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7 L’ambigua risposta dell’imperatore Traiano Plinio il giovane, Epistolario, X, 97 La risposta (conosciuta come rescritto) di Traiano a Plinio propone una soluzione di compromesso e piuttosto ambigua. L’imperatore non condanna apertamente i cristiani, ma neppure accetta la libera diffusione del culto.

Caro Plinio, la pista che hai seguita nell’istruire i processi contro quelli che ti sono stati deferiti come cristiani è proprio quella alla quale dovevi attenerti. Non si può infatti stabilire una norma generale che assuma quello che si potrebbe chiamare un carattere rigido. Non si deve prendere l’iniziativa di ricercarli; qualora vengano denunciati e convinti, bisogna punirli, con quest’avvertenza però, che, chi neghi di essere cristiano e lo faccia vedere con i fatti, cioè tributando atti di culto ai nostri dèi, quantunque per il passato abbia suscitato sospetti, ottenga indulgenza in grazia del suo ravvedimento. Riguardo poi alle denunce anonime, non debbono essere prese in considerazione in nessun procedimento giudiziario: testimoniano una prassi abominevole che non s’addice per nulla ai nostri tempi. (Trad. di F. Trisoglio) Analizziamo il testo • La risposta di Traiano rimane volutamente generica sui tre punti sollevati da Plinio all’inizio della sua lettera. L’imperatore si sofferma su questioni più generali: a) i cristiani non devono essere ricercati (e, a maggior ragione, non devono essere perseguitati); b) non si deve dare seguito a denunce anonime; c) però «qualora vengano denunciati... bisogna punirli»; d) ma se mostrano di ravvedersi, vanno perdonati e rimessi in libertà. • Da questa risposta di Traiano non sembra emergere quindi il timore che il cristianesimo possa costituire una reale minaccia per lo Stato romano. Il principe opta per una posizione di equilibrio «strategico» che non scontenti le due posizioni contrapposte: non va contro le richieste di un paganesimo intransigente, che non avrebbe mai accettato un riconoscimento del nuovo culto; ma neppure opta per un attacco frontale al cristianesimo, una fede che all’inizio di quel II secolo si stava rapidamente diffondendo nell’impero. • Questa risposta di Traiano a Plinio non costituiva, di per sé, una disposizione valevole per tutto l’impero, ma solo un suggerimento di azione nel caso specifico della Bitinia. Tuttavia il rescritto traianeo divenne un importante precedente per le azioni successive di governatori e di imperatori. Esso consentì, grazie alla genericità della sua posizione, le interpretazioni più diversificate: qualche governatore se ne servì per legittimare il nuovo culto; altri, i più, si basarono sul rescritto per dar fondo a condanne e persecuzioni dei cristiani. • Gli apologisti (difensori) cristiani, dal canto loro, citeranno spesso e volentieri la risposta di Traiano a Plinio come una base giuridica per chiedere alle autorità romane il riconoscimento ufficiale del culto. Tale riconoscimento, però, sarebbe giunto solo due secoli più tardi, con l’Editto di Milano del 313.

Rifletti e rispondi 1. Ti sembra che la risposta di Traiano contenga tutte le risposte ai dubbi di Plinio? Perché?


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