Sulle strade della fuga in Egitto

Itinerari LUOGHI DI GESÙ

Al-Moharraq – L’intera area è sacra per i copti ed è chiamata anche “la seconda Betlemme”.

Siamo a circa 350 chilometri dal Cairo

Sulle strade della fuga in Egitto

Un cammino intrapreso di fretta è quello che spinge la Sacra Famiglia lontano da Betlemme per salvare il piccolo Gesù dalla follia di Erode.

Il viaggio, ricordato soprattutto dai Vangeli apocrifi, ha lasciato una scia di memorie che la Chiesa copta ha fatto fiorire nei secoli di Emanuela Compri

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uando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme” (Mt 2, 16). Fonti diverse da quelle evangeliche non riportano nessuna conferma della strage degli innocenti, il massacro di maschi dai

due anni in giù ordinato dal re della Giudea nel territorio di Betlemme.

L’ordine del despota, tuttavia, non è così improbabile: Erode il Grande aveva già fatto giustiziare i propri figli Alessandro e Aristobulo, e più tardi Antipatro perché li giudicava una minaccia al proprio potere. Mentre

il Vangelo di Matteo si concentra sulle due visioni dell’angelo apparso nel sonno a Giuseppe, la prima che indica la via di fuga verso l’Egitto e la seconda quella del ritorno in Galilea, i Vangeli apocrifi, soprattutto lo pseudo-Matteo, si soffermano minuziosamente sul lasso di tempo trascor-

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Chiesa della Vergine Maria Si trova alla periferia del Cairo. È dedicata alla Madonna di Maadi

so in Egitto, dove la Santa Famiglia vive da profuga.

Tra mito e realtà L’esodo che l’evangelista Matteo descrive alla fine del secondo capitolo, appare costruito per allacciare la figura di Mosè a Gesù e interpretare in chiave biblica la fuga in Egitto della famiglia di Nazaret. La citazione riprende il testo del profeta Osea: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio” (Os 11, 1). Per l’evangelista è una nuova storia d’Israele quella che ha inizio con Gesù, dove il bambino torna alla Terra Santa per stabilire l’alleanza definitiva di Dio col suo popolo. Il desiderio di colmare il vuoto di notizie relative a questa fuga, ha prodotto, soprattutto nella primitiva comunità cristiana d’Egitto, il fiorire di una serie di racconti, dal sapore mitico, raccolti poi nei Vangeli apocrifi. A fianco, o alla base, di questi testi ci sono una serie di tappe che si snodano dalle rive del Mar Morto, in Terra Santa, fino all’Alto Egitto lungo le sponde del Nilo.

Le tappe dell’esodo Per seguire le tracce delle memorie cresciute attorno all’esodo della Sacra Famiglia, è necessario varcare i confini della Terra Santa e dirigersi a sud, in Egitto, per raccogliere le tradizioni della Chiesa copta. I copti hanno fissato anche il giorno della partenza per l’Egitto: è il primo giugno, data feA Sua Immagine

steggiata nel loro calendario liturgico.

La Sacra Famiglia si sarebbe spostata attraverso il paese, compiendo miracoli che sono all’origine del sorgere di numerosi santuari tuttora esistenti e visitati da cristiani e musulmani. La prima tappa di un ideale percorso in Terra Santa è il monastero greco ortodosso di San Gerasimo. Detto anche Kalamonia, cioè “buona residenza” della Santa Famiglia, nasconde tra le sue mura la grotta dove Giuseppe,

Maria e il Bambino Gesù avrebbero trovato riparo durante la fuga.

I santuari mariani del Cairo Un balzo di centinaia di chilometri conduce alle porte del Cairo e trasforma l’Egitto in un ideale prolungamento della stessa Terra Santa. I luoghi di culto mariano nel paese nordafricano hanno a che fare soprattutto con la fuga della Sacra Famiglia. Il primo degno di nota è un elegante sobborgo a nord del Cairo, Matarieh, la “città della fontana”. La memoria è legata a una fonte miracolosa dove la Vergine Santissima, Nostra Signora di Matarieh, avrebbe lavato le fasce del Bambino Gesù e a un antico sicomoro: “l’Albero della Vergine”. Nel quartiere, accanto a numerosi centri di culto copto-ortodossi, ci sono un’elegante cappella, tenuta dai padri gesuiti e dedicata alla Santa Famiglia, una chiesa copto-cattolica e un Carmelo, nel quale le monache, nel ricordo della permanenza di Giusep-

Monastero di San Gerasimo – A nord del Mar Morto, poco distante da Gerico, si incontra lungo la strada n. 90

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Abû Sarga – La chiesa è dedicata a San Giorgio. La cripta si ritiene sia stata abitata dalla Sacra Famiglia

pe, Maria e Gesù in Egitto, pregano in modo speciale per tutti coloro che, per vari motivi, sono perseguitati e sono costretti a lasciare la loro patria per cercare rifugio in terra straniera. A sud del Cairo, vicino all’isola di Roda, sono ancora visibili i resti di una fortificazione romana. All’interno, ci sono otto chiese. Fra queste c’è San Sergio (Abû Sarga), costruita nel V secolo in onore del santo. Si ritiene che la cripta sia stata l’abitazione della Sacra Famiglia. Un altro centro di culto mariano meritevole di citazione è l’edificio religioso dedicato alla Madonna di Maadi, alla periferia del Cairo lungo la riva del Nilo. È conosciuto come AlAdaweya, ossia la chiesa della Vergine del “traghetto”. Il nome del sobborgo, Maadi, deriva dalla parola araba che significa “punto d’incrocio”. La tradizione vuole che a Maadi la famiglia di Gesù si sia imbarcata per dirigersi verso il sud dell’Egitto.

La regione meridionale Diverse sono le tappe che ricordano il passaggio della famiglia lungo il Nilo, mentre si dirigeva a sud nell’Alto Egitto. Uno dei santuari più noti è a 200 chilometri dal Cairo, a Gabal El- Tair,

“Uccello della Montagna”, presso l’attuale Samalut. Qui Giuseppe, Maria e Gesù si sono riposati nella caverna oggi situata all’interno della chiesa antica. Si dice che passando per questo luogo su una piccola barca, la Santa Vergine abbia notato un’enorme roccia staccarsi dalla montagna: stava per cadere sulla barca e sui suoi occupanti quando, stendendo la mano, il Bambino Gesù è intervenuto, fermandola.

La forma della mano è rimasta miracolosamente impressa sulla pietra ed è ancora visibile. La discesa, poi, è continuata fino alla città di Assiut, ad Al-Moharraq, 350 chilometri dal Cairo. Già Teofilo di Alessandria, nel IV secolo, parlava di questa sosta egiziana: al vescovo Maria stessa, in visione, avrebbe rivelato il luogo esatto della grotta che li ha accolti.

Attorno a essa Pacomio, il grande maestro del monachesimo egiziano, ha fondato un monastero. Quello attuale è del secolo scorso ed è ancora oggi abitato da numerosi monaci. La chiesa dedicata a Maria conserva la grotta dove la famiglia si è ritirata: l’interno è tappezzato di pannelli di legno e avorio incisi con croci copte. È qui che l’angelo del Signore sarebbe

comparso a Giuseppe in sogno, dicendogli: “Alzati e prendi il bambino e sua Madre e rientrate nella terra d’Israele; poiché sono morti quelli che volevano la morte del Bambino” (Mt 2, 20-21).

La Chiesa copta Un prima comunità di cristiani si forma in Egitto dalla predicazione dell’evangelista Marco. Il nome copto è una deformazione della parola greca Aiguptos (Egitto) e viene assegnata a questo gruppo di fedeli durante l’invasione araba dell’Egitto nel VII-VIII secolo. I principali centri di fede e cultura si sono sviluppati ad Alessandria e nella Tebaide. I copti, che hanno ancora l’egiziano per lingua liturgica, si sono staccati dalla Grande Chiesa nel 451 con il Concilio di Calcedonia quando hanno aderito al monofisismo (un’unica natura in Cristo). Oggi le comunità copte, minoranze cristiane nell’Egitto scosso dall’estremismo islamico esploso dopo la primavera araba, sono tra quelle più duramente perseguitate e sotto continuo bersaglio di rappresaglia anticristiana: nel corso del 2013 oltre 60 chiese copte sono state oggetto di distruzione.

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