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Discorso di Calamandrei agli studenti

Discorso agli studenti

Domandiamoci che cosa è per i giovani la Costituzione. Che cosa si può fare perché i giovani sentano la Costituzione come una cosa loro, perché sentano che nel difendere, nello sviluppare la Costituzione, continua, sia pure in forme diverse, quella Resistenza per la quale i loro fratelli maggiori esposero, e molti persero, la vita. […] Vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. […] Perché si muova bisogna ogni giorno, in questa macchina, rimetterci dentro l’impegno, lo spirito, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica […] che è un po’ una malattia dei giovani. «La politica è una brutta cosa». «Che Piero Calamandrei me ne importa della politica?». Quando sento pronunciare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che attraversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime. Il piroscafo oscillava e allora quando il contadino, impaurito, domanda a un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» e quello dice: «Se continua questo mare, fra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva, va a svegliare il compagno e grida: «Beppe, Beppe, Beppe!» - «Che c’è?» - «Se continua questo mare, fra mezz’ora il bastimento affonda!» E quello: «Che me ne importa, non è mica mio!» Questo è l’indifferentismo alla politica: è così bello, è così comodo, la libertà c’è, si vive in regime di libertà, ci sono altre cose da fare che interessarsi di politica. Lo so anch’io. Il mondo è bello, vi sono tante belle cose da vedere e godere oltre che occuparsi di politica. E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso d’asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. […] La Costituzione, vedete, è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune: perché, se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. È la carta della propria libertà, la carta, per ciascuno di noi, della propria dignità d’uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946. Questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, per la prima volta andò a votare, dopo un periodo di orrori, di caos, la guerra civile, le lotte, le guerre, gli incendi. Io ero, ricordo, a Firenze. Lo stesso è capitato qui: queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta, lieta perché aveva la sensazione di aver ritrovato la propria dignità: questo dare il voto, questo portare la propria opinione, per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio Paese, del nostro Paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle

nostre sorti, delle sorti del nostro Paese. Quindi voi, giovani, alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendervi conto che ognuno di noi non è solo; che siamo in più, che siamo parte anche di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora, vedete, io non ho altro da dirvi: in questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie; essi sono tutti sfociati qui in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli si sentono delle voci lontane. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, giovani, col pensiero, perché lì è nata la Costituzione.

adattamento da Piero Calamandrei, Discorso agli studenti, Milano, gennaio 1955

Che cosa ci dice questo brano

1 A quale fatto storico si richiama l’autore all’inizio del brano, per giustificare la necessità di difendere la Costituzione?

2 All’inizio del brano si dice che la Costituzione va difesa ogni giorno in tre modi. Quali?

3 Perché nel brano si afferma che la Costituzione è come un bastimento su cui stiamo tutti?

Segna con una X l’affermazione corretta.

La Costituzione interessa solo i governanti dello Stato, così come un bastimento vale solo per i loro proprietari. La Costituzione è l’affermazione della solidarietà sociale, della solidarietà umana, e se va a fondo, come un bastimento, va a fondo per tutti i passeggeri. La Costituzione ci è indifferente così come indifferente era il piroscafo su cui gli emigranti attraversavano l’oceano. 4 Nel brano si afferma che molti giovani oggi rischiano di diventare: appassionati di politica; indifferenti alla politica; nemici della politica.

5 Perché gli italiani, andando a votare il 2 giugno 1946, ebbero la sensazione di aver ritrovato la propria dignità?

6 In sintesi, di quale argomento parla il brano? Riassumilo in poche righe.

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