3. Autori La traduzione dell’Iliade. II Settecento aveva visto una grande fioritura di traduzioni, attraverso le quali la fantasia collettiva si era arricchita di apporti provenienti da popoli lontani nel tempo e nello spazio; iI dilemma era quello tra fedeltà al testo e libertà. Monti opta per la seconda soluzione, tanto più che non conosceva il greco; rielaborando, con geniale libertà e con un gusto educato sulle traduzioni latine del Rinascimento, la versione del Cesarotti, riesce a dare ampia misura delle sue qualità di finissimo letterato. Notevoli gli effetti coloristici e l’insistenza su certi toni patetici (il colloquio di Ettore ed Andromaca alle porte Scee) che erano propri del gusto del tempo.
Le opere principali
La Feroniade, terminata nella maturità, è un poemetto mitologico in endecasillabi sciolti: la ninfa Feronia, amata da Giove, subisce la vendetta di Giunone, che trasforma il suo mitico regno, festoso di biade e di fiori, in malsane paludi. Ma Giove promette a Feronia che «le cittadi e i campi e le pianure» risorgeranno «più belle e numerose e colte» ad opera di un sommo sacerdote: vale a dire Pio VI (che aveva in quegli anni avviato il prosciugamento delle paludi pontine). L’occasione del poemetto però - che unisce nell’ambito del Neoclassicismo “romano” (pag. 10) il motivo encomiastico a quello illuministico di celebrazione delle opere sociali - è ben presto dimenticata, ed i versi si aprono alla loro vera dimensione, che è la rievocazione nostalgica di un mondo mitico, irraggiato dalla luce della bellezza e della poesia. La Bassvilliana, cantica in terzine dantesche, trae anch’essa spunto da un evento contemporaneo (e per la prima volta Monti s’ispira direttamente a un fatto politico), ma l’uccisione di Ugo di Bassville, segretario della legazione francese a Napoli linciato a Roma dalla folla aizzata dai nobili, si risolve in una fantasia visionaria. L’anima di Ugo di Bassville deve, per espiazione guidata da un angelo, recarsi in Francia a contemplare gli orrori della Rivoluzione, culminati nella scena della decapitazione di Luigi XVI. II sangue versato dal re sarà raccolto dalla Fede e dalla Carità e versato sulla terra per eccitare gli animi contro la Francia. La cantica, interrotta al IV canto, testimonia idee politiche e gusti letterari dell’ambiente clericale e nobiliare. I Pensieri d’amore: i dieci componimenti in endecasillabi sciolti rivelano (come più tardi gli Sciolti a Sigismondo Chigi e la lirica Pel giorno onomastico della sua donna) un’ispirazione romantica che si fonde con una sincera vena intimistica espressa nel tema, che sarà caro al Leopardi, della «rimembranza».
Bilancio critico Da una così vasta ed eterogenea congerie di opere si può enucleare una costante costituita, come abbiamo detto, da una poetica alla quale, pur in vario modo, l’artista si mantenne sempre fedele, e che vale a spiegare non solo la poesia, ma anche la fisionomia umana del Monti.
a) Se il mito infatti (col quale il più delle volte il sublime si identificava) poteva rappresentare per un poeta come il Foscolo la radice stessa della storia (pag. 22), per Monti invece significava la fuga dalla storia e dalla contemporaneità. Egli tende a seguire l’indole pacifica dei suoi studi e delle sue opinioni; gli spunti attuali, quali che siano, il volo sull’aerostato (Al Signor di Montgolfier) o i ritrovamenti archeologici (Prosopopea di Pericle), le imprese napoleoniche (Il bardo della Selva Nera) o il risanamento delle paludi (Feroniade), rimangono nella sua opera allo stadio di scorie, subito eliminate nel tentativo di conquistare più alti e metastorici spazi. b) Una poetica siffatta ha un risvolto sul piano politico e sociale: sul piano politico, spiega come Monti, pur lasciandosi implicare nei rivolgimenti del suo tempo, sia rimasto nella sostanza sempre fedele a un suo ideale di sovrano illuminato e “mecenate” - fosse questo il Pontefice, Napoleone o l’imperatore d’Austria; sul piano sociale, mostra evidente la divaricazione tra l’intellettuale di vecchio stampo (Monti fu poeta cortigiano) ed il mondo non solo popolare ma anche borghese, che egli giudicava «ignorante e maldicente». c) Accusata dalla critica risorgimentale di opportunismo e camaleontismo, la poesia del Monti lasciò comunque una traccia nei nostri grandi poeti del primo Ottocento, dal Foscolo al Leopardi al giovane Manzoni, che però seppero, in virtù del loro strenuo impegno morale, superare quella suggestione per pervenire a ben diversi approdi.
Attività • Quali opere omeriche tradusse Monti? • Che cosa sono i Pensieri d’amore di Monti? • Quale fu l’atteggiamento di Monti nei confronti di Napoleone e come si spiega?
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