Storie per crescere
Maria Strianese
Il piacere di apprendere
Gruppo Editoriale ELiDi più
Direttore di collana: Mariagrazia Bertarini
Testi: Maria Strianese
Art Director: Letizia Pigini
Redazione: Francesca Bugiolacchi
Correzione di bozze: Micaela Di Trani
Progetto grafico: Romina Duranti, Valentina Mazzarini
Illustrazioni: Gustavo Mazali
Impaginazione: Carmen Fragnelli
Responsabile di produzione: Francesco Capitano
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Stampa: Tecnostampa – Pigini Group Printing Division
Loreto – Trevi 24.83.303.0
ISBN 978-88-468-4445-3
Maria Strianese
Il piacere di apprendere
Gruppo Editoriale ELiindice
cap. 1 • Anche i fiori sono dolci p. 5
cap. 2 • Il commendator Carloni p. 15
cap. 3 • Le biscotta p. 24
cap. 4 • Due uova al giorno p. 32
cap. 5 • Gita a sorpresa p. 40
cap. 6 • Super-mucche p. 48
cap. 7 • Voglio di più p. 54
cap. 8 • Giardini in pericolo p. 61
cap. 9 • Tutti i bambini hanno i denti p. 69
cap. 10 • Un piccolo aiuto per una grande impresa p. 78
cap. 11 • Gli alberi non possono scappare p. 86
cap. 12 • Tra mucche e galline p. 92
cap. 13 • Sempre più caldo p. 100
cap. 14 • Il giorno della Grande Abbuffata p. 110
cap. 15 • In soccorso dei mufanti e delle galmucche p. 118 Schede operative p. 128
Capitolo 1
Anche i fiori sono dolci
C’era una volta… no, c’è ancora!
In un Paese non tanto lontano, in una casa dipinta di rosso e circondata da un grande giardino, abita la famiglia Verdi. Silvestro e Rosalba sono giardinieri e coltivano con passione fiori, ortaggi e piante di ogni tipo con cui rallegrare la vita dei loro compaesani.
Fiorella, la loro figlia, ha otto anni, la mattina va a scuola in bicicletta e il pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, gioca con gli amici, si diverte a rincorrere le farfalle e a osservare il via vai laborioso delle formiche.
Come mai voglio raccontarti la loro storia?
Perché, in quel Paese, vive anche il commendator Carlo Carloni e, proprio a causa della sua
ingordigia, accaddero cose incredibili: arrivarono i mufanti, i dolci si sciolsero tutti, l’albero di eucalipto fu in pericolo e...
Ma sarà opportuno andare per ordine e iniziare a raccontare la storia dal giorno in cui Silvestro decise di raccogliere alcune piantine fiorite, per regalarle a una persona molto speciale.
«Che belle, papà, a chi devi consegnarle?» domandò Fiorella.
«Sono il regalo per un amico» rispose Silvestro mentre sistemava le piantine in un cesto.
«Non saranno mica per Carloni?»
«Oggi è il suo compleanno».
«Ma lo sai che a lui interessano solo i dolci!»
«Anche i fiori sono dolci, in un modo particolare: addolciscono il nostro cuore» spiegò Silvestro.
«Sì, lo so, ma lui non può capire» si lamentò Fiorella.
«Non bisogna avere dei pregiudizi».
«Comunque» continuò a dire la bambina, «Carloni non è un amico. Non ti chiama mai, non ti fa gli auguri per il tuo compleanno e neppure il regalo. Perché ci sprechi ancora tempo?»
«Perché io sono suo amico. Carletto e io, quando avevamo la tua età, eravamo sempre insieme e, sai, ci divertivamo un mondo» ricordò Silvestro.
Anche i fiori sono dolci
Si sentì trillare il campanello di una bicicletta. I compagni di scuola di Fiorella la stavano chiamando dalla strada.
«Vado a scuola, ciao papà!»
Fiorella saltò sulla bicicletta, lanciò un bacio al padre e filò via.
Silvestro continuò a scegliere con cura i fiori: garofani, violette, rose e qualche orchidea. Quando il cesto fu ben pieno, lo appese al manubrio della bicicletta e si avviò verso la villa del vecchio amico.
Silvestro sapeva bene che, a volte, una piantina può sembrare morta. I suoi rami sono secchi e spogli, senza neppure una fogliolina. Eppure, se continui a innaffiarla e a prendertene cura, può germogliare di nuovo. Ecco perché continuava a visitare il suo vecchio amico una volta all’anno, nel giorno del suo compleanno. Sperava che, dall’uomo freddo e cinico che era l’industriale
Carloni, potesse rifiorire il caro amico di un tempo, Carletto.
Silvestro pedalava sulla strada in leggera salita, ma non avvertiva la fatica. Era una splendida mattina e nel cielo azzurro, nel vento profumato di erbe nuove, si sentiva già aria di primavera.
Carloni viveva in cima alla collina, in una villa
imponente circondata da un alto muro grigio.
Arrivato al cancello della villa, Silvestro suonò il campanello, entrò e sospirò di malinconia. Oltre il cancello, fino alla porta d’ingresso, neppure un fiore, neppure un alberello, ma un vasto prato, piatto e uniforme, di monotona erba verde. Al centro del prato c’era solo una grande fontana di marmo bianco, a forma di torta multistrato, dalla cui cima zampillava acqua tinta di bianco, come se fosse latte. Un monumento ai dolci.
Il commendator Carlo Carloni, infatti, era il più importante produttore di dolci di quel Paese. Le sue fabbriche sfornavano biscotti, torte, crostate, panettoni e merendine di tutti i gusti. Grandi cartelloni pubblicitari in strada strillavano: “I dolci Carloni sono tanti e sono buoni”. Da internet saltava fuori ogni momento: “I dolci Carloni sono meglio dei maccheroni”. In televisione cantavano a tutte le ore: “Mangia i dolci Carloni e non contare i bocconi”.
«Buongiorno signor Verdi» salutò la cameriera alla porta. «Anche quest’anno non ha dimenticato di passare per gli auguri. È l’unico che ancora si ricorda».
«Come sta signorina Marianna? E il commendatore?»
Anche i fiori sono dolci
«Come al solito».
Silvestro seguì la cameriera fino alla porta dello studio di Carloni. Marianna bussò una volta, due volte, finché dall’interno si sentì un brontolio. Marianna aprì la porta, fece un inchino e annunciò il signor Silvestro al padrone di casa.
«Amico mio, ti vedo bene, buon compleanno» disse con tono allegro Silvestro, entrando.
La stanza era grande e immersa nell’ombra, la finestra era chiusa e l’aria era pesante. Carloni stava seduto alla scrivania, alzò appena gli occhi dallo schermo del computer, gli fece cenno di sedersi e borbottò: «Troppo lavoro, troppo lavoro».
«Allora riposa, lavora meno».
«Diminuire? Mai. Bisogna sempre crescere» dichiarò Carloni.
«Buon compleanno» ripeté Silvestro.
«Compleanno? Di chi è il compleanno?»
«Il tuo».
«Ah, già».
Silvestro posò il cesto sulla scrivania e disse: «Questi sono per te, potresti piantarli sul prato, i garofani starebbero bene accanto all’ingresso o attorno alla fontana, verrei volentieri a mettere un po’ di colore in giardino, lo sai. Le orchidee puoi sistemarle in casa, anche qui, darebbero un
tocco di allegria, però dovresti far entrare un po’ d’aria. Posso aprire la finestra?»
«No».
«Oggi è una bellissima giornata, piena di sole».
«Il sole non mi piace» affermò Carloni, sgarbato.
«Gli uccellini cantano».
«Preferisco il rumore di un frullatore».
«L’aria è piena di profumi».
«E di insetti fastidiosi che ronzano e pungono».
Silvestro sospirò: «Ho portato anche delle violette, sono fiori discreti».
«I fiori attirano gli insetti».
«Attirano anche le api... che danno il miele...» tentò Silvestro.
Carloni, seguendo i propri pensieri, continuò: «Violette, sì, potrebbe essere una gustosa idea. Hai fatto proprio bene a venirmi a trovare oggi, potrei impastare un nuovo tipo di biscotti al gusto di violetta. Ho letto che tanti fiori sono commestibili e tu non me ne hai mai parlato. Fammi assaggiare».
Anche i fiori sono dolci
Carloni tese la mano verso Silvestro. «Veramente li avevo portati per il giardino» provò a protestare Silvestro; tuttavia, allungò a Carloni una pianticella di violette. Carloni mise in bocca i fiori e li masticò, sputando le radici. «Uhm, non c’è male, gusto originale, pasticcioso, con l’aggiunta di qualche etto di zucchero sarà squisito».
Capitolo 1
«Oggi è il tuo compleanno, dovresti svagarti, potremmo fare una passeggiata insieme...»
«Potrei infornare tutta una linea di dolci floreali» continuò a dire Carloni, senza ascoltare Silvestro. «Una crostata al gusto... come si chiamano quelli?» chiese Carloni indicando il cesto.
«Garofani. Ma non ti consiglio di mangiarli, potrebbero farti male» rispose Silvestro.
«Forse a te fanno male, o a tutti gli altri, io ho mangiato di tutto e di più, lo sai» commentò Carloni, tendendo la mano.
Silvestro aveva assistito tante volte alle prodezze alimentari di Carloni e, rassegnato, gli allungò oltre la scrivania la piantina.
Carloni ficcò in bocca un fiore, commentando: «Gradevole. Perfetto per una crostata. Ma adesso… tutti questi fiori mi hanno fatto venire fame».
Schiacciò quindi un pulsante e gridò nel microfono: «La torta!»
Dopo pochi minuti entrò la cameriera, spinse fino alla scrivania di Carloni un carrello su cui era posata una imponente torta, fece un inchino e corse via.
Carloni affondò la mano nella torta, ne staccò un pezzo e, velocissimo, lo inghiottì. Era una torta molto grande, eppure non ne offrì neppure
Anche i fiori sono dolci
una fettina a Silvestro. Mentre leccava la crema dalle dita riprese a parlare: «I dolci sono il futuro, sono la civiltà. Per secoli gli uomini hanno dovuto faticare per un po’ di pane, andare a caccia per un pezzo di carne dura, ma oggi possono abbandonare questa alimentazione primitiva e, grazie all’industria alimentare, nutrirsi di dolci, soffici, gustosi, succulenti...»
«Certo, però non si può vivere di soli dolci».
«E perché mai?» gridò Carloni indignato.
«Mangiare troppi dolci fa male alla salute: i denti si riempiono di carie e…»
«Sciocchezze, menzogne disgustose messe in giro dai miei nemici, produttori di verdura!»
esclamò Carloni con disprezzo. «I miei denti stanno benissimo» e così dicendo allargò la bocca in un sorriso.
Silvestro conosceva bene quell’impressionante sorriso, eppure si irrigidì nervosamente sulla sedia e aggiunse, sforzandosi di essere gentile: «Ci sono tante altre cose buone che si possono mangiare, per esempio...»
«Hai assaggiato il mio budino al sedano? E i biscotti agli spinaci? Gli spinaci fanno bene alla salute, vero?»
«Sì, sì» balbettò Silvestro.
«I bambini li mangiano?»
«Non sempre».
«Vedrai che con una glassa di zucchero caramellato li mangiano».
Silvestro fece una smorfia, ma l’altro non la notò e proseguì: «E le zucchine? Vomitevoli! Però ripiene di marmellata e ricoperte di cioccolato diventano gustose».
Carloni pigiò di nuovo il pulsante e gridò: «Portami una scatola di zucchine al cioccolato e una di merendine al merluzzo».
La cameriera riapparve con le scatole. Carloni le gettò davanti a Silvestro.
«Hai una figlia, mi pare, portale a lei, vedrai, niente più capricci davanti alla verdura e al pesce. E adesso via, ho da lavorare».
Silvestro uscì, sospirando. Non si aspettava che il suo vecchio amico cambiasse atteggiamento da un giorno all’altro… ma sperava che prima o poi sarebbe successo.