Editoriale

Planisfero Resilienza Problems box Cronaca nera Turisti per caso Correva l'anno Interamniae populus A regola d'arte
Crescendo Moda De re coquinaria Tecnica-mente Sport Lo Zibaldone delle recensioni Curiosità Alumna interpretatur
Editoriale
Planisfero Resilienza Problems box Cronaca nera Turisti per caso Correva l'anno Interamniae populus A regola d'arte
Crescendo Moda De re coquinaria Tecnica-mente Sport Lo Zibaldone delle recensioni Curiosità Alumna interpretatur
Ogni anno, scolastico o solare che sia, porta voglia di cambiamenti. Anche l’anno editoriale del nostro giornalino segue la regola.
Con una redazione quasi completamente nuova e due caporedattrici al primo mandato, ci sono tutte le basi per una trasformazione.
E' ammirevole quanti siano gli interessi al di fuori della scuola di ognuno di noi, e dare voce a questi è essenziale.
Con questi buoni propositi, vi auguriamo buona lettura e buon Natale!
Il Qatar al momento è al centro dell’attenzione globale, poiché sta ospitando la 22ª edizione dei mondiali di Calcio. È la prima volta nella storia del campionato che la competizione si svolge in Medio Oriente.
il caffè
Il giornalino scolastico è un’istituzione all’interno del nostro istituto. Moltissime penne hanno scritto, abbiamo avuto diversi nomi e diverse vesti, ma rimane comunque un punto di riferimento. Gli studenti possono esprimersi e parlare di argomenti svariati al di fuori dei temi di italiano e dei compiti a casa.
Un saluto dalla Dirigente: "In occasione dell’uscita del primo numero del giornalino scolastico auguro un Natale sereno ed un Anno Nuovo foriero di salute, serenità e gioie vere. Ad maiora et meliora, iuvenes!"
Questo stato suscita interesse in primis per la propria composizione demografica: dei circa 3 milioni di abitanti, solo 300.000 sono originari del Qatar; per il resto si tratta di lavoratori stranieri provenienti dal Sud-Est asiatico, Egitto, Filippine. A livello interno, l’emirato emerge per la mancanza di diritti umani e civili, di cui si è tanto discusso a livello globale, specialmente nell’ultimo periodo. Proprio con l’arrivo del
mondiale è emerso lo sfruttamento dei lavoratori migranti. In realtà, la pratica disumana della kafala è alla base del reclutamento di operai, braccianti in Qatar e in altri paesi limitrofi da ormai molto tempo. Si tratta di un sistema antichissimo che regola il diritto del lavoro per gli stranieri nel mondo arabo: l’immigrato che arriva a lavorare in Qatar (ma anche in altri paesi arabi) deve rivolgersi a una sorta di garante, o sponsor, il quale però vanta diritti nei suoi confronti, come forma di tutela per la garanzia offerta. Tra questi diritti, c’è la
Rachele Maliziapossibilità di controllare gli spostamenti del lavoratore, per assicurarsi che non abbandoni il lavoro senza permesso, e perciò si arriva anche alla consegna del passaporto. Negli anni successivi all’assegnamento dei mondiali al Qatar, migliaia di lavoratori migranti sono stati sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli, per la costruzione di tutti e 8 gli stadi e tutte le altre infrastrutture.
Purtroppo ancora oggi i datori di lavori hanno troppo controllo sulla vita dei loro lavoratori: possono impedire loro di cambiare lavoro o farli lavorare un numero eccessivo di ore. Sono agghiaccianti i dati riportati da Amnesty International che mostrano che in Qatar dal 2010 al 2019 sono morti 15.021 stranieri di ogni età e occupazione di cui le cause dei decessi rimangono inattendibili. C’è da dire però che lo stato recentemente ha fatto dei
passi avanti: nel 2020 l’emirato si è distinto per essere stato il primo Paese nella regione del Golfo Arabo a consentire a tutti i lavoratori migranti di cambiare lavoro prima della fine del contratto senza dover ottenere il consenso del datore di lavoro, che è uno degli aspetti chiave della kafala. Il Qatar è stato poi il secondo Paese della regione del Golfo a stabilire un salario minimo per i lavoratori migranti, dopo il Kuwait. Tuttavia, sono rimaste attive altre disposizioni legali che di fatto facilitano l’abuso e lo sfruttamento. Molto critica è anche la condizione della donna: nella legge è previsto e incorporato il concetto discriminatorio di tutela maschile, che nega alla donne, in modo legale, il diritto di prendere decisioni chiave e importanti sulla loro vita in modo autonomo. Le donne in Qatar devono ottenere il permesso dai loro tutori maschi per sposarsi,
studiare all’estero con borse di studio governative, lavorare, viaggiare fino a determinate età e ricevere alcune forme di assistenza sanitaria riproduttiva.
Il sistema nega inoltre alle madri l’autorità di agire come tutrici principali dei loro figli.
Il diritto di famiglia, inoltre, limita fortemente i diritti femminili su matrimonio, divorzio, eredità.
Una volta sposata, per esempio, una donna è tenuta ad obbedire al marito e può perdere il sostegno finanziario del consorte
se lavora o viaggia o si rifiuta di avere rapporti con lui, senza un motivo “legittimo”. Gli uomini hanno un diritto unilaterale al divorzio, mentre le donne devono chiederlo ai tribunali e per ragioni limitate, oltre ad andare incontro a svantaggi economici più gravi rispetto agli uomini in caso di separazione. Le donne continuano inoltre a non essere adeguatamente protette contro la violenza domestica e sessuale.
In linea teorica, la Costituzione dovrebbe tutelare tutti i cittadini e assicurar loro pensione, cure mediche, sussidi e servizi vari, ma nella realtà dei fatti la situazione iraniana è ben diversa.
Salta subito all’occhio la presenza nell’ordinamento giuridico iraniano della pena di morte; l’Iran è la terza Nazione al mondo per esecuzioni capitali annue (dietro alle grandi Stati Uniti e Cina). Il metodo di esecuzione principale è l’impiccagione, ma non mancano casi di fucilazione e decapitazione, mentre non si ricorre alla lapidazione dal 2002. Le esecuzioni possono essere pubbliche e alcuni dei reati per cui è contemplata la pena capitale sono l’apostasia (abbandono della propria religione), omosessualità e atti sessuali illeciti, adulterio, alto tradimento e altro.
Ma la critica situazione iraniana per quanto concerne i diritti umani non riguarda
solo la pena di morte, purtroppo ancora in vigore in addirittura 58 Stati in tutto il mondo. Le condizioni di vita di molte categorie di cittadini sono veramente problematiche, in particolar modo quelle delle donne. Secondo la cultura araba le donne hanno una posizione in assoluto subordinata a quella dell’uomo e poiché la vita è regolata secondo le norme religiose, le donne hanno l’obbligo di indossare l’hijab, il velo islamico. L’hijab, che è solo uno dei vari tipi di velo, nonché il meno coprente, previsti dalla religione islamica, non solo prevede la copertura totale dei capelli, ma anche un tipo di abbigliamento che non deve assolutamente lasciare visibili alcun tipo di forme o qualsiasi parte del corpo che non sia piedi, mani o viso.
È proprio da questa questione che il 17 settembre scorso è scoppiata la grande rivolta delle donne iraniane, e non solo. Infatti, in quella giornata si stavano celebrando i funerali della 22enne Mahsa Amini. Questa giovane donna si trovava nella capitale iraniana, Teheran, in visita con la sua famiglia, quando la polizia morale l’ha fermata perché dal suo velo sporgevano due ciocche di capelli. Mahsa è morta due giorni dopo in ospedale. Il comunicato delle istituzioni iraniane ci ha riferito di una morte naturale, ma la verità, venuta a galla non solo perché ovvia, ma anche grazie all’azione di informatici abilissimi che sono riusciti
il caffè Dicembre 2022
a penetrare nei server del regime, è che Mahsa Amini è stata pestata a sangue dai poliziotti fino alla morte, sopraggiunta per trauma cranico. Questo grave avvenimento ha causato l’insorgere dei protestanti, via via sempre più numerosi e difficili da reprimere. Il primo atto di rivolta è stato fatto da un gruppo di giovani donne iraniane che si sono tolte il velo e hanno fieramente e coraggiosamente iniziato a sventolarlo per strada, addirittura, in alcuni casi, a bruciarlo pubblicamente.
Le donne iraniane hanno cominciato la loro inarrestabile protesta. La repressione del regime è stata fin da subito violentissima. Secondo alcuni dati, molto difficili da ufficializzare, ad oggi sarebbero morti negli scontri almeno 348 persone di cui 52 minorenni e, secondo le istituzioni, 38 membri delle forze armate, gli arresti 16mila. L’esercito, davanti all’impeto dei rivoltosi, ha utilizzato metodi disumani: gli ospedali denunciano che alle protestanti viene sparato in viso, sul seno e sui genitali. Fortunatamente anche molti uomini si sono aggregati alla rivolta, dimostrando che anche coloro che sono considerati essere la fascia più conservatrice della popolazione sono indignati dai provvedimenti di questo regime. Di fatti, da mercoledì moltissimi commercianti, bottegai e artigiani hanno scioperato; sul web è possibile vedere con i propri occhi video degli immensi mercati nelle più importanti città dell’Iran
completamente deserti, intere vie che diventano una sterminata sequenza di saracinesche abbassate. I protestanti scioperano, occupano scuole, università, edifici, strade e piazze. Le istituzioni si sono viste obbligate a vagliare un’ipotesi che mai avevano preso in considerazione: la promessa di vagliare in una consulta le norme sull’abbigliamento delle donne e
l’interruzione dell’operatività della polizia morale. Ma facciamo una piccola digressione –necessaria – su quest’organo. La polizia morale è un ramo delle forze dell’ordine istituito nel 2005 con lo specifico compito di occuparsi del rispetto delle norme di abbigliamento imposte alle donne secondo la Costituzione. Una volta fermate e arrestate le donne che non rispettano tali norme, sono portate in “strutture di riabilitazione” o centrali di polizia, dove gli agenti hanno il compito di insegnare loro come vestirsi adeguatamente. Dopo di ciò, le donne sono rilasciate, in custodia di un parente, esclusivamente maschio, che si fa garante del rispetto delle regole sull’abbigliamento per la donna in questione. Le donne che non si vestono
adeguatamente possono
ricevere fino a 74 frustate e una pena di 60 giorni di carcere.
Ma se da un lato ciò ha rappresentato un piccolo passo nella scalata alla libertà delle donne iraniane, allo stesso tempo il governo ha continuato ad agire come prima, arrivando a dichiarare estinto il conto corrente delle donne che non indossano l’hijab e a demolire la casa di Elnaz Rekabi.
Vi ricordate di Elnaz? Era la scalatrice iraniana che si era presentata alla finale dei Campionati Asiatici di scalata 2022 senza indossare l’abbigliamento sportivo specifico, comprensivo dell’hijab. Poco dopo la gara, l’atleta si è vista costretta a dichiarare di essersi
semplicemente scordata di indossare il velo, probabilmente perché in ritardo per la competizione, ma questo non è bastato ai servizi di polizia, che nel giro di poche ore l'hanno fatta scomparire. Elnaz è ricomparsa qualche giorno dopo, visibilmente scossa, con la testa bassa, un abbigliamento trasandato e rigorosamente un copricapo. Ha dichiarato di non aver subito alcun tipo di violenza o tortura. Inoltre, proprio venerdì 9 dicembre è stata eseguita la prima impiccagione delle 11, momentanee, sentenze
attualmente in svolgimento in Qatar, dove molti tifosi si sono recati allo stadio con maglietta, striscioni e cartelli inneggianti alla pace in Ucraina e al riconoscimento dei diritti delle donne iraniane e afghane (anch’esse versano nelle stesse situazioni insostenibili) o ad altri temi di forte attualità in campo sociale. Purtroppo, la maggioranza di questi tifosi sono stati allontanati dal
di salutare sua madre, che all’esterno dell’edificio implorava di sapere cosa stesse succedendo al figlio. Le esecuzioni rischiano di diventare una pratica quotidiana. L’eco della rivolta, grazie all’azione dei social media, si è sparso in tutto il mondo e da tutti gli angoli del pianeta sono giunti messaggi e simboli di solidarietà. Uno dei primi è stata la diffusione di numerose donne, non islamiche e tantomeno iraniane, che si riprendevano nell’atto di tagliarsi da sole grosse ciocche di capelli. Altro esempio eclatante ci giunge dai Campionati Mondiali di Calcio, di morte di coloro che sono stati arrestati tra i manifestanti. Il giovane uomo ucciso aveva bloccato insieme ad altri manifestanti una strada qualche giorno fa e in quell’occasione aveva ferito con un coltello un membro delle forze armate. Dopo torture e confessioni estorte, è stato impiccato senza avere la possibilità
campo e in alcuni casi multati. Sorprendentemente coraggiosi sono stati, invece, i giocatori e tutto lo staff della Nazionale Iraniana di Calcio, che nella loro partita inaugurale del mondiale si sono rifiutati di cantare l’inno nazionale. Paradossalmente la loro fortuna è stata quella di
media, sull’Iran, si potrà incastrare i governatori, i militari, i politici e tutti coloro coinvolti nell’amministrazione spalle al muro; in modo tale da rendere sempre più potente e ineluttabile la rivolta degli iraniani.
trovarsi fuori dal Paese e di conseguenza il fatto che tutto ciò che il regime poteva far loro erano minacce. Inutile dire che prima della seconda partita l’Iran ha cantato l’inno.
In conclusione, se pur le vittorie di questa “guerra” saranno sporadiche e banali, è importante che si impedisca al regime degli ayatollah di spadroneggiare nel Paese, in barba alle convenzionali norme sui diritti umani. Mantenendo perennemente i riflettori accesi, attraverso l’informazione e attraverso la potentissima azione dei mass
Come tutti ormai sappiamo, la guerra in Ucraina va avanti da diversi mesi e, dall’idea iniziale di Putin di una “guerra lampo”, si è rapidamente passati ad un conflitto decisamente più acceso, che ci conduce qui, con il natale alle porte e una battaglia che va via via ad inasprirsi. Prima di passare però alle notizie, sarebbe meglio fare un quadro generale: da quando la Russia ha mosso guerra all’Ucraina, il mondo intero si è trovato di fronte a un immenso dilemma etico e morale, ciò perché dal punto di vista legale, non essendo l’Ucraina effettivamente entrata nella Nato, quest’ultima non ha nessuna responsabilità nei suoi riguardi. Ciò nonostante, si è deciso di intervenire in nome della moralità. Molte nazioni si sono organizzate per rifornire gli armamenti ucraini.
Putin ha più volte minacciato di ricorrere alle bombe atomiche. Kiev è stata rasa al suolo dai bombardamenti russi. Molti cittadini ucraini hanno lasciato la loro patria, trovando rifugio negli altri stati. Il valore della moneta russa (rublo) è drasticamente crollato. È stato indetto un referendum nel quale si chiedeva ai cittadini ucraini se volessero
essere annessi alla Russia. Nel referendum ha vinto l’annessione, ciò nonostante, viste le pesanti pressioni di Putin, quest’ultimo non è stato ritenuto valido dalle altre nazioni. In tutto questo periodo la Russia, principale fornitore di gas in Europa, ha minacciato più volte di tagliare i rifornimenti, fino a farlo, mettendo così l’UE di fronte al fatto che una così grande dipendenza da uno Stato è in grado di mettere in ginocchio l’economia di tutti gli altri. Tra le varie proposte per ovviare alla crisi, c’è stata quella di ritornare al carbone, idea folle non solo per la sua arretratezza ma soprattutto per i gravissimi danni ambientali che quest’ultima causerebbe. Fortunatamente la proposta è stata scartata e si è optato per ottenere rifornimenti da altre nazioni e chiedere ai cittadini un utilizzo più consapevole della risorsa. Per quanto riguarda le news più recenti, in data 4/12/2022 sono stati resi pubblici i ritrovamenti delle perquisizioni nelle chiese ortodosse, svelando un qualcosa di forse più scabroso.
Essendo l’Ucraina una nazione culturalmente molto simile alla Russia, e praticando entrambe la religione cristiana ortodossa, molti monasteri, stando alle parole del presidente Zelensky, sono covi per spie ed attività di propaganda filorussa. Infatti, nelle chiese ortodosse ucraine, la messa è ancora detta in Russo. Il presidente ritiene che sia necessario per l’ucraina sviluppare anche un'indipendenza spirituale, che ad oggi è ancora troppo vincolata alla cultura del proprio invasore. Ciò nonostante, le perquisizioni non hanno trovato prove di spionaggio, bensì svariate riviste di propaganda Russa, dottrine di satanismo, simboli fascisti e, in un caso, anche materiale pedopornografico. Tutto il materiale è stato confiscato e reso pubblico, per dimostrare che ha inizio anche una seconda guerra, che ha origini ben più antiche, quella tra Stato e Chiesa. Ben più tragica è la notizia giunta a noi, sempre in data 4/12/2022, la quale attesta la scomparsa di svariati minori in Ucraina. Dagli ultimi dati raccolti pare che siano più di 440 i minori morti in ucraina dall'inizio della guerra, ciò nonostante, il dato ancora più allarmante è che su oltre 19000 minori scomparsi, ne siano stati recuperati a malapena 7000. Si pensa che i restanti 12000 siano tenuti prigionieri dai Russi. Si pensa inoltre che tra questi 12000 alcuni siano stati spinti verso la guerra nei ruoli di spie, scudi umani, soldati,
guardie e postini.
Per quanto riguarda gli altri stati, in data 2/12/2022, è stata riportata da svariate testate giornalistiche la risposta di Putin alle richieste di trattative di Joe Biden. Il presidente americano infatti, aveva prestato disponibilità a parlare con Putin a patto che egli avesse dimostrato intenzione di voler porre fine alla guerra. Tuttavia il portavoce del presidente Russo, Dmitry Peskov, ha riferito che è impossibile per la Russia accettare i termini di trattativa imposti da Biden, ribadendo così la non intenzione, da parte dei Russi, di abbandonare il suolo ucraino. Per quanto riguarda il fronte, in data 6/12/2022, l’avanzata Ucraina, fermatasi dopo la riconquista di una parte dell’est della propria patria, riprende per riappropriarsi dell’alto Donbass, andando contro le prime linee Russe.
La situazione rimane purtroppo ancora grigia e il conflitto non trova ancora la sua risoluzione.
Il timore di un Natale in guerra è ormai quasi una triste certezza.
Nel corso degli anni, le definizioni attribuite al termine “resilienza” in ambito psicologico sono state numerose. Ad ogni modo, è possibile definire la resilienza come la capacità di affrontare, resistere e riorganizzare in maniera positiva la propria vita dopo aver subito eventi negativi. Gli eventi sensibili che sono in grado di perturbare la tranquillità di un individuo sono molto numerosi e possono variare anche in funzione del contesto in cui egli vive. In particolar modo durante l’età adolescenziale
“Ho tradito il migliore amico della mia migliore amica e ora mi odia; come faccio a farmi perdonare?”
Schiettamente parlando, crediamo tu abbia commesso un grave errore in prima battuta che non ha una soluzione immediata. Ti suggeriamo di attendere finché le acque non si calmino. Qualsiasi tentativo di scuse temiamo sia inutile.
Sara Scacchia Annagiulia SettembriniL'ascolto è una delle virtù più preziose possedute dall’uomo. Ascoltare significa comprendere le emozioni degli altri, significa dare valore ad ogni singola parola, ma significa anche dar voce a tutti coloro che non riescono a farsi sentire, offrendo la possibilità di esprimersi. Questo è uno dei principi su cui si fonda la rubrica. Questo sportello è uno spazio dedicato esclusivamente agli studenti, che in assoluta privacy, possono esprimere le proprie difficoltà, problematiche o possono sfogarsi liberamente in anonimato. Sarò pronto ad ascoltare e cercherò di rispondere nel modo più adeguato possibile a tutti i vostri messaggi.
Lo sviluppo della resilienza individuale è strettamente correlato alla qualità delle relazioni instaurate dalla persona, dunque la possibilità di aprirsi e condividere le proprie difficoltà risulta indispensabile per ricevere il sostegno altrui. Esprimersi è importantissimo, ci sarà sempre qualcuno disposto ad ascoltare e ad offrire un consiglio.
“C’è un brutto ambiente in classe”
Se sei al primo anno, sei ancora agli inizi, c’è tempo per instaurare dei rapporti in classe e formare un gruppo unito e solidale. In caso non lo fossi, forse dovresti provare ad essere più apert* con i tuoi compagni e a cercare dei punti di contatto con quest’ultimi.
“Ho paura di esprimere i miei sentimenti” Pensiamo che sia un po’ complicato per tutti quanti, chi più, chi meno. Ti consigliamo di essere più sicur* di te stess*, per quanto difficile possa essere; comunque sarebbe meglio confidarsi con un amico fidato prima di prendere decisioni affrettate o di esprimere i propri sentimenti.
Charles “Charlie” Edmund Cullen
è un serial killer americano, considerato uno dei più pericolosi e letali della storia degli Stati Uniti. L’uomo ha confessato di aver ucciso 40 pazienti negli ospedali dove lavorava, cambiando il contenuto delle flebo in infusione con farmaci come insulina e digossina, che provocavano infarti mortali. Secondo la polizia, però, l’infermiere potrebbe aver ucciso addirittura 400 vittime, dato che ha agito in un periodo abbastanza lungo, tra il 1987 e il 2003.
È nato nel New Jersey e nel 1960 ha subìto la perdita dei genitori: il padre è morto quando era solo un neonato, la madre quando era adolescente. I due lutti lo hanno segnato profondamente e da sempre ha sofferto di depressione, tentando diverse volte il suicidio. Dopo un’esperienza in Marina che non ha portato frutti, ha frequentato con successo il corso per infermieri, diventando un professionista nel 1987, anno in cui potrebbe aver cominciato a seminare la morte tra i suoi pazienti.
In 16 anni di carriera ha lavorato in otto ospedali diversi tra la
Pennsylvania e il New Jersey: ogni volta veniva allontanato dall’istituto a causa di alcuni comportamenti contrari al codice deontologico, ma a causa della carenza del personale infermieristico e della mancanza di un sistema condiviso di segnalazione, ha sempre trovato presto un nuovo istituto in cui lavorare.
È stato sposato e ha anche avuto due bambine, ma poi ha divorziato nel 1993 dalla moglie che ha sempre cercato di allontanarlo definitivamente dalle figlie.
È stato arrestato nel 2003 dopo l’indagine della polizia su delle morti sospette presso il Somerset Medical Center (New Jersey), Cullen è stato processato e condannato a undici ergastoli consecutivi, nonostante abbia collaborato con la polizia confessando alcuni omicidi. Attualmente è ancora vivo ed è detenuto nella prigione di Trenton (sempre in New Jersey).
Da qui si è anche ispirata la serie Netflix “The Good Nurse”.
Quante volte, quando vediamo un film, abbiamo fantasticato di visitare quei luoghi che ci sembravano tanto lontani, eppure allo stesso tempo così vicini?
Nonostante alcuni di essi siano creati in uno studio cinematografico, altri sono reali e possono essere visitati da tutti gli appassionati di cinema che sperano di assaporare anche per un breve istante le emozioni provate dai loro personaggi preferiti in quella determinata scena.
In questo articolo abbiamo deciso di mostrarvene due: il famoso diner del film “Goodfellas” di Scorsese e Hogwarts, il castello di “Harry Potter”!
Brownsville, uno dei quartieri più malfamati di New York: la sua vita si lega indissolubilmente a quella della famiglia mafiosa dei Lucchese, tra le più importanti nella metropoli.
Giorgia Lelii Valentina Dragone1.
Quei bravi ragazzi, Goodfellas
Goodfellas (in italiano “quei bravi ragazzi") è sicuramente tra i film più famosi di Martin Scorsese e, nonostante l’eterno paragone con “il Padrino” di Coppola, si colloca tra le 100 migliori pellicole della storia del cinema statunitense. l film, crudo e realistico, vede come protagonista Henry Hill, uno scaltro adolescente cresciuto a
Una delle scene più famose è sicuramente quella dell'incontro tra Henry e Jimmy Conway, famigerato gangster, allo Sherwood Diner, dove apprendono della morte di Tommy, loro compagno; protagonisti non sono solo Ray Liotta e Robert De Niro, ma anche lo stesso diner, ribattezzato Goodfellas
in onore della pellicola. Fino a poco tempo fa, era una tappa obbligatoria per tutti i viaggiatori cinefili che si rispettino, ma a causa di un incendio è stato chiuso temporaneamente, in attesa di tornare la famosa meta turistica di prima.
Per i fan di Harry Potter sarà impossibile non riconoscere questo castello, la magica scenografia di Hogwarts! Non è frutto di alcuno schermo verde, anzi: la struttura di cui parliamo è l’Alnwick Castle, nella contea di Northumberland (estremo Nord dell’Inghilterra, quasi al confine con la Scozia). Si tratta una delle più belle residenze storiche della Gran Bretagna, è da
d'arte e oggetti decorativi del Regno Unito dopo la Collezione Reale. I non-babbani, tuttavia, riconosceranno questo come il luogo dove Madama Bumb insegnava a volare con la scopa, e dove Harry imparava a giocare a Quidditch: una curiosità curiosa, per i bambini sono persino incluse lezioni di volo con la scopa! Invece, i fan di “Downton Abbey” ricorderanno che qui sono state girate le scene di una puntata della quinta stagione (2014) e della puntata finale della sesta (2015), nelle quali la residenza appariva sotto il nome di Brancaster Castle. Inoltre, nel castello sono stati ospitati i set di altri numerosi lavori, tra i quali un film della saga dei Transformers e un episodio di “Star Trek – The Next Generation”. Dunque, che state aspettando a rivivere le emozioni di questi pezzi forte della cinematografia? Forza, prendete i biglietti e partite, sentitevi star di Hollywood per un giorno!
Tutti conoscono la civiltà romana e il grande impero Romano, proprio perché la sua maestosità e i progressi conseguiti in quell’epoca permangono tutt’oggi e condizionano alcuni momenti della nostra vita nella società.
In questo articolo vi parlerò di uno degli anni più significativi e distruttivi della storia antica: il 79 d.C.
Ma prima di andare nel dettaglio, dando uno sguardo al contesto, vi posso dire che in quello stesso anno (precisamente il 23 giugno) l'imperatore Vespasiano morì e al trono salì suo figlio Tito, nato dall'unione con Flavia Domitilla. Verso coloro che erano stati colpiti da tali sventure, Tito mostrò non solo la sollecitudine di un sovrano, ma l'affetto di un
padre. In seguito a un attacco di febbre, morì in Sabina. Unanime fu il compianto per la morte dell'imperatore che aveva meritato la qualifica di “amor ac deliciae generis humani”. Per il resto quest'anno non ebbe come sfondo un particolare susseguirsi di avvenimenti differenti tra loro eppure la splendida città di Napoli fu rasa al suolo. Nel dettaglio Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis. Essa fu descritta da Plinio il Giovane, avvocato, scrittore e magistrato romano, in due lettere in cui racconta le tragiche circostanze della morte dello zio, Plinio il Vecchio.
Giulia Giugno700 anni la dimora della famiglia Percy (infatti, è visitabile unicamente nel periodo estivo). Il suo nucleo originario risale al secolo XI: costruita dopo la conquista Normanna, da allora ha subito numerose aggiunte e ristrutturazioni. In una delle sue innumerevoli sale è custodita la celebre Northumberland Collection, la più importante raccolta di opere
In epoca romana, all'inizio del primo millennio, il Vesuvio non era considerato un vulcano attivo e alle sue pendici sorgevano alcuni fiorenti insediamenti sviluppati grazie alla bellezza e alla fertilità dei luoghi, e, in realtà, i Pompeiani non sapevano neanche che il Vesuvio fosse un vulcano poiché esso appariva come una innocua e verdeggiante montagna. Sebbene nel 62 d.C. l'area vesuviana fosse stata colpita da un forte terremoto e da evidenti deformazioni del suolo, non fu ipotizzato che l'area potesse avere una natura vulcanica. Nel 79 d.C, il Vesuvio si risvegliò inaspettatamente dopo circa 800 anni di quiete e colse di sorpresa gli abitanti della zona. La presunta data dell’evento è il 24 ottobre del 79 d.C., anche se inizialmente si pensava fosse il 24 agosto. Questo per via di una lettera di Plinio il Giovane, in cui scrisse, riferendosi all’eruzione: “nonum kal septembres”, che si può tradurre con “nove giorni prima delle Calende di settembre”, ovvero il 24 agosto.
Molti indizi archeologici sembrano però indicare che l’evento sia avvenuto in autunno. Tra questi, un’iscrizione a carboncino in una casa di Pompei che recita: “Il 17 ottobre lui indusse al cibo in modo smodato”. Il carboncino non avrebbe resistito sino all’estate successiva, per questo si assume che la scritta risalga a una sola settimana prima dell’eruzione del Vesuvio. La prima fase iniziò intorno alle 13 del 24 ottobre, e si caratterizzò da subito per la formazione di un’alta colonna di gas, cenere e lapilli, che rifacendosi alla descrizione di Plinio, che si trovava a Miseno a 21 km dal vulcano, osservando il vulcano dice: “La nube a forma di pino, si sollevava alta nel cielo e si dilatava come emettendo rami”. La descrizione fatta da Plinio è talmente precisa che il termine “pliniano” viene usato nella vulcanologia moderna per indicare una fase eruttiva durante la quale si forma una colonna sostenuta formata da cenere, pomici e gas.
In questa prima fase la maggior parte della popolazione fuggì dalle città cercando rifugio nelle campagne, mentre un’altra parte si rifugiò nelle abitazioni credendole sufficienti come riparo.
Alle 20 dopo diverse ore di eruzione sembra che l’attività del vulcano si stesse calmando. Questa momentanea condizione di calma dell’attività eruttiva convinse molte persone che fosse la fine di tutto e indusse molti a far ritorno alle proprie abitazioni per recuperare una parte dei loro beni o aiutare chi non riuscì a fuggire. Questo fu un grave errore che pagarono con la vita.
La terza fase iniziò nella tarda notte del 24 ottobre verso le 24:00 e durò circa un’ora o poco più. Questa fase si caratterizzò per la ripresa maggiore dell’attività eruttiva e l’ispessimento della colonna al d sopra della bocca vulcanica che raggiunse la sua altezza massima. Siamo giunti così alla quarta e ultima fase la più distruttiva e rovinosa, caratterizzata dal collasso della colonna eruttiva e del condotto vulcanico, con conseguenze disastrose per le città interessate dall’eruzione, che le distrusse e le seppellì per millenni. La conseguenza maggiore di questa fase fu il seppellimento delle città romane, che rimangono seppellite per i successivi 17 secoli, fino a quando Carlo IV di Napoli nel ‘700 avvia i primi scavi archeologici.
Dalla lettera di Plinio, si evince la presenza di fortissimi terremoti di origine profonda che accompagnano la fase finale dell’eruzione. Ma questa volta tali terremoti sembrano essere più profondi di quanto avvertito precedentemente da Plinio a Miseno;
Plinio afferma: “La terra continuava a tremare”; descrive con un crescendo di tensione la fase più disastrosa dell’eruzione, preceduta da una forte scossa e dal ritiro del mare: “Vedevamo il mare ritirarsi quasi ricacciato dal terremoto”.
Ad accompagnare ulteriormente questa fase vi furono i maremoti presenti al largo del Vesuvio. Infatti notiamo che anche il mare fu investito dall’eruzion,e non solo per i lapilli che cadono su esso e colpiscono le imbarcazioni presenti, anche da diversi maremoti che investirono i porti delle città romane coinvolte come il porto di Pompei, che venne completamente distrutto. Ercolano l’abbiamo lasciata per ultima in quanto fino ad un certo momento la città fu salva. Gli ultimi flussi piroclastici creati in seguito al collasso della nube formatasi dopo il cedimento di camera magmatica e condotto, da quel momento investirono anche Ercolano uccidendo all'istante tutte le persone presenti. La morte di Plinio il vecchio avvenne la mattina del 24
ottobre. La moglie svegliò il marito per fargli vedere dal terrazzo della villa un enorme fungo di fumo, fuoco e altri materiali eruttivi che si innalzavano dalla cima d'un monte, che solo dopo hanno saputo essere il Vesuvio. Così Plinio il giovane raccontò in una lettera al suo amico Tacito quello che osservava dal terrazzo di casa: “Si sollevava una nube, guardando da lontano non era facile capire quale era il punto di origine della nube: il fumo aveva la forma di un altissimo pino. In basso era slanciato che sembrava un tronco, poi si allargava in quella che poteva esserne la chioma.” Lo zio, Plinio il vecchio, avendo ricevuto un messaggio da Retina, moglie del suo amico Cesio Basso, che lo implorava di andare ad aiutarli con una nave, essendo bloccati a Ercolano, salpò con una trireme per salvare l’amico e altre persone. Giunto nei pressi della riva della cittadina, il mare si ritirava improvvisamente rendendo impossibile avvicinarsi alla spiaggia. Allora si diresse verso Stabia dove approdò, facendosi ospitare dall’amico Pomponiano.
Anche Stabia nella notte venne colpita da cenere e lapilli. Plinio il giovane così descrive la morte dello zio nella lettera a Tacito: “A me sembra che l’aria calda e la cenere gli abbiano ostruito la gola impedendogli il respiro, La sua gola era già debole e angusta, soggetta a infiammazioni. Il mattino seguente, quando ritornò a vedersi il sole (era
Il terzo giorno dall’inizio dell’eruzione), egli fu trovato intatto, illeso, con gli stessi vestiti che indossava alla partenza; sembrava che dormisse, invece era morto”.
Dopo l’eruzione, Marziale (40-104 d.C.) descrive il Vesuvio: “poc’anzi verdeggiante di vigneti ombrosi (…) Ora tutto giace sommerso in fiamme e in tristo lapillo”.
Le morti e i danni materiali causati dal Vesuvio furono tanto gravi che l’Imperatore Tito incaricò due exconsuli (Curatores Restituendae Campaniae) di sovrintendere ai lavori di ricostruzione e di risolvere le questioni legali sorte per la scomparsa di così tante persone. Marco Aurelio (121-180 d.C.) e Dione Cassio (150-235 d.C.) parlano dei gravi danni riportati a Pompei e a Ercolano e riferiscono anche che le ceneri dell’eruzione giungono fino in Africa, Siria ed Egitto, dove causano pestilenze.
Le città non furono mai ricostruite e nel tempo si perse la loro memoria. Solo nel XVIII secolo, le città romane di Pompei ed Ercolano furono riscoperte e riportate alla luce. Ad oggi, Pompei ed Ercolano sono il secondo sito italiano per numero di visitatori e splendidi scavi archeologici da visitare almeno una volta nella vita.
Dall’età medievale, il centro storico della città di Teramo è suddiviso in quattro quartieri: San Giorgio, che comprende tutta l’area dell’antico Cardo cittadino, l’attuale Corso San Giorgio e le strade parallele, dall’attuale Piazza Giuseppe Garibaldi a Piazza Martiri della Libertà. La Cattedrale di Santa Maria Assunta e l’Episcopio sono il centro d’incontro dei quattro quartieri; da Corso Porta Romana, sino a Piazza del Carmine è territorio dei quartieri gemelli, Santo Spirito e Santa Maria a Bitetto, i più antichi del centro storico. Il quartiere di San Leonardo si estende dal Loggiato
Comunale di Piazza Orsini al Ponte di San Ferdinando, opera dell’ingegner Carlo Forti; tale quartiere comprende l’area dell’Ospedale Psichiatrico di Sant’Antonio Abate, con l’omonima chiesa, del palazzo Melatino, di Piazza Sant’Anna e del Corso Porta Reale (oggi Carlo De Michetti).
I primi insediamenti umani nel territorio che oggi corrisponde al centro storico risalgono al Neolitico. Recente è il rinvenimento di uno scheletro dell’età neolitica, nei pressi di via Mario Capuani, nel quartiere San Giorgio. I rinvenimenti archeologici di epoca romana di Interamna Praetuttiorum, sono databili sia nell’età
Francesco Di Giuliantonioil caffè
tardo-repubblicana, sia nell’età imperiale, in un periodo che va dal II secolo a.C. al II secolo d.C. I più importanti rinvenimenti archeologici romani sono stati compiuti soprattutto grazie allo storico cittadino Francesco Savini, il cui palazzo di famiglia è situato immediatamente sopra la domus del Leone (Corso Cerulli, angolo di Piazza Sant’Anna). Savini, recatosi nei seminterrati di palazzi situati nel quartiere di Santa Maria a Bitetto, è riuscito a provare l’esistenza di un Teatro Romano, databile all’età Augustea, di cui oggi conserviamo i resti, e di numerose Domus situate nell’ambiente cittadino. Altra testimonianza del periodo romano, di cui si ha la conoscenza, è la presenza delle mura dell’Anfiteatro in via Irelli, che circondano il palazzo del Seminario Aprutino, distrutto nel XV secolo, per volere del Vescovo Guido II, per procedere alla costruzione di una CattedraleFortezza, in seguito all’attacco dei Normanni, ed è da quel periodo che la Cattedrale di Santa Maria Aprutiensis, rasa al suolo, ha perso la funzione di Cattedrale Aprutina. In epoca romana, Interamna Praetuttiorum era una cittadina fiorente, di stampo culturale e nobile: lo stesso imperatore Ottaviano Augusto la visitò durante il suo periodo di potere. Del volto nobile della cittadina tra i due fiumi, sono
testimoni le numerose Domus, ville abitate dai Patrizi, presenti soprattutto nel quartiere di San Leonardo, poiché si pensa che il quartiere Santo Spirito era utilizzato perlopiù a scopi ricreativi, per la presenza del Teatro e delle vasche termali. Nel quartiere di San Leonardo si celano agli occhi dei Teramani realtà misteriose. Stiamo parlando delle meravigliose Domus Patrizie sotterranee, uniche per le raffigurazioni musive policrome che nascondono al loro interno. Tra le Domus più note collochiamo sicuramente la Domus di Piazza Sant’Anna, adiacente all’Antica Cattedrale, la Domus e il mosaico del Leone, nei sotterranei del palazzo di proprietà degli eredi dello storico Francesco Savini. Tra le più sconosciute, poiché situate nei sotterranei di costruzioni civili, collochiamo l’affascinante Domus di Bacco, la Domus di vico delle Ninfe, e la Domus di via Porta Carrese.
Durante alcuni lavori di costruzione di un edificio di civile abitazione in via dei Mille, nel quartiere di San Leonardo, sono stati riportati alla luce alcuni ambienti, di cui uno di notevoli dimensioni, pertinenti ad una Domus databile al I secolo a.C. Le strutture murarie sono realizzate in “opus mixtum”, cioè formate da materiali differenti, con grossi ciottoli di fiume, tegole e mattoni e conservano parte degli intonaci policromi con decorazione geometrica. I rinvenimenti effettuati occupano però, solo una parte di quella che doveva essere l’effettiva superficie dell’abitazione. L’ambiente più grande, sicuramente di servizio, presenta una pavimentazione in cocciopesto con inserzione di tessere marmoree. Un secondo ambiente conserva, invece, una pavimentazione a mosaico con grande fascia
perimetrale a tessere bianche e con un grande quadro centrale decorato con motivi geometrici a tessere bianche e nere, con fascia a tessere nere circostante. La soglia è composta anch’essa da un mosaico formato da tessere bianche e fasce nere concentriche. Ma l’ambiente più importante della casa doveva essere quello centrale che conserva ancora intatta una pavimentazione a mosaico con tessere bianche con fascia perimetrale nera, al centro della quale si trova un notevole emblema policromo raffigurante il busto del dio bacco, con indosso una corona di pampini e con la pelle ferina sulle due spalle. La soglia è decorata con motivi geometrici con tessere bianche e nere.
Il tema del Natale ha sempre avuto un ruolo di rilievo in arte, a partire dalle prime scene della natività di Gesù, di cui le opere più esemplari sono Giotto nella Cappella degli Scrovegni (Padova) e “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco D’Assisi” di Caravaggio. Nell’arte contemporanea il tema viene trattato in un modo rivoluzionario: gli artisti si distaccano dalla scena biblica e raccontano il periodo natalizio in modo introspettivo, rendendo al meglio l'atmosfera calda e rassicurante.
Nel 1905 Edvard Munch nell’opera “Natale al bordello”, raffigura delle ragazze che hanno appena finito di decorare un albero di Natale, rappresentato sullo sfondo. La tela fu realizzata in un periodo piuttosto buio per l’artista che aveva appena disdetto una commissione per un ritratto di un senatore importante di Amburgo. A causa di questo episodio, il pittore norvegese fu turbato da profonde ansie
che cercò di gestire con l’alcol e probabilmente fu proprio in questo periodo che Munch visitò il bordello di Lubecca. L'artista rappresenta una scena quotidiana ribaltando il significato del periodo natalizio: l’albero non esprime calore, non c’è gioia o commozione bensì malinconia. Si tratta, dunque, di un ambiente domestico che l’artista rende malinconico attraverso la stesura del colore e la spersonalizzazione dei volti delle
donne che ormai non sono più investite in un momento di condivisione, come quello della decorazione dell’albero.
L’opera, realizzata in olio su tela, avvicina l’artista espressionista al movimento del Fauvismo le cui caratteristiche principali sono la mancanza di prospettiva, la semplificazione delle forme e l’uso di colori vivaci.
Una cosa molto sbagliata oggi è criticare la scelta dei giovani di farsi dei piercing. Molti pensano che un piercing vada contro le aspettative estetiche, che sia sbagliato perché brutto o che sia una cosa appartenente solo alla società contemporanea. Tuttavia, spesso non si riflette su quanti motivi ci possono essere dietro ad essi. Innanzitutto il piercing è una forma d’arte, è un’espressione di sé che si realizza per semplici ragioni estetiche o motivi personali più profondi. In molti casi gli adolescenti decidono di farlo perché è una specie di dimostrazione nei confronti dei genitori che non si è più bambini, bensì grandi. Se riflettiamo su questo punto, sicuramente riusciremmo a capire quanto sia ridicola la società in cui viviamo. Il piercing è infatti uno dei motivi principali delle lotte tra genitori e figli e dell’allontanamento di questultimi dalla famiglia. Sinceramente, non dovremmo stupirci di questa azione, perché è normale che un ragazzo che si ritrova ad essere bloccato dai genitori per una cosa così superflua, nel bel mezzo della sua vita, quando inizia a capire che sta cambiando e che deve
diventare indipendente, non possa reagire benissimo, quindi non può assolutamente essere biasimato. Infatti, tante volte si sceglie di fare un piercing proprio perché è un modo per sentirsi liberi e diversi dalla massa. E’ importante poi ricordare che la pratica del piercing ha origini molto antiche. Questo non è solo un capriccio dei giovani, perché in realtà molte culture e tradizioni legano a questi ornamenti significati spirituali o credenze, secondo le quali sono fondamentali. Molte tribù primitive credevano che, attraverso le orecchie, i demoni potessero impossessarsi del corpo di una persona e quindi, tramite il metallo dei piercing, si potevano allontanare tutti gli spiriti maligni. I marinai se li facevano per superstizione, pensando che potessero portare fortuna nella navigazione. I piercing avevano anche una funzione pratica, ovvero se una persona moriva, attraverso questi gioielli si poteva garantire una degna sepoltura. Per le culture
Per le culture guerriere erano utilizzati per spaventare gli avversari, in quanto donavano un aspetto più feroce. Infine, soprattutto nelle culture Maya e Azteche, servivano per indicare la propria gerarchia e per creare una sorta di passaggio che lo sciamano utilizzava per comunicare con gli dei.
Inoltre va specificato che il piercing oggi si fa coscientemente, si fa per scelta propria e non come una sorta di violenza da parte di un genitore o per una sua scelta. Nelle generazioni passate accadeva, infatti, che i genitori corressero a mettere gli orecchini alle figlie femmine poco dopo la loro nascita, non rispettando così il loro consenso dato che esse non erano in grado di decidere. Infine non bisogna pensare che i piercing, una volta fatti, siano irremovibili o che tutti i piercing si trovino in punti del corpo particolarmente evidenti. Tante persone, infatti, scelgono di farseli perché vogliono incidere sul proprio corpo un momento particolare o un evento che ha segnato la loro vita. Quindi probabilmente preferiscono farsi un piercing in un punto dove si può facilmente nascondere, proprio per far sì che rimanga una cosa personale. C’è anche chi decide di realizzarlo insieme ad un amico o fidanzato e via dicendo e dunque sceglie di farlo in posti nascosti per instaurare un rapporto più confidenziale e per segnare un dettaglio segreto ed intimo della
coppia. Inoltre, se una persona si stancasse improvvisamente del piercing, può tranquillamente rimuoverlo e tutto torna come prima. Dunque, non bisogna giudicare o puntare il dito contro questa forma d’arte, ma è importante riflettere su tutti gli aspetti che vi sono dietro e sui possibili motivi di questa scelta. E’ fondamentale inoltre non fare pressione sui giovani che prendono tale decisione, in quanto essi potrebbero percepire un senso di disagio che poi andrebbe a influire negativamente sul loro percorso di crescita, facendogli credere che tutte le loro decisioni prese autonomamente siano sbagliate.
Nell'ultimo periodo l'industria della moda è in continuo sviluppo, con tante innovazioni e capi di tendenza. Ma qual è quindi il lato negativo della moda e delle tendenze? Sicuramente il problema è il far di tutto, da parte della massa, pur di adattarsi agli standard; questa è una cosa davvero sbagliata, che ci è stata trasmessa dalle grandi icone della moda e dalle agenzie. Come, ad esempio, Kim Kardashian che per il met gala del 2 Maggio 2022 ha perso 7 chili in 3 settimane con una dieta non sana per riuscire a entrare nello stesso vestito che Marilyn Monroe indossò il 19 Maggio del 1962. Purtroppo ad oggi solo in Italia 3 milioni di persone (circa) soffrono di disturbi dell'alimentazione e secondo gli ultimi dati del ministero della salute questo numero aumenta di oltre 9.000 persone l'anno. Al mondo invece ben 700 milioni di persone ne soffrono (secondo i dati dell’ANAS 2021). Ma la maggior parte dei problemi sono per chi lavora nell'industria della moda ad alti livelli, infatti molti modelli e modelle (per lo più donne) hanno denunciato questo lato oscuro del mondo della moda, come Victoire
Dauxerre, ex modella anoressica che ha "dichiarato guerra alla fashion industry", o come la modella Mia Kang che ha confessato di digiunare per settimane in passato e di fumare 20 sigarette al giorno così da placare la fame; tutto, per mantenere la sua taglia 36. Ma non è solo il loro caso, la maggior parte delle modelle e modelli soffre di anoressia; quindi la modella Elisa D'Ospina (la quale ha combattuto contro un disturbo alimentare) ha lanciato una petizioe contro l'anoressia nel mondo della moda, che ha già raggiunto 20.000 firme. In futuro, magari, grazie a chi agisce non ci si troverà più a parlare di tali problemi e i numeri potranno diminuire.
Come ogni anno, si capisce che il Natale è alle porte non solo per le temperature in calo e le luminarie, ma anche e soprattutto perchè vengono preparati i nostri amati calcionetti. Cosa sarebbe il Natale senza? Anche detti in dialetto “caggiunitt” o “caviciunette”, sono tipici della tradizione contadina abruzzese e hanno origine nel teramano. Simili a un raviolo fritto, di pasta sottilissima e friabile, lu “caggiunett” viene proposto con ripieni differenti, che variano da città a città in base alle risorse del territorio. Mentre la ricetta originale teramana vuole un ripieno con castagne, miele, zucchero, cedro candito, nel Chietino si utilizzano i ceci, e all’Aquila maggiormente le mandorle.
INGREDIENTI:
Per il ripieno:
Castagne 1 Kg
Miele 250 gr Zucchero 250 gr Cedro candito 100 gr Cioccolato fondente grattugiato 200 gr Rhum 2 bicchieri colmi Buccia grattugiata di 1 limone Cannella macinata q.b.
Per l’impasto:
Olio evo 1 bicchiere Vino bianco 1 bicchiere Farina q.b. (quella che l’impasto si ritirerà)
Olio per friggere Zucchero a velo
PREPARAZIONE:
Sgusciare le castagne, lessarle e ridurle in purea con
il passaverdure.
Far sciogliere il miele, versarlo in una terrina ed unire le castagne e tutti gli altri ingredienti del ripieno, creando un composto ben legato che verrà messo a riposare in frigorifero per almeno una giornata.
Per realizzare la sfoglia, unire la farina al vino ed all’olio e successivamente stenderla molto sottile.
Si segue lo stesso procedimento per la realizzazione dei ravioli: sulla sfoglia tirata si pone il ripieno (la quantità è simile a quella di un cucchiaino da the), la si ricopre con l’altra parte di sfoglia e aiutandosi con una rotellina, si ritagliano i caggionetti a forma di mezzaluna o di quadrati.
Friggere in abbondante olio caldo, stando ben attenti a non far colorire i dolci: i caggionetti vanno tolti non
appena si saranno gonfiati. Il segreto sta soprattutto in una buona frittura. Le nonne dicono che devono essere bianchi per essere di qualità, per questo l’olio andrebbe cambiato spesso.
Far asciugare bene su carta assorbente e, quando si saranno ben raffreddati, servirli con una spolveratina di zucchero a velo (o anche di comune zucchero semolato).
Buone feste!!
In questi giorni, in Qatar, è in corso la ventiduesima edizione della Coppa del Mondo FIFA. Si tratta di un’edizione storica di tale competizione calcistica: essa, infatti, oltre a essere la prima tenutasi in Medio Oriente e nel mondo arabo, è al centro di numerose polemiche dentro e soprattutto fuori dal campo.
Già le primissime partite disputate ci hanno riservato sorprese. La clamorosa sconfitta dell’Argentina contro l’Arabia Saudita è forse quella che ha fatto più scalpore.
I più appassionati sapranno che, in questa partita, sono stati annullati ben tre goal ai biancocelesti per fuorigioco: il primo al fuoriclasse Lionel Messi ed i restanti due all’interista Lautaro Martinez. Si è trattato di infrazioni quasi millimetriche e di conseguenza la domanda sorge spontanea: come hanno sia l’arbitro di campo, che gli arbitri al VAR, ad accorgersene e a nono convalidare la rete? Una sola risposta: TECNOLOGIA DEL FUORIGIOCO SEMI-AUTOMATICO.
sviluppata dalla Victoria University di Melbourne, per volere della FIFA, e, già durante la scorsa Coppa araba, competizione calcistica alla quale possono partecipare solo le squadre nazionali Arabe, la FIFA ha avuto modo di testare una tecnologia di ultimissima generazione in grado di ricostruire un’intera partita di calcio!
Christian Carpineta Giulia De FlaviisQuesta tecnologia è stata
La nuova tecnologia è basata su un sistema di tracking che traccia i movimenti, in tempo reale, dei giocatori e del pallone e serve per supportare gli assistenti di gara e, soprattutto, la sala VAR (Video assistant Referee) nel valutare le situazioni, specialmente le più difficili, senza riproporre errori che in passato, a molte squadre, sono costate qualificazioni e vittorie molto importanti.
MA DI COSA SI SERVONO PER FARLO? Il fuorigioco semi-automatico
funziona grazie ad un sistema di dodici telecamere, poste lungo il perimetro del tetto dello stadio, in grado catturare le immagini a ben 50 fps ovvero cinquanta immagini al secondo di tutte le azioni di gioco. In seguito alla cattura delle immagini, un computer prende i frame catturati dalla telecamera e, grazie ad un’intelligenza artificiale, posiziona su ogni giocatore ventinove DATA-POINT, ognuno corrispondente ad un’articolazione, con i quali viene ricostruito uno scheletro digitale in grado di riprodurre ogni movimento del giocatore e a valutare in maniere precisa il fuorigioco.
A riguardo si è espresso anche Pierluigi Collina, noto ex arbitro italiano e oggi
presidente della Commissione arbitri della FIFA.
“La decisione sul fuorigioco viene presa dopo aver analizzato non solo la posizione dei calciatori ma anche il loro coinvolgimento nel gioco.
La tecnologia può tracciare una linea ma la valutazione di un’interferenza con il gioco o con un avversario resta nelle mani dell’arbitro, a cui spetta sempre la decisione finale”
Dunque, la figura dell’arbitro resta assolutamente centrale.
Il Mondiale di calcio è, senza ombra di dubbio, uno dei momenti più importanti per la unità di un Paese.
Parlare del Mondiale in questi tempi sembra essere, però, un po’ scontato in quanto si sono appena svolti in Qatar; iniziati il 20 Novembre e conclusi il 20 Dicembre.
Un mese di tante emozioni positive per alcuni e negative per altri.
L’Italia purtroppo non si è qualificata,ma ciò non impedisce ai veri tifosi italiani di rimanere incollati davanti alla televisione e supportare una squadra diversa da quella della propria Nazionale.
Ma quali sono le squadre maggiormente tifate dagli Italiani in questo Mondiale 2022?
Al primo posto con il 22% c’è l’Argentina di Lionel Messi a seguire abbiamo la Spagna (14,7%), Brasile (8%), Inghilterra (5,9%) e infine il Portogallo di Cristiano Ronaldo (4%).
Ovviamente, si è visto che la vittoria non è mai scontata (per esempio la sconfitta della Spagna contro il Marocco o l’uscita della Germania ai gironi) perché, la maggior parte delle volte,
il caffè
una partita può essere decisa e/o ribaltata piazzando sul terreno di gioco il calciatore giusto, quello che è disposto a tutto pur di veder vincere la propria squadra; anche se purtroppo non va sempre così (ricordiamo Suarez contro il Ghana).
Di calciatori di questa staffa se ne sono visti moltissimi e la maggior parte di essi sono giovani talenti che hanno proprio esordito per la prima volta, in un Mondiale, quest’anno.
Inoltre, la finale ArgentinaFrancia, definita come una delle più belle del secolo e con i calciatori più promettenti di tutta la competizione del 2022, ha visto scontrarsi, in particolar modo, i due fenomeni assoluti di questo Mondiale: Lionel Messi e Kyliae Mbappé.
Ma chi sono i migliori cinque giocatori della Coppa del Mondo?
Il mediano del Marocco e della Fiorentina, si è distinto per le sue abilità tecniche, essendo in grado di creare armonia ed equilibrio tra la difesa e l’attacco e per la sua formidabile energia che è riuscita a mettere in difficoltà alcuni dei più grandi della storia del calcio di questi anni come, per esempio, De Bruyne (Belgio). Amrabat non ha attualmente realizzato reti, ma in compenso il numero di recuperi e
ffettuati e di duelli vinti e la sua capacità di leggere il gioco avversario fanno di lui un ottimo calciatore, meno in Serie A ma molto in Nazionale.
Partito come uno dei tanti sottovalutati e concluso il suo viaggio nel Mondiale come uno dei migliori!
Un giovane attaccante del Manchester City e della Nazionale argentina, classe 2000, che ha segnato attualmente quattro reti, due nelle sue prime due partite da titolare (vs Polonia e vs Australia) e una doppietta in semifinale contro la Croazia.
Un inizio un po’ turbolento ma poi ha dimostrato il proprio grande valore. Quando gioca la sua presenza è fondamentale e la sintonia che ha con Messi è impressionante!
Giroud è un calciatore del Milan e della Nazionale Francese. In questa competizione, quest’anno, ha realizzato 4 reti, due delle quali sono state fondamentali perché hanno permesso il passaggio del turno successivo: il goal decisivo contro la Polonia agli ottavi e contro l’Inghilterra, di testa, ai quarti. Deschamps, allenatore della Nazionale Francese, probabilmente non lo ammetterà mai, ma, a differenza dei Mondiali disputati in Russia nel 2018, la versione qatarina di Giroud è la sua preferita: il mestiere di un attaccante è, molto semplicemente, fare gol e Giroud lo sa fare benissimo, in particolar modo nei momenti più cruciali di una partita.
Calciatore Francese, stella del PSG, è uno dei grandi protagonisti di questa competizione. Le sue giocate, le sue rincorse i suoi goal fanno lasciare tutti a bocca aperta. A soli 23 anni ha già vinto con la sua Nazionale una coppa del Mondo (2018). Grande grinta e forza che lo distinguono da altri calciatori. E’ ormai diventato essenziale. Mbappe è capocannoniere con 8 goal del Mondiale 2022, tre dei quali realizzati in finale contro l’Argentina, e come lo è anche della Ligue 1 e della Champions League, e questi sono solo numeri, immaginate in campo!
1.Lionel Messi senza dubbio la “Pulce”, campione del Mondo,si aggiudica il primo posto in questa classifica. La stella dell’Argentina e del PSG ha impressionato tutti in questo mondiale fin dall’inizio! Ha giocato 7 partite, segnato 7 reti (due delle quali in finale) e ha realizzato il maggior numero di occasioni da goal.
Messi è la stella di questo Mondiale, la piú luminosa che con le sue abilità tecniche è riuscito a fare magie e arrivare in vetta e a raggiungere la Finale! Fondamentale, nella sua personalità, è lo spirito di squadra, la voglia di aiutare gli altri e di vincere con e per gli altri: non è un caso che sia anche i
n cima alla classifica degli assistman con 3 assist realizzati!
Questo Mondiale inoltre lo ha portato a raggiungere moltissimi record:
Con il rigore contro la Croazia è diventato il miglior marcatore della Nazionale Argentina (11 reti, attualmente 13 con la doppietta contro la Francia, superando Batistuta a quota 10).
Primo Argentino a segnare in 6 partite diverse di una singola stagione.
Unico a raggiungere le 26 presenze in questa competizione.
È il calciatore con più partite da capitano nella storia dei Mondiali.
Primo calciatore a segnare in tutte le partite a eliminazione diretta.
Ha superato Maldini nel numero di minuti sul terreno di gioco.
Ovviamente ci sono altri calciatori che meritano di essere ricordati, come, per esempio, Theo Hernandez(Francia), Griezmann (Francia), Bruno Fernandes (Portogallo), Neymar (Brasile), Richarlison (Brasile), Szczesny (Polonia), Emiliano Martinez (Argentina), De Paul (Argentina), Hakimi (Marocco) ecc… ma ancora di
più di tutti le “scoperte dell’anno”, i calciatori, cioè, di cui non ci si aspettava proprio nulla, ma che hanno lasciato un‘impronta indelebile in questo Mondiale:
Olandese di doti tecniche stratosferiche, L’attaccante è in grado di ricoprire quasi, se non tutti, i ruoli offensivi e, già all’esordio contro il Senegal (fase a gironi), ha sbloccato la sfida con un colpo di testa sul cross di De Jong, aprendo la strada al successo dell'Olanda. Il numero otto ha segnato tre goal in tre gare consecutive. E’ grazie a Gakpo che la nazionale dei “Tulipani” si sia qualificata agli ottavi (fase ad eliminazione diretta) con un bel primo posto nel Girone C (fase a gironi). Purtroppo, però, l’Olanda è stata eliminata dall’Argentina ai quarti di finale, quindi dovremo aspettare la Nations League o l’Europeo 2024 o il Mondiale 2026 per rivederlo nuovamente con i colori arancioni.
GonÇalo Ramos
Ramos è un calciatore del Benfica e della Nazionale Portoghese. Potremmo definirlo il “perfetto sostituto” di Cristiano Ronaldo, nonché suo erede,e lo ha dimostrato nella prima partita da titolare in Portogallo-Svizzera (ottavi di finale), segnando una tripletta e realizzando un assist (grazie ai quali ha eguagliato qualche record).
Peccato il "Feiticeiro de Olhão" (lo stregone), classe 2001, e la sua Nazionale si sono fermati ai quarti perché, se il Portogallo fosse andato avanti, Ramos avrebbe mostrato ancor di più le sue incredibili qualità tecniche.
Inoltre, per merito delle sue capacità e mostrandosi sempre cosí deciso, ora è voluto da moltissime squadre di un certo livello.
Bounou
Bounou (conosciuto anche come Bono) è il portiere del Marocco e si merita di essere citato per il percorso che ha affrontato: prima nega i quarti alla Spagna parando 2 rigori poi raggiunge la Semifinale, eliminando il Portogallo del fuoriclasse Cristiano Ronaldo.
Mac Allister
Mac Allister è un centrocampista argentino di soli 23 anni che, in questo Mondiale, sta dando il massimo! Sempre presente quando ce n'è bisogno e la sua presenza è diventata ormai fondamentale. Ha realizzato una sola rete ma non sono solo i goal a fare di un calciatore tale: quello che conta (oltre che agli assist) è avere grande spirito di squadra, e lui ne è un esempio.
Possiamo considerare il Croato uno dei portieri più forti di questo Mondiale.
Le sue parate sono state fondamentali per accedere alla Semifinale contro l’Argentina (persa 3 a 0): nella partita con il Brasile (ai quarti) è riuscito,infatti, a impedire 9 reti e una delle quali è un rigore.
In totale in questo Mondiale 2022 ha parato 4 rigori diventando il terzo portiere nella storia di questa competizione a riuscirci.
In più ha stabilito il record assoluto per numero di parate (8, non contando il rigore, sempre contro il Brasile) di un portiere croato in una partita dei Mondiali.
Bounou ha fatto del Marocco la prima Nazionale Africana ad accedere alla Semifinale, non male vero? Per avere 31 anni ha talento da vendere! Purtroppo, però, non è stato in grado di fermare la Francia; nonostante ciò rimarrà sempre nella storia di questo Mondiale.
12 giugno 2021, Parken di Copenaghen: in campo Danimarca-Francia. Un giorno storico per il popolo danese, il primo match europeo. Tuttavia, questa sarà una partita che resterà per sempre impressa nel cuore e nella memoria di tutti per ben altri motivi. Al 43’ minuto Christian Eriksen, centrocampista danese, barcolla andando incontro al pallone ed improvvisamente si accascia a terra privo di sensi. Attimi di terrore e di paura che hanno coinvolto l’intero mondo, lasciando con il fiato sospeso chiunque fosse davanti al televisore pronto ad esultare per una delle due squadre. L’intera formazione danese, in lacrime dinanzi ad una straziante tragedia, si stringe al compagno incosciente la cui vita viene salvata dal difensore del Milan Simon Kjaer che, prontamente, estrae la lingua dalla bocca del centrocampista per evitare il soffocamento. Un gesto da vero eroe che sottolinea la lucidità e la fermezza del difensore danese nonostante la situazione drammatica e straziante. Tutti sono impietriti ed increduli a causa della triste tragedia che hanno davanti; la moglie dell’ex
centrocampista interista è in lacrime e cerca consolazione nei compagni del marito.
È immediato l’intervento dei medici che, dopo il massaggio cardiaco, portano Eriksen, fortunatamente cosciente, fuori dal campo in barella.
“Sono morto per cinque minuti”, queste le commoventi e toccanti parole del giocatore in seguito all’arresto cardiaco.
Un evento fuori dal normale che ha tolto attimi di vita al giocatore, il quale però si è mostrato più forte di ciò che il destino gli aveva riservato. In seguito all’inserimento di un defibrillatore cardiaco sottocutaneo, il centrocampista ha dovuto abbandonare il sogno di poter continuare a segnare su punizioni mozzafiato in Serie A, tornando così in Premier League con la maglia del Manchester United. A distanza di un anno e mezzo, un intervento al cuore e tutto ciò che è seguito al terribile incidente del calciatore danese, Eriksen torna in campo con la maglia della sua nazionale, pronto a dimostrare a tutti le sue abilità tecniche e il suo potenziale.
I mondiali di Qatar 2022 hanno rappresentato per il centrocampista la rinascita, come quella di un’araba fenice che risorge dalle sue ceneri per dimostrare quanto valga.
Il 22 novembre 2022, in DanimarcaTunisia ricompare dopo tempo il nome di Eriksen nel 3-5-2 del CT Kasper Hjulmand e dopo 65 minuti di gioco, il centrocampista eredita la fascia da capitano da Simon Kjaer, sostituito per Jensen. Questo prova la forza di volontà del giocatore che, nonostante l’enorme ostacolo postogli davanti dalla vita, ha avuto la capacità di sapersi rialzare e di ritornare a camminare con le proprie gambe pur essendo consapevole degli enormi sforzi che ciò avrebbe comportato.
le vite delle protagoniste sono opprimenti e claustrofobici.A lavoro fanno il turno di notte, devono inscatolare pranzi pronti, è un lavoro estremamente fisico e stancante. Le situazioni domestiche di ognuna sono svilenti, maltrattate da mariti, figli ingrati e vendicativi, suocere malate; per non parlare dei debiti da cui non si riesce a evadere. Anche gli ambienti in cui si muovono le protagoniste sono cupi. La fabbrica fredda, umida, costellata di visi stremati e corpi sudati. Le abitazioni umili e tristi, che nel corso del romanzo si trasformeranno tutte in scene del crimine. La Tokyo descritta dalla Kirino è totalmente diversa da quella lussuosa, pulita e high-tech del nostro immaginario. E’ cupa, piovosa, asettica, domicilio degli individui più ripugnanti della società. Non per niente, il titolo originale è Out, quindi fuori. Fuori dalla moralità, ai margini dell’umanità, così sono i personaggi. C’è, però, una pausa a quest’angoscia: l’amicizia tra le quattro casalinghe.
Nonostante il rapporto sia reso forte da un efferato delitto, è comunque un legame di solidarietà. Le amiche riconoscono le difficoltà presenti nelle loro quotidianità, e si aiutano l’un l’altra in modo disinteressato. Quella tra le quattro donne, però, è l’unica relazione umana positiva. Siamo introdotti a una serie di personaggi ripugnanti, usurai violenti e malavitosi sanguinari, che dietro la maschera dell’altruismo, rivelano gli aspetti più macabri dell’umanità. Le quattro casalinghe di Tokyo è un thriller da cui è difficile staccare lo sguardo, un vero page-turner. E’ un volume di circa 600 pagine che si consuma in meno di una settimana. Oltre alla parte di puro intrattenimento, c’è un’attenzione alla riflessione su classe e genere. Tutti gli uomini di questo romanzo, infatti, sono caratterizzati nel modo più negativo immaginabile. Se non sono violenti approfittatori o semplicemente sadici, sono vermi senza spina dorsale e privi di ogni valore positivo. Natsuo Kirino è stata definita una scrittrice femminista, e questo è il suo romanzo che è più spesso citato
per sostenere questa tesi. In un’intervista con il New York Times, la Kirino afferma: Essere una donna in Giappone è un’esperienza disorientante. Se tuo marito è un colletto bianco, la moglie è blu. Anche se sposi una persona di alto status sociale, la moglie rimane inevitabilmente un passo indietro.
il caffè Dicembre 2022
- Le renne vedono la notte?
Secondo svariati studi le renne con il cambio di stagione, "cambiano" anche la struttura e il colore stessi dei loro occhi. Ciò avviene mediante una struttura, chiamata "tapetum lucidum", cioè una sorta di specchio dietro la retina che riflette una parte della luce fino ad entrare nell'occhio: in questo modo la retina raccoglie più luce e crea un'immagine più chiara.
metri con un'illuminazione da record; era stato addobbato con 518.838 led, entrando ufficialmente nel Guinness World Records.
- A proposito di alberi... Ogni anno a Natale, in Nord America vengono tagliati circa 40 milioni di alberi di Natale.
chi si limitava a desiderare di migliorare aveva realmente cambiato comportamento.
In celtico, infatti, la parola agrifoglio significa “fuoco” ma anche “oggetto fatto in ferro", rimandando all’idea di difesa. I
Celti realizzavano le porte delle loro case e le loro armi proprio con il legno dell'agrifoglio, in quanto lo consideravano una pianta sacra in grado di proteggere dalla stregoneria e dagli attacchi nemici.
- È stato inventato prima il panettone o il pandoro?
Il panettone. La sua ricetta, infatti, nacque già nel XVI secolo. Il primo a scrivere di una focaccia dolce avente lo stesso impasto del panettone, ma senza uvette e canditi, fu Cristoforo di Messisbugo, un cuoco di Ferrara che scrisse un suo ricettario nel 1549 circa. Il pandoro è invece molto più recente, poiché è stato inventato dal veronese Domenico Melegatti, nel 1894, a Verona.
- Record del mondo
In Australia, e, nello specifico, nel centro di Canberra, è stato realizzato e allestito un albero di Natale artificiale di 22
- Di quanto aumenta il nostro peso durante le vacanze? Anche se non esiste un dato globale certo, stando ad un certo numero di ricerche condotte nei Paesi ricchi, in media l’aumento di peso dovuto ai pranzi, cenoni e dolci a cavallo tra Natale e Capodanno è di 3,3 kg.
- Da dove viene la tradizione dello scambio di regali
L’uso dei regali a Natale viene dai Saturnali, cioè le festività dell’antica Roma, dedicate al dio Saturno, che si tenevano dal 17 al 23 dicembre. In questo periodo gli schiavi partecipavano ai banchetti come se fossero uomini liberi e tutti si scambiavano doni in segno di uguaglianza sociale.
- I buoni propositi per il nuovo anno sono utili?
Esiste una prova sul fatto che i buoni propositi siano veramente utili: essa viene da uno studio dell'Università di Scranton (Usa) in cui è stato analizzato un certo numero di persone per sei mesi: il 46% delle persone che aveva preso la decisione di migliorare un aspetto della sua vita otteneva buoni risultati nel perseguire i propri obiettivi, mentre solo il 4% di
- Nomi di città In America sono più d'una le città che si chiamano Santa Claus. La prima in assoluto, nello Stato dell’Indiana, era stata fondata nel 1854 come Santa Fe, in seguito chiamata Santa Claus, a causa di alcuni problemi relativi all'indirizzo postale del luogo.
Successivamente usufruirono di tale pianta anche i Romani sia come mezzo di difesa sia come dono di buon auspicio durante i Saturnali. Ma l'agrifoglio non è solo un simbolo pagano perché, secondo una leggenda, i Cristiani ne fecero un simbolo cristiano associando le bacche rosse al sangue di Cristo, e le foglie alla corona di spine.
Il termine "presepe" deriva dal latino e ha il significato letterale di "davanti alla siepe" (prae saeps).
- Le origini dell'agrifoglio, la pianta fortunata
La tradizione che riguarda l'agrifoglio viene dall'epoca dei Celti.
Il primo presepe con le statuette risale al 1283 ed è opera di Arnolfo di Cambio. Lo scultore scolpì un presepe con otto statuette in marmo rappresentanti i personaggi della Natività e i re Magi che ancora oggi è situato nella basilica romana di Santa Maria Maggiore.
Tra l’altre distinzioni e privilegi che le erano stati concessi, per compensarla di non poter esser badessa, c’era anche quello di stare in un quartiere a parte. Quel lato del monastero era contiguo a una casa abitata da un giovine, scellerato di professione, uno de’ tanti, che, in que’ tempi, e co’ loro sgherri, e con l’alleanze d’altri scellerati, potevano, fino a un certo segno, ridersi della forza pubblica e delle leggi. Il nostro manoscritto lo nomina Egidio, senza parlar del casato. Costui, da una sua finestrina che dominava un cortiletto di quel quartiere, avendo veduta Gertrude qualche volta passare o girandolar lì, per ozio, allettato anzi che atterrito dai pericoli e dall’empietà dell’impresa, un giorno osò rivolgerle il discorso. La sventurata rispose. In que’ primi momenti, provò una contentezza, non schietta al certo, ma viva. Nel vòto uggioso dell’animo suo s’era venuta a infondere un’occupazione forte, continua e, direi quasi, una vita potente; ma quella contentezza era simile alla bevanda ristorativa che la crudeltà ingegnosa degli antichi mesceva al condannato, per dargli forza a sostenere i tormenti. Si videro, nello stesso tempo, di gran novità in tutta la sua condotta: divenne, tutt’a un tratto, più regolare, più tranquilla, smesse gli scherni e il brontolìo, si mostrò anzi carezzevole e manierosa, dimodoché le suore si rallegravano a vicenda del cambiamento felice; lontane com’erano dall’immaginarne il vero motivo, e dal comprendere che quella nuova virtù non era altro che ipocrisia aggiunta all’antiche magagne. Quell’apparenza però, quella, per dir così, imbiancatura esteriore, non durò gran tempo, almeno con quella continuità e uguaglianza: ben presto tornarono in campo i soliti dispetti e i soliti capricci, tornarono a farsi sentire l’imprecazioni e gli scherni contro la prigione claustrale, e talvolta espressi in un linguaggio insolito in quel luogo, e anche in quella bocca. Però, ad ognuna di queste scappate veniva dietro un pentimento, una gran cura di farle dimenticare, a forza di moine e buone parole. Le suore sopportavano alla meglio tutti questi alt’e bassi, e gli attribuivano all’indole bisbetica e leggiera
della signora. Per qualche tempo, non parve che nessuna pensasse più in là; ma un giorno che la signora, venuta a parole con una conversa, per non so che pettegolezzo, si lasciò andare a maltrattarla fuor di modo, e non la finiva più, la conversa, dopo aver sofferto, ed essersi morse le labbra un pezzo, scappatale finalmente la pazienza, buttò là una parola, che lei sapeva qualche cosa, e che, a tempo e luogo, avrebbe parlato. Da quel momento in poi, la signora non ebbe più pace. Non passò però molto tempo, che la conversa fu aspettata in vano, una mattina, a’ suoi ufizi consueti: si va a veder nella sua cella, e non si trova: è chiamata ad alta voce; non risponde: cerca di qua, cerca di là, gira e rigira, dalla cima al fondo; non c’è in nessun luogo. E chi sa quali congetture si sarebber fatte, se, appunto nel cercare, non si fosse scoperto una buca nel muro dell’orto; la qual cosa fece pensare a tutte, che fosse sfrattata di là. Si fecero gran ricerche in Monza e ne’ contorni, e principalmente a Meda, di dov’era quella conversa; si scrisse in varie parti: non se n’ebbe mai la più piccola notizia. Forse se ne sarebbe potuto saper di più, se, in vece di cercar lontano, si fosse scavato vicino. Descrizione del passo letto: Protagonista del passo è la Monaca di Monza, Gertrude. Nonostante fosse primogenita, a causa della legge del “Maggiorascato”, legge per la quale nel caso in cui il primogenito non fosse stato maschio l’eredità sarebbe passata al primo figlio maschio “disponibile”, ella è divenuta monaca. Secondo questa legge, gli altri fratelli o sorelle sarebbero diventati cadetti (nel caso dei figli maschi) oppure dedicarsi alla vita monacale (nel caso delle figlie). Nel passo si evince sin da subito come questa prigione claustrale sia stretta a Gertrude che trova un po’ di pace per merito di un tale Egidio, uno “scellerato di professione” di cui, secondo il manoscritto, si conosce ben poco. Egli tenta l’impresa di conquistare la donna e un giorno “la sventurata rispose”. Le suore notano il cambiamento felice della signora che dura molto poco. Ricominciano i soliti maltrattamenti e imprecazioni per la vita del clero che ella tenta di farsi perdonare a forza di moine e belle parole. Un giorno però, una povera conversa contro cui la signora si era scagliata prendendola a parole, avendo perso la pazienza dopo aver sopportato tanto, disse che sapeva qualcosa e che avrebbe confessato. Da quel momento Gertrude non ebbe più pace e in seguito non si ebbero più notizie di quella conversa. Tutti credevano che fosse scappata ma forse si sarebbe scoperto senz’altro qualcosa se invece di cercare lontano si fosse scavato più da vicino…
“La
“I Promessi Sposi”, cap. X, righe 1-36.
Responsabili del progetto: Professoresse Claudia Fillo e Monia Verzilli
Caporedattrici: Morgana Chiarini e Emanuela Tomassini
Redazione:
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