativa nazionale al nuovo contesto comunitario in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori dai rischi derivanti dall’esposizione ad agenti chimici.

Provvedimento Agenzia Entrate 17/3/2016 (Gazzetta Ufficiale 29/3/2016 n.73) Approvazione delle nuove specifiche tecniche per gli adempimenti in materria di registrazione, di trascrizione, iscrizione ed annotazione nei registri immobiliari e di voltura catastale. (In vigore obbligatoriamente dal 1/10/2016)

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Aggiornamento Albo

Cancellazioni dall’Albo N. Albo

Data

Nominativo

5302

11/03/2016 Zaffaina Albertino

Residenza

Luogo e data di nascita

Motivo

Piazza Garibaldi 7 - Desenzano D/Garda (BS)

Desenzano D/Garda (BS) 01/02/1964

DECESSO

Iscrizioni all’Albo N. Albo

Data

Nominativo

Residenza

Luogo e data di nascita

Anno diploma

6473

02/05/2016

Bonfadelli Nicola

Via Pozzo 27 - Collebeato (BS)

Brescia (BS) 01/06/1993

2012

6474

02/05/2016

Palmerini Paolo

Via X Giornate 108 - Soiano Del Lago (BS)

Brescia (BS) 14/08/1990

2009

6475

02/05/2016

Poinelli Nicolò

Via Leonardo da Vinci 20 - Tignale (BS)

Brescia (BS) 30/12/1990

2009

Il mondo di B. Bat.

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