COME NACQUE L’ARCOBALENO Ci fu un’epoca in cui dèi e dee passavano gran parte del loro tempo sulla Terra. È da loro che l’umanità ha imparato ad andare a caccia, a coltivare i campi, a cogliere le noci dalle palme più alte e a curare le malattie.
Un giorno, Bathala, il re degli dèi, decise di tornare nella sua casa celeste, per vedere se tutto era in ordine, con il suo cavallo, che correva più veloce del vento. Appena il dio gli salì in groppa, il cavallo cominciò a galoppare e in un lampo giunse sulla riva dell’oceano. Lì il cielo era così vicino che si poteva sentire la voce di quelli che vivevano lassù. – Salta, mio bel cavallino! – gridò il dio Bathala. Ma il cavallo indietreggiò, puntando le zampe: quel salto era troppo anche per lui, che pure balzava da una riva all’altra degli oceani. Allora il dio chiamò i suoi servi celesti, che calarono dall’alto un lungo nastro di sette colori. Quando toccò la Terra, Il mito ha le seguenti il nastro diventò un ponte abbastanza robusto caratteristiche: da reggere cavallo e cavaliere, che galopparono si svolge in un tempo sino al Cielo. Così nacque l’arcobaleno, che nelle lontano, indefinito; Filippine si chiama “bahaghari”, cioè “ponte del re”. si svolge in un luogo Ogni volta che compare nel Cielo, la gente indeterminato, generico; sa che il dio e il suo cavallo stanno andando dalla ha per protagonisti dèi o eroi, Terra al Cielo e tutti dicono: – Guarda, quello è creature o animali con poteri Bathala che se ne torna a casa! soprannaturali. F. Lazzarato, La fata della luna, Mondadori
90
O.A. - Leggere e comprendere un mito. Trasversalità: educazione alla cittadinanza (conoscere narrazioni di altre culture e esplicitarne i valori sottesi).