1 · L’ETÀ NAPOLEONICA
3. Autori VINCENZO MONTI L’opera di Monti riveste un significato che esorbita dai confini strettamente letterari in quanto, oltre a riflettere determinate tendenze estetiche, testimonia, in modo più o meno diretto, la contraddittorietà degli orientamenti ideologici che furono propri del periodo napoleonico.
La vita 1754-1778 La giovinezza. Nacque ad Alfonsine in Romagna, studiò a Faenza e Ferrara, entrò a diciannove anni in Arcadia; pubblicò tre “visioni” in terzine tra cui la Visione di Ezechiello che gli diede una certa fama. 1778-1797 Periodo romano o dell’abate Monti. Presi gli ordini minori, si trasferì a Roma come segretario del conte Luigi Braschi, nipote di Pio VI; rapido inserimento nell’ambiente culturale dominato dal Neoclassicismo winckelmanniano. Intensa attività letteraria: Prosopopea di Pericle, Bellezza dell’universo, Pensieri d’amore, Sciolti a Sigismondo Chigi, ode Al Signor di Montgolfier, Bassvilliana, Musogonia. Iniziò a tradurre l’Iliade. Tragedie: Aristodemo, Galeotto Manfredi, Caio Gracco. 1797-1799 Periodo repubblicano o del “cittadino” Monti. Sotto l’incalzare degli avvenimenti del ‘96-97, Monti fuggì da Roma e riparò prima a Bologna e poi a Milano. Il Prometeo, Il fanatismo, La superstizione, Il pericolo: sentimenti gallofili ed anticlericali. Tentava ora, dopo esser stato poeta quindi cortigiano, di assumere il ruolo di poeta civile; si propose come esponente del Neoclassicismo giacobino, cercando di legittimare le conquiste napoleoniche col ricordo delle virtù
La poetica
La poetica montiana insiste, fin dagli inizi, sui concetti di entusiasmo («una elevazione dell’anima a veder rapidamente cose inusitate e mirabili») e di sublime, fusi col principio del decoro classico. Compito della poesia è per Monti travestire la realtà per mezzo di ornamenti ed immagini fiabesche; a questo scopo l’autore alterna e a volte mescola maniere e modelli diversi, che possiamo così schematizzare:
civili della Roma repubblicana. L’ambiente milanese contribuì comunque a svecchiare il suo orizzonte culturale. 1799-1800 In Francia. Caduta la Cisalpina riparò in Francia. Mascheroniana e traduzione della Pucèlle d’Orléans di Voltaire. 1800-1814 Il ritorno in Italia. Dopo Marengo, tornò in Italia; Il bardo della Selva Nera (esaltazione di Napoleone di gusto ossianico), completamento della traduzione dell’Iliade. Ottenne la cattedra di Eloquenza all’università di Pavia e fu nominato “storiografo ufficiale del Regno”. 1814-1828 Periodo della Restaurazione o del Monti austriacante. Col ritorno degli austriaci declinò rapidamente la sua fortuna. Celebrò i nuovi padroni in Mistico omaggio, Invito a Pallade, Ritorno d’Astrea. Completò la Feroniade già iniziata a Roma. Scrisse Sulla mitologia, sermone, Pel giorno onomastico della sua donna, Proposta di alcune correzioni e aggiunte al Vocabolario della Crusca. Gli ultimi anni trascorsero in progressivo isolamento; anche la vena poetica appariva ormai esaurita, tanto è vero che si dedicò ad attività prevalentemente filologiche e critiche. Lutti familiari aggravarono la sua ipocondria. Morì a Milano il 15 ottobre 1828.
a) il gusto neoclassico (Prosopopea di Pericle, Al Signor di Montgolfier, Musogonia, la traduzione dell’Iliade terminata nel 1810); b) la tendenza cosmico-visionaria, con influenze varie, dalla Bibbia a Dante, da Klopstock a Milton, da Shakespeare a Goethe, da Ossian al Varano (Bassvilliana); c) la sensibilità preromantica e wertheriana (Pensieri d’amore, Sciolti a Sigismondo Chigi); d) l’influsso alfieriano, nelle Tragedie.
Il sermone Sulla mitologia Scritto in endecasillabi sciolti, fu composto nel 1825, quando già una nuova cultura, quella romantica, aveva preso campo in Italia, ma è importante perché sintetizza alcuni principi generali della poetica montiana. In polemica con i romantici, che volevano abolire i miti classici in nome del “vero”, ossia della necessità per l’arte di ispirarsi alla verità della storia, di passioni e di affetti concreti, Monti: a) ironizza sulla «audace scuola boreal» (la scuola romantica) che ha condannato a morte gli antichi dei, sostituendo ad essi i fantasmi e le streghe di tetre leggende medievali (in realtà i romantici erano tratti al “tetro” dalla necessità di adeguarsi, come vedremo, a tradizioni popolari e nazionali); b) ironizza sul “vero”, predicato dai romantici, che egli interpreta restrittivamente come «l’arido vero» della cronaca e delle dottrine filosofiche; c) esprime la sua interpretazione del sublime poetico: «Senza portento, senza meraviglia nulla è l’arte dei carmi».
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