Il Geometra Bresciano - n.3 del 2013

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IL GEOMETRA BRESCIANO

Anno XXXVIII N. 3 maggio-giugno 2013

Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

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IL GEOMETRA BRESCIANO

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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia

Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli.

Direttore responsabile Bruno Bossini Segretaria di redazione Carla Comincini Redazione Raffaella Annovazzi, Lara Baghino, Stefano Benedini, Nadia Bettari, Laura Cinelli, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Matteo Negri, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Marco Tognolatti, Simonetta Vescovi, Giuseppe Zipponi Hanno collaborato a questo numero Beppe Battaglia, Andrea Botti, Gaetano Butticé, Francesco Cuzzetti, Lorenzo Di Schiena, Paolo Ghitti, Antonio Gnecchi, Filippo La Duca, Monica Lavagna, Gino Pagliuca, Piergiorgio Priori, Andrea Raccagni, Morgana Rancati, Maria Tomasoni, Franco Robecchi, Emanuele Rocca, Giuliano Vacchi Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Malta 10 - 25125 Brescia Tel. 030/224121 - Fax: 030/226031 Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20 Di questa rivista sono state stampate 8806 copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio. N.3 - 2013 maggio-giugno Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

Sommario

EDITORIALE - Sempre più necessaria la definizione degli ambiti professionali in edilizia 2

AMBIENTE & BIOEDILIZIA - Prestazioni termiche e profilo ambientale dei materiali isolanti 82

INTERVISTA - Competenze in edilizia: tavola rotonda tra colleghi sulla bozza di Regolamento 4

CONDOMINIO - Ristrutturazioni sotto il tetto. Sentenze della Cassazione 92 Assemblee, maggioranze e rate. Ecco alcune regole del nuovo condominio 94

DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Cena sociale 2013: tanti i premiati per 40, 50 e 60 anni di onorata professione 12 Quando il geometra è anche un artista: la decorazione di superfici critiche 48

CULTURA - Il geometra che disegnò un tassello del panorama di Brescia 96 Aggiornamento Albo

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LEGALE - Parti comuni condominiali: tra venditore e acquirente a chi spettano le spese straordinarie? 30 URBANISTICA - Legge regionale 4/06/2013, n. 1. Disposizioni transitorie per la pianificazione regionale 32 Edilizia più semplice 34 SCUOLA -Le borse di studio del Collegio agli studenti meritevoli del “Tartaglia” 38 Studenti del Tartaglia in campo anche per la prevenzione degli incidenti stradali 42 ESTIMO - Procedimenti di stima per la valutazione degli immobili 52 SICUREZZA CANTIERI - Il D.U.V.R.I.: Documento unico di valutazione dei rischi interferenziali 54 FORMAZIONE CONTINUA - Corso base di Autodesk Revit: pregi e criticità di un software molto interessante 56 COLLEGIO DI LODI - Il nuovo accordo Stato-Regioni. Formazione per attrezzature e macchine da lavoro 58 MEDIAZIONE - Accolto con interesse il seminario sulla mediazione 68 TECNICA - Geografia litica. La pietra di Michelangelo 70 GEOLOGIA - Terre rinforzate in ambito edile: contenimento dei costi e gestione dei materiali di scavo 76

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EDITORIALE Bruno Bossini

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l dibattito sulla bozza del nuovo Regolamento professionale continua a non lasciare spazio adeguato, come invece meriterebbe, al vero problema che assilla la categoria: la definizione delle competenze in materia edilizia. Eppure anche in quest’ultimo anno, non sono mancati a tutti i livelli regionali e nazionale (ultimo il recente Congresso di Rimini) importanti riunioni e assemblee per un approfondimento proficuo del tema, al fine di giungere ad una sua definitiva soluzione possibilmente condivisa da tutti gli iscritti. Siamo consci delle numerose difficoltà che la categoria incontra nell’imporre le sue scelte, ma pur tuttavia risulta assodato che il tema delle competenze e la conseguente “certezza” del proprio onorario rappresentano di gran lunga per gli iscritti il traguardo più rilevante da raggiungere nell’ambito della riforma che intendiamo approvare. Non sono quindi ammissibili ulteriori ritardi o tentennamenti nella sua definizione. Vediamo dunque di approfondirne in questa sede almeno un aspetto: la così detta competenza in autonomia, quella per intenderci esercitabile senza il concorso collaborativo di altre professionalità abilitate, ricordando che molti altri aspetti del tema competenze sono stati affrontati nella “tavola rotonda” di cui si parla a pagina 4. La bozza proposta dal Con2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Sempre più necessaria la definizione degli ambiti professionali in edilizia siglio nazionale tratta l’argomento nell’art. 3 (comma b) limitandosi a fissare un vincolo volumetrico di 5000 mc (con l’obbligo di affidamento del calcolo e direzione lavori delle opere strutturali ad un tecnico abilitato). Quello dei limiti volumetrici, che hanno uno stretto richiamo con la “modesta costruzione”, costituisce un argomento da sempre discusso nell’ambito della nostra categoria anche con tesi contrapposte fra loro. Da una parte c’è chi mette in guardia dal precisare “troppo” i limiti volumetrici in cui il geometra dovrebbe poter operare in autonomia e non. Questi colleghi, i più tradizionalisti e restii all’ipotesi di una modifica radicale dello statu quo vigente in materia, ritengono, sfruttando l’equivoco della scarsa definibilità di cosa si debba intendere per “modesta costruzione”, di poter continuare ad usufruire dei vantaggi finora goduti. «Se l’indeterminatezza della norma – sostengono – ci ha sempre portato benefici, perché dobbiamo modificarla, precisandone meglio i contenuti?». Evidentemente essi non tengono conto degli innumerevoli ricorsi contro la categoria sulle competenze, che negli ultimi 20 anni sono cresciuti si può dire in modo esponenziale. Le sentenze e i Giudici che le esprimono sono sempre più indirizzati infatti a ritenere illegittima la competenza dei geometri sia sulla progettazione che sulla direzione lavori anche di palesi “modeste costruzioni” (e

qui sta la novità sostanziale rispetto ai tempi passati!) basando la loro argomentazione sul fatto che per garantire la sicurezza dell’immobile necessita un progetto strutturale anche con cementi armati che essi non ritengono ricada nelle loro competenze professionali. Di parere opposto soprattutto rispetto alle strategia da utilizzare, sono coloro che prendono atto della realtà e, in termini più propositivi, si orientano a ritagliarsi uno spazio professionale nelle nuove opportunità che il mercato offre loro. Mi riferisco agli interventi professionali specialistici che sono sempre più richiesti oppure, pur restando nella polivalenza, all’attività di coordinamento di altre attività professionali legate alla progettazione e direzione lavori che oramai nella stragrande maggioranza dei casi vengono espletate in équipe. Ciò anche in risposta al continuo evolversi dei modi e delle tecnologie del moderno costruire che sempre più complesse e sofisticate necessitano ora, rispetto ai tempi passati, di una progettualità molto più articolata. Anche nel caso tipico della modesta costruzione, è ormai prassi ricorrente l’affiancamento nella progettazione con uno strutturista di fiducia con il preciso incarico di procedere alla calcolazione dei cementi armati, soprattutto nei casi in cui l’immobile si trovi in zona sismica. «A quale scopo – sostengono costoro – dobbiamo rischiare con una sentenza

contraria la revoca dell’incarico e con essa la restituzione degli onorari già percepiti, se la risoluzione del problema per noi si limita all’obbligo di comunicare al proprio committente la presenza dello strutturista?» Questa modalità di approccio al tema può peraltro – non dimentichiamo – essere determinante per la risoluzione, a monte, di controversie presso la magistratura e offre alla categoria anche maggiori chance per garantirsi la competenza oltre che nella direzione architettonica anche in quella strutturale. È difficile al riguardo ritenere che il geometra con la sua formazione scolastica e professionale e con la pratica di aggiornamento continuo anche in ambito cantieristico, ora obbligatoria, sia impossibilitato ad espletare una corretta direzione lavori di opere in cemento armato su calcolati e disegni eseguiti da tecnico abilitato. Non si tratta nella pratica di una semplice lettura corretta dell’elaborato tecnico e di riproporlo per la sua realizzazione al responsabile dell’impresa appaltatrice? Qualcuno può pensare che il geometra non sia in grado di assumersi tale responsabilità di fronte al suo committente? E veniamo ora ai limiti di volumetria entro i quali, secondo l’art. 3, sarebbe possibile poter operare in autonomia. Va detto anzitutto che il limite di 5.000 mc, così come è ora indicato, risulta quanto


EDITORIALE La nota del Presidente Cosa ci riserva il prossimo futuro a qualche anno stiamo dibattendo di crisi economicafinanziaria, di lavoro, di scuola, di aggiornamenti, di specializzazioni, di rappresentanze, alle quali diamo risposte interrogative. Da poco si sono svolte le votazioni per l’elezione dei rappresentanti del Consiglio Nazionale e della nostra Cassa di Previdenza ed Assistenza. I risultati per il Consiglio Nazionale non mi sono ancora noti, mentre la composizione del Consiglio della Cassa è da poco stato eletto dall’assemblea dei delegati. L’elezione dei due Consigli è indispensabile per la programmazione futura della nostra categoria professionale. La Cassa di Previdenza, adeguandosi alle richieste del governo nazionale, ha già predisposto una programmazione atta a scongiurare un intervento governativo diretto nella gestione economica, mentre il Consiglio Nazionale che aveva in precedenza stilato una bozza di regolamento, dovrà, come azione primaria, arrivare alla definizione del nuovo regolamento, al quale dovranno collaborare tutti gli iscritti tramite i propri collegi, consulte regionali ed assemblee dei Presidenti. Nuovo regolamento che dovrebbe definire l’attività della nostra categoria per i prossimi cinquant’anni ed oltre. Il Collegio di Brescia cosa ha fatto e cosa si propone di fare. Noti sono i molteplici corsi organizzati e sostenuti nel quadriennio appena trascorso per neo iscritti, praticanti e aggiornamenti vari coprendo tutta la polivalenza della nostra categoria professionale, sia per liberi professionisti che per geometri collaboratori o dipendenti da imprese, ditte varie ed enti pubblici; anche loro sono geometri professionisti. A settembre il nostro Collegio sarà impegnato nell’elezione del Consiglio Provinciale, per la quale mi auguro una notevole partecipazione degli iscritti. In occasione dell’assemblea degli iscritti tenutasi nel marzo scorso, avevo avanzato la proposta di stilare un elenco di colleghi che si sarebbero candidati per avere i consensi necessari all’elezione da consigliere, da sottoporre a tutti i votanti. Tra le prerogative, insite nel consigliere, da annoverarsi principalmente si possono condividere l’amore per la propria categoria pro-

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meno generico e poco rispondente alla realistica attività dei geometri. In ogni caso sarebbe ben più pratico che esso venisse trasformato in corrispondente superficie lorda di pavimento (S.L.P.). Per quanto attiene poi in particolare alla residenza, tale limite sembra fin troppo premiante e potrebbe ragionevolmente essere ridimensionato anche a 3.000 mc (1.000 mq S.L.P.). Per l’edilizia commerciale o industriale di tipo prefabbricato invece tale limite risulta assolutamente insufficiente visto, nell’ipotesi di un’altezza del capannone di mt 5.50 al carroponte, tale limite corrisponderebbe ad un locale di meno di 1.000 mq. Va anche precisato che in queste tipologie costruttive la responsabilità della progettazione e direzione

lavori delle strutture prefabbricate o in opera resta in capo al prefabbricatore, che si assume a mezzo di un suo tecnico abilitato tali respon-

fessionale (il geometra) ed averne il D.N.A., essere costantemente a disposizione per tutte le attività non solo del Consiglio ma di qualsiasi incarico a livello Provinciale, Regionale e di rappresentanza presso le Istituzioni Pubbliche. Il consigliere, nelle sue funzioni, deve anteporre l’interesse della categoria all’interesse proprio; non ci si può sedere al tavolo del consiglio per procacciare interessi propri. Sarebbe un cattivo esempio della propria rappresentatività. E tutto questo senza compenso alcuno (gratuitamente) togliendo molto tempo alla propria attività, ma con l’orgoglio e la soddisfazione di avere dedicato tempo ed intelligenza alla categoria e a tutti i nostri colleghi. Il nostro Collegio cosa si propone di fare - Costante rapporto con la scuola a qualsiasi livello: scuole medie, istituti per costruzione ambiente e territorio ed università, affiancando i vari istituti in collaborazioni con loro docenti e nostri iscritti per insegnamenti sia teorici che pratici; ma non solo, la categoria dovrà contribuire anche finanziariamente. - Trattative sono in atto con i vari istituti per geometri (Cat) con l’università, con la regione, con la Provincia, percorsi ITS e IFTS, corsi vari già in essere definiti dai comitati tecnico scientifici; partecipazioni indispensabili per la vita e lo sviluppo della nostra categoria. Indispensabili e quotidiani dovranno essere mantenuti i vari corsi già in atto, non mi stò a dilungare quali e quanti avendone già dato notizia in precedenti interventi e pubblicazioni. Il lavoro è molto impegnativo, tanto più per un consigliere; tutto ciò è superabile con intelligente impegno mantenendo quelle caratteristiche, disponibilità e preparazione che la nostra categoria ha nel proprio D.N.A. con affermazioni ed apprezzamenti in ambito Provinciale, nazionale ed Internazionale certificato dai nostri clienti. L’occasione mi è propizia per augurare a tutti buone vacanze ed un cordiale saluto. Il Presidente, Giovanni Platto

sabilità. In questi casi, ai geometri e, a mio parere, deve essere concessa la competenza nella progettazione e direzione lavori ar-

Nuovo Consiglio Direttivo della Cassa Nazionale Previdenza Geometri L’ultimo Comitato dei Delegati tenutosi in Roma il 27 maggio scorso presso la Cassa, ha eletto il nuovo Consiglio Direttivo per il prossimo mandato nelle persone di Fausto Amadasi, Diego Buono, Rolando Alberti, Antonio Aversa, Carlo Cecchetelli, Cristiano Cremoli, Francesco Di Leo, Renato Ferrari, Carmelo Garofalo, Leo Momi, Ilario Tesio. In un apposito Consiglio sono state distribuite le cariche come segue: Fausto Amadasi (Presidente), Diego Buono (Vicepresidente), Antonio Aversa (Giunta esecutiva), Renato Ferrari (Giunta esecutiva), Carmelo Garofalo (Giunta esecutiva), Rolando Alberti, Carlo Cecchetelli, Cristiano Cremoli, Francesco Di Leo, Leo Momi, Ilario Tesio (Consiglieri). In particolare, per quanto attiene la Regione Lombardia, sono stati individuati i seguenti rappresentanti: Roberto Palù di Cremona, referente del Comitato regionale; Paolo Fappani di Brescia, componente della Commissione legislativa.

chitettonica senza alcun limite di superficie. Vorrei concludere con due parole sugli interventi progettuali e direzione lavori per ristrutturazione con limitato inteventi su opere strutturali e senza demolizione e ricostruzione, che costituiscono la stragrande maggioranza dei progetti ora richiesti ai geometri. Anche in questo caso ritengo che tali incombenze progettuali possano benissimo rientrare nelle competenza dei geometri senza limiti di volumetria e superficie. Resta ovvio che nel caso in cui la modifica sia rilevante sotto l’aspetto della portata strutturale, pur nei limiti dei supposti 3.000 mc (1.000 mq s.l.p.),resterà l’obbligo al geometra di richiedere la collaborazione di un tecnico abilitato per il calcolo strutturale. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 3


INTERVISTA

Competenze in edilizia: tavola rotonda tra colleghi sulla bozza di Regolamento La bozza di nuovo Regolamento professionale – elaborata dal Consiglio nazionale e proposta al congresso di Rimini – prosegue il suo cammino di affinamento con il contributo della categoria ad ogni livello, in vista dell’approvazione definitiva e dell’avvio del confronto con le altre professioni e della presentazione in Parlamento. Il dibattito in questi mesi sta animando anche la periferia; ed è per questa ragione che, circoscrivendo in quest’occasione il tema alle sole competenze in edilizia (quelle per intenderci illustrate nell’artico 3/C della bozza) abbiamo pensato di riunire al Collegio alcuni geometri, giovani e meno giovani, diversamente impegnati nella professione e provenienti da diverse aree della provincia, per una tavola rotonda assolutamente informale che cercasse di approfondire alcuni elementi e di calarli nella realtà operativa di ciascuno. Guidato dal direttore Bruno Bossini e alla presenza del presidente Giovanni Platto, il confronto ha visto la partecipazione dei colleghi Nadia Bettari di Carpenedolo, Mario Comincini di Pralboino, Paolo Fappani di Borgo San Giacomo, Silvano Orio di Desenzano e Dario Piotti di Tavernole sul Mella.

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er dar ordine al dibattito, il direttore Bossini ha brevemente introdotto l’argomento riassumendo poi in quattro diversi gruppi di domande le questioni più dibattute in tema di competenze professionali in edilizia. Ed il primo gruppo di domande poste a tutti i colleghi intervenuti ha riguar4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

dato da una parte il giudizio sulla sommaria formulazione dell’articolo 3/C del nuovo Regolamento (va bene così o si deve auspicare una definizione più dettagliata del quanto e del come?), nonché la congruità del limite di 5.000 metri cubi entro il quale il geometra può progettare ed operare. Di seguito la sintesi delle risposte.

Nadia Bettari: «Ho l’impressione che la definizione scelta per il nuovo regolamento sia una buona mediazione tra opposte esigenze non facilmente componibili. Val la pena infatti di sottoli-

nistrazioni. Quanto infine alla congruità del limite dei 5.000 metri cubi per la progettazione in autonomia, credo vada sostanzialmente bene se parliamo di edilizia residenziale (siamo nell’or-

neare che ogni ulteriore precisazione rischia d’essere un’arma a doppio taglio. Mettere alcuni paletti è peraltro necessario ed occorre trovare la formula per tradurre quanto per decenni è rientrato nella definizione della “modesta costruzione”, due parole che per molto tempo hanno consentito ai geometri una vasta operatività e che invece oggi finiscono per tarparci le ali anche in virtù delle interpretazioni, non sempre benevole e talvolta apertamente penalizzanti, adottate dai tecnici delle diverse ammi-

dine della costruzione con due piani fuori terra e dunque non è certo limite penalizzante), mentre ragionamenti, e limiti, diversi andrebbero studiati su altri tipi di costruzioni; penso ad esempio ai capannoni industriali, alle stalle in agricoltura… Per questo ritengo che si dovrebbe riformulare questo limite, adattandolo ai diversi tipi di costruzione e adottando la misura della superficie lorda di pavimento, invece dei metri cubi». Silvano Orio: «Nadia ha già detto molto e condivido la


INTERVISTA A sinistra, il direttore della rivista geom. Bruno Bossini

necessità di articolare meglio la definizione e soprattutto i paletti che vogliamo mettere al novero delle nostre competenze. In altri termini se fossi in Consiglio nazionale punterei anch’io a differenziare i diversi ambiti, poiché non sono meramente e immediatamente sovrapponibili i limiti della competenza del geometra per un edificio residenziale rispetto all’artigianale o al commerciale. In buona sostanza 5.000 metri cubi possono essere tanti in un ambito e pochi, pochissimi in un altro. In questo caso la

I partecipanti alla tavola rotonda sulle competenze dei geometri in edilizia

precisazione mi pare doverosa e se in Consiglio non ne hanno trovato la necessità, visto quello che è stato messo nella bozza, sulla base della nostra esperienza val la pena di suggerirlo con la giusta determinazione. E sono sicuro che il presidente del nostro Collegio non mancherà di farlo, quando la bozza tornerà al vaglio dell’assemblea dei presidenti». Mario Comincini: «Giusto, giustissimo, direi doveroso porre con forza il tema della diversità degli ambiti di pro-

gettazione in edilizia, così da stabilire insieme dei limiti che abbiano un riscontro preciso nella realtà operativa nostra di tutti i giorni. Per capirci: ritengo che 5.000 metri cubi siano paradossalmente persino troppi nel residenziale, mentre sono certamente irrisori per l’agricoltura, l’artigianato o l’industria». Paolo Fappani: «Vedo che ci stiamo concentrando sul dato dimensionale, sul limite di 5.000 metri cubi contenuto nella bozza di Regolamento. Io credo che limi-

tare le nostre competenze in materia di progettazione edilizia assumendo come parametro il dato dimensionale sia una scelta non supportata da un ragionamento scientifico e pertanto alla fine debole. La complessità di un edificio non si giudica certo dalla sua dimensione. Sgomberato il campo dal fatto che i geometri, stante la nuova normativa in materia di calcolo e progetto strutturale di nuovi edifici, nonché di riabilitazione strutturale di quelli esistenti, non sono in grado di svolgere questa attività, ritengo che sia più IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 5


INTERVISTA Silvano Orio

ragionevole ed alla fine sostenibile e chiara una scelta che vada in altra direzione: togliere ogni limite alle competenze in materia di progettazione edilizia a condizione che il geometra indichi già dall’assunzione dell’incarico, comunicandolo ufficialmente al committente nel disciplinare d’incarico, il nome dello strutturista che lo supporterà nella stesura del progetto e che poi redigerà, in fase esecutiva, il progetto strutturale. Mi sembra questo un percorso alla fine più credibile, più chiaro e coerente con le specifiche competenze». Dario Piotti: «Sono d’accordo con Fappani, mi 6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Nadia Bettari

sembra che questa sua impostazione sia più credibile e praticabile, soprattutto se teniamo conto che alla definizione del nostro Regolamento e del Regolamento di tutte le professioni si dovrà arrivare nel confronto con gli altri ordini. Insomma continuo ad avere la fastidiosa sensazione di discutere questioni, cercare mediazioni e soluzioni diverse che andranno poi rimesse pienamente sul tavolo della trattativa e dello scontro con le altre professioni. Forse valeva la pena far prima questo confronto ed avere poi un testo già largamente condiviso sul quale lavorare. Tornando al merito della domanda del direttore, io credo

che se ci limitassimo ancora alla cosiddetta “modesta costruzione” non ci sarebbe bisogno di inserire alcun limite nel Regolamento ed, in termini generali, resto convinto che più si scrive e peggio è. Quanto al limite dimensionale non mi entusiasma neppure la proposta di cambiare unità di misura, ovvero di passare dai metri cubi alla Spl (superficie lorda calpestabile): ognuno di noi sa infatti quali e quante diverse interpretazioni ci sono in ogni Comune anche su questo semplice dato».

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l secondo gruppo di domande poste dal direttore Bossini ha poi cercato di raccogliere i

pareri dei colleghi su cosa possa concretamente essere riconosciuto alla competenza del geometra quando lavora in autonomia (visto che a rigor di logica l’ambito della competenza in caso di lavori in coordinamento con altri professionisti e con la firma di tutti non dovrebbe riservare limiti particolari), con particolare riferimento all’annosa questione dei cementi armati. Ovvero se ad esempio la competenza nel campo della progettazione direzione lavori delle cosiddette opere da gestire in autonomia in campo edile si possano configurare con la progettazione e direzione lavori, tradnne le opere in


INTERVISTA Paolo Fappani

C.A., oppure se anche questo limite, come sostiene qualcuno, si traduca in una penalizzazione insopportabile per la categoria. Nadia Bettari: «A questo proposito voglio essere franca: considerando che la bozza di regolamento dovrà essere discussa e mediata anche con gli Ordini, meglio

mollare subito sul calcolo dei cementi armati e sostenere che solo gli ingegneri edili, e non altri ingegneri o gli architetti, hanno le competenze per la progettazione dei cementi armati. Diverso, invece, è la nostra competenza in merito alla direzione dei lavori delle opere

Dario Piotti

in cemento armato. Dobbiamo chiarire meglio in ogni passaggio del nostro regolamento che una delle nostre specifiche competenze è proprio la direzione lavori, non solo delle opere architettoniche, ma anche delle opere strutturali. E certo non solo per l’edilizia di modesta entità, ma per ogni genere di immobile».

Silvano Orio: «A me sembra chiaro che nelle nostre competenze non può mancare la progettazione della modesta costruzione, così come sono pienamente d’accordo con Nadia sulla piena e incondizionata competenza del geometra nella

direzione lavori di ogni genere di cantiere. A questo proposito mi pare dirimente la constatazione che il lavoro vero e proprio nella realizzazione di un’opera, soprattutto in tema di cementi armati, lo fa il capomastro, che non è un tecnico laureato ma un operaio specializzato che sa leggere i disegni. Ecco perché non serve che il direttore dei lavori sia un tecnico laureato, mentre occorre un geometra professionista che legga correttamente il disegno e lo illustri anche alle altre maestranze impegnate nell’opera, curando che il lavoro sia fatto a regola d’arte. In tema di cementi armati va infatti chiarito che l’apporto decisivo

dell’esperto non riguarda tanto la progettazione in sé quanto piuttosto il calcolo: è sul calcolo delle strutture necessarie a reggere una determinata costruzione che serve lo specialista calcolatore. Attenzione: ho detto che serve un ingegnere specializzato nel calcolo delle strutture edili, non un ingegnere aeronautico, un ingegnere meccanico o un architetto». Mario Comincini: «Su questo tema tante discussioni mi paiono inutili. Ha detto bene Silvano: so leggere un disegno, so verificare se è stato correttamente seguito nella realizzazione, so indicare agli operai come debIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 7


INTERVISTA Mario Comincini

bono intervenire, cosa è meglio fare e quindi non accetto limiti nella direzione lavori. Su questo non transigo. Idem per la progettazione anche strutturale che nelle modeste costruzioni è assurdo non possano fare capo al geometra». Paolo Fappani: «Penso che la direzione lavori possa e debba rientrare a tutto tondo ovvero senza limitazioni nelle competenze del Geometra, anche per le opere strutturali. Non vedo alcuna ragione per escluderci da questa attività, limitando la nostra competenza alle sole opere edili». Dario Piotti: «Sono pienamente d’accordo con tutti gli altri colleghi che hanno finora parlato sul fatto che non si possono accettare limiti alla nostra competenza per la direzione lavori; aggiungo che non si debbono accettare, non si deve neppure lasciar pensare che i geometri scelgano di piegarsi su questo tema. Questa è una battaglia che non si può perdere e si deve far capire a tutti gli altri che non conviene a nessuno neppure iniziare. Quanto invece all’ambito dell’autonomia, continuo a ritenere che pure qui le limitazioni abbiano poco senso, che non serva porle in un regolamento. In pratica a mio avviso, ogni geometra ha la competenza che si è costruito negli anni con lo studio ed il lavoro. C’è pertanto un quid di competenze che ci dà la scuola, ma c’è pure, ed è la storia e l’im8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

pegno anche del nostro Collegio in questi ultimi anni, un altro specifico quid di competenze che ciascuno si costruisce con corsi, incontri, studi particolari. E perché mai dovremmo scrivere nel nostro Regolamento che un geometra “non può” calcolare i cementi armati? Se ne ha la competenza, se ha fatto corsi specifici anche in ambito universitario che gli hanno certificato questo patrimonio di conoscenze e di esperienze perché dovremmo impedirgli di progettare una struttura in cemento armato solo perché è iscritto al nostro albo? Io credo, colleghi, che dovremmo cambiare un po’ la nostra impostazione, soprattutto se guardiamo al futuro che si sta già avverando: non poniamo limiti in una norma di legge, limiti che potrebbero risultare penalizzanti solo tra pochi anni. In definitiva basterebbe scrivere che ogni professionista fa in autonomia quanto le sue competenze (accertate, garantite e certificate) gli consentono. Verrebbe così ulteriormente qualificata anche la nostra formazione permanente».

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n terzo gruppo di domande riguarda invece le progettazioni del geometra non in autonomia ma di concerto con altre professioni. Come già si è scritto, qui limiti non ce ne sono, ma occorre tener conto anche dei molti pronunciamenti della magistratura che tendono a ritenere, anche in

caso di firma congiunta di vari professionisti, che il responsabile di tutta l’opera resti comunque un singolo progettista, al di là della responsabilità di ciascuno per la parte che gli è affidata. Ed è chiaro che in questo caso il geometra non può essere capofila d’un gruppo di professionisti, tra i quali ci potrebbero essere anche laureati che il giudice non ritiene possano essere sottoposti alla competenza di un non laureato. Giovanni Platto: «Sono venuto a quest’incontro innanzitutto per ascoltare, per sentire il parere di tanti colleghi autorevoli che operano in ambiti diversi della

provincia e possono suggerite modifiche ed integrazioni al nuovo Regolamento. Modifiche che non mancherò certo di portare all’attenzione dei presidenti di Collegio di tutt’Italia. Su questo particolare problema, quello delle progettazioni con il concorso di altri professionisti, dei progetti con firme congiunte, voglio dire la mia anche sulla base del contenzioso che affligge il lavoro di tanti colleghi, spesso pure giudiziario, che arriva sul mio tavolo, nonché sull’esperienza non sempre positiva di altre realtà locali vicine e lontane. In particolare è necessario, e talvolta decisivo per il giudice, che fin dalla lettera d’incarico


INTERVISTA

cliente almeno per tutta la lunga fase nella quale con lui si discute di come fare l’opera richiesta, di quali soluzioni adottare, di quali scelte operare. Una volta definito il progetto, al momento di presentare la pratica e solo allora dirò al cliente di quali altri porofessionisti ho bisogno. E gli farò approvare l’incarico specifico».

siano menzionati i professionisti con i quali il geometra intende redarre il progetto e le specifiche competenze di ciascuno. È inoltre fondamentale che il committente abbia esplicitamente approvato questa collaborazione, anzi che sia lui in ultima istanza ad affidare a ciascuno l’incarico specifico. Resta, almeno sinora e per molti ma non per tutti i giudici, la necessità che ci sia comunque un referente ultimo unico per la responsabilità complessiva della progettazione. Ed è qui che spesso i geometri sono puniti nella loro competenza e le sentenze danno loro torto. Credo sia non solo opportuno ma as-

solutamente necessario che il nuovo Regolamento, che avrà valore di legge e dunque informerà l’atteggiamento anche dei giudici, preveda progetti firmati congiuntamente da più professionisti ciascuno dei quali risponderà per la propria competenza, per la propria parte del lavoro. Fatto comunque salvo che una quota di responsabilità in solido non mancherà di certo, così come non potrà venir meno la responsabilità complessiva del committente che la legge peraltro già chiaramente stabilisce». Mario Comincini: «Scusa presidente, ma quest’impostazione non mi soddisfa,

non mi va di indicare fin dal principio i professionisti dei quali mi avvarrò. Quando ne avrò bisogno, di volta in volta proporrò al mio committente il professionista necessario e lui lo approverà, ma illustrare tutto fin dal principio non mi pare la strada migliore. Io almeno non l’ho mai fatto e non ho mai avuto problemi. Senza contare che se questa è la realtà delle cose, e lo dico con un certo disappunto, l’ambito di reale autonomia del geometra si riduce a ben poco».

Nadia Bettari: «Io invece non vedo il problema di indicare fin dal principio chi mi supporterà per determinate questioni di calcolo, termiche, geologiche o d’altro genere. D’altra parte è già così per il coordinatore della sicurezza in fase di progettazione che dobbiamo far nominare al committente contestualmente all’incarico del progettista; semplicemente si allarga e viene esplicitato meglio un percorso che ha una sua logica e non presenta, a mio avviso, controindicazioni particolari. È una questione di trasparenza anche nel rapporto con il committente ed inoltre rende efficace fin dal principio la distinzione delle responsabilità con il pieno, determinante coinvolgimento del committente. Sicuramente i problemi che il geometra vive quotidianamente sono altri e focalizzarsi su quando nominare gli altri tecnici non serve a nulla».

Silvano Orio: «A mio avviso Comincini non ha torto: dobbiamo essere noi geometri l’unico interlocutore del

Paolo Fappani: «Ribadisco quanto affermato in precedenza: nomina dei collaboratori su materie che non IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 9


INTERVISTA

rientrano nelle nostre competenze, sottoscrizione del disciplinare di incarico nel quale si comunicano i nominativi dei collaboratori. Auspico che il legislatore , inoltre, metta un po’ di ordine in merito alla responsabilità dei professionisti che effettuano una progettazione congiunta, assegnando a ciascuno le proprie responsabilità, senza ricondurle necessariamente tutte al solo progettista». Dario Piotti: «Dico anch’io sì all’incarico condiviso ed esplicito fin dal principio e, per la verità, non mi pare una grande novità. Sono d’accordo con la Bettari e Fappani, anche perché in questo modo corroboriamo la tesi, questa sì innovativa, che il presidente ci ha appena detto essere il cuore d’una proposta che dovrà diventare legge: ovvero che in un progetto firmato da più professionisti non si può continuare a ritenere che tutti siano responsabili di tutto, ma ciascuno dovrà rispondere direttamente ed esclusivamente per quanto ha fatto ed è di sua competenza».

U

n quarto ed ultimo gruppo di domande riferite alle competenze in autonomia riguarda poi la progettazione urbanistica, in particolare quella che attiene ai piani attuativi di recupero e le limitate lottizzazioni. Qual è il limite è da considerarsi congruo in questi casi? 10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Nadia Bettari: «Confesso che in questo campo, ovvero sul profilo urbanistico del nostro lavoro, la possibilità di progettare lottizzazioni in autonomia non mi pare decisiva. Più opportunità ci possono essere, e vale la pena di salvaguardarle, sul versante dei piani di recupero, sia in ambito residenziale sia per la partita sempre più ampia nei nostri comuni del recupero e del progetto di riutilizzo delle aree industriali dismesse, talvolta con problemi di risanamento e bonifica. Per quanto riguarda invece la direzione lavori la competenza deve essere riconosciuta anche al geometra». Mario Comincini: «Anche a me non appassiona la discussione sulla competenza per lottizzazioni e piani di recupero attuativi, visto che in tale ambito il lavoro di progettazione è minimo: si tratta di posizionare qualche aiuola, di tracciare un

nastro d’asfalto, di posare dei tubi; non mi sembra ci sia molto lavoro né ci sia bisogno di una competenza particolare diversa dalla nostra. Semmai per tornare al problema della complessità di cui si diceva all’inizio e, solo per gusto di paradosso ed a mo’ di battuta, terrei per i geometri le lottizzazioni che ricadono in un solo Comune e che sono sostanzialmente semplici, mentre lascerei agli altri quelle che insistono su più Comuni e che, soprattutto a livello di adempimenti documentali e di infinite pastoie burocratiche dei vari uffici, sono un autentico grattacapo». Silvano Orio: «Io credo che le lottizzazioni, la loro progettazione e la realizzazione di tutto quanto va previsto, rientrino pienamente nella nostra competenza, anche se nel merito resta ben poco spazio in capo alla fantasia ed alla creatività del professionista. Si tratta infatti di

Decreto del “Fare” del Governo Letta (15 giugno 2013) L’ultimo provvedimento del Governo, che esplicitamente tratta della semplificazione in tema di pratiche edilizie, riguarda, tra l’altro, i seguenti temi: – sagoma originaria del piano terra in caso di ricostruzione; – proroga dei tempi di validità dei provvedimenti edilizi; – modificazioni nelle modalità di utilizzo del Durc. Nel prossimo numero della rivista offriremo un ampio commento di dette nuove procedure, che così pesantemente possono incidere nel nostro quotidiano lavoro professionale

leggere e interpretare lo strumento urbanistico ed adeguarsi alle direttive, alle indicazioni, alle specifiche che di volta in volta forniscono i vari enti interessati: Enel, A2A, Telecom. Ecco perché dico che non servono limiti, perché di fatto abbiamo già le mani legate dagli strumenti urbanistici». Paolo Fappani: «Non vedo ragioni per limitare le nostre competenze nella redazione di Piani di lottizzazione. Altra cosa sono altri piani attuativi, come ad esempio i Piani di recupero, per i quali , a mio avviso, valgono i ragionamenti espressi in precedenza in materia di progettazione edilizia». Dario Piotti: «In termini generali sono anch’io d’accordo con Fappani, ovvero non vorrei limiti nelle lottizzazioni e nei piani di recupero. Ma invito tutti ad un minimo di realismo e a non illudersi che su questi temi la partita sia già vinta, sarà invece un confronto non facile. Ed è forse per questa ultima valutazione che invece di farci imporre da altri un limite in questo campo converrebbe forse cercare noi un limite credibile, basato sulla realtà operativa di questi anni e che le altre categorie non possano facilmente contestare». ❑


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Cena sociale 2013: tanti i premiati per 40, 50 e 60 anni di onorata professione

È

una cerimonia, quella della premiazione dei geometri per la loro anzianità di iscrizione all’Albo, che continua a mantenere tutto il suo fascino pur ripetendosi di anno in anno. Sarà che “i soggetti” del premio cambiano di volta in volta e con essi anche i sempre presenti i loro famigliari, sarà la cordiale allegria conviviale che pervade il consueto pranzo di gala, sarà che è sempre l’occasione di inviti importanti, fatto sta che l’interesse per questa festa annuale dei geometri non viene mai meno.

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Anche quest’anno nel capiente e lussureggiante, ormai conosciutissimo ristorante “S. Francesco” di Montichiari, sede da tempo ormai consueta dell’incontro, i premiati sono accorsi numerosi all’invito del Presidente Giovanni Platto. Il fatto che convitati siano tuttora in attività e la loro presenza al party sia sempre più rilevante, la dice lunga sull’attesa e l’entusiasmo che suscita. Non si può certo dire che il lavoro professionale non faccia “bene” alla salute! Dei 67 premiati – quasi tutti pre-

senti – ben 56 lo erano per onorare i raggiunti 40 anni di carriera, 10 per i loro 50 anni e uno, il collega Edoardo Buttani, per una professione lunga ben 60 anni. Ed è proprio su questo personaggio che intendiamo soffermarci, considerata la sua cospicua età (81 primavere) che porta benissimo, visto quanto è fresco e arzillo. «Alla mia età – ci ha confidato – seguo ancora con interesse, per quanto mi è possibile, l’attività del mio studio di via Giovanni Bruni a Brescia, ora passato nelle mani di mio figlio Riccardo,

ingegnere». Diploma al Tartaglia di via Matteotti nel lontano 1953 e poi subito al lavoro come tecnico impiegato nella cantieristica – era il suo sogno coltivato da ragazzo – con Padre Marcolini (l’indimenticabile prete magüt per i bresciani) per costruire il primo villaggio di edilizia popolare di Brescia, il Violino, e da lì tre anni di impresa e molte altre collaborazioni di progettazione esecutiva (ing. Lechi e Perani fra gli altri), che hanno consolidato la sua attività professionale, rivelatasi in seguito assai proficua. Buttani


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è il tipico geometra scevro dall’apparire, che “parla” più con le cose ben fatte che con le chiacchiere. «…certo, che dagli anni ’70 in poi, c’è stato un salto abissale – ha osservato con rimpianto – con l’ingresso dell’informatica nella professione». Ma in cuor suo, e non potrebbe essere altrimenti, continua con saudade a ripensare ai “modi” operativi dei suoi tempi, con i quali ha costruito la sua professionalità e, diciamo pure, la sua vita. Grazie a te, caro Edoardo, e a tutti coloro che, come te, hanno arricchito la categoria di quell’esperienza e di quella umanità, senza le quali non sarebbe possibile il suo continuo rinnovamento.

U

n cenno voglio dedicare anche all’amico Antonio Bodini che ho ritrovato al mio stesso tavolo con la moglie Manuela e le tre figlie (Chiara, la maggiore, da tempo, è nostra stimata collega catastale); lui è ancora un “ragazzo”, premiato per i suoi 40 anni d’attività. Ottimo e taciturno geometra come tanti, è cultore di corsa su strada, che continua con tenacia a praticare (uno dei pochi geometri maratoneti

bresciani). A breve, diceva, andrà con la moglie a New York. Sono certo che non mancherà – indossata la tenuta sportiva – di scendere al Central Parck, per il quoti-

Geometri con 40 anni di iscrizione all’Albo Italo Giovanni Albertoni Maria Luisa Andreoli Ciro Arpino Giovanni Bazzoli Dario Bertelli Bruno Biondo Antonio Bodini Filippini Giovanni Battista Bonomelli Mario Bonomi Battista Bontempi Gianfranco Bosio Domenico Brunelli Adriano Brunori Dario Cigolini Maurizio Cobelli Giuseppe Cominardi Franco Daini Franco De Nigris Luciano Dotti Tullio Effretti Angelo Felter Enzo Emilio Gerelli Mario Gobbini Sergio Guatta Caldini Lorenzo Guerini Vittoriano Leali Alessandro Manessi

diano allenamento. Buon viaggio a te e metaforicamente anche a tutti gli altri premiati, verso sempre più brillanti traguardi professionali. ❑

Ennio Manfredini Mario Marchetti Giovanni Marini Ferruccio Massolini Virginio Modugno Danilo Morandini Giuseppe Morettini Renato Nervi Vittorio Olivari Silvano Orio Remo Orizio Renato Paini Mario Parolini Giuseppe Pasolini Marino Pasotti Renato Pe Claudio Piai Luciano Pialorsi Sereno Schivardi Francesco Sigalini Giancarlo Steyde Pietro Tagliani Giambattista Toninelli Franco Giuseppe Tonini Gian Battista Turrini Giuseppe Zaccone Bernardo Zanardelli Giuseppe Zanotti Alberto Zatti

Il geometra Edoardo Buttani (al centro del gruppo), anni 81 dei quali 60 di iscrizione all’Albo, circondato e festeggiato dal presidente Giovanni Platto e dai componenti il Consiglio direttivo del Collegio geometri di Brescia

Geometri con 50 anni di iscrizione all’Albo Gustavo Bertoglio Luciano Bonfiglio Graziano Capretti Ernesto Cominelli Giovanni Franceschetti Emilio Lavelli Bruno Pilenghi Giacomo Pini Franco Rossi Alessandro Santini

Geometri con 60 anni di iscrizione all’Albo Edoardo Buttani

Borse di studio “Tedoldi Zatti” per neo-diplomati Dario Bonzi Alice Da Antonio Nicola Mercandelli Damiano Polonioli

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LEGALE Avv. Francesco Cuzzetti

P

rospetto un caso pratico, sul quale forse vale la pena di prestare molta attenzione quando si acquista un’unità condominiale: l’opportunità cioè, in presenza di una delibera assembleare di previsione di lavori straordinari che pure ha valore vincolante, di accertare a chi compete nei rapporti interni tra venditore ed acquirente, il pagamento della quota di spese di competenza, e regolarsi di conseguenza. L’ipotesi in esame è ricavata da una sentenza delle sezioni unite della Cassazione (sez. III, 3 maggio 2013 n. 10235) chiamate a dirimere una vertenza tra un acquirente, che pretendeva dal venditore il rimborso delle spese di manutenzione straordinaria effettuate in base a una delibera assembleare che le aveva previste anteriormente alla vendita, e il venditore che negava che l’obbligo gli competesse. Da premettere che in linea generale normativa, il cessionario del partecipante a una comunione, è tenuto in solido con il cedente a pagare i contributi da questi dovuti e non versati. Per il condominio l’art. 63 c. 2 disp. Att. C.c., stabilisce che tale solidarietà, per chi subentra nei diritti di un condomino, è limitata ai contributi relativi all’anno in corso e a quello precedente. Torno alla sentenza: la funzione delle Sezioni Unite della Cassazione è proprio quella di dirimere i contrasti giurisprudenziali. E in effetti 30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Parti comuni condominiali: tra venditore e acquirente a chi spettano le spese straordinarie? dalla sentenza si rileva anzitutto come analoga questione, fosse stata antecedentemente risolta con giudizi discordanti, sul valore costitutivo della delibera assembleare che ha deciso l’esecuzione degli interventi innovativi, assunta prima della vendita, e sul suo valore vincolante o meno per il nuovo acquirente dell’unità immobiliare. La sentenza delle sezioni u-

tali interventi siano stati definitivamente approvati con la previsione della commissione del relativo appalto e l’individuazione del relativo piano di riparto dei relativi oneri, non sortendo alcuna incidenza al riguardo la delibera preparatoria o interlocutoria di previsione adottata in precedenza. Nel caso trattato nella sentenza quindi, dal momento che la delibera definitiva

spesso potrebbero rappresentare un onere elevato a carico dell’acquirente, nel momento in cui vengono deliberate in via definitiva. Non basta cioè acquistare l’immobile nello stato di fatto e di diritto in cui si trova, come si fa di solito, ma è opportuno definire contrattualmente l’ipotesi qualora sussistesse. Siccome ho accennato all’art. 63 c. 2 disp. att. C.c.,vo-

nite viene ad affermare il seguente principio: per gli interventi di straordinaria manutenzione, l’insorgenza dell’obbligo in capo ai singoli condomini, deriva dalla delibera dell’assemblea che ha valore costitutivo e impegna i condomini dal momento della sua adozione, ma aggiunge come novità questa precisazione: la delibera rilevante al tal fine di risolvere il quesito, è però solo quella con la quale

per l’approvazione degli interventi, è avvenuta dopo l’acquisto, gli oneri relativi competeranno all’acquirente, non potendosi fare riferimento alla delibera che tali interventi aveva previsto prima della vendita. Ho segnalato questa sentenza perché tante volte nelle trattative per l’acquisto, non si pensa di accertare se sono previste nel condominio opere straordinarie o innovative, che

glio ricordare che lo stesso principio è mantenuto nella nuova legge sul condominio che prossimamente entrerà in vigore, e che nella stessa si precisa che chi cede diritti su unità immobiliari, resta obbligato solidalmente con l’avente causa per i contributi maturati, finché non sia trasmessa all’amministratore la copia autentica dell’atto d’acquisto. ❑



URBANISTICA Antonio Gnecchi

Legge regionale 4/06/2013, n.1 Disposizioni transitorie per la pianificazione regionale Modifica alla legge regionale 11 marzo 2005, n. 12 (Legge per il governo del territorio)

L

a legge regionale n. 21 del 2012, modificava alcuni aspetti e norme delle precedenti leggi regionali, ed in particolare, con l’articolo 4, la legge per il governo del territorio, e, nello specifico: a) l’articolo 25, introducendo una specie di “ultimatum” per i comuni lombardi che non avevano approvato, entro il 31 dicembre 2012, il Pgt, inteso come data di entrata in vigore del nuovo strumento urbanistico; b) dalle modifiche introdotte erano esclusi i comuni terremotati dal sisma del maggio 2012 ed i comuni in dissesto finanziario; c) l’introduzione di forti limitazioni agli interventi edilizi per quei comuni che, alla data del 1 gennaio 2013, non avevano approvato il Pgt, fermo restando l’azione di salvaguardia per i Pgt tra il periodo di adozione e l’approvazione degli stessi e le disposizioni che riguardano l’adozione del Pgt al 30 settembre 2011 in base alle quali non è possibile approvare piani attuativi del Prg vigente, fatta salva l’approvazione dei piani già adottati alla medesima data; d) l’esclusione dall’applicazione delle disposizioni del secondo piano casa. Con le modifiche introdotte dalla recente legge regionale n. 1 del 2013, sono state spostate le scadenze per l’adozione dei nuovi Pgt (al 31 dicembre 2013) e per l’approvazione degli stessi (al 30 giugno 2014). Anche se l’articolo 1 pone l’attenzione sullo scopo di «dare definitivo impulso ai Comuni che non hanno ancora provveduto all’approvazione definitiva del Pgt», pare strano che la tempistica, partita già dal 2005 e prorogata già diverse volte, non sia stata rispettata, ma soprattutto che in un anno i 213 Comuni lombardi inadempienti lo abbiano ad adottare e approvare, nelle stesse condizioni di difficoltà economica degli ultimi anni, tenuto conto che, in condizioni ottimali, serve proprio questo lasso di tempo per avviare, adottare e approvare definitivamente un Pgt. Si tenga conto inoltre che i 324 Comuni che lo hanno solo adottato, lo devono approvare nei termini stabiliti dalla stessa legge regionale n. 12 del 2005, pur dopo la proroga dei termini stabilii dalla legge regionale in parola. Pare, invero, poco credibile, che l’opportunità di prorogare tali termini siano dipesi solamente dalla difficile congiuntura economica che ritengo non finisca nell’arco di tempo concesso ai comuni per “convertire” i loro Prg in Pgt. Per di più, stante la nuova formulazione del comma 3, dell’articolo 25, la Giunta regionale, attraverso un suo commissario ad acta, provvederà, dopo il 30 giugno 2014, a completare la procedura di approvazione del piano, presumibilmente con spese a carico dello stesso Comune. Entrando, però, nel vivo delle modifiche assunte dal Consi32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

glio Regionale, si precisano le novità introdotte: 1) Articolo 2: sostituzione del comma 4, dell’articolo 8 della legge regionale n. 12/2005, relativo al Documento di Piano. In sostanza si consente al consiglio comunale di prorogare la sua validità al 31 dicembre 2014, per quelli approvati entro fine 2009, con obbligo di approvarne uno nuovo, subito dopo, 2) Articolo 25, legge regionale n. 12/2005, sulle norme transitorie: cambiano i termini per l’approvazione dei nuovi Pgt per i comuni sprovvisti al 31 dicembre 2012, come di seguito specificato: a) I comuni lo devono adottare entro il 31 dicembre 2013, b) Gli stessi comuni lo devono approvare entro il 30 giugno 2014. Sono state introdotte delle “sanzioni” per i comuni inadempienti e cioè: c) Chi non adotta i nuovi Pgt entro il 31 dicembre 2013, sarà escluso dall’accesso al patto di stabilità per l’anno 2014, d) Chi non adotta i nuovi Pgt entro il 31 dicembre 2013 e fino all’approvazione di detto strumento urbanistico, viene dichiarato “non virtuoso”, e) Chi non approva il Pgt entro il 30 giugno 2014 si ritrova la diffida da parte della regione e l’affidamento di tale adempimento ad un commissario ad acta, per completare le procedura di approvazione del piano, f) Dal 1 luglio 2014, nei comuni che non avranno approvato il nuovo Pgt e fino all’approvazione dello stesso (da parte del commissario ad acta), le trasformazioni edilizie ammissibili nel loro territorio, saranno limitate a: 1) Nelle zone omogenee A, B, B e D individuate dal previgente Prg, interventi sugli edifici esistenti nelle sole tipologie di cui all’articolo 27, comma 1, lettere a), b) e c), (manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo n.d.r.), 2) Nelle zone omogenee E e F individuate dal previgente Prg, gli interventi che erano consentiti dal medesimo Prg o da altro strumento urbanistico comunque denominato, 3) Gli interventi in esecuzione di PA approvati e convenzionati entro il 30 giugno 2014, con convenzione non scaduta. g) La pianificazione dei comuni danneggiati dal sisma 2012, è stata specificatamente disciplinata ed i comuni interessati possono procedere a: 1. A derogare a quanto previsto dall’art. 26 della legge regionale n. 12/2005, approvando varianti urbanistiche al Prg per agevolare la ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture danneggiate dal sisma, 2. Agevolazione, in termini di tempo, per varianti al Pgt dirette alla ricostruzione degli edifici ed infrastrut-


URBANISTICA

ture danneggiati dal sisma, 3. Riferimento alle precedenti agevolazioni solo per i comuni inclusi nell’elenco del Ministero dell’Economia e delle Finanze. 3) Integrazione dell’articolo 26 della legge regionale n. 12 del 2005 (adeguamento dei piani): viene inserito il comma 3 – quinquies, in base al quale i comuni che, al 6 giugno 2013 (data di entrata in vigore della legge), non hanno approvato il Pgt, non possono dar corso o seguito a procedure di varianti al vigente Prg, salvo l’approvazione degli accordi di programma, dei piani integrati di intervento, nonché dei SUAP, ovvero, delle varianti finalizzate alla realizzazione di opere pubbliche. 4) Ancora una volta il legislatore regionale ha voluto stupirci con i suoi effetti speciali, applicando la regola “quello che le leggi non dicono”, limitandosi a modificare i termini del periodo transitorio e introducendo le sole disposizioni sanzionatorie di cui all’articolo 25-bis. Le nuove norme, così come sono scritte, dispongono la disciplina urbanistica dei Comuni sprovvisti di Pgt durante il periodo intercorrente tra il 1 gennaio 2013 e il 30 giugno 2014. Si pone, pertanto, l’interrogativo di come debba essere gestito il periodo transitorio tra il 6 giugno 2013 (data di entrata in vigore della nuova legge regionale) e il 30 giugno 2014 (ultimo termine per l’approvazione definitiva del Pgt). A mio giudizio, è necessario distinguere quanto segue: a) Comuni che hanno adottato il Pgt entro il 31 dicembre 2012; b) Comuni che non hanno adottato il Pgt entro il 31 dicembre 2012, ovvero, chi lo adotterà entro il 31 dicembre 2013. Nel primo caso, in assenza di specifiche disposizioni diverse, e in considerazione che l’articolo 25, comma 1, non è stato modificato, e che il successivo comma 1-quater, con il quale erano state introdotte con la L.R. n. 21/2012 le nuove regole per i Comuni che entro il 31 dicembre 2012 non avevano approvato il PGT, è stato abrogato, il Comune dovrebbe procedere secondo quanto dispone l’articolo 13 della legge regionale n. 12 del 2005, relativamente a tutti i passaggi successivi all’adozione fino all’approvazione definitiva, applicando le previsioni e le prescrizioni del Prg vigente, fermo restando le misure di salvaguardia del nuovo Pgt. Nel secondo caso, sempre in assenza di specifiche disposizioni diverse, e del fatto che l’articolo 25, comma 1, rimane in vigore, mentre il comma 1-quater è stato abrogato, i Comuni potranno continuare ad applicare le previsioni e le prescrizioni del Prg vigente, fermo restando l’obbligo delle misure di salvaguardia, non appena avranno adottato il nuovo Pgt, e comunque non oltre il 31

I Comuni bresciani senza Pgt Acquafredda Anfo Artogne Bassano Berzo Demo Berzo Ber zo Inferiore Borno Braone Brione Capriolo Ceto Cevo Cigole Cimbergo Collio Corteno Golgi Lozio Magasa Malonno Marmentino MonteIsola Monticelli

Montichiari Ome Ospitaletto Paisco Loveno Paspardo Ponte di Legno Pontoglio Pralboino Preseglie Prestine Sarezzo Seniga Sonico Temù Vallio Terme Terme Valvestino Vione ■ Pgt adottati ■ Pgt ancora da adottare Fonte: www.regione.lombardia.it

dicembre 2013. Ovviamente pare di cogliere una notevole discriminazione tra i Comuni virtuosi e quelli negligenti, premiando questi ultimi, dopo aver in un primo momento introdotto delle forti limitazioni agli interventi edilizi di quei Comuni che non avevano approvato il Pgt nei termini stabiliti, per poi consentire loro di rilasciare permessi di costruire a tutti coloro che dispongono di aree edificabili all’interno del vecchio Prg. Le nuove norme inoltre, oltre ad aver prodotto già degli effetti in base alle “vecchie regole ” introdotte con la legge regionale n. 21 del 2012, procureranno anche degli squilibri per quanto riguarda il pagamento E speriamo che, finalmente, sia l’ultima proroga alla formazione di quello che, a mio giudizio, è quasi una rivisitazione, del vecchio Prg, o poco di più. ❑

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URBANISTICA Giuseppe Zipponi

Edilizia più semplice

L’

attività professionale degli operatori dell’edilizia è regolata dalle procedure e dai tempi delle leggi e dai regolamenti. In una sola parola: dalla burocrazia. Quando questa diventa esagerata viene percepita con un senso spregiativo: i procedimenti si complicano, i tempi si allungato e la nostra attività professionale diventa un percorso a ostacoli. Anche gli Enti che adottano leggi, regolamenti e iniziative all’insegna della “semplificazione” spesso ottengono l’effetto contrario. Decenni di “semplificazioni” hanno portato ad una burocrazia esasperata. Il Collegio geometri e geometri laureati di Brescia, su iniziativa della Commissione Urbanistica, avvia questa iniziativa “Edilizia più semplice” con lo scopo dichiarato non di “semplificare” le procedure, ma di “far uscire allo scoperto” le piccole e grandi semplificazioni che ci possano veramente aiutare, senza proclami. Chi meglio degli addetti ai lavori ci può aiutare? Ci rivolgiamo quindi ai colleghi geometri, agli altri ordini professionali, ai funzionari pubblici i Comuni e altri Enti: segnalateci una vostra idea o un vostro problema da risolvere che possa essere di utilità generale. Per far capire meglio cosa ci si propone riportiamo di seguito qualche scheda già predisposta dalla Commissione urbanistica. Attendiamo il vostro contributo, in qualsiasi settore dell’edilizia e qualsiasi procedimento riguardi; anche piccole idee. Per comodità e uniformità vi chiediamo di utilizzare l’allegata scheda da restituite all’indirizzo e-mail: urbanistica@collegio.geometri.bs.it riportando nell’oggetto dell’e-mail: “Idee per un’edilizia più semplice”. Al termine di una prima fase di raccolte di contributi sarà cura della Commissione urbanistica del Collegio renderle pubbliche affinché chiunque possa trarne spunti per l’esercizio dell’attività. Verranno inoltre selezionate le idee di portata maggiore da sottoporre agli Enti competenti (Regione e Comuni in particolare) per i necessari adeguamenti normativi e regolamentari. I noltre, le migliori idee verranno premiate con una speciale menzione e riconoscimento da parte del Collegio.

01) Il modello semplificato per l’Edilizia Il problema. Ogni Comune ha in carico decine di procedimenti riguardanti l’attività edilizia. Per citarne alcuni: permessi di costruire, denunce inizio attività, segnalazioni certificate inizio attività, comunicazioni, autorizzazioni per vincolo idrogeologico, autorizzazioni per vincolo paesaggistico, sanatorie, piani attuativi, agibilità, certificazioni, ecc. Ogni Comune ha una sua modulistica e, soprattutto, ha un modulo per ogni 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

procedimento. Anche ogni ente diverso dal Comune coinvolto nel procedimento (Provincia, Comunità Montana, Parco) ha pure la sua modulistica. I professionisti (per conto dei cittadini e delle imprese) si dibattono quindi tra centinaia di moduli. Il progetto. Si propone di valorizzare e diffondere l’allegato modello semplificato già in uso in molti Comuni della provincia di Brescia a cura del Collegio geometri (per carità, potrà essere migliorato….) che in realtà è un modello unico per l’edilizia. Esso è anche strutturato per lo sportello unico dell’edilizia. Può essere utilizzato anche in modalità telematica. Il punto di forza. Un modello uniforme per tutti!

02) Il super-provvedimento semplificato per l’Edilizia Il problema. Per realizzare un’opera edilizia, in relazione alla presenza di vincoli, è necessario ottenere diversi titoli abilitativi, il più delle volte di competenza dello stesso Comune. Per esempio: permesso di costruire (o DIA), autorizzazione paesaggistica e autorizzazione per vincolo idrogeologico. Gli uffici comunali impostano quindi i vari procedimenti che si concludono con il rilascio di distinti provvedimenti. Un Comune si trova quindi a rilasciare, per esempio, tre provvedimenti per lo stesso progetto. Ogni provvedimento è spesso preceduto da un avviso di rilascio, lettere accompagnatorie, pagamenti di diversi bolli e diritti. Il progetto. Se è vero che ogni procedimento ha una sua specificità e autonomia (come quelli paesaggistici che devono essere disgiunti da quelli edilizio-urbanistici) il provvedimento finale può essere unico. Naturalmente ogni “parte” del provvedimento manterrebbe una sua autonomia giuridica e specificità. Infatti nel provvedimento viene scritto: «Si dà atto che le suesposte autorizzazione per il vincolo paesaggistico, idrogeologico e permesso di costruire costituiscono atti autonomi (di cui le prime presupposte al permesso). Vengono scritte su un unico provvedimento per il prevalere del principio di economicità degli atti amministrativi, nonché in ottemperanza al principio del divieto di aggravamento del procedimento amministrativo di cui alla L. 241/90» Meno lavoro per gli uffici pubblici e meno adempimenti per i cittadini. Più pratico per tutti. Il punto di forza. 1 progetto, 1 provvedimento.


URBANISTICA

03) Il vincolo idrogeologico

04) Il vincolo paesaggistico

Il problema. Qualsiasi intervento edilizio nelle zone di vincolo idrogeologico è soggetto ad apposita autorizzazione. Tale procedura, che si somma agli altri procedimenti in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica, comporta adempimenti a carico dei privati, dei professionisti e delle pubbliche amministrazioni interessate e allungamento delle procedure. Nella nostra regione sono interessate quasi tutte le zone vallive e montane in base a una perimerazione fatta in base al R.D. 3267 del 1923. L’attuale L.R. 31/2008 “Testo unico in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale” attribuisce la competenza a vari enti: Provincie, Comunità Montane, Parchi e Comuni. Questi ultimi, in particolare hanno la delega per ampliamenti, recinzioni e interventi comportanti scavi fino a 100 m3 (art. 44). In conformità a un’introvabile circolare regionale del 1976 (emanata dopo la Legge Forestale 8/76 e integrata nel 1989 dolo le modifiche introdotte con la L.R. 80/89) quasi tutte le amministrazioni esigono quindi la compilazione di un modulo, il deposito al Comune, la pubblicazione all’albo pretorio della domanda per quindici giorni (adempimento questo assolutamente inutile e non previsto dalla Legge ma inopinatamente previsto dalla citata circolare regionale), la trasmissione alla Comunità Montana o altro Ente delegato il quale rilascia poi l’autorizzazione con eventuale cauzione e lo trasmette al Comune.

Il problema. Qualsiasi intervento edilizio nelle zone di vincolo paesaggistico (bellezze d’insieme, boschi, fiumi, laghi ecc.) è soggetto ad apposita autorizzazione rilasciata dal Comune o dal Parco previo parere vincolante della Soprintendenza. Tale procedura prevede che l’autorizzazione, una volta rilasciata, venga inviata anche alla Regione (punto 5.1.1. D.G.R. 2727/2011 e art. 146 comma 11 D.L.vo 42/2004).

Il progetto. I Comuni lombardi sono tutti dotati di studi geologici e idrogeologici largamente recepiti nei P.R.G. o P.G.T. (art. 55 e seguenti L.R. 12/2005). Tali studi superano di gran lunga la semplice perimetrazione fatta nel 1923 sia come analisi del territorio che come prescrizioni già recepite nelle norme tecniche di attuazione. L’attrubuzione delle competenze ai Parchi, alle Provincie e alle Comunità Montane diventa così un mero adempimento burocratico senza che questi Enti detengano in realtà alcun strumento a suppoorto dell’istruttoria delle domande. Prova ne è che, in tutto questo anni, ben poche sono le domande rigettate. Di fatto viene approvato tutto. Ecco perché deve essere il Comune, come già avviene per ampliamenti e altri interventi anche significativi, a mantenere la competenza per tutti gli interventi. Ciò ridurrebbe gli adempimenti, anche per la pubblica amministrazione in generale mentre per i Comuni si tratterebbe di un modesto estendimento dell’attività istruttoria certamente compensato con il minor carico di lavoro (si eviterebbe infatti di dover ricevere domande, pubblicarle, trasmetterle, attendere autorizzazioni, archiviarle ecc.). In sostanza l’autorizzazione per il vincolo idrogeologico verrebbe inglobata nella normale istruttoria edilizia. Inoltre, per alcuni tipi di intervento minore che non comportano trasformazione del bosco, l’autorizzazione potrebbe essere sostituita da una asseverazione di conformità e idoneità del progettista da includere nella denuncia di inizio attività o nella richiesta di permesso di costruire. Il punto di forza. Meno passaggi inutili; competenze a chi le ha!

Il progetto. Tale adempimento è inutile in quanto l’autorizzazione, una volta rilasciata, è efficace e la Regione non ha più alcuna competenza. Quindi si tratterebbe non non più trasmetterla alla Regione, come peraltro già avviene per le procedure semplificate (D.P.R. 139/2010). In subordine la Regione portebbe richiedere la semplice trasmissione del provvedimento finale in pdf a un indirizzo mail dedicato (come fanno già oggi alcune Soprintendenze). Il punto di forza. Cosa se ne farà la Regione della raccolta di decine di migliaia di autorizzazioni?

05) I permessi di costruire all’albo pretorio. Il permesso di costruire, una volta rilasciato deve essere pubblicato all’albo pretorio del Comune come previsto dall’art. 38 comma 7 della L.R. 12/2005. Tale adempimento comporta un adempimento a carico del Comune e ritarda il rilascio. Il progetto. La pubblicazione all’albo del permesso è inutile in quanto non fa decorrere i termini per l’impugnativa. Peraltro tale trattamento non riguarda gli interventi per i quali viene scelta la denuncia di inizio attività che, in Lombardia, è alternativa al permesso. In riferimento allo stesso obbligo stabilito dall’art. 20 comma 6 del D.P.R. 380/2001, esso potrebbe essere disapplicato integrando l’art. 103 della L.R. 12/2005. Il punto di forza. Permesso di costruire subito!

06) La posta elettronica certificata Il problema. L’art. 5 del D.P.R. 380/2001 prevede che lo sportello unico per l’edilizia “accetta le domande, le dichiarazioni, le segnalazioni, le comunicazioni e i relativi elaborati tecnici o allegati presentati dal richiedente con modalità telematica e provvede all’invio telematico della documentazione alle altre amministrazioni che intervengono nel procedimento”. IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 35


URBANISTICA

A oggi ben pochi Comuni si sono organizzati. Il progetto. In verità la soluzione del problema è molto semplice: è sufficiente utilizzare la Posta Elettronica Certificata che ogni Comune ha già o, meglio, fare in modo che ogni comune si doti di una PEC dedicata. Ad esempio: edilizia.pec@comune.xxx.bs.it. Poi ogni Comune potrebbe girare le pratiche per gli eventuali pareri alle pec dell’Asl, dell’ARPA, della Provincia, del Parco, della Soprintendenza, e così via… Regione Lombardia potrebbe supportare i Comuni a dotarsi di una pec dedicata; in verità è una cosa molto semplice ed economica, ma molti non sono in grado di approntarla. Inoltre è necessario evitare il pericolo che i Comuni impongano l’utilizzo di costosi (per i Comuni o loro associazioni) programmi e software della gestione (generalmente promossi da informatiche private) di nessuna utilità e, peggio, diverso uno dall’altro. Il punto di forza. La pec ti dà una mano; gratis!

07) Il pagamento on-line Il problema. La modalità telematica per lo sviluppo di ogni procedimento amministrativo trova spesso un ostacolo nella necessità di garantire il pagamento di somme, spesso di modesto importo, dovute per bolli, diritti di segreteria, diritti di istruttoria, contributi vari. I Comuni, tranne rari casi, non sono attrezzati per il pagamento on-line. Questo comporta un dispendio di procedure e tempo, per esempio, per l’acquisto di una marca da bollo da 14,62 euro, per la richiesta e integrazione sempre della marca da bollo, per pagare magari solo 30 euro di diritti di segreteria. Inoltre, nel corso di un procedimento, i pagamenti sono diversificati nel tempo. Ad esempio i diritti di segreteria vengono richiesti all’inizio, il bollo nella fase di istruttoria e i contributi alla fine. Il progetto. Innanzitutto i Comuni dovrebbero esigere i vari pagamenti in un’unica occasione. Poi Regione Lombardia potrebbe sviluppare una modalità di pagamento on-line di qualsiasi somma, per qualsiasi causale e a beneficio di qualsiasi Ente. In particolare i bolli potrebbero essere pagati in modalità virtuale in accordo con l’Agenzia delle Entrate (è già possibile ma è poco utilizzato dagli Enti Locali). Il punto di forza. Pago da casa mia. E tutto insieme!

08) L’agibilità degli edifici Il problema. Per utilizzare un edificio, una volta costruito o ristrutturato, deve essere richiesto e ottenuto il certificato di agibilità (per la residenza) 36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

o fatta la dichiarazione di agibilità (per le attività economiche – come previsto dall’art. 5 della L.R. 1/2007). Per la residenza è quindi necessario fare una domanda, produrre documenti, e attendere il certificato o il silenzio assenso dopo 60 giorni. Anche gli uffici comunali sono impegnati in quest’ attività. Inoltre l’attesa del certificato ritarda spesso gli atti notarili di compravendita. Il progetto. Come già avviene da anni per le attività economiche (produttive, terziarie, agricole) la dichiarazione di agibilità potrebbe essere estesa anche alla residenza. D’altronde proprio la residenza ha certamente meno problematiche di tipo strutturale, impiantistico e di sicurezza rispetto alle altre attività. Inoltre il certificato di agibilità, che ha da tempo perso la valenza di controllo della salubrità degli ambienti rispetto a quando fu istituito con il Testo Unico delle Leggi Sanitarie del 1934, non è altro che un mera raccolta di altre certificazioni puntualmente elencate dalla Legge (art. 25 D.P.R. 380/2001: collaudo, accatastamento, dichiarazioni impianti, salubrità e prosciugatura muri ecc.) la cui “esistenza” può ben essere attestata non necessariamente dalla pubblica amministrazione. Peraltro, se è vero, com’è vero, che per “costruire” un edificio è sufficiente una comunicazione (come la DIA) non si può immaginare come ciò non possa avvenire solo per “usarlo”. Così anche gli uffici pubblici saranno meno impegnati. Il punto di forza. Costruisco un edificio con una DIA; non ho bisogno di un permesso per usarlo!

09) I parcheggi pertinenziali Il problema. Le autorimesse interrate possono, di norma, essere realizzate in deroga agli strumenti urbanistici ai sensi dell’art. 9 della Legge 122/89, cd “Legge Tognoli”. L’art. 66 comma 2 della L.R. 12/2005 richiede un atto unilaterale di vincolo pertinenziale trascritto. In concreto bisogna rivolgersi a un Notaio e, oltre i tempi e le incombenze, il committente si trova a spendere mediamente 2.000 euro. Il progetto. L’atto trascritto è assolutamente inutile. La nozione di pertinenza è già contenuta nel codice civile e l’obiettivo di “legare” l’autorimessa al fabbricato principale potrebbe essere agevolmente raggiunto senza un atto trascritto (peraltro non previsto dalla Legge 122/89) ma semplicemente riportando un vincolo sul titolo abilitativo ovvero un permesso di costruire e non una denuncia di inizio attività. Le autorimesse conformi agli strumenti urbanistici potrebbero essere ovviamente sempre realizzate con semplice DIA. Il punto di forza. Risparmio 2.000 euro per pratica.


URBANISTICA Scheda da restituire compilata Titolo (Facoltativo)

Il problema (descrivere il problema o la situazione che comporta la complicazione del procedimento)

Il progetto (enunciare la proposta per la soluzione del problema)

Il punto di forza (Facoltativo. Descrivere in una sola frase la sostanza dell’idea)

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SCUOLA Stefano Benedini

L’

anno scolastico dell’Istituto Tartaglia di Brescia si conclude nel segno di un rinnovato rapporto di collaborazione con il Collegio geometri bresciano. Nel primo sabato di giugno infatti, si è tenuta la tradizionale cerimonia di consegna della borse di studio che il Collegio destina agli studenti meritevoli che rientrano in

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Le borse di studio del Collegio agli studenti meritevoli dell’Istituto “Tartaglia” precise fasce di reddito. È l’occasione per rinsaldare e rendere ancor più visibile la vicinanza concreta della categoria con la scuola, con i ragazzi e i docenti. Ogni occasione è preziosa per conoscersi meglio, per approfondire i rapporti, per stringere e rinsaldare la collaborazione: quando protagonisti di un incontro sono i geometri e la loro storica scuola,

il “Tartaglia”, è facile che un’iniziativa si consolidi e ne vengano annunciate di nuove. Così nell’occasione della consegna delle borse di studio, ai 18 allievi particolarmente meritevoli – alcuni dei quali già vincitori di borse di studio negli anni passati – alla presenza di studenti, professori e genitori, si ripropongono le basi

per intensificare i rapporti e lo scambio di esperienze tra i geometri e i ragazzi. Si conferma così pienamente l’impegno dei liberi professionisti ad affiancare i docenti nella formazione degli studenti. Accanto all’impegno che il prof. Taddei, dirigente dell’istituto, esprime sempre in queste occasioni ai suoi studenti, soprattutto ai più gio-


SCUOLA Nella pagina di sinistra l’aula magna del “Tartaglia” durante la cerimonia della consegna delle borse di studio e (in basso) il tavolo della presidenza con (da sinistra) il geom. Dario Piotti, il geom. Armido Bellotti, il prof. Paolo Taddei e il direttore de “Il geometra bresciano” geom. Bruno Bossini.

A sinistra, il geom. Armido Bellotti che ha rappresentato il presidente del Collegio di Brescia geom. Giovanni Platto, impossibilitato a intervenire alla cerimonia, e il prof. Paolo Taddei, dirigente scolastico dell’Istituto Tartaglia. Sotto e nelle successive due pagine, i ragazzi che hanno conseguito le borse di studio.

vani, nella disponibilità della scuola e di ogni docente all’ascolto dei ragazzi, ecco anche l’aiuto concreto del Collegio. Che si traduce nella consegna dei premi ai meritevoli: risultato certo gratificante, ma anche significativo, esempio e stimolo per tutti, testimonianza di vicinanza tra generazioni. Il Collegio, rappresentato nell’occasione dal Segretario geom. Armido Bellotti (ma erano presenti anche i geometri Bruno Bossini, Dario Piotti e il direttore Stefano Benedini), garantisce innanzitutto ai giovani e alle loro famiglie la vicinanza della categaria; una vicinanza che si esprime in queste occasioni con la consegna delle borse di studio (nate una decina d’anni fa per studenti stranieri e in seguito ampliate a tutti gli studenti meritevoli) come esempio della volontà del Collegio di adempiere alle sue esplicite finalità operative: impegno nella formazione del geometra e volontà di ridurre la distanza tra scuola e professione. Ecco i nomi dei premiati in

ordine di graduatoria: Federico Cominardi, classe V sez. B; Franco Tomasoni, classe IV sez. G (già borsa di studio 2011/12); Leon Paulo Roberto Llerena, classe IV sez. D; Nicola Venturini, classe IV sez. C; Luca Bonardi, classe V sez. B; Cristian Petrosino, classe V sez. C (già borsa di studio 2010/11 e 2011/12); Serhiy Levchenko, classe V sez. A (già borsa di studio 2009/10, 2010/11 e 2012/13); Sara Verzeletti, classe III sez. D; Matteo Cotali, classe II sez. D; Ivan Faustini, classe IV sez. A; Gabriele Lui, classe III sez. B (già borsa di studio 2011/12); Andrea Singh, classe V sez. D (già borsa di studio 2009/10 e 2001/12); Matteo Bergoli, classe V sez. A; Viola Mazzoli, classe IV sez. A (già borsa di studio 2011/12); Chiara Savoldi, classe II sez. C; Federica Livi, classe IV sez. B (già borsa di studio 2011/12); Mirko Redana, classe III sez. C (già borsa di studio 2011/12); Simone Bonometti, classe III sez. B. ❑

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Studenti del Tartaglia in campo anche per la prevenzione degli incidenti stradali Mattinata decisamente movimentata il primo giugno per buona parte degli studenti dell’Istituto Tartaglia di Brescia. I geometri di domani, in particolare quelli delle classi quinte, sono stati infatti coinvolti nella vicina caserma dei Vigili del fuoco in una drammatica simulazione d’intervento per un grave incidente stradale con incendio delle vetture coinvolte e feriti imprigionati nelle lamiere contorte. Quindi, in aula magna, è stato proiettato un video, molto crudo ma estremamente efficace, sui drammi che ogni anno anche nella nostra provincia si vivono per disattenzione e imprudenza sulle strade; incidenti che hanno talvolta conseguenze mortali ed assai spesso costringono decine di persone ad una vita sulla sedia a rotelle. Fin qui la cronaca d’una mattinata diversa, certo significativa ma soprattutto non fine a se stessa. La simulazione rientra infatti in un programma ben più vasto di sensibilizzazione dei giovani sui temi della sicurezza stradale. Non solo: a proporla ed organizzarla concretamente è stato uno studente, Lorenzo Farina della 5^ F, con il concorso determinante della prof. Tiziana Pasini, docente di diritto al Tartaglia ma pure responsabile provinciale e coordinatore regionale dei progetti scolastici su queste attualissime e, purtroppo tragiche, tematiche. Li abbiamo incontrati scoprendo un mondo nel quale, tra le molte possibilità, proprio i geometri possono dire la loro con competenza.

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argo ai giovani, soprattutto se dimostrano una acuta sensibilità sui temi attualissimi della sicurezza stradale. Quindi cominciamo da te Lorenzo chiedendoti di raccontarci questa inusuale mattinata al Tartaglia rispondendo alle cinque “w” della classica serie di domande del giornalismo anglosassone: chi? come? dove? quando? e perché? «In sintesi, abbiamo organizzato per gli studenti del Tartaglia sabato 1 giugno una simulazione d’incidente stradale con intervento dei mezzi di soccorso e di per42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

sonale specializzato, seguita poi da un incontro in aula magna con gli esperti e la proiezione d’un filmato della Polizia stradale, decisamente tosto, su incidenti stradali frutto spesso di disattenzione e grave imprudenza, oppure della guida in stato di ebrezza. L’obiettivo era la sensibilizzazione dei giovani, soprattutto di quelli delle ultime classi che spesso hanno appena conseguito la patente di guida, sulla necessità di guidare con prudenza e sempre nel pieno delle proprie facoltà psico-fisiche perché diversamente i rischi sono tragicamente gravi». Che incidente è stato simulato? «Abbiamo pensato ad un incidente davvero grave con il coinvolgimento di più autovetture ed un mezzo pesante, con il rischio di incendio e persone ferite in-


SCUOLA Nella pagina di sinistra, l’intervista allo studente Lorenzo Farina della classe quinta F dell’Istituto “Tartaglia” e alla professoressa Tiziana Pasini, docente di Diritto e responsabile provinciale e coordinatore regionale delle tematiche scolastiche della sicurezza. Il giovane Lorenzo è anche soccorritore volontario del Cosp di Flero e ambisce ad entrare nel Corpo dei Vigili del Fuoco dopo il conseguimento del diploma di geometra.

trappolate tra le lamiere. È servito perciò l’intervento non solo del personale medico ed infermieristico del 118, ma pure dei Vigili del fuoco. La prima cosa da fare quando c’è un incidente è la chiamata al 118, che a seconda del tipo di segnalazione decide quali soccorsi inviare. Quando poi i soccorritori giungono sul posto la prima questione da affrontare è la messa in sicurezza dell’area, in modo tale che tanto le persone coinvolte nell’incidente quanto i soccorritori non corrano rischi. Sono dunque intervenuti immediatamente i Vigili del fuoco che prima hanno spento il principio di incendio che si era innescato tra le autovetture coinvolte, quindi hanno aperto le lamiere consentendo poi che medici e infermieri del 118 prestassero soccorso in piena sicurezza. Quindi c’è stato il filmato in aula magna con immagini che sono state per molti un autentico pugno nello stomaco: ho visto tutti i ragazzi attenti e quasi sgomenti di fronte alle conseguenze di incidenti che con un po’ di prudenza e di guida responsabile potevano essere facilmente evitati». Parli al plurale, quindi ad organizzare questa mattinata eravate parecchi? «Per la verità eravamo in tre o quattro quando ho lanciato l’idea. Poi purtroppo gli altri uno alla volta si sono fatti da parte dicendo che la maturità imminente non consentiva perdite di tem-

Lorenzo Farina e la docente di Diritto Tiziana Pasini

po. Ma non mi sono perso d’animo perché ho avuto il sostegno pieno della professoressa Pasini e perché ritengo che queste iniziative siano davvero necessarie». Perdona la curiosità, ma da dove ti viene questa attenzione speciale e purtroppo così poco diffusa tra i tuoi coetanei per i temi della sicurezza stradale? «Le ragioni in verità sono più d’una. Da una parte c’è il fatto d’essere stato toccato più volte e da vicino dalle conseguenze gravissime degli incidenti stradali; è capitato in famiglia ma pure ad amici carissimi di subire danni pesanti che mi hanno portato a riflettere su quest’argomento. Inoltre fin da ragazzino, direi da sempre, ho il desiderio di diventare un giorno Vigile del fuoco. E tra le credenziali apprezzate nel concorso per l’arruolamento c’è l’aver prestato opera volontaria in associazioni di soccorso. In fondo anche la scelta dell’istituto per geometri è in gran parte frutto del fatto che i Vigili del fuoco valorizzano, sempre ai fini dell’arruolamento, questo titolo di studio e le competenze che garantisce». Scusa, puoi essere più chiaro? «Sì, il diploma di geometra ti dà più punteggio nel concorso per vigile del fuoco poiché viene valutato positivamente il bagaglio di conoscenze che questo iter formativo offre ad esempio sulla logistica, sulla conoscenza non superficiale delle strutture di un immobile, sull’abitudine al rap-

porto con la gente. Certo essere geometra non basta, come dicevo prima dà punteggio anche l’essere soccorritore. Ed è per questo che sono entrato ormai da tempo nel Cosp di Flero, ho seguito il corso di 120 ore per conseguire l’abilitazione all’intervento con gli equipaggi chiamati dalla

centrale operativa dal 118 ed ogni sabato sono in sede dalle 17 alle 21 per coprire il mio turno d’ambulanza ed uscire in caso di chiamata del 118». Un impegno non da poco… «Non mi pesa, questo il bello. Mi piace, mi fa sentire utile più che stare al bar con IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 43


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do non della guida anche se si è bevuto, confidando erroneamente nella propria illusoria lucidità. Sono miti che continuano ad essere propalati dalla televisione e che fanno ancora breccia».

gli amici o a sentir musica nella mia camera. Senza contare che con gli altri soccorritori si crea rapidamente un bel clima, si sta bene insieme, si diventa amici». Mi pare però di capire che non è una scelta tanto popolare tra i ragazzi della tua età. «Della mia età non direi, anche perché sono molto giovane, ma in verità sono tanti i ventenni che ogni anno rispondono all’appello delle associazioni di volontariato del soccorso e che si sobbarcano prima corsi, esercitazioni ed esami di abilitazione e poi svariati turni in ambulanza spesso di notte o nei giorni festivi. C’è tanta gente che è disponibile all’aiuto degli altri senza darlo a vedere: te li trovi accanto quando servono, quando nei hai bisogno e magari per il resto della vita non sai neppure che esistono». 44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Un bel mondo indubbiamente fatto di sacrificio e altruismo. Ma guardando all’universo giovanile hai l’impressione che ci sia attenzione ai temi della sicurezza stradale?

«Purtroppo no. Lo verifico ogni giorno: continuano ad essere più attraenti i temi della velocità, il brivido del sorpasso spericolato, quan-

Ma iniziative come la tua, simulazioni spettacolari quanto reali, immagini cruente e tragiche, non incidono sull’approccio alla strada dei giovani? «Io lo spero ed è per questo che ho organizzato la mattinata al Tartaglia e quando posso partecipo ai programmi di educazione stradale. Purtroppo però funziona spesso una sorta di rimozione del pericolo, un meccanismo psicologico di difesa per il quale magari le immagini colpiscono, ma immediatamente uno pensa “a me non toccherà, sono più


SCUOLA Fasi dell’esercitazione di soccorso stradale nella caserma dei Vigili del Fuoco di Brescia a cui hanno assistito gli studenti dell’Istituto “Tartaglia”.

attento, più furbo, più fortunato”. Ma quando scopri che non è così, di solito è tardi». Professoressa Pasini è davvero così? C’è tra i ragazzi questa rimozione quasi inconsapevole del pericolo? «C’è ed è diffusa; al punto che si è discusso e si continua a discutere sulla efficacia ad esempio di immagini e filmati choccanti che, secondo qualcuno, finirebbero per indurre ancor più direttamente il meccanismo della rimozione vanificando ogni intento educativo. Io non sono di quest’avviso e ritengo che la cruda realtà faccia spesso capire con durezza e con efficacia il rischio che ognuno corre se non guida con prudenza o si mette al volante dopo un paio di birre. Credo anche che le immagini d’una mattinata non bastino e serva invece un cammino di educazione stradale, all’uso responsabile e pienamente maturo della strada, che deve iniziare il più presto possibile, fin dalla materna, e veda insieme senza comportamenti contradditori, la scuola, le famiglie e la società. Ed è proprio quello che stiamo facendo». In questo caso, spero, che il plurale sia giustificato. «Sì, siamo davvero un bel gruppo di insegnanti, docenti di ogni ordine e grado che hanno deciso di specializzarsi anche in educazione stradale così da offrire un supporto più esperto alle iniziative sistematiche, ai percorsi formativi, alle più diverse occasioni di ap-

profondimento e d’esperienza per i più giovani per queste tematiche. Negli anni abbiamo infatti costituito una rete di 344 insegnanti sparsi in tutta la provincia che ogni anno, secondo programmi che decidiamo insieme e – con il concorso fondamentale di polizia municipale, polizia stradale, altre forze dell’ordine, vigili del fuoco e volontari delle associazioni di soccorso – portiamo innanzi un lavoro che è diventato un modello per il resto della regione e del paese. Spesso infatti in qualità di responsabile bresciana e di coordinatrice regionale sono chiamata ad illustrare la nostra attività in altre province che vogliono provare a imitarci». Un modello bresciano ammirato, copiato e che evidentemente funziona. «I dati in verità ci confortano. Attenzione: noi ovviamente rientriamo in un programma di educazione stradale e di prevenzione dei sinistri che coinvolge tutti i soggetti interessati, per dovere d’istituto o per libera scelta personale, a rendere più sicure le nostre strade. Noi facciamo la nostra parte ed anche per questo pensiamo di aver dato il nostro contributo». Diceva dei dati… «Eccoli: in dieci anni dal 2000 al 2010 in provincia di Brescia siamo passati da 300 morti sulle strade ogni anno a 81. Sono sempre tanti, tantissimi, troppi, ma la riduzione è evidente. Ed è nettamente maggiore rispetto IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 45


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alla media nazionale che nello stesso periodo ha visto i decessi per incidente stradale scendere del 42%. E dico solo dei morti, che è l’evidenza più eclatante e tragica, ma una riduzione si nota anche tra i feriti gravi e conseguentemente si riduce, seppure sempre in maniera troppo lenta, il costo morale e materiale di questi eventi». Proviamo a vedere più da vicino questo modello bresciano. «Il concetto di fondo è proprio quello della rete, ovvero di una struttura leggera ma sempre collegata che consente, oltre all’insegnamento dell’educazione stradale curricolare nelle scuole anche molte iniziative di più ampio respiro. Facciamo simulazioni e illustriamo filmati come nel caso del Tartaglia – un istituto che peraltro ha da sempre tenuto all’educazione stradale con progetti d’avanguardia, soprattutto con la presidenza del prof. Negri – ma con la Polizia municipale del Comune di Brescia siamo nelle scuole con interventi specifici, come i disegni animati di Geronimo Stilton su quest’argomento, ci avvaliamo della collaborazione di associazioni come la Croce Bianca e Brescia Soccorso…». Se non ho capito male l’educazione stradale è pure una materia obbligatoria in molte scuole… «In tutte le scuole di ogni ordine e grado. Purtroppo si tratta solo di 8 ore all’anno mentre ad esempio in In46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3


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ghilterra c’è un’ora alla settimana». E i fondi? In questo caso ci sono o sono stati tagliati come per tutto il resto? «La cifra è davvero irrisoria: lo Stato spende per l’educazione stradale nelle scuole un milione di euro all’anno. E come se non bastasse si riformano anche quelle norme che ci avevano consentito di portare dentro la scuola elementi fondamentali di educazione stradale: dal 19 gennaio di quest’anno ad esempio, il patentino per la moto, che negli ultimi anni veniva conseguito a scuola dopo un apposito corso gratuito (ricordo che nel primo anno di questa normativa abbiamo fatto corsi e distribuito patentini a 5.000 ragazzi bresciani) deve essere invece preparato con un corso obbligatorio nelle scuole guida private. Noi

perdiamo l’opportunità di far lezione su questi argomenti con una specifica impostazione rivolta alla sicurezza, e in compenso i ragazzi dovranno pagare per avere la patente». Mestizie e incongruenze purtroppo non rare nel nostro Paese… Guardiamo comunque avanti: a cosa state lavorando? «Intanto diciamo grazie a quanti si impegnano, e sono davvero tanti, per iniziative che sarebbe troppo lungo elencare e vanno dalla progettazione proprio al Tartaglia di percorsi di educazione stradale – poi realizzati nei Comuni – al premio vinto dalla 3^ F sempre del Tartaglia classificatasi tra le prime dieci nel concorso di sicurezza stradale bandito a livello mondiale dalla Renault. Guardando al futuro poi, fondi permettendo, abbiamo già in cantiere tra i molti altri tre progetti di spessore: la realizzazione di un percorso per lezioni di sicurezza stradale nel parcheggio dell’Aci e un vero e proprio Parco dell’educazione stradale nel grande cortile della Croce Bianca. Inoltre stiamo realizzando una piattaforma digitale dedicata alle scuole medie ed alle superiori per l’e.learning in tema di sicurezza stradale, cosicché da qualsiasi scuola si possa accedere a questo strumento e scaricarlo per metterlo in pratica. Il lavoro insomma non manca, ma siamo pronti a metterci mano con entusiasmo». ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 47


DAL COLLEGIO DI BRESCIA Filippo La Duca

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a alcuni anni, quando ancora frequentavo l’Istituto Tecnico per Geometri “N.Tartaglia” – diploma poi conseguito nel 2011 – coltivo un progetto denominato ECOMasse che si occupa di individuare spazi murali da destinare a decorazioni, realizzate con l’intento di mascherare e ridurre l’impatto visivo causato dalla presenza di strutture in cemento sgradevoli. Una serie di idee maturate nel corso del tempo e arricchite da passione e costanza mi hanno indotto a far diventare questa mia idea un progetto di lavoro vero e proprio. Le opere di decorazione realizzate fino ad ora, sono state effettuate su pareti anonime, ma che assumono una forte rilevanza dal punto di vista della funzione che svolgono. Muri di sostegno di terrapieni e spalle di sottopassi o sovrappassi di arterie di scorrimento che dividono i paesi nella Franciacorta in modo radicale e marcato, ma anche cabine elettriche o murature di cortili interni di edifici pubblici: la filosofia del mio intervento progettuale e delle mie realizzazioni è dare una visione diversa degli spazi senza stravolgerli, migliorando l’aspetto del luogo nel quale si trovano. L’obiettivo è integrarli nel contesto circostante, senza appesantire l’impatto visivo, evitando di sottolineare situazioni critiche del territorio. Il mio lavoro professionale nasce ufficialmente nel set48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Quando il geometra è anche un artista: la decorazione di superfici critiche tembre 2011, quando ottenni l’incarico di riqualificare un muro di contenimento presso le piscine di Provaglio d’Iseo. L’idea di base era individuare forme e colori senza attirare forzatamente l’attenzione sullo spazio oggetto di intervento, ma anzi aiutandolo ad inserirsi armoniosamente nel paesaggio tra la strada di accesso all’impianto natatorio e i campi circostanti. Il soggetto della decorazione è stato scelto in base a una caratteristica saliente del muro, la presenza di un’edera cresciuta sulla sua superficie che ho ripreso graficamente come prolungamento di quella vera, in

modo da non sconvolgerne la crescita e lo sviluppo. L’ispirazione di ogni lavoro decorativo deriva dall’ambiente circostante e da co-

me la superficie oggetto dell’intervento vi è collocata. La decorazione di una superficie anonima o addirittura sgradevole riveste un

ruolo non secondario: deve essere lo strumento che attenua il “disturbo” del muro di calcestruzzo e comunica al passante un’impressione esteticamente gradevole, non aggressiva, che si concilia con il luogo. I soggetti che generalmente scelgo trasmettono un messaggio semplice, immediato, collegato alla natura e al contesto. In situazioni del tutto particolari si potrebbero realizzare anche forme astratte, per lo più comprensibili solo all’autore, ma si perderebbe il concetto di partenza e la volontà di comunicarlo chiaramente. Il percorso di studi di geometra e i corsi che ho affrontati hanno avuto certamente


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

getto con l’idea generale del risultato finale e un’ipotesi di costo. Se l’intervento proposto viene approvato comincia la sua realizzazione. Lavorando su superfici molto grandi, ho la necessità di avere a disposizione uno strumento che mi consenta di rivestire grandi spazi, quindi utilizzo prevalentemente pitture: dalle più semplici come quelle utilizzate per le pareti delle abitazioni, ai materiali più complessi come le pitture fotocatalitiche, che consentono l’ossidazione delle sostanze inquinanti e la conseguente loro trasformazione in residui non nocivi. Anche per quanto riguarda su di me un’influenza nel modo di concepire e realizzare gli interventi che propongo. L’approccio tecnico, derivato dal diploma conseguito, mi ha permesso di gestire l’organizzazione del lavoro, creare una tabella di marcia e completare il lavoro in tempi prestabiliti. Inoltre le conoscenze acquisite in materia di sicurezza sul lavoro hanno contribuito ad organizzare e allestire alcuni degli interventi più complessi, nei quali è stato necessario il noleggio e l’utilizzo di piattaforme di sollevamento.

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l mio lavoro parte dalla ricerca dello spazio murale su cui intervenire a cui segue l’ottenimento dell’autorizzazione per realizzare la decorazione. Questo comporta presentazione di un proIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 49


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

la scelta dei materiali gli studi fatti in passato si sono rivelati molto utili per comprendere e assimilare i contenuti delle schede tecniche e le caratteristiche dei prodotti presenti sul mercato. Durante il periodo invernale, nel quale non mi è possibile lavorare all’esterno, sono costretto a fermare gli interventi. Utilizzo quel tempo per promuovere i miei futuri lavori e pianificare la realizzazione dei successivi. Appena arriva la primavera ho già pronto un piano di lavoro che mi permette di partire con le decorazioni.

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ei prossimi mesi sarò impegnato con diversi lavori: alcuni in Franciacorta per i Comuni con cui ho già collaborato, altri per nuovi committenti come il Comune di Brescia o alcune società intenzionate a rivalutare i propri spazi con decorazioni. Insieme alla ricerca degli spazi, durante l’inverno ho la possibilità di lavorare moltissimo sullo sviluppo di nuovi soggetti e sullo studio di nuovi cromatismi in grado di migliorare l’aspetto e il significato delle decorazioni. Tutto ciò è molto importante per migliorare la mia progettualità e affinare i modi per trasmettere una sensazione di armonia tra la decorazione e il contesto in cui intervengo. ❑

50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3



ESTIMO Matteo Negri Giuliano Vacchi

Procedimenti di stima per la valutazione degli immobili

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n base agli International Valuation Standard e quindi, in ambito nazionale, al Codice di Tecnoborsa IV edizione, al fine della determinazione del valore degli immobili, sia che si tratti di valore di mercato, 1 sia di valori diversi da esso, possono essere utilizzati uno o più procedimenti di stima (metodiche), in funzione della natura dell'immobile, delle sua caratteristiche e della disponibilità dei dati immobiliari osservati e reperiti sul mercato. Le metodiche di valutazione rappresentano i procedimenti con cui si conduce un’operazione estimativa per ottenerne il valore economico finale. Esse raffigurano quindi gli strumenti tramite i quali si stima il valore degli immobili. Metodo del confronto di mercato (market approach) In questo numero si procederà ad illustrare il procedimento di stima della comparazione di mercato: il Market Comparison Approach (MCA). Quando il mercato è attivo e quindi sono disponibili i dati immobiliari necessari per la valutazione, il metodo del confronto è il procedimento estimativo più diretto, probante e documentato fra i tre metodi di stima contemplati negli IVS. Il metodo del confronto rientra nelle stime cosiddette “pluriparametriche”: è un procedimento che permette di determinare il valore o il canone d’affitto degli immobili attraverso il confronto tra il bene da valutare ed altri beni “simili” 2 per caratteristiche tecniche. La scelta delle caratteristiche immobiliari degli immobili presi a confronto (comparabili secondo IVS) che devono essere comuni, ma quantitativamente diverse da quelle dell’immobile da valutare (“Subject” secondo il termine anglosassone utilizzato dagli IVS), è fondamentale per consentire una corretta com52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

parazione. Ogni singola caratteristica immobiliare, presa in esame ai fini della comparazione, è misurata e quantificata con precisione. Il confronto di mercato utilizza i prezzi di recenti compravendite di immobili simili al “Subject”, commisurandoli ai relativi dati immobiliari e trova fondamento partendo dal presupposto che i prezzi rilevati siano stati liberamente determinati dal mercato. Il metodo del confronto è un processo logico di comparazione tra le varie caratteristiche tecnico-economiche degli immobili comparabili, che utilizza come base del

raffronto i “prezzi marginali”, che rappresentano la variazione del prezzo totale dell’immobile al variare di ogni sua singola caratteristica presa in considerazione. Il MCA si fonda sul principio elementare per il quale il mercato stabilirà il prezzo dell’immobile da stimare allo stesso modo dei prezzi già fissati dal mercato stesso per gli immobili simili. Il valutatore seleziona una o più unità di confronto nello stesso “segmento di mercato” del Subject. Per svolgere il confronto diretto tra l’immobile oggetto di valutazione e un immobile comparabile, il perito deve determinare gli aggiustamenti basati sulle differenze tra le caratteristiche immobiliari (ammontari). Gli aggiustamenti sono determinati per ogni singola caratteristica immobiliare presa in esame, mediante la differenza negli ammontari della caratteristica dell’immobile da valutare e dell’immobile di confronto, moltiplicata per il “prezzo marginale” della caratteri-

stica preso con il proprio segno. Il valore di mercato deriva dal prezzo dell’immobile di confronto, corretto per gli aggiustamenti delle caratteristiche, per giungere ai “prezzi corretti”. Le principali fasi di cui si compone il metodo del confronto sono le seguenti: 1. analisi di mercato finalizzata alla rilevazione di recenti contratti di compravendita o locazione di immobili appartenenti allo stesso segmento di mercato dell’immobile da valutare; 2. scelta delle caratteristiche immobiliari da considerare nel procedimento; 3. calcolo e compilazione della tabella dei dati; 4. calcolo e compilazione della tabella dei “prezzi marginali”; 5. calcolo e compilazione della tabella di valutazione; 6. sintesi conclusiva. La tabella dei dati contiene le caratteristiche del Subject e del/dei comparabile/i.

Schema esemplificativo della Tabella dei dati Prezzo e caratteristica

Compravendite Unità A

Prezzo totale, PRZ [€] Data, DAT [mesi] 1A Caratteristica, acronimo [unità di misura] 2A Caratteristica, acronimo [unità di misura] 3A Caratteristica, acronimo [unità di misura] ………………………………………… nA Caratteristica, acronimo [unità di misura]

Unità B

Subject (S) Unità _

Incognita


ESTIMO

L’analisi dei prezzi marginali riporta il calcolo del prezzo marginale di ogni caratteristica presa in esame per ciascun immobile comparabile.

Schema esemplificativo della Analisi dei Prezzi Marginali Prezzo marginale

Unità A

Unità B

Unità _

p(DAT) [€/mese] p(acronimo 1A caratteristica) [€/unità di misura] p(acronimo 2A caratteristica) [€/unità di misura] p(acronimo 3A caratteristica) [€/unità di misura] ………………………………………… p(acronimo nA caratteristica) [€/unità di misura]

La tabella di valutazione riporta i prezzi di mercato rilevati dei comparabili, gli aggiustamenti per le caratteristiche immobiliari e i prezzi corretti.

Schema esemplificativo della Tabella di Valutazione Prezzo e caratteristica

Compravendite Unità A

Unità B

Unità _

Prezzo totale, PRZ [€] Data, DAT [mesi]

Il prezzo corretto di ciascun immobile comparabile esprime il valore di mercato dell’immobile da valutare derivato dallo specifico confronto.

1A Caratteristica [€] = p(acronimo)* (differenza Subject - Comparabile) 2A Caratteristica, [€] = p(acronimo)* (differenza Subject - Comparabile) 3A Caratteristica, [€] = p(acronimo)* (differenza Subject - Comparabile) ………………………………………… nA caratteristica, [€] = p(acronimo)* (differenza Subject - Comparabile) PREZZI CORRETTI [€]

La sintesi conclusiva considera i risultati del confronto sistematico svolto tra l’immobile da valutare e gli immobili comparabili: se gli immobili comparabili sono due o più, il valore di mercato ricercato è rappresentato dalla media aritmetica dei prezzi corretti, ovvero dalla media ponderata nella quale i pesi sono stimati in ragione delle ipotesi metodologiche svolte e dell’attendibilità dei dati immobiliari rilevati. L’esperto deve riportare le assunzioni intorno al peso attribuito a ciascun prezzo corretto. Nel prossimo numero verrà illustrato un caso studio per la determinazione del più pro-

babile valore di mercato di un immobile attraverso l’applicazione del Market Comparison Approach (MCA). ❑

Immobile da valutare

Note 1 Valore di mercato: è l’ammontare stimato per il quale un determinato immobile può essere compravenduto alla data della valutazione tra un acquirente e un venditore, essendo entrambi i soggetti non condizionati, indipendenti e con interessi opposti, dopo un’adeguata attività di marketing durante la quale entrambe le parti hanno agito con eguale capacità, con prudenza e senza alcuna costrizione. (International Valuation Standards – IVS1 3.1. - Ottava edizione 2007 ) 2 Gli immobili vengono definiti simili quando appartenenti al medesimo segmento di mercato.

Comparabile

Comparabile

Comparabile

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 53


SICUREZZA CANTIERI Lorenzo Di Schiena Paolo Ghitti Piergiorgio Priori Maria Tomasoni

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l Testo Unico 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro stanziali, integrato dal D.Lgs. n. 106 del 3 agosto del 2009, ingloba e sostituisce il D.Lgs. 626/94. L’art. 26 del D.lgs. 81/08 prescrive che, in caso di affidamento di lavori, servizi e forniture all’impresa appaltatrice o a lavoratori autonomi all’interno della propria azienda, o di una singola unità produttiva della stessa, nonché nell’ambito dell’intero ciclo produttivo dell’azienda medesima, il datore di lavoro committente promuove la cooperazione ed il coordinamento elaborando un unico documento di valutazione dei rischi (i cosiddetti rischi interferenti) che indichi le misure adottate per eliminare o, ove ciò non è possibile, ridurre al mi-

Il D.U.V.R.I.: Documento unico di valutazione dei rischi interferenziali nimo i rischi da interferenze. Il Duvri - Documento unico valutazione rischio interferenze - è quindi il documento che ogni datore di lavoro committente deve redigere al fine di individuare i rischi dovuti alla presenza nello stesso luogo di lavoro di più imprese o lavoratori autonomi. I casi nei quali il Duvri non è obbligatorio sono stabiliti dal comma 3 bis dell’art. 26 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i. e riguardano appalti e servizi di natura intellettuale, forniture di materiali o attrezzature e lavori o servizi la cui durata sia inferiore a due giorni, sempre che essi non comportino rischi derivanti dalla presenza di agenti cancerogeni, biologici, atmosfere esplosive o altri rischi particolari. Anche nel caso in cui le lavorazioni di più imprese e-

sterne, presenti anche non contemporaneamente, comportino la costituzione di un cantiere temporaneo e mobile nei luoghi in cui sono presenti attività lavorative del datore di lavoro committente (luogo di lavoro fisso), il Duvri non è obbligatorio e il PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento), lo sostituisce. In questo caso il C.S.P. nel PSC dovrà analizzare anche i rischi che l’attività fissa trasmette al cantiere e viceversa. Quando invece in cantiere è presente una sola impresa, il datore di lavoro committente ha l’obbligo di redigere il Duvri e di consegnarlo all’impresa chiamata ad eseguire i lavori, perché, in questo caso, viene a mancare uno dei presupposti per l’applicazione dell’art. 96 del D.Lgs 81/08 quale l’accettazione da parte dell’im-

presa del PSC. Il Duvri è uno strumento operativo da produrre e divulgare, negli appalti pubblici o privati, con l’intento di eliminare o ridurre i rischi dovuti alle interferenze tra le imprese che si trovano (in maniera occasionale) ad operare all’interno di una struttura o ambiente lavorativo/produttivo con caratteristiche di stabilità. I rischi interferenziali principali derivano prevalentemente dalla sovrapposizione, all’interno di luoghi di lavoro stabili, di più attività svolte da appaltatori diversi ed estranei al normale ciclo produttivo/lavorativo dell’azienda. Il Duvri quindi deve essere obbligatoriamente redatto quando, presso i luoghi di lavoro di attività stabili, sono presenti delle lavorazioni di una o più ditte esterne che creano interferenza col normale svolgimento dell’attività produttiva/lavorativa.

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l Duvri si fonda sulla promozione da parte del committente dell’informazione, della cooperazione e del coordinamento: 1. l’informazione reciproca e pulita tra committente e appaltatore è un punto cardine della normativa e permette di fornire ai lavoratori conoscenze utili atte all’identificazione, riduzione e gestione dei rischi nell’ambiente di lavoro; 2. per coordinamento si intende il collegamento ra54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3


SICUREZZA CANTIERI

zionale delle diverse fasi dell’attività con lo scopo di armonizzarle tra loro, questa funzione è quella che permette efficacemente di poter eliminare o ridurre al minimo le interferenze; 3. per cooperazione si intende la predisposizione e l’applicazione delle misure di prevenzione e sicurezza. È nell’interesse di un efficiente datore di lavoro committente promuovere delle misure di prevenzione e di protezione elaborando correttamente il Duvri, sostenendo la sicurezza globale nelle opere e nei servizi realizzati sintetizzando efficacemente e formalizzando tutte le attività di cooperazione e coordinamento tra committenti e appaltatori nonché l’informazione reciproca delle imprese coinvolte. Il committente, avvalendosi di questo strumento, può effettuare una reale valutazione in merito all’organizzazione del sistema di sicurezza dell’appaltatore attraverso il coordinamento tra i responsabili del servizio di prevenzione e protezione (RSPP), il committente e l’appaltatore. I costi principali che devono essere specificati e considerati nel Duvri si possono riassumere in quelli che si riferiscono all’acquisto dei dispositivi e mezzi di salvaguardia collettiva, quelli di protezione del singolo lavoratore e quelli legati alla sua corretta informazione e preparazione in funzione dello

specifico appalto. Potrebbero essere inoltre contemplati costi aggiuntivi quali quelli riguardanti consulenze specifiche erogate da un professionista specializzato in materia di sicurezza. Il Duvri deve contenere: • identificazione e descrizione del lavoro da svolgere e dei dati identificativi dei soggetti coinvolti (ditte o lavoratori autonomi); • identificazione e descrizione dell’area interessata, con eventuali allegati grafici; • individuazione dei soggetti con compiti di sicurezza: referente interno, RSPP, medico competente, direttore dei lavori; • orario in cui viene svolto il lavoro; • scelte progettuali e organizzative, procedure, misure preventive e protet-

tive, in riferimento all’area, all’organizzazione ed alle lavorazioni; • prescrizioni operative, misure preventive e protettive, dispositivi di protezione individuale (DPI), in riferimento alle interferenze tra le lavorazioni; • misure di coordinamento relative all’uso comune delle attrezzature, delle infrastrutture, dei mezzi e dei servizi di protezione collettiva; • modalità organizzative della cooperazione e del coordinamento, nonché della reciproca informazione, fra i datori di lavoro e fra i datori di lavoro ed i lavoratori autonomi; • organizzazione prevista per il pronto soccorso e per la gestione delle emergenze; • durata prevista delle lavorazioni, delle fasi di lavoro

e, quando la complessità del lavoro da effettuare lo richieda, delle sottofasi di lavoro, che costituiscono il cronoprogramma dei lavori.

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n conclusione il Duvri nasce con l’intento di eliminare o ridurre i rischi dovuti alle interferenze tra le varie imprese operanti all’interno di una struttura lavorativa/produttiva con caratteristiche di stanzialità, la cui redazione è effettuata con la stessa logica del Piano di sicurezza e coordinamento, estendendo così a tutti i settori lavorativi l’obiettivo notevole dell’attività prevenzionistica che deve essere operata diligentemente da tutti i soggetti interagenti con l’appalto. ❑

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 55


FORMAZIONE CONTINUA Andrea Raccagni

Corso base di Autodesk Revit: pregi e criticità di un software molto interessante

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l nostro collega Andrea Raccagni, pur se molto giovane, è già sulla via per diventare un esperto catastale. Nel n. 5/2012 della rivista pubblicammo un suo articolo nel quale, su nostro invito, descriveva la sua partecipazione al IV corso internazionale di topografia per giovani geometri svoltosi a Madrid in lingua inglese; vi presero parte, dopo una severa selezione, solo nove italiani. Andrea cammina svelto e non vuole limitare il suo bagaglio di conoscenze alla topografia: propone qui un’altra sua esperienza che, stavolta, tocca la progettazione. Ha preso parte, infatti, a un corso di base sull’utilizzo dell’applicazione “Autodesk Revit”. Dalle sue parole si rileva che questo programma è quanto mai innovativo e molto utile per lavori di qualità, anche se, per certi aspetti (in particolare sul restauro di immobili di vecchia costruzione), denuncia ancora alcune criticità che dovranno essere affinate.

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l corso a cui ho preso parte nell’aprile di quest’anno forniva un’infarinatura di base per l’utilizzo del software Revit 2013; Il tempo a disposizione però non ha consentito di studiare a pieno le potenzialità di Revit, Autocad e tutti i software inclusi nella suite di programmi fornita dalla Autodesk; per far ciò sarebbe stato necessario necessario disporre di qualche settimana. Vado subito al dunque: la vera “rivoluzione” della suite di programmi Autodesk è la completezza e la capacità di gestire tutti gli aspetti della progettazione con un solo prodotto: dalla progettazione architettonica, al rendering grafico, all’impiantistica fino alla certificazione energetica (che è sostanzialmente la ricetta vincente del BIM, Building Information Modeling di Autodesk). Tutti gli aspetti della progettazione sono inclusi all’interno del software; il progettista ha la possibilità di u56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

sare vari programmi a seconda delle necessità e del tipo di progettazione saltando da un prodotto all’altro a seconda dell’attività che deve svolgere. Revit, lo strumento più potente della suite, ha la forza di gestire tutti gli aspetti della modellazione in tempo reale e in 3D; un bel vantaggio. Pensiamo al tempo perso per aggiornare una planimetria: un cambio nella pianta comporta il dover aggiornare anche le sezioni e i prospetti; con Revit, invece, questo passaggio è automatico e immediato. Il progettista ha così il vantaggio di potersi concentrare sulla progettazione e gestirla in maniera completa; assieme agli altri programmi della suite può analizzare il progetto in tutte le sue problelmatiche e ridurre al minimo le incompatibilità tra i vari aspetti dell’ideazione; per esempio, integrando la parte architettonica con la parte impiantistica, la strutturale, ecc.

Va detto che malgrado le potenzialità del software, le performance migliori si ottengono sulla progettazione ex novo. L’intero set di programmi è studiato per progetti di nuova costruzione, mentre per la ristrutturazioni di edifici esistenti le cose sono più problematiche, soprattutto se si ha a che fare con edifici vecchi, in cui gli elementi costruttivi non sono parametrizzati come nel caso di una nuova costruzione. Su questo aspetto che, va ricordato, è marginale negli Stati Uniti, dove il software è stato sviluppato, ma che è fondamentale qui in Italia, c’è an-

cora da lavorare: gli strumenti forniti non si adattano del tutto alle esigenze di progettazione nel caso di una ristrutturazione. Malgrado questo aspetto, certamente penalizzante, a mio avviso il software che ho avuto modo di esaminare rimane uno strumento efficace, che il progettista, soprattutto in caso di incarichi di un certo livello, deve essere in grado di sfruttare per soddisfare l’esigenza della committenza e ottimizzare le proprie risorse in termini di tempo e personale impiegato. ❑

Autodesk Revit è distribuito a Brescia da via del Mella 23/25.

Per ulteriori informazioni: Francesco Pescatori f.pescatori@cadgroup.it



DAL COLLEGIO DI LODI Morgana Rancati

Il nuovo accordo Stato-Regioni Formazione per attrezzature e macchine da lavoro

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on l’accordo tra Stato e Regioni siglato il 22 febbraio 2012 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 marzo 2012 n. 60 si dà concretezza al D.Lgs. 81/08 s.m.i, in merito alla formazione dei lavoratori, ivi compresi i soggetti di cui all’art. 21 comma 1, che impiegano attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione.

porti tra Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sono individuate le attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione degli operatori nonché le modalità per il riconoscimento di tale abilitazione, i soggetti formatori, la durata, gli indirizzi ed i requisiti minimi di validità della formazione […]

• MACCHINA Insieme di pezzi o di organi, di cui almeno uno mobile, collegati tra loro e connessi solidalmente per una applicazione ben determinata • ATTREZZATURA Qualsiasi macchina, apparecchio, utensile o impianto destinato ad essere usato durante il lavoro • OPERATORE Lavoratore incaricato dell’uso di una attrezzatura

Articolo 21.1 […] - I componenti dell’impresa familiare di cui all’articolo 230-bis del Codice civile, i lavoratori autonomi che compiono opere o servizi ai sensi dell’articolo 2222 del Codice civile, i coltivatori diretti del fondo, i soci delle società semplici operanti nel settore agricolo, gli artigiani e i piccoli commercianti […] • INFORMAZIONE complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro • FORMAZIONE processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori e agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili all’acquisizione di competenze utili allo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi. • ADDESTRAMENTO complesso delle attività dirette a far apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche di protezione individuale, e le procedure di lavoro.

L’accordo è in attuazione dell’articolo 73, comma 5, del D. Lgs. 81/2008 s.m.i “Informazione, formazione e addestramento” in merito all’uso delle attrezzature di lavoro e definisce i soggetti formatori, la durata, gli indirizzi e i requisiti minimi di validità della formazione per gli operatori di macchine di cantiere. Articolo 73.5 […] - In sede di Conferenza permanente per i rap58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

I lavoratori sono i soggetti a cui è indirizzata l’azione di formazione e informazione specifica. Infatti, in ottemperanza alla legge essi devono essere informati e opportunamente formati circa l’utilizzo di particolari attrezzature da lavoro che richiedono una specifica conoscenza per il loro corretto funzionamento in piena sicurezza. Articolo 73: 1. Nell’ambito degli obblighi di cui agli articoli 36 e 37 il datore di lavoro provvede, affinché per ogni attrezzatura di lavoro messa a disposizione, i lavoratori incaricati dell’uso dispongano di ogni necessaria informazione e istruzione e ricevano una formazione e un addestramento adeguati, in rapporto alla sicurezza relativamente: a) alle condizioni di impiego delle attrezzature; b) alle situazioni anormali prevedibili. 2. Il datore di lavoro provvede altresì a informare i lavoratori sui rischi cui sono esposti durante l’uso delle attrezzature di lavoro, sulle attrezzature di lavoro presenti nell’ambiente immediatamente circostante, anche se da essi non usate direttamente, nonché sui cambiamenti di tali attrezzature. […] 4. Il datore di lavoro provvede affinché i lavoratori incaricati dell’uso delle attrezzature che richiedono conoscenze e responsabilità particolari di cui all’articolo 71, comma 7, ricevano una formazione, informazione ed addestramento adeguati e specifici, tali da consentire l°Øutilizzo delle attrezzature in


DAL COLLEGIO DI LODI

modo idoneo e sicuro, anche in relazione ai rischi che possano essere causati ad altre persone. […] La formazione prevista dall’accordo, essendo formazione specifica non è sostitutiva della formazione obbligatoria spettante comunque a tutti i lavoratori e realizzata ai sensi dell’articolo 37 del Lgs. 81/2008 s.m.i. Elenco delle attrezzature per le quali è richiesta specifica abilitazione: 1. Piattaforme di lavoro mobili elevabili (PLE) 2. Gru a torre 3. Gru mobile (Autogru) 4. Gru per autocarro

5. Carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo (a braccio telescopico, industriali semoventi, carrelli/sollevatori/elevatori semoventi telescopici rotativi) 6. Trattori agricoli o forestali. 7. Macchine movimento terra (escavatori idraulici, escavatori a fune, pale caricatrici frontali, terne, autoribaltabile a cingoli) 8. Pompe per calcestruzzo Di seguito, con l’intento di rendere maggiormente utile e semplice l’esposizione dell’argomento, si riportano gli schemi riassuntivi dei percorsi formativi su ciascuna tipologia di macchina ad eslusione dei trattori agricoli, in quanto non impiegti in cantiere.

Corso di formazione teorico-pratico per lavoratori addetti alla conduzione di piattaforme di lavoro mobili elevabili (PLE) (ai sensi dell’Accordo Stato-Regioni del 22.02.2012 - All. III)

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 59


DAL COLLEGIO DI LODI

Corso di formazione teorico-pratico per lavoratori addetti alla conduzione di gru a torre (ai sensi dell’Accordo Stato-Regioni del 22.02.2012 - All. V)

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Gru a torre: gru a braccio orientabile, con il braccio montato sulla parte superiore di una torre che sta approssimativamente in verticale nella posizione di lavoro.


DAL COLLEGIO DI LODI

Corso di formazione teorico-pratico per lavoratori addetti alla conduzione di gru mobili (autogru)

Gru movibile: autogru a braccio in grado di spostarsi con carico o senza carico senza bisogno di vie di corsa fisse e che rimane stabile per effetto della gravitĂ .

(ai sensi dell’Accordo Stato-Regioni del 22.02.2012 - All. VII)

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 61


DAL COLLEGIO DI LODI

Corso di formazione teorico-pratico per lavoratori addetti alla conduzione di gru per autocarro (ai sensi dell’Accordo Stato-Regioni del 22.02.2012 - All. IV)

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Gru per autocarro: gru a motore comprendente una colonna, che ruota intorno a una base ed un gruppo bracci che è applicato alla sommità della colonna. La gru è montata di regola su un veicolo (eventualmente su un rimorchio, una trattrice o su una base fissa) ed è progettata per caricare e scaricare il veicolo.


DAL COLLEGIO DI LODI

Corso di formazione teorico-pratico per lavoratori addetti alla conduzione di carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo

1. Carrelli semoventi a braccio telescopico: carrelli elevatori a contrappeso dotati di uno o piĂš bracci snodati, telescopici o meno, non girevoli, utilizzati per impilare carichi. 2. Carrelli industriali semoventi: qualsiasi veicolo dotato di ruote (eccetto quelli circolanti su rotaie) concepito per trasportare, trainare, spingere, sollevare, impilare o disporre su scaffalature qualsiasi tipo di carico ed azionato da un operatore a bordo su sedile. 3. Carrelli/sollevatori/elevatori semoventi telescopici, rotativi: attrezzature semoventi dotate di uno o piĂš bracci snodati, telescopici o meno, girevoli, utilizzate per movimentare carichi ed azionate da un operatore a bordo con sedile.

(ai sensi dell’Accordo Stato-Regioni del 22.02.2012 - All. VI)

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 63


DAL COLLEGIO DI LODI

Corso di formazione teorico-pratico per lavoratori addetti alla conduzione di macchine movimento terra: escavatori, pale caricatrici frontali, terne e autoribaltabili a cingoli (ai sensi dell’Accordo Stato-Regioni del 22.02.2012 - All. IX)

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DAL COLLEGIO DI LODI

Corso di formazione teorico-pratico per lavoratori addetti alla conduzione di pompe per calcestruzzo

Pompa per calcestruzzo: dispositivo, costituito da una o piĂš parti estensibili, montato su un telaio di automezzo, autocarro, rimorchio o veicolo per uso speciale, capace di scaricare un calcestruzzo omogeneo, attraverso il pompaggio del calcestruzzo stesso.

(ai sensi dell’Accordo Stato-Regioni del 22.02.2012 - All. X)

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 65


DAL COLLEGIO DI LODI

Per quanto riguarda l’articolazione del percorso formativo, che può essere svolto in aula o con modalità e- Learning (punto 3 e Allegato II) l’accordo Stato – Regioni prevede che sia strutturato in: – Modulo teorico, – Modulo pratico – Verifica finale per l’ottenimento dell’abilitazione.

Con l’accordo è stato introdotto il concetto di Abilitazione, che si ottiene frequentando almeno il 90 % del monte ore totale, superando con esito positivo le prove di verifica intermedie e finali e superando la prova di valutazione pratica. Al termine del corso viene rilasciato ad ogni partecipante l’Attestato di frequenza con verifica dell’apprendimento (abilitazione).

Da ricordate in merito alla formazione di cui all’oggetto, è che alla data di entrata in vigore dell’accordo è riconosciuta la formazione pregressa seconto le modalità schemattizzate nella succesiva tabella.

66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3


DAL COLLEGIO DI LODI

Formazione teorica

Formazione pratica

Verifica finale

Formazione da fare

Aggiornamento

Già effettuata durata > = accordo per la specifica attrezzatura

Già effettuata e durata > = accordo per la specifica attrezzatura

Effettuata e documentata

Esonero

Entro 5 anni dal superamento verifica finale

Già effettuata e durata minore accordo per la specifica attrezzatura

Già effettuata e durata minore accordo per la specifica attrezzatura

Effettuata e documentata

Modulo di aggiornamento entro 24 mesi dall’entrata in vigore dell’accordo

Entro 5 anni dalla conclusione aggiornamento

Già effettuata e durata qualsiasi per la specifica attrezzatura

Già effettuata e durata qualsiasi per la specifica attrezzatura

Modulo di aggiornamento entro 24 mesi con verifica finale

Entro 5 anni dall superamento verifica finale

Formazione completa da fare entro 24 mesi dall’entrata in vigore dell’accordo

Entro 5 anni dal superamento verifica finale

Nessuna Nessuna o fatta e non documentata o fatta e non documentata

Non effettuata

Nessuna o fatta e non documentata

I lavoratori che alla data di entrata in vigore dell’accordo sono incaricati dell’uso delle attrezzature individuate nel testo normativo, devono effettuare i corsi entro 24 mesi dall’entrata in vigore dell’accordo. L’abilitazione deve essere rinnovata entro 5 anni dalla data del rilascio dell’attestato mediante partecipazione a un corso di aggiornamento della durata minima di 4 ore di cui 3 ore pratiche. ❑

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 67


MEDIAZIONE Lara Baghino

I

l 4 giugno c’è stato l’incontro informativo sulla Mediazione civile e commerciale tenutasi all’Istituto tecnico per geometri “Tartaglia”, l’ultimo di una serie di seminari che hanno avuto luogo presso gli ITG della provincia: Darfo Boario Terme, Desenzano del Garda, Iseo, Salò, Chiari, Leno e che hanno visto la partecipazione degli studenti delle classi quinte e dei colleghi geometri della zona circoscrizionale di appartenenza. I seminari informativi sono stati tenuti da alcuni membri della Commissione Mediazione, mediatori iscritti alla sede distaccata di Brescia dell’Organismo di Mediazione Interprofessionale Nazionale Geo-CAM, i quali hanno lavorato con vera impagabile dedizione. Hanno dato la loro disponibilità come relatori i responsabili della sezione distaccata ODM geometri Alberto

68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Accolto con interesse il seminario sulla mediazione

Fortunato, Daniel Del Tos e la scrivente in qualità di referente locale Geo-CAM; il geometra Carmelo Casella ha avuto il fondamentale ruolo di moderatore del seminario e i colleghi Nicola Zanelli e Aldo Labemano si sono attivati per l’organizzazione e l’assistenza ai partecipanti. I seminari sono stati gestiti dal moderatore che presentava in anticipo l’argomento trattato da ciascun relatore; alla fine di ogni intervento il Collega Casella riassumeva brevemente le argomentazioni, soffermandosi sul messaggio che si voleva far arrivare in modo chiaro agli uditori. Gli argomenti esposti con semplicità e professionalità hanno delineato il ruolo del mediatore Geo-CAM, le norme che regolano la mediazione civile e commerciale ed è stata spiegata la procedura di attivazione della mediazione.Vi è stata

grande partecipazione degli insegnanti e degli alunni degli Istituti per conoscere questo argomento per nulla trattato nelle aule scolastiche.

L’

obiettivo del seminario era quello di coinvolgere i colleghi bresciani alla diffusione della conoscenza della mediazione civile e a contrastare le informazioni scorrette in merito; tanta confusione infatti hanno generato le due norme: il decreto legge n. 28/2010 art. 5, che ha reso obbligatoria la mediazione per alcune materie, e la sentenza costituzionale n. 272 del 2012, che ha dichiarato incostituzionale l’obbligatorietà della mediazione. Devo dire con amarezza che l’intento è riuscito in parte, poiché negli incontri ci si aspettava dai colleghi una partecipazione più numerosa.

I seminari infatti sono stati pensati per dare un’informazione più realistica sull’argomento non tanto ai mediatori, ma ai geometri, che pensano di non aver nulla a che fare con la mediazione. Proprio a tutti i colleghi si voleva far pervenire il messaggio che la medizione civile è una “nuova opportunità di lavoro”, un “nuovo modo di vedere le cose”, “un’alternativa alla giustizia ordinaria con costi certi e tempi ridotti”. Si voleva dare consapevolezza ai colleghi che il geometra sarà coinvolto come consulente di parte nella mediazione e avrà un ruolo di fondamentale importanza circoscrivendo il lavoro all’interno della nostra categoria. L’esiguo gruppo di colleghi che ha partecipato ai vari seminari ha dimostrato comunque un grande interesse all’argomento trattato, rivolgendo ai relatori domande sulle varie casistiche


MEDIAZIONE Nella pagina di sinistra: il seminario sulla mediazione civile e commerciale svoltosi a Desenzano del Garda e quello all’Istituto “Tartaglia” di Brescia

Nelle due immagini sottostanti il seminario sulla mediazione tenuto nell’Istituto tecnico per geometri “Antonietti” di Iseo

La mediazione civile ora è tornata obbligatoria

che incontrano quotidianamente nel loro lavoro. Ai partcipanti è rimasta la curiosità di saperne di più. Di conseguenza, la segreteria dell’ODM ha avuto in questi mesi richieste telefoniche di informazioni sulla mediazione anche dai cittadini informati dai loro geometri di fiducia.

Valutando che colleghi e cittadini possano aver bisogno di chiarimenti, la sede distaccata dell’ODM di Brescia sta pensando di aprire uno sportello settimanale su appuntamento presso gli uffici di piazzale Cesare Battisti. Attualmente è possibile avere informazioni dall’Orgsanismo di Mediazione

La mediazione civile torna obbligatoria. Dopo il varo del “Decreto del Fare” da parte del Consiglio dei ministri il 15 giugno scorso, la misura è stata reintrodotta con l’obiettivo di eliminare in Italia almeno un milione di processi civili. L’obbligo L’obbligo di ricorrere all’Istituto per risolvere le controversie sui diritti disponibili – con un più rapido accordo tra le parti attraverso l’intervento l’intervento di un mediatore professionista – è stato voluto dal ministro per la Giustizia Anna Maria Cancellieri, per fornire una risposta efficace all’enorme arretrato della Giustizia, che scoraggia gli investimenti esteri in Italia. Il nuovo testo prevede alcune modifiche che interessano la figura del mediatore professionista. È previsto, ad esempio, che gli avvocati siano mediatori per legge, senza necessità di dover partecipare a un corso di formazione specialistico per il rilascio della qualifica, quindi, senza altri accreditamenti presso il ministero della Giustizia. Secondo il nuovo testo di legge, resterebbero escluse dall’obbligatorietà le liti per danni da incidenti stradali. (Da “Giornale di Brescia”)

Geo-CAM sede distaccata di Brescia semplicemente attraverso una mail << mediazione@collegio.geometri.bs .it>> oppure lasciando il proprio recapito telefonico e il proprio nome alla segreteria del Collegio per essere ricontattati da un mediatore. Un ringraziamento particolare va al nostro Presidente geom. Giovanni Platto che, credendo nella mediazione, ha appoggiato con grande stima i colleghi mediatori che hanno dedicato il loro tempo e il loro lavoro all’organizzazione e alla preparazione di questo evento, pensato come servizio di informazione e non come mezzo propagandistico. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 69


TECNICA Andrea Botti

I

n principio fu il calcare…, simile a quello presente nelle scogliere dei mari tropicali, quando, 190 milioni di anni fa, la Toscana settentrionale era coperta dal mare. i movimenti della crosta terrestre provocarono la nascita di rilievi conosciuti come Alpi Apuane: una catena montuosa tra le province di Massa Carrara e Lucca dalla quale si ricava, da più di 2000 anni, una roccia metamorfica, composta da microscopici cristalli di carbonato di calcio, originata da rocce la cui struttura cristallina si è andata trasformando al variare di pressione e temperatura. Le prime testimonianze di attività estrattiva risalgono all’età del rame, confermate da documenti che provano la nascita di insediamenti tra il IV ed il III sec. a.C. Lo sfruttamento diviene sistematico nel I sec. a.C. circa, durante la dominazione romana, quando il marmo viene chiamato marmor Lunense, poiché il centro di estrazione coincideva con la città di Luni, colonia romana da dove salpavano, verso la capitale, navi lapidariae cariche di pietra1. Con le invasioni barbariche, l'attività estrattiva subisce un periodo di stallo; nuovi impulsi riprendono verso la fine del primo millennio, nel momento in cui un nuovo linguaggio, prevalentemente legato alla realizzazione delle cattedrali, si diffonde nella penisola. Attraverso la competenza di grandi maestri come Giovanni e Nicola Pi70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Geografia litica La pietra di Michelangelo

sano ed Arnolfo di Cambio la pietra locale diviene protagonista in alcune grandi opere del romanico quali: il Battistero di Pisa e tutto il cantiere in Piazza dei Miracoli, il Duomo di Siena, il Duomo di Lucca, la chiesa di Sant’Andrea a Pistoia, la Fontana Maggiore di Perugia. Il rinascimento coincide con la consacrazione ufficiale delle pietre carraresi grazie all’attività di personaggi come Leon Battista Alberti, che nel suo De statua suggerisce la pietra dei monti di Luni e, soprattutto, Michelangelo Buonarroti che, com’è noto, fu spesso sulle Apuane a scegliere i blocchi dai quali nasceranno opere come: La Pietà, Il David e la Tomba di Papa Giulio II. Il bianco toscano viene scelto anche per Apollo e Dafne, la scultura realizzata da Gian Lorenzo Bernini fra il 1622 e il 1625 che anticipa, pur con le differenze del caso, un tema proposto, quasi 200 anni dopo, da

Antonio Canova con il gruppo scultoreo di Amore e Psiche. Il ruolo del Carrara nell’arte, nato in età romana, viene puntualmente riconfermato anche oggi; innumerevoli sono le opere che testimoniano lo splendore della pietra delle cave apuane, qui, a partire dal 1889, fu introdotto il taglio con il filo elicoidale: un sistema che rivoluzionerà la qualità del lavoro e dei risultati ottenuti, da allora le cave assumeranno il tipico aspetto a bancate. Attualmente, nel comparto marmifero di Carrara si possono individuare tre realtà distinte: il bacino di Miseglia, che costituisce la parte centrale della regione marmifera e conta una cinquantina di cave di cui 40 attive, distribuite su una superficie complessiva di circa 300 ettari; il bacino di Colonnata, che occupa la parte orientale della regione marmifera e conta una settantina di cave, di cui 44 attive, distribuite su una superficie di 500 ettari; infine ad occidente il bacino di Pescina – Boccanaglia, forte di una settantina di cave distribuite su una superficie di 900 ettari; da qui provengono molti dei più pregiati marmi di Carrara, primo tra tutti lo Statuario. I siti estrattivi presenti si classificano in: cave di versante, con la caratteristica geometria a gradoni, ognuna delle quali può garantire uno o più fronti d’escavazione; cave a fossa e a pozzo il cui sviluppo, essenzialmente verticale, è spesso determinato dalla


TECNICA Nella pagina di sinistra, il “Mosè”, particolare della “Tomba di Giulio II” di Michelangelo Buonarroti e particolare di “Amorer e Psiche” di Antonio Canova.

mancanza di spazio necessario ad estendere lateralmente l’escavazione; cave in sotterraneo, dettate dalla necessità di seguire l’andamento di un corpo marmoreo particolarmente pregiato o, comunque, tale da far abbandonare una facile coltivazione a cielo aperto in favore di quella, più difficoltosa, all’interno del monte. L’escavazione è organizzata in tre fasi: taglio al monte di

In questa pagina, vista delle Cave di Carrara e (sotto) la Cava Cervaiole, luogo d’estrazione dello Statuario

grosse bancate di roccia mediante tagliatrice a filo diamantato, ribaltamento delle stesse bancate sul piazzale di cava dove è stato preventivamante preparato un cuscino costituito da un cumulo di detriti di marmo frammisti a fanghiglia prodotta dai tagli ( per ammortizzare la caduta e limitare le rotture), infine, la riquadratura in blocchi di dimensioni commerciali (in genere m 1,8 x 2,0 x 2,8) me-

diante tagliatrice a filo diamantato, segue il trasporto alle segherie. Nel complesso sono sette le varietà di Carrara ed ognuna presenta caratteristiche cromatiche e strutturali diverse: marmo Bianco OrIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 71


TECNICA Dall’alto e da sinistra: Marmo Bianco Carrara, Statuario, Venato, Arabescato,Calacatta, Bardiglio, Cipollino

dinario, il più conosciuto, caratterizzato da un bassissimo contenuto d’impurità sottoforma di pirite microcristallina, insufficienti ad alterare il colore naturale della calcite che lo costituisce; marmo Statuario, il più pregiato e raro, utilizzato già in età romana per il suo colore bianco/avorio e la sua struttura cristallina. Presenta una durezza media, tenero ma compatto. Noto per la lavorabilità, si scolpisce bene con la subbia, la gradina, gli scalpelli, le raspe e lucidato, mostra le 72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

poche venature rossastre e grigie, appena percettibili; marmo Venato, di colore bianco o grigiastro e venature grigie; marmo Arabescato, simile al precedente ma con venature grigie, verdi e gialle che formano disegni arabescati; marmo Calacatta, molto pregiato e raro, con venature giallo-oro su sfondo bianco crema; marmo Bardiglio, di colore grigio con venature bianche e scure; marmo Cipollino Zerbino, riconoscibile per le striature marcate di colore grigio/verdastro che ricordano l'interno


TECNICA Dall’alto in senso orario: Arche de la Défense, Parigi; Opera House, Oslo, particolare; Opera House, Oslo, vista d’insieme

della cipolla. La segagione tradizionale di queste varietà viene eseguita generalmente al contro e più raramente al secondo2, ortogonalmente al verso della macchia in modo da non accentuare il disegno delle venature. Come emerso, il termine generale marmo di Carrara ricopre un numero di varietà merceologiche con caratteristiche meccaniche ed estetiche significativamente diverse, il “bianco”, inoltre, si connota per una “sotto-classifica” in base al colore di fondo della pasta, in particolare: la varietà "c" è caratterizzata da un colore molto chiaro con venature uniformi e poco marcate; quella "c/d" presenta un fondo regolare ma meno bianco della varietà “c” e la varietà "d" è riconoscibile per un fondo più scuro, bianco-grigiastro. Non va dimenticato che nelle altre aree estrattive apuane, il marmo bianco con caratteristiche simili a quello di Carrara, tende ad assumere denominazioni specifiche del luogo di provenienza. Una varietà particolare è rappresentata dal bianco “p” estratto nel bacino di Massa; un materiale molto ricercato per la sua compattezza e il colore omogeneo completamente bianco. Inoltre, è doveroso ricordare che non tutte le varietà citate si prestano, indifferentemente, per lo stesso tipo d’impiego (interno, esterno, pavimentazione, etc.), spesso la consultazione di un esperto può sostituire la

manualistica in circolazione, soprattutto quando la scelta è orientata verso materiali simili per caratteristiche fisiche e meccaniche. Ciò vale anche per la scelta della lavorazione superficiale che non deve solo rispondere a requisiti di carattere estetico. Le lavorazioni generalmente più diffuse, comuni a tutte le varietà, consentono di raggiungere risultati finali analoghi a quelli ottenuti in passato, con strumenti quali bocciarda, gradina, subbia etc.,. Lo spessore minimo del manufatto sottoposto al

trattamento è bene che non sia inferiore a cm 3: dimensione minima in grado di garantire la resistenza alle sollecitazioni indotte dalla percussione di teste dentate.

F

ra le opere d’architettura contemporanea che hanno dato al Carrara il ruolo di protagonista va ricordato l’Arche de la Défense a Parigi

progettato dall’architetto danese Johann Otto Von Spreckelsen ed inaugurato nell’89: una versione attuale dell’Arco di Trionfo dell’Etoile che il progettista ha disegnato come un ipercubo quasi perfetto (m 108x112, altezza 110) svuotato al centro e rivestito con marmo Bianco di Carrara e Granito Grigio. Tuttavia, l’edificio che meglio rappresenta la pietra to-

scana nel nuovo millennio è l’Opera House di Oslo 3 , firmato dallo studio norvegese Snøhetta nel 2008, il più grande teatro dell’opera e del balletto norvegese, cuore pulsante di un gigantesco progetto di riqualificazione urbana del frontemare. Qui 8.000 tonnellate di marmo Bianco di Carrara, sopportano escursioni termiche fino a 50 C°, sottoforma di rivestimento in masselli con dimensioni fino IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 73


TECNICA Carrara House, Buenos Aires, interni. Sotto: Piazza Bad Kissingen, Marina di Massa

a 2,30 m di lato e spessori variabili da da 8-10 cm fino a 20-30 cm. Il rivestimento lapideo è stato sottoposto a differenti finiture superficiali con lo scopo di esaltarne o modificarne le caratteristiche estetico-cromatiche e adeguarlo alle necessità funzionali, prima fra tutte la scivolosità, nel caso specifico il parametro più importante. In particolare le quattro lavorazioni 4 effettuate sulla ‘pelle’ dell’Opera House sono state: levigatura, bocciardatura, sabbiatura e rigatura, ma certamente la prima di queste non ha riguardato la superficie destinata al calpestio, poiché è noto che la levigatura, così come il taglio a diamante, sono insufficienti ad impedire, nella stagione invernale la formazione di una pellicola viscida. 74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Note 1 Sono stati rinvenuti utensili utilizzati per lo scavo oltre ad iscrizioni ed epigrafi che testimoniano come in epoca romana l’attività estrattiva fosse ben organizzata: il taglio veniva eseguito con mazzoli e scalpelli, cercando di sfruttare le fratture naturali della massa rocciosa ed inserendo in quest’ultime cunei di legno successivamente bagnati fino a quando l’aumento di volume produceva spaccature nella pietra. N.d.r. 2 In generale, i materiali lapidei presentano una direzione preferenziale di segagione legata all’orientamento del blocco rispetto ai piani di cava; essa è in grado di esaltare le caratteristiche estetiche e, in alcuni casi, quelle fisico-meccaniche della pietra. Secondo questo criterio la direzione di taglio delle lastre può essere “al verso, al secondo, al contro”. 3 Per approfondimenti vedi “Il geometra bresciano”n. 4, luglio-agosto 20120. 4 Per una trattazione dell’argomento vedi: A. BOTTI – M. GOMEZ SERITO, Pietre bresciane, La Compagnia della Stampa, Roccafranca (Bs), 2005.

Negli interni, dove non esistono limiti funzionali ai trattamenti superficiali, le qualità estetiche della pietra toscana possono divenire una delle finalità del progetto, come nella Carrara House (già nel nome…): un’abitazione realizzata nel 2010 a Buenos Aires dall’architetto argentino Andres Remy da cui emerge, inequivocabilmente, il ruolo della materia litica impiegata nei rivestimenti orizzontali e verticali, levigata e lucidata. Stesse lavorazioni anche per i giganteschi monoliti che sembrano galleggiare nella Piazza Bad Kissingen a Marina di Massa: risultato di un progetto del 2009 con il quale l’architetto Massimo

Sergio Rossi ha risolto i problemi di uno spazio degradato ma nevralgico per il tessuto urbano della città, trasformando morfologicamente l’area attraverso una serie di percorsi collegati agli accessi alle spiagge adiacenti e una gigantesca istallazione dello scultore Pino Castagna alta 5 m, co-

stituita da prismi di pietra locale ancorati a terra e posti al centro di uno specchio d’acqua: metafora dei blocchi di cava che, con le forme regolari e spigolose, nel 1889, segnarono il passaggio dalla dinamite al filo elicoidale. ❑



GEOLOGIA Gaetano Butticé

Le terre rinforzate in ambito edile: contenimento dei costi e gestione dei materiali di scavo

T

orniamo a parlare di terre rinforzate, a distanza di cinque anni dall’ultima volta su questa rivista (cfr. n.1/2008), per meglio comprendere le potenzialità che queste strutture hanno in un momento di congiuntura economica come quello che stiamo attraversando ed in un contesto normativo difficile per la gestione delle terre e rocce da scavo. Questa tecnologia consente infatti la realizzazione di strutture di sostegno con un significativo risparmio di costo rispetto ad un classico muro in calcestruzzo rivestito, nonché con la possibilità di riutilizzare i terreni del sito (ad esempio quelli derivanti dagli scavi di fondazione), semplificando notevolmente le procedure di

Schema di calcolo

76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

gestione delle terre e rocce da scavo previste dalla L.152/06 e dal D.M. 161/12. Le terre rinforzate sono strutture realizzate a strati di terreno compattato tra i quali è inserito un elemento di rinforzo (tipicamente una geogriglia sintetica) che conferisce al manufatto la resistenza necessaria per sostenere pendenze molto elevate (anche verticali con specifiche tipologie di paramento) e carichi elevati, purché conosciuti al momento della progettazione. In campo edile il loro campo di applicazione comprende le opere di sostegno di controripa o di sottoscarpa dei versanti circostanti l’edificio, le opere di contenimento delle strade di ac-


GEOLOGIA Nella pagina di sinistra: opera di controripa

cesso o dei giardini di pertinenza, come mascheramento di opere in calcestruzzo fuori terra, come barriere visive o antirumore in prossimitĂ delle grandi vie di comunicazione.

In questa pagina: opera di sottoscarpa (a sin.) e mascheramento di strutture in calcestruzzo

Altri impieghi geotecnici delle terre rinforzate sono invece il ripristino delle aree in frana, le opere di sostegno stradale, i rilevati paramassi, il rinforzo degli argini fluviali, il contenimento

Analisi granulometrica di un terreno

Barriera visiva o antirumore

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 77


GEOLOGIA Verifiche di stabilità dell’opera

dei rifiuti in discarica. Oltre a quelli già citati in premessa, i principali vantaggi che questa tipologia di opera presenta rispetto ad un muro tradizionale sono un ottimo inserimento ambientale (che spesso diventa l’aspetto decisivo nella approvazione dei progetti), un’ottima risposta alle sollecitazioni sismiche (che spesso è decisivo per l’economia delle opere), una migliore capacità di adattarsi ai cedimenti della fondazione (che invece i muri in calcestruzzo sopportano poco). Prima di progettare l’opera è opportuno valutarne la fattibilità geologica: esistono alcune condizioni in cui le terre rinforzate non sono la soluzione migliore. È il caso ad esempio in cui gli scavi per la posa delle geogriglie inducono l’instabilità del pendio sovrastante (opere di controripa) oppure il caso in cui il peso del riporto di terreno non è sostenibile dal pendio sottostante (opere di sottoscarpa); anche in questi casi il geologo può esprimere la sua valutazione attraverso le verifiche di stabilità del versante.

L

a progettazione delle terre rinforzate segue oggi quanto disposto dal DM 14/01/08 (Norme tecniche per le costruzioni) per le opere di sostegno. Il dimensionamento è finalizzato a determinare la resistenza di progetto delle diverse geogriglie e la loro lunghezza di ancoraggio, valori che dipendono da fattori geome78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

cava) perciò le sue caratteristiche vanno valutate tenendo conto anche delle modalità di compattazione che il progettista prescrive.

P

trici, geotecnici e di carico. La spaziatura dei rinforzi, tipicamente tra i 50 e i 70 cm è in genere fissata nel sistema costruttivo. È fondamentale che la progettazione di una terra rinforzata, come quella di qualsiasi altra opera di sostegno, sia supportata da una buona relazione geologica e geotecnica; l’obiettivo è quello di caratterizzare i terreni retrostanti l’opera per il calcolo delle spinte, i terreni sottostanti l’opera

per le verifiche di fondazione ed i terreni di riempimento per la valutazione dell’interazione terreno / geogriglia. È bene ricordare che, per quanto i rinforzi possano essere resistenti, il terreno di riempimento governa il comportamento complessivo dell’opera, dal momento che ne costituisce circa il 95% in volume e che questo terreno è allo stato rimaneggiato (sia che provenga dal sito che da una

er la progettazione vera e propria vanno condotte le verifiche di stabilità per tutti gli stati limite ultimi applicabili a questo tipo di opera, di tipo strutturale o geotecnico, per meccanismi di rottura interni, esterni o globali: rottura dei rinforzi, sfilamento dei rinforzi, scorrimento sul piano di posa, scorrimento rotazionale, capacità portante, stabilità globale del pendio, connessione tra paramento e rinforzo. È in genere omessa la verifica al ribaltamento perché non applicabile, visto che l’opera non è rigida ed ha una geometria generalmente larga e bassa. La verifica della connessione tra paramento e rinforzo è fondamentale nei sistemi in cui questi due elementi sono disgiunti, mentre perde di significato nei sistema “wrap around” dove il rinforzo è rivoltato sulla sommità dello strato. Per maggiori dettagli sulle modalità di progettazione si rimanda all’articolo citato (n.1/2008) dei colleghi geologi Piazza e Venturini. Nella scelta dei parametri di verifica vanno applicati i coefficienti parziali amplificativi sulle azioni, i coefficienti parziali riduttivi sui parametri geotecnici ed i coefficienti di verifica previsti dalle NTC, secondo l’approccio di calcolo scelto


GEOLOGIA In alto: paramento con idrosemina; in basso: paramento arbustivo e floreale; prova di carico su piastra

coefficienti riduttivi per il danneggiamento meccanico, chimico e per creep caratteristici dello specifico prodotto. Avendo il materiale di rinforzo una funzione strutturale ed essendo inglobato permanentemente nel manufatto è necessario che sia marcato CE secondo la direttiva CE 89/106. per la singola verifica. Va condotta la verifica sismica allo stato limite SLV applicando i relativi coefficienti sismici di progetto. È opportuno sottolineare che la verifica di stabilità globale va condotta con l’approccio DA2C2 e deve raggiungere il

fattore di sicurezza 1,1 previsto per i manufatti in terreno sciolto. Particolare attenzione va fatta per la valutazione del valore di resistenza a lungo termine del rinforzo, che deve essere certificato dal produttore, applicando i

P

er le terre rinforzate le verifiche agli stati ultimi di esercizio difficilmente mettono in difficoltà il progettista: l’elevata deformabilità dell’opera fa sì che i cedimenti verticali ammissibili siano elevati senza che l’opera

perda la sua fruibilità; inoltre i cedimenti si sviluppano per una buona parte durante l’esecuzione dell’opera, sicché giunti in sommità è semplice recuperarli con un semplice riporto; sono piuttosto gli spostamenti orizzontali che vanno controllati, attraverso la deformabilità dell’elemento di rinforzo ed il controllo sulla qualità della posa. Nelle scelte progettuali assume una discreta importanza la scelta del paramento: è possibile inerbire il fronte con essenze erbacee (idrosemina), arbustive (piante da vaso) oppure con rivestimenti prefabbricati (pannelli o blocchi in calcestruzzo vibrocompresso); l’idrosemina in genere è la soluzione più economica, ma richiede una certo impegno per la manutenzione, le essenze arbustive sono un po’ più costose ma richiedono minore manutenzione, i rivestimenti prefabbricati sono i più co-

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 79


GEOLOGIA Barriere di sicurezza mobili

stosi ma sono gli unici che permettono la verticalità del paramento.

I

l direttore dei lavori ed il collaudatore hanno il compito di valutare nelle diverse fasi di verifica la congruenza tra il progetto (e/o le sue varianti) e l’opera realizzata. È possibile verificare la resistenza a trazione nominale della geogriglia di rinforzo tagliandone una campione da adeguate dimensioni (da un rotolo confezionato) e portandolo in laboratorio autorizzato, ma per la resistenza a lungo termine bisogna necessariamente appoggiarsi ai certificati che devono accompagnare la fornitura. Il terreno invece può essere verificato con analisi granulometriche e prove di densità in sito oppure con prove di carico su piastra, confrontando i valori ottenuti con i

requisiti prestazionali che l’intera opera deve avere. Per ottenere buoni risultati di compattazione, con alcuni terreni è necessario utilizzare rulli vibranti con superficie bugnata. I sistemi di sicurezza più frequentemente utilizzati per le

terre rinforzate sono le barriere anticaduta in puntoni metallici ed assi di legno, da infilare nelle maglie dei casseri guida e spostare ad ogni strato successivo, ma esistono anche sistemi anticaduta in tubi metallici e reti sintetiche più adatti alle o-

pere di elevata altezza. Infine diamo un’occhiata a i prezzi: le terre rinforzate sono inserite nel prezziario della Regione Lombardia alle voci F15057 e seguenti; in condizioni medie, un’opera di altezza compresa tra 3,00 e 6,00 m è valutata con un prezzo a base d’asta compreso tra 140 e 160 euro/mq di fronte verticale, compreso tutti i materiali, la posa in opera, l’idrosemina, la movimentazione del terreno a piè d’opera, compreso lo scavo in terra; sono esclusi l’eventuale scavo in roccia, l’eventuale smaltimento del terreno eccedente, l’eventuale acquisto del terreno di cava. Anche i drenaggi e le opere di fondazione, nel caso siano necessari, vanno computati a parte. Riprendendo quanto detto in premessa, nella valutazione economica sulla fattibilità dei lavori è opportuno tener conto delle economie che si possono realizzare anche per la gestione delle terre e rocce da scavo, visto che i terreni riutilizzati nello stesso sito di produzione non sono soggetti all’applicazione del D.M. 161/12. ❑

Si ringraziano il dr. Mauro Piazza, la Tenax S.p.A. e la Huesker S.r.l. per le immagini fornite. 80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3



AMBIENTE & BIOEDILIZIA Monica Lavagna*

L’articolo illustra il comportamento dei materiali isolanti rispetto ad alcuni tra i principali indicatori prestazionali e ambientali; l’obiettivo del contenimento dei consumi energetici va però valutato tramite un bilancio energetico dell’intero ciclo di vita, includendo anche l’energia incorporata nei materiali isolanti

Prestazioni termiche e profilo ambientale dei materiali isolanti A sinistra: lana di roccia (conducibilità termica 0,035-0,05 W/mK, densità 25-200 kg/m3, calore specifico 0,84 kJ/kgK, resistenza al vapore 1-2); a destra: fibra di legno (conducibilità termica 0,038-0,052 W/mK, densità 45-300 kg/m3, calore specifico 2,1 kJ/kgK, resistenza al vapore 1-10).

P

er ridurre il consumo energetico per la climatizzazione invernale degli edifici, una delle scelte progettuali più efficaci è la riduzione della trasmittanza termica dell’involucro edilizio al fine di contenere le perdite di calore. L’approccio più comune è quello di scegliere materieli leggeri e porosi, a ridotta conducibilità termica, per ridurre la trasmissione del calore. Ogni materiale presenta differenti caratteristiche (densità, conducibilità termica, calore specifico, resistenza alla diffusione del vapore) e quindi differenti prestazioni (resistenza termica, capacità termica, resistenza meccanica, durabilità), per cui una progettazione attenta, soprattutto dal punto di vista ambientale, dovrebbe usare materiali differenti nelle condizioni appropriate (per esempio materiali a bassa densità, come feltri, possono essere usati solo se appoggiati su uno strato resistente per lo più di tipo orizzontale, mentre per chiusure verticali sono opportune densità medio-elevate in grado di garantire anche la stabilità meccanica). Inoltre ogni materiale presenta precise caratteristiche in funzione della condizione in cui opera, per cui, in relazione alle condizioni in cui viene inserito, le prestazioni del materiale possono venire alterate (per esempio l’umidità può incidere negativamente sulla prestazione di isolamento termico e causare un rapido deperimento del materiale e quindi decadimento prestazionale). La scelta dunque di un materiale isolante deve essere effettuata in funzione delle caratteristiche e prestazioni del materiale in funzione del tipo di applicazione e in funzione delle condizioni di esercizio. In particolare è importante scegliere tipo, spessore e posizione del materiale isolante in re-

82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

lazione alle modalità di climatizzazione dello spazio interno: il tipo di impianto utilizzato per la climatizzazione, il regime di funzionamento dell’impianto, le condizioni d’uso dell’edificio vanno correlate progettualmente alle scelte relative all’involucro dell’edificio, e in particolare alle prestazioni di resistenza termica e di capacità termica (inerzia termica). Un ulteriore elemento di orientamento nelle scelte dovrebbe essere oggi anche l’eco efficienza, ossia la scelta di materiali che garantiscano una riduzione degli impatti ambientali lungo l’intero ciclo di vita: questo significa possedere non solo una adeguata conoscenza relativa agli impatti Sughero (conducibilità termica 0,034-0,053 W/mK, densità 65-450 kg/m3, calore specifico 1,7-2 kJ/kgK, resistenza al vapore 5-11.

di produzione (rinnovabilità delle materie prime, energia incorporata) e di fine vita (riciclabilità), ma anche un’adeguata conoscenza relativa alle prestazioni in uso in termini di durabilità (e quindi mantenimento delle prestazioni nel tempo). Quest’ultimo aspetto è sicuramente ancora poco noto e però quantomai importante in un bilancio ecologico complessivo. Il bilancio ecologico Tutti i materiali vantano una qualche caratteristica di sostenibilità ambientale: i materiali di origine vegetale e animale sono biologici e rinnovabili, i materiali di origine vegetale, animale e minerale sono naturali, i materiali di sintesi chimica sono riciclati, riciclabili e durevoli. Accade quindi che i produttori affrontino il tema dell’ambiente nelle loro schede tecnico-informative, mettendo in evidenza gli aspetti positivi del loro prodotto e si può constatare che tutti i prodotti riescono a definirsi ecologici per qualche aspetto.


AMBIENTE & BIOEDILIZIA *Monica Lavagna, architetto, dottore di ricerca, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento BEST del Politecnico di Milano e insegna Metodi e tecniche di valutazione LCA dei progetti e Progettazione di elementi costruttivi nel corso di laurea in Architettura ambientale presso lo stesso ateneo, membro di commissioni internazionali ISO e CEN relative a valutazioni ambientali di edificio e di prodotto (LCA).

L’attuale scenario normativo incentiva la realizzazione di involucri iperisolati per ridurre le dispersioni termiche e quindi i consumi energetici. Se però si applica una valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assessment) inserendo anche i consumi energetici per la produzione dei materiali (energia incorporata) è possibile evidenziare se una soluzione costruttiva determina un’effettiva riduzione dei consumi (e degli impatti ambientali associati) oppure se i consumi (e gli impatti) si spostano solamente da una fase a un’altra.

Come fare dunque a orientarsi nella scelta? Innanzitutto occorre precisare che non esistono materiali ecologici in senso assoluto, poiché l’ecologicità dipende dal contesto geografico di produzione e d’uso, dall’applicazione del prodotto nell’edificio, dalle condizioni di esercizio, dalle prestazioni attese dall’edificio nel tempo. Tutte variabili indefinibili alla scala del prodotto, ma individuabili solo di volta in volta sulla base dell’edificio e delle esigenze di progetto. Va inoltre sottolineato che un progetto sostenibile è innanzitutto un progetto che utilizza in maniera adeguata i materiali e che ne valorizza le prestazioni in uso: insomma un progetto corretto e ben eseguito. Detto questo, come per altre prestazioni, anche rispetto al comportamento ambientale sono disponibili degli indicatori prestazionali che possono essere utilizzati dai progettisti per orientarsi nelle scelte. Un indicatore sintetico molto utile quando si affronta il tema dal punto di vista energetico è l’energia incorporata. L’indicatore ambientale dell’energia incorporata (embodied energy) serve per stimare la quantità di energia utilizzata per trasformare le materie prime in prodotti edilizi. Si riferisce all’energia non rinnovabile complessiva consumata durante le fasi di acquisizione delle materie prime, di trasporto delle materie prime dal luogo di estrazione al luogo di produzione, di trasformazione delle materie prime in prodotto finito. I prodotti con una maggiore energia incorporata generalmente sono caratterizzati anche da elevati impatti ambientali legati alle emissioni associate al consumo di energia, in particolare l’effetto serra (CO2 equivalente). Il concetto di energia incorporata rende evidente il fatto che

il prodotto non è più costituito da materia prima, ma da materia trasformata e lavorata: questi passaggi di lavorazione hanno richiesto il consumo di energia e quindi il “valore” del prodotto non è solo quello visibile del materiale di cui è costituito, ma è anche quello dell’energia che ha richiesto fino a quel momento. All’energia incorporata viene spesso affiancato anche il termine energia grigia (grey energy), che computa l’energia spesa per la fase di trasporto dei prodotti edilizi al cantiere. Affidabilità e contestualizzazione dei dati Per “semplificare” le operazioni valutative alla scala dell’edificio e a causa della scarsa diffusione delle informazioni ambientali, i progettisti ricorrono a dati “medi” sull’energia incorporata o sulle emissioni inquinanti di materiali o prodotti edilizi, classificati per ambito materico. Il rischio di questa semplificazione è di non stimolare al miglioramento i prodotti che hanno prestazioni al di sotto del dato medio, e che sono già tutelati dall’essere classificati invece secondo una prestazione “media”. Il rischio è anche quello di non innescare concorrenzialità ambientale all’interno del medesimo comparto produttivo, ma solo una “lotta” tra ambiti materici e produttivi differenti: niente di più sbagliato in un’ottica ambientale, che mira al “miglioramento” delle attuali tecnologie disponibili, un miglioramento diffuso e capillare, senza discriminazione tra comparti materici. La promozione dell’informazione ambientale di prodotto e della certificazione ambientale di prodotto (EPD) fornisce di per sé un contributo fondamentale nei confronti dell’ambiente, in quanto stimola i singoli produttori a una concorIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 83


AMBIENTE & BIOEDILIZIA

Grafico di confronto dei valori minimi e massimi di densità dei materiali isolanti. I materiali isolanti dovrebbero essere materiali porosi e leggeri, con densità inferiori ai 200 kg con conducibilità termica inferiore a 0,05 W/mK. Molti dei materiali qui classificati hanno una conducibilità superiore, richiedendo dunque elevati spessori per garantire una prestazione di resistenza termica adeguata, e densità elevate. Nello stesso tempo materiali a bassa densità tendono a essere meno stabili meccanicamente (quindi non possono avere elevati spessori e richiedono strati resistenti di sostegno), totalmente privi di inerzia termica e potenzialmente anche meno durevoli nel tempo.

renzialità giocata sul miglioramento della qualità prestazionale e dell’eco-efficienza dei loro prodotti. In questo senso risulta importante non “appiattire” le valutazioni ambientali operate alla scala dell’edificio assumendo dati medi provenienti da banche dati o rilevazioni statistiche: ciascun prodotto deve poter essere messo in diretto confronto con i prodotti “similari”, attestando il miglior comportamento ambientale ottenuto dall’adozione delle migliori tecnologie disponibili, da strategie di risparmio energetico e materico, da strategie di riciclaggio e attenzione al fine vita. 84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

La diffusione dell’informazione ambientale di prodotto relativa a prodotti specifici ovvierebbe anche all’attuale difficoltà di avvalersi di dati medi derivati da banche dati estere, contenenti valori non contestualizzati (soprattutto in termini di mix energetico) e soprattutto valori fortemente discordanti, poiché risultato del rilevamento di singoli stabilimenti in contesti molto differenti. Questo testimonia quanto il singolo produttore può fare per “differenziare” il proprio prodotto dal punto di vista della prestazione ambientale, così come avviene per le altre pre-


AMBIENTE & BIOEDILIZIA Tabella di confronto dei valori di energia incorporata dei materiali isolanti. I valori a letteratura (Konig, 2000; Motzi, 2000) relativi all’energia incorporata sono unitari, ossia espressi in MJ/kg. Quando però si intendono paragonare materiali tra loro occorre definire l’unità funzionale, ossia la quantità di materiale necessaria a soddisfare la prestazione attesa dal materiale. In questo caso è stato impostato un paragone “a parità” di resistenza termica: l’unità funzionale è la quantità di materiale per garantire

stazioni. Il tema ambientale diventerà uno degli aspetti di forte concorrenzialità fra aziende, sulla spinta della Strategia su Produzione e Consumo Sostenibile, della marcatura CE (requisito essenziale: igiene, salute e ambiente) e dei lavori della Commissione CEN TC350 su Sustainability of Construction Works, che promuoveranno la diffusione delle EPD (Environmental Product Declaration). Il ciclo di vita e la durabilità Oltre alla promozione sul versante della diffusione delle informazioni ambientali relative alla produzione, occorre però anche creare una domanda di informazioni ambientali, educando i progettisti all’uso degli indicatori ambientali come parametri di progetto da affiancare agli altri indicatori prestazionali. Il calcolo dell’energia incorporata può essere utile per realizzare un bilancio energetico complessivo che metta a confronto l’energia spesa in fase d’uso e l’energia spesa in fase di produzione dei materiali che vanno a comporre l’edificio. Questo tipo di verifica e controllo appare particolarmente importante a fronte dell’attuale rincorsa alla

una resistenza termica di 1 m2 K/W di 1 m2 di parete. In base alla conducibilità termica è quindi stato definito lo spessore necessario a ottenere la resistenza definita e in base alla densità è stata calcolata l’unità funzionale (in kg), che moltiplicata per il valore unitario di energia incorporata (MJ/kg), consente di trovare l’energia incorporata espressa in relazione all’unità funzionale. Quest’ultimo valore può consentire di paragonare fra loro i diversi materiali isolanti. Dal momento che i prodotti dello stesso comparto materico possono

realizzazione di edifici iperi- variare notevolmente le prestazioni solati a basso consumo ener- di densità e conducibilità termica, sono stati definiti i valori minimi e i getico: questo orientamento valori massimi di densità e è stato dettato dalla neces- conducibilità in modo da individuare sità di contenere gli elevatis- il range di variabilità anche simi consumi energetici (e gli dell’energia incorporata. impatti ambientali a questi associati) degli edifici realizzati correntemente. Ma la mancanza di una verifica complessiva degli impatti ambientali lungo l’intero ciclo di vita rischia di provocare, nelle sperimentazioni più radicali di iperisolamento, solo uno spostamento dei consumi energetici e degli impatti ambientali dalla fase di uso alla fase di produzione, senza una reale diminuzione in un bilancio complessivo (del ciclo di vita). L’importanza di un approccio completo, che operi una valutazione lungo l’intero ciclo di vita (life cycle thinking, approccio al ciclo di vita), viene promosso anche dalla stessa direttiva europea Energy Performance of Buildings. IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 85


AMBIENTE & BIOEDILIZIA Fibra di legno mineralizzata (conducibilità termica 0,060-0,107 W/mK, densità 300-1000 kg/m3, calore specifico 1,8-2,1 kJ/kgK, resistenza al vapore 4-13).

Dovendo operare un bilancio complessivo, e quindi porre a paragone l’energia spesa nella costruzione dell’edificio e l’energia spesa durante la fase d’uso dell’edificio, occorre però definire quanti anni si pongono nella valutazione della fase d’uso. La scelta generalmente operata è quella di stimare uno scenario di 100 anni, che è la durata attesa dell’edificio. Ma tale durata non coincide con la durabilità dei materiali e in particolare dei materiali isolanti, che sono comunque soggetti a un decadimento prestazionale nel tempo e alla necessità di interventi di manutenzione e sostituzione (che devono essere compiuti come ulteriore energia incorporata). Occorrerebbe allora assumere il ciclo di vita dei prodotti (arco di vita più ragionevole anche dal punto di vista della quantificazione dell’energia primaria spesa in uso, visto che non conosciamo l’evoluzione degli impianti e dei vettori energetici che caratterizzerà il prossimo secolo), ma a questo punto il problema riguarda la definizione della durata dei materiali, rispetto a cui pochissima informazione scientifica è disponibile. In particolare praticamente nulla esiste rispetto alla durata dei materiali isolanti, anche perché la maggior parte dei materiali isolanti attualmente in commercio è abbastanza “recente” e dunque non esiste storia al riguardo. Eppure dal punto di vista ambientale il parametro che incide di più, poiché può modificare notevolmentela valutazione finale, è proprio quello della durata: materiali dure86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Grafico di confronto dei valori di energia incorporata dei materiali isolanti calcolati con la procedura illustrata nella tabella della pagina precedente.

voli sono sicuramente sostenibili poiché diluiscono nel tempo gli impatti causati per produrli. L’operazione che può essere fatta è anche quella di operare una normalizzazione dividendo l’energia incorporata per la


AMBIENTE & BIOEDILIZIA Tabella di confronto dei dati a letteratura sull’energia incorporata. I dati utilizzati nel presente articolo sono tratti da Holger König, Wärmedämmung: vom Keller bis zum Dach, Arbeitsgemeinschaft del Verbraucherverb, Bonn, 2000 e Hildegund Mötzi, Thomas Zelger, Ökologie der Damstoffe, Springer, Wien, 2000. Sono stati posti a confronto con i dati di: Manfred Hegger, Volker AuchSchwelk, Mathias Fuchs, Thorsten Rosenkranz, Atlante dei materiali, Utet, Milano, 2006; la banca dati svizzera Ecoinvent (ETH Zurich), 2005 (dati elaborati con il software SimaPro e il metodo EPD 2007); la banca dati inglese ICE 1.5 (Inventory of Carbon & Energy, University of Bath), 2006. Emerge come i dati varino notevolmente, a causa sia delle differenze relative alla collocazione geografica (mix energetico, percorsi di approvvigionamento) sia delle differenze dovute alle specificità di produzione dei singoli stabilimenti rilevati. Questo indica quanto sarebbe importante avere informazioni ambientali contestualizzate e specifiche.

quantità di tempo in cui il prodotto verrà utilizzato (in base alla durata dell’edificio e in base alla durabilità del prodotto) e per i metri quadri di superficie utile interna, in modo da avere a disposizione un indicatore che possa essere posto a pargone dei consumi annuali in uso, espressi con la stessa unità di misura (MJ/m2a o kWh/m2a). Da un lato si sottolinea così l’importanza di avvalersi di prodotti durevoli, dall’altro si mette in evidenza l’importanza della relazione tra la durata dell’edificio e la durabilità dei componenti: se si sta progettando un edificio temporaneo è “inutile” fare riferimento a prodotti durevoli che risultino avere un’energia incorporata elevata, mentre è opportuno scegliere componenti con ridotta energia incorporata. Viceversa, se si ipotizza un ciclo di vita dell’edificio prolungato nel tempo, è opportuno scegliere prodotti durevoli ed evitare prodotti che richiedano manutenzioni e sostituzioni nel tempo. Va infatti sottolineato che gli interventi di manutenzione e sostituzione vanno conteggiati nell’energia incorporata e quindi un edificio soggetto a continua manutenzione vedrà incrementare nel tempo la propria energia incorporata (questo è utile per porre in evidenza come scelte progettuali che riducano le necessità di manutenzione e la scelta di componenti che non richiedono manutenzioni e sostituzioni sia premiante in un bilancio complessivo). E ancora, l’energia incorporata può essere recuperata a fine vita dell’edificio, se i componenti dell’edificio possono es-

sere riutilizzati (senza dunque richiedere la produzione di un nuovo componente) oppure possono essere riciclati (senza richiedere l’energia relativa al processo di estrazione, trasporto e lavorazione per trasformare la materia prima in prodotto). Questo sottolinea ancora una volta l’incidenza delle specificità prestazionali e ambientali dei singoli prodotti lungo l’intero ciclo di vita. La questione del peso e dell’unità funzionale Un’altra considerazione riguarda il fatto che l’energia incorporata viene spesso espressa in relazione al peso (MJ/kg) o al volume (MJ/m3), e quindi in relazione alla massa dei materiali: leggendo tali tabelle si individua come il polistirene espanso (EPS) sia un materiale ad elevata energia incorporata mentre la fibra di legno mineralizzata è un materiale a bassa energia incorporata. Quando però si opera la trasformazione da queste unità di misura generali in un esempio di componente edilizio avviene che i rapporti tra materiali cambiano notevolmente, in base al fatto che i materiali siano leggeri o pesanti: quando si operano dei paragoni tra materiali occorre infatti definire innanzitutto l’unità funzionale di riferimento, ossia la quantità di materiale che assolve a una determinata prestazione. Non è possibile compiere paragoni tra 1 kg di EPS e i kg di fibra di legno mineralizzata, poiché occorre prima definire l’unità funzionale. Per esempio la prestazione per paragonare due materiali iIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 87


AMBIENTE & BIOEDOLIZIA

Grafico di confronto dei valori di calore specifico dei materiali isolanti. Spesso si tende a enfatizzare e a considerare solo il valore di conducibilità termica come proprietà caratteristica dei materiali, mentre altrettanto importanti sono i valori di calore specifico e di densità, poiché basilari per la definizione della capacità termica, e quindi dell’inerzia termica.

solanti può essere la resistenza termica: occorre a questo punto definire lo spessore (in relazione alla conducibilità termica) e la quantità di materiale in termini di peso (in relazione alla densità) che sono necessari per assolvere alla prestazione attesa. Ne consegue che per esempio per ottenere una resistenza termica di 1 m2K/W di 1 m2 di parete occorrono 6 cm (e quindi 21,6 kg) di fibra di legno mineralizzata e 4 cm (e quindi 0,53 kg) di EPS; quindi l’energia incorporata dell’EPS risulta essere in questo caso la metà rispetto all’energia incorporata nella fibra di legno mineralizzata con cemento Portland o equivalente nel caso dell’uso della magnesite come legante. Rispetto a questa esemplificazione occorre dire anche che 88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

quando si operano delle valutazioni comparative è fondamentale tenere in considerazione il fatto che i materiali assolvono a più prestazioni contemporaneamente, per cui se impostiamo diversamente l’unità funzionale, il risultato ambientale cambia ulteriormente. Per esempio se la prestazione considerata per definire l’unità funzionale diventasse la capacità termica, l’EPS risulterebbe svantaggiato rispetto alla fibra di legno mineralizzata, poiché essendo un materiale a ridotta densità è anche un materiale privo di capacità termica: di conseguenza l’EPS dovrà essere abbinato ad un altro materiale capacitivo per garantire sia la prestazione di isolamento termico sia la prestazione di capacità termica, mentre la fibra di legno minerale assolve in sé sia la prestazione di i-


AMBIENTE & BIOEDILIZIA

Grafico di confronto dei valori di resistenza al vapore dei materiali isolanti. L’umidità e la formazione di condensa interstiziale può alterare notevolmente le prestazioni di resistenza termica dei materiali isolanti, poiché essendo porosi assorbono l’acqua. I materiali di sintesi chimica sono tra i materiali maggiormente resistenti al vapore, i materiali di origine minerale anche se meno resistenti sono quantomeno stabili (inerti) e quindi non deperibili, mentre i materiali naturali sono poco resistenti al vapore e potenzialmente deperibili.

solamento termico sia la prestazione di capacità termica. A conclusione dunque va sottolineato che non esistono scorciatoie per una scelta ecologicamente orientata dei materiali: occorre definire la prestazione attesa in relazione al singolo progetto e individuare il materiale a minor impatto ambientale rispetto alla prestazione definita, tenendo conto delle notevoli lacune conoscitive sia sul versante della durabilità dei prodotti sia su quello della affidabilità e contestualizzazione dei dati ambientali attualmente disponibili. ❑

Fibra di cellulosa in fiocchi (conducibilità termica 0,037-0,041 W/mK, densità 25-65 kg/m3, calore specifico 1,9-2 kJ/kgK, resistenza al vapore 1-3).

(segue)

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AMBIENTE & BIOEDILIZIA

Grafico di confronto dei valori di capacità termica di un m3 di materiali isolanti. Questo tipo di confronto intende dimostrare come possa variare anche una valutazione del profilo ambientale se per esempio si prende a riferimento la prestazione relativa alla capacità termica anziché la prestazione relativa alla resistenza termica. Tutti i materiali assolvono a più prestazioni contemporaneamente per cui è opportuno tenere in considerazione diversi aspetti prestazionali nella fase delle scelte di progetto.

Bibliografia ANDREA CAMPIOLI, SIMONE FERRARI, MONICA LAVAGNA, EUGENIO MORELLO, MARCO BALDINAZZO, “Variabile tempo. Massa termica e risparmio energetico”, Costruire, n. 284, gen. 2007, pp. 94-99. ALESSANDRO FASSI, LAURA MAINA, L’isolamento ecoefficiente, Edizioni Ambiente, Milano, 2006. MANFRED HEGGER, VOLKER AUCH-SCHWELK, MATHIAS FUCHS, THORSTEN ROSENKRANZ, Atlante dei materiali, Utet, Milano, 2006. HOLGER KÖNIG, Wärmedämmung: vom Keller bis zum Dach, Arbeitsgemeinschaft del Verbraucherverb, Bonn, 2000. MONICA LAVAGNA, Sostenibilità e risparmio energetico. Soluzioni tecniche per involucri eco-efficienti, Clup, Milano, 2005. LAVAGNA, “Eco-efficienza MONICA dell’isolamento termico nella realizzazione di chiusure opache in Italia”, il Progetto Sostenibile, giu.-set. 2006, pp. 68-75. HILDEGUND MÖTZL, THOMAS ZELGER, Ökologie der Dammstoffe, Springer, Wien, 2000. ILARIA OBERTI, “Materiali isolanti e fibre in edilizia”, il Progetto Sostenibile, mag; 2004, pp. 62-97. UGO SASSO, Isolanti sì, isolanti no, Alinea, Firenze, 2003.

La pubblicazione del presente articolo – tratto da il Progetto Sostenibile, n. 16, dicembre 2007, EdicomEdizioni, Monfalcone – è dovuta alla cortesia della dott.ssa Lara Gariup, che ringraziamo vivamente.

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CONDOMINIO Francesco Ganda

L

e maggioranze per ottenere il permesso di aprire abbaini o realizzare terrazze sul tetto. La Cassazione afferma che il condomino ha il diritto di aprire abbaini o finestre in falda sul tetto comune, ma non ha invece analogo diritto di realizzare terrazze al posto del tetto. Molte sentenze ultimamente hanno riaffermato il principio secondo il quale per realizzare una terrazza a tasca sia indispensabile il consenso di tutti i condomini. Vediamo cosa dice la sentenza della Cassazione civile sez. II, 28 febbraio 2013, n. 5039. Qualora il proprietario dell’ultimo piano di un edificio condominiale provveda a modificare una parte condominiale trasformandola in terrazza (od occupandola con altra struttura equivalente) a proprio uso esclusivo, tale modifica è da ritenere illecita non potendo essere invocato l’articolo 1102 del Codice civile, poiché non si è in presenza di una modifica finalizzata al migliore godimento della cosa comune, bensì all’appropriazione di una parte di questa che viene definitivamente sottratta ad ogni possibilità di futuro godimento da parte degli altri; non assume alcun rilievo che la parte di tetto sostituita od occupata permanentemente continui a svolgere una funzione di copertura dell’immobile”. Nuovo comma 3 dell’articolo 1117 del C.c. Si tratta dell’integrazione rispetto all’originario, l’elenco indicativo dei beni comuni condominiali salvo ti92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

Ristrutturazioni sotto il tetto Sentenze della Cassazione

tolo contrario. “3. Le opere, le installazioni, i manufatti di qualunque genere destinati all’uso comune come gli ascensori, i pozzi, le cisterne, gli impianti idrici e fognari, i sistemi centralizzati di distribuzione e di trasmissione per il gas, per il riscaldamento dell’aria, per la ricezione radiotelevisiva e per l’accesso a qualunque altro genere di flusso informativo, anche da satellite o via cavo,e i relativi collegamenti fino al punto di diramazione ai locali di proprietà individuale dei singoli condomini, ovvero, in caso di impianti unitari, fino al punto di utenza, salvo quanto disposto dalle normative di settore in materia di reti pubbliche”. Lavori già decisi e non eseguiti: analisi con il nuovo comma 3 dell’art. 1117 Il problema si pone abbastanza frequentemente. Acquistiamo casa dal precedente proprietario e, dopo aver comprato, scopriamo che il condominio ha in programma di eseguire lavori di rifacimento della facciata dello stabile. La cosa ci crea una notevole preoccupa-

zione, perché la quota di questi lavori per ogni condomino è importante e pesa in modo significativo sui bilanci familiari. L’acquirente a questo punto chiede informazioni dall’amministratore e scopre che i lavori erano già stati deliberati prima dell’atto notarile d’acquisto della casa, anche se poi l’impresa li inizierà effettivamente la prossima stagione. Cosa accade in questo caso? Chi dei due (il vecchio e il nuovo proprietario) deve sopportare le spese? Il condomino proprietario dell’immobile quando questo verrà ristrutturato o il venditore che aveva deciso, insieme ad altri, di far eseguire i lavori? La questione è stata affrontata da numerose sentenze in passato e le soluzioni non sono state sempre univoche. La sentenza della Cassazione depositata lo scorso 2 maggio, che pubblichiamo, ha affrontato il problema e lo ha risolto in maniera molto chiara fissando la seguente regola: se le spese ordinarie sono a carico a chi è proprietario nel momento stesso in cui le stesse vengono sostenute, per quanto attiene alle spese straordinarie l’obbligazione nasce invece a carico

dei proprietari nel momento in cui vengono deliberati i lavori. Non basta tuttavia una delibera meramente programmatica, ma quella che, in via definitiva, ha deciso l’esecuzione dei lavori. La cosa importante da ricordare è tuttavia che, per quanto riguarda le spese condominiali relative all’anno della compravendita e all’anno precedente – anche se nei rapporti tra venditore e acquirente debbano attribuirsi al primo – nei rapporti con il condominio e il condominio acquirente vi è un principio di solidarietà in base al quale l’acquirente è tenuto a versare al condominio che ne faccia richiesta la somma dovuta. Sarà poi l’acquirente a dover recuperare dal venditore le somme che eventualmente debbano considerarsi riferite a debiti suoi. Sentenza: Corte di Cassazione, sez. II civile, n. 10239/2013 depositata il 2 maggio 2013. “In caso di vendita di una unità immobiliare in condominio, nel quale siano stati deliberati lavori di straordinaria manutenzione, ristrutturazione o innovazioni sulle parti comuni, qualora venditore e compratore non si siano diversamente accordati in ordine alla ripartizione delle relative spese, è tenuto a sopportare i costi chi era proprietario dell’immobile al momento della delibera assembleare che abbia disposto l’esecuzione dei detti interventi, avendo tale delibera valore costitutivo della relativa obbligazione”. ❑



CONDOMINIO

Assemblee, maggioranze e rate Ecco alcune regole del nuovo condominio

Gino Pagliuca

V

ita più semplice in condominio dopo la riforma appena entrata in vigore? Non è detto. Ci sono alcuni aspetti nella nuova normativa che rischiano di complicare i rapporti tra i condomini, con l’amministratore e con i fornitori. Alla riforma il Corriere della Sera ha dedicato un agile ma completo volume, “Il nuovo condominio”, curato da Massimo Fracaro e Gennaro Palmieri, disponibile sia in edicola sia in formato e-book. Partendo dal testo e con l’ausilio di altri esperti abbiamo identificato cinque punti particolarmente critici della riforma. Tabelle millesimali Modificare le tabelle millesimali quando un condomino

amplia la sua unità immobiliare rischia di diventare più difficile. La vecchia legge lesciava spazio alla discrezionalità del giudice, perché prevedeva la modifica quando risultasse «notevolmente alterato il rapporto originario tra i valori dei singoli piani o porzioni di piano», ora invece è specificato che vi deve essere «un’alterazione di almeno un quinto del valore proporzionale dell’unità immobiliare anche di un solo condomino». Non significa che l’inceremento di valore della casa deve essere almeno del 20%, ma che rifacendo i conti del valore di tutte le unità presenti nel condominio quello dell’unità modificata deve contare per il 20% in più.

Gli animali Un aspetto molto enfatizzato è la norma che impedisce ai regolamenti condominiali di vietare la presenza di animali. Ma le cose non sono affatto chiare. Come spiega il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani, i regolamenti che sicuramente non possono vietare gli animali sono quelli varati a maggioranza dopo l’entrata in vigore della legge. Ma se il regolamento è contrattuale (perché deciso dal costruttore o varato con mille millesimi) la questione è diversa perché la norma sugli animali non è ta quelle definite inderogabili. Un altro problema è l’applicabilità a chi subentra nella proprietà della casa: il regolamento

contrattuale che vieta gli animali ha efficacia per lui solo se è stato trascritto o se è stato approvato espressamente al rogito. Come si vede la materia per i giudici non manca. La morosità dei condomini L’amministatore si trasformerà nello sceriffo persecutore dei condomini morosi e avrà tempi stretti per avviare le procedure di recupero dei crediti. Però come sottolinea il presidente dell’associazione di categoria Anaci, Pietro Membri, l’amministratore ha l’obbligo di avviare le procedure di recupero crediti entro i sei mesi successivi all’approvazione del consuntivo. Significa che tra quando inizia la morosità a quando l’amministratore è

Il divieto di tenere gli animali

Le tabelle millesimali

La morosità dei condomini

L’incarico e la durata

La copertura del fondo spese

Il divieto per gli animali vale se previsto da un regolamento; se questo è trascritto o approvato al rogito conta anche per chi compra casa

La nuova norma prevede che si possano cambiare le tabelle millesimali solo se c’è un incremento proporzionale al valore di almeno il 20%

L’obbligo per l’amministratore per costringere i condomini morosi a pagare scatta entro 16 mesi dall’approvazione del bilancio consuntivo.

L’incarico dell’amministratore dura un anno rinnovato alla prima scadenza se l’assemblea non decide di cambiare.

La legge prevede che contestualmente alla delibera di spesa straordinaria si crei un fondo a completa copertura.

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CONDOMINIO

Dieci regole che cambiano la vita all’amministratore Le novità per il professionista Dalle deleghe agli obblighi fino ai compensi. La riforma del condominio entrata in vigore il 18 giugno scorso, ha cambiato la vita anche all’amministratore: ecco i 10 punti più importanti così come diffusi dall’Anaci Brescia. 1) L’amministratore non potrà più ricevere deleghe (art. 1130 C.c.); 2) l’amministratore deve eseguire gli adempimenti fiscali (art. 1130 C.c.); 3) l’amministratore deve redigere il rendiconto condominiale annuale della gestione e convocare l’assemblea per la relativa approvazione entro 180 giorni (art. 1130 C.c. n. 10); 4) sul luogo di accesso al condominio o di maggior uso comune, accessibile anche ai terzi, dovrà essere affissa l’indicazione delle generalità, di domicilio e recapiti, anche telefonici, dell’amministratore art. 1129 C.c.). In mancanza dell’amministratore vi saranno i dati del “facente funzione” (art. 1129 C.c.); 5) l’amministratore è obbligato ad aprire un c/c intestato al condominio (art. 1129 C.c.); 6) alla cessazione del mandato l’amministratore è tenuto a restituire tutta la documentazione del condominio senza richiedere alcun compenso (art. 1129 C.c.); 7) l’amministratore è tenuto a curare la tenuta del registro di anagrafe condominiale (art. 1130 C.c.); 8) l’amministratore deve fornire al condomino che ne faccia richiesta attestazione relativa allo stato dei pagamenti oneri condominiali e delle eventuali liti in corso (art. 1130 C.c. n. 9); 9) su richiesta dell’assemblea l’amministratore è tenuto ad attivare un sito internet. L’assemblea delibererà con la maggiornza di cui al II comma dell’art. 1136 C.c. e i costi di gestione saranno a carico del condominio; 10) amministratore non può essere colui: che è stato condannato per delitti contro la pubblica amministrazione, l’amministratore della giustizia, la fede pubblica, il patrimonio o per ogni altro delitto non colposo per il quale la legge commina la pena della reclusione non inferiore a due anni e, nel massimo, a cinque anni; che è stato sottoposto a misure di prevenzione divenute definitive, salvo che non sia intervenuta la riabilitazione; che non è interdetto o inabilitato; il cui nome risulta annotato nell’elenco dei protesti cambiari. (Da “Giornale di Brescia” 19 giugno 2013)

costretto a operare può passare anche più di un anno e mezzo. Sicuramente un professionista scrupoloso con la vecchia norma avrebbe agito prima. La durata dell’amministratore L’amministratore dura in carica un anno, con rinnovo automaticamente alla scadenza di un altro anno. Poi bisogna votare per riassegnare la carica, che è ovviamente possibile dare all’amministratore uscente. In qualsiasi momento l’assemblea, con la medesima maggioranza della nomina, e cioè 500 millesimi e la metà dei partecipanti, può revocare l’incarico, ma contestualmente deve nominare il successore. La revoca se

sussistono gravi motivi elencati nella nuova versione dell’art. 1129 del codice civile, può chiederla al giudice anche un singolo condomino, una possibilità che finirà inevitabilmente per aumentare il contenzioso. Il fondo spese La legge prevede che a fronte di una delibera per lavori straordinari si costituisce un fondo a copertura dell’intero importo. La norma voluta per salvaguardare le imprese edili rischia di essere per loro un boomerang perché è molto difficile convincere i condomini che devono pagare in anticipo per lavori che magari hanno tempi incerti. È una norma da ripensare. ❑

Ecobonus al 65% Per le ristrutturazioni sconto fino a dicembre Ecco cosa cambia concretamente per le famiglie italiane con il decreto legge sugli sconti per la casa approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri. Era un provvedimento atteso. Ed è quindi apprezzabile che fra i primi passi del nuovo Governo ci sia stata questa decisione. Unica riserva: la proroga è limitata a sei mesi. ECOBONUS - L’attuale regime di detrazione passerà dal 55% per gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici al 65%, concentrando la misura sugli interventi strutturali sull’involucro edilizio, considerati più idonei a ridurre stabilmente il fabbisogno di energia. Così, per la spese documentate sostenute a partire dal 1 luglio 2013 fino al 31 dicembre 2013 o fino al 30 giugno 2014 (per le ristrutturazioni importanti dell’intero edificio che richiedono più tempo per le decisioni comuni in sede di assemblea di condominio), spetterà la detrazione dell’imposta

lorda per una quota pari al 65% degli importi rimasti a carico del contribuente, ripartita in 10 quote annuali. Dagli sconti sono esclusi i pannelli solari, già oggetto degli incentivi per le rinnovabili e le caldaie che rientrano invece in quelli per le ristrutturazioni. RISTRUTTURAZIONI EDILIZIE - Le detrazioni Irpef previste fino al 30 giugno vengono prorogate fino al 31 dicembre 2013 al 50%, dall’ordinario 36%, per spese di ristrutturazioni edilizie fino ad un ammontare complessivo non superiore a 96.000 euro (rispetto ai 48.000 euro del regime ordinario). Lo sconto è stato esteso anche all’acquisto di mobili fissi (sanitari, cucine e armadi a muro) per un massimo di 10.000 euro. In pratica le famiglie potranno godere di un bonus fino a 5.000 euro. Le detrazioni riguarderanno anche gli interventi di ristrutturazione per adeguare gli edifici alle norme antisismiche. (Da “OttopiuCasa” del 5 giugno 2013)

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 95


CULTURA

Il geometra che disegnò un tassello del panorama di Brescia Franco Robecchi

U

n’indagine archivistica, all’interno del comune di Brescia, ha consentito di rilevare, tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta del Novecento, una crescita della presenza dei geometri nel campo edilizio. Ne è un fattore di conferma l’espansione del numero di studi professionali i cui titolari, a pari grado, erano ingegneri e geometri. Sembrava questa una tipica situazione del secondo dopoguerra, connessa all’urgenza della ricostruzione e al boom economico e quindi edilizio, degli anni Cinquanta e parte dei Sessanta. Invece, in Brescia, città emblema per molti versi, soprattutto in quegli anni del fascismo, già si trovavano diversi studi cointestati. Si può citare, innanzitutto, forse il più famoso, quello dell’ingegner Egidio Dabbeni e del geometra Francesco Moretti, attivo dalla fine dell’Ottocento. Ma poi, man mano, altri sodalizi si costituirono, come

96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3

quello dell’ingegner Bernardino Perugini e del geometra Daniele Perugini, probabilmente fratelli, che avevano studio sia in Brescia sia a Nuvolera. Fratelli erano anche i titolari dello studio dell’ingegner G. Fasser e del geometra S. Fasser, e poi vi era lo studio dell’ingegner Seneci e del geometra Falconi e, infine, nella seconda metà degli anni Trenta, lo studio dell’ingegner Mario Moretti e del geometra Giuseppe Rossi, che ebbe grande importanza nel dopoguerra. Già negli anni Trenta era inoltre attivo lo studio dei due fratelli geometri, Giovanni e Arnaldo Valzelli, che furono tra i primissimi ad intraprendere la strepitosa stagione professionale dei costruttori di condomini degli anni Cinquanta e dei decenni successivi. I Valzelli furono tra i pionieri, nei primi anni Cinquanta, della formula vincente, che consisteva nella progettazione e nella contemporanea azione immobiliare. I pro-


CULTURA Nella pagina di sinistra, il monastero delle Suore Carmelitane Scalze sui Ronchi di Porta Venezia.

fessionisti acquistavano il terreno, ottenevano l’approvazione del progetto e iniziavano a costruire praticamente senza capitali, poiché l’operazione era coperta dai versamenti anticipati degli acquirenti degli appartamenti che pagavano l’immobile “sulla carta”, cioè impegnandosi nell’acquisto semplicemente sulla base del disegno di progetto. Non è facile spiegare il fenomeno della maggiore presenza professionale dei geometri nella Brescia della fine anni Venti e degli anni Trenta, anche se alcuni dati possono essere fissati sul tavolo del ragionamento. Dopo la crisi della riconversione bellica bresciana, verso la metà degli anni Venti si ebbe l’avvio di una buona situazione economica, che si rifletteva sul mondo dell’edilizia. Subito dopo, però, nel 1929, si scatenò la grande crisi mondiale, che ebbe la sua ricaduta

In questa pagina, il disegno di progetto della chiesa, del 1933.

anche in Italia, dove, nella seconda metà degli anni Trenta, si ebbe anche l’effetto delle sanzioni internazionali. Forse anche la crisi stimolò la necessità di fare appello a tecnici meno costosi. Si pensi che anche la grande industria Om si avvalse per molte sue costruzioni all’interno dell’azienda di Via Fiume del geometra Pinelli. Molti geometri si interessavano di cose minori, ma alcuni ebbero incarichi anche importanti, che, in alcuni casi, sortirono anche edifici di buona qualità architettonica. È il caso della Villa Cingano, del geometra Di Pietro, o della scomparsa Villa Frigerio, del geometra Alfredo Lizioli, della villa di Via privata Mai, del geometra Silvio Galli, ma è interessante anche il contributo del geometra Guido Venturoli per le villette del Quartiere giardino di Giuseppe Freschi, a S. Eustachio. Su altro fronte, va IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 97


CULTURA Sotto: sezioni verticali (trasversale e longitudinale) della chiesa, che mostrano l’interno dell’abside e la struttura della copertura.

A sinistra il timbro professionale del progettista del monastero e, a destra nell’altra pagina, quelli di altri studi tecnici degli anni Trenta, in Brescia, anche di titolari ingegneri e geometri associati.

ricordato che la definizione legislativa della professione di geometra fu emanata nel 1929, il che, da un lato, promosse forse la fiducia anche dei clienti, ma, d’altro canto, era la conseguenza di un’evoluzione che era andata maturando nella realtà sociale e professionale. All’interno di questo fenomeno, qui si vuole porre l’attenzione su un’opera certamente dimenticata dai più, per quanto riguarda la sua paternità progettuale, nonché dimenticata in quanto molto isolata e quasi invisibile. Se non che, chi si ponesse alla Bornata, nei pressi della ex birreria Wührer, e osservasse le prime pendici dei Ronchi, vedrebbe una curiosa chiesa di buona fattura; e avrebbe un bel chiedere di che cosa si tratti. La chiesa appartiene al monastero delle suore Carmelitane Scalze intitolato a S. Giuseppe, che si trova nella parte più alta di via Amba d’Oro. A progettare l’ampliamento del vecchio edificio esistente e a disegnare la chiesa fu, nel 1933, il geometra Piero Bettoni, che aveva studio in via Tagliaferri, l’attuale contrada S. Chiara, al n. 6. La costruzione iniziò nel 1933 ma fu poi sospesa, per riprendere nel 1935, con una seconda presentazione di progetti per la costruzione, soprattutto della chiesa, allora ubicata nella via Mediana, il vecchio nome dell’attuale via Amba d’Oro. Allora si diceva anche che il monastero sorgeva nell’ex Ronco Brusa, a S. Francesco di Paola. La pic98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3


CULTURA Sotto, la facciata della chiesa del monastero, disegnata dal geometra Bettoni, la lunetta a mosaico posta sopra l’ingresso della chiesa e il prospetto progettuale delle pareti sud del monastero.

cola chiesa, a navata unica e copertura a capanna, fu pensata con un tetto sostenuto da capriate in legno. Lo stile prescelto fu il Romanico, che sembrava, forse, il più severo e il più adatto ad un monastero di clausura. Peraltro il procuratore delle suore, il noto imprenditore Francesco Folonari, in una lettera al comune scriveva che proprio lo stile romanico era tipico dell’Ordine del Carmelo. La facciata della chiesa gioca in modo vistoso sui due colori dei materiali: il cotto e il marmo di Botticino. Il fondo appare di mattoni, anche se la muratura è fitta di inserzioni di bugne in marmo, soprattutto nelle quattro lesene. Ma il Botticino lampeggia in tutte le cornici, come quelle delle alte e strette finestre ai lati dell’ingresso. Di marmo è anche il rosone raggiato, le colonnine che seguono, fra gli archetti, la cornice delle due falde spioventi verso i fianchi del fabbricato. Di marmo è tutto il protiro, con copertura a capanna e fornice a sesto pieno, strombato. Nella lunetta un bel mosaico, firmato “B – G”, che raffigura, su fondo oro, S. Giuseppe con il figliolo divino in braccio. Di alto livello, come sempre in quell’epoca, il lavoro di scultura. Oggi, tra il verde dei colli bresciani, la chiesa appare come un monumento medievale e bene si inserisce, anche cromaticamente nel paesaggio. Fu così che un geometra contribuì, negli anni Trenta, a creare il paesaggio della città di Brescia. ❑

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 99


Aggiornamento Albo

Iscrizioni all’Albo con decorrenza 13 maggio 2013 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

6302

Manno Raffaele

Springvale 16/06/1968

25032 Chiari (Bs) Via Mons. Gazzoli 9

6303

Canedoli Mara

Brescia 05/05/01979

25016 Ghedi (Bs) Via Fico 18

6304

Vezzola Nicola

Brescia 28/08/1976

25123 Brescia Via A. Boito 8

6305

Carere Augusto

Napoli 05/07/1962

25124 Brescia Via Cremona 220

6306

Rubagotti Massimo

Sarnico (Bg) 26/08/1977

25036 Palazzolo sull’Oglio (Bs) Via Silvio Pellico 20

6307

Arici Severino

Gardone V.T. (Bs) 20/02/1986

25060 Polaveno (Bs) Via Duche 2

6308

Baitelli Marco

Seriate (Bg) 29/07/1991

25036 Palazzolo sull’Oglio (Bs) Via Bornico Trav. II - 48

6309

Ciapetti Marco

Brescia 04/12/1989

25050 Paderno Franciacorta (Bs) Via A. Bettoni 29

6310

Gualtieri Laura Anna

Gardone V.T. (Bs) 04/08/1990

25068 Sarezzo (Bs) Via Carducci 26/28

6311

Karaj Migena

Elbasan (Albania) 14/01/1990

25128 Brescia Via Melzi 22

6312

Veneziani Federico

Brescia 09/03/1991

25060 Cellatica (Bs) Via Chiesa Nuova 19

Iscrizioni all’Albo con decorrenza 24 giugno 2013 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

6313

Vecchini Andrea

Milano 27/12/1963

25123 Brescia Via Comboni 24

6314

Barbieri Ivan

Manerbio (Bs) 09/04/1982

25020 Offlaga (Bs) Via Cecilia Motta 23

6315

Cherubini Stefano

Desenzano d. Garda (Bs) 19/11/1986 25081 Bedizzole (Bs) Via A. De Gasperi 32

6316

Fantoni Marco

Gavardo (Bs) 27/02/1991

25080 Muscoline (Bs) Via dei Dossi 3

6317

Trainini Francesco

Brescia 17/09/1990

25069 Villa Carcina (Bs) Via Tito Speri 13

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 22 marzo 2013 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

4651

Brescia 18/11/1978

25067 Sarnico (Bg) Via Garibaldi 18

Trasferimento a Bg.

Levito Alberto

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 13 maggio 2013 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

1349

Bossini Carlo

Brescia 09/07/1937

25080 Botticino (Bs) Via Scalvini 20

Dimissioni

5825

Fecit Simona

Brescia 01/02/1982

25124 Brescia Via della Ziziola 93

Dimissioni

100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3


2257

Massolini Ferruccio

Villanuova sul Clisi (Bs) 11/08/1948

25089 Villanuova sul Clisi (Bs) Via Carpen 16

Dimissioni

4489

Nobile Matteo

Brescia 10/03/1975

25035 Ospitaletto (Bs) Via Serradelli 75

Dimissioni

6108

Pintossi Maurizio

Gardone V.T. (Bs) 09/05/1986

25068 Sarezzo (Bs) Via Monte Grappa 8

Dimissioni

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 24 giugno 2013 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

3563

Andreoli Marco

Cazzago S. Martino (Bs) 28/03/1961 25040 Cazzago S. Martino (Bs) Viale Stazione 2

Dimissioni

5924

Fostinelli Debora

Breno (Bs) 03/01/1987

Dimissioni

25040 Bienno (Bs) Vicolo Basso 27

Motivo

Il mondo di B. Bat.

IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/3 - 101





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Anno XXXVIII N. 3 maggio-giugno 2013

Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

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