Sezione 2
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3 Tersite l’anti-eroe Omero, Iliade, II, 211-224 Questo passo dell’Iliade, il primo poema di Omero, raffigura Tersite, un soldato vile e deforme. Durante un’assemblea di tutti i guerrieri, egli insulta Agamennone e gli altri capi. Alla fine verrà zittito e duramente percosso da Odisseo, cioè Ulisse. Come sappiamo, i poemi omerici rappresentano per noi una fonte storica primaria per esaminare le caratteristiche della società greca nel cosiddetto «periodo buio», che corrisponde ai secoli post-micenei, caratterizzati dalla dominazione dorica. Proprio questo è il motivo d’interesse che questa pagina riveste.
Tutti gli altri sedettero, si mantennero ai loro posti1, ma Tersite, lui solo, strepitava ancora, il parlatore petulante2, che molti sciagurati discorsi nutriva nella sua mente, per disputare coi re a vuoto, fuor di proposito, pur che qualcosa stimasse argomento di riso per gli Argivi3; il più spregevole, fra tutti i venuti all’assedio di Troia. Aveva le gambe storte, zoppo da un piede, le spalle ricurve, cadenti sul petto; sopra le spalle, aveva la testa a pera, e ci crescevano radi4 i capelli. Odiosissimo, più d’ogni altro, era ad Achille ed Odisseo: perché spesso li svillaneggiava; quel giorno al divino Agamennone5, gracchiando acuto6, diceva improperi7: contro di lui gli Achei terribilmente sentivano rabbia e sdegno in cuor loro. Dunque, strillando a gran voce, ingiuriava Agamennone. 1. ai loro posti: siamo ancora nel contesto di un’assemblea di guerrieri. 2. petulante: fastidioso e insistente. 3. Argivi: provenienti da Argo; l’epiteto si riferisce agli Achei, cioè ai greci. 4. radi: scarsi. 5. Agamennone: re di Micene, è il capo della spedizione militare a Troia, cui partecipano altri re e principi greci. 6. gracchiando acuto: parlando con voce acuta e sgradevole. 7. improperi: ingiurie.
Analizziamo il testo • I poemi omerici riflettono i caratteri del mondo «buio» dell’età dorica, quella che corre dal 1150 a.C. all’800 a.C. circa. Il passo che abbiamo letto è molto utile per comprendere la visione aristocratica del mondo omerico e quindi della società dorica. Tersite è descritto dal poeta come un personaggio brutto e deforme: infatti appartiene alla moltitudine anonima dei soldati privi di nobili origini. Non corrisponde affatto all’ideale dell’eroe omerico; al contrario, è una caricatura dei valorosi protagonisti del poema. • Omero non si sofferma mai a descrivere l’aspetto degli eroi come Achille, Agamennone, Ulisse: gli basta dire che sono belli, nobili e valorosi, indicazioni sufficienti per i suoi ascoltatori. Di Tersite, invece, il poeta descrive con accuratezza la deformità: lo ritrae come un soldato di origini vili e per questo, secondo la concezione aristocratica, non può che essere brutto, meschino e ignobile. • La società raffigurata nell’Iliade vede al centro la figura del basiléus: un capo, appartenente a quel ceto di nobili che stava al vertice della piramide sociale, che svolgeva il ruolo di guida dentro la comunità, esercitava i poteri militari (guidava l’esercito) e giudiziari (emetteva sentenze). Il basiléus veniva assistito, nelle sue decisioni, da un consiglio di anziani, la gherusía, che in certi casi poteva mettere in discussione l’autorità del capo, chiedendo conto delle sue decisioni. Vi era anche un’assemblea del popolo (il démos, composto da contadini e qualche artigiano), la cui voce appare soverchiata dalla prepotenza degli aristocratici, gli áristoi.