Il Geometra Bresciano - n.1- 2011

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IL GEOMETRA BRESCIANO 2011

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IL GEOMETRA ETRA BRESCIANO NO

Anno XXXVI N. 1 gennaio-febbraio 2011

Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

Cremona Lodi Mantova Sondrio

1861-2011 150° anniversario Unità d’Italia

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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia

Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli.

Direttore responsabile Bruno Bossini Segretaria di redazione Carla Comincini Redazione Raffaella Annovazzi, Manuel Antonini, Giuseppe Battaglia, Nadia Bettari, Laura Cinelli, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Guido Maffioletti, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Valeria Sonvico, Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi Hanno collaborato a questo numero Beppe Battaglia, Andrea Botti, Luca De Stefani, Alessandro Folli, Andrea Lariccia, Umberto Monopoli, Vittorio Nichilo, Franco Robecchi, Vito Sosio

Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Malta 10 - 25125 Brescia Tel. 030/224121 - Fax: 030/226031 Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20 Di questa rivista sono state stampate 9.715 copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio. N. 1 - 2011 gennaio-febbraio Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

Sommario

EDITORIALE - Tra criticità professionali della categoria e aspettative di lavoro per i giovani 2

FORMAZIONE CONTINUA - I corsi specialistici del Collegio di Brescia per la formazione degli iscritti 50

INTERVISTA - Scuola e professione, legame sempre più stretto con l’Istituto Tartaglia 6

CTU - Relazione esecuzioni immobiliari per il tribunale di Brescia: cambia la prima pagina 52

DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Le modifiche alle direttive sulla pratica professionale presentate all’Assemblea dei Presidenti 14

AGRICOLTURA & FORESTE - La Lombardia verso la Politica Agricola Comune del 2020 54

DALLA CASSA - Ritocchi allo statuto anche per la previdenza integrativa 16 DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Rettifiche ai regolamenti riguardanti la pensione di vecchiaia 18 Il mattone come bene rifugio. Attenzione alle nuove tasse 20 Il ricordo di quattro colleghi, esempi di professionalità per i giovani geometri22 Un’idea sulla certificazione di resistenza al fuoco delle strutture prefabbricate 26 LEGISLAZIONE - Il nuovo costo di costruzione per gli edifici residenziali dal 2011 in Lombardia 28 La ritenuta per gli oneri fiscali non dovrà più essere detratta 32 SCUOLA - Riflessioni sugli esami di Stato per l’esercizio della professione di geometra 34 SICUREZZA CANTIERI - La valutazione del rischio legato allo stess da lavoro correlato 38 DAL COLLEGIO DI SONDRIO - La realtà in cui opera il geometra 42 DAL COLLEGIO DI LODI - Costruire e abitare in salute. Acquisto consapevole della casa 44

TECNICA - L’evoluzione della Topografia e della Cartografia nella storia 56 Grattacieli ecologici: a Milano il bosco verticale dello studio di Stefano Boeri 62 Manutenzione e salvaguardia dell’architettura anni ’50-’60 del secolo scorso a Brescia 66 La cava dismessa, luogo di spettacolo e cultura 72 GEOLOGIA - Relazione geologica nelle “Norme tecniche per le costruzioni” 76 CONDOMINIO - Nuove opere condominiali e conseguente variazione delle tabelle millesimali 84 CULTURA - La Leonessa e il tricolore: Brescia durante il Risorgimento - 1 86 Dai Pompieri ai Vigili del fuoco 90 Le meridiane di S. Giuseppe a Brescia e di S. Petronio a Bologna 98 “I due cammini”, quasi un giallo del geometra Alberto Azzini 102 TEMPO LIBERO - XVI campionato italiano di sci per geometri a Ponte di Legno e Temù 104 Novità di legge 109 La parola agli esperti 110 Aggiornamento Albo 116

DAL COLLEGIO DI MANTOVA - Iscrizioni e cancellazioni dall’Albo dei geometri di Mantova nel 2010 48

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EDITORIALE Bruno Bossini

Tra criticità professionali della categoria e aspettative di lavoro per i giovani

ei momenti di grave crisi economica, come quella che stiamo vivendo, con un’edilizia così pesantemente colpita e con prospettive di ripresa molto problematiche, ben maggiori di quanto sta avvenendo per l’industria manifatturiera, verrebbe naturale e quasi giustificato per la Categoria concentrare le sue forze (in attesa di tempi migliori) sul mantenimento del suo statu quo raggiunto, piuttosto che sulla ricerca delle contromisure neces-

sarie a superare questo grave momento. Sarebbe questo però un atteggiamento poco produttivo che ignorerebbe le aspettative di coloro fra i suoi iscritti che pur in un momento di contingente difficoltà chiedono ed esigono a sostegno del loro futuro interventi sulle criticità della nostra professione. Criticità a mio avviso riconducibili sia da questioni interne alla nostra struttura organizzativa, sia da inadempienze dello Stato. Fra le prime va certamente ri-

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compresa la palese difficoltà dei geometri verso una riorganizzazione della loro attività in chiave più moderna. La nostra è una fra le più vecchie professioni ordinistiche (quelle che per legge sono regolamentate in un Ordine professionale) ed è tuttora basata strutturalmente su un regolamento professionale che risale al lontano 1928, e questo fatto, nel tempo, ha favorito il consolidarsi di un’attività professionale tendenzialmente conservatrice, con poca propensione alle tecniche moderne informatiche, all’utilizzo di internet e di tutto ciò che costituisce la moderna comunicazione, quei mezzi a disposizione che sollecitano indirizzi di lavoro innovativi e orientati verso attività specialistiche e nuove. Lavoro professionale, quest’ultimo, molto congeniale alle aspettative di lavoro delle giovani leve: quelle che costituiranno l’ossatura della nostra categoria nel futuro. E se a tutto ciò si aggiunge anche il problema del difficile ricambio del suo corpo dirigenziale che, per vari motivi, continua ad essere frenato – inutile negarlo – anche da interessi di posizione consolidati. Si comprende quindi quanto la nostra categoria debba ancora impegnarsi per riammodernare la sua struttura organizzativa e operativa. Senza tali presupposti essa potrebbe restare priva di quel contributo di idee e di soluzioni tecnico scientifiche innovative che più facilmente rientreranno nel patrimonio professionale delle giovani leve.

Va detto, e questo certamente è un aspetto positivo, che pur con le difficoltà sopra citate continua a mantenersi costante la presenza di giovani geometri iscritti nell’Albo, anche se in genere tale presenza risulta “silenziosa” e caratterizzata da un forte turnover. Superato pur con difficoltà l’esame di Stato (vedi i risultati dell’ultimo a pag. 32), una percentuale abbastanza costante di neo geometri, alcuni magari con poco entusiasmo o in attesa di altre prospettive di lavoro, ma molti, invece, con l’idea effettiva di intraprendere un’attività proficua per il loro futuro, si cimentano nella nostra professione. Quasi sempre i settori interessati sono quelli più specialistici (sicurezza, risparmio energetico, bioedilizia, pratiche antincendio, ecc.), nei quali i giovani si applicano molte volte anche con buoni risultati . I più impegnati di loro hanno acquisito esperienza attraverso master e corsi specialistici, conoscono tutti i meccanismi e le opportunità del web e utilizzano internet che garantisce loro le informazioni tecnico-legali. ttraverso questi mezzi e conoscenze essi sono in grado di offrire la loro prestazione professionale a un mercato variegato peraltro quasi sempre senza vincoli di competenze, trattando essi materie nuove e moderne non rientranti nell’obsoleto regolamento che governa la nostra professione. Vantaggio que-

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EDITORIALE La nota del Presidente Cultura e categoria bbiamo costatato come la crisi economico-finanziaria ha influito su tutte le attività, comprese quelle professionali. Anche la nostra categoria è rimasta coinvolta. Dobbiamo trasformare gli effetti della crisi in opportunità. Analizziamo chi è stato maggiormente colpito e chi ha meglio reagito. Negli anni Cinquanta il boom economico e il relativo sviluppo sono stati realizzati con intuizioni, lavoro e sacrifici da parte di tutta la società italiana, ma senza cultura. Negli anni Novanta, per affrontare il mercato a livello mondiale, le medie industrie sorte sulle basi dell’artigianato e basate sulle intuizioni personali non hanno retto il confronto internazionale; principalmente quelle attività che si erano adagiate restando staccate dalla cultura, mentre quelle attività che si erano dotate di cultura hanno retto al confronto e si sono inserite dignitosamente nella globalizzazione. Nel 2011 nessuna attività potrà sopravvivere con i criteri degli anni ’50; indispensabile quindi programmare la propria attività sorretti e guidati dalla cultura. La nostra categoria non può adagiarsi sulle basi culturali e sulle qualità professionali utilizzate a tutt’oggi, cominciando dalla scuola. Già dal Congresso di Palermo la nostra categoria ha ravvisato la necessità di migliorare la qualità professionale. La principale strada per raggiungere la qualità è la cultura cominciando dalla scuola. I rapporti tra la categoria dei geometri e la scuola dovranno essere intensificati, collaborando con la scuola stessa con la partecipazione di colleghi liberi professionisti al fianco

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st’ultimo non indifferente rispetto agli iscritti che invece “vivono” di progettazione e direzione lavori, settori di attività che invece, come sappiamo, risultano sempre più gravate da problematiche legate alla competenza stessa. È una componente, questa dei giovani, che la categoria deve valorizzare, anche con incentivi economici (un esempio potrebbe essere l’esenzione della quota di partecipazione ai corsi di formazione per i più meritevoli), che avrebbero un duplice scopo: quello di premiare l’impegno di coloro fra i giovani che si rivolgono con dedizione alla professione e quello di avvicinare i più preparati all’impegno per la categoria, presupposto di quel ricambio generazionale che,

come dicevamo, fatica a farsi strada. Altra criticità che continua ad essere un freno all’auspicato “salto” qualitativo della nostra professione è da ricollegarsi invece alla carenza legislativa delle Istituzioni che la sovraintendono. Dopo decenni di costanti promesse, il Parlamento ancora non è stato in grado di garantire ai geometri quella riforma professionale sempre promessa ma mai attuata.

dei docenti per inserire quegli aggiornamenti ai programmi scolastici a volte rimasti obsoleti o ridotti non certo per colpa dei docenti. Il nostro Collegio sta intraprendendo collaborazioni con gli Istituti per geometri della nostra provincia con la partecipazione ai Comitati Tecnici Scientifici e con altre forme da definire con i relativi dirigenti scolastici. La nostra partecipazione dovrà sobbarcarsi anche oneri finanziari per attuare quanto sopra proposto, oneri che non potranno essere caricati agli Istituti stessi, già a corto di finanziamenti. I rapporti con i vari dirigenti scolastici sono condotti con la massima collaborazione e con comuni intendimenti, premesse, queste, che porteranno ad una migliore cultura propedeutica, ad una maggiore qualità professionale che il mercato oggi richiede. Centotrentamila sono i tecnici mancanti alle nostre imprese di costruzioni e centoottantamila sono i tecnici mancanti all’industria. Prepariamoci e la nostra categoria saprà inserirsi dignitosamente nel mercato con soddisfazioni professionali ed economiche. Abbiamo iniziato un nuovo anno con l’ottimismo di chi ha retto i contrattempi della crisi e la sa trasformare in opportunità. Il Presidente Giovanni Platto

petente. Il tema, per esempio, dell’abolizione delle tariffe minime, quello della pubblicità regolamentata e della facilitazione di accesso agli Albi (con la dovuta riorganizzazione del prati-

cantato e degli esami di Stato), ha visto i geometri di fatto sempre consenzienti sulle proposte governative. Perfino l’abolizione del valore legale dei titoli di studio, che molti auspicano in ar-

e ultime difficoltà sulla strada della sua possibile approvazione sembrano legate al tentativo di liberalizzazione degli Ordini, sul quale noi geometri abbiamo peraltro sempre dato il nostro consenso al Ministero com-

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EDITORIALE

Nuovo direttore al Collegio di Brescia

monia con la legislazione europea, ci vede d’accordo. Ben sappiamo al riguardo che non può un “pezzo di carta” garantire sulla professionalità dei geometri liberi professionisti. Essa è assicurata esclusivamente dalla loro preparazione tecnica che deve, dopo la formazione scolastica, graduarsi nel tempo, lavoro dopo lavoro, commessa dopo commessa e deve essere garantita anche durante la professione con lo studio e la formazione continua che per noi geometri è diventata obbligatoria. Altre categorie professionali non si mostrano, sull’argomento della liberalizzazione, così aperte. Esse, forti dei loro numeri e degli evidenti loro appoggi politici (mi riferisco – è ciò che emerge dai media, in particolare agli avvocati o commercialisti) continuano ad opporsi, con tesi spesso non fondate, ad ogni ipotesi legislativa che vada a modificare i loro diritti acquisiti. Questo stato di cose non promette per ora nulla di buono e purtroppo sempre 4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

complessi continuano a restare i problemi che si frappongono ad una rapida approvazione della tanto auspicata riforma delle professioni.

Certamente sull’argomento va anche denunciata l’incapacità del Parlamento che di suo non riesce a garantire quella mediazione tra l’interesse dei cittadini e dei professionisti che sarebbe necessaria oltre che auspicabile il raggiungimento di un tale importante traguardo e continua a non essere in grado di mettere la parola fine all’annosa vicenda. Tutto ciò non va dimenticato anche per i pro-

Cambio della guardia alla direzione della segreteria del Collegio di Brescia. Dopo 10 anni di proficuo lavoro il geom. Mariangela Scotti lascia l’incarico. Anni importanti per la riorganizzazione dei servizi di segreteria che il Presidene Fausto Savoldi, sotto la cui presidenza Mariangela Scotti aveva assunto l’incarico, aveva fortemente voluta per rendere sempre più funzionale e semplificata l’attività del Collegio alle esigenze di una moderna professione in grado di garantire un miglior servizio agli iscritti. Miglioramenti significativi di tutte le attività informatiche: dalla contabilità alla tenuta dell’Albo, ai rapporti con la Cassa geometri, all’archivio telematico e riorganizzazione del sito Internet che nel tempo si è rivelato sempre più indispensabile, con le sue informazioni in tempo reale di tipo legislativo, normativo e di informazione tecnica, al servizio dell’attività degli iscritti. E grande impegno nell’organizzazione dei corsi di formazione professionale degli iscritti e dei praticanti di preparazione agli esami di Stato, che hanno visto il nostro Collegio assumere una delle posizioni di preminenza tra gli altri Collegi italiani. Ringraziamo Mariangela Scotti per l’impegno profuso a favore dei geometri bresciani e le auguriamo ogni bene per le nuove attività che ha assunto e assumerà a favore della categoria dei geometri, sia nell’ambito della sua città di Cremona, sia a livello nazionale, soprattutto per la sua competenza negli ambiti della formazione che l’hanno vista operare a Brescia. A partire dal 1° aprile 2011 le subentrerà Stefano Benedini, bresciano, che presenteremo nel prossimo numero della rivista. ❑

blemi legati al fragile equilibrio politico che sta vivendo il Parlamento. Stando così le cose le criticità del sistema

delle professioni continueranno purtroppo a permanere. E per ora non se ne vede la fine ❑



INTERVISTA

Scuola e professione, legame sempre più stretto con l’Istituto “Tartaglia” Cambio della guardia al vertice dell’istituto tecnico per geometri Nicolò Tartaglia di Brescia: l’estate scorsa il preside Fulvio Negri, dopo una lunga, proficua ed apprezzata direzione, è andato in pensione. Salutato dalla commozione di docenti e studenti (riassunta persino da alcuni spontanei striscioni di ringraziamento vergati dai ragazzi, fatto assolutamente inusuale almeno per un dirigente scolastico), il prof. Negri ha lasciato la sua scrivania al prof. Paolo Taddei, che a sua volta aveva “abbandonato”, dopo ben 17 anni di presidenza, il cittadino istituto agrario Pastori. L’avvicendamento al vertice della principale scuola per geometri bresciana – visti gli ottimi rapporti e la quasi quotidiana collaborazione che in tutti questi anni ha legato l’Istituto Tartaglia al nostro Collegio – ci era stato annunciato qualche tempo prima dal prof. Negri e, inutile nasconderlo, aveva creato qualche preoccupazione nella categoria. Fin dai primi giorni, dalle primissime occasioni di verifica dei progetti in comune, abbiamo però avuto la confortante conferma che, pur nella diversità ovvia delle personalità e delle attitudini, nulla cambierà nel positivo connubio tra il Tartaglia ed il Collegio. Anzi che, di fronte alle nuove sfide ed alle emergenze che la scuola e la professione evidenziano, i geometri liberi professionisti ed il preside Taddei sapranno fare fronte comune per la ricerca pragmatica di soluzioni. Anche perché il patrimonio di cultura e di esperienza del prof. Negri non andrà disperso, ma sarà a disposizione del 6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Collegio. L’ormai ex preside del Tartaglia ha infatti accettato di affiancarci e collaborare ancora con noi sui temi della scuola e della formazione, questioni centrali ed ineludibili per il futuro della nostra professione. Non a caso, dunque, alla prima intervista che il nuovo preside prof. Paolo Taddei ha rilasciato al Geometra bresciano – e che leggete qui di seguito – il direttore Bruno Bossini ha voluto che intervenisse, oltre al presidente Giovanni Platto, anche il prof. Fulvio Negri. Prof. Taddei, innanzi tutto grazie non solo e non tanto per la sua presenza qui oggi, quanto per la disponibilità che in questi pochi mesi ha già dimostrato nei nostri confronti, nell’approfondimento e nell’organizzazione dei percorsi di collaborazione tra Collegio e Tartaglia. Proprio per una vicinanza ed una frequentazione che i professionisti bresciani ritengono indispensabile per il futuro della categoria, vorrei cominciare questa nostra conversazione cercando di conoscerla un po’ meglio. Anzi, perché non si presenta sinteticamente lei stesso? «Paolo Taddei classe 1956, bresciano di Nave, figlio di agricoltori, meglio, di coltivatori diretti d’un piccolo fondo. Famiglia di vecchio stampo, dunque, tanto lavoro, tanti sacrifici, ma la volontà di offrire alle nuove generazioni la possibilità di crescere, di formarsi una cultura ed una conoscenza professionale specifica che potesse servire a loro come alla stessa impresa agricola. Per questa ragione, dando seguito ad un mio naturale interesse – e sobbarcandosi

altri sacrifici – i miei genitori assecondarono la mia decisione di studiare prima al “Pastori” e poi Scienze agrarie all’Università di Piacenza, dove mi sono laureato nel luglio del 1979 con una tesi in microbiologia del latte». Un tema legato alle tipiche produzioni dell’agricoltura e del sistema verde bresciano… «Sì, anche se proprio la passione per lo studio ed il grande, insostituibile sostegno della mia famiglia, mi hanno consentito subito dopo la laurea di continuare a frequentare la Facoltà, di proseguire le mie ricerche e, nello stesso tempo di iniziare ad insegnare agronomia ed estimo. Cominciai così a far lezione alle superiori in quello stesso 1979, prima al Pastori e poco dopo anche al Tartaglia. Un’esperienza straordinaria che è durata per dodici anni fino al 1992, quando ho scelto quasi per caso di provare il concorso da dirigente scola-


INTERVISTA Da sinistra: il direttore della rivista Bruno Bossini, il prof. Paolo Taddei, nuovo preside dell’Istituto “Tartaglia” e il prof. Fulvio Negri

stico. E l’ho vinto». Ed è così che è diventato preside a Brescia? «Non immediatamente, perché il primo anno mi è stato assegnato un incarico in un istituto a Codogno, ma già dodici mesi dopo, nell’anno scolastico 1993/1994, sono stato chiamato, neanche a farlo apposta, nuovamente al Pastori per sostituire il mitico prof. Stefano Simonelli, una vera istituzione. Ed è proprio nella mia vecchia scuola che sono rimasto fino a pochi mesi fa, ovvero per ben 17 anni». Si direbbe che il Pastori è stato a buon diritto la sua vita. Ma se è così, cosa l’ha spinta a cambiare? «La decisione è maturata negli ultimi anni, ovvero quando ho realizzato che, da studente, da professore o da preside ero ormai alla soglia dei 40 anni al Pastori e non lontano ormai dalla pensione. Ed ho pensato che si dovesse frapporre qualcosa di diverso tra una vita intensa ed in qualche modo esaustiva di ogni spazio, passata interamente nello stesso istituto, ed il momento conclusivo dell’uscita definitiva dal mondo del lavoro e della scuola. Non so, forse ho avuto paura di chiudere tutto, traumaticamente, senza inserire, nello scorrere tutta al Pastori della mia esistenza, un’altra esperienza egualmente intensa ma diversa, quasi un volersi preparare gradualmente al distacco». Non le chiederò se è contento della

sua scelta – per certi versi è troppo presto e forse tutto sommato ingiusto – ma sono convinto che già oggi può dirci cosa ha trovato di diverso passando dal Pastori al Tartaglia. Ad esempio negli allievi. «No negli studenti ed anche nelle famiglie degli studenti ho trovato molte similitudini tra i due istituti. Al Pastori molti sono, oggi come ieri, non molto diversi da com’ero io quando mi sono iscritto all’istituto di viale Bornata: figli di gente che vive di agricoltura, abituata in famiglia ai sacrifici, al contatto con la terra e la natura, in cerca di un futuro che migliori anche l’azienda di casa. Ed al Tartaglia la situazione è simile: giovani che scelgono un futuro da tecnici in settori molto concreti – l’edilizia, l’amministrazione di immobili, la gestione del territorio – e che spesso hanno alle spalle famiglie altrettanto concrete e positive. Senza

voler fare sociologia a buon mercato, mi pare prevalere nei due istituti una tipologia di famiglia e di studente dotata di buon senso, interessata ad una scuola seria, impegnativa e persino selettiva se serve a garantire un futuro gratificante. Ed è proprio con queste famiglie e questi ragazzi che io mi sento a mio agio e mi trovo perfettamente bene». E le differenze invece? Magari riguardo al tipo di scuola? «Beh, la differenza maggiore sta forse nel fatto che alla direzione del Pastori era collegata pure la responsabilità di un’azienda agricola di tutto rispetto, una impresa vera e propria di diritto privato con un fine formativo al quale non può essere disgiunto quello di far quadrare i conti. E quando il fatturato è sui 100 mila euro all’anno e la responsabilità fi-

nale è del preside, le preoccupazioni non mancano. Non voglio certo dire che la direzione dell’azienda prevale sulla direzione della scuola, neppure che questo fardello fosse insopportabile (quante soddisfazioni mi ha dato anche l’azienda agricola!), ma certamente l’impegno deve esserci in ogni stagione dell’anno ed è gravoso. L’altra diversità è di dimensioni: il Tartaglia non ha l’azienda agricola ma in compenso ha un maggior numero di studenti. Sono circa 800 quelli iscritti al diurno, un centinaio al serale ed abbiamo persino le sezioni carcerarie, nelle quali coordiniamo e curiamo le materie generali pure per i corsi del Fortuny. C’è poi un’altra differenza che val la pena di sottolineare, ovvero la straordinaria quantità di rapporti con l’esterno, di collaborazioni, di interfaccia con IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 7


INTERVISTA Il prof. Paolo Taddei

il territorio e le più diverse realtà associative e imprenditoriali che il Tartaglia ormai storicamente vanta – anche per l’ottimo lavoro di chi mi ha preceduto – rispetto anche ad una scuola comunque molto aperta come il Pastori. Ecco: per provare a tirar le somme di queste similitudini e di queste differenze tra le due scuole, penso di poter dire che al Pastori è forse più impegnativo il rapporto interno con l’onere dell’azienda agricola, mentre al Tartaglia lo sono i rapporti esterni, quelli con le istituzioni, con gli enti, con i sodalizi di categoria con un’infinità di interlocutori. Peraltro, in un caso come nell’altro, sta proprio nelle due specificità quel quid in più che aggiunge qualche soddisfazione in più al lavoro della formazione». Fra i molti interlocutori c’è anche il Collegio dei geometri… «Sì ed in prima fila, giacché, senza il rapporto stretto con voi liberi professionisti ed il sostegno continuo della vostra organizzazione professionale, non solo sarebbero impossibili tante iniziative che ci arricchiscono vicendevolmente, ma verrebbe a mancare alla scuola quella linfa vitale, quel contatto con la realtà quotidiana degli studi, degli enti e dei cantieri che sola può ridurre il tante volte deprecato distacco tra l’aula e la vita». A questo punto – anche se forse era già nelle cose non dette ma chiare di questo stesso nostro incontro di oggi 8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

non è una novità bensì una conferma, che è ferma intenzione del Tartaglia istituire un Its, ovvero un Istituto tecnico superiore – annuale, biennale o triennale si vedrà – che contribuisca a completare l’iter formativo post diploma del professionista. Non ci nascondiamo certo le difficoltà normative e burocratiche che si frappongono al perseguimento di questo obiettivo, ma la nostra meta, rilanciata proprio nella sede del Comitato tecnico scientifico di qualche giorno fa, resta questa».

– mi lasci prendere atto con soddisfazione che lei è intenzionato a proseguire nel lavoro che già era stato avviato negli anni dal Collegio con il prof. Negri… «Proseguire e, dove possibile, intensificare, sia perché sono convinto che da una parte la nostra scuola possa essere uno strumento decisivo per il futuro della categoria e, dunque, della società bresciana nel suo complesso, sia perché i liberi professionisti possono dare ancor più forza alla proposta formativa del Tartaglia, completarla ed adeguarla alle nuove sfide che il mercato propone. Peraltro voglio rimarcare che la collaborazione tra Collegio e Tartaglia non si è certo interrotta per il cambio del diri-

gente scolastico, ed anche in quest’inizio d’anno abbiamo avuto più d’un incontro, l’ultimo qualche giorno fa in sede di Comitato tecnico scientifico per la predisposizione dell’offerta formativa post diploma e non accademica». Questo è un tema non solo di straordinaria attualità, ma pure di stringente interesse per la categoria, basti dire che tra cinque anni chi uscirà dal Tartaglia non avrà più il titolo di geometra e dovrà guadagnarselo con un apposito iter formativo che noi del Collegio non pensiamo possa essere esclusivamente (e neppure principalmente) accademico ovvero universitario. Preside, può riassumerci brevemente a che punto siamo su questo delicato versante? «Voglio dire subito, anche se

Però altri sono già partiti, in particolare in Lombardia sono già stati autorizzati sette Istituti tecnici superiori che partiranno l’anno prossimo… «No, non è così: è più corretto a questo punto dire che sono stati autorizzati e forse, ripeto forse, partiranno l’anno prossimo. Per nessuno infatti sarà facile iniziare questo cammino, visto soprattutto che dal Tesoro non ci sono notizie dell’atteso sblocco dei fondi. Inoltre ognuno dei progetti autorizzati ha una specificità locale che nulla ha a che vedere con la nostra necessità di un percorso di alta specializzazione professionale nell’ambito delle competenze di edilizia e gestione responsabile e sostenibile del territorio. Quindi, anche se partissero tutti e 7 gli Its lombardi previsti, noi con la nostra iniziativa non rischieremmo certo di rompere le uova nel paniere a qualcuno, ma solo di offrire una opportunità nuova e necessaria per la nostra e le pro-


INTERVISTA

vince limitrofe». La sensazione che si sia perso il treno è dunque sbagliata? «Non mi pare si possa porre la questione in questi termini. Infatti non è possibile improvvisare un percorso formativo nuovo, un modulo post diploma tarato sulle esigenze del territorio che va, propria per questa ragione, costruito con il concorso ed il consenso di un numero non piccolo di protagonisti, privati ed istituzionali, dagli enti locali alle associazioni, all’università. Pertanto il nostro realistico obiettivo oggi è preparare rapidamente ogni documento, ogni studio, ogni determinazione ufficiale da parte di tutti i necessari protagonisti, in modo da essere pronti a chiedere l’autorizzazione non appena a livello nazionale saranno aperti i nuovi bandi». «Mi permetto di intervenire anch’io, per concordare pienamente con il collega Taddei – interviene l’ex preside Negri –. Il processo che il Tartaglia ha cercato di costruire in questi anni non puntava tanto a rincorrere un treno (che, peraltro, con i chiari di luna della finanza nazionale, non si sa neppure bene se è partito, parte o partirà a breve), ma a costruire le basi solide per colmare una ormai evidentissima lacuna del nostro sistema formativo: ovvero la creazione di quella che molti già definiscono come la gamba mancante della formazione post diploma, cioè un canale di formazione

superiore non universitario bensì strettamente collegato al lavoro, alle esigenze della società e del territorio». È un tema ambizioso e sul quale peraltro si registrano da anni indicazioni divergenti, prima gli Ifts, ora gli Its, prima le competenze regionali, ora nuovamente un indirizzo statale… «Esattamente – aggiunge il prof. Negri – la confusione è grande. Ma il fatto è che oggi (ovvero dopo l’entrata in vigore della riforma Gelmini della scuola secondaria, dopo la scelta delle professioni di adeguarsi ai livelli di formazione europei e di ammettere nei loro albi solo professionisti con una formazione post diploma) la scelta non è più rinviabile, pena, da una parte, lasciare generazioni intere senza uno sbocco professionalmente credibile e, dall’altra, impoverire la società delle

necessarie figure professionali tecniche». Che fare allora? «Occorre dare seguito – risponde ancora il professor Negri – proprio a quello che stiamo facendo (e vista la proposta di collaborazione che il Collegio mi ha confermato mi metto anch’io nel novero di quanti sono impegnati in prima persona, accanto appunto al Collegio, all’istituto Tartaglia ed al suo nuovo preside ed a tutti i protagonisti del Comitato scientifico, dagli enti locali all’Aib, ai costruttori). Si tratta infatti di mettere le basi solide, concrete, inattaccabili per poter approfittare di tutte le opportunità che si potessero aprire a tempi brevi. Magari partendo dalla positiva esperienza che al Tartaglia è stata fatta con gli Ifts, varati dalle Regioni alla fine degli anni Novanta e poi variamente fi-

nanziati anche dall’Europa. Ricordo che in quell’occasione, mettendoci ciascuno tutto quello che potevamo, abbiamo organizzato corsi che hanno formato figure entrate immediatamente e senza difficoltà nelle imprese bresciane. Occorrerà essere pronti con tutte le deliberazioni delle istituzioni coinvolte e con la disponibilità dei privati a svolgere un ruolo specifico di concreto sostegno». Fuor di metafora, tutti i protagonisti dovranno deliberare un’adesione formale al progetto (che per gli enti locali ad esempio non è una procedura né semplice né scontata) e qualcuno, viste le casse vuote dello Stato e della Regione, dovrà pure essere disposto a mettere mano al portafoglio. Si legge sui giornali che un Its potrebbe costare dai 250 ai 300 mila euro all’anno, non è una cifra da poco. «La concretezza dei bresciani – replica ancora il prof.

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 9


INTERVISTA

Negri – mi ha insegnato in questi anni a fidarmi poco delle cifre sparate sui giornali ed a verificare nel concreto spese e possibili economie. Dalla mia esperienza con gli Ifts sono convinto che i nuovi Its possano costareall’amministrazione molto meno, sempre che i partners pubblici e privati destinatari dei profili professionali da realizzare, concorrano con i

scuola, in particolare i geometri bresciani e la scuola bresciana, che su questi temi hanno sempre dimostrato una particolare sensibilità e una indubbia capacità progettuale, debbono proporre a tutti i soggetti che operano nel settore la creazione di una struttura comune, di un network capace di dare risposta esauriente a tutti i bisogni formativi».

sima, ma oggi pressoché monopolistica opzione universitaria, i nostri diplomati debbono poter scegliere espansioni verticali non accademiche delle loro competenze, caratterizzate da profili certamente di alto spessore scientifico, tecnico e professionale, ma anche coerenti con l’impostazione attenta ai processi induttivi e alla metodologia concreta-

loro contributi culturali e si assumano l’onere di ospitare e assistere nelle loro aziende i corsisti durante i moduli pratico-operativi previsti obbligatoriamente dai progetti. Ma questi sono discorsi che è giusto facciano il preside Taddei o il presidente del Collegio Platto. Io mi limito ad aggiungere che al di là del riuscire o meno a far partire a breve un Its, i geometri e la

Pensa ad un appello, ad una dichiarazione pubblica, magari comune… «No – dice ancora Negri – penso più semplicemente ad un convegno nazionale che ponga al centro dell’attenzione di tutti proprio il tema dell’alta formazione tecnica come possibile altra opzione nella prosecuzione dell’itinerario di formazione che molti ragazzi iniziano negli Istituti tecnici. Oltre alla tradizionale, validis-

mente esperienziale espressamente delineata dalla riforma Gelmini per la nostra scuola: segmenti più agili con lo sguardo rivolto alla dimensione operativa come naturale stimolo alla riflessione teorica. A questo tema mi pare molto interessata la cultura didattica della nostra città (penso, ad esempio, ai saggi del prof. Bertagna, ma anche ai suoi articoli sul Giornale di Brescia).

10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Il Ministro ha poi sottolineato opportunamente la necessità che la scuola cresca l’uomo prima dello specialista e tuttavia l’opera della preparazione professionale dello studente va completata, magari anche dopo il quinquennio nel suo precipuo interesse ma anche in quello generale. Non è pensabile che l’università si faccia carico di tutte le azioni necessarie a tale scopo. Non so cosa ne pensa il collega Taddei, ma credo sia difficile non porsi e in maniera urgente questi problemi». «Sono pienamente d’accordo – afferma a sua volta il prof. Taddei – ed aggiungo solo che tutti questi ragionamenti ci stanno portando alla determinazione forte di lavorare per il futuro Its e, nello stesso tempo, a porre le basi per organizzare, non appena si aprirà uno spiraglio di finanziamento, magari ancora sul versante europeo, un Ifts di un anno dopo il diploma che, ad esempio, possa valere come praticantato. Sarebbe a questo proposito molto significativo che il Collegio e gli organi nazionali dei geometri si spendessero per privilegiare gli Its e gli Ifts quali occasioni valide di praticantato». E il nostro Consiglio nazionale, il nostro Collegio cosa risponde a questa sollecitazione? Cosa ne dici tu caro presidente? «Noi ci sentiamo impegnati in prima linea e siamo al fianco del preside prof.


INTERVISTA

Taddei come lo siamo stati del professor Negri – risponde immediatamente il presidente Platto, che ha assistito a tutta l’intervista –. Innanzitutto c’è l’indirizzo chiaro del Consiglio nazionale e del nostro presidente nazionale Fausto Savoldi che ha stabilito la necessità, per un geometra che voglia iscriversi al nostro Albo, di completare la sua formazione con un percorso post diploma, con anni di praticantato oppure con corsi universitari (le cosiddette lauree brevi) o di alta specializzazione professionale svolti negli istituti superiori. Su questi temi non abbiamo tentennamenti: ci interessa una formazione reale, non solo accademica, concreta e il più possibile vicina all’effettiva operatività che il mercato richiede. Non è un caso se praticamente ogni giorno nella nostra sede ci sono corsi ed incontri di approfondimento e qualificazione. Per noi la formazione permanente è una scelta irreversibile e – al di là della predisposizione, della condivisione e, se servirà, pure del finanziamento dell’iter post diploma per i giovani – al Tartaglia chiediamo un rapporto continuo. Ovvero non tanto l’ospitalità comunque importante dei nostri convegni, ma anche la possibilità di incontrare i ragazzi per parlare della nostra professione negli anni prima del diploma e di avere in cambio opportunità di apprendimento nuovamente a scuola anche per le generazioni di colleghi che sono già

da tempo nella professione ed hanno la necessità di tenersi aggiornati». Noi geometri siamo dunque pronti alla massima collaborazione? «Certamente – sostiene Platto – e non da oggi. Inoltre come categoria siamo pienamente favorevoli agli Its e ad ogni ipotesi di formazione post diploma che possa anche valere come pratican-

nella nostra sede. Ed i risultati finali non sono comunque soddisfacenti. L’impressione generale in definitiva è che la scuola stia dando meno di quanto dovrebbe, manchi appunto l’iter post diploma e si debba guardare dentro pure al praticantato: sarebbe proprio la miglior occasione per affrontare una volta per tutte un nodo e cercare di scioglierlo».

tato, a patto che non sia esclusivamente accademica, ma sappia offrire occasioni d’esperienza reale, nel cantiere o nello studio. D’altra parte vediamo tutti gli anni che spesso i nostri ragazzi non hanno l’opportunità, neppure durante il praticantato, di apprendere i rudimenti della professione e siamo costretti ad effettuare corsi di preparazione alla prova di Stato proprio qui

È esattamente quanto ci ha detto altre volte il prof. Negri sulla mutazione della scuola italiana in questi anni… «Sì, ma con la libertà che contraddistingue il nostro rapporto permettetemi di aggiungere qualcosa – interviene Negri –. L’ho detto tante volte, ma giova ripeterlo: la scuola superiore italiana è oggi chiamata a svolgere un ruolo assai più gravoso che nei decenni pas-

sati. Inutile nasconderselo: dobbiamo surrogare compiti educativi un tempo appannaggio quasi esclusivo della famiglia e di altri agenti sociali che oggi, per mille oggettivi motivi, non sono più nella condizione di assolverli con la stessa intensità. C’è inoltre da combattere con modelli diseducativi che i media propongono ai giovani a getto continuo; dobbiamo infine tenere il passo con una società che si muove ad un ritmo molto più veloce anche solo di dieci, vent’anni fa. Il risultato ovvio è che mentre ci dedichiamo a formare un po’ di più le persone e il cittadino, certamente licenziamo geometri meno attrezzati al lavoro rispetto ad un tempo. Anche perché oggi, comunque, quanto si insegna in termini di tecnica, rischia di essere obsoleto tra uno o due anni, forse è meglio che il ragazzo sia pronto ad incrementare costantemente le sue competenze e sappia come e dove cercare le informazioni e gli aggiornamenti necessari a stare al passo con l’innovazione. C’è comunque da aggiungere già oggi un quid di formazione tecnica in ogni spazio possibile del quinquennio ordinamentale. Al Tartaglia si cerca di farlo, ad esempio, al pomeriggio, spesso con l’intervento di vostri colleghi su temi speciIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 11


INTERVISTA

fici come il catasto o la sicurezza. Abbiamo inoltre provato a sfruttare pure l’estate o il sabato con le uscite o gli stage in azienda, anche se a questo proposito devo rimarcare una certa diversità nelle risposte delle aziende bresciane rispetto alla richiesta di aprire le loro porte agli studenti». Si potrebbe forse dire lo stesso anche di tanti nostri studi professionali, anche se a giustificazione dei colleghi dico che il lavoro oggi è talmente frenetico che trovare lo spazio per la didattica diventa un’impresa. «Non dico che sia semplice, ma l’imprenditore che chiede di poter contare domani su un tecnico diplomato e capace non solo di snocciolare qualche formuletta ma di lavorare in azienda, potrebbe accogliere e seguire, tramite figure di tutoraggio, gli studenti impegnati nelle sue aziende nell’alternanza studio-lavoro, oppure potrebbe guidare stage di gruppo che permettano ai ragazzi di imparare a lavorare in equipe, requisito assolutamente necessario a sentire le associazioni di categoria. Insomma, dobbiamo tutti poter fare di più, certamente la scuola, ma anche le imprese; in questo modo si colmerebbero le distanze fra i due mondi e soprattutto si fornirebbero ai ragazzi motivazioni supplementari, col mostrare loro il senso finale dell’impegno che viene richiesto in aula». Vedo che il prof. Taddei annuisce e non sto a chiedergli altro su questo tema. Semmai sono curioso di sapere 12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

se questo progetto di Its a Brescia, che coinvolge nel Comitato scientifico anche l’Università, non veda proprio l’ateneo in una posizione di potenziale conflitto di interessi. Mi spiego: non è che con la crisi delle iscrizioni della quale si legge in questi giorni e con le necessità di bilancio di ogni facoltà, l’Università abbia l’interesse a convogliare su di sé tutta la domanda di formazione post diploma senza promuovere altri canali potenzialmente concorrenziali?

successi. In pratica l’Università si trova intasata di studenti del primo anno o di fuori corso, e così non può dedicare le sue strutture a chi più proficuamente potrebbe utilizzarle, ovvero quegli studenti che possono puntare a seguire l’iter accademico in tempi ragionevoli dall’inizio alla fine. Inoltre, nel contempo, la società si trova senza quelle figure tec-

vorevole alla distribuzione del “Geometra bresciano” nelle classi maggiori del mio istituto, sono favorevole a che i ragazzi collaborino alla rivista come mi ha chiesto il direttore, estenderò ai ragazzi gli inviti ai vostri convegni, in una parola troverete sempre la porta aperta del mio ufficio per promuovere nuove occasioni di incontro e di frequentazione,

«Non credo – risponde il prof. Taddei trovando l’immediato sostegno del prof. Negri – il punto infatti è un altro. L’Università ha sì l’interesse ad avere un maggior numero di iscritti, ma pure a mantenerli negli anni, mentre l’assenza di un’alta formazione professionale non accademica fa sì che sia altissimo il numero degli abbandoni al primo anno, che sia ugualmente alto il numero delle dispersioni e degli in-

niche decisive senza le quali nessun cantiere, nessuno studio, nessuna azienda può procedere. E proprio perché è quest’ultima l’emergenza maggiore alla quale tutti dobbiamo guardare, che io ed il Tartaglia riteniamo indispensabile proseguire la collaborazione con il Collegio per riuscire a moltiplicare quelle occasioni di incontro e di confronto, anche attraverso la rivista, tra i ragazzi ed i professionisti. Sono fa-

oltre naturalmente al lavoro, del quale vi sono grato tanto nel Comitato scientifico come nell’affiancamento dei docenti durante le ore pomeridiane di approfondimento. Non ho preclusioni di sorta, anche perché sono convinto che pure il solo conoscersi spesso basta a superare gap e diffidenze altrimenti insormontabili». ❑



DAL CONSIGLIO NAZIONALE

Le modifiche alle direttive sulla pratica professionale presentate all’Assemblea dei Presidenti

D

urante la VII Assemblea dei Presidenti tenutasi a Roma il 24 e il 25 gennaio scorsi, tra gli altri argomenti esaminati, alla voce “Formazione scolastica”, sono state apportate modifiche alle direttive sulla pratica professionale: in particolare: Titolo 1 - “Norme generali Ambito di applicazione” – Articolo 1, “Iscrizione nel Registro dei praticanti”, al paragrafo 3 “Requisiti minimi per l’accesso al registro dei praticanti”, punto a) leggasi: «Possesso deldiploma del corso di studi di geometra, ovvero il diploma di istruzione tecnica - indirizzo costruzioni, ambiente e territorio». Punto c) leggasi: «Possesso del diploma del corso di studi di geometra ovvero diploma di istruzione tecnica di cui al punto a) con frequenza dei corsi di istruzione Tecnica Superiore di cui al DPCM 25 gennaio 2008 con riferimento alle seguenti aree tecnologiche: 1. efficienza energetica; 2. mobilità sostenibile; 3. nuove tecnologie per il made in Italy; 4. tecnologie innovative per i beni e le attività culturali; 5. altre, aree tecnologiche correlate con le attività professionali del geometra». Titolo II - “Accesso all’esame di Stato - Legge n. 75/1985, Dpr n. 328/2001 e DPCM 25 gennaio 2008” Articolo 8 “Percorsi formativi di accesso” al punto è stata aggiunta la seguente frase: «Qualora tali corsi risultassero di durata inferiore ai 4 semestri 14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

dovranno essere integrati con un anno di tirocinio». Al punto f: «chi abbia frequentato con esito positivo corsi di istruzione tecnica superiore della durata di almeno un biennio, secondo il DPCM 25 gennaio 2008 e successive integrazioni e/o modificazioni, compresi nelle aree tecnologiche, efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie per il made in Italy e tecnologie innovative per i beni e le attività culturali, altre aree tecnologiche correlate con le attività professionali del geometra». Titolo III - Capo 1 “Praticantato presso studi professionali e studi associati”, all’articolo 9 “Svolgimento del periodo di praticantato”, al punto 6. «La pratica biennale è incompatibile con rapporti di lavoro subordinato a tempo pieno o parziale, qualora non risulti di-

mostrato che la pratica stessa possa avvenire al di fuori dell’orario di lavoro, senza pregiudizio per la sua effettività e continuità». Al punto 7. «È facoltà del tutor corrispondere un compenso al praticante, comprensivo di rimborso spese, da definirsi prima dell’inizio della pratica a mezzo di apposita convenzione». Al punto 8. «La corresponsione del compenso, di cui al comma 7, obbliga il praticante all’iscrizione alla Cassa di Previdenza Geometri e Geometri Laureati ed il tutor all’apertura della relativa posizione INAIL». Articolo 10 “Libretto della pratica”, al punto 3. «Il “Libretto della pratica” deve essere esibito alla segreteria del Collegio per la regolare vidimazione e le opportune verifiche ogni sei mesi, nonché al termine del praticantato, con l’attesta-

zione del tutor, circa la veridicità delle indicazioni ivi contenute». Al punto 4. «Il “Libretto della pratica” (documento dimostrativo della regolare e compiuta pratica), deve essere allegato alla domanda di ammissione all’esame per il suo inserimento nel fscicolo personale del praticante». Capo 2 “Attività equipollenti al periodo di pratica” Art. 17 “Esperienze formative”, al punto 1. «Il praticante è tenuto a frequentare almeno 2 corsi di formazione per un totale minimo di 120 ore: •obbligatorio sulla progettazione edilizia e rendimento energetico (con esclusione di chi dimostra di aver sostenuto esami universitari o corsi con programmi equipollenti a quelli tenuti dal Collegio); • a scelta del praticante fra i corsi che il Collegio organizza in base ai moduli indicati nella tabella A, per i quali è previsto il corrispondente livello di “competenza”». Titolo IV “Svolgimento di attività tecnica subordinata”, Articolo 19 “Modalità”, al punto 6. «Può essere sostitutiva dell’attività tecnica subordinata quella svolta dal geometra nell’impresa di cui egli stesso è titolare, socio o amministratore con funzioni operative, da comprovare ai sensi di legge». ❑



DALLA CASSA Simonetta Vescovi

C

ome avevamo anticipato nell’articolo di pagina 18 del n. 6/2010 del “Geometra bresciano”, nel comitato dei delegati del Cipag del novembre scorso, sono state introdotte alcune modifiche allo Statuto e ai Regolamenti della Cassa, in particolare: Regolamento sulla contribuzione Art 7 – Si è introdotta la riscossione dei contributi minimi in quattro rate, per cui oltre alle scadenze note, si avranno le date del 15 ottobre e del 15 dicembre; questo consentirà delle rate più snelle, che soprattutto in questo periodo economico di scarsa liquidità agevoleranno l’iscritto nel versamento. Art. 36 bis – è riscattabile il periodo legale dei corsi universitari di laurea o equiparati, utile ai fini dell’ammissione all’esame di Stato per l’esercizio della professione di geometra; sono analogamente riscattabili, il periodo del servizio militare o servizio civile. Detti periodi posso essere riscattati ai fini della pensione di vecchiaia o di anzianità, purché non siano stati richiesti e riconosciuti presso altri enti previdenziali e non possono essere coincidenti, con altri periodi considerati nell’anzianità assicurativa, posseduta presso taluna delle gestioni previdenziali obbligatorie. Il riscatto avviene tramite versamento di un onere pari, per ciascun anno, alla riserva matematica. Questa modifica permetterà 16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Ritocchi allo Statuto anche per la previdenza integrativa

il recupero di anni che, in taluni casi non rientravano in nessuna gestione previdenziale, agevolando l’iscritto sia al momento dell’esame di Stato, sia per il raggiungimento dei requisiti ai fini pensionistici. Statuto Art. 2 ed art. 12 sono stati integrati con lievi modifiche, per permettere alla Cassa la gestione della previdenza complementare; queste modifiche sono state introdotte al solo fine di poter ampliare le competenze del Cipag, permettendo in futuro di considerare anche altre forme previdenziali per gli iscritti. A seguito dei risultati sul questionario inoltrato nel mesi scorsi, relativo alla previdenza complementare, la Cassa provvederà ad approfondire l’argomento, considerando le esigenze che saranno emerse dagli iscritti. Facciamo notare che le varianti introdotte saranno efficaci solo dopo l’approvazione degli organi di controllo dello Stato; sicuramente apriranno nuove possibilità sia agli iscritti, sia alla Cassa per poter operare al meglio. Mod. 17 anno 2011 A partire da quest’anno, grazie alla convenzione tra la Cipag e l’Agenzia delle Entrate, sarà possibile per i nostri colleghi determinare i contributi alla Cassa all’interno del Modello Unico, adempiendo così agli obblighi previdenziali con il solo adempimento fiscale.

Non sarà più necessario fare una seconda dichiarazione attraverso il Modello 17 ma ogni professionista potrà compilare la nuova sezione per gli iscritti alla Cipag inserita nel quadro RR, dedicato ai contribuenti previdenziali, del Modello Unico 2011.

Q

uesta innovazione non solo consentirà uno snellimento dei tempi e una riduzione del rischio di sanzioni a causa di errori nella compilazione, attendibili con due dichiarazioni diverse, ma apporterà tre importanti vantaggi per gli iscritti: – il primo riguarda la compensazione debiti-crediti che, già utilizzata per i pa-

gamenti con il Modello F24, si estenderà anche ai debiti contributivi verso Cipag, che potranno essere compensati con eventuali crediti verso gli altri enti impositori (Iva, Irpef, etc.); – il secondo, non meno importante, prevede la rateizzazione dei pagamenti possibile fino ad un massimo di sei rate rispetto alle due previste con il Modello 17, acquisendo così le stesse modalità e scadenze di quelle fiscali; – il terzo vantaggio è rappresentato dalla riduzione al 4% del tasso annuo di interesse per le rate rispetto al precedente 6%. ❑



DAL COLLEGIO DI BRESCIA Da “Il triangolo” n. 3/2010

I

l 5 maggio 2010 sono state approvate dai Ministeri vigilanti le modifiche regolamentari adottate dal Comitato dei Delegati nella riunione del 24 novembre 2009, che hanno vigenza dal 1° gennaio 2010. Non vi è dubbio che la novità più rilevante è rappresentata dall’innalzamento – da 65 a 67 anni dell’età pensionabile – ai fini del riconoscimento della pensione di vecchiaia retributiva ai sensi degli articoli 2, comma 1 e 34, commi 5 e 6 del Regolamento di Previdenza. L’innalzamento è disposto in modo graduale, sei mesi ogni anno, a partire dal 2010 (con la previsione di 65 anni e 6 mesi) per arrivare a regime nel 2013 (con l’età di 67 anni).

Rettifiche ai regolamenti riguardanti la pensione di vecchiaia Le modifiche approvate contemplano, altresì, la facoltà di accede comunque al trattamento di vecchiaia al compimento dei 65 anni di età per coloro che siano in possesso dell’anzianità contributiva minima prevista dalle norme regolamentari (32 anni nel 2010, 33 nel biennio 2011/2012, 34 nel 2013/2014 e 35 a regime dal 2015). In tali casi il trattamento è liquidato con il sistema misto e cioè con il criterio di calcolo retributivo relativamente all’anzianità contributiva maturata fino al 31 dicembre 2009 e con il criterio di calcolo contributivo di cui alla legge n. 335/95 per le annualità successive al 2010 e fino al perfezionamento del 65° anno di età.

Esempio 1 Effetti innalzamento età Il geometra nato il 22 febbraio 1945 e iscritto alla Cassa dal 1979, ha compiuto 65 anni di età il 22 febbraio 2010 e vanta un’anzianità assicurativa complessiva di 32 anni e 2 mesi. Potrà quindi accedere, con decorrenza 1 marzo 2010, alla pensione di vecchiaia: a) con calcolo misto (fino al 31 dicembre 2009 - 32 anni con calcolo retributivo e dal 1 gennaio 2010 - 2 mesi con calcolo contributivo), oppure b) attendere di compiere 65 e 6 mesi il 22 agosto 2010 e accedere alla pensione di vecchiaia retributiva con decorrenza 1 settembre 2010 e con un’anzianità complessiva di 32 anni e 8 mesi.

Un’assoluta novità è poi rappresentata dalla modifica recata dall’articolo 33, commi 1 e 1bis del Regola-

mento di Previdenza che consente: a coloro che al compimento dell’età pensionabile, pur vantando un periodo iscrittivo di 32 o più anni (anzianità utile ex artt. 2 e 34) non abbiano provveduto al pagamento integrale della contribuzione dovuta di optare per la pensione calcolata con il sistema contributivo. Fermo restando in tali casi il recupero anche coattivo da parte dell’Ente della contribuzione non prescritta, la modifica in discussione introduce la possibilità, per tali soggetti, di ottenere subito, pur in presenza di morosità, la liquidazione della pensione calcolata con il sistema contributivo sulla base dei soli contributi regolari.

L’

opzione per la liquidazione del trattamento contributivo è però irrevocabile e irreversibile e, quindi, laddove successivamente intervenga il pagamento o il recupero della contribuzione mancante, il trattamento sarà riliquidato, a domanda, sempre con criterio di calcolo contributivo, a far data dal 1° giorno del mese successivo a quello dell’intervenuto versamento. Esempio 2 Opzione per pensione contributiva in presenza di morosità Il geometra nato il 22 febbraio 1945 e iscritto alla Cassa dal 1979, alla data del compimento dei 65 anni e sei mesi - il 22 agosto 2010 - ha irregolarità contributive non prescritte per 5 annualità: a fronte quindi di un periodo assicurativo complessivo 18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1


DALLA CASSA

di anni 32 e 8 mesi, ne ha regolari solo 27 e 8 mesi. Il geometra quindi: a) o regolarizza le annualità mancanti; b) oppure potrà optare per la pensione contributiva che verrà liquidata sulla base dei soli contributi riferiti alle annualità regolari. La scelta è irrevocabile e la Cassa provvederà comunque al recupero coattivo della contribuzione non prescritta.

A fronte di tali incisive novità regolamentari e al fine di armonizzare il sistema previdenziale, la Cassa provvederà alla liquidazione in via provvisoria della pensione di vecchiaia retributiva in tutte le ipotesi in cui il pensionando sia in possesso dei requisiti minimi per l’accesso al trattamento: età

pensionabile e anzianità contributiva minima (32 anni nel 2010), per la quale siano stati correttamente versati i contributi obbligatori, seppure in presenza di un arco assicurativo maggiore (ad

es. 36 anni) non coperto dal versamento integrale della contribuzione e quindi con morosità anche non continuative nell’arco iscrittivo complessivo. Liquidata in via provvisoria la pensione, ove intervenga il versamento o il recupero della contribuzione per gli anni mancanti, si procederà alla riliquidazione del trattamento con il sistema retributivo con decorrenza dal 1° giorno del mese successivo alla data della regolarizzazione. Esempio 3 Liquidazione provvisoria vecchiaia retributiva Il geometra nato il 22 febbraio 1945 e iscritto alla Cassa dal 1974, alla data del compimento

dei 65 anni e 6 mesi - il 22 agosto 2010 - ha irregolarità retributive non prescritte per 4 annualità: a fronte quindi di un periodo assicurativo complessivo di anni 37 e 8 mesi, ne ha regolari solo 33 e 8 mesi. La pensione del geometra verrà

liquidata con calcolo retributivo in via provvisoria, tenedo conto delle sole annualità regolari, salvo procedere alla riliquidazione sempre con il sistema retributivo dal momento della regolarizzazione. La Cassa provvederà comunque al recupero coattivo della contribuzione non prescritta.

Stesso principio troverà applicazione anche per le pensioni contributive ordinarie, per le quali le citate modifiche regolamentari hanno disposto in via generale l’abbassamento dell’anzianità contributiva utile per la liquidazione della pensione da 10 a 5 anni.

N

elle ipotesi in cui al raggiungimento dei 65 anni di età risulti un periodo assicutaivo superiore a 5 anni di anzianità non coperto integralmente dalla contribuzione (ad es. 12 anni di anzianità contributiva di cui regolari solo 6) si procederà alla liquidazione provvisoria del trattamento contributivo con le sole annualità regolari, salvo il successivo ricalcolo (ovviamente sempre contributivo) una volta intervenuta la regolarizzazione con decorrenza dal primo giorno del mese successivo alla detta regolarizzazione. Esempio 4 Liquidazione provvisoria vecchiaia contributiva Il geometra nato il 22 febbraio 1945 e iscritto alla Cassa dal 1998, alla data del compimento dei 65 anni - il 22 febbraio 2010 - ha irregolarità contributive non prescritte per 5 annualità: a

fronte quindi di un periodo assicurativo complessivo di anni 12 e 2 mesi, ne ha regolari solo 7. La pensione del geometra verrà liquidata con calcolo contributivo in via provvisoria tenendo conto delle sole annualità regolari salvo procedere alla riliquidazione sempre con il sistema contributivo dal momento della regolarizzazione. La Cassa provvederà comunque al recupero coattivo della contribuzione non prescritta.

L’istituto della liquidazione provvisoria troverà analogamente applicazione anche ai trattamenti di invalidità e di inabilità. Rimangono immutati i principi dettati dalla delibera di Giuta esecutiva n. 81/2008 in caso di irregolarità contributiva, le cui previsioni troveranno applicazione ogni qual volta la situazione contributiva del pensionando non dia luogo ad una liquidazione in via provvisoria della pensione e cioè in tutte le ipotesi in cui il pensionando non sia in possesso dei requisiti minimi richiesti dal regolamento per la liquidazione del trattamento richiesto. Per quel che riguarda la liquidazione provvisoria, la stessa non può applicarsi alle pensioni in totalizzazione, atteso che detto istituto – secono quanto espressamente recato dall’art. 1 del Dlgs n. 42/2006 – «è ammesso a condizione che riguardi tutti e per intero i periodi assicurativi» e non può quindi riguardare periodi parziali. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 19


DAL COLLEGIO DI BRESCIA Da CorrierEconomia

I

l mattone ha battuto Borsa e Btp negli ultimi otto anni. A Roma la locazione e l’aumento dei prezzi hanno fruttato più dell’8% l’anno dal 2002 a oggi. A milano il rendimento ha superato il 5%. E l’arrivo della cedolare secca sugli affitti potrebbe rilanciare l’investimento immobiliare, sempre molto amato dagli italiani. Ma il Fisco, che si alleggerisce da una parte, potrebbe essere in agguato da un’altra. Con il ritorno delle tasse locali. O la minacciata (ma improbabile) patrimoniale. Le violente oscillazioni di Borsa, il passo sicuro dei Btp, un’inflazione tutto sommato tranquilla, la solidità del mattone. Il grafico che pubblichiamo a lato mette a confronto il rendimento di un ipotetico investitore che avesse investito 100 euro nel 2002 comprando una casa in una grande città, rispetto ad altri risparmiatori che, invece, avessero preferito puntare su azioni o Btp. Otto anni dopo, la durata dei contratti di locazione, si può vedere che, tenendo conto dei canoni affittati e, soprattutto della rivalutazione dei prezzi, il mattone esce vincente. Per le varie forme d’investimento è stato è stato considerato il total return, cioè si è tenuto conto sia dei frutti periodici, sia della liquidazione del capitale investito ai valori del 2010 o di rimborso. Come si può vedere se la supremazia degli immobili sui Btp e sull’inflazione è stata schiacciante, la 20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Il mattone come bene rifugio Attenzione alle nuove tasse

sfida con la Borsa è stata appassionante. Dal 2002 al 2006 l’investimento in azioni avrebbe reso di più. Nel 2006, ad esempio, il valore

dell’investimento iniziale era quasi raddoppiato. Poi però la grande crisi lo ha riportato indietro al 2002, facendolo precipitare a quota

126,4 contro il livello 180 del mattone. La conclusione? Nessun investimento è perfetto. L’importante è cavalcare il ciclo. ❑

196,2

Case grandi città

187,9

180,1

Inflazione Titoli di Stato

176,9

175

176,2

169,7

Borsa 161,2

155,8 150 138,7 141,6 129,7

118,2 116,2 112,2 103,4

130,7 126,4

122,2

127,6

126,4

114,3

110,6

116,2

106,9 106,3

100 2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

Fonte: elaborazione CorriereEconomia su dati Nomisma, Banca Intesa, Istat e Banca Italia

Prezzi delle case nelle principali città AREE DI PREGIO

CENTRO

SEMICENTRO

PERIFERIA

Hinterland

min

max

min

max

min

max

min

max

min

max

TORINO

3.700

5.400

3.500

4.500

2.300

2.800

1.500

2.000

1.900

2.300

MILANO

8.700

13.000

6.600

11.500

3.800

4.500

2.700

3.300

1.900

3.800

GENOVA

5.000

7.000

4.10

6.000

2.800

3.500

1.800

2.500

2.300

4.400

VENEZIA

11.000

15.000

6.300

8.400

4.500

5.800

3.300

4.200

2.200

3.300

BOLOGNA

5.500

6.300

4.100

5.000

3.200

3.900

2.200

2.900

2.200

3.100

FIRENZE

7.500

12.000

4.900

6.500

3.500

4.600

2.300

3.200

2.300

3.500

ROMA

9.000

14.000

8.000

10.000

4.500

5.500

2.300

3.400

2.100

4.100

NAPOLI

6.300

9.000

3.800

5.100

2.700

3.200

1.700

2.100

1.900

2.400

BARI

4.000

5.600

3.300

4.500

2.500

2.900

1.600

2.300

2.300

2.900

PALERMO

3.000

3.500

2.400

2.800

2.000

2.300

1.200

1.400

1.400

1.700



DAL COLLEGIO DI BRESCIA

In ricordo di quattro colleghi esempi di professionalità per i giovani geometri

I

naspettatamente e repentinamente ci ha lasciati Tarcisio Campana, già Consultore, ma poi per alcuni mandati Consigliere del nostro Collegio con oltre 60 anni di iscrizione all’Albo. Sapevamo delle sue non buone condizioni di salute, peggiorate ultimamente, ma nessuno pensava che così rapidamente avrebbe lasciato il suo lavoro e con esso quell’attività per il Collegio alla quale teneva tanto. Tarcisio è semre stato pronto ad offrire la sua espe-

rienza in campo legislativo e normativo, a rappresentare le esigenze territoriali dei “suoi” iscritti del comparto di Chiari nella strenua e mai venuta meno difesa delle prerogative e delle competenze della categoria. Anche in considerazione dell’età avanzata (solo negli ultimi decenni della sua professione era entrato in consiglio) il suo costante dinamismo e la caparbietà che metteva al servizio delle sue idee (per le quali era pronto a battersi fino in fondo senza

Tarcisio Campana 22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

compromessi) avevano quasi dell’incredibile, visto che non sempre era in grado di ottenere i risultati che si era prefissati. Era anche questo il segno dell’amore che portava alla sua professione, nella quale si era molto giovane cimentato (erano gli anni del secondo dopoguerra) consolidando poi la sua professionalità soprattutto con gli innumerevoli incarichi presso le amministrazioni con le quali collaborava come progettista e poi soprattutto

come consulente urbanistico. Ma in questi ultimi mesi, non possiamo dimenticarlo, altri tre colleghi anziani sono purtroppo mancati: Antonio Donati di Brescia, Mario Agostini di Chiari e Giovanni Camadini di Cedegolo. A vario livello e a vario titolo, in special modo i primi due, durante la loro prolungata attività professionale, hanno avuto modo di offrire il loro disinteresato impegno alla categoria dei geometri bresciani. In parti-

Antonio Donati




DAL COLLEGIO DI BRESCIA

Mario Agostini colare Antonio Donati può essere considerato fra i “fondatori” del nostro Collegio sin dai tempi di Via Grazie (la sua iscrizione risale al 1945) con la sua esperienza rivolta essenzialmente al tema delle competenze avendo a lungo fatto parte dell’omonima commissione. Iscritto al Collegio da ben 61 anni era un uomo, il nostro Antonio, di riferimento, al quale si poteva chiedere consiglio; lui che si era sempre molto interessato dell’attività dei giovani con passione e generosità. Mario Agostini, fratello dell’ex sindaco di Nave Luigi,

geometra pure lui, ha svolto la sua attività polivalente rivolta sprattutto alla progettazione civile e industriale a Chiari dove è stato molto apprezzato anche per la sue doti umane e professionali. Per il Collegio di Brescia (del quale ha ricoperto negli anni Ottanta il ruolo di consigliere) ha avuto modo di rappresentare le istanze professionali degli iscritti del suo comparto. Giovanni Camadini, proveniente da una delle famiglie più conosciute della Valla Camonica, fratello del Presidente del Centro Paolo VI. Anch’egli progettista poliva-

Giovanni Camadini lente per molti anni ha espresso la sua professionalità come presidente del Consorzio del Medio Chiese (il più importante fra i consorzi irrigui della Bassa bresciana). Nella sua attività ha ben rappresentato la nostra categoria in un mondo come quello agricolo che costituisce ancora una entità rilevante dell’economia bresciana. Quattro geometri, quattro professionalità che se ne vanno lasciando una cospicua esperienza di lavoro che alimenterà, come è sempre avvenuto per la nostra categoria, quel patri-

monio professionale da mettere a disposizione dei nuovi geometri. Un doveroso ricordo di conforto non può mancare per i familiari e per tutti coloro che hanno condiviso con questi nostri colleghi i momenti salienti della loro vita anche professionale come sempre avviene con tutti i momenti di gioia e di dolore che da essa scaturiscono. B.B.

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 25


DAL COLLEGIO Stefano Fracascio

S

i continua a riscontrare la ormai nota posizione di un’associazione di categoria legata al mondo dei prefabbricati di difficile gestione in merito alla certificazione antincendio della resistenza al fuoco delle strutture prodotte dalle aziende ad essa iscritte. In particolare, alla luce delle modifiche alla modulistica di prevenzione incendi di cui alla Circolare del Ministero dell’Interno 24 aprile 2008 è stato deciso di “scari-

26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Un’idea sulla certificazione di resistenza al fuoco delle strutture prefabbricate care” il problema della certificazione sul professionista che coordina la prevenzione incendi che dovrebbe, a loro dire, firmare il cosiddetto mod. Cert.Rei 2008. Ciò anche relativamente a strutture interamente progettate prodotte e montate in opera dalla ditta medesima. È superfluo far notare che detto professionista non ha calcolato nulla e spesso non ha compiti di D.L. In sede di Commissione Sicurezza della Consulta Regionale degli Ordini degli in-

gegneri (C.R.O.I.L.) si è deciso di proporre ai vari Ordini della Lombardia di sensibilizzare gli iscritti a proporre ai clienti di porre molta attenzione alle clausole di contratto con le ditte di prefabbricati.«Al termine dei lavori e prima del collaudo statico strutturale dovrà essere prodotta dalla ditta la documentazione di cui al D.M. 4/05/2008 prot. P515/4101 sott. 72/E.6. In particolare, un professionista abilitato da Voi incaricato, sia esso interno o e-

sterno alla ditta, iscritto negli elenche del Ministero degli Interni ex legge818/84, dovrà certificare la resistenza al fuoco delle strutture portanti e/o separanti sul mod. Cert.Rei. 2008 completo di idonei allegati grafici».In tal modo non nasceranno contenziosi al termine dei lavori, quando é necessario procedere alla richiesta del Certificato di Prevenzione Incendi. ❑



LEGISLAZIONE A cura di Antonio Gnecchi

Il nuovo costo di costruzione per gli edifici residenziali dal 2011 in Lombardia

Costo di costruzione (art. 16, comma 9, Dpr n. 380 del 2001, art. 48, commi 1 e 2, Legge regionale n. 12 del 2005)

stata fatta una prima individuazione in Lire 482.300 al metro quadro con la deliberazione della Giunta regionale n. 53844 del 31 maggio 1994 (pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, 5° supplemento straordinario del 24 giugno 1994). Successivamente non vi è stato più alcun intervento regionale né vi sono previsioni a breve termine in questo senso. La Regione, appositamente interpellata, ha risposto «... essendo la legge n. 537 del 1993, per così dire solo “esortativa” in tale senso ed avendo valutato gli esiti complessivi del primo aggiornamento (che fissava un costo unitario di Lire 482.300 al metro quadro), la Regione Lombardia ha stabilito di lasciare libertà ai Comuni, in virtù dell’autonomia loro concessa dalla Costituzione. Sono pertanto i Comuni a stabilire individualmente i costi di costruzione annualmente aggiornati» (comunicazione della Regione a quesito in data 24 novembre 1997). I moduli operativi potrebbero essere più d’uno, in base ai più vari elementi: – da quando fare partire l’aggiornamento (dal giugno 1994, data della pubblicazione della delibera regionale, dal 1° gennaio 1995, inizio del primo anno successivo o dal giugno 1995, momento del primo inadempimento regionale, quindi momento di maturazione della funzione surrogatoria del comune); - dal mese sul quale deve essere calcolato l’aggiorna-

Proposta di aggiornamento del costo di costruzione degli edifici residenziali per l’anno 2011 (Comuni della Regione Lombardia)

L’

articolo 16, comma 4, del Dpr n. 380 del 2001, che ha sostituito l’articolo 6 della legge n. 10 del 1977 (i cui primi 4 commi sono stati sostituiti dall’articolo 7, comma 2, della legge n. 537 del 1993), nonché l’articolo 48, commi 1 e 2, della legge regionale n. 12 del 2005, dispongono che il costo di costruzione degli edifici residenziali, ai fini del calcolo della relativa quota del contributo di costruzione, sia determinato periodicamente dalle regioni, con riferimento ai costi massimi ammissibili per l’edilizia agevolata, definiti dalle stesse regioni a norma dell’articolo 4, primo comma, lettera g), della legge n. 457 del 1978. Le predette norme stabiliscono altresì che nei periodi intercorrenti tra le determinazioni regionali, ovvero in eventuale assenza di tali determinazioni, il costo di costruzione è adeguato annualmente, ed autonomamente (dai Comuni), in ragione dell’intervenuta variazione dei costi di costruzione accertata dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT). Per la Regione Lombardia è 28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

mento (giugno, gennaio, o il mese in cui si rende pubblico l’aggiornamento); - da quando deve avere effetto l’aggiornamento (dal mese di giugno, dal mese di gennaio o da qualsiasi momento in cui sia reso pubblico l’aggiornamento stesso). Bisogna tenere presente che gli indici Istat sono resi noti con alcuni mesi di ritardo, quindi, nell’impossibilità di aggiornamenti in tempo reale, tra i vari atteggiamenti (tutti opinabili) sembra più ragionevole quello che: - tiene in considerazione le variazioni Istat intervenute annualmente nel mese di giugno (primo mese di applicazione della prima, e unica, determinazione regionale) in modo che l’importo base di riferimento sia omogeneo; - rende effettivo l’aggiorna-

mento dal 1° gennaio successivo (visto che, di norma, gli indici Istat di giugno sono resi noti solo in novembre o dicembre). Nel corso del 2009 l’Istat ha provveduto ad aggiornare gli indici mensili relativi al costo di costruzione dei fabbricati residenziali, reso necessario considerando le modifiche intervenute nelle tecniche di costruzione e le novità legislative in materia e per prendere in esame una nuova tipologia di costruzione, a partire dal 2005 (base = 100) e fino a settembre 2009, con coefficiente di raccordo pari a 1,186, che ha pubblicato nei primi giorni del 2010. Si ritiene accettabile che, per il 2011, sia da considerare un costo di costruzione per gli edifici residenziali di euro 378,81 al metro quadro, ricavato dal seguente prospetto:

Costo costruzione 1995 = Lire 482.300 Indice giugno 1994 = 120,9 ; Indice giugno 1995 = 123,8 Costo costruzione 1996 = Lire 482.300 x 123,8 / 120,9 = Lire 493.868 Coefficiente di raccordo tra base 1990 e base 1995 = 1,232 Indice giugno 1995 = 123,8 ; Indice giugno 1996 = 101,0 Costo costruzione 1997 = Lire 493.868 x 101,0 / 123,8 x 1,232 = Lire 496.390 Indice giugno 1996 = 101,0 ; Indice giugno 1997 = 103,60 Costo costruzione 1998 = Lire 496.390 x 103,6 / 101,0 = Lire 509.168 Coefficiente di raccordo tra gli indici che decorrono dal gennaio 1998 e gli indici precedenti = 1,0285 Indice giugno 1997 = 103,6 ; Indice giugno 1998 = 102,7 Costo costruzione 1999 = Lire 509.168 x 102,7 / 103,6 x 1,0285 = Lire 519.130 Indice giugno 1998 = 102,7 ; Indice giugno 1999 = 104,6 Costo costruzione 2000 = Lire 519.130 x 104,6 / 102,7 = Lire 528.735


LEGISLAZIONE

Indice giugno 1999 = 104,6 - Indice giugno 2000 = 107,7 Costo costruzione 2001 = Lire 528.735 x 107,7 / 104,6 = Lire 544.405 Indice giugno 2000 = 107,7 ; Indice giugno 2001 = 110,1 Costo costruzione 2002 = Lire 544.405 x 110,1 / 107,7 = Lire 556.636 pari a Euro 287,43 Indice giugno 2001 = 110,1 ; Indice giugno 2002 = 114,8 Costo costruzione 2003 = € 287,43 x 114,8 / 110,1 = € 299,70 Coefficiente di raccordo tra base 1995 e base 2000 = 1,0776 Indice giugno 2002 = 114,8 ; Indice giugno 2003 = 109,4 Costo costruzione 2004 = € 299,70 x 109,4 / 114,8 x 1,077 = € 307,59 Indice giugno 2003 = 109,4 ; Indice giugno 2004 = 114,2 Costo costruzione 2005 = € 307,59 x 114,2 / 109,4 =€ 321,09 Coefficiente di raccordo tra base 2000 e base 2005 = 1,186 Indice giugno 2004 = 114,2 ; Indice giugno 2005 = 99,9 Costo costruzione 2006 = € 321,09 x 99,9 / 114,2 x 1,186 = € 333,13 Indice giugno 2005 = 99,9 ; Indice giugno 2006 = 102,9 Costo costruzione 2007 = € 333,13 x 102,9 / 99,9 = € 343,13 Indice giugno 2006 = 102,9 ; Indice giugno 2007 = 106,7 Costo costruzione 2008 = € 343,13 x 106,7 / 102,9 = € 355,80 Indice giugno 2007 = 106,7 ; Indice giugno 2008 = 112,8 Costo costruzione 2009 = € 355,80 x 112,8 / 106,7 = € 376,14 Indice giugno 2008 = 112,8 ; Indice giugno 2009 = 111,6 Costo costruzione 2010 = € 376,14 x 111,6 / 112,8 = € 372,14 Indice giugno 2009 = 111,6 ; Indice giugno 2010 = 113,6 Costo costruzione 2011 = € 372,14 x 113,6 / 111,6 = € 378,81 Per quanto attiene le modalità necessarie a rendere pubblico il nuovo importo, potrebbe bastare una determinazione del responsabile dell’ufficio tecnico, che renda noto al pubblico l’av-

venuto aggiornamento. Non pare tuttavia del tutto inutile che il prospetto di calcolo dell’aggiornamento sia deliberato dalla Giunta comunale.

SCHEMA DI DETERMINAZIONE (a cura di Antonio Gnecchi) Aggiornamento costo di costruzione ai sensi dell’articolo 16, comma 9, del dPR n. 380 del 2001; articolo 48, commi 1 e 2, L.R. n. 12 del 2005 IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO • Premesso che l’articolo 16, comma 9, del dPR n. 380 del 2001, che ha sostituito l’articolo 6, comma 3, della legge n. 10 del 1977 (i cui 4 commi erano stati sostituiti dall’articolo 7, comma 2, della legge n. 537 del 1993), ha demandato

alle regioni la determinazione del costo di costruzione degli edifici residenziali da applicare al rilascio dei permessi di costruire, con riferimento ai costi massimi ammissibili per l’edilizia agevolata; • Visto che la Regione Lombardia ha determinato, ai sensi delle norme citate, con deliberazione della Giunta regionale n. 5/53844 del 31 maggio 1994, (pubblicata sul B.U.R.L., 5° supplemento straordinario del 24 giugno 1994), in Lire 482.300 al metro quadrato il costo di costruzione riferito al contributo afferente il costo di costruzione relativo al rilascio dei permessi di costruire; • Visto inoltre che lo stesso articolo 16, comma 9, del Dpr n. IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 29


LEGISLAZIONE

380 del 2001, nonché l’articolo 48, commi 1 e 2, della legge regionale n. 12 del 2005, hanno stabilito che nei periodi intercorrenti tra le determinazioni regionali, ovvero in assenza di queste, il costo di costruzione è adeguato annualmente ed autonomamente dal Comune in ragione della intervenuta variazione del costo di costruzione accertata dall’Istat; • Richiamata la propria determinazione n. ___ del __________, con la quale il costo di costruzione era stato aggiornato per l’anno 2010, in euro 372,14 al metro quadrato, con efficacia fino al 31 dicembre 2010; • Considerato che l’Istat non ha provveduto, per ragioni tecniche e su autorizzazione di Eurostat, a pubblicare gli indici mensili relativi al costo di costruzione dei fabbricati residenziali nel corso del 2009, mentre lo ha fatto nei primi giorni del 2010, con la pubblicazione degli indici su base 2005 = 100, con coefficiente di raccordo tra base 2000 e base 2005, pari a 1,186; • Visti i nuovi indici Istat del costo di costruzione dei fabbricati residenziali relativi al giugno 2005 (=99,9), giugno 2006 (=102,9), giugno 2007 (=106,7), giugno 2008 (=112,8) e giugno 2009 (=112,6). Che pertanto, a decorrere dal 1° gennaio 2011, il costo di costruzione base sul quale calcolare la pertinente quota di contributo di concessione è stabilito in Euro 378,81 al metro quadrato, come risulta dall’allegata relazione dell’ufficio tecnico; DETERMINA ai sensi dell’articolo 16, comma 9, del dPR n. 380 del 2001 e articolo 48, commi 1 e 2, della L.R. n. 12 del 2005, l’aggiornamento del costo di costruzione, di cui alla deliberazione regionale citata, è di euro 378,81 al metro quadrato, a decorrere dal 1° gennaio 2011, per le ragioni precisate in premessa. Il Responsabile del servizi

30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1



LEGISLAZIONE Luca De Stefani Da “Il Sole 24 Ore” del 1° agosto 2010.

N

ovità interpretative sul fronte delle agevolazioni fiscali in edilizia. Per fruire delle detrazioni sulle ristrutturazioni edili o sul risparmio energetico, per le quali è obbligatorio effettuare il pagamento tramite bonifico bancario o postale, i committenti non devono più pagare le fatture dei professionisti o delle imprese al netto dell’eventuale ritenuta d’acconto del 20 o del 4%, in quanto la normativa speciale relativa alla nuova ritenuta del 10%, operata dalla banca, prevale su quella generale. A seguito di questa interpretazione, fornita dall’Agenzia delle Entrate con la circolare 28 luglio 2010, n. 40/E, quindi, devono essere analizzati attentamente i casi in cui è applicabile la nuova trattenuta introdotta dall’articolo 25, decreto legge 78/2010 (convertito con la legge 122 del 30 luglio 2010) e quelli dove, in situazioni normali, si dovrebbe operare un altro tipo di ritenuta. Per consentire al committente o all’impresa di emettere una fattura o un avviso di fattura senza la ritenuta d’acconto (del 20 o del 4 per cento), i committenti devono comunicare a chi esegue i lavori che hanno intenzione di fruire dell’agevolazione fiscale del 36 o del 55%. Spesso questa comunicazione viene già effettuata, in quanto viene chiesto alle imprese di indicare in fattura il costo della manodopera impiegata, ma ciò non accade sempre, in quanto, ad esempio, per le presta32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

La ritenuta per gli oneri fiscali non dovrà più essere detratta

zioni professionali questo adempimento non è previsto. Una volta ricevuta la comunicazione da parte del committente relativa alla sua volontà di usufruire degli incentivi fiscali, il professionista o l’impresa non devono indicare in fattura alcuna ritenuta. Non sono obbligati ad indicare neanche quella nuova del 10%, che verrà trattenta direttamente dalla banca di accredito del bonifico bancario. Ristrutturazioni edilizie Relativamente alla detrazione Irpef sul 36% sono agevolate anche le spese professionali, come ad esempio quelle di progettazione, per le perizie e i sopralluoghi (circolare 24 febbraio 1998, n. 57/E), per la messa a norma degli edifici, per la redazione della documentazione obbligatoria atta a comprovare la sicurezza statica del patrimonio edilizio (articolo 1, legge 449/97 e circolare 57/E/98).

F

ino al 30 giugno 2010, i pagamenti effettuati da ditte individuali o da società di persone per prestazioni professionali agevolate al 36%, devono essere effettuati al netto della ritenuta d’acconto del 20%, la cui trattenuta era esposta in fattura. Dal 1° luglio 2010, l’istituto bancario o postale del professionista deve trattenere sui bonifici accreditati la nuova ritenuta del 10%, che deve poi versare all’Erario. Il committente che ordina il bonifico, invece, non deve

più considerare la ritenuta del 20%, anche se questa è stata esposta nella fattura del professionista, a prescindere dalla data di emissione della fattura (prima o dopo il 1° luglio). In questi casi, comunque, è consigliabile sostituire la fattura, togliendo l’indicazione della ritenuta. Va ricordato che se il committente è un privato, neanche prima del 1° luglio 2010 era prevista l’applicazione della ritenuta d’acconto del 20% per le prestazioni professionali. Risparmio energetico Per gli incentivi sul risparmio energetico degli edifici, sono detraibili al 55% tutte le spese per le prestazioni professionali necessarie alla realizzazione degli interventi agevolati, come ad esempio quelle relative alla redazione dell’attestato di certificazione energetica o di qualificazione energetica (articolo 3, comma 1, lettera d, decreto 19 febbraio 2007). Nell’ambito dell’agevolazione del 55%, l’obbligo di trattenere la ritenuta del 10% da parte della banca e quello di pagare il professionista per un importo pari al totale fattura, al netto della ritenuta d’acconto del 20%, sussisterebbe quando la fattura del lavoratore autonomo viene emessa nei confronti di un altro professionista, di un’associazione professionale o di un ente non commerciale. Anche in questi casi, quindi, come per il 36%, dal primo luglio i pagamenti devono essere

effettuati al lordo della ritenuta professionale del 20% e la banca deve trattenere e versare all’erario il 10% dell’importo accreditato nel conto corrente del professionista. Anche se la circolare n. 40/E/2010 non tratta il tema dei pagamenti effettuati dalle imprese per le spese agevolate al 55%, si ritiene che la nuova ritenuta d’acconto del 10% non vada applicata in questi casi, in quanto questi soggetti possono beneficiare dell’agevolazione sul risparmio energetico anche se pagano le relative spese tramite assegno o, al di sotto di 5.000 euro, in contanti. Anche in caso di bonifico, in questa ipotesi non vi è l’obbligo di effettuarlo con la procedura specifica prevista per questo tipo di detrazioni. Condomini Dal 1° luglio, infine, anche i pagamenti per prestazioni relative a contratti d’appalto di opere o servizi, effettuate da imprese nei confronti dei condomini, non sono più soggetti all’ordinaria ritenuta del 4% (articolo 25-ter, Dpr 29 settembre 1973, n. 600), ma a quella del 10% operata dalla banca, a patto che i condomini intendano usufruire, per queste prestazioni, dell’agevolazione del 36% o del 55%. ❑



SCUOLA Nadia Bettari

N

ei mesi di ottobre e novembre scorsi si sono svolti presso le sedi di Brescia (2 commissioni), Chiari e Darfo gli esami di Stato per l’abilitazione alla libera professione di geometra. Le Commissioni d’esame sono composte da un preside di un Istituto tecnico con la funzione di presidente, da un docente di un Istituto tecnico delle materie tecniche (costruzioni, topografia, tecnologia, o estimo) e da tre geometri iscritti all’Albo da almeno 10 anni. In ciascuna Commissione alcuni geometri avevano – come Commissari d’esame – un background anche decennale, altri di pochi anni e altri ancora erano alla loro prima esperienza. Le due prove d’esame scritte (pubblicate nel numero scorso della rivista) erano molto simili a quelle dello scorso anno; nello specifico, la progettazione riguardava una sala polifunzionale (pianta, due prospetti, una sezione, la relazione e un particolare della capriata) e la seconda materia riguardava sia topografia con uno spianamento, sia estimo con il calcolo dei millesimi condominiali e la redazione del regolamento condominiale. La prova orale, come sempre, si è basata sulla verifica dell’apprendimento delle materie svolte durante il periodo di praticantato. Come si evince dai prospetti finali, quest’anno però i risultati non hanno visto le percentuali di promozione degli scorsi anni, nonostante 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Riflessioni sugli esami di Stato per l’esercizio della professione di geometra Riepilogo sessione 2010 Candidati ammessi Candidati presentati Non presentati Esiti positivi Esiti negativi

280 244 36 150 94

Percentuale abilitati

61%

– ribadisco – i temi fossero ripetitivi rispetto a quelli dello scorso anno. Anche il risultato delle varie Commissioni è stato molto variabile, nonostante il Ministero avesse suddiviso le Commissioni in ordine alfabetico e nonostante il confronto sulla metodologia di valutazione sia stato quotidiano sia tra i tutor delle commissioni bresciane, sia con commissioni di altre province. Al termine degli esami noi commissari geometri ci siamo ritrovati per fare un’analisi generale dei risultati e per fare alcune proposte al Consiglio. Il grado di preparazione dei ragazzi, purtroppo, è molto diminuito rispetto agli anni scorsi e anche il modo con il quale si affronta l’esame è notevolmente cambiato. Sembra che, in considerazione di false affermazioni girate negli ultimi anni, i ragazzi diano per scontata la promozione in quanto – a loro dire – la Cassa avrebbe bisogno di iscritti per pagare le pensioni e che l’iscrizione ai corsi di preparazione sia già una garanzia per la promozione. Per non parlare dell’arroganza che aleggia tra diversi esaminandi, che pretenderebbero

che i geometri esaminatori suggerissero la soluzione del tema d’esame, perché – sempre secondo loro – così sarebbe stato promesso loro da qualcuno – durante i corsi di preparazione. Nessuno vuole fare terrorismo agli esami, i suggerimenti sono stati dati da tutte le Commissioni ad alta voce per aiutare tutti senza agevolare il singolo, ma sempre di un esame si tratta. Peraltro, i docenti dei corsi di preparazione agli esami sostengono che i temi d’esame dello scorso anno sono stati risolti durante i corsi del 2010. Per quanto riguarda la prova di progettazione, nessuno dei commissari si è sognato di valutare se il progetto fosse disegnato con precisione e chiarezza, ben consapevoli che, ormai, negli studi professionali si disegna solo con il computer e quindi l’utilizzo di squadre all’esame è difficile. È stato infatti ripetuto più volte durante l’esame di non curare la definizione grafica, quanto piuttosto di verificare il rispetto delle normative vigenti e di rispondere a tutti i quesiti del tema. Va da sé che chi si è soffermato solo su un dettaglio non rispondendo a buona parte dei quesiti, è

impossibile che abbia raggiunto la sufficienza. La valutazione viene fatta con l’utilizzo di griglie che, per ogni quesito, prevedono una valutazione numerica in base al raggiungimento di sufficiente conoscenza, buona conoscenza, ottima conoscenza, ma se il quesito non è stato nemmeno preso in considerazione dal candidato, risulta impossibile attribuire un punteggio e, conseguentemente, raggiungere la valutazione minima di 12/20 è impossibile.

P

er quanto concerne la prova orale, per tutti ha riguardato in particolare l’attività svolta durante il praticantato dichiarata nel curriculum allegato alla domanda di ammissione. Qualche domanda generale non pertinente il praticantato in diversi casi è comunque stata posta, ma questa situazione si è verificata quando era palese che quanto scritto nel curriculum non rispecchiava la realtà, visto che le risposte erano vaghe o silenziose. Nella commissione di cui facevo parte, visti i risultati dei primi giorni, siamo arrivati a chiedere ai ragazzi di dire cosa avevano realmente svolto durante il praticantato, lasciando perdere il curriculum. È stato molto deludente sentire che il praticantato per molti è consistito semplicemente nel fare da centralinista al professionista, fare da osservatore, fare da disegnatore di schizzi predisposti da altri, scoprendo che la maggioranza


SCUOLA

Commissione 14 Istituto Tartaglia - Brescia Abeni Fabrizio Abram Andrea Alberti Enea Andreolassi Andrea Antonioli Daniela Apostoli Paolo Armanni Giuseppe Arrighini Michele Baccanelli Marco Bazzana Paolo Belinghieri Alessio Bellina Dario Bellucco Andrea Benedetti Paolo Berta Paolo Bertoli Mauro Bertoli Nicola Bettinazzi Claudia Bettini Simone Bianchi Alex Bodei Erik Bolis Stefano Bonato Leonardo Boninsegna Emanuel Boniotti Dario Bozzoni Chiara Brida Giacomo Brunori Fabio Castellini Alex Cattaneo Cristina Cazzago Marco Cividati Stefano Cocchetti Francesca TOTALE n. 33

Commissione 15 Istituto Tartaglia - Brescia Consolandi Elisa Consoli Federica Cuelli Cristian Dalaidi Samuele Delaini Marco Deori Marco Donina Nicola Ferri Estevan Fratelli Dyana Garufi Simone Geroldi Maurizio Ghidini Alessio Ghidini Matteo Ghidini Simone Giammanco Laura Giudici Federica Grilli William Guerini Enrico Guizzardi Damiano Karkoshka Yury Laffranchi Sara Luna Simone

Maffinelli Carlo Maifredi Laura Manini Cristian TOTALE n. 25

Commissione 16 Istituto Einaudi - Chiari Marchetti Luca Marchetti Stefano Luigi Marchina Elisa Marini Fabio Maroni Tiziana Martinazzoli Gabriele Martinelli Marco Martinotta Luca Marzari Matteo Mazzolari Alessandro Meneghello Riccardo Metelli Vittoria Minelli Andrea Minuti Giuseppe Monfardini Simone Monje Maria Victoria Morandi Francesca Morandini Maurizio Moraschi Daniela (da Bergamo) Mosca David Mosconi Franco Odelli Manuel Orioni Alice Orlando Anna Ottelli Davide Ottelli Mariangela Paghera Andrea Panteghini Veronica Pasinetti Massimo Passeri Viola Pedersini Daniele Pedrazzi Domenico Palamatti Claudio Pelizzari Anna Pensa Mariavittoria Pezzotti Andrea Pezzotti Claudio Pignoli Alberto Pigoli Nicola Pintossi Maurizio Pinzin Fabio Pizzolato Federica Plona Moira Poetini Gian Claudio Polesini Enrico Poli Daniel Poli Michele TOTALE n. 47

Commissione 17 Istituto Olivelli - Darfo Porcu Leonardo Porelli Pamela Poviani Nicola

Prandelli Angelo Prandini Manuel Quarantini Daniele Raffelli Giulio Raffelli Mauro Ramera Marcello Ravarini Simona Reboldi Nicola Riboni Federico Maria Rivetti Daniele Rocco Federico Ronconi Diego Rosa Isabella Rossini Alessandro Sala Matteo Sartorelli Pierangela Scalvini Francesca (da Milano) Scalvinoni Alberto Scaratti Giuseppe Scotuzzi Thomas Serina Mauro Sforzani Elena Signorini Rudy Silli Tiziana Spazzini Andrea Squaratti Fabio Taddei David Taglietti Giuseppe Tavelli Valeria Testa Fabio Tonelli Roberto Toninelli Cristian Toninelli Simone Torresani Dario Tosana Greta Vavassori Alex Vavassori Mara Vermi Daniele Verzeletti Laura Vitali Fabio Enrico Vitali Mauro Volpi Andrea TOTALE n. 45

dei ragazzi non ha mai visitato un cantiere e, addirittura in alcuni casi, che la pratica non è proprio stata fatta. Alla luce di queste situazioni, mi sento di invitare i ragazzi a cambiare lo studio professionale presso il quale stanno svolgendo il loro praticantato quando fanno di tutto tranne che ricevere insegnamenti sulla professione di geometra, perché

così perdono due anni della loro vita, oltre a rischiare di non superare l’esame di abilitazione e quindi dover fare un altro anno di pratica. E qualora dovessero superare l’esame e iscriversi al Collegio, realmente sarebbero in grado di svolgere l’attività di geometra? Nessuno di noi è in grado di fare tutto, ma l’arte del sapersi arrangiare è importante, non nel senso che vada come vada l’importante è aver preso un incarico, ma nel senso che bisogna almeno sapere come districarsi nelle varie soluzioni, collaborando anche con altri professionisti, ma sapendo sempre di cosa si sta parlando. Le responsabilità aumentano quotidianamente e se non vogliamo che le competenze ci vengano continuamente tolte, dobbiamo impegnarci con serietà a svolgere la nostra professione, iniziando fin dal praticantato. Il mio non è un invito solo ai ragazzi, ma anche ai professionisti che si avvalgono di praticanti solo per una questione di vantaggio economico. Se vogliamo mantenere alta la nostra categoria, dobbiamo essere i primi a creare un futuro capace. In tal senso il Consiglio del Collegio ha approvato la proposta degli esaminatori di iniziare una campagna di controllo a tappeto di tutti i praticanti, sia per verificare il reale svolgimento della pratica professionale, sia per verificare che i professionisti adempiano ai loro obblighi. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 35




SICUREZZA CANTIERI Andrea Lariccia

I

l 18 novembre 2011, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, con lettera circolare, prot. n. 15/SEGR/0023692 ha emanato le indicazioni metodologiche per eseguire la valutazione dello stress lavoro-correlato, che sono state approvate nella riunione del 17 novembre 2010 dalla Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro. L’obbligo di valutazione del rischio determinato dello stress da lavoro-correlato, previsto dagli articoli 6 comma 8. lettera m) quater e 28 comma 1-bis del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i., è stato introdotto nell’ordinamento legislativo italiano, con un espresso richiamo all’accordo quadro europeo dell’8 ottobre 2004 sullo stress lavoro-correlato stipulato a Bruxelles tra Unice/Ueapme, Ceep e Ces, e successivamente recepito in Italia a seguito dall’accordo interconfederale del 9 giugno 2008, fissando il termine del 1° gennaio 2009 per concludere il processo della suddetta valutazione, termine in seguito prorogato al 31 dicembre 2010, con estensione dell’obbligo di adempimento dalle sole amministrazioni pubbliche anche alle imprese private. La data del 31 dicembre 2010, di decorrenza dell’obbligo previsto dall’articolo 28, comma 1-bis del D.Lgs. n. 81/ 2008, deve essere intesa come data di avvio delle attività di valutazione da eseguire ai sensi delle indicazioni metodologiche conte38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

La valutazione del rischio legato allo stress da lavoro correlato nute nella Circolare. La programmazione temporale delle suddette attività di valutazione e l’indicazione del termine finale di espletamento delle stesse devono essere riportate nel documento di valutazione dei rischi. Gli organi di vigilanza, ai fini dell’adozione dei provvedimenti di propria competenza, terranno conto della decorrenza e della programmazione temporale di cui al precedente periodo. I datori di lavoro che, alla data della approvazione delle presenti indicazioni metodologiche, abbiano già effettuato la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato coerentemente ai contenuti dell’Accordo europeo così come recepito dall’Accordo Interconfederale non debbono ripetere l’indagine, ma sono unicamente tenuti all’aggiornamento della medesima nelle ipotesi previste dall’articolo 29, comma 3, del D.Lgs. n. 81/2008. Cosa si intende per stress da lavoro-correlato? Lo stress lavoro-correlato viene descritto all’articolo 3 comma 1 del sopracitato accordo europeo dell’8 ottobre 2004 così come recepito dall’accordo interconfederale del 9 giugno 2008 quale «condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspetta-

tive riposte in loro». Nell’ambito del lavoro tale squilibrio si può verificare quando il lavoratore non si sente in grado di corrispondere alle richieste lavorative. Tuttavia non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere considerate come stress lavoro-correlato. Lo stress lavoro-correlato è quello causato da vari fattori propri del contesto e del contenuto del lavoro. Con che metodologia va condotta l’analisi del rischio legato allo stress da lavoro-correlato? In ragione delle difficoltà operative ripetutamente segnalate in ordine alla individuazione delle corrette modalità di attuazione della valutazione, in forza dell’articolo 28 il comma 1bis si è attribuito alla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro il compito di formulare indicazioni metodologiche in ordine al corretto adempimento dell’obbligo, finalizzate a indirizzare le attività dei datori di lavoro, dei loro

consulenti e degli organi di vigilanza. La suddetta Commissione consultiva, ha quindi elaborato una serie di indicazioni metodologiche, contenute nella Circolare sopracitata del 18 novembre 2010, che sono state elaborate nei limiti e per le finalità puntualmente individuati dalla legge tenendo conto della ampia produzione scientifica disponibile sul tema e delle proposte pervenute all’interno alla Commissione consultiva e sono state redatte secondo criteri di semplicità, brevità e comprensibilità. Il documento prodotto dalla Commisione indica un percorso metodologico che rappresenta il livello minimo di attuazione dell’obbligo di valutazione del rischio da stress lavoro-correlato per tutti i datori di lavoro pubblici e privati. La valutazione del rischio da stress lavoro-correlato è parte integrante della valutazione dei rischi e viene effettuata (come per tutti gli altri fattori di rischio) dal datore


SICUREZZA CANTIERI

di lavoro avvalendosi del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (Rspp) con il coinvolgimento del medico competente, ove nominato, e previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (Rls/Rlst). È, quindi, necessario preliminarmente indicare il percorso metodologico che permetta una corretta identificazione dei fattori di rischio da stress lavoro-correlato, in modo che da tale identificazione discendano la pianificazione e realizzazione di misure di eliminazione o, quando essa non sia possibile, riduzione al minimo di

tale fattore di rischio. A tale scopo, va chiarito che le necessarie attività devono essere compiute con riferimento a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, compresi dirigenti e preposti. La valutazione prende in esame non singoli, ma gruppi

omogenei di lavoratori (per esempio, per mansioni o partizioni organizzative) che risultino esposti a rischi dello stesso tipo secondo una individuazione che ogni datore di lavoro può autonomamente effettuare in ragione della effettiva organizzazione aziendale (potrebbero essere, ad esempio, i turnisti, i dipendenti di un determinato settore oppure chi svolge la medesima mansione, ecc.).

S

econdo i contenuti della Circolare del 18 novembre 2010, la valutazione si articola in due fasi: una necessaria (la

valutazione preliminare), l’altra eventuale, da attivare nel caso in cui la valutazione preliminare riveli elementi di rischio da stress lavoro-correlato e le misure di correzione adottate a seguito della stessa, dal datore di lavoro, si rivelino inefficaci. La valutazione preliminare consiste nella rilevazione di indicatori oggettivi e verificabili, ove possibile numericamente apprezzabili, appartenenti quanto meno a tre distinte famiglie: I. Eventi sentinella, quali ad esempio: indici infortunistici; assenze per malattie; turnover; procedimenti e sanzioni; segnalazioni del medico competente; specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori. I predetti eventi sono da valutarsi sulla base di parametri omogenei individuati internamente alla azienda (esempio andam e n t o nel tempo degli indici infortunistici rilevati in azienda). II. Fattori di con-

Si segnala che sul sito del Collegio di Brescia nel link “settori/sicurezza/software” è stato pubblicato il software relativo al calcolo dei costi della sicurezza con i prezzi aggiornati al 2011. Si ringraziano le colleghe geom. Maria Tomasoni e geom. Laura Ferrari della Commissione Sicurezza per il lavoro svolto a favore della categoria.

tenuto del lavoro, quali: ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti. III. Fattori di contesto del lavoro, quali ad esempio: ruolo nell’ambito dell’organizzazione; autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali al lavoro; evoluzione e sviluppo di carriera; comunicazione (esempio incertezza in ordine alle prestazioni richieste). In questa prima fase possono essere utilizzate liste di controllo applicabili anche dai soggetti aziendali della prevenzione che consentano una valutazione oggettiva, complessiva e, quando possibile, parametrica dei fattori di cui ai punti I, II e III che precedono. In relazione alla valutazione dei fattori di contesto e di contenuto di cui sopra (punti II e III dell’elenco) è necessario consultare i lavoratori e/o il Rls/Rlst. Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile consultare un campione rappresentativo di lavoratori. La scelta delle modalità tramite cui interpellare i lavoratori è rimessa al datore di lavoro, anche in relazione alla metodologia di valutazione adottata. Ove dalla valutazione preliminare non emergono elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, il datore di lavoro IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 39


SICUREZZA CANTIERI

sarà unicamente tenuto a darne conto nel Documento di Valutazione del Rischio (Dvr) e a prevedere un piano di monitoraggio. Diversamente, nel caso in cui si rilevino elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, si procede alla pianificazione ed alla adozione degli opportuni interventi correttivi (ad esempio, interventi organizzativi, tecnici, procedurali, comunicativi, formativi, etc.).

O

ve gli interventi correttivi risultino inefficaci, si procede, nei tempi che la stessa impresa definisce nella pianificazione degli interventi, alla fase di valutazione successiva (c.d. valutazione approfondita). La valutazione approfondita prevede la valutazione della percezione soggettiva dei lavoratori, ad esempio 40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

attraverso differenti strumenti quali questionari, focus group, interviste semistrutturate, sulle famiglie di fattori/indicatori di cui all’elenco sopra riportato. Tale

fase fa riferimento ovviamente ai gruppi omogenei di lavoratori rispetto ai quali sono state rilevate le problematiche. Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile che tale fase di indagine venga compiuta tramite un campione rappresentativo di lavoratori. Nelle imprese che occupano fino a 5 lavoratori, in luogo dei predetti strumenti di valutazione approfondita, il datore di lavoro può scegliere di utilizzare modalità di valutazione (es. riunioni) che garantiscano il coinvolgimento diretto dei lavoratori nella ricerca delle soluzioni e nella verifica della loro efficacia. Parallelamente ai lavori della Commissione, si segnalano e si rimanda a due

pubblicazioni contenenti una effettiva e dettagliata proposta di metodologia di valutazione, entrambe liberamente reperibili in Internet, nei rispettivi siti, che sono editi da: • Ispesl (maggio 2010): “La valutazione e gestione dello stress lavoro-correlato – Approcio integrato secondo il modello Management Standard Hse contestualizzato alla luce del D.Lgs 81/2008 e s.m.i.”; • Coordinamento Tecnico Interregionale della Prevenzione nei Luoghi di Lavoro (marzo 2010): “Valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato – Guida Operativa”. ❑



DAL COLLEGIO DI SONDRIO Vito Sosio

L’

accertamento dell’Ici in corso nel comune di Valdidentro in Valtellina ha fatto emergere le problematiche con cui i professionisti devono spesso confrontarsi nell’eseguire il loro lavoro, spesso dovute all’incompetenza, alla trascuratezza e all’indifferenza nell’operare di elementi dell’apparato burocratico, a omissioni amministrative, e alla carente organizzazione dei servizi. La società a cui è stato affidato l’incarico di affiancare l’Amministrazione Comunale di quel paese nell’azione d’accertamento, ha sfornato un prodotto impresentabile, con errori grossolani che manifestano scarsa capacità organizzativa e conoscenza dei meccanismi catastali e urbanistici di chi ha eseguito il lavoro. Anzitutto è mancato un metodo di ricerca. Qualsiasi tecnico, quando un cliente lo incarica di progettargli la casa, in primo luogo si informa se ha il terreno su cui costruirla, dove si trova, che dimensioni e che caratteristiche ha. Lo analizza alla luce delle norme urbanistico-edilizie per accertarsi che ci siano le dimensioni e le condizioni concrete per costruire. La documentazione pervenuta ai cittadini fa presumere che questo essenziale lavoro preparatorio sia mancato. Non sono stati esaminati gli atti comunali per determinare i fondi che negli ultimi venti-trent’anni con adesione amichevole sono stati trasferiti al Comune per 42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

La realtà in cui opera il geometra

l’esecuzione di strade, parcheggi e strutture pubbliche in genere. Sono stati ignorati i mappali impegnati urbanisticamente per la costruzione dei fabbricati licenziati. È mancata una verifica degli atti del catasto che, in presenza di aerofotogrammetria, avrebbe favorito la presenza di fabbricati demoliti o crollati, ridotti a sedime o rudere. Il lavoro eseguito ha fatto emergere gravi carenze operative e organizzative dell’apparato comunale e catastale. Dopo venti-trent’anni l’amministrazione non ha ancora provveduto ad intestarsi gli immobili acquisiti: i cittadini che hanno ceduto quegli immobili, non ne hanno più né il possesso né la disponibilità, ma dai registri immobiliari risultano ancora esserne i titolari. Qualora richiedano la documentazione per esigenze fiscali o personali se li ritrovano in carico. L’assenza presso gli uffici comunali di un prontuario dei mappali acquisiti dal Comune, favorirebbe, quanto meno, la ricostruzione dello stato di fatto esistente, facilitando non solo per l’operatore esterno ma, in presenza dei cambiamenti del personale, anche gli stessi addetti all’ufficio. Analoga considerazione si può fare per i mappali asserviti alle volumetrie costruite in conformità con le vigenti disposizioni edilizie e urbanistiche. L’assenza di un prontuario dei numeri di mappa asserviti agli edifici esistenti causa difficoltà e

Collegio geometri di Sondrio Seduta n. 13 del 16 dicembre 2010 Iscrizioni Registro praticanti Mattia Giacomelli Andrea Abram Cancellazioni dall’Albo professionale Gemma Fancoli Paolo Della Marta Paolo Borserio

Seduta n. 1 del 13 gennaio 2011 Iscrizioni Albo professionale Moira Plona Jessica Pedraglio Giancarlo Rinaldi Simone Pedrini Nicolas Galli Andrea Scamoni Federica Rocca Emanuele Magatelli Luca Miotti Cancellazione dall’Albo professionale Virginio Cattaneo Michele Mozzi Giuseppe Mottarella Sergio Chiesa Roberto Frigoli

Seduta n. 2 del 3 febbraio 2011 Iscrizioni Albo professionale Elisa Gianoli Jessica Cornelli Valentina Pongitore Debora Gosparini Riccardo Antonioli Iscrizioni Registro praticanti Stefano Matiz Giordano Trabucchi


DAL COLLEGIO DI SONDRIO

perdita di tempo tanto al tecnico comunale preposto all’esame della pratica, quanto al tecnico proponente, con incremento di possibilità d’errori, causa non ultima di contestazioni e contrasti sia tra i confinanti sia nei confronti dei progettisti. Sono altresí emerse anomalie nella documentazione catastale per la ritardata od omessa registrazione delle volture degli atti di trasferimento della proprietà, per le imprecisioni e gli errori nel riportarle e, in qualche caso, per la loro

mancata presentazione. L’inserimento dei fabbricati ex rurali, specie dei casolari sparsi e d’alta quota, ha documentato difformità alle volte anche consistenti, tra quanto riprodotto in mappa e lo stato di fatto rilevato degli appezzamenti di terreni e dei manufatti.

È

assurdo che, mentre giustamente la pubblica amministrazione chiede ai proprietari di immobili di regolarizzare la loro posizione presso gli uffici competenti, essa la

ignori. Un insieme di elementi che complicando l’attività dell’operatore tecnico, generano riduzione di produttività per inutili perdite di tempo e inducono all’errore. Queste anomalie, frutto di incompetenza, trascuratezza, menefreghismo e mancanza di controllo, richiedono una svolta organizzativa radicale che preveda la collaborazione tra uffici tecnici e uffici fiscali e il superamento dei comparti stagni. Sono situazioni che richiedono disponibilità o-

perativa, capacità organizzativa e impegno del personale preposto qualificato e investimenti che, con le moderne tecniche informatiche, non paiono impossibili da attuare. Per questo ritengo che noi professionisti tecnici dobbiamo attivarci per essere di stimolo e collaborare al fine di conseguire un obiettivo importante per i cittadini oltre che per gli operatori del settore. ❑

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 43


DAL COLLEGIO DI LODI Alessandro Folli

Costruire e abitare in salute Acquisto consapevole della casa

G

uardare ad un futuro sostenibile e diffondere l’etica del costruire: sono questi gli obiettivi principali del convegno didattico-divulgativo che si è tenuto presso il Parco Tecnologico Padano a Lodi il 27 novembre 2010 con il patrocinio del Comune di Lodi. Il futuro della società dovrà essere sostenibile ed anche le costruzioni dovranno esserlo. È con questo slogan che si apre l’evento, rivolto a colmare il vuoto di un’adeguata formazione ed informazione in merito alle costruzioni eco-sostenibili che sono oggetto di una domanda sempre maggiore. A rompere il ghiaccio sui concetti concreti che stanno alla base di un edificio ecosostenibile è l’Ing. Ruben Herlacher, docente e consulente dell’Agenzia CasaClima, che focalizza l’attenzione sull’involucro edilizio ancora prima di pensare alle risorse tecnologiche che consentono un risparmio energetico. “L’energia più pulita è quella non consumata - afferma con convinzione il relatore - prima bisogna pensare a ridurre il fabbisogno energetico dell’edificio, poi possiamo cominciare a parlare di fonti rinnovabili”. La sostenibilità di un edificio non si misura soltanto in base all’efficienza degli impianti o al numero di pannelli solari installati; una casa a basso fabbisogno energetico (Classe A o B CasaClima oppure edifici della categoria termica C) indica una casa che con la sua modalità costruttiva e con l’iso44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

lamento termico dell’involucro, permette di riscaldare il volume abitabile con una quantità di energia limitata. Del resto, come evidenzia anche l’Ing. Erlacher nel suo intervento, l’energia fossile è in continua diminuzione e per salvaguardare le risorse del pianeta senza rinunciare a comodità e benessere abitativo, è necessario cambiare modo di pensare. In particolare si deve focalizzare l’obiettivo di coniugare il comportamento ecologico con il fattore economico dell’edificio: una casa ad alta qualità abitativa non deve infatti essere cara, come invece è portato a credere l’immaginario collettivo, soprattutto tra i non addetti ai lavori. A quest’ultimo concetto di

eco-sostenibilità accostata al risparmio economico fanno eco gli architetti dello studio di architettura MCA (Mario Cucinella Architects) presentando il progetto “Casa 100 k” che abbina i cri-

teri di edilizia sostenibile a quelli della prefabbricazione: un complesso residenziale composto da diversi nuclei abitativi a costi contenuti, a misura di desiderio e a basso impatto ambientale. Le relatrici si soffermano molto sul concetto che costruire con una logica economica è possibile, utilizzando una prefabbricazione leggera e flessibile che risponda alla flessibilità degli spazi in funzione degli usi e delle abitudini di chi vive una casa. L’obiettivo di ricerca che ha dato vita all’idea “Casa 100 k” è legato alla ottimizzazione del costo di costruzione ed ha orientato la scelta della tipologia costruttiva e degli elementi tecnologici verso sistemi prefabbricati e a secco, sia per la riduzione dei costi, sia per la rapidità di esecuzione, nonché per la riduzione dei rischi di cantiere. Il progetto è finalizzato alla realizzazione di una casa da 100 mq (ma estremamente personalizzabile in relazione alle esigenze dell’u-


DAL COLLEGIO DI LODI Muri contro terra con casseri a perdere aventi anche funzione di collaborazione strutturale. Sotto: solai realizzati con sistema Plasbau.

tente finale) a Zero emissioni di CO2, grazie all’impiantistica fotovoltaica integrata architettonicamente, all’utilizzo di superfici captanti energia solare per i mesi invernali, circolazione interna dell’aria per quelli estivi e a tutte le strategie passive adottabili per rendere l’edificio una macchina bioclimatica.

I

l contenimento dei costi di realizzazione è invece affidato all’impiego di prefabbricazione leggera e flessibile: elementi strutturali, apparati tecnici, attrezzature mobili come pareti/pannelli scorrevoli-smontabili-curvabili per la divisione interna degli alloggi; sistemi di chiusura o tamponamenti monoblocco fatti di componenti sostituibili che possano diversificare l’aspetto esterno, ma anche garantire un’estensione di quello interno (balconi, terrazzini, logge, ecc.). Dopo un breve escursus atto ad evidenziare gli aspetti giuridici dell’acquisto consapevole di una casa, l’intervento conclusivo del convegno ha esposto una panoramica incentrata sui valori etici che deve avere “una banca di riferimento per le persone e le organizzazioni che vogliano praticare scelte responsabili anche in campo finanziario”. Tanti bei concetti e altrettanto buoni propositi che solitamente rimangono quasi utopia, un traguardo da raggiungere in un futuro non meglio definito. Nonostante si parli, come nel no-

stro caso, di costi tutto sommato contenuti rispetto all’edilizia convenzionale non è semplice radicare questi concetti e sovvertire un sistema edificatorio ormai consolidato. Nel nostro caso però tutti gli argomenti trattati nel corso del convegno si sono concretizzati nel Progetto Le Sorgenti: il primo significativo intervento di edilizia eco-sostenibile nella Provincia di Lodi per la realizzazione di un edificio autonomo ad elevatissima efficienza energetica (30 kWh/mqa), alimentato esclusivamente da fonti rinnovabili e certificato in Classe A CasaClima. L’idea di fondo del suddetto progetto è quella di realizzare un complesso energeticamente pulito ed autonomo che si armonizzi e sia al servizio dell’ambiente nel quale è inserito, in continuità con una zona paesaggisticamente “delicata” e “fragile” sotto il profilo geomorfologico e ambientale, con funzione di connessione fra il sistema insediativo urbano e il territorio agricolo. L’ambizioso e innovativo progetto è ormai in fase di ultimazione ed è costituito da 14 abitazioni unifamiliari, eseguite secondo il concetto architettonico degli appartamenti in villa, e da un centro direzionale. A livello costruttivo il primo, fondamentale, concetto imposto dal progetto è stato dedicato alla coibentazione ed all’isolamento termico, con l’eliminazione dei ponti termici mediante l’utilizzo IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 45


DAL COLLEGIO DI LODI

maniera tradizionale, si passa alle scelte radicali relative agli impianti tecnologici. Il cuore dell’impianto, centralizzato con contabilizzatori singoli, è una centrale a sonde geotermiche verticali con pompe di calore per la produzione di acqua calda per l’inverno e fredda per l’estate. La centrale sarà alimentata dall’energia prodotta dai pannelli fotovol-

di tecniche costruttive non molto difformi da quelle tradizionali ma semplicemente più attente al giusto posizionamento dei materiali isolanti ed all’utilizzo di elementi di ottima qualità, per lo più naturali. Eliminati quindi i problemi relativi alle dispersioni, realizzati i tetti ventilati con ampio isolamento e manto di copertura in coppi, eseguite le finiture interne alla 46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

taici (installati sulle falde dei tetti esposte a sud e sulla sommità della barriera antirumore realizzata per schermare gli edifici dalla prospiciente ferrovia) che forniranno elettricità anche alle singole unità abitative/direzionali. Tutta la distribuzione interna avverrà con sistemi a bassa temperatura mediante l’utilizzo di pannelli radianti.

L’intervento edilizio, così come il convegno (primo di una serie di eventi), sono stati promossi da CRB Impresit e dalla Cooperativa Santa Francesca Cabrini Due. ❑



DAL COLLEGIO DI MANTOVA

Iscrizioni e cancellazioni dall’Albo dei geometri di Mantova nel 2010 ISCRIZIONI dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2010 N. iscr.

Iscrizione

Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

2604

14/01/2010

Algeri Enrico

Correggio (Re) 10/09/1988

46020 Pegognaga (Mn), via G. Di Vittorio 24

2601

14/01/2010

Benassi Pietro

Suzzara (Mn) 26/06/1987

46029 Suzzara (Mn), via Guido 14

2613

25/02/2010

Bernini Andrea

Mantova 13/12/1986

46037 Roncoferraro (Mn), via del Donatore 26

2600

14/01/2010

Bombonati Emanuele

Mantova 23/12/1971

46031 Bagnolo San Vito (Mn), via Gramsci 3/4

2615

17/03/2010

Borsari Simone

Suzzara (Mn) 23/07/1988

46020 Pegognaga (Mn), via U. Sissa 16

2621

20/05/2010

Calvi Francesca

Castiglione d. Stiviere (Mn) 29/04/1987

37067 Valeggio s/Mincio, via Don A. Carpani 7

2622

20/05/2010

Compri Mattia

Mantova 13/07/1986

46049 Volta Mantovana (Mn), via B. Castiglioni 31

2614

25/02/2010

Condello Rocco

Viadana (Mn) 25/06/1986

46019 Viadana (Mn), via G.B. Vico 14

2620

29/04/2010

Fregni Matteo

Mantova 21/11/1988

46040 Rodigo (Mn), via Caduti del Lavoro 30

2626

02/09/2010

Gazzola Ivano

Mantova 09/12/1973

46030 Bigarello (Mn), via della Pace 10

2602

14/01/2010

Giazzoli Marco

Asola (Mn) 25/10/1987

46040 Casalromano (Mn), via A. De Gasperi 3

2612

25/02/2010

Lora Federico

Mantova 25/08/1986

46037 Roncoferraro (Mn), via San Cassiano 4

2605

14/01/2010

Madaschi Marco

Mantova 11/08/1988

46037 Roncoferraro (Mn), via G. Rossini 10

2603

14/01/2010

Marzullo Alessandro

Mantova 09/07/1986

46100 Mantova, Piazza Cavallotti 11

2616

17/03/2010

Negrini Cristiano

Ostiglia (Mn) 25/11/1988

46028 Sermide (Mn), via P. C. Margutti 71

2606

14/01/2010

Nodari Luigi

Castiglione d. Stiviere (Mn) 12/06/1987

46043 Castglione d. Stiviere (Mn), via B. Croce 1

2608

04/02/2010

Pedrazzoli Gianluca

Mantova 25/01/1988

46027 S. Benedetto Po (Mn), via A. Gramsci 25

2609

04/02/2010

Picetti Denis

Castiglione d. Stiviere (Mn) 22/09/1985

46043 Castiglione d. Stiviere (Mn), via P. C. Beschi 108

2618

08/04/2010

Puerari Valentino

Bozzolo (Mn) 06/11/1985

26030 Calvatone (Cr), via Don Veronesi 17

2625

29/07/2010

Ruberti Loris

Mantova 04/08/1985

46026 Quistello (Mn), via Nuova 16

2624

29/07/2010

Savi Andrea

Mantova 26/05/1985

46033 Casteldario (Mn), via F.lli Kennedy 3/A1

2610

04/02/2010

Scalari Stefania

Mantova 30/03/1987

46014 Castellucchio (Mn), via San Marco 20

2617

08/04/2010

Seghetti Samuele

Mantova 27/01/1985

37060 Sorgà (Vr), via della Pace 6 - Bonferraro

2607

04/02/2010

Stermieri Alberto

Mantova 29/06/1984

46100 Mantova, via Riviera Mincio 112

2619

08/04/2010

Strina Marco

Parma 09/06/1976

46017 Rivarolo Mantovano (Mn), via G. Garibaldi 4/A

2623

03/06/2010

Taverna Vittorio

Crotone (Kr) 21/07/1986

46019 Viadana (Mn), via Codisotto 114/C

2611

25/02/2010

Zaccagni Andrea

Mantova 03/10/1981

46044 Goito (Mn), via L. B. Alberti 31

48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1


DAL COLLEGIO DI MANTOVA

CANCELLAZIONI dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2010 N. iscr.

Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

2415 2541

Cancellazione

Araldi Valentina

Bozzolo (Mn) 13/08/1981

46010 Curtatone (Mn), via Martiri d. Libertà 40

14/01/2010

Begotti Davide

Suzzara (Mn) 07/06/1984

46029 Suzzara (Mn), via Curtatone Montanara 30

25/11/2010

453

Berni Aldo

Moglia (Mn) 09/05/1929

46025 Poggio Rusco (Mn), via Fioretti 8

12/10/2010

2486

Bettelli Alice

Asola (Mn) 30/04/1983

46042 Castel Goffredo (Mn), via Copenaghen 311/B

23/12/2010

1710

Borsari Elisa

Ostiglia (Mn) 18/04/1963

46025 Poggio Rusco (Mn), via Matteotti 24

14/01/2010

1007

Bosi Gianni

Mantova 28/03/1944

46047 Porto Mantovano (Mn), Str. Mantovanella 19

14/01/2010

2108

Capra Sonia

Asola (Mn) 07/06/1973

46041 Asola (Mn), via M. Parenti 98

03/06/2010

2481

Cardella Roberta

Asola (Mn) 08/05/1973

46041 Asola (Mn), via G. Garibaldi 30

14/01/2010

1011

Cattalani Paolo

Mantova 17/04/1944

46047 Porto Mantovano (Mn), via M. Montessori 26

14/01/2010

2017

Cauzzi Marina

Valeggio s/Mincio (Vr)

37014 Castelnuovo Garda (Vr), via Colombara 6

14/01/2010

2023

Dall’Oca Giulio

Mantova 08/10/1967

46030 Virgilio (Mn), via S. Cataldo 24

13/12/2010

2361

Diletto Roberta

Suzzara (Mn) 22/09/1980

46030 Virgilio (Mn), via T. Folengo 8

25/02/2010

692

Ferrari Carlo

Marcaria (Mn) 03/05/1936

46014 Castellucchio (Mn), Piazza A. Gardini 2

04/02/2010

1391

Ferri Luigi

Solferino (Mn) 30/11/1953

46040 Solferino (Mn),via Ossario 28

13/12/2010

2169

Flisi Mauro

Bozzolo (Mn) 26/11/1974

46010 Curtatone (Mn), via Roda 96

14/01/2010

2412

Fontanesi Davide

Bozzolo (Mn) 22/09/1976

46010 Curtatone (Mn), via Caravaggio 19

04/02/2010

1065

Frigeri Luigi

Magnacavallo (Mn) 01/04/1945

46025 Poggio Rusco (Mn), via A. Murri 18

28/10/2010

2409

Grazioli Raffaele

Cremona 03/08/1972

46040 Casalromano (Mn), via Don B. Grazioli 5

14/01/2010

2215

Incarbone Gianfranco

Mantova 12/09/1974

46030 Bigarello (Mn), via S. Quasimodo 10

14/01/2010

1644

Lucchini Mario

S. Benedetto Po (Mn) 20/02/1954

46027 S. Benedetto Po, via E. Ferri 41

28/10/2010

825

Martini Odino

Castel Goffredo (Mn) 18/12/1934

46046 Medole (Mn), via G. Mazzini 44

01/07/2010

2573

Mattesco Omar

Castiglione d. Stiviere (Mn) 12/01/1981

46043 Castiglione d. Stiviere (Mn), via delle Teodore 10/B

11/11/2010

2344

Mazzoni Marcella

Mantova 27/11/1977

46049 Volta Mantovana (Mn), via Solferino 1/A/2

03/06/2010

2228

Melotti Matteo

Mantova 18/09/1976

46047 Porto Mantovano (Mn), via Martorelli 12

30/09/2010

1135

Minuti Giuliano

Goito (Mn) 27/06/1948

46047 Porto Mantovano (Mn), via M. Montessori 63

29/04/2010

2468

Molinari Mauro

Ostiglia (Mn) 22/07/1968

45030 Castelnovo Bariano (Ro), via Sanseverino 59

14/01/2010

1931

Parise Damiano

Porto Mantovano (Mn) 15/10/1963

46010 Marcaria (Mn), Strada Tosa 8 ter

14/01/2010

1331

Pasquali Cesare

Castellucchio (Mn) 08/05/1941

46014 Castellucchio (Mn), via 4 Novembre 38

23/12/2010

2419

Pezzo Elisa

Mantova 30/11/1979

46045 Marmirolo (Mn), Strada Soave 79

13/12/2010

2252

Scardocci Massimiliano

Mantova 22/02/1975

46044 Goito (Mn), via V. Bellini 4

14/01/2010

1010

Spitti Gianfranco

Asola (Mn) 08/10/1943

46012 Bozzolo (Mn), via Giuseppina 39

14/01/2010

1398

Tieghi Gianfranco

Adria (Ro) 28/08/1928

46100 Mantova, P.le Michelangelo 2

14/01/2010

1407

Trazzi Silvio

Quistello (Mn) 13/01/1953

46031 Bagnolo San Vito (Mn), via G. Mazzini 75

23/12/2010

2248

Vincenzi Giorgio

Mantova 07/09/1961

46010 Curtatone (Mn), via Partigiani 6

28/10/2010

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 49


FORMAZIONE CONTINUA

I corsi specialistici del Collegio di Brescia per la formazione continua

C

ontinua l’immutato impegno del nostro Collegio bresciano nella produzione di corsi di specializzazione e aggiornamento professionale che riscuotono il grande interesse degli iscritti, sempre molto numerosi. Questo dato dice dell’importanza che gli iscritti attribuiscono alla propria formazione tecnica. Diamo di seguito l’elenco dei corsi realizzati dall’inizio del 2011 e di quelli in preparazione. Corsi già ultimati a Brescia a) “Preliminare di compravendita e relazione per il notaio”. Relatori: avv. Dario Allocco e geom. Giovanni Gares. Partecipanti: 159.

b) “Sicurezza luoghi di lavoro e cantieri temporanei e mobili”. Relatori: avv. Francesco Menini, geom. Francesco Botte, geom. Nadia Bettari, geom. Laura Ferrari. Partecipanti: 91 c) “Successione legittima e testamentaria, successione e donazione”. Relatori: avv. Dario Allocco, geom. Giovanni Gares. Partecipanti: 40 Corsi già ultimati a Darfo Boario Terme a) “Preliminare di compravendita e relazione per il notaio”. Relatori: avv. Dario Allocco, geom. Giovanni Gares. Partecipanti: 66

È uscita XVIII edizione del “Valentinetti”, il manuale informativo per chi opera nei LL.PP. Vannini Edititrice ha dato alle stampe la diciottesima edizione de “La pratica amministrativa e contabile nella condotta di opere pubbliche”, testo meglio conosciuto come il “Valentinetti” che subentra alla precedente edizione del 2005 dopo l’entrata in vigore, dal 1° luglio 2006, del Codice deo contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, approvato dal Decreto Legislativo n.163 del 2006, che ha recepito le disposizioni contenute nella Direttiva 2004/18/CE. Il codice, con cui è stata accorpata in un unico testo normativo la disciplina attinente agli appalti e ai contratti di lavori, beni e forniture, ha avuto poi nel tempo ulteriori modifiche e integrazioni fino alla recente introduzione del Decreto legislativo 53/2010 “direttiva ricorsi”. Nella revisione e rielaborazione del testo si è cercato di mantenere lo stile e la chiarezza propri dell’autore e del suo revisore principale. Nella trattazione dei vari argomenti, infatti, è stato come sempre privilegiato l’aspetto applicativo delle norme di riferimento cosicché il manuale può senz’altro rispondere in modo completo alle richieste di carattere pratico degli operatori. L’opera è completata da una sezione on-line da cui è possibile scaricare moduli in formato word. Il testo si distingue come punto di riferimento per ingegneri, geometri,

50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

b) “Successione legittima e testamentaria, successione e donazione”. Relatori: avv. Doario Allocco e geom. Giovanni Gares. Partecipanti: 42 Corsi già programmati a Brescia a) “Successione legittima e testamentaria, successione e donazione”. Relatori: avv. Dario Allocco, geom. Giovanni Gares. Data: 21 marzo 2011 b) “Preliminare di compravendita, relazione per il notaio”. Relatori: avv. Dario Allocco, geom. Giovanni Gares. Data: 4 aprile 2011

Corsi in preparazione a) “Certificati energetici” Relatori: ing. Gian Battista Pasquini, ing. Antonio Manfredini, ing. Mara Berardi. b) “Gestione rifiuti di cantiere”. Relatori: ing. Zetera, sig. Quaresmini, geom. Bellomira. c) “Conciliatori professionali”. Corsi in fase di studio a) “Aggiornamenti per gli abilitati 818” b) “Aggiornamento impiantistico per gli abilitati “Certificatori enegetici” ❑

architetti, enti pubblici e imprese edili per la capacità di affrontare in maniera chiara ed esauriente tutte le fasi che caratterizzano dall’inizio alla fine i lavori pubblici e per i commenti significativi che guidano il lettore alla comprensione del testo. • La normativa in materia di lavori pubblici e la sua evoluzione; • le opere pubbliche e i soggetti pubblici e i soggetti preposti alla realizzazione ed alla vigilanza; • la programmazione delle opere pubbliche; • il progetto dei lavori pubblici; • verifica ed approvazione del progetto; • i sistemi di realizzazione dei lavori pubblici; • l’esecutore dei lavori pubblici; • la scelta dell’esecutore dei lavori pubblici; • i piani di sicurezza; • l’esecuzione e la condotta dei lavori; • il collaudo dei lavori. Il nuovo testo “Valentinetti ”, XVIII edizione è disponibile on-line sul sito della editrice www.vanninieditrice.it e nelle librerie. Prezzo di copertina 72,00 euro. Per informazioni: info@vanninieditrice.it



CTU Stefano Fracascio

Relazione esecuzioni immobiliari per il Tribunale di Brescia: cambia ancora la prima pagina

I

n variazione di quanto precedentemente comunicato (n. 1/2010 della rivista), si propone ai tecnici che eseguono relazioni di valutazione per Esecuzioni Immobiliari per il Tribunale di Brescia di adottare, come prima facciata per le perizie il fac simile qui di fianco riprodotto e concordato sia con il Giudice delle Esecuzioni, sia con la Cancelleria del Tribunale di Brescia; ciò per semplificare, uniformare e rendere visibile di primo acchito la consistenza dell’immobile. Si ricorda che per scaricare la pratica si può consegnare il file della relazione e degli allegati in formato Pdf direttamente in Cancelleria. ❑

Intestazione del C.T.U. Arch./Ing./Geom. ……………………………………………………………………………… con studio a ……………………………, via ………………………………………………... tel.……………………, fax ……………………, e-mail ……………………………………….

TRIBUNALE DI BRESCIA Esecuzione immobiliare n. …………………… CREDITORE PROCEDENTE: ………………………………………………………………………………………CF………………… P. IVA …………................... con sede a ………………………………………………………… in via ………………………………………………………..…………………………………………………. con l’Avv.…………………………………………………………………………………….................................................................................................................................................. CONTRO …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………......……… Magistrato:…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….........………. Udienza d’incarico e giuramento ………………………………………………………………………………………………………………………............................. Determinazione modalità di vendita udienza del ……………………………………….............…………………………......…………………….…….. Descrizione del bene e suddivisioni in lotti ……………………………………………..........................................………………............................................ Dati generali del bene e suddivisione in lotti

Lotto 1

IL TECNICO LEGALE

Quota di proprietà ……………………………………………………… %

nuova rivista on-line

Immobile sito nel Comune di ……………………………………………………………………………………………………………………………….……………….

In seguito a un progetto del nostro collaboratore geometra Paolo Frediani il Gruppo 24 Ore ha dato vita a una specifica pubblicazione on-line dal titolo “Il tecnico legale”, alla quale i tecnici interessati si possono abbonare collegandosi al portale del Sole 24 Ore dedicato al mondo immobiliare (www.immobili24.com).

Distinto in catasto con identificazione destinazione d’uso ………………………………………………….……………………………….………..

I colleghi geometri esperti della materia che intendessero collaborare alla nuova rivista apportando contributi e idee nei settori di edilizia, topografia, catasto e normative correlate possono mettersi in contatto direttamente con Paolo Frediani: segreteria@studiofrediani.com

52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Valore intero € ………………………………………………………………………………………………………………………………....................................……….................. Valore quota pignorata € ……………………………...……………………………………………………………………………………………...…………………….......... Comproprietari ……………………………...………………………………………………………………………………………………………………………..……...………… Divisibilità ……………………………...………………………………………………………………………………………………………………………………….............…........ Problematiche (con riferimento pagina relazione relativa descrizione ……………………………..........……………………………...……

Lotto 2 Quota di proprietà ……………………………………………………… % Immobile sito nel Comune di ……………………………………………………………………………………………………………………………….………………. Distinto in catasto con identificazione destinazione d’uso ………………………………………………….……………………………….……….. Valore intero € ………………………………………………………………………………………………………………………………....................................……….................. Valore quota pignorata € ……………………………...……………………………………………………………………………………………...…………………….......... Comproprietari ……………………………...………………………………………………………………………………………………………………………..……...………… Divisibilità ……………………………...………………………………………………………………………………………………………………………………….............…........ Problematiche (con riferimento pagina relazione relativa descrizione ……………………………..........……………………………...…… e così eventualmente di seguito.



AGRICOLTURA & FORESTE Valeria Sonvico

La Lombardia verso la Politica Agricola Comune del 2020

L

a PAC dopo il 2013? Il futuro della programmazione 2013-2020? Sono le domane che spesso si sentono, in particolare tra gli imprenditori agricoli, ormai giunti al giro di boa dell’attuale programmazione. Si avverte la necessità di capire quali misure e risorse economiche saranno messe a disposizione dall’Unione Europea. Dalle future scelte strategiche della Politica Agricola Comune (PAC), infatti, dipenderanno le dinamiche imprenditoriali delle aziende e di conseguenza del settore primario. Mancano ancora un paio d’anni al 2013, ma nelle opportune sedi istituzionali si è già aperta la discussione della PAC, nonché del prospetto finanziario: incertezza o opportunità? Negli ultimi trent’anni la stessa Europa è cambiata radicalmente, siamo passati da 15 Stati membri a 27, e se è vero che in termini percentuali di prodotto lordo vendibile europeo (PLV) la spesa è diminuita, e quindi più efficiente e mirata, è altrettanto vero che oggi la nuova Europa ha un’agricoltura estremamente diversa da un paese all’altro. Tre saranno le sfide che governeranno la nuova programmazione: 1) sfide economiche sia nell’ambito della sicurezza alimentare sia nell’ambito dei prezzi per garantire in tutta Europa una produzione agricola di qualità; 2) sfide ambientali con una 54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1


AGRICOLTURA & FORESTE

lettura duplice: da un lato il continuo degrado del suolo, le emissioni in atmosfera potenzialmente inquinanti e le preoccupazioni climatiche, dall’altro il ruolo fondamentale dell’agricoltura come conservatore del territorio, biodiversità e regolatore dei gas serra; 3) sfide territoriali i 27 Paesi Membri sono testimonianza di un’agricoltura articolata con adozione di sistemi molto diversi gli uni dagli altri e mantenere l’agricoltura in tutti i Paesi sarà la principale strategia all’interno delle politiche europee. Altrettanti tre sono gli obbiettivi della PAC del futuro: 1) Contribuire al reddito dell’agricoltore; 2) aver una produzione con una fetta di valore aggiunto adeguata, nonché un incremento della competitività del settore; 3) offrire misure compensative per chi si trova in zone con specifici vincoli ambientali. La Politica Comune è necessaria. È importante accompagnare la futura ristrutturazione attraverso la diversificazione, garantendo l’evoluzione tecnologica, l’interazione tra settori e il sostegno dell’occupazione. In sintesi, una politica meglio orientata e più equilibrata con una distribuzione migliore dei pagamenti diretti rispetto al passato e sostenuta da opportune misure di mercato che andranno a riequilibrare il pagamento unico, di cui attual-

mente l’Italia percepisce un corrispettivo superiore rispetto alla media comunitaria. Agli obbiettivi si potrà arrivare attraverso cambiamenti graduali o incrementano le giustificazioni per una Pac “più verde” o adottare politiche agricole mirate allo sviluppo rurale. Il prossimo appuntamento sarà prima dell’estate in cui verranno presentate le tappe in considerazione delle proposte legislative e dell’evoluzione dell’impatto che si potrebbe avere, nonché i criteri attraverso cui verranno distribuite le risorse.

N

on si può nascondere che l’effetto ridistributivo avrà un impatto enorme sulle zone particolarmente intensive (ad esempio il settore zootecnico), ma la sfida per il nostro Paese sarà riuscire attribuire un valore maggiore alla superficie: riconoscere la ricchezza del prodotto per ettaro al fine di garantire benefici concreti e a lungo periodo per il nostro territorio. ❑

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 55


TECNICA Umberto Monopoli

L’evoluzione della Topografia e della Cartografia nella storia

(Parte seconda)

Gli Etruschi Molto spesso si pensa che i greci siano stati gli “iniziatori” delle conoscenze romane. Ci si dimentica, in materia topografica come in altre questioni, la grossa influenza della civiltà etrusca, geograficamente molto più vicina. È pacifico che il concetto di proprietà, la sacralità della proprietà, (gli dèi “Penati”), è stato trasmesso a Roma con l’intervento degli Etruschi. Il proprietario definiva i limiti della sua proprietà con un omaggio agli dei, con riti propiziatori e cerimonie codificate; il collocamento della pietra o un pezzo di legno a confine costituiva un atto importante e chi violava tale confine era sottoposto all’ira degli dei…il parallelo sui contenziosi per i confini di proprietà dei giorni nostri è d’obbligo… Il “limite/confine” del tempo prende il nome dal “termini” del dio Terminus, che rappresentava e garantiva l’inviolabilità. I Romani Agli àugures etruschi subentrano gli agrimensores romani. I geometri romani beneficiarono ovviamente delle conoscenze acquisite dai Greci e dagli Etruschi. Un esempio dell’ingegno e della abilità raggiunta dai romani è quello relativo al tracciamento e alla costruzione degli acquedotti. In un arco di tempo di oltre 500 anni furono realizzati per il fabbisogno urbano di Roma undici acquedotti maggiori, oltre ad un considerevole numero di diramazioni. É stato calcolato che la portata complessiva di tali acquedotti, messi insieme, superava di parecchio la quantità giornaliera di acqua su cui oggi può contare la città moderna. Tale abbondanza, che non fu mai raggiunta in nessun’altra parte del mondo, valse a Roma il nome di regina aquarum, cioè regina delle acque. É interessante notare che i romani non davano un nome all’acquedotto in sé, ma all’acqua che portava, per cui la gran parte di essi veniva chiamata aqua (Aqua Appia, Aqua Marcia, Aqua Iulia, ecc.), seguito spesso dal nome del regnante o del funzionario che lo aveva fatto realizzare o aveva presieduto alla costruzione. I romani chiamavano il loro ispettori del tempo agrimensores, lo strumento principale utilizzato era la groma. Era costituita da un’asta verticale, che si conficcava nel terreno e che in sommità aveva un braccio di sostegno per due aste tra loro ortogonali. Le estremità delle aste avevano dei fori a cui venivano appesi dei fili a piombo, che risultavano due a due tra loro ortogonali e servivano di riferimento per i traccia56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

menti. Questo strumento era in legno con particolari di metallo nelle zone ritenute di maggiore importanza o usura. Questo dispositivo ha permesso il tracciamento, caro ai romani, delle città a geometria regolare, con angoli retti fra le vie… e arriva la “centuriazione romana”. L’ager centuriatus veniva tracciato dall’agrimensore che, analogamente agli insediamenti, individuava un umbilicus agri da cui tracciava due assi stradali perpendicolari tra loro: il primo in direzione est-ovest, chiamato “decumano massimo” (decumanus maximus), il secondo di direzione nord-sud, detto “cardo massimo” (cardo maximus). Per ragioni pratiche, l’orientamento degli assi raramente coincideva con i quattro punti cardinali: spesso seguiva la pendenza del terreno (per far defluire l’acqua piovana) o altre caratteristiche geomorfologiche, altrimenti si basava su vie di comunicazione preesistenti; talvolta, risultavano essere il prolungamento del cardo e del decumano massimo di una città, la quale veniva dunque a trovarsi in corrispondenza dell’umbilicus. I campi, le città e tutti gli edifici urbani sono fatti secondo regole rigorose, che sono identiche, generando paralleli e perpendicolari (schema a griglia), alcuni dei quali possono essere ignorati per consentire alcune varianti. Molte città hanno mantenuto questa conformazione regolare, mante-


TECNICA La Tavola Peutingeriana

nendo l’impianto antico originale (Parigi, alcune zone di Roma…). Il progetto e la collocazione geografica strategica delle città, l’orientamento, la viabilità non sono lasciati al caso ma accanto a ciascun isolato di forma quadrata, vi sono strade di diversa larghezza a secondo della loro importanza e della tipologia del luogo. Ma una delle funzioni essenziali del agrimensores è stata la realizzazione di un registro (catasto) di Roma e delle nazioni conquistate. Queste misurazioni colossali, ma sistematiche, delle terre conquistate, erano inizialmente previste con l’equa distribuzione della terra alle famiglie e la determinazione del tributo; i rilievi sono stati poi utilizzati per il pagamento in natura da parte dei soldati e per la ridistribuzione delle terre degli sconfitti generalmente i due terzi della superficie. Se ci si riflette non è un problema da poco! Una non equa ridistribuzione avrebbe generato malcontenti e… Le misurazioni eseguite, le decisioni prese, le attribuzioni, l’insieme delle planimetrie vengono trascritte su uno (o più) lastre di marmo in due copie identiche, di cui una destinata agli archivi dello Stato, formando così un catasto e tecnico

giuridico. Fra i documenti più noti è il piano della città di Orange, in Francia, la cui lastra assemblata ha dimensioni di 7,56 metri per 5,90 metri. La carta più famosa di tutto l’Impero Romano è probabilmente quelle compilata da Marco Vipsanio Agrippa (64 a.C. - 12 a.C.), amico e genero dell’imperatore Augusto e, tra l’altro, costruttore del primo

Pantheon, in seguito ricostruito totalmente da Adriano nel 123. Si pensa che la sua redazione fosse finalizzata ad illustrare il cursus publicus (cioè la rete viaria pubblica sulla quale si svolgeva il traffico dell’impero, dotata di stazioni di posta e servizi a distanze regolari, che era stata appunto riordinata da Augusto). Dopo la morte dell’imperatore, la carta fu incisa nel marmo e posta sotto la Porticus Vipsaniæ, non lontano dall’Ara Pacis, lungo la Via Flaminia. Da questa carta ha origine la carta forse più famosa del XII-XIII secolo “La Tavola Peutingeriana” o Tabula Peutingeriana. Porta il nome dell’umanista e antichista Konrad Peutinger, che la ereditò dal suo amico Konrad Bickel. Peutinger avrebbe voluto pubblicare la carta, ma morì prima di riuscirci. La Tavola è composta da 11 pergamene riunite in una striscia di 680 x 33 centimetri. Mostra 200.000 km di strade, ma anche la posizione di città, mari, fiumi, foreste, catene montuose. Non è una proiezione cartografica, quindi il formato non permette una rappresentazione realistica dei paesaggi né delle distanze, ma non era questa l’intenzione di chi l’aveva concepita. La carta va piuttosto considerata come una rappresentazione simbolica, una sorta di diagramma come quello di una metropolitana, che permetteva di muoversi facilmente da un punto ad un altro e di conoscere le distanze fra le tappe, ma non voleva offrire una rappresentazione fedele della realtà. La Tabula mostra tutto l’Impero romano, il Vicino Oriente e l’India, indicando il Gange e Sri Lanka (Insula Trapobane). Vi è menzionata anche la Cina. I membri della corporazione degli agrimensori dividono i campi, misurano il terreno, in vista dell’applicazione delle imposte… e te pareva! Queste corporazioni sono specializzate, i loro membri prestano servizio per lo Stato, per la giustizia, per il Catasto o per i ricchi privati: e ci siamo inventati il “Collegio dei geometri”….o “l’Ordine degli ingegneri”. La posa dei termini di confine, per i romani, conserva l’importante e simbolico carattere religioso di origine egiziana e poi etrusca: grande rispetto per i confini e la proprietà (proprio come ai giorni nostri). Nel tempo tuttavia l’aspetto religioso tende a scomparire quando prende campo il diritto romano che comincia a goIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 57


TECNICA L’antico strumento topografico del coròbate, utilizzato dai romani anche nella costruzione degli acquedotti. È l’equivalente della nostra attuale livella. La pietra tombale di un agrimensore, orgoglioso … fino alla morte! del proprio lavoro. Vi è rappresentato il suo strumento di lavoro.

vernare queste operazioni; siamo all’incirca tre secoli prima di Cristo. Oltre alla groma, l’agrimensor disponeva di altri strumenti: il corobate, le pietre miliari, l’asta (10 piedi). Il “coròbate” ... che, a parte il nome strano, è un antico strumento topografico. È servito anche per permettere la costruzione degli acquedotti. Uno strumento di legno simile all’attuale livella, ma di dimensioni assai più grandi. Questo era in esatta posizione orizzontale quando i fili a piombo attaccati al suo ripiano di legno pendevano perpendicolarmente alle gambe e quando l’acqua che si trovava in una vaschetta scavata nel legno non debordava. Misure di superficie romane Unità romane

Latino

piede quadrato

Pes quadratus

pertica quadrata

Actus Quadratus

SI decimale

1 / 14 400

876,16 cm_

scripulum

1 / 144

8,7816 m_

actus minimus

1 / 30

~ 42,2 m_

verga

clima

1/4

~ 316,25 m_

atto quadrato

actus quadratus

1

~ 1265 m_

iugero

iugerum

2

~ 2529 m_

4

~ 5059 m_

eredio (mattutino) heredium centuria

centuria

"quadruplice" (salto) saltus

400

~ 50,6 ha

1600

~ 202,3 ha

L’atto quadrato è il quadrato dell’atto. (1 atto = 120 piedi) Ciò corrisponde a 14 400 piedi quadrati o circa un ottavo di ettaro. Più precisamente sono 1264,673 metri quadrati.

Nel mondo occidentale fermiamoci ai Romani … chissà magari in un’altra occasione potremmo andare avanti con il Medioevo, il Rinascimento, la fine dell’Ottocento … i giorni nostri…e anche lì ne potremmo scoprire delle belle (Newton e Leibniz che litigano … la genialità di Gauss … il sistema di prismi di Porro … e chi non ricorda il famigerato “Problema di Snellius” … Niccolò Tartaglia 1499-1557 o forse me58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

glio con il suo vero nome Niccolò Fontana, cognome tipicamente bresciano). E i mondi “molto Orientali”… Cina, India, Giappone … e il mondo Arabo? E gli Inca, i Maya … e la Polinesia …? Cina E qui bisognerebbe aprire un lungo discorso, non solo scientifico. Siamo purtroppo abituati a vedere molto bene quanto abbiamo vicino a noi, e a dimenticarci (o far finta) di quello un po’ più lontano. Cina, Giappone, India e in generale tutto il mondo Orientale hanno sviluppato autonomamente e parallelamente (… molto spesso prima!) le conoscenze del mondo occidentale. Già detto del teorema di Pitagora, ma molte altre conoscenze sono state sviluppate prima che nel mondo “Occidentale” se ne affrontasse la risoluzione. Lo 0 sarebbe stato inventato dal popolo cinese intorno al 500 a.C. e solo riscoperto dopo. Lo stesso per il valore di p “pi greco”, che andrebbe forse chiamato “pi cinese”!, dato che già nel 300 a.C. ne era stata trovata l’espressione fino alla quinta cifra decimale. Zhang Heng (200 a.C.) fu forse il primo a inventare la rappresentazione cartografica, permettendo i posizionamento preciso, il calcolo della distanza fra due punti, ed enunciando qualcosa di molto simile al teorema di Talete. Prima del XIV secolo la Cina era uno dei paesi più sviluppati in matematica del mondo. Per esempio il Teorema di Pitagora è illustrato nel “Zhou Bi Suanjing”, un’opera specialistica di matematica del II secolo a.C. Nel testo “Jiuzhang Suanshu” (Nove capitoli di matematica) compilato nel I secolo sono avanzati per la prima volta nella storia della matematica il concetto di numero negativo e le regole di addizione e sottrazione dei numeri positivi e negativi. Gia nel XIII secolo in Cina esisteva la soluzione delle equazioni di decimo grado, mentre solo nel XVI secolo l’Europa arrivò alla soluzione delle equazioni di terzo grado. Maya I Maya avevano raggiunto un alto grado nelle scienze matematiche; lo rivela l’uso dei numeri. Li usavano nell’astronomia, ma anche a scopi pratici, come


TECNICA

la cronologia e l’elaborazione del loro calendario, a scopi rituali, per stabilire date di carattere magico. I numeri dallo 0 al 19 (ai Maya viene generalmente attribuita la scoperta dello zero) venivano espressi mediante due diversi metodi: A. Con forme dette “normali”; B. Per mezzo di appositi glifi, i quali rappresentavano le teste delle divinità. Polinesia Le carte degli isolani delle Isole Marshall, nel Pacifico, sono uniche nella storia della cartografia. Furono costruite utilizzando fibre di palma, unite una all’altra da fili di palma di cocco, così da puntare in molte diverse direzioni. Delle conchiglie, indicanti isole, erano fissate alle intersezioni dei fili di palma. L’uso di queste carte nautiche dipendeva da una buona conoscenza dei sistemi di swell che si manifestavano nella regione delle Isole Marshall. Riconoscendo questo sistema di onde, gli antichi navigatori polinesiani delle Isole Marshall erano capaci di navigare di isola in isola. Si distinguono tre tipi di queste mappe: le Sistema di orientamento dei mappe di tipo mattang, che navigatori polinesiani danno soltanto una indicazione teorica dei sistemi di onde, per cui queste mappe potrebbero svolgere una funzione didattica. Mappe di tipo rabbang, indicanti interi gruppi di isole, cioè mappe generali. E infine, mappe di tipo meddo, indicanti varie parti dell’arcipelago. Il metodo di costruire queste mappe era un segreto custodito gelosamente e tramandato di padre in figlio. Una flottiglia di almeno 15 o più canoe partiva sotto la guida di un esperto interprete di queste mappe. Purtroppo, a mano a mano che i nativi vennero in contatto con le mappe europee non sentirono più la necessità di preservare la loro tradizione sulla costruzione e sull’uso delle loro mappe, che oggi si è persa completamente. Mondo Arabo Lo stesso dicasi del mondo arabo. Basta citare Al Khwarizimi con le sue opere tra cui Al-jabr wa’l muqabalah che in occidentale è stato tradotto come “Algebra” … sbaglio o conosciamo

questo termine? Ma anche Thabit ibn-Qurrae Omar Khayyam… e molti altri ancora. Per finire…. Uno spunto per incuriosire. Un applicazione del foglio di calcolo Excel® Grande volo di qualche migliaio d’anni: dal mondo romano all’utilizzo del PC con i fogli di calcolo. Siamo abituati ad utilizzare il foglio di calcolo Excel®, OpenOffice per risolvere problemi numerici, tabelle e calcoli. Un utilizzo che ho notato affascina molto gli allievi “alle prime armi” è la costruzione di disegni e grafici a partire dalle tabelle di Excel®. Semplice problema di topografia. Rilevare i vertici di un poligono con tacheometro e stadia con un rilievo a raggiera e rappresentare il rilievo in coordinate cartesiane, per determinare il valore del terreno, noto il valore unitario. Si tratta di misurare a partire da un punto (stazione) l’angolo rispetto a una certa direzione e la distanza dalla stazione stessa. Una tabella di campagna che raccoglie i dati del rilievo (non sono nient’altro che le coordinate polari dei punti), e le letture alla stadia. Le distanze si calcolano con la relazione D= 100 x (Ls-Li) sen 2 (j) Con termini antichi (alla araba) si direbbe moltiplica per 100 la differenza fra la lettura superiore e la lettura inferiore, ridotte del quadrato del seno dell’angolo zenitale … (dimostrazione di come il linguaggio matematico sia più breve dell’italiano). Quindi X= d x sen (h)

Y= d x cos (h) IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 59


TECNICA La redazione de “Il geometra bresciano” esprime un sentito ringraziamento e un vivo apprezzamento al prof. Umberto Monopoli* per il pregevole lavoro divulgativo che ci ha cortesemente consentito di riprodurre.

* Il prof. Umberto Monopoli è Docente di Topografia e Fotogrammetria nell’Istituto Statale Superiore “Teresio Olivelli” di Darfo Boario Terme.

Registro di campagna P.ti Stazione battuti

100

Risultati Angolo azimutale a [grad]

Angolo zenitale j [grad]

A

270,33

104,33

2,010

1,770

B

133,66

107,66

1,840

1,570

ls lmed linf letture alla stadia [m] [m] [m]

distanza [m]

x ascissa [m]

y ordinata [m]

aree parziali [mq]

1,520

48,77

-43,57

-21,92

-1078,388

1,300

52,73

45,53

-26,60

-1572,158

C

28,34

93,34

1,590

1,280

0,980

59,84

25,77

54,01

-1454,165

D

333,63

95,63

2,050

1,810

1,560

48,77

-42,12

24,58

-997,132

-43,57

-21,92

Superficie Valore unitario Valore complessivo

Nel foglio di calcolo basta inserire un grafico a linee, con dati le x e le y…et voilà il primo disegno del terreno. Se si vuole trovare il valore del terreno… basta inserire una formulina di Gauss per il calcolo delle aree…e il valore unitario del terreno….et voilà… foglio di calcolo riciclabile per tutti i problemi simili…. Anche per 200 punti battuti…

5101,84 mq 5101,84 mq 30 €/mq € 153.055,30

E concludendo … Ritengo che tutti gli strumenti possano servire per incuriosire i ragazzi, futuri “scienziati” o “misuratori”. Quasi per gioco ogni tanto inserisco nella mia pagina di Facebook, sì proprio il Social Network, alcune riflessioni riguardanti le curiosità in Topografia. Alcune le ho riportate all’interno di questo articolo. Non c’è da scandalizzarsi. Ritengo che per discutere con i giovani, ma anche con i geometri, bisogna parlare ed utilizzare il linguaggio e gli strumenti con cui loro sono abituati, magari anche per dimostrare come vi siano metodi alternativi di utilizzo rispetto alle banalità. Per chi volesse contattarmi in Facebook prego … non nego mai l’amicizia a nessuno; può essere un modo per scambiarsi opinioni … o anche per indicarmi eventuali errori commessi nell’articolo, che molto probabilmente gli attenti osservatori hanno già trovato!

Inutile dire che il foglio di calcolo è estensibile velocemente con il calcolo dei dislivelli e delle quote. Ma magari si potrebbe approfondire il ragionamento con un articolo ad hoc! Attenzione… Excel® e OpenOffice utilizzano per gli angoli l’unità di misura “radianti”, e non centesimali o sessagesimali! E per finire, abusando di altri … la storia … «se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha accomodata, ma se invece fossi (mo) riuscito (i) ad annoiarvi, credete non s’è fatto apposta». (A.M. - P.S.) 60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

E per finire, abusando di altri … la storia … «se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha accomodata, ma se invece fossi(mo) riuscito(i) ad annoiarvi, credete, non s’è fatto apposta…» ❑



TECNICA Da “I maestri dell’architettura” per gentile concessione di Hachette Fascicoli e Boeri Studio

I

l Bosco Verticale è un progetto di forestazione metropolitana che contribuisce a rigenerare l’ambiente e la biodiversità urbana senza implicare una espansione della città nel territorio: un nuovo modello di densificazione in altezza del verde e del costruito all’interno della città. Bosco Verticale si collega alle politiche di riforestazione e rinaturalizzazione dei bordi delle grandi aree urbane e metropolitane (i cosiddetti metroboschi): due dispositivi di sopravvivenza ambientale, due modi per ricostruire un rapporto tra natura e città nel territorio e nelle città dell’Europa contemporanea. Il primo esempio di Bosco Verticale, composto da due torri di 110 e 76 metri, verrà realizzato nel centro di Milano all’interno del progetto Porta Nuova, ai margini del quartiere Isola, formando, insieme alle altre torri e ai numerosi interventi di urbanistica previsti, un esempio unico in Italia. Le torri ospiteranno 900 alberi (alti fino a 8 metri) oltre a numerosi arbusti e piante floreali. In termini di quantità di alberature il Bosco Verticale a Milano equivale a una superficie boschiva di circa 10.000 mq. Se fosse distribuita sul territorio l’area equivalente in villette unifamiliari sarebbe pari a 50.000 mq. Il Bosco Verticale è un sistema che ottimizza, recupera e produce energia; aiuta a costruire un microclima e a filtrare le polveri sottili nell’ambiente urbano. La diver62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Grattacieli ecologici: a Milano il bosco verticale dello studio di Stefano Boeri


TECNICA

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 63


TECNICA

sità delle piante e le loro caratteristiche producono umidità, assorbono anidride carbonica e polveri, producono ossigeno, proteggono dall’irraggiamento e dall’inquinamento acustico, migliorando il comfort dell’abitare risparmiando energia. Il Bosco Verticale sarà quindi

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in grado di costituire un vero e proprio microclima che produce umidità e ossigeno; inoltre, assorbendo gli inquinanti, costituirà un polmone verde all’interno della città. L’irrigazione delle piante avverrà per larga parte attraverso un impianto centralizzato di filtrazione delle acque grigie di scarico. Inoltre una superficie di 500 mq di panelli solari e sistemi che usufruiscono dell’energia geotermica sono solo alcune delle innovazione ecocompatibili che presenta il progetto. La gestione del verde nel Bosco Verticale sarà centralizzata e affidata a una agenzia che avrà uno sportello aperto al pubblico. Ogni “cellula” di manutenzione del verde verticale potrà infatti essere utilizzata per la raccolta di dati e divulgazioni utili a valutare nel tempo la funzionalità ecologica del sistema. L’arretramento degli edifici rispetto alla strada consentirà la creazione di un

grande marciapiede arredato. Inoltre le torri saranno alleggerite alla base dove si aprirà una piazza coperta pedonale che servirà come luogo di incontro e di ritrovo. Il progetto prevede anche la realizzazione di spazi collettivi con piscina e palestra. Boeri Studio ricorda che l’ispirazione per edifici così “verdi” non viene da molto lontano, ma affonda le sue radici in quei palazzi tipicamente milanesi risalenti al tardo Ottocento le cui facciate sono ricoperte di edera o i cui piani alti sono ornati da terrazze fiorite. Nel caso del Bosco Verticale, però, le soluzioni costruttive hanno richiesto numerose e approfondite ricerche – nonché test sui materiali – che permettessero la realizzazione di un progetto tanto sviluppato in altezza e che si scontra quindi con le problematiche legate al peso della terra necessaria per impiantare gli alberi e ai venti che possono spirare anche piuttosto forti. Alcuni dei test sono svolti presso il Politecnico di Milano. La presenza della copertura “boschiva” permetterà anche un mutamento continuo della “pelle” esterna dell’edificio a seconda della sta-

gionalità e della conseguente modificazione del colore delle foglie. Il Bosco Verticale si pone quindi come un esempio interessante di green building che cerca nuovi modi per conciliare l’esistenza umana con quella del mondo naturale. Le strategie messe a punto in questi ultimi anni per un’architettura sostenibile sono diverse e vanno dai nuovi sistemi per le facciate, all’isolamento e coibentazione, fino ad arrivare alla riduzione del consumo di acqua e all’uso di energie alternative. ❑ BOSCO VERTICALE luogo: Milano, Italy incarico: masterplan e progettazione edifici residenziali anno: 2007 – in corso committente: Hines Italia superficie intervento: 40.000 mq importo: 65.000.000,00 € web: www.porta-nuova.com Progetto architettonico Boeristudio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra) PII e Progetto preliminare Frederic de Smet (coordinatore), Daniele Barillari, Marco Brega, Julien Boitard, Matilde Cassani, Andrea Casetto, Francesca Cesa Bianchi, Inge Lengwenus, Corrado Longa, Eleanna Kotsikou, Matteo Marzi, Emanuela Messina, Andrea Sellanes Progetto definitivo esecutivo Gianni Bertoldi (coordinatore), Davor Popovic (direzione artistica), Alessandro Agosti, Andrea Casetto, Matteo Colognese, Angela Parrozzani, Stefano Onnis Consulenti per il progetto del verde Emanuela Borio e Laura Gatti Crediti fotografici Boeri Studio: pagg. 40, 41, 42 Salottobuono: pag. 42 in basso



TECNICA Alessandra Pelizzari

I

l mercato immobiliare,come si sa,ha vissuto una fiorente stagione in occasione dello sviluppo economico verificatosi nei decenni successivi al secondo conflitto, ricordato col termine di boom economico. Tali anni, segnati dalla ricostruzione postbellica e dallo sviluppo delle città quali rinnovati poli attrattivi,si sono tradotti anche a Brescia nella realizzazione di nuovi quartieri che ancor oggi punteggiano in modo significativo il tessuto edilizio esistente. Gli interventi realizzati rap-

66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Manutenzione e salvaguardia dell’architettura anni ’50-’60 del secolo scorso a Brescia presentano infatti una testimonianza dell’arte del costruire propria di quel periodo e, seppur nella loro eterogeneità, presentano richiami e riferimenti anche al “dibattito architettonico” sviluppatosi nella prima parte del secolo scorso. A tale proposito sono note le posizioni del movimento moderno rappresentato dall’esperienza dei CIAM e dai contributi di personalità molto significative come W. Gropius, e Le Corbusier. Si ricorda in modo particolare da un lato l’attenzione posta sugli aspetti funzionali

e dall’altro sui rinnovati caratteri compositivi dello stesso edificio. Caratteri che si riassumono nei cinque punti della “nuova architettura” dettati da Le Corbusier e così precisati. 1 - l’uso di pilotis 2 - il tetto giardino 3 - la pianta libera 4 - le finestre a nastro 5 - la facciata libera Tali proposte portarono ad una riflessione sempre più approfondita a cui partecipò anche la cultura italiana, che darà un contributo originale che si colloca tra istanze ra-

zionaliste e neoliberty appena precedenti. L’interpretazione, la citazione, il riferimento episodico o strutturato a questo dibattito si può vedere anche in una veste più circoscritta o di dettaglio in molti edifici della nostra città, pertanto sarà opportuno saperli riconoscere per poterli conservare e salvaguardare attraverso i necessari interventi manutentivi e di consolidamento che cominciano a interessare anche questo tipo di architettura. È una risposta alla crisi del Movimento Moderno inca-


TECNICA

pace, nella sua componente più importante, quella del razionalismo, di affrontare i profondi e contraddittori mutamenti avviati dopo il periodo della ricostruzione degli anni Cinquanta, dove per altro cominciano sperimentazioni in molte direzioni.

L

e avanguardie riemergono negli anni '60 come storica componente propulsiva del Movimento Moderno propria dei primi decenni del Novecento. Le avanguardie si confrontano con le innovazioni nel

campo della tecnologia, sollecitano sperimentazioni, affrontano i temi dello sviluppo urbano e metropolitano, rappresentano uno stimolo per poetiche e ambiti architettonici anche lontani, offrono materiali e procedimenti compositivi per percorsi anche contrapposti. Ricorderei inoltre la teoria di Cesare Brandi nei confronti delle scelte da attuarsi per le colorazioni /manutenzioni di edifici storici (si possono considerare tali gli edifici che in Italia arrivano fino al 1950/60) soggetti a rinfreschi, manutenzioni o re-

stauri: «Ogni città è uno spazio in divenire che non si può cristallizzare, pertanto, avendo come unico riferimento un preciso periodo storico dove ogni atto tende a unificare gli elementi che compongono l'immagine, non si può prescindere dai criteri di rendere leggibile la vicenda storica...». Infatti se la fattura originaria appartiene ad un ambito temporale specifico, scelto in virtù della maggiore documentazione disponibile o per qualsiasi altra ragione, può essere un metodo di ricerca riduttivo anche se diffuso e

spesso istituzionalizzato. Sarebbe quindi opportuno saper vedere per poter conservare alla storia della nostra città le testimonianze dell’esuberanza edilizia degli anni del boom. La necessità di intervenire in molti casi è conseguenza diretta dell’età dell’immobile, e la si può affrontare scegliendo nell’ampia gamma di soluzioni e procedure tecniche che il settore dei produttori di materiali per l’edilizia offre in modo mirato ed efficace. L'individuazione della corretta soluzione da adottare

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 67


TECNICA

non può prescindere da giusta diagnosi delle patologie con cui confrontarsi in modo approfondito.

I

l contesto urbanistico territoriale spesso si avvale di una divisione in tipologie edili che possono influenzare le scelte sia dei materiali strutturali, coloristici e cromie di tinteggiatura, così la redazione di un piano colore potrebbe avvalersi di alcune regole base che ne facilitano l’attenzione per vari aspetti concorrenti : – osservazione delle caratteristiche della strada; – riproposizione ritmica di tecniche e definizioni cromatiche; – selezione delle tipologie 68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

degli intonaci e dei materiali; – equilibri dei rapporti spaziali delle superfici; – ambiti di pertinenza delle tonalità calde o fredde delle coloriture da adottare; – cernita delle qualità degli intonaci che possono supportare differenti generi di qualità pittoriche. I livelli d’azione dell’osservazione e pianificazione della manuntenzione delle facciate nel rispetto delle caratteristiche dei materiali e delle finiture pertanto saranno i seguenti: 1 – analisi e valorizzazione del colore naturale dei materiali, approccio alla composizione cromatica delle variazioni di densità e aspetto superficiale, che agisce sulla percezione a distanza; 2 – analisi delle tinte-colore applicate sul supporto sia continuo che discontinuo con gamma di variazione ampia e recupero referti storici in sede di rilievo (individuazione delle terre, dei materiali lapidei e degli ossidi, delle tecnologie e delle lavorazioni tradizionali in funzione di una ricostruzione delle tinte preesistenti tipiche; 3 – influenza degli accostamenti e delle caratteristiche degli elementi decorativi nel contesto d’insieme, infatti la tinta di fondo agirà, anche se non connessa direttamente, sulle sottolineature che regolano l’apparato decorativo: cornicioni, marcapiani, etc. Saranno da effettuarsi interventi di manuntenzione dei tetti e delle facciate che sol-




TECNICA

decorativi che caratterizzano le facciate e, in particolar modo, architettonicamente le superfici che presentano variazioni modulari in cemento decorativo dell’epoca nella forma di finti bugnati, cornici, contorni delle finestre, marcapiani,

nuto presente il giusto aggrappo del film cromatico o di nuovi elementi a completamento delle zone lacunose. Pochi e indispensabili sono oggi gli artigiani abili e attrezzati in grado di utilizzare e utilizzare sapientemente

strollati, piastrelle, inserti in pietra tagliata a mano, basamenti in marmo e altro. I problemi che spesso sorgono in questi casi sono che alcuni elementi delle facciate si rovinano perché soggetti a degrado traumatico dovuto a sovraesposizione termica, ma anche a sovraccarico di patine e croste calcaree, dovute a passate ridipinture o a interventi aprossimativi che non hanno te-

l’arte del calcestruzzo a fini decorativi, il riposizionamento di partiture ceramiche e la lavorazione della pietra a costituire pannellature decorativo/razionaliste sull’intera superficie delle facciate per integrare correttamente gli ammanchi delle architetture di questo periodo. ❑

leveranno la necessità di approfondire corrette metodologie esecutive in forza di cambiamenti sia da un punto di vista urbanistico sia sociale nel corso del tempo per quanto riguarda una tipologia edilizia residenziale. Opereranno diversi tecnici e imprese costituendo un ampio panorama di applicazione di metodi, mezzi e sistemi di ripristino nei confronti della salvaguardia del bene storico condiviso dalla cittadinanza almeno da un punto di vista estetico.

S

i dovrà lavorare, pertanto, nel rispetto delle caratteristiche estetiche e storiche dovute ai parametri

Si ringrazia per il contributo informativo l'arch. Silvano Saleri. IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 71


TECNICA Andrea Botti

F

ra le novità introdotte quest’anno negli Istituti Tecnici per Geometri quella relativa alla nascita di un indirizzo geotecnico, destinato a formare diplomati con competenza anche in ambito geologico, acquista in area bresciana un’ulteriore valenza, giustificata dalla presenza nella nostra provincia del secondo sito estrattivo d’Italia con una concentrazione di cave, da Botticino a Sabbio, che ogni giorno forniscono varietà destinate ai mercati mondiali, spesso previa trasformazione nelle circa 300 aziende dislocate sul nostro territorio. Nel bacino della pietra bresciana la figura del geometra non è una novità. Già in passato, del resto, la rivista se ne era occupata approfondendo l’argomento attraverso interventi diretti da parte di professionisti specializzati. Si era ampiamente dimostrato, in quelle occasioni, quale fosse il suo ruolo nella redazione del progetto di un Ambito Territoriale Estrattivo in aggiunta alle tradizionali competenze quali: il rilievo planoaltimetrico, la produzione cartografica, la sicurezza (tanto per citare le più note). È ragionevole pensare, tuttavia, che i futuri tecnici dovranno sviluppare competenze e sensibilità anche verso temi oggi in fieri, ma destinati a trasformarsi in autentiche opportunità, primo fra tutti il recupero e la rifunzionalizzazione dei siti estrattivi non più in funzione. Nel bacino bresciano si è recentemente completato il 72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

La cava dismessa luogo di spettacolo e cultura

recupero della cava Corna Rossa, ma il confronto con altre esperienze condotte in Europa indica che a questo passo importante ne dovranno seguire altri, poiché il tema è complesso e di rilievo sempre crescente. Nell’immaginario collettivo la definizione di cava dismessa ha spesso indicato un territorio definitivamente compromesso, “finito”. Un luogo “non-luogo”, capace di comunicare quell’irrequietezza che solo una rovina può trasmettere. Negli anni

dell’area delle Cave di Cusa, per la sensibilità dimostrata nel tutelare «…il luogo che da oltre ventiquattro secoli custodisce le materie e gli artifici dai quali traeva origine la costruzione dei Templi di Selinunte…». Non più di venti anni fa si è aperta una nuova fase sul tema del recupero ambientale, basata sull’interpretazione del sito estrattivo dismesso in maniera propositiva: non più “ferita ormai esangue” ma scenario ideale per nuovi obiettivi culturali.

primo ha carattere basilare (…) perché la presenza di cave in un determinato territorio crea un forte impatto ambientale dovuto alla sottrazione di terreno vegetale e di materiali minerali, e quindi di impoverimento di tutto il sistema idrogeologico (…) l’altro tocca uno degli aspetti più sensibili, quello percettivo, perché l’opera di escavazione ed asportazione dei materiali litici della superficie terrestre altera in modo radicale la morfologia del terreno e la sostanza materiale che lo riveste, portando alla cancellazione sia degli aspetti naturali visibili sia di quelli antropici rintracciabili nei segni lasciati dall’uomo, ossia allo stravolgimento dell’insieme di forme che chiamiamo paesaggio».

A

’90, la nascita di un dibattito a livello europeo sul tema, ha prodotto, anche nel nostro paese, un nuovo atteggiamento nei confronti di emergenze che da luoghi dello sfruttamento e dell’abbandono sono divenuti nuove, stimolanti occasioni di rivitalizzazione territoriale. Nel 1999 la Fondazione Benetton Studi Ricerche aveva posto l’accento sulla questione attribuendo il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino al sovrintendente responsabile

Oggi questo argomento impegna le istituzioni mediante processi di pianificazione che coinvolgono necessariamente saperi di carattere tecnico- scientifico e paesaggistico-ambientale: architetti, ingegneri, tecnici del territorio, geologi, botanici, paesaggisti ed artisti. Ciò perché «la diffusa presenza di impianti estrattivi dismessi, si impone spesso su altre problematiche territoriali principalmente per due ordini di problemi: l’ecologia ed il paesaggio. Il

ttualmente, per tutte quelle realtà che non dimostrano particolare pregio dal punto di vista paesaggistico–ambientale, la normativa prevede un’operazione di ricomposizione ambientale mediante “rivestimento” con manto vegetale, ossia il ripristino di una situazione antecedente al periodo di sfruttamento, equiparabile ad un intervento di restauro per anastilosi su un edificio storico, in altre parole una rimozione delle tracce del tempo e del lavoro dell’uomo. Secondo una recente ricerca, nata con l’obiettivo di selezionare gli interventi ritenuti esemplari per qualità del progetto e risultati otte-


TECNICA A sinistra: Cathèdrale d’Images, vista del territorio circostante

In questa pagina: Cathèdrale d’Images, l’ingresso e proiezioni sulle pareti interne

nuti, oggi è possibile tentare una classificazione dei recuperi effettuati distinguendo fra tre realtà: – interventi di recupero mediante lo sfruttamento di particolarità del sito; – interventi di recupero in zone caratterizzate da fenomeni di degrado; – interventi di archeologia industriale. In questa sede saranno presi in esame esempi relativi alla prima categoria: cave a cielo aperto ed ipogee nelle quali i metodi di escavazione hanno prodotto una morfologia originale e unica che ne ha favorito la notorietà. Gli interventi di recupero eseguiti hanno saputo trasformare tali particolarità in valore aggiunto. In età romana la costruzione delle città francesi di Arles e Lione fu possibile grazie alla Si tratta di siti ipogei, dotati di grandi spazi vuoti, organizzati nel ventre della montagna, separati da pareti e pilastri di risulta di notevole dimensione. Il piano di recu-

presenza di cave poste nelle vicinanze dell’attuale Le Baux de Provence, dalle quali si estraevano un calcaree bianco ed un materiale rosso scuro (per l’alto contenuto di bauxite). Il recupero di questi siti, vicini al

pero fu studiato in base ai caratteri spaziali e morfologici esistenti, supporto di un progetto d’allestimento interattivo che trasformò la cava in quella che oggi è co-

centro abitato ed in funzione fino ai primi decenni del secolo scorso, è datato 1975, il merito è di Albert Plècy, un fotografo che con le sue idee, influenzerà non poco le scelte del progetto di rifunzionalizzazione. IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 73


TECNICA Nelle due fotografie in alto: Cava Arcari, l’interno e una scena dello spettacolo di Marco Paolini

In basso: Dalhalla vista dall’alto

Immagini tratte da V. Pavan, Architetture di Cava, ed. Motta, Faenza, 2010

luogo simbolo di interrelazione tra natura e tecnologia.

A

distanza di dieci anni dalla ri-funzionalizzazione della cava di Le Baux de Provence, sui colli Berici nella provincia di Vicenza, si concludeva con successo un intervento analogo: anche in questo caso uno spazio ipogeo, segnato da giganteschi pilastri che sembrano munemente conosciuta come Cathèdrale d’Images: un sistema di “luoghi” sotterranei, adeguati alle necessità dei visitatori mediante la predisposizione di percorsi e luoghi di sosta, animati da combinazioni di immagini proiettate sulle superfici in pietra e di suoni, secondo un itinerario che si snoda fra atmosfere sempre diverse. Lo spazio è interrotto solo dai giganteschi pilastri, con spessori di 5-10 m e un’altezza che sfiora quasi i 10 m, 74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

lasciati dai cavatori per sostenere il “tetto dello scavo”. La superficie muraria destinata alle proiezioni è di circa 4000 mq, su di essa 3000 immagini provenienti da 48 fonti di proiezione vengono tagliate, ripetute, ricomposte, creando una rappresentazione sempre in equilibrio tra fantastico e reale, sacro e profano. L’intervento è stato completato con un imponente ingresso utilizzato anche per proiezioni e una zona destinata alla gestione amministrativa di un

nascere dall’acqua. In questa zona si estraeva la Pietra di Vicenza, un calcare bianco, giallo e grigio, molto diffuso sia nell’architettura del passato sia in quella contemporanea (Frank Ghery, Mario Botta, Tobia Scarpa, Vittorio Gregotti). Il procedimento di escavazione (che prevedeva una partenza dall’alto con l’ausilio di martelli e cunei) ha prodotto segni indelebili sulle super-


TECNICA Dalhalla, vista del palcoscenico e di uno spettacolo notturno

vere di calce. L’attività proseguì fino al 1991, quando erano ormai stati estratti i due terzi del materiale disponibile. Vent’anni fa la cava si presentava come un gigantesco anfiteatro dalla forma vagamente elissoidica (con due assi di 400 e 175 m) profondo circa 60 m, collocato al centro di un territorio integralmente coperto da foreste. La proposta di recupero si basava un intervento mimetico: l’allagamento del sito e la formazione di un piccolo lago con una profondità massima di 10 m: l’antica cava veniva trasformata in uno dei tanti laghi svedesi.

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fici del soffitti, delle pareti e dei pilastri ricavati “in negativo” ed immersi in uno specchio d’acqua generato dalla presenza di falde acquifere sotterranee. Da quando, alla fine degli anni ’90, si è interrotto il regime di sfruttamento, Cava Arcari (questo è il nome) è divenuta metà di visite turistiche e spazio per iniziative di carattere culturale. L’azienda, che dal 1985 gestiva il sito, intuendone il potenziale si è trasformata, con abile mossa imprenditoriale, in organizzazione di eventi, fra cui quello che nel 2008 ha portato la cava sui teleschermi degli italiani, come location dello spettacolo teatrale di Marco Paolini “Il ser-

gente della neve“. In quel caso l’allestimento prevedeva la messa in opera di una scena al centro dello specchio d’acqua sotterraneo, originale elemento di separazione dalla platea. Ora la tappa successiva sarà la realizzazione di una struttura stabile, destinata ad accogliere le prossime iniziative: lo studio inglese David Chipperfield Architects ne sta predisponendo il progetto. L’allestimento con l’acqua realizzato presso la cava Arcari ha, in

Europa, un precedente ormai famoso: la Cava di Dalhalla in Svezia. Più di trecento milioni di anni fa un meteorite di notevoli dimensioni ha prodotto quello che oggi si chiama lago di Siljan vicino al quale dal 1898 una società di Rättvik iniziò a estrarre e cuocere un calcaree per ottenere pol-

ncora una volta, come nel caso di Le Baux de Provence, la visione lungimirante di un artista ha risolto il problema: la cantante lirica svedese Margareta Dellefors, intuita la naturale predisposizione del luogo ad ospitare eventi musicali si è fatta portavoce dell’iniziativa presso le istituzioni. Il progetto che ne è scaturito, affidato all’architetto Erik Ahnborg specializzato nella realizzazione di spazi musicali all’aperto, prevedeva: un ristorante, servizi per gli spettatori, un auditorium, una platea da 4000 posti a sedere ed un palcoscenico galleggiante sull’acqua coperto da una tenso-struttura. Dal 1993 Dalhalla non indica più una cava dismessa, ma un teatro nel quale si svolgono alcuni dei più importanti festival musicali europei. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 75


GEOLOGIA Giovanni Fasser

Relazione geologica nelle “Norme tecniche per le costruzioni”

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ell’articolo precedente sulle Norme Tecniche per le Costruzioni (Il geometra bresciano n. 5/2010) si fa riferimento, nel Capitolo 6 delle stesse norme, a due documenti che competono alla specifica professionalità del geologo: la relazione geologica e la relazione geotecnica, la prima in forma esclusiva e la seconda in maniera concorrente con altre professionalità. La relazione geologica ha per oggetto la fattibilità degli interventi e deve fornire elementi indispensabili per la loro progettazione, pertanto essa deve sempre far parte degli elaborati prodotti fin dalle prime fasi dell’iter autorizzativo e della progettazione (ad es. parere preventivo, studio di fattibilità, progetto preliminare, progetto architettonico, strumenti urbanistici esecutivi, ecc.). Per la relazione geotecnica si auspica una collaborazione dei geoloogi e ingegneri con gli altri professionisti coinvolti nella progettazione, come avviene in genere per le grandi opere. In ogni caso le NTC/08 operano una netta distinzione tra la relazione geologica in senso stretto e quella geotecnica. Si tratta infatti di due documenti distinti, anche se molti tecnici, sia tra i professionisti, sia tra i dipendenti pubblici, ancor oggi confondono la relazione geologica con quella geotecnica, oppure le accorpano entrambe nella “relazione geologica l.s.”. Di seguito si intende specifi76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

care i contenuti essenziali della relazione geologica, che secondo noi deve comprendere anche il modello geofisico e la programmazione delle indagini geologiche e geotecniche. Lo scopo principale della relazione geologica è di elaborare, sulla base degli elementi acquisiti da lavori e studi precedenti e dalle indagini si campagna, il cosidetto “modello geologico di riferimento”, che permetterà di progammare le successive indagini geognostiche (con prove geotecniche in sito e/o in laboratorio) ed elaborare il modello geotecnico. Il passo successivo consiste nelle verifiche geotecniche agli stati limite, in condizioni statiche e/o dinamiche, come secondo le NTC/08. Come previsto dalle stesse norme, nei casi in cui determinate tematiche richiedano uno specifico approfondimento, potranno essere prodotte delle relazioni specialistiche (ad es. relazione idraulica, relazione idrogeologica, rela-

zione di verifica di stabilità dei versanti naturali e/o artificiali, ecc.). Tali relazioni dovranno essere allegate alla relazione geologica, nella quale si farà specifico riferimento ai risultati cui le stesse sono pervenute Si riporta di seguito il diagramma di flusso relativo a quanto detto sopra. Relazione geologica La relazione geologica deve comprendere innanzitutto un inquadramento geografico del sito, la descrizione del ripo di intervento in funzione del lievllo di progettazione (preliminare, definitivo od esecutivo), i riferi-

menti normativi nazionali e locali. Si dovrà fare una rassegna degli strumenti sovraordinati, quali classe di fattibilità PGT/PRG, PAI (L. 183/89), aree ad elevato rischio idrogeologico (DLgs. 267), PTCP, PTR, ecc.. Quindi si entra nel merito con un inquadramento geologico, partendo da una scala regionale (tettonica, stratigrafia, ecc.), che descriva i tipi di rocce e depositi superficiali presenti nella zona. Si passa quindi alla geomorfologia, che tratta dei processi che sono responsabili della morfologia del territorio, compreso il fattore antropico, e che permette di dare un giudizio generale sulla stabilità dell’area in cui è previsto l’intervento. Una particolare attenzione sarà dedicata alle forme e depositi legati all’azione della gravità (ad es. vari tipi di frane e dissesti) e le forme e depositi connessi all’idrografia superficiale. Dovrà essere presa in considerazione anche l’idrografia, che tratta delle acque superficiali naturali e incanalate, e delle possibili criticità da un


GEOLOGIA

punto di vista idaulico. Si passa quindi all’idrogeologia, che tratta delle acque sotterranee e della loro salvaguardia. Dovranno essere individuate eventuali falde acquifere (sia in mezzi porosi, che fessurati), i livelli piezometrici, la produttività delle stesse, eventuale carsismo, presenza di sorgenti, pozzi, prese, la vulnerabilità intrinseca della falda acquifera. Si dovranno prendere in considerazione le escursioni del livello piezometrico e le possibili interferenze della falda acquifera con le fondazioni e le strutture in progetto.

oggetto di intervento, prima e a seguito dell’intervento stesso, in modo da mettere in evidenza le problematiche esistenti o quelle conseguenti all’intervento, sia in fase esecutiva (problemi di cantiere e di interferenza con terreni o fabbricati adiacenti, ecc), sia dopo la realizzazione dell’opera, prevedendo eventualmente un monitoraggio.

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ulla base degli elementi acquisiti si può fare una sintesi delle possibili pericolosità e criticità geologiche in un modello geologico preliminare per poter programmare gli approfondimenti necessari. Si dovrà valutare quale tipo di indagini geognostiche in sito e in laboratorio sono necessarie per elaborare il modello geologico di riferimento. Il programma delle indagini si basa sul modello geologico preliminare, sui dati da letteratura e dati da indagini precedenti, sul tipo e importanza dell’opera, sul fattore logistico e sul bilancio costi/benefici. Dopo aver effettuato le indagini in campagna e/o in laboratorio si potrà elaborare il Modello Geologico di Riferimento (MGR) relativo all’area ed al progetto in esame: in sostanza si dovrà produrre un modello concettuale del suolo e sottosuolo per l’area

Pertanto una esaustiva definizione del modello geologico, tende ad analizzare tutti gli aspetti utili alla caratterizzazione del sito (partendo da un ambito geologico e morfologico più esteso, secondo la valutazione del professionista) ai fini della definizione degli scenari di pericolosità geologica in senso lato (Circolare n. 617/09, § 6.2.1.). Di-

venta quindi indispensabile un’analisi del contesto geologico a scala più ampia di quella d’intervento, per la definizione di ambito geomorfologico significativo, ed il legame che questo ha con la tipologia e le dimensioni dell’opera (fase progettuale). Tale approccio si può definire meglio in ambiti montani o pedemontani, mentre nelle aree di pianura, laddove non si hanno zone soggette a problemi di tipo idraulico, l’individuazione della “zona significativamente ampia d’influenza” appare più complessa e può non avere riscontri geomorfologici significativi, per cui tale individuazione deve essere ascritta ad aspetti diversi, quali, ad esempio, elementi litologici e stratigrafico-strutturali e/o a valutazioni idrauliche ed idrogeologiche e anche geotecniche (argille sensitive, sabbie sciolte in presenza d’acqua, quindi potenzialmente li-

Il modello geologico è una ricostruzione concettuale esaustiva e rigorosa di un insieme geologico, considerato nelle tre dimensioni spaziali e nella dimensione tempo, capace di descrivere compiutamente le caratteristiche geologiche (l.s.) del sottosuolo, le correlazioni tra i diversi elementi ed i loro processi evolutivi e di descrivere le interrelazioni tra l’insieme geologico e le opere in progetto. La modellazione geologica del sito consiste nella ricostruzione dei caratteri litologici, stratigrafici, strutturali, geomorfologici, idrogeologici, e, più in generale, di pericolosità geologica del territorio (§ 6.2.1 delle NTC/08). IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 77


GEOLOGIA

quefacibili, ecc.). Un aspetto importante, che potrà implicare approfondimenti da parte di specilisti, è quello idrologico e idraulico, sia per problemi di mitigazione del rischio idraulico, sia per problematiche riguardanti lo smaltimento delle acque meteoriche nel

reticolo idrico e/o nel sottosuolo. Una particolare attenzione dovrà essere riservata ai “fattori antropici”, soprattutte nelle aree urbane o urbanizzate, per la possibile presenza di rimaneggiamento più o meno profondo del suolo (discariche abusive o no, aree degradate) contaminazione del suolo e delle acque, scavi e movimenti terre in aree adiacenti, aree di cava attiva o no, attività produttive di vario tipo, aree protette, ecc. Un capitolo a parte della relazione geologica può essere dedicato all’argomento 78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

delle “terre e rocce da scavo”, anche se spesso tali problematiche sono affrontate in relazioni a parte, spesso in modo molto approssimativo, banalizzando problematiche non sempre di facile soluzione. In ogni caso in tale capitolo/relazione si dovreb-

bero affrontare in modo esauriente i seguenti argomenti : – storie ed utilizzazione passata dell’area; – nuova destinazione, tipo di intervento in progetto (se non già indicato sopra); – campionamento, metodi di campionamento, n. campioni, n. e tipo di analisi; – cubatura dei materiali da scavo riutilizzati in loco; – cubatura e destinazione dei materiali da scavo da portare via; L’argomento è stato trattato dallo scrivente nel n.3/2009 della rivista “Il geometra bresciano”.

Le conclusioni della relazione geologica riassumono gli aspetti salienti del modello geologico di riferimento ed eventuali considerazioni geotecniche di carattere preliminare. In sostanza si darà un giudizio di fattibilità o compatibilità delle opere in progetto in relazioni ai vincoli esistenti, alla normativa di riferimento, la definizione degli aspetti prescrittivi (ad es. accorgimenti tecnici e modifiche progettuali), le verifiche ed indagini da effettuarsi in sede esecutiva, e gli aspetti particolari di cui si dovrà tenere conto nell’ambito della relazione geotecnica. Fra i requisiti fondamentali della relazione geologica rivestono particolare importanza gli elaborati grafici, di cui deve essere ampiamente corredata, allo scopo di rappresentare con chiarezza ed efficacia il modello geologico di riferimento (MGR), analogamente a quanto accade per altri elaborati progettuali. Gli elaborati grafici (cartografia, se-

zioni e schemi vari) saranno relativi alla rappresentazione di dati generali (es. corografia, stralci di piani o carte esistenti, etc.) e a quella dei dati raccolti ed elaborati nell’ambito dell’indagine (es. carte tematiche, ubicazione indagini, sezioni o schemi del modello geologico, etc). Relazione sulla sismicità Modello geofisico La pericolosità sismica in un generico sito deve essere descritta in modo tale da renderla compatibile con le NTC/08, dotandola di un sufficiente livello di dettaglio, sia in termini geografici che in termini temporali. Tali condizioni possono ritenersi soddisfatte in quanto i risultati dello studio di pericolosità sono forniti in termini di valori di accelerazione orizzontale massima ag e dei parametri (Fo, Tc*, etc.), che permettono di definire gli spettri di risposta, ai sensi delle NTC/08, nelle condizioni di sito di riferimento rigido (categ. A = be-


GEOLOGIA

drock o substrato sismico), orizzontale (condizioni freefield), in corrispondenza dei punti di un reticolo di riferimento i cui nodi sono sufficientemente vicini fra loro. La rete nazionale è definita da nodi che non distano più di 10 km tra loro, sulla base degli studi sulla pericolosità sismica elaborati dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). L’azione sismica così individuata, viene successivamente variata, con le modalità precisate dalle norme, per tener conto delle modifiche prodotte dalle condizioni stratigrafiche locali del sottosuolo presenti nel sito di costruzione e dalla morfologia della superficie. Tali modifiche rappresentano la risposta sismica locale (RSL) dovuta ai cosiddetti “effetti si sito”, che spesso sono i responsabili dei danni maggiori in occasione di un sisma. Quindi, ai fini della definizione dell’azione sismica di progetto, si rende necessario valutare l’effetto della risposta sismica locale mediante specifiche analisi (vedi cap. 3.2.2 NTC/08). In assenza di tali analisi, si può fare riferimento ad un approccio semplificato, che si basa sull’individuazione di categorie di sottosuolo di riferimento (Tab. 3.2.II e 3.2.III), attraverso la misura delle Vs30 (velocità di propagazione delle onde sismiche S, di taglio) o di alcuni parametri goetecnici (cu, Nspt, Qc, ecc.) questo approccio, introdotto dall’OPCM n. 3274/03, allo stato, appare frequentemente uti-

Tabella 3.2.II - Categorie del sottosuolo Categoria

Descrizione

A

Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs,30 superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m.

B

Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero NSPT,30 > 50 nei terreni a grana grossa e cu,30 > 250 kPa nei terreni a grana fina).

C

Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 < 250 kPa nei terreni a grana fina).

D

Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina scarsamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 inferiori a 180 m/s (ovvero NSPT,30 < 15 nei terreni a grana grossa e cu,30 < 70 kPa nei terreni a grana fina).

E

Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, posti sul substrato di riferimento (con Vs > 800 m/s).

Tabella 3.2.III - Categorie aggiuntive di sottosuolo Categoria

Descrizione

S1 Depositi di terreni caratterizzati da valori di Vs,30 inferiori a 100 m/s (ovvero 10 < cu,30 < 20 kPa) , che includono uno strato di almeno 8 m di terreni a grana fina di bassa consistenza, oppure che includono almeno 3 m di torba o di argille altamente organiche. S2 Depositi di terreni suscettibili di liquefazione, di argille sensitive o qualsiasi altra categoria di sottosuolo non classificabile nei tipi precedenti.

lizzato nella comune pratica professionale. Si ritiene che, anche se la valutazione dell’azione sismica è stata posta nel § 3 delle NTC/08, molto prima quindi della definizione del “modello geologico” (§ 6), la buona pratica professionale, solo dopo aver definito il “modello geologico di riferimento _ M.G.R.” richiede che il geologo (e solo lui), potrà decidere, in rela-

zione sia alle condizioni geologico-stratigrafiche e strutturali sia in funzione dell’importanza del progetto (ad es. edifici strategici), se è correttamente percorribile ed utilizzabile l’approccio semplificato (basato sull’individuazione della categorie di sottosuolo) o, viceversa, se è più opportuna o, addirittura, necessaria l’analisi di risposta sismica locale (definizione

degli specifici spettri di risposta di sito e di progetto secondo le metodiche note in letteratura). Ci sembra utile a questo punto ricordare che la semplificazione riportata nelle norme, non esime comunque il geologo da valutazioni connesse alla pericolosità sismica del sito, in termini di stabilità dei suoli e di effetti di sito, i quali esulano dalla semplice amplificaIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 79


GEOLOGIA

zione stratigrafica monodimensionale, ma che investono altre problematiche come, ad esempio, effetti di bordo, fagliazioni, subsidenza, liquefazione etc., affrontati e valutati con le normali tecniche di indagine geologica e geotecnica. Una valutazione del periodo proprio del terreno, ad esempio mediante misure del “rumore sismico”, permette di confrontarlo con il periodo proprio del fabbricato, allo scopo di minimizzare la possibilità di efftti di risonanza, devastanti in presenza del sisma. Anche per i motivi sopra esposti si ricordare che la relazione geologica è sempre obbligatoria anche per gli interventi sui fabbricati esistenti, soprattutto in fase di adeguamento antisismico, qualunque sia la tipologia di intervento proposto (ad eccezione degli interventi di manutenzione ordinaria, come da Dpr n. 380/01). La relazione sulla sismicità deve comprendere innanzi tutto una introduzione sulla sismicità dell’area, in relazione alle zone sismogenetiche di riferimento (INGVDPC/SSN) e al contesto geodinamico in cui è inserita. Si passa quindi ad analizzare le condizioni geologiche al contorno (elementi stratigrafici, idrogeologici, morfologici, cavità, stabilità dei versanti, ecc.), che possono essere riferiti a scenari di pericolosità sismica (PSL), confrontandoli anche con gli strumenti sovraordinati (PGT/PRG, ecc). In Lombardia la L.r. 12/05 sui PGT 80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

fornisce delle direttive ben precise sulla microzonazione sismica di 1° e 2° livello, per la definizione e giustificazione di eventuali coefficienti correttivi diversi da quelli previsti dalla norma nazionale, in relazione agli effetti di sito. La stima della Risposta sismica locale, con individuazione e caratterizzazione degli elementi di ulteriore penalizzazione ai fini del calcolo della forza sismica orizzontale, permetterà di

calcolare gli spettri di risposta secondo le NTC/08. Se si opta per il metodo di calcolo semplificato delle NTC/08 si dovrà definire la categoria del suolo di fondazione, mediante il calcolo della velocità di propagazione delle onde S per una profondità di 30 m (Vs30), sulla base di indagini geofisiche ad hoc o sulla base di indagini geotecniche (vedi cap.6 delle NTC/08). Il volume significativo nel quale vanno effettuate le indagini,

da un punto di vista sismico, è definito dalle normative vigenti nella misura di 30 m sotto il piano di imposta delle fondazioni, la normativa infatti prevede di caratterizzare il terreno in una delle 5 + 2 “categorie di suolo di fondazione” sulla base della velocità media di propagazione delle onde di taglio nei primi trenta metri sotto la superficie del terreno di fondazione (VS30). Se il bedrock sismico (ovvero il substrato con velocità delle Vs > 800 m/sec) risulta a profondità < 30 metri, il volume sismico significativo può limitarsi al raggiungimento del contatto copertura/substrato (approfondendo comunque il volume per alcuni metri al di sotto del contatto). Sulla base di tali elementi si possono calcolare gli Spettri di Risposta Elastici utlizzando il software messo a disposizione dal Considlio Superiore dei LLPP, oppure mediante prodotti commerciali. Infine si dovrà effettuare una valutazione, in via preliminare, sul potenziale di liquefazione dei terreni di fondazione in condizioni sismiche, sempre sulla base delle indagini fin qui eseguite, oltre che su dati di letteratura. Nel caso in cui si abbiano le condizioni per il verificarsi di tale fenomeno (presanza di terreni sabbiosi, falda acquifera) entro 15 m di profondità, si potranno eseguire verifiche e calcoli del potenziale di liquefazione, oppure, in assenza di dati sufficienti, rimandare le verifiche alla re-


GEOLOGIA

lazione geotecnica, proponendo indagini specifiche. Indagini geologiche e geotecniche La norma prevede (§ 6.2.1) che le indagini siano distinte in più fasi, infatti si legge che «specifiche indagini saranno finalizzate alla documentata ricostruzione del modello geologico» (§ 6.2.2). Le indagini geotecniche devono essere programmate in funzione del modello geologico di riferimento (MGR) e del tipo di opera e/o intervento in progetto e devono riguardare il volume significativo (§ 3.2.2) e devono permettere la definizione dei modelli geotecnici di sottosuolo necessari alla progettazione. In tale contesto viene, altresì, tralasciato quanto sancito dal Dpr 554/99 (ancora cogente) che, almeno per le opere pubbliche, prevede più fasi di approfondimento (preliminare, definitivo ed esecutivo) e quindi di indagine. Nella pratica professionale occorre trovare un giusto compromesso tra indagini geologiche e geotecniche, nelle varie fasi progettuali ed in quelle di acquisizione dei relativi pareri, che, in ambito privato, possono assumere una fattispecie simile a quella della progettazione preliminare o definitiva. A tal proposito sembra opportuno sottolineare, a livello deontologico, che i dati necessari per ottemperare ai vari aspetti normativi devono essere acquisiti sin dalla fase di impostazione

dello studio, in quanto, non è pensabile di redigere più indagini o più relazioni geologiche, se non necessario. Tale impostazione sta ad indicare l’unicità del modello geologico e della pericolosità geologica del sito, che deve tener conto anche degli aspetti sismici, e si ritiene che non sia fattibile la redazione di più relazioni geologiche, che riguardino aspetti e vincoli diversi (permesso di costruire, Vincolo idrogeologico, vincoli del PAI, classidi fattibilità L.r.12/05, zone sismiche). Per la relazione geologica e geotecnica le indagini allegate ai progetti che generalmente giungono in Commissione edilizia devono essere possibilmente definitive: cioè contenere tutti gli elementi necessari al progettista strutturale per il dimensionamento delle opere di fondazione e dell’interazione terreno struttura. Come già detto, esistono attività soggette ad iter procedurali che prevedono fasi

progressive di sviluppo dell’opera (fattibilità, preliminare, definitivo ed esecutivo Dpr 554/99). In particolare in alcune opere pubbliche assumono particolare rilevanza gli studi di fattibilità a supporto del rapporto preliminare ambientale, allo studio di impatto ambientale (Dlgs. 04/08) ed alla relazione paesaggistica (D.Lgs. 42/04), in quanto tali elaborati, da implementare anche in una fase di prefattibilità, preve-

dono lo sviluppo di ipotesi alternative con la valutazione dei possibili impatti sull’ambiente (DPCM 27 dicembre 88). Come già detto sopra, trattandosi di un processo iterativo, è evidente che esso potrà essere svolto al meglio, solo da una fattiva collaborazione tra il progettista delle strutture ed il geologo. Per quanto rigurada l’ampiezza delle indagini la normativa prevede che siano estese al “volume significativo”, inteso sia come l’area interessata dall’intervento in progetto, sia la profondità da indagare. Il volume significativo va però esteso non solo all’area occupata dall’opera in progetto, ma ad un intorno più vasto, che deve essere definito in funzione dell’importanza dell’opera e della complessità del sottosuolo, tenendo conto dell’impatto gli interventi previsti possono produrre sull’area o sugli edifici circostanti. Per esempio la presenza nel sottosuolo di terreni parti-

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GEOLOGIA

colarmente scadenti (depositi torbosi, sottoconsolidati, limi e sabbie molto sciolti etc.) o di terreni molto resistenti (roccia, depositi ghiaioso-ciottolosi ben addensati) modifica in maniera sostanziale il volume significativo di sottosuolo interessato dalla costruzione dell’opera. Il “volume significativo” può cambiare anche in funzione del problema che si deve affrontare, quindi se il problema è geologico, geotecnico o sismico il volume significativo può variare anche notevolmente. Il volume significativo, in geotecnica, può essere ricondotto alla porzione di sottosuolo in cui l’incremento di pressione indotto dall’intervento è maggiore del 10% della pressione litostatica efficace, oppure come secondo le indicazioni in funzione delle dimensioni e del tipo di manufatto riportate nelle Raccomandazioni A.G.I. (1977) e nelle Normative Europee (EC7). In relazione al volume significativo ed in funzione delle informazioni esistenti, dei rilievi di campagna, dell’esame dello stato dei luoghi e dei dati di progetto dovranno essere definite il tipo e il numero di indagini da effettuare, la loro ubicazione e la profondità massima da investigare. Nel caso che il substrato roccioso sia affiorante o sub-affiorante, deve essere eseguito un rilievo geomeccanico sui singoli affioramenti. Il numero di accertamenti effettuati dovrà consentire tramite la correlazione tra i vari 82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

punti, di risalire ad una attendibile ricostruzione stratigrafica, geotecnica e geofisica del sottosuolo, da effettuare alla scala del progetto. Da un punto di vista professionale è buona norma che, laddove limportanza dell’intervento comportino l’esecuzione di un numero consi-

stente (> 4-5) di prove in sito continue (prove penetrometriche statiche o dinamiche, dilatometriche, pressiometriche), venga effettuato un sondaggio a carotaggio continuo di taratura. È buona norma anche mantenere un rapporto tra prove indirette (prospezioni sismica, geoe-

lettriche, ecc.) e prove dirette (prove penetrometriche, sondaggi, scavi, ecc.) che permetta una attendibile ricostruzione del modello geologico, sismico e geotecnico del sottosuolo. ❑



CONDOMINIO Francesco Ganda

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ome comportarsi per le nuove opere nei confronti della comunità condominiale, in rapporto alla modifica dei valori e di conseguenza dei millesimi? A) Un caso tipico è la chiusura del balcone trasformato in veranda. In applicazione della norma dell’articolo 69, comma 2, delle disposizioni di attuazione del Codice civile, la revisione può essere richiesta solo in presenza di una notevole alterazione del rapporto originario tra i valori dei singoli piani e porzioni di piani. Questo di solito non succede perché le dimensioni del balcone non sono tali da

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Nuove opere condominiali e conseguente variazione delle tabelle millesimali poter procedere ad un aumento sostanziale delle dimensioni dell’appartamento o dell’unità immobiliare. Sottilizzando si potrebbe obiettare il maggior consumo di calore qualora la veranda venisse dotata di elementi riscaldanti collegati al sistema centrale di riscaldamento. In questo specifico caso è opportuno rivedere, a spese di chi esegue le opere, la modifica della tabella millesimale di riscaldamento affidando l’incarico a un termotecnico. B) Balcone/terrazzo posto sopra il passaggio comune o proprietà pubblica: la manutenzione della parte infe-

riore risulta in disponibilità di tutto il condominio e di conseguenza la manutenzione ordinaria relativa alle malte e pitture deve essere a carico di tutti i partecipanti alla comunione condominiale. Qualora il degrado coinvolgesse la struttura o l’impermeabilizzazione e le altre opere superiori (di proprietà privata) la spesa della manutenzione sarebbe a carico del soggetto proprietario. C) Balcone terrazzo in comunione tra due appartamenti: in questo caso abbiamo la soletta in comunione in quanto elemento principale di compartecipazione all’uso. Il caso riguarda i bal-

coni cosiddetti strombati, cioè entro i limiti delle murature perimetrali. In questo caso il balcone viene considerato come il proseguimento di detta soletta della casa e pertanto le spese sono di pari costo tra le due parti per le finiture: ogni condomino paga le sue.

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aso diverso invece se si tratta di balcone a sporgere dal fabbricato: in questo caso l’elemento di sostegno è di proprietà del condomino che lo usa come elemento di calpestio. Infatti è casuale il fatto che svolga anche la funzione di copertura del piano sottostante. Pertanto in questo caso le opere e le responsabilità di manutenzione sono a carico del condominio soprastante, però con la partecipazione alle pitture del condominio sottostante. D) Sovrastrutture: muretti, ringhiere o altro, solo per la parte di finitura sono a carico del condominio, il resto è a carico del condomino proprietario. In particolare la cura degli elementi e manufatti necessari per usufruire della terrazza o balcone. Corollario: varie sentenze hanno preso in considerazione i casi secondo la disposizione sia degli articoli del Codice civile n. 1126, ripartizione delle spese un terzo a carico del proprietario del lastrico solare e due terzi a carico del condomino o condomini sottostanti, sia dell’articolo 2051 del Codice civile. Si tratta di dividere il degrado nei casi di mancata


CONDOMINIO

manutenzione corrente o nel caso di accettazione di un lavoro eseguito sia in carenza operativa, sia in carenza di esecuzione a regola d’arte da parte dell’impresa esecutrice. Con la sentenza n. 9084 del 15 aprile 2010, la Corte di Cassazione ha esaminato il caso avente per oggetto “La vetustà della guaina impermeabilizzante collocata su un lastrico solare ad uso esclusivo di un solo condomino”.

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a sentenza, scindendo come sopra descritto, ha enucleato le condizioni in cui si sono svolti i fatti, imputado le responsabilità di mancata manutenzione per vetustà al condominio, con suddivisione della spesa applicando l’articolo 1126 del Codice civile e imputando la spesa al proprietario del terrazzo al costo per difetti di esecuzione della manuten-

zione. Anche la sentenza della Cassazione Civile Sez. II del 24 agosto 1990 n. 8669 è dello stesso avviso. Le responsabilità dell’appaltatore: procediamo all’esame di questo caso leggendo le ultime sentenze. Recentemente la giurisprudenza ha consolidato un orientamento interpretativo secondo cui l’espressione “gravi difetti” previsti dall’articolo 1169 del Codice civile prevede il diritto del committente al risarcimento dei danni da parte dell’appaltatore non solo nelle ipotesi di vizio del suolo o difetto della costruzione, ma anche quando l’opera per la sua natura sia destinata a durare a lungo e presenti gravi difetti, tali da generare dei danni. Tra i gravi difetti, articolo 1169 del Codice civile, rientrano anche le infiltrazioni d’acqua determinate da carenze dell’impermeabilizzazione, in quanto

esse incidono sulla finalità dell’opera menomandone il godimento. Pertanto si precisa che, ai fini delle responsabilità dell’appaltatore, costituiscono gravi difetti dell’edificio, non solo quelli che incidono in misura sensibile sugli elementi essenziali delle strutture dell’opera, ma anche quelli che riguardano elementi secondari e accessori della costruzione, purché tali da compromettere la funzionalità dell’opera stessa (Cassazione. n.

10533/2007). Oggi si ritengono rientranti nei gravi vizi anche la semplice umidità dipendente dal difetto di inadeguata coibentazione termica. Trib. di Milano 18 giugno 2004. Si tenga presente anche l’elemento di areazione da costruire nelle cucine e nei bagni. ❑

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CULTURA

La Leonessa e il tricolore: Brescia durante il Risorgimento - 1 Vittorio Nichilo

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i sono eventi che segnano uno spartiacque, su cui si possono avere idee differenti, perfino pregiudizi ma che rimangono per sempre impressi nella storia: il Risorgimento ad esempio, epopea a cui anche la nostra provincia ha partecipato, da protagonista. Brescia, 17 giugno 1859: da porta San Giovanni, l’attuale piazza Garibaldi, fa il suo ingresso Vittorio Emanuele II di Savoia, re del1861 - 2011 l’agguerrito regno sardo – 150° anniversario piemontese, tra uno scinUnità d’Italia tillio di baionette, cavalli scalcianti ed una folla festante. Cinque giorni prima, sempre da lì, era entrato trionfalmente Garibaldi con la stessa grinta leonina della sua statua equestre, lambita ogni giorno dal traffico di via dei Mille. Gli Austriaci se ne erano andati alla chetichella dalla città e da quel castello comandato in quegli ultimi mesi da Joseph Rilke, padre del celebre letterato Rainer Maria. L’11 giugno Giuseppe Ragazzoni issa in castello il tricolore mentre il giorno prima un Giuseppe Zanardelli, poco più che trentenne, porta da Sarnico ad Iseo la nostra bandiera. Vittorio Emanuele con il suo alleato Napoleone III stava inseguendo gli austriaci di Francesco Giuseppe per tutta la pianura lombarda, in un estenuante partita fatta di battaglie sanguinose, arrocchi e sganciamenti. Poco meno di due anni dopo, il 17 marzo 1861, quel sovrano orgoglioso della sua forza virile e dai suoi modi ruvidi che parla francese, piemontese e poco italiano sarebbe diventato il primo re di un’Italia finalmente unita con capitale Torino, anzi sarebbe stato qualcosa di più: il padre della patria, come lo soprannominarono all’epoca. E Brescia? Torniamo un attimo indietro, al 1815. 86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Tra grida di feriti e fumo di cannonate finiva a Waterloo l’impero napoleonico. Con il trattato di Vienna, la nostra provincia non tornava a far parte della repubblica veneta che, per altro, non era stata più ricostituita; l’Austria aveva istituito il regno lombardo – veneto, sulla carta autonomo, di fatto una sua propaggine. Ex ufficiali napoleonici e notabili insofferenti della dominazione austriaca, anche a Brescia, si riuniscono in una società segreta, con legami milanesi. La struttura viene però scoperta tra il 1821 – 1822, processata nel 1824, provocando la fuga all’estero di patrioti quali Filippo Ugoni o lo scrittore Giovita Scalvini. Si diffondono le idee di Mazzini anche nella nostra provincia e nel 1833 viene arrestato un fornaio di vent’anni, Gabriele Rosa; questo gio-

vanotto avrebbe lasciato un’eco profonda nella Brescia risorgimentale anche per l’internamento allo Spielberg, il famigerato carcere reso celebre da Le mie prigioni di Silvio Pellico. Un altro anno fatidico sarebbe stato anche per Brescia il 1848. Il 15 febbraio di quell’anno sempre il Rosa a Pil-

Dieci giornate di Brescia: lo scontro in Piazza dell’Albera (oggi Piazzetta Tito Speri) tra gli insorti bresciani e i soldati austriaci - dipinto di Faustino Joli. A sinistra: Garibaldi a S. Antonio di Anfo, ferito nello scontro di Monte Suello - particolare di un’incisione. A destra: “Cacciatori delle Alpi” - olio di Angelo Trezzini


CULTURA

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CULTURA Avviso di arruolamento (10 giugno 1859) volontario tra i “Cacciatori delle Alpi” comandati da Garibaldi. In basso: un episodio delle Dieci Giornate a Porta Torrelunga (oggi piazzale Arnaldo) - dipinto di Faustino Joli

zone, nell’albergo la Fenice, sventola un tricolore. L’Austria inasprisce le misure contro i patrioti ma tutta l’Europa si sta mettendo in movimento. Il 23 marzo Luigi Lechi, parente di generali napoleonici, diventa capo di un governo provvisorio bresciano. Carlo Alberto, re di Piemonte, attraversa il Ticino e dà inizio alla prima guerra di Indipendenza. Le cose poi non andranno come ci si aspetta e Brescia dovrà pagare una grossa multa. L’anno dopo, sempre il 23 di marzo, Brescia scrive a lettere di fuoco il suo nome nella storia risorgimentale con le Dieci giornate, pagine di epica, in un diluvio di cannonate e in un susseguirsi di combattimenti casa per casa. Si decide di resistere anche se poi si scoprirà che i Piemontesi in guerra, di nuovo, erano stati sconfitti ancora prima di cominciare. La nostra città è un fremere di figure di nobili e popolani, volti destinati a diventare leggenda come quelli di Tito Speri e don Pietro Boifava o a sbiadire nella memoria come il popolano Carlo Zima che in fiamme come una torcia se ne va abbracciando un soldato austriaco. Carducci poi, riprendendo l’Aleardi, con una sua magia in punta di metafora, avrebbe definito, proprio per questo “Brescia la forte, Brescia la ferrea, Brescia Leonessa d’Italia”. Per dieci anni il risentimento cova sotto la cenere, anni fatti di esilio per molti verso la Svizzera o il Piemonte sabaudo. Stefano Botti da Riviere di Brione è un contadino, “illegalmente assente”, dopo le perquisizioni austriache seguite alle Dieci giornate. Ercole Oldofredi è un conte, ripara in Piemonte dove sarà tra gli ideatori della ferrovia che porterà in Italia gli zuavi di Napoleone III. Oldofredi ha avuto anche il tempo di accompagnare un amico di famiglia, a Plombiers: il conte di Cavour che andava ad assicurarsi l’intervento della Francia nella Seconda guerra di Indipendenza. La moglie di Ercole sarà la prima a portare a Brescia il proclama di re Vittorio, consegnatole direttamente da 88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Cavour, ritagliato in sottili strisce inserite al posto delle stecche di balena nel suo corpetto, ricomposto e diffuso clandestinamente. Brescia sarebbe stata di nuovo in prima linea nel giugno del 1859, per l’accoglienza dei feriti che arrivavano dai campi di San Martino e Solferino dove si era combattuto per tutta la giornata del 24 giugno. A decine, a centinaia, a migliaia arrivano con i mezzi più diversi, sono ricoverati in case, chiese, duomo compreso, i feriti da quell’immane carneficina che causò 20.000 morti, il dieci per cento dei combattenti dei tre eserciti. Brescia, città – ospedale, come diranno alcuni commentatori, ma anche diversi paesi della provincia accolgono militari feriti, i registri parrocchiali ed i cimiteri il ricordo e le spoglie di chi non ce la fa. Il comune di Sarezzo manda volontari a raccogliere a Valeggio dei feriti. A Pavone Mella il parroco annota “Gautier Henres”, fuciliere francese poche righe dopo “Giovanni Franz”, fuciliere austriaco; nel cimitero di Manerbio una lapide ricorda i caduti francesi lì sepolti, tra cui soldati marocchini arruolati da Napoleone III. Da Monticelli Brusati c’è chi parte con la divisa austriaca, come Giambattista Scotti, che muore a Solferino, chi con quella sabauda come il compaesano Amerigo Piotti o chi, infine, con la camicia rossa garibaldina come Giuseppe Barboglio, che è anche nipote di Gabriele Rosa. Da queste giornate alla Piccolo mondo antico nascono però anche nuove storie che parlano di vita e futuro. Jean Batpiste Dubois, un fante francese in pattugliamento alla ricerca di cecchini in castello a Brescia decide di rimanere nella nostra città, dove troverà moglie e aprirà un negozio di ottica. Altre guerre, altre battaglie avrebbero segnato il completamento del nostro Risorgimento ma in quel marzo del 1861 tutto sembrava possibile. ❑



CULTURA

Dai Pompieri ai Vigili del fuoco Franco Robecchi

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tecnici che si applicano all’edilizia, soprattutto come progettisti, conoscono bene i Vigili del fuoco. L’approvazione dell’infinita serie di particolari costruttivi antincendio costituisce uno degli scogli che geometri, ingegneri e architetti si trovano ad affrontare quando corrono l’iter di perfezionamento di un progetto. Gamma complessa di regole, burocrazia, soggettività di giudizio, atteggiamenti non collaborativi e talora anche dinieghi pretestuosi possono sfiancare l’azione di un progettista, presso gli uffici pubblici e nelle stanze della politica. Per non parlare di altri interlocutori avversi e ostili, purtroppo presenti nel Sud del Paese. Salvo questi ultimi, gli altri soggetti hanno tutti un’ovvia legittimazione ad intervenire e formalmente si fregiano di finalità assolutamente rispettabili e condivisibili. Si tratta della salute, della sicurezza, della tutela di valori storici, di organizzazione urbanistica, di norme che consentono il vivere civile, il rispetto di standard della convivenza degni del nostro grado di civiltà. I Vigili del fuoco sono stati sempre più chiamati a valutare preventivamente i problemi che un edificio può porre nell’eventualità di un incidente provo-

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cato dalla combustione, che, se si è ridotta, rispetto alla realtà antica, dopo l’abbandono dell’edilizia in legno e paglia, è aumentata però per la presenza di sostanze e meccanismi nuovi, come i gas combustibili nelle cucine e nei sistemi di riscaldamento o come le automobili, con i loro serbatoi di benzina. I Vigili del fuoco, inoltre, sono sempre più coinvolti anche in altri possibili accidenti relativi agli edifici, a partire da quelli che riguardano gli ascensori sino a quelli, tragici, dei crolli, sia per scoppio, sia per terremoti. Vi è anche una partecipazione spicciola dei vigili alla vita quotidiana dei fabbricati, a portata di chiamata telefonica dei cittadini, che ad essi si rivolgono anche per i contrattempi di routine, dal blocco in corsa di un ascensore alla porta chiusa per lo smarrimento di chiavi fino al gatto arroccato sull’albero del giardino, dal quale non sa scendere. I Vigili del fuoco sono quindi divenuti figure che interessano non solo i tecnici, ma anche tutta la popolazione, essendo entrati nella sfera emotiva e psicologica della gente. E questo non da oggi e non solo dall’eroica immagine rimbalzata sui televisori di tutto il mondo nei giorni successivi all’11 settembre


CULTURA A sinistra: una nuova invenzione del Seicento per lanciare, tramite una pompa, getti d’acqua antincendio

In questa pagina: veicoli con sacle, manichette, pompe e una tuta ignifuga per pompieri ottocenteschi

del 2001. Nell’Ottocento i pompieri erano guardati come mitici cavalieri salvatori, sempre pronti ad accorrere come angeli sfavillanti, nei loro colori rossi e oro. I loro elmi di ottone, sempre lucenti, la scure nella cintola, i carri sfreccianti al suono della campana d’allarme, la destrezza da acrobati nel salire scale da vertigine, le grandi pompe azionate a mano sul teatro di momenti drammatici, davanti a case in fiamme, dove la gente si buttava dalle finestre, avevano costruito un’immagine mitica dei pompieri. Naturalmente era occasione di prime pagine nelle riviste illustrate, il pompiere che, lassù, tra le fiamme che eruttavano dalle finestre distrutte, rapiva alla morte, stringendola tra le braccia, la giovane svenuta o il bimbo sopravvissuto.

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organizzazione di un servizio antincendio nelle città non è cosa antica, nonostante il ricorrente irrompere delle fiamme negli abitati delle case in legno. Nonostante accenni in epoca romana e medievale, in genere ci si affidava alla collaborazione estemporanea dei cittadini e a qualche intervento di persone minimamente attrezzate. Solitamente queste persone erano i brentatori, che esistevano anche in Brescia. Erano un gruppo di liberi lavoratori, associati in corporazione, che svolgevano un umile lavoro: trasportavano il IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 91


CULTURA Uno dei primi veicoli motorizzati in dotazione ai pompieri dotati di attezzature antincendio (primi anni del Novecento)

Esibizione di pompieri a Milano nel 1891

vino, portandolo in spalla, entro un grande recipiente posto a zaino sulle spalle, chiamato brenta. Era una sorta di gerla, ma più cilindrica e soprattutto costituita non da vimini ma da doghe di legno, come una botte, tale, quindi, da poter consentire il trasporto di liquidi. I brentatori operavano soprattutto nella vinicoltura, trasportando uva, ma anche vino. Furono ritenuti utili, in caso di incendi, poiché, con le brente, potevano trasportare l’acqua necessaria per spegnere gli incendi. Anche in Brescia, fra le regole della corporazione, vi era l’obbligo, al suono della campana previsto in caso di incendi, di attrezzarsi con la brenta e accorrere sul luogo dell’incendio e fare la spola fra la più vicina fontana e

il punto dell’incidente. Il passaggio dai brentatori ad un corpo di persone organizzato collettivamente per intervenire sugli incendi pare sia una conseguenza della vasta organizzazione amministrativa napoleonica. Ma pressoché contemporaneamente si andavano costituendo nuclei di pompieri pubblici anche negli stati preunitari italiani, in alcuni dei quali esistevano, come a Firenze, embrioni di simili organizzazioni già da secoli. Le prime formazioni furono di iniziativa comunale, con caratteri quasi militari, come era avvenuto a Parigi, dove i pompieri erano denominati anche sapeur, guastatari, scavatori di trincee, del Genio civile. La scarsa tradizione del passato, frattanto, aveva tuttavia messo a punto qualche attrezzatura, come la manica flessibile per la conduzione dell’acqua, invenzione di un olandese del Seicento, seguito, pochi decenni dopo, dall’inventore della pompa a mano portatile, su carri, che poteva applicarsi alle fontane o a canali, per spingere l’acqua, con una certa forza, in getti da proiettare sulle fiamme. Proprio da quella pompa presero nome i pompieri, che appaiono in molte illustrazioni ottocentesche proprio mentre, anche in otto, quattro per parte, pigiano sui grandi manubri opposti della grande pompa che produceva salvezza. Come i cara92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1


CULTURA

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CULTURA Un bellissimo disegno del primo Novecento che ritrae un carro dei pompieri, con cavalli, che accorrono ad un incendio

binieri, i pompieri erano ospiti fissi delle copertine della “Domenica del Corriere”, immortalati in gesta da eroi che soccorrevano i deboli, inerpicati su incerte scale, tra i fumi e le polveri, le macerie delle case crollate e poi nel fango delle alluvioni e del Vaiont, e poi anche sommozzatori ed elicotteristi. A Brescia i pompieri nacquero su iniziativa comunale a seguito di prime proposte del 1842, ancora in epoca di dominio austriaco. In Lombardia solo Milano, Pavia e Mantova erano, allora, dotate di pompieri ufficiali, mentre già tutte le maggiori città del Veneto avevano il loro Corpo di agenti antincendio. Una commissione bresciana, composta da tecnici e amministratori municipali, giunse già a stendere, nel 1843, un regolamento per un “corpo di zappatori pompieri”. Si voleva che quei giovani «provvedessero non soltanto pei casi d’incendio, ma ben anco al bisogno di assistenza che ave94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

vano gli uffici di annona e di polizia comunale facendo appello a individui onorati che vegliassero all’esecuzione dei regolamenti vigenti. È noto qui ancora come in quel primissimo rapporto trovi sotto segnate le parole ottimi cittadini che accennano alle persone che avrebbero potuto coprir siffatti posti». Il Corpo dei pompieri doveva, quindi, essere un corpo scelto, per soli cittadini esemplari.

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ino al 1857 l’argomento non fu ripreso. In quella data si discuteva, in Consiglio comunale, se, per preparare il corpo dei pompieri bresciani, «abbiasi a chiamare da Milano uno di que’ provetti ed intelligenti Pompieri con un abile gregario per l’istruzione in luogo degli aspiranti a formar parte del Corpo». Era previsto un primo gruppo di 12 pompieri. Si voleva «scegliere per concorso od in altro modo, un individuo dai 25 ai 30 anni che avesse tutti


CULTURA Foto di gruppo di pompieri del primo Novecento e degli anni Venti del medesimo secolo. Quelli sul carro sono i famosi Pompieri di Viggiù, della nota canzone

i requisiti per divenire capo dei Pompieri. Tale individuo sia temporaneamente inviato a Milano ove possa apprendere l’istruzione del capo Pompieri di quella città. Appena tale uomo sia abbastanza istruito se ne mandino altri due che anch’essi facciano la loro pratica. Allora, quando tutti e tre saranno sufficientemente ammaestrati si chiamino a Brescia per dare pubblici esperimenti del maneggio delle macchine. Si faccia indi appalto di volontari che intervengano alle manovre fino che se ne possano avere due o quattro IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 95


CULTURA Scene da giornali illustrati del, 1930 e 1932, di momenti drammatici di soccorso a vittime di incendi, compresi i pompieri stessi

che coi primi formino un nucleo di cinque sette guardie. Il rimanente provvisoriamente fosse fornito dai brentatori, spazzacamini, fontanieri, cursori e messi del Municipio e dai volontari». Nel 1860 si giunse alla decisione esecutiva circa l’istituzione del Corpo dei pompieri comunali in Brescia. Si pensò di utilizzare, come piccola caserma, alcuni locali nel palazzo dietro la Loggia e poi l’ex convento di S. Giuseppe. Infine, tuttavia, si approfittò della disponibilità di locali che il comune aveva ricavato dall’acquisto del vecchio ospedale, che si trovava fra gli attuali corso Zanardelli e via Moretto. Mentre le attrezzature furono accolte nella chiesa di 96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

S. Luca, i pompieri presero alloggio nel fabbricato che si trova sull’angolo fra le vie Cavallotti e Moretto, dove rimasero a lungo. Le sedi successive furono in via Milano, vicino all’attuale sede dei Vigili urbani di via Donegani, nell’edificio occupato dall’Assessorato alla caccia dell’Amministrazione provinciale. Solo una trentina d’anni fa i Vigili del fuoco si insediarono nella caserma attuale, di Via Scuole. Il nome di Vigili del fuoco sostituì quello di pompieri, troppo francesizzante, nel 1938, mentre nel 1935 era stato costituito il Corpo nazionale, che unificò i servizi antincendio sotto la direzione del Ministero dell’interno. In seguito si sarebbe dilatata la competenza agli interventi generali nell’ambito della protezione civile, che oggi, nel panorama mondiale, costituisce un fiore all’occhiello dello stato italiano. ❑


CULTURA

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CULTURA Franco Manfredini

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Le meridiane di S. Giuseppe a Brescia e di S. Petronio a Bologna

o scopo di questo terzo intervento è di descrivere le meridiane dette a “camera oscura” in quanto realizzate in ambienti poco illuminati per poter osservare il fascio dei raggi solari che attraversano il particolare foro praticato nel soffitto. Si differenziano dalle meridiane esposte nei due articoli precedenti per il diverso loro indice o mezzo segnatempo: in queste ultime è formato dalla luce, mentre nelle altre è prodotto dall’ombra. Due sono le componenti essenziali della tipologia di meridiane a camera oscura: la “linea meridiana” materializzata sul pavimento e il “foro gnomonico” praticato nel soffitto. La linea meridiana realizzata nel pavimento presenta direzione sud-nord e corrisponde alla intersezione sul pavimento del piano verticale passante per il foro e per il meridiano locale, vale a dire il meridiano identificato dall’angolo di longitudine. Diversamente dalle “meridiane” realizzate su pareti verticali od orizzontali nonchè dagli “orologi solari”, le meridiane a camera oscura non indicano le ore, ma del giorno identificano unicamente l’esatto mezzogiorno locale. La linea meridiana è materializzata nel pavimento attraverso un profilato di ottone incastonato in masselli di pietra o marmo sui quali sono incisi i riferimenti al calen-

dario e i segni delle costellazioni zodiacali, anch’esse utilizzate per misurare il decorrere del tempo. Il foro gnomonico è posto nella struttura di copertura (tetto più soffitto) ed è contenuto in una piastra metallica appropriatamente forata e meticolosamente posizionata nel tetto. Lo si può assimilare al foro stenopeico delle primissime camere fotografiche, tantè che l’immagine di luce che si osserva sul pavimento corrisponde al disco solare, ribaltato e deformato ad ellisse per effetto della inclinazione. Il diametro del foro gnomonico non è casuale, ma risponde quasi sempre al rapporto di un millesimo della distanza verticale del foro stesso dal pavimento. Molte sono le meridiane a camera oscura realizzate nei secoli antichi, ma di seguito verranno prese in esame le seguenti due: la meridiana di San Giuseppe a Brescia e la meridiana di San Petronio a Bologna. Di entrambe vengono illustrati i dati angolari e metrici per consentire l’approfondimento degli elementi di natura tecnica, ma anche per stimolare l’apprezzamento dei significativi riscontri geodetici ed astronomici. Meridiana di San Giuseppe a Brescia È ubicata nell’ex convento francescano di San Giuseppe, posto nel centro storico di Brescia, in Vicolo San Giuseppe collegato a corso Goffredi Mameli. Si sviluppa sul pavimento della galleria del primo piano e ha una lunghezza di metri 15,80; il soffitto a volta ha un’altezza in colmo di metri 7,00. Le coordinate sono: latitudine 45°32’26” = 45,54° e longitudine 10°13’12” = 10,22°.

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a foto 1 illustra la lapide di partenza, mentre la foto 2 evidenzia un tratto intermedio della meridiana con le incisioni delle unità gnomoniche di misura del tempo e dei segni zodicali. Merita ricordare che i riferimenti ai segni delle costellazioni zodiacali sono comuni a tutte le meridiane e a tutti gli orologi solari, in quanto esse nei secoli trascorsi erano ri98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1


CULTURA

seppe in Brescia è stata realizzata nel 1792 da Padre Rosina, insegnante di astronomia, con la finalità di stabilire il preciso mezzogiorno cittadino e di trasmetterlo, tramite suono di campana, al “temperatore” deputato allo spostamento delle lancette degli orologi sulle torri campanarie. Nello specifico, il segnale del mezzogiorno letto sulla meridiana di Padre Rosina veniva utilizzato per il prestigioso Orologio Astronomico di Piazza della Loggia, detto dei “Macc de le Ure”. Meridiana di San Petronio a Bologna Le dimensioni della meridiana presente nella navata di sinistra della Basilica di San Petronio in Bologna superano di ben quattro volte le dimensioni della detenute segnificativi riferimenti per la misura del tempo che scorre. Gli elementi metrici e angolari che la caratterizzano sono riportati nel grafico A, in cui si possono osservare le rette del solstizio d’estate (21 giugno) e del solstizio d’inverno (21-22 dicembre) con le conseguenti lunghezze dei segmenti caratteristici, vale a dire: metri 10,58 per l’escursione invernale e metri 4,26 per quella estiva con un totale di metri 14,84 oltre al segmento di metri 2,74 corrispondente al distacco dal punto sulla verticale del foro gnomonico che si trova alla quota di metri 7,13. La meridiana di San GiuIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 99


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scritta meridiana di Brescia. Il grafico B evidenzia tutti gli elementi metrici determinati dalla notevole altezza del foro gnomonico, che è di ben 27 metri e 7 centimetri. Si noti perciò la straordinaria lunghezza del segmento di meridiana a pavimento e le entità dei percorsi lineari che l’immagine del sole compie nei giorni compresi fra le date degli equinozi e quelle dei solstizi estivi o invernali. Le coordinate sono: latitudine 44°29’37,6” = 44,49° e longit. 11°20’38” = 11,34°. Purtroppo in San Petronio non è permesso scattare fotografie e quindi nemmeno alla meridiana. Gli zelanti guardiani-controllori hanno consentito però la presa delle misurazioni che hanno reso possibile la compilazione degli al100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

legati grafici. Osservando la linea meridiana riprodotta dal grafico C si nota come essa presenti un sensibile scostamento angolare rispetto all’asse longitudinale della basilica e lambisca l’esterno di due delle grandi colonne che separano la navata centrale da quella di sinistra. Tale circostanza aveva in un primo tempo esclusa la realizzabilità della meridiana, stante il dover posizionare il foro gnomonico sul tetto della navata laterale, ma i successivi accertamenti svolti dal progettista hanno dimostrato che il piano verticale passante per il meridiano locale avrebbe generato sul pavimento la ricercata linea retta senza subire interruzioni per la presenza delle due grosse colonne. Il grafico D illustra i dettagli di alcune parti costituenti la meridiana di San Petronio e in


CULTURA

particolare il rettangolo terminale addossato alla parete di ingresso da Piazza Maggiore. Su esso vi è riprodotto il disegno dell’ellisse corrispondente al bordo della figura di luce formata dal sole al solstizio d’inverno, ossia al 22 dicembre. Un solo cenno storico: la meridiana di San Petronio risale all’anno 1655 ed è opera di Gian Domenico Cassini, ma il suo attuale aspetto è dovuto ad Eustachio Zanotti, autore della integrale ricostruzione inaugurata nell’ottobre del 1776. ❑

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LIBRI

“I due cammini”, quasi un giallo del geometra Alberto Azzini Francesco Lonati

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n geometra che scrive romanzi fa notizia. Non è davvero frequente che una categoria di professionisti che manifesta il meglio di sé nella concretezza del cantiere e della pratica agrimensoria esprima anche personalità con la pulsione di comunicare ad altri i propri pensieri, le proprie ansie, i propri sogni. Non è frequente, ma può accadere. È accaduto. Il collega Alberto Azzini – di Fiesse, libero professionista con studio nel suo paese nativo, appassionato di archeologia, ma pure di montagna, trekking, canoa, con due figlie – è uno di quelli che sentono questa irrefrenabile spinta. Lo avevamo già incontrato e segnalato nel 2007 quando sottoponemmo ai lettori di questa rivista il diario di un suo viaggio effettuato pedibus calcantibus da Leon nella Castiglia a Santiago de Compostela in Galizia. A tre anni di distanza, arricchito da nuove esperienze, ritroviamo il collega fiessese a misurarsi non solo con un diario di viaggio, ma addirittura con un romanzo. Il ché presuppone una sua maturazione sul piano della scrittura, essendo il romanzo un genere letterario difficile, impegnativo, complesso da affrontare. Eccolo quindi esordire con I due cammini, l’opera di cui si intende qui accennare. Già il titolo allude alla doppia valenza del termine “cammino”: quella più corrente che assume il significato di percorso, viaggio, pellegrinaggio: nel caso specifico da Saint Jean Pied de Port nei Pirenei francesi a Santiago de Compostela in prossimità dell’Atlantico, e quella più impegnativa, che si declina come interiore transito spirituale e religioso da una condizione di fede poco sentita, incerta, superficiale ad una più salda, consapevole e convinta. Che è poi la sostanza del romanzo di Azzini. I due cammini narrano del tentativo, da principio neanche 102 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

troppo convinto, di Paolo, il protagonista, di superare – su consiglio di un amico – un proprio profondo stato di prostrazione, seguìto all’improvvisa morte dell’amatissima moglie Anna. La vicenda è condotta su un doppio parallelo registro narrativo, evidenziato tipograficamente dalla continua alternanza di brani in carattere tondo – la cronaca degli avvenimenti (cioè la trama) – e di brani in carattere corsivo, il privato diario di Paolo, a cui questi affida giorno dopo giorno, tappa dopo tappa, i suoi stati d’animo, impressioni, pensieri, preoccupazioni. Non narrerò qui il canovaccio del libro che, ovviamente, lascio al piacere del lettore; mi limito a sottolineare come già dalle pagine d’esordio questi avverta la tensione e l’avvincente curiosità del racconto: vi troverà due fatti di sangue, che l’acuta e tenace poliziotta Isabel Cardenas – finta pellegrina segretamente incaricata dell’indagine su Paolo primo indiziato, ma innocente – capace di sottili intuizioni psicologiche e suscitatrice di delicati e contraddittori turbamenti dell’indagato, riuscirà alla fine a risolvere, assicurando l’assassino alla giustizia. Cosa ha spinto Alberto Azzini a scrivere questo romanzo? Lo spiega lui stesso, palesando il desiderio di far conoscere al pubblico il Cammino di Santiago e, più in generale, tutti i Cammini d’Europa, catarticamente battuti nei secoli passati da moltitudini di pellegrini e che l’autore, per personale conoscenza ed esperienza, assicura siano fonte di intimo arricchimento, pace e serenità per chi li percorra. E allora, buona lettura ai colleghi. I due cammini, 238 pagine, Statale 11 editrice, euro 16.00, è acquistabile in libreria o direttamente dalla casa editrice (www.statale11.it). ❑



TEMPO LIBERO Franco Manfredini

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rganizzazione superlativa, ottime piste e piacevoli incontri dopogara» è stato questo il sintetico commento espresso durante l’ultima premiazione dal geom. Sergio Navillond del Collegio di Aosta, eccezionale atleta 67enne cimentatosi in tutte le gare disputate nei tre giorni di competizioni fra geometri, ossia: slalom gigante, fondo tecnica libera 10 km., slalom speciale, fondo tecnica classica di 5 km., nonché slalom gigante e fondo tecnica libera di 2,5 km., valevoli per la “combinata”. Il 16° Campionato Italiano di Sci alpino e nordico si è svolto dal 26 al 29 gennaio sulle nuove piste di Ponte di Legno e Temù, con un’eccezionale presenza di geometri appartenenti ad oltre trenta Collegi. Molti anche i familiari al seguito e numerosi i “simpatiz-

XVI campionato di sci per geometri a Ponte di Legno e Temù zanti” impegnati in tutte le gare. I Collegi classificati sono 21, ai quali devono essere sommati i Collegi presenti a Ponte di Legno con loro delegati, presidenti o relatori. Gareggiare “in casa” favorisce la vittoria, ed è vero, ma i punti conseguiti dal Collegio di Brescia superano del doppio i punti del Collegio di Sondrio, secondo classificato. Al terzo posto si è classificata la gloriosa compagine di Aosta, al quarto posto il sorprendente Collegio di Piacenza, al quinto il Collegio di Torino, al sesto Varese, ecc. come riportato nella allagata classifica. Le gare disputate sono 7 ed essendo 8 il numero delle categorie, vedi allegata schematizzazione, la manifestazione sciistica ha prodotto le 56 classifiche visibili nel sito internet del Collegio di Brescia. Ad esse devono essere

Classifica COLLEGI Collegio 01° Brescia 02° Sondrio 03° Aosta 04° Piacenza 05° Torino 06° Varese 07° Milano 08° Mondovì 09° Rieti 10° Gorizia 11° Asti 12° La Spezia 13° Como 14° Bolzano 15° Cuneo 16° Lecco 17° Biella 18° Pavia 19° Massa Carrara 20° Mantova 20° Udine

Punti 717 366 329 314 189 133 93 85 85 76 60 50 45 42 25 21 19 17 5 2 2

aggiunte la “classifica assoluta” e quella della “combinata”, quest’ultima ricavata dallo Slalom Gigante e Fondo a tecnica libera 2,5 km. Merita menzionare i colleghi che hanno coadiuvato Dario Piotti, instancabile mattatore della manifestazione: Piergiovanni Lissana, Simonetta Vescovi, Laura Lazzari, Franco Aime, Italo Albertoni, Enrico Raccagni, Riccardo Zanotti. Il qui riportato prospetto evidenzia i risultati conseguiti dai gareggianti bresciani con i piazzamenti individualmente ottenuti nelle varie gare, ciascuno nella sua categoria. Fra curiosità o particolarità, accanto al citato Sergio Navillond, merita menzione la vincitrice assoluta delle due gare di fondo da km 10 e km 5, Elida Bavarex apprezzato sindaco del Comune di Nus in provincia di Aosta. Vi è poi Antonio Erroi da Bolzano, il pre-

Vincitori assoluti

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Gare femminili Fondo 5 km Fondo 10 km Slalom speciale Slalom gigante

Atleta Baravex Elida Baravex Elida Piaser Cristina Piaser Cristina

Collegio Aosta Aosta Torino Torino

Gare maschili Fondo 5 km Fondo 10 km Slalom speciale Slalom gigante Snowboard

Atleta Thiebat Orlando Merli Roberto Bechis Luciano Luigi Bechis Luciano Luigi Mattei Marco

Collegio Aosta Piacenza Asti Asti Como


TEMPO LIBERO

sidente del Collegio di Lecce per le sue simpatiche danze durante le esibizioni dei musicanti fra i tavoli della sala pranzo e il presidente del Collegio di Massa Carrara per

la sua risposta alla incitazione ad organizzare il 17° Campionato. Ma la chiamata campanilistica induce a menzionare gli atleti bresciani che si sono maggiormente distinti: Ric-

cardo Zanotti che ha partecipato a tutte le gare eccellendo nel fondo, Marco Saleri per i suoi piazzamenti da primato nelle gare di slalom e di fondo valido per la combi-

Classifica della Combinata Categoria femminile 1° 2° 3° 3°

Atleta Piaser Cristina Confeggi Stefania Rosano Silvia Frigerio Alessandra

Collegio Torino Sondrio Bologna Varese

Categoria A4 1° 2° 3°

Saleri Marco Erroi Antonio Navillond Sergio

Brescia Bolzano Aosta

Categoria A3 1° 1° 2° 2° 3°

Piotti Dario Thiebat Orlando Raccagni Enrico Vettovalli Pietro Zammarchi G. Battista

Brescia Aosta Brescia Sondrio Brescia

Categoria A2 1° 2° 3°

Zanotti Riccardo D’Ippolito Alessandro Antonioli Davide

Brescia La Spezia Sondrio

Categoria A1 1° 2° 3°

Fortonato Alberto Sandrini Federico Maraffo Luca

Brescia Brescia Sondrio

Categoria Senior 1° 2° 3°

Natali Paolo Raccagni Andrea Marchesini Mirco

Bologna Brescia Piacenza

Categoria Simpatizzanti 1° Tagliani Enrico 2° Foresti Attilio

Brescia Bergamo

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 105


TEMPO LIBERO

Piazzamenti conseguiti dagli atleti del Collegio di Brescia

Atleta Saleri Marco Maruffi Silvio Piotti Dario Raccagni Enrico Zammarchi G. Battista Zanotti Riccardo Sandrini Federico Platto Federico Fortunato Alberto Orsatti Paolo Pagani Giuliano Raccagni Andrea Lazzari Laura Aime Franco Silini Severino Lissana P. Giovanni Moraschi Enea Sterli Diego Berneri Massimiliano Parietti Claudio Quarena Antonio Bulferi G. Mauro Orlandi Ruggero Bodini filippo Aime Carlo

Cat A4 A4 A3 A3 A3 A2 A1 A1 A1 A1 Sen. Fem. A3 A2 A2 A1 Sen. Sen. Sen. A4 A4 A3 A3 Sen.

nata, Dario Piotti per i suoi ragguardevoli risultati atletici, ma anche per l’impegno profuso nei mesi antecedenti la manifestazione, per l’organizzazione di tutti gli eventi sportivi e sociali, per la pregevole regia delle attività attribuite ai collaboratori e per il ruolo di speaker durante i vari incontri nell’auditorium dell’Hotel Mirella. Il 16° Campionato di sci e gli eventi annessi si sono conclusi presso l’hotel Mirella con la 106 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

Slalom gigante 2° 4° 3° 5° 11° 8° 2° 5° 3° 13° 6° 4° 12° 12° 29° 1° 4° 16° 1° 3° 6° 14°

Fondo classica km 10

Slaom speciale 1° 3° 2° 3° 4° 5°

Fondo classica km 5

Snowboard

3° 6°

15 41 21 15 15

3° 5° 6° 8° 17° 1° 2° 4°

cena di chiusura durante la quale il presidente Giovanni Platto, ottimamente coadiuvato da Dario Piotti, ha presieduto le cermonie delle premiazioni finali e di estrazione di doni per i numerosissimi partecipanti alla cena di chiusura. E a proposito dei trofei assegnati e dei premi distribuiti devono essere ringraziati gli “sponsor” e i Collegi che si sono distinti per la messa a disposizione di coppe e di pro-

Totale punti utili 55 41 47 39 24 78 25 39 22 18

60 44 19 30 22 15 2 30

dotti tipici della loro terra. Non è mancato l’allestimento del gazebo al termine delle gare delle tre mattinate con distribuzione di bevande calde e panini imbottiti a piacimento. Nel corso del Campionato sciistico si è svolto l’interessante Convegno tecnico dal titolo “Studio di Settore VK03U” del quale è stato relatore il consigliere nazionale geom. Giuseppe Foresto con a fianco il consigliere della

COMBINATA Fondo Slalom tec. libera gigante km 2,5 1° 3° 3° 4° 4° 3° 2° 5° 4° 4° 2° 1° 1° 4° 2° 9° 3° 1° 6° 8° 9° 7° 3° 1°

2° 29° 4° 4° 1° 3° 6° 14°

Cassa di previdenza geom. Mario Ravasi e il presidente della Consulta regionale lombarda geom. Michele Specchio. Il merito dell’ottima riuscita della manifestazione sportiva viene tributato al Consiglio Nazionale, presente a Ponte di Legno con i consiglieri Giuseppe Foresto e Pierpaolo Bonfanti, nonché e non ultima, all’AgeoSport con i geomm. Luigi Ratano e Marcello Arrisicato. ❑




Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio

Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri. Decreto Legge 12 novembre 2010 n. 187 (G.U. 12 gennaio 2010 n. 265) Misure urgenti in materia di sicurezza. Tracciabilità dei flussi finanziari negli appalti pubblici. Determinazione Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici 18 novembre 2010 n.8. Prime indicazioni sulla tracciabilità finanziaria ex articolo 3, Legge 13 agosto 2010 n.136, come modificato dal D.L. 12 novembre 2010 n.187 (G.U. 04 dicembre 2010 n. 284). Determinazione Autorità Vigilanza Contratti pubblici 22 dicembre 2010 n.10 (G.U. 07 gennaio 2011 n. 4) Ulteriori indicazioni sulla tracciabilità dei flussi finanziari.

Circolare Ministero Lavoro e Politiche Sociali 18 novembre 2010 n. 15 Indicazioni necessarie per la valutazione dei rischi connessi allo stress lavoro-correlato, elaborate dalla Commissione Consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro in attuazione dell’art 6, comma 8, lettera m- quater e dell’art 28, comma 1-bis del D. leg /vo 81/2008 la cui scadenza era prevista al 31/12/2010. Il mondo di B. Bat.

Proroga dei termini di efficacia di cui all’art 253 del D.lgs 163/2006 concernente i requisiti di qualificazione e di capacità tecnico-professionale ed economico finanziaria richiesti ai soggetti esecutori di lavori pubblici, -Emersione delle cosiddette case fantasma Prevista la proroga dei termini per la presentazione delle dichiarazioni di aggiornamento catastale per regolarizzare immobili non dichiarati; Legge 13 dicembre 2010 n. 220 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011) G.U. 21 dicembre 2010 n. 297 Supplemento Ordinario n. 281) Tra l’altro si segnala: - l’estensione del beneficio della detrazione fiscale del 55% anche per le spese sostenute fino al 31/12/2011; -le nuove norme per i contratti di leasing immobiliare; -il regime IVA per le cessioni di immobili effettuate dalle imprese con allungamento da 4 a 5 anni del periodo entro il quale le cessioni di immobili ad uso di abitazione effettuate dalle imprese costruttrici o che hanno effettuato interventi di ristrutturazione sono assoggettabili all’IVA (In vigore dal 1 gennaio 2011). Decreto Ministero Lavoro e Politiche sociali 4 ottobre 2010 (G.U.13 dicembre 2010 n. 290) Modalità di contribuzione nel settore dell’edilizia quanto alla misura dell’11.50% di riduzione contributiva prevista dall’art 29, comma 5 della Legge 341 del 1995, come sostituito dall’art 1, comma 51 della Legge 247 del 2007.

Decreto - legge 29 dicembre 2010 n. 225 Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese ed alle famiglie (G.U. 29 dicembre 2010 n. 303); in vigore dal 29 dicembre 2010. I termini sono prorogati al 31 marzo 2011, tra l’altro, per: -Sicurezza nei luoghi di lavoro – proroga del termine previsto per l’applicazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi da parte delle organizzazioni di volontariato. -Prevenzione incendi nelle strutture ricettive con oltre 25 posti letto; Qualificazione di imprese e professionisti IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 109


a cura del geom. Alfredo Dellaglio

Mutamento di destinazione d’uso senza opere Come si configura il mutamento di destinazione d’uso, senza opere? geom. A.N. L’articolo 52, comma 2, della Legge regionale n. 12 del 2005, regola il mutamento di destinazione d’uso senza opere, prevedendo, dal punto di vista procedurale, il solo obbligo della preventiva comunicazione al Comune (senza limite di slp). Il contributo di costruzione è dovuto nella misura massima corrispondente alla nuova destinazione, determinata con riferimento al momento dell’intervenuta variazione, qualora la detinazione d’uso sia stata modificata nei dieci anni successivi all’ultimazione (data di riferimento) ai sensi del successivo comma 3, stesso articolo. Cosa diversa, ma non troppo, è il mutamento di destinazione d’uso, senza opere, ancorché sottratto a qualunque atto di assenso, che è soggetto al pagamento del contributo, qualora la nuova destinazione comporti un maggior carico urbanistico. La circostanza che le modifiche di destinazione d’uso senza opere non soggette a preventivo titolo abilitativo, non comporta, di diritto, l’esenzione dagli oneri di urbanizzazione e quindi la gratuità dell’operazione. Il contributo non è geneticamente collegato al rilascio di un nuovo permesso di costruire, per cui il mutamento di destinazione d’uso, anche se non soggetto a nessun titolo abilitativo (in quanto senza opere), cui consegua un maggior carico urbanistico comporta l’onere del pagamento della differenza tra gli oneri connessi alla destinazione originaria e quelli dovuti per la nuova destinazione impressa. Il mutamento di destinazione, se riconducibile ad una classe contributiva diversa e più onerosa della precedente, tale che, se il titolo abilitativo fosse stato richiesto fin dall’origine per la nuova destinazione, avrebbe comportato un diverso e meno favorevole contributo urbanistico, impone l’applicazione della norma di cui all’ex articolo 10, della legge n. 10/1977, ora confluito nell’articolo 19, del Dpr n. 380/2001. Una ulteriore annotazione riguarda il contributo di costruzione per cambio di destinazione d’uso di un locale. Si tratta di partecipazione del singolo a carico del Comune per i servizi derivanti dalle opere di urbanizzazione. Il contributo diviene privo di causa se la costruzione autorizzata non venga eseguita, ma se viene eseguita e utilizzata secondo la sua destinazione, l’onere contributivo non manca di causa. La partecipazione agli oneri non è legata ad un periodo minimo di autorizzazione, ma connessa al potenziale godimento, e non misurabile nel tempo, delle opere di urbanizzazione e non ne può quindi essere richiesta la restituzione ove il carico urbanistico dell’opera venga a mutare in quanto, in tal caso, sorge un nuovo obbligo che prescinde da quello assolto in precedenza per un’opera di diverso carico urbanistico. In definitiva, a fronte dell’accertato mutamento di destinazione d’uso (comunicazione dell’interessato in questo caso), l’Amministrazione può legittimamente calcolare di nuovo il quantum dovuto in relazione al diverso carico urbanistico derivante dall’insediamento di un’attività di tipo direzionale piuttosto che di una residenza, tenuto presente che, 110 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

come già illustrato, il contributo di urbanizzazione non è genericamente collegato al rilascio di un nuovo titolo abilitativo, ma rappresenta la compartecipazione posta a carico del titolare dell’alloggio alle utilità derivanti dalla presenza delle opere di urbanizzazione. La giurisprudenza, sia dei Tar che del CdS, in diverse occasioni, hanno sostenuto quanto sopra affermato. Geom. Antonio Gnecchi

Piano di recupero Nell’attività di geometra può esserci la realizzazione di un piano di recupero di iniziativa privata finalizzato all’ottenimento di un permesso di costruire? Preciso che tale piano attuativo non è un intervento di pianificazione urbanistica, in quanto trattasi di intervento da realizzarsi su un singolo lotto, già asservito da sottoservizi ma situato in zona A da Prg. Il mio quesito prende corpo, in quanto la PA in questione mi ha richiesto la firma del solo Pdr da parte di un tecnico laureato. geom. F.C. La prima risposta mi sembra ovvia nel senso negativo, in quanto è lo strumento urbanistico generale a definire gli ambiti da sottoporre a preventivi piani di recupero. Mi si trova d’accordo se parliamo di scelte sbagliate di urbanisti (e di amministratori) che esagerano nel subordinare a piani attuativi uno, due o tre edifici che non siano di particolare interesse artistico, architettonico o storico, magari al solo scopo di recuperare “standard urbanistici” o “monetizzazioni di standard”, ma è altrettanto vero che spesso i privati non si sono neppure opposti a queste scelte, né in fase di predisposizione né in fase di approvazione del Prg (o Pgt), ritrovandosi con l’obbligo di subordinare a preventivo piano di recupero interventi edilizi che non siano di lieve entità. Detto quanto sopra, c’è da precisare che si potrebbe ipotizzare, per il caso in esame, la possibilità di un intervento comunque controllato da parte della Pubblica Amministrazione mediante il rilascio di un permesso di costruzione convenzionato. Il fatto che si tratti di un intervento da realizzarsi su un singolo lotto, già dotato di sottoservizi, non esclude l’obbligo della procedura del piano attuativo che riguarda un ambito posto in centro storico e prescritto dalle Nta del Prg (o del Pdr del Pgt). Diversa è la questione della forma del piano di recupero che riguardi sostanzialmente un solo edificio che configuri un intervento edilizio di ristrutturazione edilizia (anche mediante demolizione e ricostruzione) che ricada nelle competenze di un tecnico diplomato e abilitato. Ho sempre sostenuto che, a mio giudizio, qualora gli interventi edilizi di un piano di recupero si configurino tra quelli di ristrutturazione edilizia (articolo 3, comma 1, lettera d), Dpr n. 380 del 2001 e articolo 27, comma 1, lettera d), legge regionale n. 12 del 2005) possono essere firmati da un geometra, mentre quelli di ristrutturazione urbanistica (articolo 3, comma 1, lettera e), Dpr 380/01 e art; 27, comma 1, lettera e), Legge regionale 12/05) devono essere firmati da un tecnico laureato. Sempre a mio giudizio, se si impone l’obbligo della firma di un pro-


Richiesta di autorizzazione paesaggistica classificabile come intervento di risanamento e recupero conservativo

verde oliva con nuovi antoni di legno color noce; sostituzione finestre e portefinestre in alluminio color bianco con nuove di legno color noce; trasformazione di alcune finestre esistenti in portefinestre. Interni. Sostituzione degli intonaci cementizi esistenti con nuovi a calce con parziali messe a vista dei sottostanti paramenti di mattoni e pietrame; sostituzione delle pavimentazioni esistenti in graniglia di cemento con nuove in cotto lombardo o listoni di legno. La richiesta è stata respinta perché la commissione paesaggistica ritiene che le opere previste in progetto classifichino intervento come “ristrutturazione edilizia” (non ammessa) anziché come “risanamento conservativo”. Esiste giurisprudenza favorevole alla mia interpretazione? geom. F. I.

Al fine di recuperare un edificio inserito in ambito paesaggistico dichiarato di notevole interesse pubblico (e pertanto tutelato da specifiche prescrizioni) ho fatto richiesta di autorizzazione paesaggistica per poter realizzare alcune opere che manterrebbero invariata l’attuale destinazione d’uso, avverrebbero senza variazioni di volume e superficie e senza aumento in numero dell’unità immobiliare e che pertanto ho chiesto di classificare come intervento di risanamento e recupero conservativo. Le opere in progetto sono le seguenti: Solai. Sostituzione orizzontamenti esistenti in latero-cemento con nuovi di legno (materiale congruente con i caratteri dell’edificio) senza aumento della superficie utile e con modifica della quota d’imposta ai fini del contenimento dei consumi energetici. Copertura. Manto di copertura con tegole a canale coppo lombardo (strato a coppo composto da tegole di recupero); soatituzione piccola e grossa orditura di legno esistente con nuova di legno, senza modifica delle quote d’imposta e di colmo, ma con maggiorazione di spessore dello strato compreso tra orditura e manto di copertura per inserimento di materiale coibente ai fini del consumo energetico; installazione di pannelli impianto fotovoltaico (3 kWp) complanare al manto di copertura per ridurne l’impatto visivo e alterativo delle caratteristiche architettoniche. Lattonerie. Sostituzione delle lattonerie esistenti in lamiera di ferro verniciata e/o in Pvc con nuove in lamiera di rame. Fondazioni/vespaio. Consolidamento statico delle strutture con realizzazione di fondazioni in cls armato; deumidificazione dei locali al piano terra mediante realizzazione di vespaio areato. Balcone. Sostituzione sbalzo esistente in c.a. con nuovo di legno (materiale congruente con i caratteri dell’edificio) senza aumento della superficie utile e con modifica della quota d’imposta in conseguenza della modifica di quota dell’orizzontamento del piano primo; sostituzione parapetto con profilati di ferro a disegno semplice verniciato color grigio perla con parapetto e rastrelliere in assiti di legno color noce per valorizzazione dei caratteri dell’edificio. Facciata. Rimozione degli intonaci cementizi esistenti e messa a vista dei sottostanti paramenti di mattoni e pietrame oppure semplice sostituzione degli intonaci cementizi con nuovi a calce color sabbia; soatituzione di soglie e davanzali in masselli di graniglia di cemento con nuovi in Pietra Serena levigata o di Beola a spacco; inserimento di nuovi cappelli in massello di Pietra Serena levigata o di Beola a spacco; rimozione degli avvolgibili con stecche in Pvc o legno color

La risposta non è da ricercare nella giurisprudenza, ma nella definizione degli interventi di “risanamento conservativo” e di “ristrutturazione edilizia” delle Nta del Prg (o del Piano delle Regole del Pgt). Bisogna comunque premettere che le diverse suddette norme di attuazione (o del Regolamento edilizio) non possono prevalere sulle definizioni stabilite dall’articolo 27 della Legge regionale n. 12 del 2005. Questo vuol dire che definizioni diverse dagli interventi edilizi che siano contenute nelle norme degli strumenti urbanistici (generali o attuativi) e nei regolamenti edilizi, indipendentemente dal fatto che siano più restrittive o più permissive (se ciò può valere per le definizioni) non possono essere applicate, e devono lasciare il posto a quelle della legge regionale. Non c’è bisogno che le norme comunali siano abrogate o modificate o annulate dal Tar, perché le definizioni sono prevalenti, e dunque si sostituiscono automaticamente a quelle comunali in contrasto. La prevalenza riguarda però esclusivamente le definizioni e non, cosa molto diversa, se un determinato intervento edilizio sia o no ammesso in certe parti del territorio comunale, o se un determinato intervento edilizio possa essere ammesso esclusivamente con particolari limitazioni. Ad esempio, può essere uno strumento urbanistico che ammette, in condizioni specifiche, gli interventi di ristrutturazione edilizia soltanto quando comportano la demolizione e la ricostruzione. Questa è una norma che non dà una definizione della ristrutturazione edilizia diversa e in contrasto con la legge regionale, ma una norma che dice cosa si può fare e che cosa, invece, non si può fare, e che si muove pertanto nell’ambito in cui gli strumenti urbanistici hanno piena ed esclusiva potestà. Le definizioni della Legge regionale non possono sostituirsi, insomma, agli strumenti urbanistici comunali nel decidere quali interventi si possono fare: è però evidente che se gli strumenti urbanistici consentono genericamente e senza alcuna precisazione gli interventi di restauro e risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia, per effetto della prevalenza delle definizioni regionali, tali interventi potranno legittimamente comprendere tutto quel che le definizioni regionali prevedono (ad esempio il consolidameto, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso per il risanamento conservativo). È opportuno ulteriormente precisare che le Nta dello strumento urbanistico stabiliscono quali sono gli interventi edilizi ammessi, diversi

fessionista laureato, è possibile che sia apposto sul progetto anche quello del tecnico diplomato che abbia ricevuto l’incarico delle prestazioni professionali riguardanti gli interventi proposti con il progetto presentato al Comune. geom. Antonio Gnecchi

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 111


a seconda della classificazione del territorio comunale e non tanto come sono classificati, per le ragioni sopra esposte. È necessario, pertanto, verificare quali sono gli interventi edilizi ammessi in queste zone o per questo particolare edificio per poter valutare se il progetto già conforme alle norme di attuazione del Prg (o Pgt) e, quindi, recuperabile in base alle opere e ai lavori previsti e descritti puntualmente nel quesito. C’è da sottolineare però l’ingerenza della commissione del paesaggio in una questione prettamente edilizia urbanistica la cui competenza dovrebbe riguardare solo la compatibilità dell’intervento con gli elementi di tutela del vincolo. Si tenga però conto che tale procedura è preliminare a quella relativa al titolo abilitativo (permesso di costruire o Scia) e, indipendentemente dalla compatibilità paesaggistica dell’intervento proposto, questo comunque dovrà essere conforme alle prescrizioni e previsioni dello strumento urbanistico generale. S’impone, pertanto, in ultima analisi,l’obbligo di verificare se le opere in progetto non siano tanto classificabili tra quelle della ristrutturazione edilizia o del risanamento conservativo, ma se sono o meno ammissibili per quel tipo di edificio in modo che il progetto sia sostenibile per entrambe le procedure di cui abbiamo parlato. geom. Antonio Gnecchi

Trasformazione in un fabbricato di una porzione classificata nsr in su. L’articolo 2, comma a) prevede la possibilità di trasformare una parte del fabbricato adibito a portico (pertanto snr) in su? geom. A. B. La legge individua, tra le tre fattispecie principali di intervento, quella del recupero di volumi inutilizzati (articolo 2) ai fini residenziali, distinto tra edifici esterni al centro storico e alle aree agricole (comma 1) ed edifici nelle aree agricole (comma 2). Per quanto riguarda l’articolo 2, comma 1, lettera a), ovvero l’utilizzo – in deroga – di volumi accessori per destinazioni residenziali o altre ammesse dagli strumenti urbanistici, si tratta di utilizzare tutto il volume fisico presente in un edificio e, in particolare, del recupero di portici, logge, sottotetti, vani scala, ecc. per realizzare stanze di abitazione. In buona sostanza si tratta di creare nuovi spazi (anche se non ammesso dallo strumento urbanistico) da adibire a stanze di abitazione e per vani accessori, con un’avvertenza e cioè di non variare la sagoma dell’edificio. In ogni caso (articolo 2, comma 1, lettera a) e b), legge regionale n. 13 del 2009, riguarda edifici, ultimati al 31 marzo 2005, posti in zone A, B o C del Prg (o in zone residenziali del Pgt), comunque non in zone agricole, industriali, artigianali o commerciali. Altre condizioni da rispettare sono il recupero di portici, logge, sottotetti o l’utilizzo di seminterrati, non comportino: – il cambio di destinazione in caso di attività economiche in essere al 18 luglio 2009; 112 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

– la totale demolizione e ricostruzione dell’edificio (ammessa quella parziale); Di riscontro, invece, deve comportare: – il rispetto dei requisiti energetici (risparmio, energie alternative, ecc;) previsti dalla normativa regionale; – il rispetto dei caratteri architettonici, paesaggistici e degli insediamenti esistenti. Da tener presente che il “recupero” in deroga non è ammesso se l’edificio ha subito interventi (amplianti, recupero sottotetto, ecc.) dopo il 31 marzo 2005. L’ultima annotazione riguarda il titolo abitativo che può essere acquisito mediante la richiesta del permesso di costruire o mediante la presentazione della Dia (opra Scia). geom. Antonio Gnecchi

Un controverso ampliamento con la legge 13 Ho presentato in Comune un ampliamento con la Legge 13; prima di presentarlo l’ho illustrato al tecnico comunale che nulla ha obiettato; Dopo due mesi di gestazione mi dice che la Commissione edilizia l’ha bocciato, perché avendo il fabbricato un lato a filo strada, non rispetterebbe le distanze che le Nta prevedono (5 metri). Premetto che il fabbricato è degli anni Cinquanta ed è formato da due piani fuori terra più sottotetto che alzerei di 90 centmetri. Ho obiettato che il Regolamento edilizio prevede che il sopralzo degli edifici esistenti è consentito mantenendo le distanze dai fabbricati prospicienti, distanza che ampiamente rispetto. Il tecnico mi risponde che le Nta e il Regolamento sono in contrasto e che per lui vale il più restrittivo, un po’ come la salvaguardia delle varianti al Prg. Come mi devo comportare? geom. B.M. La derogaal Prg (o al Pgt) per l’ampliamento degli edifici residenziali esterni al centro storico, disciplinato dall’articolo 3, commi 1 e 2 della legge regionale n. 13 del 2009, riguarda solo le previsioni quantitative (indici) e pone problemi di vicinato e di distanze. Gli interventi in deroga devono rispettare il codice civile e i diritti di terzi, le norme igienico sanitarie, di stabilità e sicurezza, in materia idro-geologica, di paesaggio e di beni culturali e monumentali. Fermo restando le altre ipotesi di esclusione dalla deroga, per quanto riguarda i diritti di terzi, sembra logico ritenere che un ampliamento possa determinare una limitazione delle distanze previste dalle Nta dello strumento urbanistico ed in particolare quella degli edifici circostanti. Non diverso è il discorso che riguarda la distanza dalle strade poiché lo stesso articolo 3, comma 1, legge regionale n. 13/2009, ammette la deroga «alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici» e non a tutti gli altri parametri, così come non si individua all’interno delle disposizioni generali per l’attuazione della legge (articolo 5) alcun riferimento diverso da quelli sopra espressi. La decisione del


Comune però non verte su questo problema, ma sull’applicazione di due norme diverse dei due strumenti urbanistici vigenti. Da un lato il Regolamento edilizio che consente il sopralzo degli edifici esistenti nelle fasce di rispetto stradale e dall’altro le Nta del Prg (o Pgt) che prescrive la distanza minima di 5 metri. Agli effetti di quanto stiamo trattando, è ininfluente l’età del fabbricato e che la sopraelevazione sia limitata a 90 centimetri. Mi pare strano che le stesse Nta non dicano nulla sull’eventuale ammissibilità di sopralzi di edifici esistenti qualora questi siano posti ad una distanza inferiore a quella minima prescritta, come è altrettanto strano che il Comune non tenga conto in primo luogo di quanto prevede il Regolamento edilizio ed in secondo luogo che, in assenza di una specificazione della norma generale sulle distanze dalle strade, sostenga il contrasto tra i due strumenti urbanistici, applicando la norma più restrittiva. Non avviso il contrasto tra le due norme perché, mentre il regolamento edilizio prevede la possibilità di sovralzare l’edificio a distanza inferiore a quella regolamentare, le Nta del Prg (o del Pgt) stabiliscono solo un parametro generale al quale non è stato aggiunto (ritengo non volutamente) una previsione specifica come per quella in esame. L’ultima annotazione riguarda l’applicazione delle misure della salvaguardia delle varianti agli strumenti urbanistici e in particolare l’articolo 1 della legge n. 1902 del 1952 che non prevede l’applicazione della norma più restrittiva, ma la sospensione della determinazione sul progetto presentato fino a conclusione dell’iter di approvazione dello strumento urbanistico in itinere, dopo di che si approva o si respinge il permesso di costruire a seconda se sia conforme o in contrasto con quest’ultimo. Nel caso in parola, invece, siamo di fronte ad una situazione diversa e, a fronte di un diniego basato sull’applicazione della norma più restrittiva tra i due strumenti urbanistici, occorre in primo momento controdedurre con le argomentazioni sopra esposte e, successivamente, in caso di perseveranza del responsabile dell’ufficio tecnico nel sostenere una simile motivazione, ricorrere al competente Tar, appoggiandosi ad un avvocato. geom. Antonio Gnecchi

Dubbi sulla Scia

Dal quesito non si capisce bene quali siano gli interventi edilizi da proporre al Comune, ma presumo che si tratti di trasformare una unità immobiliare esistente (di civile abitazione) al piano terra di un edificio, mediante un insieme di opere e di lavori che portino ad un organismo in tutto o in parte diverso dal precedente, comprendendo anche lo spazio adiacente all’abitazione, precedentemente utilizzato ad autorimessa. Se questi sono gli interventi edilizi da eseguire, il progetto riguarda intervento di ristrutturazione edilizia ai sensi dell’articolo 27, comma 1, lettera d), della legge regionale n. 12 del 2005 (essendo in Lombardia) e, in quanto tali, non sono proponibili con la Scia. Secondo quanto ho cercato di chiarire, a partire dall’agosto dello scorso anno, la Scia si applica per gli interventi edilizi minori, precedentemente subordinati alla Dia, mentre quelli di maggior rilevanza (quali nuove costruzioni, ristrutturazioni edilizie, ampliamenti, sopralzi, ristrutturazione urbanistica) sono proponibili solo mediante la richiesta di permesso di costrire o la presentazione della SuperDia (in Lombardia che ne prevede la possibilità, in alternativa al permesso di costruire). come ho già avuto modo di constatare, da più parti si sostiene l’applicabilità della Scia, ma sempre e limitatamente agli interventi edilizi già in precedenza subordinati alla Dia, come ha sostenuto l’Ufficio legislativo del Ministero della Semplificazione e la Regione Lombardia con i rispettivi comunicati. Questo però non riguarda il caso in esame che, come sopra dicevo, è subordinato al rilascio del Permesso di costruire oneroso, ovvero alla presentazione della cosiddetta SuperDia, sempre a titolo oneroso. Se il tecnico non se la sente di presentare la SuperDia, perché non vuole incorrere in errori o responsabilità, chieda il permesso di costruire, lasciando al Comune la valutazione tecnico giuridica dell’intervento che condurrà al rilascio del relativo titolo abilitativo. Comunque sia, al fine di una collaborazione con il Collegio e di una eventuale divulgazione del modello della Scia (che riguarda solo gli interventi in esso indicati), allegato al modello che ho elaborato e ha distribuito dopo il convegno sulla Scia dell’ottobre scorso, sia il Collegio dei geometri della provincia di Brescia che al Collegio Costruttori della stessa provincia.

Dovendo procedere a ridistribuire gli spazi interni di una unità immobiliare abitativa esistente accorpando alla stessa, e quindi mutando la destinazione d’uso, un box attiguo, si deve ricorrere alla Scia? E poi, dove si trova una modulistica Scia attendibile? Al Comune di Crema hanno impostato una modulistica che è anche maggiore rispetto alla Dia; Manca solo il n. di scarpe del geometra e del capocantiere. Pesacndo in Internet si trova di tutto e di pù, anche moduli in cui non viene richiesto il nome del D.L. ed in effetti a corredo della Scia viene solo richiesta una relazione asseverata di tecnico abilitato… quindi poi visto che la ridistribuzione provvederà più imprese, la figura del direttore lavori da quale documento emergerà? Grazie Geom.G. R. IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 113


Aggiornamento Albo

Iscrizioni all’Albo con decorrenza 31 gennaio 2011 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

6047

Bruni Alessia

Gardone Val Trompia (Bs) 27/04/1985

25060 Collio (Bs) Via Ondola 32

6048

Corsini Rafaele

Castelnuovo S.G. (Vr) 07/01/1951

25030 Lograto (Bs) Via Donatori 80

6049

Del Vecchio Roberto

Brescia 12/07/1977

25136 Brescia Villaggio Prealpino Tr; 32 n. 42

6050

Magri Ramona

Montichiari (Bs) 16/08/1983

25018 Montichiari (Bs) Via S. Giustina 93

6051

Zanni Silvia Enrica

Brescia 10/03/1981

25031 Capriolo (Bs) Via Colombara Bosco 95

6052

Catterina Elena

Brescia 24/10/1983

25080 Mazzano (Bs) Via Togliatti 6

6053

Gerosa Maurizio Dante

Brescia 24/12/1962

25020 Flero (Bs) Via Europa 162

6054

Mazza Lara

Brescia 23/02/1983

25088 Toscolano Maderno (Bs) Via Virgilio 29

6055

Plona Mauro

Iseo (Bs) 24/05/1983

25050 Ome (Bs) Via Belvedere 11

6056

Caraffini Oriana

Manerbio (Bs) 25/01/1988

25020 Capriano del Colle Via Bachelet 17

6057

Braga Davide

Brescia 22/08/1980

25014 Castenedolo Via dei Santi 21

6058

Carcangiu Andrea

Leno (Bs) 28/07/1982

25020 Pralboino (Bs) Vicolo Silvio Pellico 2

6059

Pansi Stefano

Brescia 15/08/1972

25062 Concesio (Bs) Via Camerate 56

6060

Zubani Christian

Brescia 04/04/1986

25010 Borgosatollo (Bs) Via Nino Bixio 50

6061

Abeni Fabrizio

Brescia 11/06/1980

25046 Cazzago S. Martino (Bs) Via Don Luigi Lissardi 5

6062

Andreolassi Andrea

Brescia 01/08/1979

25014 Castenedolo (Bs) Via Caduti del Lavoro 4

6063

Armanni Giuseppe

Lovere (Bg) 19/07/1989

25052 Piancogno (Bs) Via Fiume 2/D

6064

Belingheri Alessio

Gardone Val trompia (Bs) 29/12/1986

25069 Villa Carcina (Bs) Via Aldo Moro 156

6065

Bellucco Andrea

Montichiari (Bs) 07/04/1987

25012 Calvisano (Bs) Via Visano per Montichiari 1

6066

Bertoli Mauro

Brescia 23/12/1987

25124 Brescia Via Galeazzo degli Orzi 6 Folzano

6067

Boninsegna Emanuel

Brescia 22/07/1988

25070 Sabbio Chiese (Bs) Via Fontana 20

6068

Cattaneo Cristina

Breno (Bs) 23/10/1989

25050 TemĂš (Bs) Via Tollarini 39/A

6069

Cazzago Marco

Chiari (Bs) 11/04/1988

25030 Castrezzato (Bs) Via Martiri P.zza Fontana 11

6070

Consoli Federica

Brescia 08/10/1987

25030 Castelmella (Bs) Via Redipuglia 64

6071

Ferri Estevan

Desenzano d/Garda 10/11/1988

25018 Montichiari (Bs) Via Vittorio Veneto 88/A

6072

Garufi Simone

Messina 07/08/1987

25124 Brescia S. Polo Via A. Allegri 138

6073

Maffinelli Carlo

Brescia 04/01/1968

25123 Brescia Via Val di Fassa 38

6074

Marchetti Luca

Desenzano del Garda (Bs) 03/01/1985

25088 Toscolano Maderno (Bs) Via Mantova 1

6075

Marini Fabio

Gavardo (Bs) 31/08/1984

25085 Gavardo (Bs) Via Ambrosina Leni 3

6076

Marzari Matteo

Bologna 04/01/1988

25123 Brescia Via Bernini 18

6077

Pedersini Daniele

Brescia 04/01/1988

25085 Gavardo (Bs) Via F. Salvi 2

6078

Pensa Mariavittoria

Montichiari (Bs) 21/05/1989

25010 Isorella (Bs) Via belvedere 8

114 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1


N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

8079

Pezzotti Andrea

Brescia 09/06/1988

25126 Brescia Via Divisione Acqui 92

6080

Pinzin fabio

Taranto 21/08/1953

25124 Brescia Via Malta 12

6081

Polesini Enrico

Manerbio (Bs) 23/06/1981

25012 Calvisano (Bs) Via S. Michele 88

6082

Quarantini Daniele

Iseo (Bs) 20/01/1989

25046 Cazzago San Martino (Bs) Via G. Ungaretti 32

6083

Reboldi Nicola

Brescia 29/06/1988

25064 Gussago (Bs) Via Vaila 21

6084

Riboni Federico Maria

Milano 10/12/1983

25080 Polpenazze (Bs) Via Fontanelle 15

6085

Rocco Federico

Gardone Val Trompia (Bs) 23/07/1987

25063 Gardone Val Trompia (Bs) Via X Giornate 151

6086

Rosa Isabella

Iseo (Bs) 31/08/1989

25054 Marone (Bs) Via G. Guerini 31

6087

Sala Matteo

Romano d. Lombardia (Bg) 19/01/1984

24058 Romano d. Lombardia (Bg) Via Della Morlana 27

6088

Scaratti Giuseppe

Chiari (Bs) 01/06/1982

25036 Palazzolo s/Oglio (Bs) Via Paolo VI 25

6089

Scotuzzi Thomas

Brescia 10/01/1988

25069 Villa Carcina (Bs) Via Pasubio 30

6090

Signorini Rudy

Brescia 05/07/1986

25056 Ponte di Legno (Bs) Via Castellaccio 12

6091

Spazzini Andrea

Brescia 16/07/1988

25020 Bassano Bresciano (Bs) Via Galanti 73

6092

Tonelli Roberto

Salò (Bs) 22/06/1965

25079 Vobarno (Bs) Via Zafferini 11

6093

Toninelli Simone

Chiari (Bs) 12/12/1980

25038 Rovato (Bs) Via degli Alghisi 33

6094

Vavassori Alex

Brescia 01/06/1987

25036 Palazzolo s.Oglio (Bs) Via Vallecamonica 18

6095

Volpi Andrea

Brescia 03/06/1986

25060 Collebeato (Bs) Via G. Borghini 61

Iscrizioni all’Albo con decorrenza 28 febbraio 2011 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

6096

Babiloni Marco

Brescia 12/10/1959

25014 Castenedolo (Bs) Via Viazzola 6

6097

Dotti Mariangela

Iseo (Bs) 13/08/1977

25046 Cazzago San Martino (Bs) Via A. De Gasperi 39

6098

Este Francesca

Montichiari (Bs) 11/03/1979

25013 Carpenedolo (Bs) Via Lame 27

6099

Bressanelli Fiorenzo

Breno (Bs) 08/01/1975

25048 Edolo (Bs) Via Valeriana 5

6100

Casanova Ermes

Brescia 05/06/1984

25030 Berlingo (Bs) Via IV Novembre 12

6101

Apostoli Paolo

Brescia 09/12/1989

25086 Rezzato (Bs) Via Leonardo da Vinci 8

6102

Benedetti Paolo

Brescia 15/12/1987

25133 Brescia Via E. Dabbeni 54

6103

Giudici Federica

Breno (Bs) 20/08/1988

25040 Ceto (Bs) Via Papa Giovanni XXIII 17

6104

Grilli William

Gavardo (Bs) 05/08/1988

25087 Salò (Bs) Via F. Bettoni 9

6105

Luna Simone

Brescia 13/04/1988

25016 Ghedi (Bs) Via Gasparo da Salò 15

6106

Martinotta Luca

Tirano (So) 01/07/1986

25040 Corteno Golgi (Bs) Via Bianchi 11

6107

Pelamatti Claudio

Lovere (Bg) 04/02/1989

25052 Piancogno (Bs) Via Boter 3/B IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 115


N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

6108

Pintossi Maurizio

Gardone V.T. (Bs) 09/05/1986

25068 Sarezzo (Bs) Via Monte Grappa 8

6109

Porcu Leonardo

Cremona 22/03/1987

25023 Gottolengo (Bs) Via Trento 12

6110

Poviani Nicola

Orzinuovi (Bs) 22/07/1987

25030 Villachiara (Bs) Via Villabuona 9/F

6111

Rossini Alessandro

Manerbio (Bs) 28/05/1987

25020 Pavone Mella Via Don Minzoni 4/A

6112

Squaratti Fabio

Breno (Bs) 23/08/1984

25040 Ceto (Bs) Via Marcolini 18

6113

Tavelli Valeria

Brescia 19/08/1988

25136 Brescia Via Passo del Moncenisio 38

6114

Vitali Fabio Enrico

Brescia 21/08/1988

25030 Corzano (Bs) Via A. Manzoni 9

Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 30 novembre 2010 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

3389

Brescia 24/09/1951

25073 Bovezzo (Bs) Via della Libertà 48

Decesso

Mariani Giovanni

˙

Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 25 dicembre 2010 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

4104

Brescia 09/09/1961

25060 Pezzaze (Bs) Via Lavone Sopra 17

Decesso

Beltrami Rinaldo

Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 27 dicembre 2010 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

2874

Trenzano (Bs) 31/01/1954

37121 Verona Via Pellicciai 22

Trasferimento Vr

Rivetti Giovanni Carlo

Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 31 dicembre 2010 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

5851

Arici Mirko

Gavardo (Bs) 14/08/1987

25080 Mazzano (Bs) Via Don G. Minzoni 21

Dimissioni

5743

Azzini Roberta

Manerbio (Bs) 15/02/1985

25020 Pralboino (Bs) Largo IV Novembre 16

Dimissioni

5748

Bertazzoli Fabio

Chiari (Bs) 28/05/1982

25037 Pontoglio (Bs) Via Piave 23

Dimissioni

1207

Bombardieri Arnaldo

Suzzara (Mn) 05/06/1942

25123 Brescia Viale Piave 69

Dimissioni

829

Cazzago Aimo

Brescia 14/07/1932

25127 Brescia Via Crotte 47/I

Dimissioni

4297

Civico Nicola

Trivento (Cb) 11/07/1962

25068 Sarezzo (Bs) Via Paolo VI 1

Dimissioni

3609

Di Monte Giuseppe

Ischitella (Fg) 03/03/1949

25018 Montichiari (Bs) Via F. Turati 31

Dimissioni

764

Filippini Ugo

Brescia 06/04/1931

25073 Bovezzo (Bs) Via Cesare Battisti 74

Dimissioni

116 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1


N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

5366

Franzoni Laura

Orzinuovi (Bs) 15/05/1982

25030 Comezzano Cizzago (Bs) Via Montello 6/B

Dimissioni

529

Gamba Walter

Brescia 28/10/1930

25126 Brescia Via Zamboni 31

Dimissioni

5326

Gatti Federica

Brescia 16/01/1981

25020 Capriano d. Colle (Bs) Villaggio E. Montale 126/A Dimissioni

4781

Giacomelli Giuliano Alberto Brescia 22/02/1972

25067 Lumezzane (Bs) Via XXV Aprile 97

Dimissioni

5660

Palini Manuel

Iseo (Bs) 23/08/1983

25050 Provaglio d’Iseo (Bs) Via Solferino 57

Dimissioni

700

Pecoraro Antonio

Brescia 31/07/1930

25121 Brescia Via A. Mario 53

Dimissioni

3585

Pirovano Antonio

Milano 04/09/1949

25060 Collebeato (Bs) Via Trieste 22/B

Dimlissioni

2878

Serena Francesco

Villa Carcina (Bs) 18/06/1948

25060 Villa Carcina (Bs) Via Repubblica 34/A

Dimissioni

3267

Sforza Roberto

Botticino (Bs) 26/06/1959

25082 Botticino (Bs) Via Tito Speri 71

Dimissioni

3347

Vezzoli Marino

Palazzolo s/Oglio (Bs) 15/11/1949

25036 Palazzolo s/Oglio (Bs) Via Oberdan 12

Dimissioni

1566

Vianelli Milena

Passirano (Bs) 09/01/1945

25050 Passirano (Bs) Via Roma 6

Dimissioni

5024

Zani Samuele

Brescia 24/10/1978

25035 Ospitaletto (Bs) Via IV Novembre 108

Dimissioni

2087

Zanola Giancarlo

Serle (Bs) 04/04/1947

25080 Serle (Bs) Via Tesio Sopra 5

Dimissioni

Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 31 gennaio 2011 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

5237

Angeli Gianpaolo

Breno (Bs) 27/12/1975

25044 Capo di Ponte (Bs) Via Piazza 1

Dimissioni

5511

Bossini Silvia

Desenzano (Bs) 26/09/1983

25013 Carpenedolo (Bs) Via Monterocchetta 15

Dimissioni

4194

Cipani Giovanna

Gardone Riviera (Bs) 29/01/1948

25083 Gardone Riviera (Bs) Via Carere 25

Dimissioni

5130

Comini Mariagrazia

Brescia 13/02/1979

25075 Nave (Bs) Via della Fonte 11

Dimissioni

1327

Cordioli Daniele

Brescia 22/12/1942

25128 Brescia Via Randaccio 17

Dimissioni

3459

Ebranati Eusebio

Salò (Bs) 25/05/1939

25087 Salò (Bs) Via Belfiore 8/10

Dimissioni

4084

Gussago Riccardo

Adro (Bs) 13/03/1944

25125 Brescia Via Toscana 53

Dimissioni

5814

Lò Paolo

Desenzano d. Garda (Bs) 02/02/1985 25127 Brescia Via Sofia Testi 49

Dimissioni

5910

Marletti Clara

Gardone V.T. (Bs) 19/05/1987

25060 Lodrino (Bs) Via Dosso 70

Dimissioni

2918

Mondini Fabiana

Gavardo (Bs) 22/07/1945

25085 Gavardo (Bs) Piazza Garibaldi 4

Dimissioni

2496

Pitozzi Carlo

Palazzolo s/Oglio (Bs) 10/02/1948

25036 Palazzolo s/Oglio (Bs) Via S. Pancrazio 36

Dimissioni

5564

Polato Luca

Brescia 16/08/1979

25128 Brescia Via Martinengo Cesaresco 31/D

Dimissioni

5543

Turra Stefano

Chiari (Bs) 04/02/1981

25030 Castrezzato (Bs) Via F.lli Cervi 77

Dimissioni

2457

Venosta Paride Angelo

Lumezzane Pieve (Bs) 06/12/1948 25066 Lumezzane (Bs) Via Cornisino 1

Dimissioni

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 117


Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 7 febbraio 2011 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

536

Castrezzato (Bs) 21/07/1928

25123 Brescia Via Salvemini 2

Decesso

Campana Tarcisio

Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 11 febbraio 2011 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

5229

Sarnico (Bg) 15/07/1981

25031 Capriolo (Bs) Via Feniletto 100

Trasferimento a Bg

Vezzoli Mauro

Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 16 febbraio 2011 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

3112

Rodengo Saiano (Bs) 11/08/1948 25060 Brescia Via Schivardi 96/A

Pedretti Valter

Residenza

Motivo

Decesso

Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 28 febbraio 2011 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

5741

Almici Chiara

Iseo (Bs) 07/12/1984

25047 Darfo (Bs) Via Sandrini 2

Dimissioni

5963

Amadori Chiara

Gavardo (Bs) 06/09/1988

25080 Soiano d.Lago (Bs) Via X Giornate 80

Dimissioni

5234

Bindoni Denise

Brescia 28/04/1971

25062 Concesio (Bs) Via dei Biusconi 14

Dimissioni

5831

Bonfanti Andrea

Gardone V.T. (Bs) 30/05/1983

25065 Lumezzane (Bs) Via Rango 22/D

Dimissioni

5752

Bontempi Paolo

Leno (Bs) 15/10/1982

25016 Ghedi (Bs) Via Romanino 34

Dimissioni

5309

Ciollaro Massimo

Brescia 14/12/1963

25082 Botticino (Bs) Via Benedusi 68/A

Dimissioni

5129

Cobelli Cristina

Salò (Bs) 29/01/1965

25087 Salò (Bs) Via Odorici 8

Dimissioni

5756

Fedrighi Antonella

Breno (Bs) 03/09/1981

25042 Borno (Bs) Via Milano 22

Dimissioni

5367

Frassi Luca

Lovere (Bg) 05/03/1981

25055 Pisogne (Bs) Via Milano 12

Dimissioni

5371

Gazzoldi Davide

Brescia 20/07/1982

25081 Bedizzole (Bs) Via E. Montale 17

Dimissioni

4727

Gorlani Donato

Longhena (Bs) 14/01/1947

25030 Longhena (Bs) Via Don Dabeni 5

Dimissioni

4861

Rossi Paolo

Leno (Bs) 06/09/1972

25020 Gambara (Bs) Cascina Volte 4

Dimissioni

4982

Serioli Mariele

Brescia 10/10/1978

25040 Artogne (Bs) Via Valeriana 46/A

Dimissioni

1269

Sguazzi Alessandro

Brescia 18/04/1943

25124 Brescia Via San Zeno 129

Dimissioni

5721

Zontini Luigi

Orzinuovi (Bs) 23/04/1981

25022 Borgo San Giacomo (Bs) Via Ferrari 12

Dimissioni

118 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1



memo

AVVISO AGLI ISCRITTI ALL’ALBO Per consentire il periodico aggiornamento dei dati da inserire nell’Albo professionale tutti gli iscritti sono tenuti a comunicare al Collegio ogni variazione d’indirizzo e di recapito telefonico utilizzando esclusivamente la seguente scheda: PER AGGIORNARE GLI ELENCHI DELL’ALBO PROFESSIONALE DI BRESCIA IL COLLEGIO INVITA I GEOMETRI A COMPILARE E A RISPEDIRE CON SOLLECITUDINE QUESTA SCHEDA (ANCHE TRAMITE FAX)

SPETT.LE COLLEGIO DEI GEOMETRI DELLA PROVINCIA DI BRESCIA 25128 BRESCIA - PIAZZ.LE C. BATTISTI 12 FAX: 030/306867

IL SOTTOSCRITTO GEOMETRA cognome e nome

…………………………………………………………………………………………..

luogo di residenza cap via

……………………………

………………………………………………………………………………………..

città

……………………………………………………………………...

………………………………………………………………………………………………………………………...

P. Iva

n. albo

…………………………………………...

luogo dello studio cap via

nato il

…………………………………………

………………………………………………………………………………......

……………………………………………….

città

…………………………………………....

………………………………………………………………………………………………………………......

……………………………………………………………………………………………………………………

tel. casa

…………………………………………………………………………………………………………….

cell.

……………………………………………………………………………………………………………………….

data

……………………………………………………………………………………………………………………..

tel. ufficio e-mail

firma

……………………………………

fax

…………………………………………........

…………………………………………………………………………………………………………....

……………………………………………………………………………………………………………....

Per l’invio della corrispondenza, usare l’indirizzo: ❑ residenza ❑ studio (segnare con una crocetta) Autorizzi la pubblicazione della tua e-mail nel sito Internet del Collegio?

❑ sí ❑ no (segnare con una crocetta)

Si ricorda inoltre che le modifiche dell’attività svolta dai singoli iscritti, che comportano iscrizioni o cancellazioni alla Cassa di Previdenza geometri a sensi della legge n. 236/90, devono essere comunicati alla Cassa stessa esclusivamente mediante la compilazione di specifico modello di atto notorio disponibile presso il Collegio. La segreteria è inoltre attrezzata per fornire tutte le informazioni atte a evitare che l’iscritto incorra in sanzioni pecuniarie per effetto di tardive od omesse comunicazioni o versamenti alla Cassa di Previdenza. 120 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1


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IL GEOMETRA BRESCIANO 2011

1

IL GEOMETRA ETRA BRESCIANO NO

Anno XXXVI N. 1 gennaio-febbraio 2011

Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

Cremona Lodi Mantova Sondrio

1861-2011 150° anniversario Unità d’Italia

1


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