PARCHI GEOMINERARI E GEOPARCHI: una progettazione multidiciplinare

PARCHI GEOMINERARI E GEOPARCHI una progettazione multidiciplinare

Relatore: Prof. Michele Ugolini Correlatrice: Arch. Stefania Varvaro Tesi di Laurea di: Elisa Guzzi 879831

Politecnico di Milano Scuola di Architettura Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni Laurea triennale in Progettazione dell’architettura A.A. 2018/2019

1. In copertina: View Finder Lounge -

(Johanna Grawunder) Uno dei sette lavori di artisti e designer commissionati come installazioni permanenti per il Parco delle Madonie.

"Le Vie Dell'Arte", Parco Delle Madonie, Sicilia. 2004.

Abstract Negli ultimi decenni i Parchi Geominerari e i Geoparchi hanno riscontrato l'interesse internazionale definendosi come strumenti di tutela, individuati con il fine di conservare e valorizzare il patrimonio geologico.

Nello specifico il termine Geoparco definisce un territorio che possiede un particolare patrimonio geologico per cui attua strategie volte al suo sviluppo sostenibile.

La tesi si propone di capire cosa sia un Geoparco e cosa un Parco Geominerario per cercare di evidenziare le varie forme che questi possono assumere a seconda delle diverse tipologie di patrimonio geologico esistente e dei diversi approcci strategici di sviluppo sostenibile attuati.

La Tesi prova a definire i confini terminologici e di significato di Geoparco e Parco Geominerario, attraverso l'analisi di casi studio Italiani e di un caso studio emblematico a livello Europeo, con il fine di far emergere i possibili diversi approcci progettuali e le diverse sfaccettature dei territori analizzati grazie a schedature che vertono su punti chiave ben definiti e che ne facilitano il confronto.

L'analisi cerca di mettere in luce il progetto che sta alla base dell'istituzione di un Geoparco e le diverse discipline coinvolte; e quale ruolo questi campi disciplinari assumano nella valorizzazione del territorio e quali possano essere le ricadute positive.

Indice Abstract Premessa La Normativa: una possibile chiave di lettura Normativa internazionale e programmi di tutela Normativa nazionale

Dizionario terminologico Parco Geominerario Geoparco Geosito

I casi studio: linee guida per un'analisi multidisciplinare

Carta d'identitĂ del parco Storia e normativa regionale del parco Situazione generale dei siti e interventi di recupero e valorizzazione Connessioni territoriali: fruibilitĂ e rete sentieristica Il sistema museale Appendice: punti di interesse del parco

Casi studio Italiani

Parco geominerario della Sardegna Parco naturale Regionale del Beigua Parco delle Madonie Parco Naturale Adamello Brenta Parco delle colline metallifere Grossetane Il Parco Geominerario della Pomice

3 7 10 13 18 19

22 23

28 48 68 84 88 92

Caso studio Europeo Arouca Geopark

Conclusioni Bibliografia Sitografia Fonti delle immagini

98 113 117 119 121

Premessa I Parchi Geominerari e i Geoparchi sono strumenti di tutela per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio geologico e minerario.

Il primo atto di tutela degli elementi geologici risale al 16 Novembre 1972, quando a Parigi si svolse la “Convenzione sulla protezione del Patrimonio Culturale e Naturale Mondiale” dell’UNESCO. A partire da questa data l'interesse verso i Geoparchi e i Geositi è cresciuto notevolmente portando alla definizione di un quadro normativo internazionale, all'istituzione dei primi parchi e alla definizione della Rete Globale e della Rete Europea dei Geoparchi, che ha fornito le linee guida da seguire per la valorizzazione geologica nei diversi stati.

La tesi inizialmente affronta l'analisi normativa dei parchi, volta ad evidenziare l'importanza che tali aree hanno alle diverse scale, partendo da quella internazionale sino a giungere alla normativa nazionale Italiana. I Geoparchi sono notevolmente riconosciuti e il quadro normativo di tutela e valorizzazione è ben definito e orienta i territori che aspirano ad essere riconosciuti all'interno della Rete Globale.

Successivamente si è cercato di chiarire il significato di Geoparco e Parco Geominerario per poi concentrarsi sulla loro progettazione, grazie all'analisi di differenti casi studio e tramite chiavi di lettura ben definite, con il fine di affrontarne gli aspetti nodali e le differenti sfaccettature e declinazioni.

In particolar modo, all'interno della progettazione dei parchi, ci si pone l'obbiettivo di definire le figure professionali che intervengono, i compiti che assumono e il ruolo e l'occasione che i Geoparchi rappresentano per il territorio e le nazioni a cui appartengono.

I casi studio sono emblematici e attraverso la loro schedatura ci si pone l'obbiettivo di mettere in luce le diverse tipologie territoriali, geologiche e minerarie che possono coesistere all'interno della definizione di Parchi Geominerari e Geoparchi.

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primo capitolo

La normativa:

Una possibile chiave di lettura

3

10

6

60

2

0

Analisi sulla distribuzione mondiale dei Geoparchi

76

60

6

Oceania

0 Asia

Europa

2 Sud America

3 Nord America

I “Geoparchi” sono strumenti di tutela, individuati con il fine di conservare e valorizzare il patrimonio geologico che, negli ultimi decenni, hanno riscontrato l’interesse internazionale, per le politiche di conservazione e di valorizzazione del patrimonio geologico.

Il primo atto di riconoscimento per la tutela degli elementi geologici è la “Convenzione sulla protezione del Patrimonio Culturale e Naturale Mondiale” dell’UNESCO svoltasi a Parigi il 16 novembre 1972.

La convenzione diede la prima definizione di “patrimonio naturale” (art.

2) come l’insieme di “ monumenti naturali, costituiti da formazioni fisiche e biologiche oppure da gruppi di tali formazioni, aventi valore universale eccezionale dal punto di vista estetico o scientifico; le formazioni geologiche e fisiografiche e le zone rigorosamente delimitate, costituenti l’habitat di specie animali e vegetali minacciate, che hanno valore universale eccezionale dal punto di vista della scienza o della conservazione; i siti naturali oppure le zone naturali rigorosamente delimitate, aventi valore universale eccezionale dal punto di vista della scienza, della conservazione o della bellezza naturale”.

Successivamente nel 1991 , a Digne (Francia) si svolse il primo Simposio internazionale per la protezione del Patrimonio Geologico che terminò con l’approvazione della “Dichiarazione internazionale dei diritti della memoria della Terra” che definisce il Patrimonio Geologico come “l’insieme di risorse naturali non rinnovabili, di valore scientifico, culturale o educativo, quali formazioni o strutture geologiche, forme del paesaggio o giacimenti paleontologici e mineralogici, ... , che permettono di riconoscere, studiare ed interpretare l’evoluzione della storia geologica della Terra ed i processi che l’hanno interessata”. Ogni Governo deve impegnarsi ed operare per la difesa del Patrimonio Geologico per evitare eventuali compromissioni o perdite irreparabili. Qualsiasi forma di sviluppo o occupazione di suolo deve perciò tenere conto del valore delle singolarità di questo patrimonio.

76

Africa

Normativa internazionale e programmi di tutela

UNESCO Global Geopark

Nord America Canada: 3

Sud America Cile: 1 Ecuador: 1 Messico: 2 Perù: 1 Uruguay: 1

Europa Austria: 3 Belgio: 1 Cipro: 1 Croati: 2 Danimarca: 1 Finlandia: 1 Francia: 7 Germania: 6 Grecia: 5 Irlanda: 3 Islanda: 2 Italia: 10 Norvegia: 3

Nord America Sud America Europa Africa Asia Oceania

Olanda: 1 Polonia: 1 Portogallo: 4 Regno Unito: 6 Repubblica Cieca: 1 Romania: 1 Slovenia: 1 Spagna: 13 Turchia: 1 Ungheria: 2

Africa Marocco: 1 Tanzania: 1

Asia Cina: 39 Indonesia: 4 Iran: 1 Giappone: 9 Malesia: 1 Corea del Sud: 3 Thailandia: 1 Vietnam: 2

2% 4% 52 % 1% 41 % 0%

A livello Europeo il 5 giugno 2000 a Lesvos (Grecia) è stata accettata, dai quattro membri fondatori della Rete Europea dei Geoparchi, la Carta Europea dei Geoparchi. Qualsiasi territorio che desideri presentare la candidatura per diventare un Geoparco Europeo è obbligato ad accettare e sottoscrivere questa Carta al momento della nomina ufficiale.

1. Un Geoparco Europeo è un territorio che possiede un patrimonio geologico particolare ed una strategia di sviluppo sostenibile sorretta da un programma europeo idoneo a promuovere tale sviluppo. Deve avere confini ben definiti e una sufficiente estensione per consentire uno sviluppo economico efficace del comprensorio. Un Geoparco europeo deve comprendere un certo numero di siti geologici di particolare importanza in termini di qualità scientifica, rarità, richiamo estetico o valore educativo. La gran parte dei siti presenti nel territorio di un Geoparco europeo deve appartenere al patrimonio geologico, ma il loro interesse può anche essere archeologico, ecologico, storico o culturale.

2. I siti di un Geoparco europeo devono essere collegati in rete e beneficiare di misure di protezione e gestione. Un Geoparco dev’essere amministrato da strutture chiare e ben definite, capaci di rafforzare le politiche di protezione, valorizzazione e di sviluppo integrato sostenibile del proprio territorio. Nessuna distruzione o vendita di reperti geologici d’un Geoparco europeo può essere tollerata. A questo proposito i Geoparchi Europei sono gestiti nel quadro stabilito dall’atto costitutivo della Rete Globale dei Geoparchi.

3. Un Geoparco europeo ha un ruolo attivo nello sviluppo economico del suo territorio attraverso la valorizzazione di un’immagine generale collegata al patrimonio geologico ed allo sviluppo del geoturismo. Un Geoparco europeo ha un impatto diretto sul territorio ed un’influenza positiva sulle condizioni di vita dei suoi abitanti e sull’ambiente. L’obiettivo è quello di consentire ai residenti di riappropriarsi dei valori del patrimonio del territorio e partecipare attivamente alla rivitalizzazione culturale del territorio.

4. Un Geoparco europeo sviluppa, sperimenta e scambia metodi per conservare il patrimonio geologico.

5. Un Geoparco europeo ha anche il compito di promuovere l’educazione ambientale, la formazione e lo sviluppo della ricerca scientifica nelle varie discipline delle Scienze della Terra, migliorare l’ambiente naturale ed

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incrementare le politiche per lo sviluppo sostenibile.

6. Un Geoparco europeo lavora all’interno della Rete Europea dei Geoparchi anche per favorire l’implementazione e la coesione della stessa rete.

Lavora con gli imprenditori locali per promuovere e supportare la creazione e commercializzazione di nuovi prodotti collegati al patrimonio geologico in uno spirito di complementarità con gli altri membri della rete europea.

Successivamente nel 2004, 17 geoparchi europei e 8 geoparchi cinesi, hanno costituito la Global Geoparks Network (GGN) - Rete Mondiale dei Geoparchi a protezione di singole aree geografiche i cui siti hanno valore geologico internazionale. L’obbiettivo principale di queste zone è la protezione della geodiversità e la conservazione combinata allo sviluppo sostenibile che coinvolge le comunità locali con il fine di creare collaborazioni e scambiare esperienze.

La Rete Mondiale dei Geoparchi è un organizzazione no profit che permette ai membri di scambiare idee e pratiche realizzando progetti comuni per migliorarne il livello di gestione.

Nel 2015, a seguito della 38esima Conferenza Generale, L’UNESCO ha lanciato l’iniziativa “UNESCO Global Geoparks” che definisce i Geoparchi come laboratorio per lo sviluppo sostenibile promuovendo la ricognizione e la gestione del patrimonio della Terra e la sostenibilità delle comunità locali.

I Geoparchi mondiali Unesco operano con il fine di aumentare la conoscenza e la consapevolezza del ruolo e del valore della geodiversità e promuovere le ottimali pratiche di conservazione, educazione, divulgazione e fruizione turistica del patrimonio geologico, combinando sviluppo sostenibile e comunità locali.

Numero di Geoparchi per stato europeo N. Geoparchi

% stati

Zero Uno Due Tre Quattro Cinque Sei Sette Dieci Tredici

52 % 21 % 7% 6% 2% 2% 4% 2% 2% 2%

2 1 1

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5

1 1

1

2

1

1

1

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10 13

1

6

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3

4

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3

3

1

10

1 6 1 2 3 1 2

2

1

1

6

0

3

25

3

1907

Proposta di legge presentata alla Camera da Giovanni Rosadi

1909

Legge “Rosadi”

1922

Legge n. 778 Parco del Gran Paradiso Parco nazionale d’Abruzzo

1923

1. Prima di tale data in Italia con la legge “Nasi” si promulgava la tutela e la conservazione solo di monumenti ed oggetti aventi pregio d’arte ed antichità.

Normativa nazionale Il processo che ha portato all’istituzione di un quadro normativo nazionale a tutela delle aree protette, in particolar modo dei Geoparchi e dei Parchi Geominerari, ha inizio nei primi del Novecento.

Nel 1907 Giovanni Rosadi presenta alla Camera una proposta di legge rivoluzionaria soprattutto nel comma dell’articolo 1 sulle bellezze naturali, che stabiliva l’estensione, per la prima volta in Italia, delle disposizioni per la conservazione del patrimonio artistico anche ai paesaggi, giardini, foreste, acque.1 La legge venne approvata nel 1909 e denominata “Legge Rosadi”.

Nella seconda decade del Novecento la questione del paesaggio non avanzò rimanendo ferma alla proposta di legge di Giovanni Rosadi sino all’11 giugno 1922 data in cui venne emanata la legge n. 778 “Per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico” ad opera dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione Benedetto Croce.

Nel primo articolo veniva precisato come le “cose immobili” potevano giustificare l’interesse pubblico e potevano portare alla predisposizione di azioni di tutela e di salvaguardia per via della loro particolare bellezza naturale o per la loro particolare relazione con la storia civile e letteraria.

Nel secondo comma del medesimo articolo si precisava come fra le cose degne di protezione si dovessero considerare anche le “bellezze panoramiche”, indirizzando così il panorama italiano verso la tutela paesaggistica.

Proprio a seguito di questa legge si istituirono i primi due Parchi Nazionali Italiani: Parco del Gran Paradiso (dicembre 1922); e il Parco nazionale d’Abruzzo (gennaio 1923). L’istituzione di questi parchi venne poi seguita dalla legge del Parco nazionale del Circeo (n. 285, 25 gennaio 1934) e da quella del Parco Nazionale dello Stelvio (n. 740, 24 aprile 1935) che non si limitavano più ad aspetti conservativi ma prevedevano anche obbiettivi diretti alla promozione del parco e allo sviluppo turistico e alberghiero.

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La legge promulgata da Benedetto Croce risultava però ancora limitata nella definizione della nozione di paesaggio e di bellezze naturali.

Durante gli anni venti l’attenzione fu posta sull’efficacia e sull’applicazione della legge n. 778 del 1922 e solo nel 1939 ci si mosse grazie alla legge n.

1497 sulle bellezze paesistiche. Come prima cosa, nonostante il principio di “bellezza naturale” rimase invariato, come discriminante per orientare la conservazione della natura, ad esso venne affiancata una motivazione di rilevanza scientifica, la “singolarità geologica” del bene destinato a tutela.

Inoltre venne riconosciuta al paesaggio l’abilità di suscitare il sentimento del bello in qualsiasi cittadino, motivandone così l’interesse culturale e pubblico.

Un'altra importante tappa per la tutela del paesaggio è stata l'istituzione della Costituzione Italiana nel 1948, infatti secondo l’articolo 9 “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

All’interno della Costituzione Italiana non veniva però utilizzato il termine natura, risultava perciò necessaria una normativa di riferimento sulle aree protette, ottenuta grazie alla legge 394/91 che introdusse un nuovo modo di considerare la natura e il suo valore universale e umano, anche grazie all’elaborazione delle indicazioni contenute in diverse Convenzioni Internazionali.

La finalità della legge è quella di “garantire e promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese” (Comma 1), definendo il patrimonio naturale del paese come “formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche e biologiche che hanno un rilevante valore naturalistico e ambientale” (Comma 2), i cui territori devono essere “sottoposti ad uno speciale regime di tutela e di gestione” (Comma 3). Questa legge definisce la finalità di “conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici” (Comma 3.a); si evidenziano anche altri obbiettivi come “promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica” (Comma 3.c) e “la difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici” (Comma 3.d).

Risulta inoltre essenziale che “nella tutela e nella gestione delle aree naturali protette, lo Stato, le Regioni e gli Enti locali attuano forme di cooperazione e

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1934

Parco nazionale del Circeo

1935

Parco Nazionale dello Stelvio

1939

Legge n. 1497

1945

Costituzione Italiana

1991

Legge 394/91

2004

Decreto legislativo n. 42

di intesa” (Comma 5).

L’introduzione della Legge 394/91 ha portato alla nascita di aree protette con un quadro preciso di indirizzi da perseguire, organico e dettagliato, prevedente anche la possibilità di promuovere la valorizzazione e la sperimentazione di attività produttive nuove compatibili con la natura.

Il patrimonio di aree protette si è inoltre incrementato a partire dalla promulgazione della Legge Quadro, passando dai soli 5 parchi nazionali e i pochi parchi regionali e riserve naturali antecedenti alla legge a 22 parchi nazionali, 26 aree marine protette, 133 parchi regionali e circa 480 riserve naturali statali e regionali nati a suo seguito. Un importante risultato che consente la tutela del 10% dell’Italia.

Conseguentemente il 22 Gennaio 2004 il governo ha varato il decreto legislativo n. 42, il nuovo codice per i Beni Culturali e Paesaggistici, sulla base della delega prevista dall’art.10 della legge n. 137 del 6 luglio 2002. L’introduzione del provvedimento determina una semplificazione amministrativa rispetto al previgente, ponendosi a difesa e promozione del patrimonio, coinvolgendo anche gli enti locali.

Per paesaggio si intendono parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni. Allo stato e alle regioni spetta di assicurarsi che il paesaggio sia adeguatamente conosciuto, tutelato e valorizzato. Le regioni, collaborando anche con lo stato, seguendo l’articolo 143, sottopongono a normative i territori, approvando piani paesaggistici, piani urbanistici regionali che considerano nello specifico i valori paesaggistici.

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16

secondo capitolo

Dizionario terminologico

Parco Geominerario L'uomo attinge alla natura per ogni sua attività e nel corso dei millenni ha imparato ad usare sempre più le sue risorse.

I minerali e le rocce costituiscono da sempre una materia utile alla vita umana e al fine di estrarli e sfruttare al meglio sono state elaborate tecniche e sistemi ingegnosi.

Un Parco minerario si istituisce in un territorio che è stato oggetto di estrazione di minerali o di altri materiali geologici della terra.

I processi estrattivi hanno comportato una trasformazione sostanziale del paesaggio, modificato nell'aspetto nell'area del sito di estrazione ma anche in tutto l'intorno in cui si sono collocate le aree di prima lavorazione. Spesso interi villaggi e paesi sono stati fondati per le attività estrattive.

I Parchi Minerari nascono con l'intento di recuperare queste aree per restituirle alla collettività, valorizzandone le caratteristiche culturali ed ambientali.

La recente normativa sui Beni Culturali (Codice dei beni culturali e del paesaggio, DL 22 gennaio 2004, n.42 Art. 10 comma 4) include i siti geominerari, storici ed etnoantropologici, tra i beni culturali da tutelare. La medesima legge riconosce poi come Beni paesaggistici “Parti omogenee di territorio i cui caratteri derivino dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”.

Molte parti del territorio italiano sono state interessate da attività estrattive ormai in parte o totalmente cessate e, seguendo iter burocratici differenziati, hanno ottenuto riconoscimenti specifici, diventando parchi ecomusei, villaggi minerari.

I Parchi Geominerari sono forse fra le tipologie di parco meno conosciute, non necessitano di continuità spaziale per perseguire i propri obbiettivi di tutela, molto spesso infatti sono costituiti da più siti puntiformi (miniere, industrie di lavorazione, musei) che possono essere distanti anche diversi chilometri gli uni dall'altro, e che per le loro funzioni, risultano parte di uno stesso sistema produttivo e contribuiscono a ricostruire la storia delle attività umane, e la complessa articolazione delle strutture geologiche.

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Geoparco Un Geoparco riconosciuto a livello internazionale è un territorio che possiede un patrimonio geologico particolare ed una strategia di sviluppo sostenibile. Deve avere confini ben definiti e sufficiente estensione per consentire uno sviluppo economico efficace del comprensorio.

Un Geoparco deve comprendere un certo numero di siti geologici di particolare importanza in termini di qualità scientifica, rarità, rilevanza estetica o valore educativo. La maggior parte dei siti presenti nel territorio di un Geoparco deve appartenere al patrimonio geologico, ma il loro interesse può anche essere archeologico, naturalistico, storico o culturale.

I siti di un Geoparco devono essere collegati in rete e beneficiare di misure di protezione e gestione. Nessuna distruzione o vendita di reperti geologici di un Geoparco è tollerata. Un’area individuata quale Geoparco deve essere amministrata da strutture ben definite, capaci di rinforzare la protezione, la valorizzazione e le politiche di sviluppo sostenibile all’interno del proprio territorio.

Un Geoparco ha un ruolo attivo nello sviluppo economico del suo territorio e deve realizzare un impatto positivo sulle condizioni di vita dei suoi abitanti e sull’ambiente.

Geositi I geositi rappresentano la geodiversità di un territorio, intesa come gamma dei caratteri geologici, geomorfologici, idrologici e pedologici caratteristici di una data area. Tenuto conto che tali caratteri risultano determinanti per le diverse specie che vivono in tali territori, si può ritenere che la conservazione della geodiversità e la tutela del patrimonio geologico contribuiscono a combattere la perdita della biodiversità ed al mantenimento dell’integrità degli ecosistemi.

Secondo la definizione comunemente accettata “un geosito può essere definito come località area o territorio in cui è possibile individuare un interesse geologico o geomorfologico per la conservazione" (W.A. Wimbledon, 1996).

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terzo capitolo

I casi studio:

Linee guida per un'analisi multidisciplinare

Linee guida per un'analisi multidisciplinare I casi studio sono affrontati seguendo delle chiavi di lettura ben definite volte a far emergere le particolaritĂ e le sfaccettature di ogni Geoparco, evidenziando eventualmente se alcuni punti o progetti affrontati dal singolo Ente possono essere generalizzabili ed utilizzabili anche negli altri parchi.

Carta d'identitĂ del parco La Carta d'identitĂ redatta per ogni caso studio si definisce come punto essenziale, in quanto ne riassume i principali dati. Questa schedatura rende chiara la localizzazione del parco e dei suoi siti e le sfaccettature principali , facilitando un'iniziale confronto fra i diversi Geoparchi e Parchi Geominerari, mettendo in luce differenze chiave come ad esempio l'estensione, differente fra i diversi casi, o il numero di siti.

Storia e normativa regionale del geoparco L'analisi storica e normativa dei casi studio consente di capire come ogni diversa regione si approccia alla tutela del suo territorio evidenziando le diverse tempistiche di istituzione. Ogni Geoparco ha un organigramma preciso e le cariche individuate risultano simili tra i diversi casi eccezion fatta per il comitato tecnico multidisciplinare che non è evidente allo stesso modo in tutti i casi studio affrontati.

Situazione generale dei siti e interventi di recupero e valorizzazione La lettura dei casi studio procede poi con la descrizione dei siti, dal progetto all'istituzione del parco, evidenziando gli interventi di recupero e valorizzazione attuati dai singoli Enti.

Questa analisi evidenzia le differenze di stato dei siti e soprattutto i differenti approcci alla loro tutela e valorizzazione.

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Connessioni territoriali: fruibilità e rete sentieristica Ogni caso studio analizzato ha una sua rete sentieristica che ne determina una differente fruibilità, è perciò opportuno utilizzare questa chiave di lettura per rendere possibile un confronto chiaro di tale aspetto fra i diversi parchi.

I differenti casi studio infatti si distinguono per le loro diverse estensioni, ne consegue che la loro rete sentieristica non si sviluppa nei medesimi modi ed estensioni.

Il sistema museale Il sistema museale è un importante punto all'interno della tutela e della valorizzazione dei casi studio affrontati. Questa analisi evidenzia il differente approccio e la differente cura che i singoli Enti hanno nei musei.

Appendice: punti di interesse del parco L'analisi si conclude con un'appendice sui punti di interesse, affrontati per evidenziare ulteriormente le diversità e i punti in comune dei diversi casi studio.

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quarto capitolo

Casi studio italiani:

Il Parco Geominerario della Sardegna

01

Parco geominerario della Sardegna

Dati Amministrativi

4. Ingurtosu

Denominazione:

5. Fluminimaggiore

Museo Multimediale Pozzo Gal

Parco Geominerario storico e ambientale della Sardegna

Istituzione:

Museo della GrandeMiniera di Serbariu Museo Paleontologico PAS MARTEL

7. Narcao

legge 388/2000 D.M. 16 ottobre 2001

Ecomuseo Miniera di Rosas

8. Nuxis

Nazione: Italia

Museo Geo-Speleologico Miniera di Sa Marchesa

Regione: Sardegna

9. Villsalto

Provincia: Cagliari, Carbonia-Iglesias, Nuoro, Olbia-Tempio, Oristano, Medio Campidano, Sassari Ogliastra

Dati del Parco

Museo Archeologico Industriale “Su Suergiu”

10. Masullas

GeoMuseo Monte Arci “Stefano Incani” Museo di Storia Naturale “Aquilegia”

11. Pau

Museo dell’Ossidiana

Territorio tutelato: 3800 Km

12. Gadoni

Sede del parco geominerario:

13. Lula

2

Iglesias

Siti del Parco 1. Iglesias

Museo Arte Mineraria Porto Flavia

Miniera di Funtana Raminosa Miniera di Sos Enattos

14. La Maddalena - Caprera

Cava di granito di Cala Francese Museo di Geologia e Mineralogia

15. Nebida

Laveria La Marmora

2. Bugerru

16. Sassari

3. Guspini

17. Gonnosfanadiga

Galleria Henry Miniera di Montevecchio

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Museo della Miniera di Su Zurfuru

6. Carbonia

Miniera dell’Argenteria Miniera di Perd’e Pibera

2. In copertina: Porto Flavia

- fotografia di Rudolf Ludwig

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12

10 4 17 2 15

11

3

9

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8

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Storia e normativa regionale del parco Durante la Conferenza Generale dell’UNESCO, svoltasi a Parigi dal 24 ottobre al 12 novembre 1997, venne accolta la proposta della Regione Autonoma della Sardegna, predisposta dall’Ente Minerario Sardo e presentata attraverso la Commissione Nazionale Italiana UNESCO e il Governo Italiano che l’hanno previamente esaminata e valutata positivamente, per l’inserimento del Parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna nella rete dei Geositi/Geoparchi come primo esempio di rilevanza internazionale. Questo riconoscimento conferisce notevole prestigio alla regione, costituendo un valore strategico funzionale alle attività di riconversione e sviluppo socioeconomico delle aree minerarie dismesse, rappresentando l’essenziale presupposto per la redazione dello studio di fattibilità tecnico-economica, indispensabile per una valutazione complessiva dei costi d’investimento e delle ricadute socioeconomiche sul territorio. L’incarico per questo studio è stato affidato all’Ente Minerario Sardo dalla RAS, Assessorato della Difesa dell’Ambiente. Data la difficoltà insita nella realizzazione di tale strumento è stata creata una struttura tecnica e scientifica che coinvolge direttamente le Società, con specifiche conoscenze del settore minerario e ambientale, e l’Università degli Studi di Cagliari.

Il Parco geominerario storico ed ambientale della Sardegna viene istituito con l’attuazione della Legge 388/2000 con il D.M. 16 ottobre 2001, che ne indica le finalità, le attività, la disciplina di tutela e il soggetto gestore.

Conseguentemente il 9 marzo 2004 viene emanato lo statuto del Consorzio del Parco. Trattandosi di una regione a statuto speciale, attuando l’art. 3 dello statuto stesso, si disciplinano le attività d’uso e tutela del territorio.

Il parco è gestito da un consorzio costituito dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, dal Ministero per i beni culturali e dalla regione autonoma della Sardegna. Le istituzioni pubbliche o private aventi scopo e

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1997

Proposta della Regione Autonoma della Sardegna per l’inserimento del Parco nella rete dei Geositi/ Gaoparchi

2001

Istituzione del Parco tramite l’attuazione della Legge 388/2000

2004

Emanazione dello statuto del Consorzio del Parco

2007

Varazione del Piano Paesaggistico Regionale

finalità sociali o statutarie attinenti a quelle del Parco possono far parte del consorzio previa richiesta a quest’ultimo che dovrà deliberare l’accoglimento seguendo le norme previste dallo statuto.

Nel 2007 la regione ha varato il Piano Paesaggistico Regionale che annulla gli strumenti di programmazione urbanistica finora adottati. Nel PPR sono individuabili anche le aree minerarie dismesse.

Fondamentali per le attività di recupero, tutela e valorizzazione del patrimonio storico minerario del Parco sono il Piano socioeconomico di sviluppo, il regolamento del Parco e il Piano Territoriale di Coordinamento.

Secondo l’articolo 6-12 del Decreto 16 ottobre 2001 il consorzio di compone di diversi organi: • Il presidente del consorzio del Parco; • Il Consiglio direttivo del consorzio del Parco; • La Comunità del Parco; • Il Direttore del Parco; • Il Collegio dei revisori dei conti; • Il Comitato tecnico-scientifico del Parco, caratterizzato dalla multidisciplinarità, si compone di sette membri tra cui il presidente del Parco, scelti fra docenti universitari ed esperti delle seguenti discipline: - Un esperto in materie geologico-minerarie; - Un esperto in materie ambientali; - Un esperto in materie economico-sociali; - Un esperto in materie di pianificazione territoriale; - Un esperto in materie storico-archeologiche e museali; - Il soprintendente regionale.

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Situazione generale dei siti e interventi di recupero e valorizzazione Le aree minerarie dismesse, costellate da grandi scavi a cielo aperto, imponenti discariche, bacini di decantazione, sistemi di gallerie, pozzi e fornelli, grandi vuoti in sotterraneo, trincee di coltivazione, infrastrutture e impianti, si presentano oggi profondamente modificate rispetto al loro assetto fisico originario. Le vecchie miniere versavano infatti in completo stato di abbandono inducendo fenomeni di instabilità statica e di inquinamento da metalli pesanti dei suoli e dell’acqua.

Il principale problema per l’inquinamento da metalli pesanti era rappresentato dalla presenza nei numerosi bacini di decantazione dei fanghi di laveria e dei cumuli di rifiuti metallurgici, costituenti in alcuni casi fonte di accertato danno ambientale e rischio potenziale, si richiedevano perciò urgenti interventi di messa in sicurezza e minimizzazione dell’impatto e monitoraggio.

A causa dell’attività mineraria si era poi manifestato, il problema dell’inquinamento dei suoli e delle acque, prevalentemente dalla seconda metà dell’800, per le crescenti quantità di materiale estratto e la mancanza di qualsiasi provvedimento di tutela ambientale.

Dalla fine degli anni ’60 ad oggi, la maggior parte delle vecchie miniere della Sardegna sono state chiuse e i centri minerari abbandonati causando gravi problemi ambientali, per la mancanza di adeguati interventi di ripristino e mitigazione del danno e prevenzione del rischio. Iniziarono così a manifestarsi, dopo l’abbandono delle attività minerarie, processi di ruscellamento diffuso e incanalato che portavano a collassi ed erosione e quindi trasporto indifferenziato di materiali fini. Questi materiali venivano poi a riversarsi sulle acque e i sui suoli causando fenomeni di inquinamento chimico superficiale e profondo che nel lungo tempo risulta molto pericoloso.

Per determinare l’inquinamento in un’area mineraria bisogna perciò tenere conto delle varie discariche, dei materiali costituenti la ripiena1 della miniera, dei rifiuti dei processi metallurgici e dei fanghi di trattamento dei minerali,

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1. Nella tecnica mineraria è il materiale con cui si riempiono i vuoti prodotti nella miniera per l’estrazione del minerale utile.

quest’ultimi essendo molti e provenienti da residui di metalli pesanti sono oggetto di lisciviazione e trasporto ad opera degli agenti atmosferici.

Infatti, recenti studi sulla contaminazione dei corpi idrici superficiali, rilevano che nei letti dei corsi d’acqua connessi a queste miniere è presente del sedimento derivante dallo smantellamento delle discariche minerarie, con concentrazione di metalli pesanti.

Le aree minerarie dismesse inserite nella proposta del Parco risultano potenzialmente fruibili grazie al clima temperato, la presenza di zone protette ricche di risorse naturalistiche e natura incontaminata, significative emergenze storico-culturali e un patrimonio di strutture minerarie sia nell’entroterra che sulla costa.

Grazie alle leggi 221/90 (Nuove norme per l’attuazione della politica mineraria) e 201/93 (Conversione in Legge, con modifiche, del D.L. 24.04.93, n. 121, recante interventi urgenti a sostegno del settore minerario della Sardegna) lo Stato ha favorito la ripresa economica e occupazionale delle aree dismesse, avviando un’intesa con la Regione Sardegna e un piano per la riconversione produttiva.

Vari studi di fattibilità per il recupero ambientale e la valorizzazione delle aree minerarie dismesse sono stati pubblicati in seguito, e diversi progetti, grazie ad accordi fra il Ministero dell’industria e la Regione Sardegna, sono stati finanziati, con gli obbiettivi di riabilitare l’ambiente e recuperare dei compendi immobiliari.

I progetti elaborati sono numerosi e certe volte sovrapponibili e disorganici a causa della mancanza di una pianificazione preventiva, che non ha favorito l’attuazione di un rapido programma di interventi. È opportuno perciò affrontare la riqualificazione nell’ambito di un piano sovra comunale organico e in grado di realizzare un intervento radicale di riequilibrio del territorio visto unitario e complessivo.

Data la vastità dell’area oggetto di indagine, della varietà delle infrastrutture minerarie e delle differenti ubicazioni sono state realizzate delle stazioni fisse per la raccolta di dati relativi alle sorgenti puntuali di inquinamento più rilevante e altre mobili per monitorare situazioni particolari, con l’obbiettivo di istituire un Centro di Monitoraggio Ambientale.

L’unione Europea ha poi finanziato progetti di ricerca, con il fine di trovare tecnologie innovative per il risanamento ambientale delle aree dismesse e il riuso dei residui produttivi. La regione ha inoltre ottenuto finanziamenti

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per avviare interventi di riabilitazione ambientale delle aree carbonifere dismesse.

La cessazione delle vecchie miniere non ha portato a interventi di recupero a causa della mancanza di una specifica normativa di tutela e della mancanza di sensibilità per la valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale mineraria. I primi interventi sono stati infatti sporadici e frammentari fino all’acquisizione di una più ampia presa di coscienza, che ha portato alla programmazione dei primi interventi volti alla pianificazione per il recupero e la valorizzazione.1 Il Parco si è così andato a costituire dove l’uomo ha cavato, partendo dallo studio di ciò che l’abbandono dei siti ha provocato con il fine di attuare un progetto non solo di messa in sicurezza ma anche di valorizzazione del paesaggio, facendo divenire queste zone un’opportunità che arricchisse il patrimonio geominerario sardo, garantendo anche un turismo indipendente destagionalizzato.

Attualmente le strutture immobiliari, di archeologia industriale e in generale i siti, attuati i lavori di recupero e restauro, vengono ceduti all’amministrazione regionale e poi attraverso l’IGEA (Interventi Geo Ambientali) alle amministrazioni comunali con le quali il Consorzio del Parco valuta la possibilità di costituire soggetti associativi per la loro gestione.

Se dovessero essere i comuni i proprietari dei beni minerari, questi procederanno direttamente al recupero, grazie a finanziamenti regionali, nazionali e comunitari, tendendo a procedere ad una gestione unitaria con il Consorzio del Parco.

Un esempio su cui si stanno basando le amministrazioni della Comunità del Parco è la Grande Miniera di Serbariu del comune di Carbonia. Questa proprietà comunale è stata recuperata e trasformata in struttura museale, grazie ai fondi strutturali della Comunità Europea. Inoltre un accordo tra l’amministrazione comunale di Carbonia e il Consorzio del Parco ha portato alla creazione del Centro Italiano della Cultura del Carbone, associazione composta da due soggetti, che si occupa della gestione del centro minerario.

Sono stati anche avviati diversi Piani di caratterizzazione ambientale ai sensi del D.Lgs 152/06 e delle “Linee guida per la bonifica della aree minerarie dimesse” nelle aree di Montevecchio- Ingurtosu, Barraxiutta, Rio S.Giorgio, Masua e nel Sarrabus Gerrei.

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1. L’analisi della situazione generale dei siti si riferisce al libro della sintesi del progetto de “Il Parco Geominerario della Sardegna” pp. 64 - 66

Connessioni territoriali: fruibilità e rete sentieristica Gli itinerari del Parco Geominerario della Sardegna si estendono su tutta la regione risultando fruibili interamente, attraverso l’utilizzo della macchina, oppure parzialmente, limitandosi alla visita di alcune loro parti anche muovendosi a piedi.

Itinerario Area Monte Arci " I Sentieri dell'Ossidiana" 1. Cava Conca Cannas 2. Masullas 3. Morgongiori 4. Ales 5. Pau 6. Sinisceddu

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Itinerario Area Monte Arci “I sentieri dell’Ossidiana” L’itinerario si svolge lungo il versante orientale del massiccio vulcanico del Monte Arci, facilmente raggiungibile dalla SS 131. Il percorso può portare alla cava di Conca Cannas, dove risulta osservabile un filone di ossidiana, poco distante da Morgongiori. Non lontano si trova poi il centro agricolo di Masullas, che risulta interessante per il suo patrimonio archeologico e per la presenza di un complesso monastico trasformato in un centro congressi e museo mineralogico. Durante il percorso verso il cuore del Monte Arci, superato il grande centro di Ales, che accoglie una cattedrale, si arriva a Pau, un piccolo e tranquillo paese noto per la presenza di antichi centri di estrazione e lavorazione dell’ossidiana. Al centro del quale si trova il museo dell’ossidiana che spiega l’evoluzione geologica di questi rilievi e accoglie una grande quantità di oggetti in ossidiana, oltre ad una mostra di sculture artistiche realizzate in vetro vulcanico. Risulta poi interessante la visita ad un laboratorio di artigiani che producono gioielli in vetro vulcanico.

A pochi chilometri dall’abitato è situata Sinisceddu, che accoglie uno dei pochi campeggi-villaggio montani dell’isola da cui si può percorrere il Sentiero dell’Ossidiana, itinerario nel fitto di un bosco di lecci ai lati del quale si trovano distese di frammenti di ossidiana.

Le trebini, guglie di roccia vulcanica, testimoni dell’ultima fase di eruzione, sono il simbolo del Monte Arci e sono raggiungibili sia da Pau che da Mongongiori.

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Itinerario Area Funtana Raminosa “Miniere di Barbagia” L’itinerario area Funtana Raminosa “Miniere di Barbagia” ,situato in un territorio interno, è raggiungibile grazie al Trenino Verde della Sardegna, lungo la tratta Mandas-Seui, al termine della quale si può scorgere, tra la vegetazione, la facciata in stile liberty dell’impianto di lavorazione dell’antracite della miniera di Corongiu. Da Seui è possibile raggiungere le poche gallerie ancora aperte, l’edificio sopracitato e il piccolo villaggio dei minatori.

Lasciato Seui si arriva a Seulo e deviando poco prima si arriva alla miniera abbandonata di Ingurtipani, dove venne sfruttato un giacimento meno esteso ma simile a quello di Corungiu. Proseguendo poi lungo la strada che porta a Gadoni si devia per il sito minerario di Funtana Raminosa, di origini antiche data la presenza di un ricco giacimento di minerali di rame, poi interessato da moderni lavori di sfruttamento, conclusi due decenni fa.

Di particolare interesse è la Galleria Romana, dove è situato un breve ma suggestivo itinerario sotterraneo e la vicina laveria, ad oggi recuperata ed illustrante i complessi processi di trattamento del minerale ai visitatori.

Itinerario Area Orani-Sos Enattos “L’oro bianco dei Sardi” L’itinerario si snoda inizialmente tra i rilievi del Nuorese e del Monte Gonare, conosciuto e frequentato per la solitaria chiesetta qui situata. Imponenti scavi a giorno risultano visibili, prima di arrivare ad Orani, dalla miniera di talco di Sa Matta. Poco lontano, nella località di San Francesco, vennero aperte ad inizio 900’ due miniere di talco, materiale utilizzato nell’industria della cosmesi che vedeva il giacimento sardo come uno dei principali della nazione. La strada proseguendo verso nord, verso il Monte Albo, cambia molti scenari fino alla miniera, in fase di recupero, di Sos Enattos. Proprio in questo sito è in ultimazione un itinerario sotterraneo, tra gallerie ottocentesche e ampi scavi realizzati fino a un decennio fa, con l’accesso consentito tramite un pozzo.

Superando poi il centro abitato di Lula si raggiunge un’altra importante antica miniera, di Guzzurra, utilizzata nello scorso secolo e che vide la realizzazione di uno dei primi impianti industriali dell’isola, ben visibile nel fondo di una valle e caratterizzato da una possente struttura in pietra.

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Itinerario Area Funtana Raminosa "Miniere di Barbagia"

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2 1. Mandas 2. Seui 3. Seulo 4. Miniera abbandonata di Ingurtipani 5. Sito minerario di Funtana Raminosa 6. Gadoni

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Itinerario Area Orani-Sos Enattos "L'oro bianco dei Sardi" 5 4 3

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1 1. Orani 2. Miniera di talco Sa Matta 3. Miniera Sos Enattos 4. Lula 5. Guzzurra

Itinerario Area Sarrabus - Gerrei "Via dell'Argento" 4

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1. Miniera di Baccu Arrodas 2. Miniera di S'Arcilloni 3. Monte Genis 4. Villasalto

Itinerario Area Sarrabus - Gerrei “Via dell’Argento” Questo itinerario parte dalla miniera di Baccu Arrodas, alle spalle di Muravera, verso San Vito e Monte Narba. Una mulattiera in salita posta nel piazzale conduce a Giovanni Bonu, dove sono ancora presenti alcuni accessi al sottosuolo aperti e percorribili. Lungo la SS125 dal Nuraghe Asoru è possibile raggiungere la miniera di Masaloni.

Il tracciato della Via dell’Argento è invece più complesso e si raggiunge partendo dalla SS125 dove alla confluenza del rio Picocca con il rio Ollastu una strada sterrata porta alla miniera di S’Arcilloni.

Per venti chilometri sarà poi presente solo una mulattiera, un torrente e i segni di alcune miniere d’argento come quella di Serr’e S’Ilixi. La cava è raggiungibile anche da Burcei, che conduce anche alla foresta di Tuvios, al cui interno si trovano i cantieri abbandonati di un’altra miniera d’argento.

Le possibilità di passeggiare in questo territorio sono molte ma si tratta di un territorio selvaggio e poche persone, come i pastori, conoscono i siti minerari in cui l’accesso alle gallerie è sconsigliato per il cattivo stato delle volte. Proseguendo con un percorso tortuoso si può giungere a Monte Genis e al passo Genn’e Arasili per poi proseguire a Villasalto sede di una miniera di antimonio dismessa, trasformata oggi in un borgo che accoglie la sede d’Area del Parco Geominerario.

Area La Maddalena-Sassari “Granito e miniere” Di notevole interesse, nelle immediate vicinanze del centro abitato di La Maddalena, è la visita alla “Cava dei francesi”; una cava dismessa che ad oggi è interessata da interventi di recupero e restauro ad opera della proprietà. Questi interventi hanno reso possibile osservare la locomotiva utilizzata per trainare i carrelli carichi di granito, gli elevatori in legno, le strutture edilizie restaurate ed usate per ricettività. È poi possibile, partendo da La Maddalena, raggiungere Palau in traghetto per dirigersi verso Capo Testa, a Santa Teresa, dove si possono visitare piccole cave utilizzate sin dai romani dove ancora sono visibili due colonne appena sbozzate pronte per il carico.

Da Santa Teresa, tramite la strada provinciale, si può arrivare a Porto Torres e continuando sulla provinciale per Alghero al bivio per l’Argentiera, raggiungibile anche da Sassari. Si giungerà così ad Argentiera, dopo aver superato i piccoli centri di La Corte e Palmadula, dove sono presenti diverse strutture minerarie, di cui alcune in fase di recupero come il Pozzo Podestà 37

e la Laveria. Il centro è abitato da alcune decine di persone ed è frequentato nella stagione turistica. Argentiera oltre che importante per le miniere infatti è anche un’area di grande bellezza paesaggistica, con alcune emergenze ambientali come Capo Argentiera, Porto Palmas, La Frana, facilmente raggiungibili grazie ai sentieri.

Partendo dal centro, una volta superata Palmadula, si può percorrere la strada comunale che conduce al Lago di Baratz, l’unico lago sardo di origine naturale, e alle dune e spiagge di Porto Ferro. L’intera zona è parte della Rete Natura 2000 dell’unione Europea. Da Baratz è poi possibile raggiungere il promontorio di Capo Caccia che accoglie un grande flusso di visitatori anche per via delle grotte di Nettuno, accessibili sia da mare che da terra per una scalinata di più di seicento gradini.

Sempre in questa zona si trova il perimetro forestale di Prigionette, gestito dall’Ente Foreste della Sardegna, importante per la vegetazione, la flora e la fauna che ci vive. Sono presenti molti percorsi che conducono ad alcuni luoghi come il belvedere di Cala dell’Inferno, da cui si ha una vista completa di Cala della Barca e si possono osservare l’isola Piana, Porta della Pegna e Porta Cristallo e infine il Monte Timidone. Sono inoltre presenti insediamenti nuragici, fenici e romani a Sant’Imbenia e sull’area costiera fra Alghero e Porto Ferro si trova un sistema di torri cinquecentesche.

Itinerario Area La Maddalena-Sassari “Granito e miniere” 4 2 1 3

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1. La Maddalena 2. Cava dei francesi 3. Palau 4. Santa Teresa 5. Porto Torres 6. Argentiera 7. Palmadula 8. Promontorio di Capo Caccia

Itinerario Area Sulcis "Terra di carbone" 4 3

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1. Miniera di Serbariu 2. Carbonia 3. Cortoghiana 4. Nuraxi Figus

Itinerario Area Guspinese-Arbunese “Miniere e Cervi” 1 3 2

4 1. Montevecchio 2. Ingortuso 3. Piscinas 4. Miniera di S’Aquabona

Itinerario Area Sulcis “Terra di carbone” L’area Sulcis è ad oggi uno dei maggiori bacini minerari d’Europa nel settore dei combustibili fossili. L’itinerario in quest’area inizia dal Centro Italiano della Cultura del Carbone, costruito nei locali della miniera di Serbariu accanto a Carbonia.

Nel sottosuolo, grazie alle guide, il visitatore può immergersi nel duro lavoro in miniera, tra le gallerie, i macchinari e il nero del carbone.

Non distante da Carbonia è situata Cortoghiana, una piccola frazione nata negli anni Trenta con il fine di ospitare i minatori e le loro famiglie.

L’insediamento è molto razionale e unisce palazzine, moderne per i tempi in cui sorse ad ampi porticati di roccia trachitica con una piazza centrale.

Una strada conduce poi ai moderni impianti di Nuraxi Figus, una fra le maggiori miniere di carbone d’Europa, visitabili solo con autorizzazione.

Itinerario Area Guspinese-Arbunese “Miniere e Cervi” L’itinerario parte da Montevecchio da cui, tramite una lunga strada sterrata, si raggiunge Ingurtosu. Durante il tragitto risultano visibili ruderi di villaggi, pozzi di estrazione e una ricca vegetazione, habitat del Cervo Sardo.

Saranno due i percorsi che potranno essere intrapresi da qui: il primo andrà verso Piscinas passando per la valle di Naracauli sino alla costa e alle dune, un tempo deposito dei minerali trasportati a valle da una piccola ferrovia; il secondo invece da Ingosurtosu condurrà alla miniera di S’Acquabona.

Itinerario “Tra mare, boschi e miniere” L’area dell’Iglesiente è fortemente segnata dall’attività mineraria durata millenni di cui ad oggi rimangono a testimonianza molte miniere dismesse, tra cui alcune abbandonate ed altre in fase di recupero, e un’intricata rete di strade e sentieri che venivano percorsi dai minatori, dai carri e dalle ferrovie per il trasporto dei minerali. Per visitare l’area in modo approfondito possono essere contattati gli uffici del Parco o di guide professionistiche.

L’itinerario parte da Domusnovas, raggiungibile tramite la SS 130, dove sono visitabili le Grotte di S. Giovanni, monumento naturale di notorietà internazionale, e le vicine miniere immerse nei boschi. Si prosegue poi con la visita delle miniere di Iglesias, fra cui quella di Monteponi interessata ad oggi da interventi di recupero dove è possibile visitare la grotta di Santa Barbara.

A Iglesias, nel centro urbano, sono poi presenti edifici appartenenti all’istituto minerario come il museo mineralogico e il museo dell’arte mineraria, e

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dell’Associazione Mineraria Sarda.

Procedendo poi verso la costa si giunge nel comune di Gonnesa nelle cui vicinanze si trovano i ruderi della miniera di Monte Onixeddu. Procedendo lungo la strada panoramica sulla costa che conduce a Bugerru si incontra la frazione mineraria di Nebida, sovrastata da ampi scavi minerari. Giunti nel piccolo centro dalla passeggiata sul belvedere è possibile vedere i ruderi della Laveria Lamaromora.

Proseguendo poi verso Masua si può visitare Porto Flavia, esempio di ingegneria mineraria, per poi procedere verso Buggerru, un piccolo paese di cui è difficile distinguere i confini con la miniera.

L’itinerario si conclude poi a Fluminimaggiore, raggiungibile tramite una strada panoramica. Si tratta di un paese minerario, dove è visitabile un museo etnografico, il tempio punico romani di Antas, le grotte di Su Mannau e le rovine dei villaggi minerari.

Itinerario “Tra mare, boschi e miniere” 8

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1. Domusnovas 2. Iglesias 3. Grotta di Santa Barbara 4. Nebida 5. Laveria Lamarmora 6. Porto Flavia 7. Bugerru 8. Fluminimaggiore

Il sistema museale Il sistema museale del geoparco viene accolto nelle strutture minerarie esistenti dove, grazie alla restaurazione degli edifici, è stato possibile inserire l'allestimento geologico e minerario.

3. Ingresso del Museo PAS-MARTEL

4. Interno del Museo PAS-MARTEL

Museo di Paleontologia e Speleologia “E.A.Martel”, Carbonia Nato nel 1972 con fondi privati del Gruppo Ricerche Speleologiche “E.A.Martel” di Carbonia il museo fu rilevato nel 1997 dall’Amministrazione Comunale con il fine di valorizzare i beni culturali ed ambientali cittadini.

La struttura consente un’escursione nel tempo nelle ere geologiche alla scoperta della storia evolutiva della vita sulla Terra, con riguardo alla vicenda della Sardegna stessa, attraverso l’esposizione di due sale, la prima dedicata alla Speleologia e la seconda più ampia di Paleontologia, allestite con espositori, una ricostruzione ambientale e diverse attrezzature, immagini, reperti e cartografie. L’esposizione è in continuo rinnovamento, per stimolare l’utenza, grazie a ricerche private o in collaborazione con Università e a donazioni di privati ed Istituzioni.

L’allestimento paleontologico va dal Paleozoico al Quaternario attraverso un percorso cronologico che inizia con esemplari fossili delle prime forme di vita sino a reperti risalenti alla comparsa dell’uomo. I resti testimoniano l’evoluzione paleo-biologica della Terra che culmina con la comparsa dei primi ominidi e dei reperti dell’antica civiltà sarda.

All’interno del museo risultano inoltre visibili l’attrezzatura da speleologia attuale e storica, con fotografie e rilievi delle cavità sarde, in particolar modo del Sulcis-Iglesiente e varie carte tematiche del territorio: geologiche; paleontologiche; archeologiche; speleologiche; e di trekking. La struttura propone poi escursioni guidate nei siti di interesse geo-peleontologico, minerario, archeologico, naturalistico e collaborando con il Gruppo Ricerche Speleologiche “E.A.Martel” di Carbonia visite guidate in grotte non turistiche e Corsi d’Introduzione alla Speleologia secondo le normative nazionali.

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Museo Archeologico Villa Sulcis, Carbonia Inaugurato nel 1988, nella villa che fu del direttore della Società delle Miniere, il museo nacque grazie alle donazioni di due collezioni private Collezione Doneddu e Collezione Pispisa.

I materiali raccolti risalgono al Neolitico Antico sino al periodo Bizantino e provengono principalmente dal territorio di Carbonia. Vi sono numerosi reperti fenici come diversi corredi funerari completi, provenienti dalle necropoli dell’isola ed una parte del tophet, con le urne cinerarie e le stele originali scolpite, è stata ricostruita all’interno della sala.

Museo del carbone con sede a Serbariu, Carbonia Il Centro Italiano della Cultura del Carbone nasce nel 2006, come associazione fra il Comune di Carbonia e il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, con il fine di gestire e valorizzare il sito della Grande Miniera di Serbariu. Il sito, attivo dal 1937 al 1964, ha definito l’economia del Sulcis rappresentando dagli anni ’30 agli anni ’50 una delle risorse energetiche più importante d’Italia. A fini museali e didattici il complesso è stato recuperato e ristrutturato e grazie alla valorizzazione del sito sono stati resi fruibili gli edifici e le strutture minerarie che costituiscono oggi il Museo del Carbone.

La struttura include i locali: della lampisteria1, dove ha sede l’esposizione permanente sulla storia del carbone, della miniera e della città di Carbonia; della galleria sotterranea, che mostra l’evoluzione delle tecniche di coltivazione del carbone, utilizzate a Sirbariu sino alla cessazione delle attività, in ambienti fedelmente allestiti con attrezzi d’epoca e macchinari ancora usati nelle miniere carbonifere attive; e della sala argani che conserva al suo interno le grandi ruote dell’argano con cui si manovravano la discesa e la risalita delle gabbie nei pozzi per trasportare i minatori e le berline vuote o cariche di carbone.

5. Reperti esposti nel Museo Archeologico

6. I pozzi della Grande Miniera di Serbariu

- fotografia di Angelo Melis

7. Galleria visitabile del museo del Carbone

1. Piccolo locale presente nelle miniere e nelle stazioni ferroviarie dove un tempo si conservavano le lampade e le materie infiammabili.

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Appendice: punti di interesse del parco

Grotte Su Mannau

8. Ramo turistico, Grotta di Su Mannau, .........Lago degli Stenasellus - fotografia di Gianni Lisci

Le grotte di Su Mannau si sviluppano per circa 8 km componendosi di ampie sale, lunghe gallerie e numerosi pozzi, generati dall’azione di due piccoli torrenti. Le gallerie sono ornate da calciti e aragoniti che la definiscono come una fra le più belle grotte della Sardegna. Gli itinerari proposti sono due : un ramo turistico e dei rami speleologici.

Il ramo turistico Il ramo turistico si sviluppa per 350 m e interessa la prima parte chiamata “Sala Archeologica”, in passato usata come tempio ipogeo dedicato al culto delle acque, dove sono ammirabili molte piccole lucerne votive in terracotta a testimonianza dell’uso religioso della sala. Il percorso procede poi verso la “Sala Centrale”, snodo principale per i diversi rami della grotta, dove sono visibili calate stalattitiche e piccoli cristalli di calcite. Giunti al primo “belvedere” si ammira il “Lago degli Stenasellus” in cui sopravvive un piccolo crostaceo endemico.

Attraversando poi le passerelle in acciaio sopra i laghetti che passano fra ampie concrezioni policrome si giunge al secondo “belvedere”, dove scorre l’acqua che origina i laghetti. A questo punto la cavità si divide in due rami, quello attrezzato prosegue tra bianche stalattiti sino alla sommità del “Pozzo Rodriguez”, dove si può ammirare un imponente colonna di 8 metri, formatasi dall’incontro fra una stalattite e una stalagmite. Nell’ultimo tratto infine il visitatore si trova poi sospeso a 30 metri nel vuoto.

I rami speleologici I rami speleologici sono resi accessibili grazie all’organizzazione di visite speleologiche guidate. Il visitatore può così addentrarsi nella grotta per circa un chilometro e mezzo sino alla “Sala Vergine”. Le escursioni sono volte anche a coloro che si avvicinano per la prima volta alla speleologia e durano dalle tre alle otto ore. Un’escursione media ha una durata di quattro o cinque ore e raggiunge il “Lago Pensile”, “La Sala del Sonno” e il “Salone Ribaldone”. Con un percorso più lungo, di circa sei otto ore, si giunge alla “Sala Vergine” dove è possibile ammirare aragoniti e colate, oltre questo punto la grotta diviene impegnativa, per la presenza di sifoni e strettoie che rendono obbligatorio l’uso di tute subacquee. Il ramo di sinistra risulta essere più impegnativo, con salti verticali passando per il “Pozzo Torino” raggiungendo la “Sala Serra e il “Ramo dell’infinito”.

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Grotta di Santa Barbara La grotta di Santa Barbara è situata all’interno della miniera di San Giovanni e fu scoperta casualmente nell’aprile del 1952 durante lo scavo di un fornello. La cavità è costituita da un unico grande vano le cui superfici sono tappezzate da cristalli tabulari di barite bruno scuro.

La deposizione dei cristalli è conseguente alla formazione delle concrezioni semisferiche di calcite, formatesi in condizione di totale sommersione della grotta con circolazione delle acque e chimismo complesso. La sequenza di deposizione si è sviluppata secondo quest’ordine: Calcite concrezionata, mammellonare, semisferica; Baritina in cristalli tabulari bruno scuro; Calcite candita in stalattiti, stalagmiti e aragonite.

L’itinerario della visita guidata ha inizio con un breve percorso su un trenino minerario raggiungibile tramite un ascensore che collega al piano superiore della grotta per poi concludersi con un tour sui diversi ambienti e tipi di coltivazione della miniera di San Giovanni.

9. Grotta di Santa Barbara, Iglesias

Monumento naturale Pan di Zucchero Lo “scoglio di Pan di Zucchero” è un monumento naturale, situato a sud della punta de Is Cicalas nel territorio di Masua, alto 132 metri, con una superficie di 3,72 metri e caratterizzato dalla sua forma massiccia arrotondata e dal suo colore biancastro. Poco a sud del monumento si trovano gli scogli calcarei di “S’Angusteri” e de “Il Morto”, in cui risultano visibili macchie giallastre causate dalla trasformazione del calcare in dolomie, strutturalmente legati e per questo parte integrante del monumento stesso.

Lo “scoglio di Pan di Zenzero” è stato dichiarato monumento naturale nel 1993, ciò è risultato essenziale al fine di preservare il contesto geologico e paleontologico della zona, che ogni anno attira centinaia di studiosi da tutta Europa. In questo modo si preservano oltre che gli isolotti anche una vasta zona sia in mare che in terraferma, habitat di molte specie vegetali e animali, tra cui il gabbiano reale, il cormorano e la berta maggiore e minore.

La lontananza dai centri abitati e dalle vie di comunicazione fa si che inoltre la zona si mantenga in una situazione definibile come primordiale.

Con il fine di valorizzare la zona sono stati progettati ed eseguiti alcuni lavori, come ad esempio la sistemazione di una strada campestre e di alcuni spazi preesistenti che versavano in condizioni precarie, come le due aree destinate a parcheggio poste nella strada che porta all’imbocco di Porto Flavia.

10. Monumento naturale Pan di Zucchero fotografia di Rudolf Ludwig

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Laveria Lamarmora La Laveria Lamarmora venne eretta nel 1897 a strapiombo sul mare affermandosi fra gli edifici maggiormente interessanti dal punto di vista paesaggistico della Sardegna. È stata recentemente oggetto di restauro da parte della Soprintendenza ai Monumenti delle Province di Cagliari e Oristano, con il fine di consolidare le strutture murarie. La Laveria è stata così salvaguardata da pericolosi cedimenti che minavano la stabilità degli ampi archi.

L’edificio è collegato alla passeggiata panoramica sovrastante, ricavata dal vecchio tracciato ferrato che portava il materiale alla Laveria, tramite una lunga e ripida scalinata di circa 400 gradini.

11. Laveria La Marmora - fotografia di Davide Congia

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Porto Flavia

12. Porto Flavia - fotografia di Alessandro Albe'

Il Porto Flavia venne ideato nel 1925 dall’ingegnere Cesare Vercelli e grazie ai suoi fondali e alla posizione a ridosso dei venti dominanti si poneva come un sicuro approdo per le navi mercantili. È situato fra la costa e lo scoglio di Pan di Zucchero, da cui dista poche centinaia di metri.

In corrispondenza della falesia di Schina e Monte Nai vennero scavate due gallerie, la superiore vedeva il transito dei convogli provenienti dagli impianti di lavorazione mentre l’inferiore accoglieva un lungo nastro trasportatore che terminava all’esterno con un braccio mobile.

Tra le due gallerie vennero scavati nove silos, alimentati dalla superiore, in grado di contenere fino a 10.000 tonnellate di materiale. Dal fondo dei silos i minerali, tramite delle tramogge, cadevano sul nastro trasportatore, lungo una decina di metri, per poi venire caricati nelle stive dei mercantili che ormeggiavano nel porto. Un operatore osservava l’arrivo dei mercantili da una torretta posta a 16 metri sul livello del mare, ad oggi ancora visibile. La torretta sovrastava un terrapieno lungo il quale, per 15 metri, scorreva il pontone metallico che consentiva il carico di 4.000 tonnellate di materiale all’ora. La realizzazione di questa struttura eliminò i costi di trasporto del materiale.

L’insediamento fenicio e punico di Monte Sirai

13. Insediamento fenicio e punico di Monte ..........Sirai

Il pianoro di Monte Sirai, è situato a tre chilometri a nord di Carbonia e risulta facilmente raggiungibile tramite una strada asfaltata. Abitato sin dal periodo Calcolitico ha acquisito importanza per la presenza di un insediamento fenicio e punico ancora visibile. Lo stanziamento fu fondato intorno al 750 a.C. dai Fenici e conquistato ne VI secolo dai Cartaginesi, abitato poi insieme ai Sardi sino al 110 a.C. e infine abbandonato.

Il Parco di Monte Sirai si articola in vari settori: l’abitato, dove risultano ancora ben visibili i quartieri; le piazze; le case; le strutture religiose, tra cui il tempio interno alla città e il tophet, santuario riservato ai bambini morti in età perinatale; e la necropoli punica, composta da tredici tombe familiari e camere scavate nel sottosuolo roccioso.

Gli scavi sul Monte Sirai iniziarono nel 1963 e sono condotti ancora annualmente nei mesi estivi dall’Istituto per la Civiltà Fenicia e Punica del CNR in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica (per le Provincie di Cagliari ed Oristano). La maggior parte dei reperti provenienti dagli scavi del sito sono esposti nel Museo Archeologico “Villa Sulcis” di Carbonia.

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14. Miniere di Ingurtosu - fotografia di Sandro Moi 15. Miniera dell'Argentiera - fotografia di Filiberto Nieddu

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Parco naturale Regionale del Beigua

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Parco naturale Regionale del Beigua

Dati Amministrativi Denominazione:

Sede della comunità del Parco:

Parco naturale Regionale del Beigua

Masone (GE)

Istituzione:

Sentieri con segnavia: 500 Km circa

L.R n. 16 L.R n. 12

9 marzo 1985 22 febbraio 1995

Nazione: Italia Regione: Liguria Provincia: Genova - Savona

Comuni interessati: Sassello, Stella, Varazze, Cogoleto, Arenzano, Tiglieto, Masone, Campo Ligure, Rossignone, Genova

Comunità montane: “Argentea”, “Del Giovo”, “Valli Stura e Orba”

Dati del Parco Territorio tutelato: 392,3 Km2 Sede Amministrativa dell'ente Parco: Arenzano (GE) Sede Legale dell'ente Parco: Sassello (SV)

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Siti del Parco 1. Sassello Museo Perrado La foresta Deiva

2. Stella

Museo casa natale di Sandro Pertini

3. Varazze

Museo del Mare L'eremo del Deserto

4. Cogoleto

Il terrazzo marino L'area di Archeologia Industriale della Fornace Bianchi

5. Arenzano

Il basamento cristallino

6. Tiglieto

La piana della badia di Tiglieto

7. Masone

Museo civico "Andrea Tubino"

8. Campo Ligure

Museo della Filigrana

9. Rossignone Museo Passatempo e Casa Museo

10. Genova Museo della Carta

16. In copertina: Torbiera del Laione

- fotografia di Gianni Novelli

9 8 6 1 2

4

7 5

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Storia e normativa regionale del parco Il profilo istituzionale del Parco del Beigua ha origine dalla legge regionale n. 40 del 12 settembre 1977, che stabilisce le norme per la salvaguardia dei valori naturali e per la promozione di parchi e riserve naturali in Liguria, individuando parti del territorio regionale aventi preminente interesse ambientale, da tutelare e valorizzare anche attraverso l’istituzione di parchi e riserve naturali regionali con gestione affidata alle Comunità Montane, ai Comuni ed ai Consorzi di Enti Locali.

A seguito di questa legge la Regione Liguria ha individuato e disciplinato tramite la legge regionale n. 16 del 9 aprile 1985 il “Sistema di interesse naturalistico-ambientale del Monte Beigua” che coinvolge alcuni territori delle province di Savona e Genova. La gestione di tale sistema è stata affidata ad un Comitato di Coordinamento composto dai: • Presidenti delle Province di Genova e Savona; • Presidenti delle Comunità Montane e del Consorzio per l’esercizio delle deleghe in agricoltura; • Sindaci dei Comuni interessati.

Dieci anni dopo, è stata poi approvata la legge regionale n. 12 “Riordino delle aree protette”, con cui la regione ha stabilito che il Sistema di aree di interesse naturalistico-ambientale del Monte Beigua assumesse la denominazione e la classificazione di Parco naturale regionale del Beigua, affidandone la gestione ad un ente dotato di autonomia amministrativa e funzionale di personalità giuridica di diritto pubblico.

Il primo Consiglio dell’Ente Parco è stato costituito il 26 marzo 1996 con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 179. Successivamente il 16 ottobre 1997 con deliberazione del Consiglio dell’Ente Parco n. 54 è stato approvato lo Statuto dell’Ente .

Tale itinerario normativo ha portato nel Marzo 2005 all’inserimento del comprensorio del Parco del Beigua nella lista mondiale dei GeoParchi.

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1977

Legge regionale n. 40 norme per la salvaguardia dei valori naturali e per la promozione di parchi e riserve naturali in Liguria

1985

Legge regionale n. 16 “Sistema di interesse naturalistico-ambientale del Monte Beigua”

1995 1996 1997

Legge regionale n. 12 “Riordino delle aree protette” Primo consiglio dell'Ente Parco Approvazione dello Statuto del Parco

2001

Adozione e approvazione del Piano del Parco

2005

Inserimento del Parco nella lista mondiale dei GeoParchi

A seguito di questo riconoscimento si è attuata una strategia al fine di rendere il Parco naturale regionale del Beigua un’area pilota a livello nazionale e regionale per: • sperimentare la forte connessione esistente tra geodiversità e biodiversità nelle azioni di protezione delle risorse naturali; • supportare la crescente richiesta di un turismo alternativo qual è il geoturismo; • integrare la opportunità di sviluppo socio-economico del comprensorio attraverso le diverse attività realizzate all’interno del GeoParco; • incrementare la possibilità di interscambio a livello nazionale ed internazionale sui temi della geoconservazione.

Gli strumenti fondamentali per le attività di gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio del Geoparco sono il Piano socio-economico di sviluppo, il regolamento del Parco e il Piano del Parco, adottato e approvato nel 2001, che sintetizza le esigenze di tutela del territorio e le richieste avanzate dalle Comunità locali.

Il seguente strumento definisce: • le norme d’uso e i criteri di intervento per l’organizzazione generale del territorio; • gli indirizzi e le norme di attuazione relative ai necessari interventi per garantire la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale, storico e culturale • il quadro di riferimento per la programmazione degli interventi essenziali per la promozione dello sviluppo sostenibile del comprensorio del Parco.

La gestione del Parco è affidata a diversi Organi Istituzionali tra cui: • Il presidente • Il Direttore del Parco • Il Consiglio del Parco: formato da quattordici membri, quali: - la componente istituzionale; - le Associazioni Ambientalistiche; - l’Università; - la Direzione Scolastica Regionale; - le Associazioni degli Agricoltori; - cinque membri designati dalla Comunità del Parco.

• La Comunità del Parco

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Situazione generale dei siti e interventi di recupero e valorizzazione Il gruppo montuoso del Beigua è una delle zone più ricche di biodiversità della Liguria, proprio per questo il comprensorio del Parco ha proposto tre siti di importanza Comunitaria.

Grazie alla proposta della Regione Liguria e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio la Comunità Europea ha riconosciuto il valore naturalistico del sito istituendo una Zona di Protezione Speciale.

La biodiversità è fra le componenti più importanti del Parco, dove sono presenti tra gli altri oltre 80 specie nidificanti come l’Aquila reale, il Biancone, il Codirossone, Succiacapre e l’Averna piccola. Lungo i percorsi più impervi e poco trafficati dall’uomo inoltre transita il lupo.

Nel giro di pochi chilometri si possono apprezzare fioriture tipiche della macchia mediterranea o particolari torbiere di alta quota, testimoni della modellazione della superficie terrestre.

All’interno dell’area protetta sono situate tre importanti foreste demaniali regionali dove vive la fauna tipica dell’Appennino ligure quali cinghiali, caprioli e daini.

Le caratteristiche geomorfologiche del sito sono forme e testimonianze, in alcuni casi, connesse a processi morfogenici scomparsi che rendono il territorio unico nel quadro ligure.

Il comprensorio è caratterizzato anche da aree paleontologiche, ad alto contenuto fossilifero in buono stato di conservazione, e da siti di interesse mineralogico, noti per la presenza di granati che hanno arricchito collezioni di tutto il mondo.

Di notevole importanza, infine, è la ricchezza delle risorse idriche sia in forme superficiali che sotterranee che alimentano acquiferi significativi sia per quantità che per qualità.

Il Parco del Beigua accoglie un prezioso patrimonio di testimonianze storico-culturali sia sul territorio che nei musei, che narrano l’evoluzione degli

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insediamenti umani dell’area del parco e le importanti vie di commercio tra costa e pianura padana che la attraversavano.

Il percorso volto alla realizzazione di interventi di recupero e valorizzazione inizia nel 2001, data della redazione e approvazione del Piano del Parco, e prosegue nel 2002 con l’approvazione del Piano Pluriennale SocioEconomico, consolidando il ruolo di organismo pianificatore dell’Ente, grazie all’applicazione delle linee strategiche individuate dai propri strumenti di programmazione, per necessità di breve periodo.

Risultano così individuabili le seguenti linee strategiche: • Tutela, gestione e valorizzazione dei valori naturalistici, paesaggistici e ambientali: la tutela del territorio e dei valori naturali è fra gli obbiettivi prioritari del Parco. Proprio a tal fine molte azioni sono mirate alla salvaguardia ed alla tutela dei valori naturalistici, paesaggistici e ambientali, alla gestione del patrimonio faunistico, alla conservazione attiva ed alla valorizzazione degli ecosistemi, in particolare degli habitat e delle specie comprese nelle Direttive Comunitarie, con l’obbiettivo di costruire la Rete Natura 2000, alle foreste demaniali regionali, alla valorizzazione del patrimonio geologico ed alla gestione delle risorse idriche. Inoltre fra la volontà del Parco vi è anche la riqualifica delle aree colpite da degrado e la salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio; • Sviluppo del turismo e della fruizione sociale: il turismo ha acquisito un ruolo fondamentale per la dinamica sociale ed economica delle comunità del Parco. A tal fine sono state assunte strategie per potenziare l’organizzazione della fruizione e l’integrazione di azioni su scala territoriale più ampia, enunciate nel progetto di costituzione di un Sistema Turistico Locale, coinvolgente tutte le realtà del Parco e della Riviera del Beigua. Le strategie sino al 2004 sono state volte al miglioramento dell’accessibilità e della fruibilità del Parco e al potenziamento della rete infrastrutturale e del sistema ricettivo, con l’attuazione di azioni folte all’affermazione di un turismo sostenibile.

• Sviluppo e valorizzazione delle attività produttive in ambito rurale: si considera l’attività agricola come collante tra usi, costumi, tradizioni e cultura delle aree rurali del Parco, poiché porta al mantenimento di un buon grado di coesione sociale delle popolazioni e garantisce la tutela del paesaggio e dell’ambiente. A rafforzamento dell’attività , sono volte azioni di valorizzazione e promozione delle produzioni tipiche, anche grazie al

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progetto per la creazione di una “rete di mercato locale” che coinvolgerà diverse aziende agricole ed artigianali.

• Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale: il Parco mette in atto azioni per la salvaguardia del patrimonio culturale materiale, attraverso l’utilizzo di fondi straordinari e di contributi ordinari dell’Ente Parco, come i la partecipazione ai lavori di restauro del complesso monastico della Badia di Tiglieto. Tra le strategie future il Parco ha previsto investimenti in specifiche azioni con attenzione anche verso l’edilizia rurale di valore storico-culturale.

• Mantenimento e implementazione degli strumenti per la sostenibilità: Il Parco del Beigua è dotato di strumenti operativi volontari per lo sviluppo sostenibile, tra cui si distingue l’Agenda 21 locale adottata nel 2003 e approdata all’approvazione del primo Piano di Azione Locale nel Luglio 2004. Tale Agenda è inserita nel PASS ( Progetto Agenda 21 Sviluppo Sostenibile). Tale progetto ha come aspetto caratterizzante l’agevolazione dell’Ente Parco del Beigua nella gestione del territorio di competenza, consentendo di affrontare in maniera sistematica, partecipata e condivisa le diverse tematiche che l’organizzazione del Parco è chiamata ad affrontare.

• Promozione della ricerca scientifica: il Parco aderisce a progetti e partecipa a convegni nazionali ed internazionali sugli aspetti ambientali dell’area protetta, le principali attività svolte dall’Ente gestore, la tutela di specie selvatiche particolarmente minacciate, le tecniche approntate per un’ottimale gestione del territorio. È inoltre intensa l’attività divulgativa e promozionale testimoniata da numerosi servizi apparsi su giornali e riviste.

• Promozione e sostegno alla educazione ambientale: il Parco promuove sin dalla sua istituzione un comportamento critico e propositivo dei cittadini verso il proprio contesto ambientale. Il punto di riferimento per la rete locale di educazione ambientale sono i Centri Visite ed i Punti informativi, coordinati dal Centro di Esperienza del Parco del Beigua, che nel quotidiano opera con scuole e Comuni del Parco, collaborando con le reti museali presenti dei Comuni del Parco e con le altre Agenzie Educative attive a livello, locale, regionale e nazionale.

• Sviluppo e potenziamento dell’informazione, comunicazione e formazione: l Parco ha riconosciuto la necessità di consolidare azioni e strumenti finalizzati alla comunicazione, all’informazione ed alla

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formazione con il fine di rendere partecipi e consapevoli, i diversi soggetti interessati nel comprensorio, delle diverse attività istituzionali ed iniziative di competenza dell’Ente.

• Potenziamento della presenza del parco nella rete istituzionale: il Parco collabora a livello locale con i Comuni e le Comunità Montane nell’organizzazione di eventi e manifestazioni. A livello regionale promuove iniziative del Sistema Regionale delle Aree Protette per la promozione, la conoscenza e la valorizzazione dei Parchi liguri. All’Ente si riconosce un ruolo fondamentale nell’ambito delle reti nazionali, divenendo nel 2003, promotore del Convegno Nazionale sull’informazione e la Comunicazione nelle Aree Protette, collaborando con la Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali.

Le linee strategiche individuate dall'Ente risultano ben definite e forse potrebbero essere generalizzate ed utilizzate anche per lo sviluppo degli altri parchi con il fine di incrementarne la progettazione.

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Connessioni territoriali: fruibilità e rete sentieristica La rete escursionistica del Parco del Beigua si sviluppa per circa 500 km, consentendo di ammirare le bellezze ambientali e storico-culturali del comprensorio. Con il fine di valorizzare il patrimonio l'Ente Parco è intervenuto realizzando percorsi attrezzati, supportati da pannelli e materiali divulgativi, che consentono di apprezzare al meglio alcuni elementi naturalistici, storici e culturali visibili lungo il tracciato scelto.

Nell’area protetta e nel circostante comprensorio sono presenti strutture ricettive, rifugi e ripari non custoditi che rendono possibili soste prolungate per poter apprezzare al meglio la rete sentieristica.

L’Ente Parco del Beigua ha allestito poi numerose Aree Verdi attrezzate dove è possibile trascorrere momenti di relax e ristoro in armonia con la natura circostante.

I Sentieri Natura Con il fine di valorizzare il proprio patrimonio il Parco del Beigua ha realizzato cinque “Sentieri Natura”, percorsi attrezzati, supportati da pannelli e materiali divulgativi che consentono di apprezzare alcuni elementi naturalistici, storici e culturali visibili lungo il tracciato prescelto.

Apicella Neolitica L’itinerario parte da Varazze inoltrandosi nel cuore della preistoria, attraverso la visita del sito neolitico del “riparo sotto la roccia” di Fenestrelle ed del museo preistorico di Alpicella. Il percorso prosegue poi lungo la “strada megalitica”, una via particolare, delimitata da grandi blocchi, rivolta verso la vetta “magnetica” del monte Greppino.

L’escursione dura circa un’ora e quaranta ed è adatta a tutti.

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Apicella Neolitica

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2

1

1. Fenestrelle 2. Alpicella 3. “strada megalitica”

Il canyon della Val Gargassa 1

1. Rossiglione 2. Borgo di Vereira

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Il Percorso Botanico dell'Eremo del Deserto

1 1. Eremo del Deserto Pratorotondo - Torbiera del Laione

2 1

1. Torbiera del Laione 2. Blockstream del Laione

Il canyon della Val Gargassa Il Sentiero Natura della Val Gargassa si estende tra placidi laghetti, canyons e suggestive conformazioni rocciose.

Le tipiche rocce ofiolitiche in questo sito cedono il passo ai conglomerati, dove l’acqua ha scavato forme erosive di grande suggestione. A metà del percorso ad anello risultano visibili, nel borgo di Vereira, i segni delle antiche attività industriali per la produzione del vetro L’escursione parte da Rossiglione e dura circa 4 ore, durante le quali occorre attraversare il torrente diverse volte e in alcuni tratti è necessario tenersi ad un cavo di sicurezza, motivo per cui l’itinerario è consigliato ad escursionisti esperti.

Il Percorso Botanico dell’Eremo del Deserto Il percorso botanico, di tipo tematico storico, è stato realizzato nel 1992 dalla Comunità Montana del Giovo ed è gestito dall’Ente Parco.

L’itinerario parte dal piazzale dell’Eremo del Deserto e si snoda per 2,3 km all’interno dei suoi resti.

Il valore naturalistico del sentiero è insito nella possibilità di attraversare in breve tempo un’ampia gamma di tipologie ambientali estremamente diversificate, per le caratteristiche climatiche della zona , che consentono la coesistenza tra specie mediterranee e alberi tipici dei boschi montani, e per la composizione vegetale che è stata profondamente modificata dalla secolare presenza dell’uomo.

L’itinerario è di tipo turistico e dura circa un’ora.

Pratorotondo – Torbiera del Laione Il Sentiero Natura conduce alla scoperta di tre importanti elementi del patrimonio naturalistico e geomorfologici del Parco del Baigua: • La Torbiera del Laione: delicato habitat di anfibi e rettili; • Le diverse forme dei versanti tirrenico e padano e le loro differenti condizioni climatiche e vegetali; • I “Campi di pietre”: particolari depositi di blocchi che caratterizzano il Geoparco.

L’itinerario è di tipo escursionistico, a causa della necessità di attraversare piccoli torrenti stagionali , e dura 4 ore.

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La Via GeoAlpina La “Via Geoalpina” è un’iniziativa avviata nell’ambito dell’Anno Internazionale del Pianeta Terra, che coinvolge sei Paesi europei (Austria, Francia, Germania, Italia, Slovenia e Svizzera) con l’obbiettivo di far conoscere e valorizzare la storia geologica della catena montuosa alpina.

L’idea dell’iniziativa è quella di offrire un modo alternativo e consapevole di venire a contatto con le Scienza della Terra, grazie a pannelli esplicativi disposti lungo gli itinerari tematici che attraversano le Alpi.

Il Beigua Geopark è considerato “alpino” dal punto di vista geologico, in quanto il comprensorio è caratterizzato da formazioni rocciose appartenenti alla storia evolutiva delle Alpi, contribuendo al progetto della “Via Geoalpina” con due itinerari dedicati alla scoperta del patrimonio geologico locale: • L’anello che da Pratorotondo tocca Pian del fretto, il Lago Biscia e la Torbiera del Laione per ritornare al punto di partenza.

• Il tratto di Alta Via dei Monti Liguri tra Pratorotondo ed il Passo Faiallo.

Itinerario di Alta Via dei Monti Liguri 4

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1. Pratorotondo 2. Rifugio P. Rino 3. Monte Argentea 4. Passo Faiallo

Anello di Pratorotondo

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1. Pratorotondo 2. Pian del fretto 3. Lago Biscia 4. Torbiera del Laione

Il Sentiero Archeologico

1

1. Blockstream del Laione

I Sentieri Napoleonici - Itinerario Giallo 4 3 1 2 1. Croce del Beigua 2. Bivio per M. Grosso 3. Sentiero Napoleonico - cippo 3 4. Sentiero Napoleonico - cippo 4

I Sentieri Napoleonici - Itinerario Rosso

1 2 1. Sentiero Napoleonico - cippo 1 - Costa la Corma 2. Sentiero Napoleonico - cippo 2 - Monte Cavalli

Sentieri Cultura Il Sentiero Archeologico Il Geoparco del Beigua ospita un importante patrimonio di incisioni rupestri che testimonia l’antica presenza umana nel comprensorio.

L’uomo iniziò a frequentare il Beigua nel periodo del Vaso a Bocca Quadrata (4700 a. C.), così definito per la forma quadrata della bocca dei vasi, ed era dedito alla produzione di asce e armi per il disboscamento, che ricavava dalle durissime rocce di pietra verde, tipica di quest’area e molto rara nel resto dell’Europa Occidentale. Tale produzione cessò con l’inizio dell’Età dei metalli e sui versanti rimasero attivi i pascoli e le forestazioni.

Durante questo periodo si affermò anche il culto dell’ariete sulla cima del Beigua. Sulle pendici del monte infatti l’uomo incise segni probabilmente rivolti alle divinità delle cime montuose, delle acque e del tuono, entità benefiche o temibili che occorreva placare con gesti rituali.

I Sentieri Napoleonici Dal 10 al 16 aprile 1800 sul Massiccio del Beigua combatterono Francesi ed Austriaci.

Proprio a ricordo di questo tragico evento, cancellato dalla memoria collettiva, nascono i “sentieri della memoria”, dei percorsi escursionistici accuratamente tracciati, che suggeriscono al turista un approccio suggestivo alla storia.

Itinerario Giallo (zona Nord-Ovest) Il percorso parte dall’area pic-nic Pian di Stella (1220 m) e costeggia la staccionata in direzione delle antenne sino a raggiungere la “Crocetta”, la sella tra la sommità del Monte Beigua ed il sito della Croce monumentale.

Da questo punto è possibile intraprendere il sentiero che conduce al M. Grosso e alla Rocca dei Porchi, posta sulle pendici Nord-Occidentali.

Itinerario Rosso (zona Sud-Ovest) Il percorso ha inizio nell’area pic-nic Pian di Stella (1220 m) da cui si imbocca una strada sterrata pianeggiante verso Ovest. Ad un centinaio di metri dall’inizio dell’itinerario si tralascia una deviazione, che conduce ad un antico “albergo” ora ristrutturato, e si prosegue diritto sino ad una deviazione a sinistra che conduce alla cresta della Costa la Corma.

In breve tempo si giunge alla visuale sul M. Cavalli, osservatorio che consente di intuire i movimenti compiuti dalle truppe francesi, per poi proseguire in discesa nell’escursione.

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Il Geoparco sottosopra Il Geoparco offre un’affascinante passeggiata lungo la fascia costiera del Beigua alla scoperta dei tesori naturalistici emersi e sommersi.

Questo itinerario, si pone l’obbiettivo di fornire indicazioni ai visitatori così da poter conoscere ed interpretare le forme del paesaggio costiero e le forme di vita che lo popolano, sia emerse che sommerse.

Lungomare Europa: la passeggiata a mare tra Varazze, Cogoleto e Arenzano L’itinerario si svolge lungo la Riviera Ligure di Ponente per circa 4 km lungo un percorso ampio e pianeggiante, conosciuto come il Parco Costiero dei Piani d’Invrea - Passeggiata Europa, situato nell’ex sede ferroviaria di fine ‘880.

L’alternanza di calette rocciose che si gettano nel mare caratterizza questo tratto di costa.

Percorrendo l’itinerario è possibile scoprire alcune delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche del Geoparco, come i segni degli antichi livelli raggiunti dal mare o i movimenti tettonici che ne hanno modellato il territorio. La passeggiata stessa è posta sui promontori rocciosi originati dall’erosione del moto ondoso avvenuto nel passato.

Lungo il percorso sono identificabili, in più punti, i vecchi livelli marini , in zone di rilievo spianate dove nel sovrastante terreno sono presenti ciottoli arrotondati. La stessa zona su cui scorre l’autostrada corrisponde ad un vecchio livello del mare, circa 100 metri più alto dell’attuale.

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Lungo mare Europa 1 2 3

5

4 1. Arenzano 2. Area di Archelogia Industriale della Fornace Bianchi Cogoleto 3. Il Terrazo Marino Cogoleto 4. I metagrabbi Varazze 5. Varazze

Il sistema museale

17. Museo Passatempo e Casa Museo

18. Museo "Perrando"

I musei del Parco del Beigua offrono un valido sostegno divulgativo e di studio della vita delle sue vallate e sono allestiti in edifici preesistenti.

Le collezioni accolgono oggetti d'epoca, fossili, reperti archeologici e macchinari industriali d'epoca.

Museo Passatempo e Casa Museo Situato a Rossiglione (GE), il museo raccoglie un’ampia raccolta di moto, cicli e oggetti d'epoca funzionanti ricostruendo la storia italiana del novecento, particolare del secondo dopoguerra.

L’esposizione si articola in due parti: • La Casa Museo ( in loc. S. Anna), che ricostruisce gli ambienti appartenenti allo scorso secolo; • La nuova Sede Civica, dove sono presenti postazioni multimediali, allestimenti innovativi e scenografie di grande impatto ed interesse.

Museo “Perrando”- Sassello (SV) Il museo ospita stabilmente una mostra di cultura materiale e archeologia industriale locale, con strumenti contadini e attrezzature provenienti dalle antiche ferriere e delle fabbriche di amaretti.

Il piano superiore è diviso in sezioni di: • Storia naturale: con una notevole raccolta di fossili; • Preistoria: con reperti paleontologici, litici e metallici del comprensorio sassellese e materiali relativi alle incisioni rupestri del Monte Beigua; • Medioevo: con beni appartenuti al castello della Bastia Soprana.

Un nuovo polo museale, posto nel convento francescano da poco ristrutturato, ospita: • il Museo Napoleonico: dedicato alla campagna napoleonica ottocentesca, in particolare alle sette giornate della battaglia di Sassello; • la collezione Bianchini Arte contemporanea: che include opere di Joan Mirò, Francis Bacon, Mario Schifano.

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Museo della Carta - Genova Il percorso museale segue il processo che gli stracci o i materiali da riciclo compiono per divenire carta nuova. Le sale dell’opificio e della cartiera, accolgono i macchinari, gli utensili ed i reperti e raccontano la storia della produzione della carta e di chi la produceva.

Esposizione Archeologica Permanente -Apicella (Varazze-GE) Il museo ospita reperti provenienti per lo più dalle località di Rocca Due Teste e Apicella ed espone oggetti litici e bronzei, ceramiche e resti animali rinvenuti dal “Riparo sotto roccia”, frequentato dal Neolitico all’Età dei Metalli da cacciatori e pastori.

19. Museo della Carta

Museo Civico “Andrea Tubino” - Masone (GE) Il museo è situato in un convento degli Agostiniani del ‘700 e ospita: una vasta esposizione di attrezzi da lavoro di fabbri e metallurgisti della Valle Stura; macchinari preindustriali; e la ricostruzione a grandezza naturale di ambienti di lavoro e di vita domestica dell’epoca contadina.

20. Museo Civico "Andrea Tubino"

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Appendice: punti di interesse del parco

La Badia di Tiglieto:

21. La Badia di Tiglieto

La Badia di Tiglieto, Abbazia di Santa Maria, venne fondata nel 1120 nella piana alluvionale del Torrente Orba, ed è la prima abbazia cistercense fuori dal territorio francese.

Definita il monumento storico più significativo di Tiglieto, L’abbazia è composta a nord dalla chiesa ed a est dall’edificio conventuale, da cui si diparte il volume destinato a refettorio. Tali strutture si distribuiscono sui tre lati del chiostro, mentre sul quarto lato sono situati volumi agricoli.

Il chiostro e l’oratorio sono ancora caratterizzati da un impianto romanico mentre le altre strutture sono state alterate da successivi interventi.

Il territorio circostante si è sviluppato in funzione al monastero con unità minori e piccole fattorie che hanno modificato la piana sino ad ottenere una fitta rete di canali.

Recentemente l’abbazia è stata restaurata grazie ai fondi messi a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, dalla Provincia di Geova e dal Parco del Beigua.

Nella piana sono presenti anche: un ponte romanico sul Torrente Orba, a cinque arcate in serpentino, recentemente restaurato; e poco distante i ruderi di un antico mulino.

Al di la del ponte sono presenti due colonne che delimitano idealmente il portale d’ingresso del complesso.

L’Eremo del Deserto e il percorso botanico

22. L'Eremo del Deserto

L’eremo è situato nel Comune di Varazze, alla confluenza tra il Torrente Arrestra e il Rio Malanotte e ospita il convento seicentesco dei padri Carmelitani.

Attorno al complesso conventuale si snoda un suggestivo percorso botanico ad anello, dal valore naturalistico straordinario, esteso per quasi due chilometri e mezzo.

In breve tempo è possibile attraversare un’ampia gamma di tipologie ambientali estremamente diversificate, grazie alle caratteristiche climatiche della zona che permettono la coesione tra specie tipicamente mediterranee e alberi tipici dei boschi montani.

Il percorso è accompagnato da una serie di pannelli, illustranti le principali tipologie ambientali osservabili e le numerose specie vegetali presenti.

Nel folto della vegetazione sono poi situate sette cappelle dove i Frati, in diversi periodi dell’anno, trascorrevano la vita nella più stretta solitudine e penitenza.

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La migrazione dei Rapaci nei settori sud orientali del Parco del Beigua In primavera e durante la prima metà dell’autunno il Parco del Beigua accoglie migliaia di Uccelli migratori. L’immaginario collettivo viene prevalente colpito dalla presenza di rapaci diurni e di cicogne ma l’area è caratterizzata anche da un flusso imponente di passeriformi.

Decine di birdwatchers si recano nei periodi migratori nella Valle del Lerole per osservare i rapaci. Le attività didattiche e di ricerca scientifica in campo ornitologico sono supportate dal Centro Ornitologico e di Educazione Ambientale, sulle alture di Arenzano, dedicate dall’Ente Parco al tema dell’avifauna.

Le zone umide del Parco Le zone umide del Parco sono ecosistemi ricchi di forme di vita diverse, dall’equilibrio delicato, che costituiscono micro-ambienti particolari all’interno del complessivo quadro territoriale.

La permanenza dell’acqua libera o impregnante il terreno condiziona la vita della flora e della fauna e determina l’origine stessa della zona. Tali zone, per le loro particolari caratteristiche geomorfologiche, idrologiche e biologiche, suscitano l’interesse scientifico e attraggono un ampio pubblico amante della natura. Tra le zone umide alcune si distinguono per il loro maggior pregio e fra queste vi è la Torbiera del Laione, la più ampia area umida del Parco del Beigua.

Questo sito è una Riserva Integrale e risulta transitabile percorrendo il Sentiero Natura che lambisce la zona al fine di non provocare danni a quest’ambiente, tanto bello quanto fragile.

Il termine “zone umide” definisce differenti ecosistemi come le torbiere, i prati umidi o gli acquitrini, accomunati dalla presenza di acqua affiorante o ristagnante e di specie igrofile.

Grazie alla “Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale”, firmata a Ramsar nel 1971, che si poteva l’obbiettivo di garantire la protezione di questi habitat rari, si sancisce l’importanza ecologica e scientifica di queste aree.

All’interno del Parco del Beigua sono presenti 22 zone umide , di cui 10 particolarmente importanti per la conservazione della biodiversità. La maggior parte delle aree si concentra nel versante settentrionale, rappresentando i “relitti glaciali”, residui di ambienti dai climi più freddi ospitanti specie vegetali discese dalla zona artica all’epoca delle glaciazioni e che resistono in luoghi dai microclimi favorevoli.

Le zone umide del Parco sono situate in vari ambienti e si caratterizzano con una vegetazione circostante differente fra i diversi casi, inoltre accolgono molte specie (24 specie animali e circa 72 vegetali), di cui alcune di particolare rarità o esclusività, come ad esempio la pianta insettivora Drosera rotundifolia o le molte specie di libellule e anfibi. Tali zone sono però habitat particolarmente vulnerabili e dalla bassa capacità di recupero con il rischio della loro degradazione o persino della loro scomparsa.

Inoltre gli studi effettuati per l’elaborazione del Piano del Parco hanno evidenziato come, ad eccezione del Lago Scanizzon e la zona umida a Nord di Pero, nel comune di Varazze, tutte le zone umide del Parco sono soggette a uno o più tipologie di rischi, causati prevalentemente dall’azione dell’uomo. Un’ulteriore pericolo potenziale per queste zone deriva dalla loro fruizione turistica, l’eccessivo calpestio potrebbe infatti generare un impatto negativo su questi fragili ambienti richiedendo perciò un attento controllo.

Il Parco ha concretizzato i suoi impegni per queste fragili zone nel 2004, con la predisposizione e l’avvio degli interventi previsti nel progetto WETLANDS.

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23. Torbiera del Laione - fotografia di Gianni Novelli

Le Incisioni rupestri e la cultura della pietra

24. Incisioni rupestri

La ricchezza di risorse dell’area del Parco attrae l’uomo sin dalla Preistoria, più precisamente dal Paleolitico inferiore.

Il massimo sviluppo culturale preistorico del Neolitico, rese gli uomini in grado di: estrarre e lavorare le rocce serpentiniche; e produrre strumenti di ottima qualità, esportati anche a grande distanza.

Il livello culturale raggiunto dall’uomo durante il neolitico era molto alto, gli artigiani avevano infatti sviluppato la capacità di usare per ogni strumento la roccia più adatta.

Nella zona di Casa Bucastrella sono stati ritrovati reperti Neolitici, quali: figure geometriche; dischi raggiati; e antropomorfi a phi incisi sulla roccia.

Mentre ad Apicella, sono presenti: una via megalitica lastricata che conduce ad un recinto di pietre verticali orientato verso il monte Greppin; e un riparo sottoroccia utilizzato dall’uomo nel Neolitico Medio e nell’Età del Bronzo.

Le foreste demaniali

25. La Foresta della Deiva

All’interno del Parco sono presenti tre foreste demaniali, di notevole pregio naturalistico.

La Foresta del Lerone, situata fra Arenzano e Cogoleto, è la più estesa (1640 ettari) ed è caratterizzata da ampie superfici prative e suggestive rupi serpentinitiche.

Nel comune di Sassello si trova poi la Foresta della Deiva (800 ettari), visitabile grazie ad un percorso ad anello che attraversa ampi boschi artificiali di abeti rossi e abeti di Douglas, di pini neri e silvestri e anche di boschi misti di rovere e altri latifoglie.

All’interno di questa foresta è situata una villa padronale , denominata Castello Bellavista.

Infine fra i comuni di Tiglieto, Masone e Campo Ligure si estende la Foresta di Tiglieto (740 ettari).

Le Valli del Latte La Comunità Montana Valli Stura e Orba promuove l’itinerario turistico-tematico delle Valli del Latte, che con 4 tappe si estende sui comuni di Masone, Campo Ligure, Rossiglione e Tiglieto e permette la conoscenza di artigianato di qualità, attività agrituristiche, piatti tipici ed elementi di interesse ambientale e naturalistico.

Il pascolo sociale del Paviglione è l’elemento caratterizzante della cultura rurale ed è gestito dalla Cooperativa “Centro Allevamento Zootecnico” della Valle Stura, che associa gli allevatori del territorio.

La Filigrana

26. Museo della Filigrana

Il Comune di Campo Ligure vanta una radicata e lunghissima tradizione dell’Arte della filigrana, particolare lavorazione che consiste nell’incurvare ed intrecciare fili sottilissimi d’oro o d’argento per riunirli nei punti di contatto con impercettibili saldature. Tale tecnica, proveniente dall’antico Oriente, è stata praticata dagli orafi veneziani e genovesi.

Molte botteghe artigiane del comune continuano nella produzione di splendidi oggetti, ammirabili nel Museo della Filigrana e durante l’annuale Mostra nazionale della Filigrana.

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27. Blockstream del Laione - fotografia di Gianni Novelli 28. Pratorotondo

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Parco delle Madonie

03

Parco delle Madonie

Dati Amministrativi

Siti del Parco

Denominazione:

1. Caltavuturo Museo Civico Caltavuturo Don Giuseppe Guarnieri

Parco delle Madonie

Istituzione: D.A.R. 1489 9 novembre 1989

Nazione: Italia

3. Castellana Sicula Museo Civico di contrada muratore

4. Cefalù

Regione: Sicilia

5. Collesano

Provincia: Palermo

6. Geraci Siculo

Comuni interessati: Caltavuturo, Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù, Collesano, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Scillato, Scalfani Bagni

7. Gratteri

Dati del Parco

11. Polizzi Generosa

Territorio tutelato: 399,4 Km

2

Sede: Petralia Sottana (PA) Centro base per l'escursionismo: Petralia Sottana (PA)

Sentieri con segnavia: 400 Km circa

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2. Castelbuono

Museo centro ambientale di Gratteri

8. Isnello 9. Petralia Soprana 10. Petralia Sottana Museo Dell’abies Nebrodensis

12. Pollina 13. San Mauro Castelverde Gole del Tiberio

14. Scillato

29. In copertina: Gole del Tiberio

4 7 14 1

5

8

12 3

13

6 11 9 2 10

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Storia e normativa regionale del parco Il Parco delle Madonie nasce con l’obbiettivo di tutelare sia gli aspetti naturali del Parco ma anche quelli antropici, cioè, il patrimonio di valori tradizionali caratteristici delle Madonie ( come ad esempio alcune particolari culture agricole, le costruzioni rurali sparse nel territorio e il patrimonio di riti religiosi, feste e sagre).

Il Parco si definisce a livello di legislazione regionale con l’approvazione della L.R. 98/81 che nei primi articoli indica le sue finalità, quali: • concorrere alla salvaguardia, gestione, conservazione e difesa del paesaggio e dell’ambiente naturale; • consentire migliori condizioni di abitabilità, la ricreazione e la cultura dei cittadini e l’uso sociale e pubblico dei beni, nonché gli scopi scientifici.

Questa legge, insieme alla n. 14 del 1988, porta, il 9 novembre 1989, all’istituzione e alla denominazione del “Parco delle Madonie” e successivamente a quella dell’Ente Parco delle Madonie. Quest’ultimo, con sede in Petralia Sottana, è un ente di diritto pubblico sottoposto a controllo, vigilanza e tutela dell’Assessorato regionale del territorio e dell’ambiente.

Nel 2001 il Parco entra a far parte della Rete Europea dei Geoparchi, riconosciuta dal’UNESCO, tra i siti europei di maggiore rilevanza geologica.

L’itinerario che ha portato a questo riconoscimento è partito per iniziativa del GAL ISC Madonie che ha presentato la candidatura al Comitato di Coordinamento della Rete con la collaborazione di Euromed Carrefour Sicilia e successivamente dell’Ente Parco delle Madonie.

L’inserimento del Parco all’interno della Rete Europea dei Geoparchi ha reso così necessaria la firma di un protocollo d’accorso tra i due enti promotori, volto a stabilire i rapporti collaborativi, le responsabilità e i compiti di ciascuno.

Sulla base di questo protocollo GAL ed Ente Parco gestiscono insieme le attività del Geoparco secondo le loro specificità e possibilità e grazie alla Carta costitutiva della rete hanno sviluppato attività locali ed internazionali

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1981

Approvazione L.R. 98/81 definizione delle finalità del Parco

1988

Legge n. 14

1989

Istituzione e denominazione del "Parco delle Madonie"

2001

Il Parco entra a far parte della Rete Europea dei Geeoparchi

con il fine di valorizzare il patrimonio geologico dell’area.

Il Piano Territoriale del Parco delle Madonie indica gli obbiettivi e gli strumenti della disciplina urbanistica e paesaggistica delle risorse ambientali, naturali, storico-culturali ed economiche disponibili.

Il Piano costituisce un progetto-quadro di conservazione ambientale, indicando i limiti, le prescrizioni e i divieto per l’uso del territorio, oltre che le previsioni ed innovazioni necessarie al conseguimento della tutela e dell’uso sociale e turistico dell’ambiente naturale.

Questo documento indica gli obbiettivi generali e se possibile le priorità di intervento, i settori in cui promuovere nuove conoscenze ed attivare la pianificazione di livello subordinato, con piani di settore, di dettaglio e/o particolareggiati. (Art. 1) Le prescrizioni del Piano sono vincolanti per ogni soggetto pubblico o privato che intende svolgere nel Parco attività direttamente o indirettamente disciplinate dalle presenti norme.

Ogni cinque anni, considerato l’approfondirsi delle conoscenze ambientali del Parco e l’evolversi della situazione socioeconomica territoriale, è prevista una verifica tecnica e di bilancio degli obbiettivi conseguiti e se necessario, è possibile apportare variazioni parziali a correzione o aggiornamento degli aspetti di settore.

A dieci anni dalla promulgazione del Piano è prevista una revisione generale ed eventualmente la predisposizione di un’apposita variante- quadro (Art. 2).

Secondo gli articoli 3-9 del Piano l’ente si compone dei seguenti organi: • Il Presidente dell’Ente; • Il Consiglio del Parco; • Il Comitato tecnico-scientifico: composto da 16 membri provenienti dalle università e dai rappresentanti delle associazioni ambientaliste; • La Comunità del parco; • Il Collegio dei revisori dei Conti; Gli strumenti fondamentali per la gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio del Geoparco sono quindi: Il Piano socio-economico di sviluppo; il regolamento del Parco; e soprattutto Il Piano Territoriale.

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Situazione generale dei siti e interventi di recupero e valorizzazione Le Madonie vantano una straordinaria biodiversità grazie alle 1600 specie vegetali, 170 endemiche, tutti i mammiferi presenti sull’isola ed il 65% degli uccelli che vi nidificano. Notevoli sono anche il patrimonio storico e artistico.

I segni dell’uomo, in questo contento montuoso, sono ancora evidenti e testimoni di una presenza millenaria che in alcuni casi si tramanda in attività attuali.

Sul territorio si distribuiscono numerosi edifici religiosi, monasteri, eremi e chiese rupestri, spesso isolati in alto sulle montagne.

Lungo le vie d’acqua sono presenti mulini e vecchie masserie spesso costruite sui resti di antichi casali romani che testimoniano la capacità di questo popolo di vivere in simbiosi con la natura.

Le più antiche rocce siciliane, formatesi durante il Triassico, si trovano nelle Madonie. Nelle zone calcaree della catena montuosa sono stati infatti rinvenuti numerosi fossili di lamellibranchi, alghe e spugne.

Nel gruppo montuoso si distinguono alcune vette, quali: Pizzo Carbonara (1979 m.), Monte San Salvatore (1912 m.), Monte Ferro (1906 m.) Monte Ouacella (1869 m.), Monte dei Cervi (1656 m.). Queste cime pur facendo parte dello stesso complesso risultano molto differenti fra di loro e disegnano valli, pianori, altipiani, dirupi e dorsi dolcemente ondulati.

Il parco delle Madonie si presenta come un luogo altamente suggestivo per le sue particolarità che da sempre attraggono autorevoli studiosi.

Proprio per questo anche l’Unione Europea negli ultimi anni si è attivata al fine di mantenere o ripristinare gli habitat naturali in uno stato soddisfacente individuando dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) che costituiscono le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) della Rete Ecologica Natura 2000.

Nel Parco delle Madonie sono presenti sette siti, tra SIC e ZPS, e nelle adiacenze del suo confine se ne individuano altri quattro, che

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aumenterebbero la superficie totale del Parco di 5000 ettari.

In questo scenario si distinguono anche alcune specie vegetali, come l’Abies nebrodensis, che , essendo rare e a rischio estinzione, vengono seguite attentamente da parte del mondo scientifico.

Nel Parco sono anche presenti 130 specie di vertebrati terrestre, tra le 200 censite in Sicilia, tutte presenti nella lista delle specie che necessitano di una protezione rigorosa della direttiva Habitat.

L’istituzione del Parco Regionale delle Madonie si pone fra gli obbiettivi la salvaguardia degli habitat necessarie alla sopravvivenza di alcune specie inserite nelle liste di protezione e la loro protezione diretta ottenuta attraverso il divieto di caccia.

Le specie delle Madonie sono minacciate da due diverse tipologie di interventi: diretti, come ad esempio la caccia o la cattura; ed indiretti, ad esempio i disboscamenti o l’apertura di strade. In entrambi i casi questi interventi portano ad un’alterazione e al degrado degli habitat a cui consegue l’impoverimento della biodiversità e la regressione degli stati climatici. Grazie all’istituzione del Parco ed al conseguente controllo del territorio alcuni di questi fattori sono stati rimossi o diminuiti.

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Connessioni territoriali: fruibilità e rete sentieristica L’Ente Parco delle Madonie ha aperto e gestisce degli itinerari lungo il territorio con l’obbiettivo di risaltare alcune delle principali caratteristiche della geologia locale.

I sentieri sono dotati di segnaletica e sono fruibili con l’aiuto di cartine , trovabili nei punti informativi del Geoparco, che consentono di apprezzarne le eccezionali caratteristiche geologiche, paesaggistiche e naturalistiche.

La rete è costituita da 30 sentieri che salvaguardano le aree più delicate e vulnerabili e permettono di visitare i punti di maggior interesse del Parco sia dal punto di vista ambientale che storico-culturale. A tal fine è stata eseguita la “Carta dei sentieri e del Paesaggio delle Madonie” in scala 1:50.000. Un documento cartografico eseguito attraverso la collaborazione tra l’AAPIT (Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico di Palermo) e l’Ente Parco Madonie.

Quattro sentieri Geologici e tematici si sommano alla rete sentieristica e consentono di ammirare il patrimonio geologico del parco delle Madonie: il Sentiero Geologico “Inghiottitoio della Battaglietta Portella Colla”; il Sentiero Geologico “Le Pietre & l’Acqua”; il “Sentiero Geologico Urbano” di Petralia Sottana e il Sentiero Geologico “La Roccia e L’uomo “.

Data la vastità della superficie dell’area protetta, il viaggio nel Parco naturale delle Madonie viene suddivido in tre itinerari stradali principali, approssimativamente ad anello che partono dalla statale 113 e dalla A 19 e a queste fanno ritorno, snodandosi con strade statali e provinciale per tutti i territori del Parco.

Ogni itinerario ha un percorso indipendente il più possibile rappresentativo di tutti gli aspetti delle varie realtà del Parco. Nel caso dei percorsi principali ci sono brevi tratti in comune o prossimi tra loro che consentono di transitare da uno all’altro senza chiudere nessun anello ma percorrendoli tutti di seguito.

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Itinerario Madonie Nord 4

1 3

2 3. Gratteri 1. Pollina 2. San Mauro Casterverde 4. Cefalù Itinerario Madonie Centro 4 3

2

1 1. Petralie 2. Piano Battaglia

3. Collesano 4. Castelbuono

Itinerario Madonie Sud 2

3

Itinerario Madonie Nord Nella porzione più a nord del Parco il percorso si muove a quote più basse, interessando il versante settentrionale dell’area protetta e snodandosi in un quadrilatero ideale che ha per vertici gli abitati di Pollina a nord-est, di San Mauro Castelverde a sud-est, di Gratteri a sud- ovest, di Cefalù a nordovest, includendo al suo interno anche le cittadine di Castelbuono e Isnello.

Questo itinerario è caratterizzato da panorami dominati dalle alte vette madonite a sud, come il Pizzo Carbonaro, mentre precipita quasi verticalmente verso valle sui versanti settentrionale e occidentale e verso le distese marine del Tirreno a nord. È possibile da Isnello collegarsi all’itinerario Madonie centro raggiungendo velocemente , via bivio Munciarrati, il “cuore” del Parco e immettendosi in una “via mare-monti”, tra Cefalù e Piano Battaglia.

Le cittadine comprese lungo questo percorso sono accomunate dalla qualità di posizione geografica e degli impianti urbanistici e soprattutto dal patrimonio monumentale ed artistico.

Itinerario Madonie Centro L’itineario permette di aggirare il massiccio centrale della catena montuosa e penetrarci lungo l’asse Petralie - Piano Battaglia - Collesano, anello che si origina e conclude sulla ss 113 a livello del mare.

Durante il percorso si passerà fra : i paesaggi marini della costa tra Palermo e Cefalù, di Ustica e delle Isole Eolie; le bellissime aree cittadine; querceti e faggeti ; alte e inaccessibili vette; e ambienti di rilevante interesse scientifico.

Grazie a dei raccordi è possibile da questo itinerario immettersi negli altri due (da Collesano, Portella Colla e Petralia nell’itinerario Madonie sud; da Isnello e Castelbuono nell’itinerario Madonie nord) con cui condivide anche dei tratti che consentono digressioni ridefinendo l’itinerario a proprio piacere.

Itinerario Madonie Sud Il percorso si articola nel versante meridionale e centro meridionale del sistema montuoso madonita e attraversa territori estremamente diversificati.

Durante l’itinerario vengono proposte escursioni o passeggiate che costituiscono un ulteriore strumento di approfondimento conoscitivo di questa parte del Parco. Analogamente agli altri percorsi ha dei tratti comuni con il limitrofo Madonie Centro, con cui condivide Portella Colla e le Petralie, e con l'itinerario Madonie Nord raggiungibile da Isnello.

1 1. Petralie 2. Collesano

3. Portella Colle

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Il primo sentiero geologico urbano d’europa Il tracciato turistico si snoda lungo un circuito ad anello di 1,5 km, distribuito nel territorio urbano di Petralia Sottana. Il percorso parte dal centro storico e si estende sino alle aree periferiche della superficie urbana, prevedendo la visita di ventuno punti di osservazione geologici individuati dagli esperti dell’associazione “Haliotis” di Petralia Sottana, in sinergia con i responsabili dell’etnomuseo “U parmintieddu”. Nei siti di interesse scientifico verrà presentata la storia di fossili ed eventi geologici presenti nei monumenti, nelle grotte e nelle piazze del comune madonita.

Alla nascita del sentiero urbano di Petralia Sottana segue la creazione di tre itinerari geologici istituiti all’interno dell’area protetta delle Madonie dall’Ente Parco: Sentiero Geologico n. 1 “Inghiottitoio della Battaglietta Portella Colla” Il sentiero è situato nella parte centrale del Parco e consente di osservare alcune delle più importanti caratteristiche geologiche e geomorfologiche delle Madonie. La catena montuosa ha origine dai movimenti tettonici che hanno interessato rocce sedimentarie di diverse età, depositate in ambienti umidi e profondi. Lungo il sentiero sono osservabili formazioni rocciose, risultato di processi geomorfologici, ed interessanti e pittoreschi paesaggi.

Sentiero Geologico n.2 “Le Pietre e l’Acqua“ Il percorso è suddiviso in tre sotto-itinerari o sentieri, di cui due nel territorio comunale di Castellana Sicula e uno a Petralia Sottana. Questi itinerari riescono a legare in maniera naturale, oltre che gli aspetti naturalistici e geologici, anche le testimonianze delle attività dell’uomo ad essi legati. l’itinerario nasce dai laboratori didattici del progetto di educazione ambientale “Acqua che scorre, acqua per vivere” svolti nel Centro di Educazione Ambientale “La terra dei nostri padri” tra il 2003 e il 2004.

Sentiero geologico n. 3 “la roccia e l’uomo“ Il sentiero nasce per volontà dell’associazione Haliotis in collaborazione con il Parco delle Madonie, con il fine di promuovere ed attuare in maniera congiunta iniziative finalizzate alle attività di fruizione turistica, educazione ambientale e divulgazione scientifica dell’area.

Questo percorso consente di osservare rocce risalenti da oltre 200 a circa 34 milioni di anni fa, tramite la visita di Rocca di Sciare e le zona ad essa limitrofe.

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Il primo sentiero geologico urbano

1

1. Petralia Sottana

Il sistema museale I musei del Parco delle Madonie valorizzano l'importante biodiversità dell'area e il patrimonio storico ed artistico. Gli allestimenti si inseriscono in edifici preesistenti di interesse culturale come ad esempio un convento ed un macello restaurato.

Museo Dell’abies Nebrodensis (Il grande saggio del bosco)

30. Museo dell'abies Nebrodensis “le ...............meraviglie del bosco e dei suoi territori”

Lo spazio espositivo ha sede a Polizzi, a poca distanza da dove, nel 1957, un gruppo di botanici riscoprì una trentina di esemplari di una specie vegetale ormai ritenuta estinta.

Il percorso si articola in cinque ambienti come un viaggio sensoriale: • “il bosco incantato”: dove si ricrea l’atmosfera dell’ambiente naturale con l’ausilio di video proiettori; • “il popolo del bosco”: un contesto immersivo e avvolgente ottenuto con suoni ed immagini di fauna e flora; • “le meraviglie del bosco e dei suoi territori”: dove sono presenti pedane in legno con il fine di ricostruire la morfologia del terreno; • “i grandi saggi del bosco”: in questa sala ogni esemplare di questa rarissima specie viene presentato con testi, immagini e video, grazie ai quali il visitatore potrà conoscere le loro caratteristiche, spostandosi per la sala su pedane disposte a croce, come i rami di queste rare conifere; • “la storia dei trenta saggi del bosco”: l’ultimo ambiente ripercorre la storia, da 10 mila anni fa sino all’utilizzo intensivo che ha quasi provocato l’estinzione di questa specie, per passare poi ai progetti per la conservazione della specie. Il racconto avverrà su una parete multimediale con cui il visitatore potrà interagire direttamente.

31. Museo dell'abies Nebrodensis “i grandi .............saggi del bosco”

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Museo Civico Caltavuturo Don Giuseppe Guarnieri Il museo è situato nei locali del settecentesco convento di San Francesco che dispone di un chiostro a pianta quadrangolare ad eleganti colonne.

A pian terreno sono allestite quattro preziosissime sale archeologiche permanenti, inaugurate nel 2013 grazie all’intesa tra la Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Palermo e il Comune di Caltavuturo che ha permesso di esporre nel Museo alcuni reperti rinvenuti nel territorio del comprensorio comunale di Caltavuturo.

La prima sala dell’esposizione contiene reperti, trovati su questo territorio e nelle contrade Serra di Puccia e Pagliuzza, che testimoniano la presenza dell’uomo nel Parco sin dall’età preistorica, in particolare dall’età del rame e del bronzo.

La seconda sala è invece dedicata ai reperti provenienti dalla Chiesa del Casale e da Terravecchia. In questa stanza si trova anche un disegno di Caltavuturo, commissionato da Frate Angelo Rocca, durante la visita dei conventi Agostiniani della Sicilia tra il 1583 e il 1584, conservato presso la biblioteca Angelica di Roma.

La terza è allestita con i reperti trovati sul Monte Riparato sulla cui cima si trovano i resti di un abitato di età ellenistica.

Infine la quarta sala è dedicata al ‘’Ripostiglio monetale di Pagliuzza’’, scoperto nel 1989 a seguito di lavori agricoli a sud di Caltavuturo. Le monete, poste a 40 cm di profondità, erano sparse nel terreno e in parte conservate in una brocchetta di terracotta acroma rinvenuta in frantumi. I reperti sono databili tra la fine del III e la fine del II secolo a.C. Al primo piano troviamo invece altri spazi espositivi, tra cui: Il M.O.P.S – Museo dell’Opera dei Pupi Siciliani delle Madonie; la sezione geomineralogica composta da due sale permanenti, la prima dedicata al Geoparco dove troviamo rocce e minerali del comprensorio madonita e la seconda, una collezione privata, dove sono presenti minerali, fossili e rocce; ed infine la sezione permanente di Arte Sacra.

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32. Vista esterna del museo Civico .............Caltavuturo

33. Reperti del museo Civio di contrada ..............muratore

34. Museo centro ambientale di Gratteri

Museo Civico di contrada muratore Il museo si trova nella contrada Muratore, fuori dal centro abitato di Castellana Sicula, ed accoglie reperti che testimoniano la ricchezza di storia di questo territorio.

L’edificio che ospita l’allestimento, ingloba degli ipogei di età tardo romana ed è nato forse come struttura termale, trasformata poi in masseria ed infine in frantoio.

Il museo è diviso in due sezioni: La sezione etnoantropologica: che comprende una piccola raccolta di reperti archeologici di varia provenienza, oggetti e strumenti di lavoro, a testimonianza della locale cultura cittadina, ed una singolare collezione di animali impagliati.

La sezione archeologica: che espone reperti rinvenuti negli scavi della zona e alcuni reperti provenienti da ricognizioni archeologiche di superficie che attestano l’antichità dell’insediamento umano in questi luoghi.

Museo centro ambientale di Gratteri Il museo nasce nel 1990 con un progetto finanziato dall’Unione Europea per lo Sviluppo Regionale.

I locali espositivi sono quelli del vecchio macello comunale di Gratteri.

Attualmente il Museo espone circa 100 animali tassidermizzati, uccelli e animali impagliati e insetti provenienti da tutti i continenti.

Sono inoltre presenti pannelli illustrativi del Parco delle Madonie e delle sue Vie dell’Arte, progetto che ne coinvolge le strade principali. Sette artisti di fama internazionale hanno infatti realizzato in punti strategici delle istallazioni capaci di integrarsi con il paesaggio circostante.

Questo progetto è nato con l’obbiettivo di promuovere l’arte contemporanee con particolare attenzione ai contesti architettonici ed urbanistici del sud Italia.

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Appendice: punti di interesse del parco

35. Vallone Madonna degli Angeli

Vallone Madonna degli Angeli In quest’area sono presenti gli Abeti delle Madonie (Abies Nebrodensis), specie molto rara considerata in via di estinzione di cui esistono solo ventinove esemplari in tutto il mondo, principale espressione dei beni naturali delle Madonie.

Il Vallone Madonna degli Angeli è stato sottratto alla libera fruizione ma rimane la meta privilegiata per coloro che desiderano apprezzare la principale ed emblematica espressione della natura delle Madonie, soprattutto per il ruolo che ha svolto nella storia del popolamento forestale della regione.

Piano Pomo Il Piano è posto a 1400 metri di altezza lungo il confine fra i territori di Petralia Sottana e Castelbuono e risulta facilmente raggiungibile da Pomieri o dal rifugio Sempria.

Fra i beni ambientali di rilievo vegetativo della zona emerge il popolamento degli Agrifogli giganti divisi in cinque nuclei di cui uno forma un boschetto molto denso, al cui interno filtra pochissima luce.

I singoli esemplari sono di dimensioni eccezionali, alcuni di oltre trecento anni di età che superano i quattordici metri di altezza ed i quattro di circonferenza.

36. Piano Pomo fotografia di Umberto Luparelli

-

Piano Battaglia Posto nel cuore del Parco, tra Polizzi Generosa, Petralia Sottana ed Isnello a 1600 metri di altitudine, il Piano Battaglia ospita l’unica stazione sciistica con impianto di risalita e piste di discesa della Sicilia occidentale.

Questa zona è il punto di partenza delle grandi traversate di sci alpinismo ed escursionistico che investono Pizzo Carbonara, Monte Ferro, Monte Spina Puci e monte Mufara, dove oltre allo sci di fondo si può praticare lo sci alpinismo.

La pista più nota è quella della Battaglietta, in estate meta escursionistica e zona di refrigerio.

37. Piano Battaglia fotografia di Umberto Luparelli

-

Santuario Madonna dell’Alto Sulle Madonie sono presenti numerosi edifici religiosi tra cui il Santuario Madonna dell’Alto si distingue come tradizionale meta del turismo religioso.

L’edificio è situato sulle cime più alte delle Madonie (1819 m) ed attira il turismo, oltre che per l’aspetto religioso, per l’aspetto paesaggistico ambientale e la salubrità che il luogo offre.

Queste cime offrono un affaccio quasi complessivo sulla Sicilia.

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38. Santuario Madonna dell'Alto

Gole del Tiberio Nel territorio comunale di San Mauro Castelverde, centro abitato posto all’estremità orientale delle Madonie lungo il fiume Pollina, gli affioramenti di calcari mesozoici modellati dall’erosione fluviale hanno formato le Gole del Tiberio.

Questo sito è raggiungibile attraverso escursioni e nei mesi primaverili lungo le gole il fiume diviene navigabile consentendone la fruibilità agli amanti di sport fluviali.

La zona è frequentata anche da ricercatori che qui si recano per approfondire le proprie conoscenze scientifiche 39. Gole del Tiberio

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40. Abeti delle Madonie del Vallone Madonna degli Angeli - fotografia di Umberto Luparelli 41. Scorcio della campagna madonita, nei pressi di Caltavuturo - fotografia di Andrea Baio

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Parco Naturale Adamello Brenta

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Parco Naturale Adamello Brenta

Dati Amministrativi

Descrizione

42. In copertina: Cascate della Val di

Denominazione:

Il Parco Naturale Adamello Brenta è entrato a far parte della Rete Europea e Mondiale dei Geoparchi nel 2008.

Tale riconoscimento testimonia la straordinarietà e la ricchezza del patrimonio geologico e conferma la validità del lavoro orientato da sempre allo sviluppo sostenibile del territorio partendo da chi lo vive.

- fotografia di Jan Berckmans

Parco Naturale Adamello Brenta

Istituzione: 1967

Nazione: Italia Regione: Trentino Provincia: Trento Comuni interessati: Andalo, Caderzone Terme, Campodenno, Carisolo, Cavedago, Cles, Commezzadura, Dimaro Folgarida, Giustino, Molveno, Pinzolo, San Lorenzo-Dorsino, Sella Giudicarie, Spiazzo, Spormaggiore, Strembo, Tione di Trento, Tre Ville, ValDaone, Ville D'Anaunia

Dati del Parco Territorio tutelato: 1188 km2 Sede: Strembo (TN) Numero Geositi: 61 Percorsi definiti: 10

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L'ambiente del Parco è quello tipico dell'arco alpino centro-meridionale, definito da boschi principalmente di aghifoglie che ricoprono le pendici dei monti fino a 1800 m di altitudine.

Al di sopra di questa quota le foreste lasciano posto alle praterie alpine e alla vegetazione rupestre fino a 2500 m.

Il territorio del parco ha la particolarità di essere divisibile tra due mondi geologici e geomorfologici differenti:

• Le Dolomiti di Brenta: modellate dal carsismo;

• L ' A d a m e l l o - P r e s a n e l l a :

caratterizzato dalla presenza di fenomeni glaciali.

Genova

Area di competenza del Geoparco

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43. Ghiacciaio di Lares - fotografia di B. Tassoni 44. Lago di Tovel - fotografia di Elia Mora

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Parco delle colline metallifere Grossetane

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Parco delle colline metallifere Grossetane

Dati Amministrativi

Descrizione

Denominazione:

Il Parco Minerario Toscano è situato nelle Colline Metallifere, tra la provincia di Grosseto e Livorno.

Parco delle colline metallifere Grossetane

Istituzione: D.M. 28 febbraio 2002 G.U. n. 107 del 9/5/2002

Nazione: Italia Regione: Toscana Provincia: Grosseto, Livorno Comuni interessati: Follonica, Gavorrano, Massa Marittima, Montieri, Monterotondo Marittimo, Roccastrada, Scarlino

Dati del Parco Territorio tutelato: 1087 Km2 Sede: Gavorrano (GR) Siti del Parco: 34

La notevole presenza di minerali in Toscana è dovuta alla formazione della catena Appenninica, che provocò su questo territorio la traslazione e la sovrapposizione di unità tettoniche e aree paleogeografiche, facendo si che il territorio venisse sfruttato per la produzione di piombo, zinco, rame, argento, ferro, pirite, lignite. Le attività minerarie caratterizzarono così quest'area a partire dal medioevo sino alla fine del ventesimo secolo, quando chiusero le ultime miniere.

La visita al Geoparco consente di vedere sorgenti termali, getti di gas e vapore, piscine termali, utilizzate negli ultimi 200 anni per la produzione di boro ed elettricità. Sono inoltre osservabili le rocce, testimoni delle frane sottomarine nell'antico oceano e i fossili di Cretaceo.

Il parco offre servizi e attività come visite guidate, mostre, attività educative e la rete sentieristica nell'area boschiva.

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45. In copertina: Le Roste di Montieri

- fotografia di Tatia Hulchnies

Area di competenza del Geoparco

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46. Parco delle Biancane, Monterotondo Marittimo

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47. Pozzo Roma, Gavorrano - fotografia di Stefano Petrucci

Il Parco Geominerario della Pomice

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Il Parco Geominerario della Pomice

Dati Amministrativi Denominazione: Parco Geominerario della Pomice

Istituzione: in fase di progettazione Nazione: Italia Regione: Sicilia Provincia: Messina Comuni interessati: Lipari

Dati del Parco Territorio tutelato: 115, 5 Km2 Sede: Porticello (ME)

Descrizione Il Parco Geominerario della Pomice si definisce come un caso studio emblematico poiché, nonostante il territorio Eoliano sia tutelato dall'Unesco, il Parco non è stato ancora istituito e di conseguenza inserito nella Rete Globale dei Geoparchi.

Il Piano Territoriale Paesistico e il Piano Regolatore Generale Regionale si pongono l'obbiettivo

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di sviluppare il "Parco Geominerario della Pomice di Lipari" che estenda il concetto di Parco Geominerario all'interno dell'arcipelago Eoliano.

Le isole Eolie si evidenziano per il paesaggio naturale e storico unico, con numerosi siti di interesse culturale, oggetti tipici dell'archeologia industriale e luoghi di estrazione mineraria.

Queste diversità consentono di ipotizzare l'organizzazione di un parco caratterizzato da aspetti: paesistico/ naturalistici, storico/culturali e archeologico/minerari.

L'eventuale attuazione di questo progetto incrementerebbe il turismo, che da 25 anni si definisce già come la maggior risorsa economica delle Eolie ma anche come la principale causa di degrado. Per progettare un nuovo sviluppo turistico è quindi essenziale riqualificare il settore affinché divenga compatibile all'ambiente.

L'isola di Lipari rappresenta la parte dell'arcipelago che più necessita interventi di protezione dell'ambiente, regolamentazione del turismo, valorizzazione territoriale e mobilità sostenibile.

48. In copertina: Cava di pomice di Lipari

Area di competenza del Geoparco

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49. Cava di Pomice 50. Cava di Pomice di Lipari - fotografia di Iuri Camilloni

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quinto capitolo

Caso studio Europeo:

Arouca Geopark

01

Arouca Geopark

Dati Amministrativi

Siti del Parco

Denominazione:

1. Albergaria da Serra

Arouca Geopark

Istituzione: 2008

Nazione: Portogallo Regione: Regione del Norte Provincia: Aveiro Comuni interessati: Albergaria da Serra, Alvarenga, Arouca, Canelas, Várzea, Urrô

Dati del Parco Territorio tutelato: 328 Km2 Numero Geositi: 41 Sede: Arouca Percorsi definiti: 14 percorsi a piedi di cui 13 di breve durata

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Casa das pedras parideiras - centro interpretativo Torre meteorologica di Arouca

1. Alvarenga Distilleria Eduardo De Noronha Dias

2. Arouca Museo Comunale Museo della cappella di Santa Casa da Misericórdia Museo d'arte sacra

3. Canelas Centro interpretativo Geologico di Canelas

4. Várzea Fattoria romana del Malafaia

5. Urrô Centro museologico da Lavoura e do Linho da Misericórdia de Arouca

51. In copertina: Passadiços do rio Paiva

- fotografia di Manuel Chagas

5 6 4 2 3

1

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Storia e normativa regionale del parco Il soggetto responsabile della Gestione del Geoparco è l’Associazione Geoparco Arouca (AGA), organizzazione di diritto privato senza scopo di lucro, nata nel 2008 con il fine di gestire il Geoparco in maniera condivisa con tutti i portatori di interesse locale.

Lo scopo dell’associazione è di tutelare e valorizzare il patrimonio naturale e culturale, in particolare le emergenze geologiche, grazie alla conoscenza scientifica e alla promozione del turismo responsabile.

L’AGA ha attualmente 40 associati, sia di natura pubblica, come ad esempio il Comune di Arouca e le scuole del territorio, che privata, ne sono esempio la Cassa di credito agricolo, la pro loco locale e le diverse parrocchie. I soggetti che aderiscono all’associazione sono diversi, indice di un territorio coeso.

L’AGA si compone di diversi organi, quali: • L’assemblea generale: organi di indirizzo; • La Direzione: organo esecutivo; • Il Comitato scientifico: ha funzioni consultive si compone di rappresentanti di alcune Università portoghesi; • Il Consiglio di sorveglianza: ha funzioni di vigilanza e controllo.

• La struttura tecnico-amministrativa: è a servizio della Direstione ed è composta da un coordinatore esecutivo ed uno staff di nove tecnici, che si occupano delle tematiche necessarie alla gestione del Geoparco (conservazione, educazione ambientale, turismo, ospitalità, comunicazione e marketing, aspetti amministrativi e finanziari, controllo di qualità, rapporti con la Rete).

Nell'Aprile del 2009 il Geoparco di Arouca è entrato a far parte della Rete Europea dei Geeoparchi.

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2008 2009

Nasce l'Associazione Geoparo Arouca (AGA) Il Geoparco entra a far parte della Rete Europea dei Geoparchi

Situazione generale dei siti e interventi di recupero e valorizzazione Il Geoparco di Arouca è situato nel nord del Portogallo nell'area dell'omonimo comune al confine occidentale del sotto-altopiano nord della penisola iberica ed è caratterizzato da montagne scolpite tra strette vallate.

Le altitudini nella zona variano da 200 a 600 m e superano i 1000 m nelle montagne: Freita (110 m) e Montemuro (1222 m). Le rocce che definiscono la regione raccontano di mari preistorici che lambivano il supercontinente Gondwana da 520 a 420 milioni di anni fa e la loro geomorfologia è fortemente condizionata dalla tettonica ercinica responsabile sia della formazione dei principali rilievi che dei principali sistemi di faglia.

Il Parco è noto per l'eccezionale patrimonio geologico di importanza internazionale, con 41 geositi, e vanta tre principali gruppi litologici: • Il basamento: formato da rocce metasedimentali risalenti al Neoproterozoico e al Cambriano medio; • La sequenza paleozoica: rappresentata dalle rocce di Ordoviciano, Siluriano e Carbonifero; • I corpi magmatici: formati dai granitoidi sin-orogeni differenziati in sei corpi plutonici principali.

Si registrano anche affioramenti carboniferi continentali formati da rocce clastiche appartenenti ad un'importante formazione regionale. I depositi fluviali e dei pendii, insieme al sistema idrografico corrispondono alle moderne unità sedimentarie dell'età quaternaria Fra le caratteristiche distintive del Geoparco si distingue l'alta presenza di fossili di ardesia del periodo Ordoviciano quali i Trilobiti Giganti di Canelas alti fino a 90 m.

Circa il 47 % del territorio di Arouca appartiene alla Rete Natura 2000 e accoglie un importante patrimonio archeologico, storico, culturale e minerario. Di notevole interesse le tombe neolitiche, le rovine romane e medievali, il monastero di Arouca e le miniere di tungsteno abbandonate di

101

Regoufe e Rio de Frades.

Il Geoparco ha attuato azioni per la sostenibilità territoriale, considerando il patrimonio naturale e culturale, promuovendo la conoscenza scientifica.

L'Associazione del Parco promuove e realizza ogni anno decine di attività e iniziative per evidenziare il territorio. Tra queste si distinguono i programmi educativi sulle diverse realtà del territorio che attirano migliaia di studenti ed insegnanti con attività di apprendimento e scoperta.

I programmi ed i progetti educativi cercano di coinvolgere il più possibile la comunità basandosi su una serie di escursioni sul territorio focalizzate sul patrimonio geologico regionale. I progetti educativi includono concorsi scolastici, mostre didattiche, libri di racconti geologici, giochi pedagogici e corsi formativi per guide locali ed insegnanti.

Questa zona è famosa anche per le attività di geoturismo, come sport d'avventura quali rafting, canoa, torrentismo, arrampicata su roccia e la rete sentieristica, che consentono ai visitatori di scoprire molti dei geositi presenti, godere dei paesaggi e sperimentare le tradizioni locali.

La conoscenza del patrimonio geologico locale viene promossa attraverso la cartellonistica, la formazione di guide specializzate e tramite convegni, workshop e visite sul campo.

Lo stanziamento di fondi e l'adesione alla Rete europea e globale dei Geoparchi hanno portato alla condivisione di una strategia di sviluppo regionale tra i diversi attori rafforzando e creando importanti reti relazionali, sia a livello locale che internazionale.

I risultati ad Arouca sono evidenti: - aumento dei visitatori del 20%; - aumento dei turisti del 10%; - nascita di sette nuovi agriturismi; - arrivo di circa 30.000 studenti in visita da tutto il Portogallo; - l’AGA e il Comune hanno intercettato e investito circa tre milioni di euro di fondi comunitari.

L'interpretazione che la città dà al Geoparco è di notevole interesse poiché non viene definito solo come un parco geologico ma come un territorio che riesce a progettare e attuare azioni di sviluppo al servizio della comunità locale.

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Percorso A: Freita la montagna incantata 1

Connessioni territoriali: fruibilità e rete sentieristica

2 3 4 5 6

10

7 8 9 1. Onion Rocks 2. Detrelo da Malhada Panoramic 3. S. Pedro Velho 4. Contatto litologico Mizarela 5. Cascata di Mizarela 6. Buche del fiume Caima 7. Pietre da parto 8. Pieghe di Castanheira 9. Punto panoramico Costa da Castanheira 10. Rocce di pane di mais Junqueiro Percorso B: Attraverso le miniere e i meandri sconosciuti di Paiva 5

2

1

4 3

6 1.

2.

3.

4.

5.

6.

7.

8.

Meandri fanno Paiva Conheiros' di Janarde Libreria Paiva Mourinha ichnofossils Sra. da Mó panoramico Miniere di Rio de Frades Miniere Regoufe Portale dell'inferno e artiglio

7 8

Il Geoparco di Arouca valorizza il suo patrimonio grazie ad una rete sentieristica ben definita che ne mette in luce la storia geologica, mineraria e rurale. Per lo più gli itinerari sono brevi, ad eccezione di uno che coinvolge l'intera valle di Arouca, e vantano dei punti comuni.

Percorso dei geositi Percorso A: Freita: la montagna incantata Il percorso attraversa una delle più belle zone di questo territorio. Sull'altopiano della montagna di Freita, a più di 1000 m di altitudine, è possibile osservare un ampio paesaggio sul nord e il centro del paese.

L'itinerario è lungo 25,5 km, 22 km percorribili in auto e 3,5 km a piedi, dove sono visitabili 11 geositi, nove dei quali sono situati sull'altopiano.

Durante il percorso saranno inoltre visibili specie animali e vegetali e prove dell'azione umana che vanno dalla preistoria, l'età del bronzo e le infrastrutture di oggi. Intorno a queste montagne risulteranno poi visitabili dei villaggi tradizionali.

Percorso B: Attraverso le miniere e i meandri sconosciuti di Paiva Tra gli itinerari proposti all'interno del Geoparco questo si distingue come il più lungo e consente di accedere a luoghi fra le montagne e le valli dove un tempo venivano svolte esplorazioni minerarie. Il percorso si sviluppa nella parte sud-est del Parco, una delle aree a minor densità di popolazione, dove sono ancora presenti prove dell'esplorazione del tungsteno durante la seconda guerra mondiale o dell'esplorazione dell'oro da parte dei romani in questa regione.

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Percorso C: Paiva: la meravigliosa valle

Itinerario C: Paiva: la meravigliosa valle Il percorso costeggia il fiume Paiva che svolge un importante ruolo nella costruzione del paesaggio di Arouca, contribuendo al suo cambiamento grazie ai processi erosivi e a quelli di trasporto e deposizione di sedimenti nel suo bacino fluviale. Molti villaggi, di notevole rilevanza storica, economica e culturale, si sono stabiliti lungo questo corso d'acqua e numerose sono le storie e le leggende tramandate tra le generazioni costituendo un forte elemento di identità culturale degli abitanti di questa regione.

L'itinerario si definisce nella regione nord-orientale dell'Arouca estendendosi per circa 27 km, di cui 11 percorribili a piedi, e comprendendo 12 geositi.

Percorsi a piedi PR1 - Percorsi di Montemuro - percorso breve Il percorso, lungo 19 Km, attraversa il punto più alto del Geoparco, Pedra Posta (1222 m). Durante l'itinerario si costeggia la Serra de Montemuro, attraversando villaggi e visitando la parrocchia di Alvarenga e il santuario di " Senhora do Monte", luogo di partenza e di arrivo.

PR2 - Sentieri della valle Urtigosa - percorso breve Il percorso consente di conoscere alcuni degli angoli più belli delle parrocchie di Rossas e Urrô. La valle è attraversata dal fiume Urtigiosa e l'Escaiba, uno dei suoi più grandi affluenti, e ospita numerosi villaggi come Provisende, Lourosa de Matos e Souto Redondo. Lungo il fiume risultano poi visibili dei mulini ancora in funzione e a Rossas è possibile documentarsi sull'approvazione dell'Ordine di Malta di cui il paese è fedele depositario.

PR3 - Percorsi del sol levante - percorso breve L'itinerario attraversa la parrocchia di Moldes, passando per campi verdi, terrazze, chiare fonti d'acqua, le cascate del torrente Rocas e i villaggi di Bustelo, Adaúfe, Espinheiro e Fuste. L'Igreja Matriz de Moldes è il punto di partenza e di arrivo di questo percorso.

PR4 - Cercanias da Freita - percorso breve Il percorso parte dalla Serra da Freita attraversando un paesaggio verde dove si incontrano i vivai Granja e le palle quatzodioritiche. Risultano poi visitabili durante l'itinerario alcuni villaggi montani come Ameixieira, Chãode-Espinho, Forcada e Santa Maria do Monte.

6 7 8 5 4 3 2 1 11 9 10 1. Centro interpretativo geologico di Canelas 2. prove della glaciazione tardiva degli Ordoviciani 3. Graptoliti siluriane più basse 4. conglomerato carbonico 5. cresta in quarzite Gralheira d'Água 6. errore Espiunca 7. sito Gola do Salto 8. sito di Vau 9. cascata di Aguieiras 10. Garganta do Paiva 11. sito di Mira Paiva PR1 - Percorsi di Montemuro 5

3

6

2

1

1. S. di " Senhora do Monte" 2. Alto do Coto 3. Alto do Vale de Asno 4. S. Pedro do Campo 5. Pedra Posta 6. Devesa do Paiva

PR2 - Sentieri della valle Urtigosa 1 2

4 3

1.

2.

3.

4.

Rossas Provisende Souto Redondo Lourosa de Matos

PR3 - Percorsi del sol levante 1. Moldes 2. Bustelo 3. Adaúfe 2 5 4. Espinheiro 4 3 5. Fuste 1

5

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4

PR4 - Cercanias da Freita 1. Ameixiera 2. Chão-de-Espinho 4 3. Vivai Granja 3 4. Forcada 1 2 5. S. Maria do Monte

PR5 - Livraria do Paiva

2 1 4 3

1.

2.

3.

4.

Janarde Meandro do Pavia Conheiros Livraria do Paiva

PR6 - Postman's Path

3

1

1. Tebilhão 2. Cabreiros 3. Rio de Frades

2

PR7 - Nelle scarpate di Mizarela

1

1. Vista sulla cascata di Frecha da Mizarela

PR8 - Percorso dell'oro nero

1

2

PR5 - Livraria do Paiva - percorso breve L'itinerario è breve e si sviluppa ai piedi di Janarde, comune di Arouca e consente di visitare i geositi: Conheiros e Meandros do Paiva; Livraria do Paiva e Ichnofossils di Mourinha.

Il percorso inizia da un piccolo parcheggio, dove è presente un pannello informativo con i dettagli del percorso, e procede sino a raggiungere la collina da cui si può ammirare il "Meandro do Paiva" e i ciottoli ammucchiati che compongono il "Conheiros" per poi tornare al villaggio e dirigersi a Mourinha lungo un sentiero, quasi interamente pavimentato, scavato nella roccia. Dopo aver attraversato il ruscello di Mourinha si sale lungo la valle, un corridoio ecologico lungo le cui sponde si sviluppa una vegetazione ripariale costituita da salici e ontani.

L'itinerario passando per uno stretto sentiero giunge poi alla "Livraria do Paiva", un importante monumento geologico. Il terreno è molto ripido, è perciò opportuno procedere con cautela.

Durante la stagione delle piogge risulta essenziale prendere alcune precauzioni nell'attraversare il corso d'acqua, nei punti dove non vi è alcun ponte. Il percorso è scolpito nella roccia o in pietre lastricate che se bagnate, data anche la pendenza, potrebbero diventare scivolose.

La forte pendenza dell'itinerario è conforme alle norme di sicurezza ma richiede cura e attenzione a chi lo intraprende.

PR6 - Postman's Path - percorso breve Il percorso segue la strada che prendeva il postino per prendere la corrispondenza dei villaggi di Cabreiros e Rio de Frades. Questo itinerario può essere iniziato dal villaggio di Rio de Frades o dalla Carreira de Moinhos de Tebilhão ed ha uno svolgimento lineare.

PR7 - Nelle scarpate di Mizarela - percorso breve Le scarpate di Mizarela accolgono la flora e la fauna tipiche della "Serra Encantada" Freita. Questo percorso, partendo dal campeggio di Merujal, consente di visitare la Stazione di Biodiversità e alcune delle viste più privilegiate della Frecha da Mizarela.

PR8 - Percorso dell'oro nero - percorso breve Il percorso è incentrato sulle miniere di tungsteno del Rio de Frades, esplorate dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale ed è raggiungibile partendo dalla cappella di Santa Caterina o da Rio de Frades.

1. Cappella di S. Caterina 2. Rio de Frades

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PR10 - Itinerario degli aromi

PR10 - Itinerario degli aromi - percorso breve L'itinerario interessa i villaggi di Serabigões, Espiunca e Vila Cova e il fiume Paiva e i loro aromi unici. Risultano poi di notevole pregio la cappella di Serabigões, la chiesa di Espiunca e il nucleo dei mulini, vicino a Paiva.

PR11 - Levadas trail - percorso breve Il percorso è circolare e attraversa tutti i luoghi sul lato nord della parrocchia di Mansores, quali: Juncido, Estrada, Barrosa, Agras, Abitureira, Mata e Casal. L'escursione inizia dirigendosi verso Crasto e Juncido proseguendo salendo sul sito di Lombas verso Barrosa. Giunti a casa di Estrada sarà possibile compiere una breve deviazione e visitare il calvario per poi tornare sul sentiero e proseguire verso Agras, dove si trova la cappella di S. Antonio.

Successivamente si prosegue verso Avitureira da cui si seguirà il corso d'acqua fino a giungere alla foresta per fare infine ritorno ad Agras.

PR13 - Sul sentiero di Paivô - percorso breve Lungo il fiume Paivo si raccontano le storie del minerale, in particolare dell'esplorazione inglese a Regoufe.

PR14 - Il villaggio magico - percorso breve Questo itinerario è l'unico che consente di arrivare a Drave, anche chiamato "villaggio magico". L'abitato, oramai abbandonato, apparentemente si mostra isolato fra le montagne ed è attraversato dal torrente Palhais.

L'escursione parte da Regoufe.

PR15 - Viaggi nella preistoria - percorso breve I percorsi nella preistoria sono situati sull'altopiano della Freita e partono e giungono al villaggio di Merujal interessando alcuni fra i geositi più significativi della Serra, in particolare: Casa das Pedras Parideiras, Frecha da Mizarela e Pedras Boroas do Junqueiro.

I villaggi di questo altopiano, Merujal, Cabaços e Castanheira, sono fra i più significativi di quest'area del Geoparco e sono sito si testimonianze di monumenti funerari preistorici, che vale la pena visitare.

1 2 3 1. Serabigões 2. Espiunca 3. Vila Cova PR11 - Levadas trail 5 2 3 4 6 1 7 4.

5.

6.

7.

1. Juncido 2. Estrada 3. Barrosa

Agras Abitureira Mata Casal

PR13 - sul sentiero di Paivô

1

2

1. Covelo de Paivô 2. Miniera di Regoufe PR14 - il villaggio magico 1 2 1. Regoufe 2. Drave PR15 - viaggi nella preistoria 1 4 2 3

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1.

2.

3.

4.

Merujal Cabaços Frecha da Mizarela Castanheira Casa das Pedras Parideiras Pedras Boroas do Junqueiro

PR16 - S. Pedro Velho - percorso breve Il percorso pedonale parte dallo spazio accanto al Campig Park attraversando la "Rota dos Geositos" e avendo dapprima una sezione iniziale in comune con il PR7 e successivamente con il PR5. L'escursione sale al geosito di S. Pedro Velho, punto panoramico sull'intera costa oceanica e sulla catena montuosa, per poi scendere verso Albergaria fino al torrente Foz e infine risalire lungo la cresta della montagna.

Una volta giunto al parco Vale da Ruiz il percorso ritorna sulla dorsale sino alla strada comunale che riconduce al Canping Park, dove il percorso finisce.

PR16 - S. Pedro Velho 4 1

2 3

1. Camping Park Merujal 2. S. Pedro Velho 3. Albergaria da Serra 4. Parco Eolico PR28 - attraverso le colline e le valli di Arouca 13 12 2

1

14

11

3 4

8 5

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1. Arouca 2. S. Salvador do Burgo 3. S. Maria del Monte 4. Portelada 5. Albergaria da Serra 6. Vidoeiro 7. Tebilhão 8. Miniere del Muro 9. Silveiras 10. Meitriz 11. Lourido 12. Alvarenga 13. Canelas

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PR28 - Attraverso le colline e le valli di Arouca - percorso lungo L'ultimo itinerario escursionistico si definisce come il più lungo del Geoparco coinvolgendo la valle dell'Arouca, la Serra da Freita, le valli Paivó e Paiva, il Museo dei trilobiti giganti - Canelas e Centro di interpretazione geologica il santuario di Senhora da Mó. Il percorso è lungo circa 85 Km e collega geositi, villaggi montani, vallate e creste.

L'itinerario parte da Arouca e conduce a S. Salvador do Burgo e a S. Maria del Monte dove si collega al PR4e prosegue salendo sul Portelada, con alcuni tratti comuni al PR2, sino a Merujal dove si collega con il PR15.

L'escursione continua verso Albergaria da Serra, dove incrocia ancora in una piccola sezione il PR15 e dopo aver lasciato la piazza del chiosco del paese attraversa il cimitero per proseguire poi lungo la strada romana sottostante al PR15. A questo punto del percorso si sale verso Vidoeiro per poi scendere a Tebilhão dove sarà possibile prendere il PR6 e continuare per Candal, un villaggio vicino a S. Pedro do Sul, da cui si intraprende il sentiero che scende a Covêlo de Paivó dove si connette con PR13.

Si sale poi alle vecchie miniere del Muro verso Silveiras e il villaggio abbandonato di Cortegaça. Una volta giunti sulla cresta si discende verso Meitriz e Vale do Paiva, dove si attraversa il ponte per Além-do-Barco.

A questo punto del percorso riprenderà la salita per Vilar de Servos e Alvarenga dopo aver passato Lourido.

Si giunge così verso la conclusione del percorso, salendo da Canelas e arrivando al Museo dei trilobiti giganti da cui si sale a Senhora da Mó dove inizia la discesa conclusiva.

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Il sistema museale Il sistema museale promuove ed evidenzia il patrimonio geologico, rurale e sacro del comprensorio, e si insedia in edifici religiosi, rurali o in nuove costruzioni.

Museo dei trilobiti - centro di interpretazione geologica di Canelas

Il Centro di interpretazione e ricerca geologica di Canelas raccoglie: Bivalvi, rostroconchi, gasteropodi, cefalopodi, brachiopodi, crinoidi, cistoidi, iolitidi, conularie, ostracodi, graptoliti e ichnofossils. A distinguersi però nella collezione sono i trilobiti, gli esemplari più grandi esistenti di questa specie. I fossili esposti raccontano l'evoluzione della Terra.

Il museo ha svolto un ruolo fondamentale nello studio, nella conservazione e nella diffusione del patrimonio raccolto grazie agli affioramenti risalenti ad un antico mare del sud di circa 465 milioni di anni fa. Il Centro di ricerca e interpretazione geologica di Canelas (CIGC) è quindi manifesto di un progetto multidisciplinare cooperativo tra industria estrattiva, istruzione e scienza.

52. Museo dei trilobiti

Museo di arte sacra del monastero di Arouca

La storia dell'evoluzione di Arouca è strettamente connessa a quella del suo monastero. All'interno del museo di arte sacra si trovano testimonianze della storia, grazie alla pittura, la scultura, i gioielli, i mobili e i vari oggetti religiosi.

L'edificio viene preservato dalla popolazione di Arouca e consente di apprezzare la magnificenza dell'edificio stesso e la sua ricca decorazione d'interni.

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53. Interno del museo di arte sacra del ..............monastero di Arouca

54. Museo comunale di Arouca

55. Interno del nucleo museologico della .............Cappella della Misericordia

Museo comunale di Arouca La matrice rurale si presenta come aspetto essenziale di Arouca e non è mai stata abbandonata, poiché fondamentale all'identità del luogo.

Il museo comunale è situato al centro del paese e conserva i ricordi del festival comunale "la Feira das Colheitas" che da sempre incarna il dinamismo della vita legata ai cicli agricoli. L'esposizione permanente consente di apprendere le dinamiche e le identità di Arouca mentre si distingue poi uno spazio per le mostre temporanee che ha ospitato eventi di alta qualità Etnografia, archeologia, geologia e arte fuse in modo equilibrato.

Nucleo museologico della Cappella della Misericordia - Arouca La Cappella della Misericordia risale al 1498 per iniziativa di D. Lenor con l'obbiettivo di aiutare i poveri, la carità e il sostegno sociale. Molti nei secoli avvenire si occuparono di questi temi e della bellezza di questo luogo, testimonianza delle opere della misericordia.

Lo spazio è stato restaurato e le opere d'arte preservate, questo ha consentito di dare forma a questo nucleo museologico. La collezione , composta da pitture, sculture e strumenti liturgici, è particolare e accoglie opere risalenti a diversi periodi e stili artistici, dal Manierismo sino al Barocco e il Neoclassico.

Nucleo museologico " da lavoura e do linho da misericórdia" di Arouca

56. Nucleo museologico " da lavoura e do ..............linho da misericórdia"

Il museo è situato nel centro della parrocchia di Urrô ed è il risultato del recupero di una serie di edifici tradizionali, precisamente: una casa, un pagliaio, un canastro, un piano di trebbiatura e una vasca. L'intervento è stato finanziato dall'IFAP - Institute of Financing for Agriculture and Fisheries - nel 2012.

Il museo è aperto al pubblico dal 2013 e si pone l'obbiettivo di far conoscere la caratteristica etnografica del luogo, legata principalmente alla cultura del vino, del lino e dei cereali, oltre che alle attività agricole tradizionali.

La creazione di questo spazio consente la conservazione della cultura di Arouca e inoltre fa conoscere le esperienze rurali, perpetuandole e trasmettendole alle generazioni future.

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Appendice: punti di interesse del parco

I Villaggi tradizionali Cabreiros Il villaggio si sviluppa all'ombra del Monastero di Arouca ed è perciò fortemente legato all'Ordine di Malta. Inoltre il centro è stato attraversato dai tumulti della Seconda Guerra Mondiale nella corsa per "l'oro nero".

Cando Il villaggio di Cando, forse uno dei più antichi nel territorio di Arouca, è situato sulla riva sinistra del torrente Vidoeiro ed è costruito su piccole terrazze su cui sono disposti campi e case.

Canelas La maggior parte dell'ardesia utilizzata negli edifici dei villaggi vicini proviene da Canelas.

Centinaia di milioni di anni fa quest'area accoglieva un profondo mare, habitat di trilobiti che qui hanno lasciato i loro fossili definendone l'identità.

Il villaggio si estende lungo la strada con sentieri che connettono le case brunastre i cui tetti, grigio scuro, sono visibili da lontano.

Drave Drave è denominato "Villaggio magico" per la sua posizione protetta fra le montagne.

Nella parte dell' "Aldeia Mágica" il villaggio è privo di elettricità, tubature, gas, posta e rete telefonica. Il fascino del centro è dato dalle case di scisto che fanno contrasto alla cappella imbiancata e dal mormorio delle acque del fiume.

Janarde Il villaggio si estende verso il fiume ed è definito da case di scisto e piccoli labirinti dove sono situate piccole chiese, come ad esempio la cappella imbiancata di São Barnabé. Il centro è tuttora abitato ed ogni anno accoglie la festa del patrono, non è perciò più un villaggio perduto.

Meitriz Il villaggio è situato tra le montagne di Montemuro e Arada e circondato dal fiume Paiva. Il centro ha un sentiero pedonale " Rota das Tormentas" ben definito ed è caratterizzato dal verde e dal fiume dall'acqua cristallina che scorre e riflette i profili delle abitazioni.

Paradinha Il villaggio sembra sorvegliato da una piccola cappella, visibile sin dall'inizio della salita sulla montagna, e si compone di abitazioni in scisto. Il centro si anima ogni anno ad agosto nel concerto "Sons da Água" quando la musica si unisce al flusso del fiume.

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57. Drave

58. Meitriz

Il monastero di Arouca

59. Il monastero di Arouca

Il monastero si definisce come il più grande edificio di granito del Portogallo. Il centro abitato di Arouca si dice sia nato e cresciuto all'ombra di queste mura e anche l'economia, l'agricoltura, la gastronomia, la cultura e la religiosità ne sono stati influenzati nel loro sviluppo.

L'edificio attuale risale al XVII-XVIII secolo e si compone di diversi spazi come il Chiostro, il Coro e la Cucina.

Il monastero si definisce nel silenzio, interrotto solo nel chiostro dal rumore dell'acqua della fontana posta al suo centro, che diviene austero nella sala capitolare, mentre la Chiesa si definisce con l'illuminazione naturale che evidenzia e dona forma e colore ai dipinti, alle sculture qui situate.

Cappella della misericordia di Arouca La cappella ha un aspetto sobrio ed è situata nella piazza municipale. Il soffitto della navata principale presente dipinti particolare dei più importanti santi della chiesa cattolica, in particolar modo vengono enfatizzati gli apostoli, gli evangelisti, i dottori della chiesa e altri santi di devozione popolare.

L'edificio è piccolo e accoglie la sacrestia e la casa di spedizione che ospitano una ricca collezione di dipinti , sculture e strumenti liturgi.

60. Cappella della misericordia di Arouca

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61. Miniera di Regoufe 62. Detrelo da Malhada Panoramic

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Conclusioni L'analisi dei concetti di Geoparco e Parco Geominerario ha portato alla definizione di un panorama molto vasto di territori che differiscono notevolmente fra loro.

Un primo studio sulla distribuzione dei Geoparchi della Rete Globale ha messo in luce uno squilibrio di densità fra i diversi continenti, a distinguersi sono l'Europa e l'Asia che vantano più di 60 siti l'uno, mentre in Africa e in America se ne contano una decina e in Oceania sono del tutto assenti.

Si definisce così una chiara emergenza, poiché sono presenti numerosi potenziali Geoparchi non ancora tutelati e perciò non inseriti nella rete.

Un esempio emblematico di queste realtà è il Parco geominerario della Pomice delle Isole Eolie che, nonostante sia stato promosso dall'Unesco, non è stato ancora concretamente istituito per la mancanza di una sua programmazione di tutela e valorizzazione.

Il mancato sfruttamento di queste occasioni territoriali, non inserite all'interno della Rete Globale dei Geoparchi, fa si che le loro potenzialità rimangano inespresse e non sfruttate. Ne consegue che il patrimonio geologico di questi potenziali Geoparchi viene compromesso.

La ricerca ha fatto però emergere come l'inquadramento normativo sopratutto alla scala globale e a quella europea aiuti alla definizione dei punti chiave per la tutela e la valorizzazione del patrimonio, utili come base per la costruzione di piani specifici per i territori non ancora protetti.

In particolar modo si è studiato il panorama normativo Italiano, dove si definiscono chiaramente programmi di tutela per il patrimonio geologico.

Questa particolare attenzione porta l'Italia ad essere il secondo stato europeo con più siti geologici riconosciuti, come è riscontrabile dalle analisi di densità dei Geoparchi in Europa.

La normativa nazionale Italiana, seppur ben definita, lascia una leggera autonomia di pianificazione alle regioni, ne consegue che fra i piani di tutela

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dei diversi Geoparchi siano presenti alcune differenze. Ad esempio alcune regioni danno più spazio alla multidisciplinarietà, come la Sardegna che vanta un comitato tecnico-scientifico ben definito che potenzialmente potrebbe essere generalizzato anche alle altre regioni.

La multidisciplinarietà, messa in luce dai diversi casi studio, è una componente essenziale nella tutela dei Geoparchi. La progettazione di questi territori infatti non può definirsi e racchiudersi in un solo ambito di sapere ma richiede la compresenza di più esperti che esercitino tutti lo stesso peso, non dovrebbe esserci una figura che emerga rispetto alle altre.

Fra i professionisti che intervengono vi è il geologo che si occupa dello studio del patrimonio geologico del luogo su cui può inserire interventi di recupero.

Anche l'economo gioca un ruolo importante all'interno delle aree tutelate in quanto si occupa concretamente della gestione e del mantenimento.

Altra figura emblematica è quella dell'ambientalista che si occupa della sostenibilità della zona per la conservazione della biodiversità.

Vi sono poi il pianificatore territoriale che definisce l'area e le varie zone e i punti d'interesse e lo storico archeologo e museografo che all'interno del Geoparco si occupa di compiere ricerche storiche e di archeologia i cui risultati vengono connessi ed inseriti all'interno di un progetto allestitivo museale.

L'architetto come figura professionale agisce concretamente nella progettazione dei siti, occupandosi della pianificazione territoriale e del restauro degli edifici di interesse storico del parco, giocando un ruolo chiave nella progettazione museale.

I progettisti delle varie discipline cooperano con l'obbiettivo di rendere fruibile il territorio e i differenti siti di interesse, per valorizzare i geooparchi e renderli delle occasioni concrete per le regioni, che riescono così a tutelare al meglio il loro territorio per un suo sviluppo sostenibile.

La sostenibilità territoriale ha infatti un ruolo chiave all'interno dello sviluppo dei parchi, in quanto consente di perpetuarli. Gli interventi possono essere pensati solo all'interno di un'evoluzione di questo tipo che contribuisca, insieme ai progetti di recupero, al mantenimento del patrimonio geologico.

Il turismo che va quindi a crearsi in questi luoghi è pensato anch'esso sostenibile, affinché rappresenti una concreta risorsa per il territorio e non ne ostacoli il mantenimento, come invece ad esempio accade ad oggi nel parco geominerario della pomice, dove il turismo da 25 anni si definisce

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come la maggiore risorsa economica delle isole Eolie ma anche come la loro principale causa di degrado.

La fruizione turistica dei Geoparchi è poi un'occasione concreta per il territorio poiché può essere pensata come forma di destagionalizzazione turistica.

L'analisi dei casi studio ha fatto emergere poi, oltre alla multidisciplinarietà, la multiscalarità progettuale come tema d'interesse condiviso. Partendo dalla scala territoriale regionale nel definire il territorio di competenza del parco, si giunge sino al minuzioso disegno degli itinerari e delle tracce che ne connettono i diversi punti d'interesse.

I Geoparchi e i Parchi Geominerari rappresentano quindi una risorsa essenziale per i territori a cui appartengono, poiché comportano una concreta valorizzazione e una forma di tutela sostenibile. Per questo motivo in Italia e sempre più nel resto del mondo la pianificazione di queste aree gioca un ruolo essenziale. Si sta così andando a definire un panorama globale sostenibile che protegge il patrimonio geologico quale risorsa essenziale per i territori.

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