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Sezione 2

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3 IL NOBILE DISCORSO DELL’IMPERATORE CLAUDIO: APRIAMO LE PORTE AI GALLI! Tacito, Annali XI, 24 Nel 48 d.C. si tenne un acceso dibattito in senato: in discussione era la proposta di ammettere alcuni nobili galli nel senato di Roma. Si levarono numerose voci contrarie alla proposta, perché i galli erano stati, fino a pochi decenni prima, fieri nemici di Roma. Il discorso con cui l’imperatore Claudio chiuse la questione è diventato celebre perché riassume efficacemente il lato migliore della civiltà romana. Tutta la storia di Roma, secondo Claudio, poteva essere interpretata come un progressivo ampliamento della base di consenso e di reclutamento della classe dirigente; tale tradizione di tolleranza e integrazione aveva fatto grande lo Stato romano e andava ora confermata e aggiornata. Leggiamo il testo del discorso così come viene riportato da Tacito negli Annali; ne esiste anche un’altra versione, incisa in una tavola di bronzo nota come Tavola di Lione, città nella quale è stata ritrovata.

I miei antenati, il più antico dei quali, Clauso1, di origine sabina2, fu accolto contemporaneamente tra i cittadini romani e nel patriziato, mi esortano ad agire con gli stessi criteri nel governo dello stato, trasferendo qui quanto di meglio vi sia altrove. Non ignoro, infatti, che i Giulii3 sono stati chiamati in senato da Alba, i Coruncanii da Camerio, i Porcii da Tusculo4 e, se lasciamo da parte i tempi più antichi, dall’Etruria, dalla Lucania e da tutta l’Italia. L’Italia stessa ha da ultimo portato i suoi confini alle Alpi, in modo che, non solo i singoli individui, ma le regioni e i popoli si fondessero nel nostro nome. Abbiamo goduto di una solida pace all’interno, sviluppando tutta la nostra forza contro nemici esterni, proprio allora quando, accolti come cittadini i transpadani5, si poté risollevare l’impero stremato, assimilando le forze più valide delle province, dietro il pretesto di fondare colonie militari in tutto il mondo. C’è forse da pentirsi che siano venuti i Balbi6 dalla Spagna e uomini non meno insigni dalla Gallia Narbonese? Ci sono qui i loro discendenti, che non ci sono secondi nell’amore verso questa nostra patria. Cos’altro costituì la rovina di spartani e ateniesi, per quanto forti sul piano militare, se non il fatto che respingevano i vinti come stranieri? Romolo, il fondatore della nostra città, ha espresso la propria saggezza quando ha considerato molti popoli, nello stesso giorno, prima nemici e poi concittadini. Stranieri hanno regnato su di noi: e affidare le magistrature a figli di liberti non è, come molti sbagliano a credere, un’improvvisa novità, bensì una pratica normale adottata dal popolo in antico. Ma, voi dite, abbiamo combattuto coi senoni7: come se volsci ed equi8 non si fossero mai scontrati con noi in campo aperto. 1. Clauso: Appio Claudio, trasferitosi a Roma dalla Sabina nel 505 a.C. Fu l’iniziatore della gens Claudia. 2. di origine sabina: i Sabini erano un’antica popolazione del Lazio, una delle prime a essere assimilate da Roma (ne è rimasta traccia nell’episodio del ratto delle sabine). Qui l’imperatore intende sottolineare il fatto che il suo antenato Clauso, pur non essendo nato a Roma, poté divenire cittadino romano e dare, con la sua opera, un notevole contributo alla città. 3. Giulii: i Giulii, i Coruncanii e i Porcii erano tutte famiglie antiche e di nobili origini, che diedero a Roma uomini importanti e potenti. 4. Alba… Tuscolo: Alba Longa, Camerio e Tusculo sono città laziali dalle quali provengono le famiglie citate. 5. transpadani: le popolazioni stanziate oltre (trans-) la pianura padana. Esse avevano ricevuto la cittadinanza romana nel I secolo a.C., precisamente nel 49 a.C., da Cesare. 6. Balbi: importante famiglia iberica trasferitasi a Roma. 7. enoni: una delle tribù di galli stanziate in suolo italico contro cui i romani combatterono. 8. Volsci ... Equi: popolazioni italiche vinte dai romani nelle guerre di conquista della penisola.


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