Premessa L’Angelo d’oro 1
«Ciao Elia, stiamo organizzando una cena di tutti quelli che eravamo all’Angelo D’oro, ricordi?».
Il messaggio di Federico per una cena in un ristorante tra Colognole e il Gabbro con l’Inferno Canto Decimoterzo quasi al completo è l’inizio di questa storia.
Anni fa avevo partecipato a una reunion tra compagni di scuola, e allora mi dissi che questo tipo di cose non facevano per me. Se la vita qualche decennio prima aveva separato una trentina di persone riunite dalla casualità in un’aula scolastica, non mi interessava andare a vedere oggi ‘chi’ aveva fatto ‘cosa’. Vissuti diversi e diversi destini. Ma ora il discorso era diverso. Federico, che non vedevo, al pari degli altri, dalla fine degli anni ‘70 mi chiamava in un gruppo ristretto di persone che erano state insieme non obbligate da un dovere, ma da un’attitudine e un amore comune, quello che un giorno aveva fatto prendere in mano a dei ragazzi una chitarra, un basso, un organo, un sax o una batteria. Al ristorante non fui conquistato subito dall’atmosfera, forse ci si mise di traverso un gatto che aveva preso l’abitudine di farla nel mio angolo o un cinghiale ‘andato’. Mettici pure la sorpresa. Fu un bel ritrovarsi, ma per me finì lì. La moderna tecnologia delle comunicazioni però non ti abbandona ed ecco un altro invito per il 13 luglio. Tutti presenti.
Solo dopo il terzo incontro, quello dell’Impruneta a casa mia, ho scoperto quello che c’è stato di straordinario nella parabola della vita musicale di questo gruppo di amici suonatori. Nell’intimità familiare abbiamo cucinato, bevuto e suonato molto senza limitazioni, riso e ‘rimembrato’ con l’intenzione di mettere in pratica l’idea di questo libro. Nei giorni successivi guardando le foto e i filmati condivisi, ho sentito a un livello più profondo che quel gruppo di ‘ragazzi’ aveva mantenuto un affetto reciproco collettivo quasi immutato. Questo, e la lunga vita musicale che ha avuto il complesso nelle sue varie formazioni, a me è parsa una cosa tanto bella quanto insolita.
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Il dopocena del 12 gennaio del ‘75 all’Angelo d’oro. In senso orario: Fabrizio, Filippo, Nedo, Federico, Luciano, Bruno, Sandro, Fulvio, Amerigo, Massimo, Elia.
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Nascita degli ICD in breve 2
l’Inferno Canto Decimoterzo è nato forse nel ’72 da un’idea di Fabrizio Fiorini e di suo cugino Luciano Garzelli. Quando il loro gruppo, I Diamanti, sbandò per la defezione di Alberto Antoni e Mauro Dominici, i due superstiti iniziarono vari tentativi di reintegrazione degli elementi perduti approfittando della nuova linea sia per trovare due validi sostituti che un nuovo nome. Questo era anche segno che un’evoluzione era in atto e l’era post adolescenziale era finita. Riguardo al nome: perché proprio Inferno Canto Decimoterzo?
Perché Fabrizio, che era in terza ITI, stava studiando la Divina Commedia e quel giorno era il turno di quel canto. E allora perché l’incertezza della data visto che la classe scolastica era precisa!? Perché Fabrizio la terza l’aveva ripetuta tre volte.
Facciamo questa considerazione. La tendenza all’inizio dei Settanta, soprattutto in Italia, voleva i nomi dei gruppi o cortissimi oppure lunghi e composti addirittura da frasi o ‘marchi di fabbrica’ dalle immagini evocative. Così se da una parte avevamo le Orme, i Trip, i Gens, gli Area, i Pooh, dall’altra c’erano il Banco del Mutuo Soccorso, la Premiata Forneria Marconi, Quella Vecchia
Locanda, il Rovescio della Medaglia, il Balletto di Bronzo. Loro scelsero il secondo tipo.
Considerando che la discografia dei gruppi menzionati ha inizio nel ’72 (Storia di un minuto della PFM uscì nel gennaio, il ‘Salvadanaio’ del BMS nel maggio), difficilmente l’intuizione a Fabrizio sarebbe potuta venire prima.
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INFERNO CANTO DECIMOTERZO
Riguardo ai Diamanti, il periodo più tardo che li vide su un palco fu l’agosto del ’71 al Bagno Roma di Antignano, mentre il nome si sarebbe protratto fino all’anno successivo, dopodiché, in sostituzione di Alberto e Mauro, si avvicendarono diversi chitarristi e bassisti: Amerigo Liotti, Stefano Cirasaro, Renzo Cruciani, Carlo Bianchi, Claudio Cirinciani, bravo bassista inizialmente munito di Rickenbaker, rara scelta che avrebbe potuto denotare la propensione a un mondo sonoro decisamente acido, ma presto cambiato con un più comune e versatile Jazz bass. Le prove non dettero risultati stabili fino all’incontro con Bruno ‘Asciuttino’ Pagni, chitarrista già con I Quattro, gruppo in cui militava anche Riccardo Cioni al basso prima che questi si lanciasse come DJ. Il bassista alla fine venne ricercato all’interno di un gruppo di amici che si ritrovava al bar Cristina in via delle Case Rosse. Lui era Filippo ‘Pippo’ Castelli. In quel bar erano tra gli amici, coetanei di Luciano e compagni di scuola fino dalle elementari, Sandro ‘Pelo’ Mascagni, Fulvio Alcamisi, Massimo ‘Max’ Livori. Ebbero una particolarità: seguirono il gruppo fino all’Inferno. Tempo dopo, con l’ingresso di Federico Luchetta al sax tenore, voce, flauto e percussioni e Roberto Bardi, altra voce e sax contralto, entrambi provenienti dai Soul Men, il gruppo si trovò con l’organico al completo e definitivo.
All’interno di questa prima formazione si alternarono negli anni successivi vari altri musicisti. Alcuni anche blasonati. Erano quelli che avevano militato in formazioni di notevole valore. Nessuno divenne un musicista professionista, uno o due ci andarono abbastanza vicino anche solo per essere stati a contatto con chi professionista lo era davvero. Qualcuno rimase per il tempo utile a superare vuoti temporanei, altri divennero più stabili affiancando il nocciolo duro originario. Alla fine ho contato più o meno diciotto elementi, tra suonatori e non, coinvolti nel carrozzone ICD.
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Coppa Liburna, Novembre 1973.
Alcuni futuri ICD e amici del bar Cristina. Seduto, Sandro con accanto Fulvio alla sua destra e Ubaldo Liponi a sinistra. In piedi dietro Sandro: Massimo col cappello da sci, Bruno e Carlo Bianchi.
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Prima dell’Inferno 3
Luciano dei quattro Diamanti era l’unico ad essere stato incoraggiato a prendere lezioni di canto presso un maestro privato. Fu la zia che all’età di nove anni, era il 1964, lo portò alla scuola del M° Giorgio Corsi. Lì incontrò tra gli altri Nada Malanima, bimba di due anni più grande. La ragazzina nel ’67, dopo essere stata notata al Concorso canoro di Massarosa - PRODIGI AL MICROFONO, una manifestazione di livello regionale presentata da Enzo Tortora, venne scritturata dalla RCA. A quel concorso Luciano, dodicenne, arrivò terzo. Due anni dopo Nada ebbe un debutto alla grande: poco più che quindicenne venne fatta partecipare al Festival di Sanremo, edizione 1969, col brano Ma che freddo fa abbinata ai The Rokes. Luciano aveva tredici anni e mezzo, troppo giovane per l’impresa. Ma alla fine del ‘68 I Diamanti erano formati. Un nome fantastico. E arrivarono anche degli strumenti altrettanto fantastici per il debutto. Intorno a Natale, la spesa al Centro Musicale del Tirreno consistette in una Fender Stracocaster per Luciano e una Telecaster per Mauro, un basso Fender Mustang per Alberto e una batteria Ludwig per Fabrizio che fino ad allora aveva suonato su pelli d’asino. Amplificazione e impianto Davoli. Per gli standard dei complessi di pari età ed esperienza, questa era già una strumentazione professionale. L’ultimo dell’anno i Diamanti rallegrarono la serata ai parenti riuniti nel salotto di casa di Fabrizio a Antignano. Tre membri su quattro erano parenti. Fabrizio e Luciano cugini, Mauro e Luciano, praticamente coetanei, erano invece zio e nipote. Quella sera fu praticamente una prova generale fatta in famiglia che gli consentiva di ingranare la marcia verso un futuro assai divertente. Vedremo che forse il debutto in realtà avvenne tre giorni prima.
L’anno nuovo, il 1969, vide il complesso impegnato in locali e dancing dell’entroterra. Il 3 agosto a La Pista Verde di Lorenzana vi fu la prima giornata del concorso per voci nuove 4° Festival delle Colline Pisane presentato dal poliedrico artista livornese Gianni Stampa, i Diamanti accompagnavano i cantanti diretti dal M° Silvestrini, ma verso la fine dell’anno già suonavano regolarmente in città. Fecero una serata il 16 novembre al Piccolo Ranch di Marko Schoenberg assieme a I Teschi e dal 30 novembre, le domeniche pomeriggio, suonarono al Pirata in piazza Goldoni, un locale non di secondo piano, dove si esibivano complessi navigati come i Giaguari o i Titani.
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15 Luglio 1970
Nel giardino di Fabrizio con il Volkswagen
IDiamanti
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Estate 1967
Luciano si esibisce al night club di Punta Ala
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Massarosa, 9 Settembre 1967
Concorso ‑PRODIGI AL MICROFONO. Luciano alle prove e on stage con Enzo Tortora
In basso a destra : Luciano conquista il 2° posto a Zambra
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L’edizione Eurodavoli 1968 si sposta dal luogo di nascita, Alassio, a Livorno.
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dell’anno
a
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Ultimo
‘68
casa di Fabrizio
La Pista Verde di Lorenzana, agosto ‘69,
4° Festival delle
Colline Pisane
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Dopo quasi un intero anno di pratica in provincia i Diamanti sono sul livello degli altri gruppi emergenti. Sollecitati dai proprietari dei locali che vorrebbero il supporto di una tastiera, verso la fine dell’anno viene acquistato un organo Farfisa da piazzare sul palco; per buttare un po’ di fumo negli occhi ai proprietari, ogni tanto Luciano ci mette le mani. È così che inizia a alternare organo e chitarra fino alla definitiva transizione. Non si sa perché Mauro rinunci poi alla sua Fender Telecaster bigsby sonic blue del ‘68 in favore della Stratocaster 3 Tone sunburst di Luciano, come si vede in una foto del novembre di quel 1970. Probabilmente accade quando Mauro, rimasto il solo chitarrista, lascia quella che era ritenuta indicata per l’accompagnamento.
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Nella pagina a fronte I Diamanti al Cantuccio nel marzo ‘70 e sotto, alcuni mesi dopo, di nuovo al Cantuccio nel novembre già più grandicelli. Al centro Mauro con la Stratocaster sfumata tre colori già stata di Luciano e prima che finisse tra le mani di Amerigo.
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I Diamanti sopra il porticciolo di Antignano con Dania Palma. Servizio fotografico per il Telegrafo.
Dal 26 Luglio al 9 Agosto ‘70 ha luogo il 6° Concorso Canoro «Colline Pisane» che si articola in tre serate nell’accogliente e ormai nota «Pista verde» di Lorenzana. I cantanti sono accompagnati all’organo dal maestro Giorgio Corsi. Non avendo la batteria elettronica incorporata al Farfisa, Fabrizio suona con lui la batteria. Non è dato sapere quando si sia svolta la quinta edizione visto che la quarta è dell’estate ‘69.
«Suonerano ‘I Diamanti’ il complesso livornese che già si è messo in luce per l’affiatamento e le doti personali dei componenti che sono Fabrizio Fiorini (batterista), Mauro Dominici (chitarra), Alberto Antoni (basso) e Luciano Garzelli (organo elettrico)». Il Telegrafo, 16 luglio 1970
«Come sempre la serata sarà allietata dalla presenza del complesso ‘I Diamanti’ già messosi in luce per preparazione ed affiatamento. Il Telegrafo, 4 agosto 1970
Quattro anni di Pancaldiade 5 echic’era chino
I Diamanti suonano alla Pancaldiade nel 1970. Lo attesta un articolo del Telegrafo del 1° settembre. Oltre questa data su cui non piove, detto in senso figurato perché invece la festa venne rimandata ben due volte per maltempo, non ci sono altri riscontri sulla partecipazione del complesso ad altre pancaldiadi, né come Diamanti né tantomeno come Inferno Canto Decimoterzo. A contraddire questa conclusione però ci sono diverse testimonianze, prima fra tutte quella di Pippo che fino dalla prima serata fatta con gli ICD, e per tutti i quattro anni di militanza come bassista del gruppo, si è annotato il luogo di ogni singolo servizio producendo una quantità di informazioni utile e molto precisa.
Pippo tra le rare serate registrate nel ‘73, per l’appunto, aveva annotato una prestazione degli ICD alla Pancaldiade e questa sua affermazione va a contrastare con l’oggettiva mancanza di conferme, come gli inoppugnabili articoli di giornale. Siccome a Pippo si deve credere, questo rimarrà uno di quegli eventi che si considerano circondati da una certa aura di mistero.
Sulla presenza degli ICD alla Pancaldiade del ‘73 e a quelle precedenti del ‘71 e del ‘72 di cui si hanno più o meno vaghi ricordi nella memoria di alcuni. Una ricerca approfondita ha scandagliato varie fonti. In primis il luogo in grado di connetterti quasi in tempo reale con un grande numero di persone, Facebook. In particolare un suo gruppo, «Livorno come era.... (foto di Livorno vecchia e di Livornesi del 1800-1900)», contando quasi 40.000 iscritti, per la maggior parte over fourty, dava la maggiore probabilità di dare risposte utili. Purtroppo ha fornito informazioni interessanti ma solo collaterali. Una migliore fonte sarebbe stata il giornalino dei bagni, «Il Pancaldino», ma è risultato introvabile. Sarebbe stato fantastico anche poter accedere all’archivio fotografico Del Secco, il fotografo che documentava una buona metà degli eventi in città, ma la risposta è stata che l’archivio era ancora in via di organizzazione. Rimanevano i quotidiani locali, Il Telegrafo e La Nazione, che effettivamente contenevano i reportage delle pancaldiadi, ma i cui articoli sono stati una delusione per quello che si sperava di trovare. Il risultato è stato che nel 1970 la Pancaldiade
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L’articolo del Telegrafo del 1 settembre ‘70 con la foto della premiazione della “Bella dei Pancaldi” assieme alle vallette e a Miss ‘69, in pedana I Diamanti.
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venne effettivamente fatta dai Diamanti e nel 1971 dai Parthenogenesis. Relativamente a quella del 1972 il Telegrafo, mercoledì 23 agosto, titolava: «In pieno svolgimento la Pancaldiade ‘72» e all’interno dell’articolo «sabato sera [26 agosto, N.d.A], tempo permettendo, ci sarà la consueta festa di addio all’estate. I giovani potranno danzare sul solarium, con l’accompagnamento di un noto complesso» senza menzionarne il nome mentre la Nazione, nel suo report di martedì 29 agosto, oltre a non menzionarne il nome, nemmeno accennava alla presenza del complesso che sempre accompagnava il ballo dopo l’elezione della «bella dei Pancaldi». È piuttosto quel «tempo permettendo» che potrebbe far pensare che l’edizione ‘72 potrebbe essere avvenuta in forma ridotta per il maltempo che nei giorni precedenti aveva imperversato lungo la costa.
Buone notizie invece per la Pancaldiade dell’anno successivo, il 1973, quello annotato da Pippo sul suo quaderno delle serate, solo che il complesso accreditato dalla Nazione in un articolo dell’11 agosto non è l’Inferno Canto Decimoterzo, ma La Nuova Élite, un gruppo praticamente sconosciuto. Chissà allora che non fossero i nostri sotto mentite spoglie come era accaduto ai tempi della Settima Onda.
Ma che cos’era la Pancaldiade? Era la festa dei bagnanti dei Pancaldi Acquaviva, lo stabilimento livornese più antico e più blasonato che con il titolo di «Regi Bagni» aveva ospitato personaggi della cultura, della politica, del teatro e della letteratura. Due giorni di giochi in cui il bagno, sotto la pioggia o sferzato dal libeccio, restava aperto a tutta disposizione degli abbonati. Per avere un’idea dei servizi che il bagno offriva, ordinari, e straordinari durante la Pancaldiade, bisogna precisare che gli abbonati all’inizio degli anni Settanta erano più o meno 7.000. I servizi contavano una piscina di 50 metri, due bar, un ristorante, una tavola calda, quattrocento cabine. Le gare in programma consistevano nella briscolata, la pesca con la canna, la caccia al tesoro, la gabbionata e nella festa da ballo di addio che chiudeva la stagione veniva eletta la «Bella dei Pancaldi». Il tutto in un clima di grande familiarità, [notizie tratte da Il Telegrafo, N.d.A.].
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La questione Motowns e altre storie di complessi andati
Uno dei misteri di quei tempi decisamente lontani riguarda l’apparizione dei Motowns in città, una band di Liverpool che la Brit-It invasion aveva portato nel nostro paese come già era accaduto con un numero non trascurabile di gruppi inglesi: i Rokes, Mal e i Primitives, i Renegades, i Cyan Three, Mike Liddell e veramente molti altri, più di quanti ce ne ricordiamo.
Si dice che il giorno dei Motowns, una costellazione di giovani complessi in erba gli fecero da corteggio durante una serata al Pirata, il dancing ricavato nel ridotto del teatro Goldoni. Ma qualche ora prima ci fu altro. Era il pomeriggio del 28 dicembre 1968 quando Franco Fava organizzò al Centro Musicale del Tirreno un incontro con i cinque inglesi in Italia ormai già da un paio d’anni. Fu un evento certamente da annoverarsi tra le iniziative culturali, ma anche (forse soprattutto) di marketing. Tramite un annuncio sul Telegrafo, invitò tutti i giovani livornesi a partecipare offrendogli la possibilità, indimenticabile, di un contatto ravvicinato con i loro idoli, poi la sera ci sarebbe stata la festa. Alla fine degli anni Sessanta, tra le possibilità offerte al mondo dell’imprenditoria era emerso il business legato alla musica pop che comprendeva, nei diversi settori, anche quello della vendita degli strumenti musicali per cui, quanti più complessi si formavano, tanto più gli affari prosperavano. I giovani, per lo più adolescenti, con un occhio ai loro beniamini, ai capelli, all’italiano parlato e cantato con spiccato accento inglese, ai vestiti hippy, e l’altro occhio rivolto ai fiammanti strumenti in vetrina, erano tremendamente invogliati a prendere le orme delle band famose o semplicemente quelle dei loro coetanei già attrezzati. A Livorno, alla fine degli anni sessanta, di complessi se ne erano già formati a decine. Pochi superarono la soglia del dilettantismo.
Il ritrovo al Pirata era stato messo in programma come veglioncino – «antipasto di lusso per la seratissima del 31 dicembre», aveva scritto il Telegrafo – ed è accettabile l’idea si possa essere trattato di una festa a cui abbiano partecipato anche alcuni giovani complessi vista la premessa del pomeriggio al CMT.
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Disgraziatamente manca un pur minimo resoconto di una serata che per la sua natura avrebbe dovuto essere memorabile. È ricordata solo da un comunicato un po’ sotto tono che oltretutto niente dice delle particolarità della kermesse e che contrasta con i commenti entusiastici, espressi nello stesso articolo, per le due mega-feste tenute durante l’intera giornata e della serata all’Albergo Atleti intrattenute dal gruppo ‘del momento’ a cui sono riservate lodi decisamente molto lusinghiere, «I cinque Modì sono uno dei gruppi orchestrali di maggiore successo. A Livorno da qualche tempo rappresentano il ‘punto fermo’ di ogni manifestazione giovanile. Con loro era naturalmente sia al pomeriggio che alla sera, Nilla Pucci, la giovanissima cantante che del complesso è l’anima». Poi proseguiva: «Al Centro Musicale del Tirreno, sorto recentemente ad opera della Ditta Pietro Napoli in via Giovannetti, era in programma un incontro con il famoso complesso inglese dei Motowns. Poi in serata il gruppo orchestrale si spostava al dancing ‘Il Pirata’ per un veglioncino, ‘antipasto’ di lusso per la ‘seratissima’ del 31. Anche per il Motowns il successo non è certo mancato, anche se in questo caso si trattava di un semplice incontro». La testimonianza di Amerigo, che suonava il basso negli F104, ricorda che quella sera, oltre a loro, c’erano i Diamanti, i Pianeti e i Cuori di Pietra. È un peccato però esista solamente una foto, relativa a un evento forse senza precedenti, che ritrae solamente i Cuori di Pietra in posa sulla pista assieme ai Motowns. Trovo anche improbabile che anche i nostri Diamanti abbiano suonato, anche solo un paio di canzoni, su quello stesso palco perché proprio alla fine di dicembre i Diamanti si erano
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The Motowns in una elaborazione di Elia
appena regalati gli strumenti con cui suonarono alla festa dell’ultimo dell’anno in casa Fiorini. Quella festa in famiglia segnò il loro debutto e pare poco probabile che non si ricordino che invece questo avvenne tre giorni prima in una situazione in cui si trovarono gomito a gomito con tutti quei colleghi, adolescenti come loro. Un po’ difficile accettare che nessuno si ricordi i particolari della propria prodezza.
Un’altra stranezza? Eccola: alla mia domanda posta su Facebook se qualcuno si ricordasse del concerto dei Motowns, risposero due membri dei Dynamites, gruppo con dei trascorsi notevoli che per l’appunto aveva fatto da spalla al concerto dei Motowns quell’inverno, ma non al Pirata. «Sì, vennero a suonare al Giardino di via Micali, fu l’attrazione di quella domenica pomeriggio, se ricordo bene inverno 1968. Avevano lanciato da poco i loro brani più famosi Fuoco [cover italiana di Fire di Arthur Brown] e In the Morning. Molto scenografici con delle luci psichedeliche mai viste prima dal vivo», dice Aldo del Conte che dei Dynamites, dal dicembre ‘68 gruppo residente del Giardino, era il bassista. Quanto detto da Aldo corrisponde alla verità. I Motowns si erano trattenuti in zona dalla fine di dicembre almeno fino al 6 gennaio, quando, in quella data al Giardino tennero due concerti, pomeriggio e sera, illuminati da quegli effetti di luce che certamente non erano presenti al veglioncino del Papiro, quei light show, ideati da Bill Ham che illuminavano i concerti californiani del Fillmore West e dell’Avalon Ballroom di San Francisco... bè, più o meno.
Quindi i Motowns a Livorno quell’inverno suonarono più di una volta. È un peccato non esista una sola seppur minima pagina sul web che parli di Livorno e i Motowns se non la domanda rivolta dal sottoscritto al pubblico presente in quel gruppo facebook che raccoglie molte migliaia di iscritti di tutte le età, soprattutto quella di età-Motowns.
Esattamente un anno dopo il 18 gennaio 1970 i Motowns suonarono di nuovo a Livorno e furono ancora assieme ai Dynamites, ma non al Giardino. Due mesi prima, al posto del Piper in Piazza Orlando, Marco Shoemberg aveva aperto L’Altro Mondo che divenne subito il nuovo locale dei Dynamites, spesso suonando assieme ad altri gruppi secondo il costume dell’epoca: i Keens, i Rainbow, i Navajos, le Najadi e le varie attrazioni di turno come i Motowns. E almeno per quegli anni fu l’ultima volta.
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I Motowns e i Cuori di Pietra al Pirata. La batteria è quella dei Jolly che abitualmente suonavano con Monia, al secolo Marianna Grassellini. Da notare però che in quella fine d’anno e oltre, il complesso residente al Pirata era I Giaguari... altra cosa strana.
28 dicembre 1968
Dai Diamanti nasce l’Inferno Canto Decimoterzo 6
«Dai Diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori». Le parole di De André in questo caso si rivelano sbagliate.
Di quello che accadde dopo il 1970 scarseggiano le informazioni, niente foto, niente appunti. Ci sono però gli annunci del Telegrafo che testimoniano l’attività dei Diamanti che era sicuramente continuativa. Il ‘71 inizia con tre serate tenute al Cantuccio, il ristorante/dancing dove il gruppo aveva fatto base e suonava come gruppo fisso la domenica pomeriggio. La prima è del 1 gennaio la seconda è di domenica 3 gennaio, la terza è relativa al veglionissimo di Carnevale di sabato 20 febbraio. Qualche mese dopo, calando su Antignano, un articolo del Telegrafo del 1 agosto attesta la presenza dei Diamanti all’elezione di Miss Livorno ai Bagni Roma: «Il complesso I Diamanti ha intrattenuto il numeroso pubblico convenuto con un vasto e apprezzatissimo repertorio». Ai Roma suonarono i sabati sera per tutto Agosto. La formazione naturalmente era la solita con Luciano alla tastiera e Mauro alla chitarra solista.
Proviamo a mettere in ordine gli avvenimenti. L’allontanamento dai Diamanti di Mauro e Alberto avvenne probabilmente dopo l’estate del 1971. Mauro quindi lasciò il gruppo ben prima di andare militare nel ’73. La conferma di una nuova formazione l’abbiamo dalle foto scattate a dicembre a Bibbona alle tre giornate di un concorso canoro per il quale il maestro Corsi aveva chiamato come supporto musicale il suo ex allievo Luciano e l’altro diamante Fabrizio, segno inequivocabile che i quattro diamanti erano ormai già ridotti a due. A loro si aggiunse un più maturo chitarrista, un tipo tutto d’un pezzo, musicalmente alla Bruno Lauzi, Renzo Cruciani. Erano i primi di dicembre e con questa formazione suonarono al Cantuccio, un ristorante sopra Antignano, dove fecero alcune serate a cavallo tra il ’71 e il ’72 tra cui l’ultimo dell’anno con il nome La Settima Onda. Con l’intento forse di lanciarla, il maestro Corsi appioppò alla nuova formazione Giovanna, una giovane ragazza che era stata in concorso a Bibbona.
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Bibbona, 4‑8‑11 dicembre 1971
Alla Stratocaster di Luciano, Renzo Cruciani e la cantante in concorso Giovanna durante la sua performance, rimarrà nel gruppo per le serate al Cantuccio.
Il Telegrafo, 24 Dicembre 1971. Una curiosità: alla Zattera di Donoratico nei Miti suonava Elia che si unì agli ICD di lì a pochi anni.
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Il ‘72 fu un anno insolito. Scorrendo l’annata del Telegrafo, non compare una sola citazione che riguardi i Diamanti né La Settima Onda né l’Inferno Canto Decimoterzo. Avevo sperato di leggere nei trafiletti pubblicitari dei locali in quale momento dell’anno fosse arrivato il nome nuovo, ma il gruppo sembra non avesse fatto serate. Si era dileguato scomparendo alla vista e alla memoria. C’è da chiedersi perché, anche se la scomparsa dai radar non significava con certezza che avessero smesso di suonare in pubblico dipendendo la pubblicità sui giornali dalla volontà dei patron dei locali. Ho invece trovato una notizia laterale: con la fine dell’estate, alla Zattera di Marina di Donoratico, I Miti erano stati sostituiti da Aldo e i Consoli come gruppo fisso del locale. È un’altra storia, ma in quel complesso il sottoscritto suonava da quando aveva dodici anni.
Con il nuovo anno inizia la lunga transizione verso una formazione duratura che forse non arriverà mai. Nel garage, con la fine dei Diamanti non si vide più per diverso tempo un gruppo costituito da elementi stabili a parte Luciano e Fabrizio. Questa mutevolezza più o meno marcata fu una caratteristica dell’Inferno, allora e negli anni seguenti. La formazione si fece fluida, in qualche occasione perfino liquida. Quello che fu strano è che quel turbinio di elementi messi nello shaker non produsse un cocktail nuovo ma portò alla quasi identica configurazione dell’anno precedente: al concorso di Bibbona del dicembre 1972, si presentò la stessa formazione con Fabrizio, Renzo Cruciani e Luciano ma con l’aggiunta di Filippo Castelli entrato stabilmente dopo l’estate. Andò che probabilmente erano stati ricontattati dal Corsi per una semplice opportunità. Consideriamo questa performance una divagazione.
Ma vediamo che cosa era successo dopo quell’ultimo dell’anno del ‘71 fatto al Cantuccio come Settima Onda. Per la necessità di avere un bassista, il primo ad essere contattato è Amerigo Liotti degli F104. Nel garage si prova, si suona, si sta insieme, ma non è detto che se un giorno con Fabrizio e Luciano ci sono il Cruciani e Amerigo, un altro giorno non ci sia Amerigo e qualcun altro. Il garage era un porto di mare. Se Amerigo è il primo bassista a prendere il posto di Alberto in quelli che potremmo chiamare i Nuovi Diamanti, passerà alla chitarra quando arriverà Claudio Cirinciani proveniente dai Teschi, formazione di quattro elementi tra cui Stefano Cirasaro, chitarrista con un futuro da professionista. Questo però non avviene nei primi mesi dell’anno perché i Teschi, dopo una breve tournée estiva all’Elba, vengono scritturati dal Malandrone dove iniziano a suonare il sabato sera a partire dall’8 gennaio. «Con i Teschi si esibirà anche la brava e bella Fathia Bacci, cantante ormai affermata per la quale inutile risulta qualsiasi presentazione». Il Telegrafo, 2 gennaio 1972.
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I Miti e Aldo e i Consoli sul palco della Zattera.
I Teschi e Fathia.
Amerigo con gli F104
Nei Miti, con la Gibson SG Standard nuova fiammante, Elia Menicagli che presto conosceremo anche nell’Inferno. Si noti l’identica disposizione sul palco dei Miti e di Aldo e i Consoli. Stefano Cirasaro nella band di Aldo con la sua Les Paul custom.
Claudio Cirinciani e il Cirasaro nei Teschi con Fathia che sarà la compagna di Fabrizio.
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MUOIO
INFERNO CANTO DECIMOTERZO !! AAHH!
FABRIZIO SPARA IL NUOVO NOME
In quel periodo di prove fu presente, dicono, anche un bravo chitarrista-flautista, ‘Bustina’ o ‘Ianne’ (da Ian Anderson), per la volontà del gruppo di cimentarsi con i pezzi dei Jethro Tull, ma lasciò presto per altri lidi. Quell’anno conviene pensarlo come una sorta di anno sabbatico con poche serate ma molte uscite in compagnia. Fabrizio, patentato di fresco, faceva brucia e iniziava il giro col furgone. Come Mangiafuoco, raccattava tutti e insieme partivano per Cecina finendo al Bar Ruiu, locale dell’epoca noto in tutta la provincia per chi faceva festa a scuola. Nel garage si vedevano anche Stefano Picchi, una sorta di maestro consigliere di Fabrizio, e gli amici di sempre Massimo ‘Max’ Livori, Sandro ‘Pelo’ Mascagni, Fulvio Alcamisi e Nedo Graziani. C’era Stefano Cirasaro arrivato certamente con il Cirinciani, infine Bruno ‘Asciuttino’ Pagni. Il tutto forse già durante la primavera. La natura fluida di questo gruppo indeterminato, senza una struttura fissa, è espressa bene da una giornata in cui «girovagando ad cazzum capitammo al Villaggio CEP a Pisa dove, in una specie di teatro, si stava svolgendo un concorso tra band. Si convinsero gli organizzatori ad annunciarci come special guest. ‘Sì, ma chi siete?’, chiesero: ‘Le Pantofole!’ rispose il Cirasaro». Andarono su a fare Evil Ways dei Santana Stefano, Fabrizio, Bruno e Amerigo scambiandosi gli strumenti. Nedo, che racconta l’aneddoto, era tra loro.
Anche se non sono state rintracciate testimonianze certe, sembra che una formazione con Luciano, Bruno, Amerigo, Claudio e Fabrizio abbia suonato ai Pancaldi. Forse facendo la serata finale della Pancaldiade, ma è più probabile, come sostiene Bruno, che invece siano saliti a fare qualche pezzo. A quell’evento erano presenti Filippo e Nedo che ne sono assolutamente certi in quanto ricordano la cover di Smoke on the Water. Nel report sulla serata finale della Pancaldiade che ne fece La Nazione, venne taciuto il nome del gruppo che suonò e fu un peccato perché sarebbe stata l’occasione per capire se si trattava già dell’Inferno Canto Decimoterzo per cui risulta impossibile conoscere quando avvenne che Fabrizio sparò il nuovo nome ai compagni riuniti nel garage.
Il nome I Diamanti forse era già stato dismesso e il concerto del 24 marzo
‘72 della Premiata Forneria Marconi al Goldoni aiutò sicuramente a decidere il nuovo stile.
Non si sa quasi nient’altro sulle uscite pubbliche del gruppo oltre a quelle al Villaggio CEP e ai Pancaldi che però sono sufficienti per rilevare la mutazione che era sopraggiunta e che aveva coinvolto anche il cambio di nome. Dal livello fluido visto alla scazzata di Pisa dove tutti, chi c’è-c’è, suonano tutto si passa a quello più strutturato in grado di sostenere una serata intera come avvenne a quella prima uscita all’Imperiale di Tirrenia dietro un compenso di 35.000 lire: serata che però deluse abbastanza profondamente i nostri, tanto che Bruno rifiutò la paga con gesto drammatico strappando l’intero importo e gettandolo al vento: «Non ci si merita!». Venne preso a nocchini.
Si può dire con certezza che nell’estate del ‘72 l’organico degli ICD, o dei Nuovi Diamanti che fossero, era fissato in un quintetto ed era quello prima menzionato con due chitarre, basso, tastiere e batteria: Bruno e Amerigo, Claudio, Luciano e Fabrizio. Chissà che non fosse il «noto complesso» citato dal Telegrafo che accompagnò le danze della Pancaldiade. A questo punto si farebbe avanti l’idea che quel gruppo non avesse in realtà un nome. Non ci sarebbe stato motivo di tacerlo se fosse stato ancora i Diamanti.
Superata l’estate il gruppo si scioglie. Non perché qualcuno fosse partito per il militare, evidentemente la cosa non funzionava, e della variegata situazione che avevamo visto determinarsi durante i primi mesi dell’anno e che aveva portato alla seconda formazione stabile dopo quella dei Diamanti, non rimangono di nuovo che i founders Luciano e Fabrizio. Stefano Cirasaro, dopo una breve apparizione, se n’era andato ormai da tempo per unirsi in modo sicuramente più proficuo a Buzzo, Aldo Pavoletti, nel suo complesso Aldo e i Consoli che a settembre vengono assunti in pianta stabile alla Zattera di Marina di Donoratico al posto dei Miti. Bruno e Amerigo se ne vanno quasi contemporaneamente. Bruno viene contattato da Il Punto. Racconta il bassista Valerio Chimenti: «S’era fatta l’estate al Circolo La Stazione di via Donnini e siccome il nostro chitarrista se n’era andato venne Asciuttino a tamponare questa situazione avvertendoci però che non sarebbe potuto rimanere con noi. Fatta una data al Mulino di Barga, ci raccomandò Amerigo con cui iniziammo subito a provare. Era metà ottobre del ‘72» . La prima serata con il nuovo organico fu l’ultimo dell’anno al Circolo La Rosa, Amerigo suonava la Stratocaster che era stata di Luciano e Mauro. Asciuttino, che era uno dei meglio chitarristi sulla piazza, era entrato nei Soul Fire assieme a Nedo.
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Il Punto al Circolo La Rosa, Ultimo dell’anno 1972 45
I dintorni 7
Una caratteristica abbastanza comune nell’ambiente dei complessi al livello iniziale è l’intercambiabilità degli elementi. I fattori sono diversi: stesso quartiere, rapporti di amicizia, di parentela, di scuola. Le affinità musicali vengono da grandi. Amerigo ha una interessante teoria: «Il meccanismo in generale era sempre lo stesso. Quattro o cinque principianti si mettevano d’accordo per incontrarsi una prima volta; immancabilmente dal batterista, in virtù del fatto che un batterista, per definizione, aveva un posto dove poter fare rumore, senza troppo disturbare i vicini: un garage, una baracca, uno scantinato o qualcosa del genere» (Acquazzone mentale, ed. youcanprint, 2018).
Con l’eccezione dei cugini Luciano e Fabrizio, i fondatori dei Diamanti, molti dei futuri componenti dell’Inferno Canto Decimoterzo si erano già incrociati all’interno di un insieme di complessi disegnando una mappa che vale la pena di riportare.
Iniziando da lui, Amerigo Liotti, il suo gruppo è gli F104 con cui suona dalla sua costituzione nel ‘68 allo scioglimento nel ‘71. Il nome militaresco, che indica un aereo da combattimento, è trovato dal chitarrista Franco Ghelarducci amico inseparabile di Costantino Silvis, quest’ultimo passato quasi subito dalla chitarra all’organo. Coerentemente a quanto prima affermato da Amerigo, il batterista fulcro della storia è Valerio Gasperini che lascerà presto il complesso per entrare nei Soul Men, siamo nel primo semestre del ‘69. Viene sostituito da Maurizio Agonici e in tempo pochi mesi il quartetto è pronto per il decollo. Suoneranno alla Prefettura e all’Accademia Navale, serate all’Arena Stanic, al Tennis Club di Tirrenia la sera della Formula 3. Memorabile la partecipazione al Cantareferendum promosso dal Telegrafo di cui fa dettagliato resoconto Amerigo nel suo libro e, naturalmente, la serata con i Motowns al Pirata. Di quest’ultima, mai si saprà se sia quella del 28 dicembre del ‘68 o un’altra serata x di un mese y del 1970. Pietra sopra. Amen.
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gli F104
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Bagni Lido, 23 luglio 1969. Cantareferendum, finale provinciale. Franco, Amerigo, Maurizio, Costantino
Soul Soul Men e Fire
Quella dei Soul Men è una storia un po’ più confusa, ma ci interessa perché Federico e Roberto – praticamente l’intera ‘sezione fiati’ degli ICD – si sono conosciuti lì e dopo ulteriori giri, in tempi diversi, sono approdati all’Inferno Canto Decimoterzo. E nei Soul Men troviamo anche Nedo che con gli ICD dei primi anni ha molte connessioni. Nedo passerà ai Soul Fire
Come gli F104, anche i Soul Men nascono nel 1968. È verso la fine dell’anno che Alessandro Cecchi e Massimo Vangi si uniscono per formare i Soul Men. Si possono considerare fondatori del complesso e attraverseranno assieme le due fasi più rilevanti della sua esistenza che ha visto alternarsi più o meno tre o quattro batteristi e altrettanti cantanti solisti e chitarristi. Il Cecchi suona il basso, il Vangi la chitarra ed essendo stati sempre presenti possono essere ritenuti il trait d’union delle varie formazioni, gli elementi sempre riconoscibili. Purtroppo non è stato possibile risalire a nessuno dei due, ma qualche notizia sparsa e testimonianze collaterali hanno consentito una ricostruzione abbastanza attendibile.
La prima formazione attiva nelle sale livornesi si ha con la sostituzione di due degli elementi originari e coincide con l’arrivo del batterista Valerio Gasperini proveniente dagli F104 e del cantante Patrizio Cirica al posto di Alessandro Margelli. Il gruppo comprende anche una chitarra ‘solista’, presente fin dall’inizio, quella di Paolo Cearini: il Mago Anubi negli anni della maturità. Al quintetto si aggiunge Nedo Graziani, tastierista all’organo Vox Jaguar.
Il 28 agosto i Soul Men partecipano alla finale del Secondo Palio Canoro dei Rioni 1969. Salgono sul palco del Circolo Salvadori alla Rosa suonando per il rione Stazione. Gli altri finalisti sono I Pianeti che suonano per il Borgo
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Circolo Salvadori, La Rosa, 28 agosto 1969. Finale del Palio dei Rioni
Patrizio, Alessandro, Nedo, Massimo. Non inquadrati: Valerio alla batteria, Paolo alla chitarra
Cappuccini, The Folks per Coteto, I Fratelli Pelagatti per la Torretta e I Navajos per La Rosa. Vincono I Pianeti, secondi I Soul Men. Gli stessi gruppi partecipanti al Palio si erano certamente dati battaglia anche al Cantareferendum interprovinciale dove a far vincere il concorso più che il valore musicale erano stati i tagliandi per il voto dei lettori pubblicati sul giornale. I Soul Men evidentemente si erano impegnati poco per coinvolgere i loro fan nella caccia al pezzetto di carta concludendo la fase della raccolta con 72 preferenze. Poche in confronto alle 27997 incassate dai Fratelli Pelagatti.
Ai Pianeti, vincitori del Palio Canoro e gruppo emergente tra i più quotati, ne erano andate solo 8755. Ai Folks 238. I Navajos non avevano partecipato.
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Il Cantareferendum 8
SCATTA SU BASE INTERPROVINCIALE IL CONCORSO CANORO DE «IL TELEGRAFO»
Così titolava Giovedì 1 Maggio 1969 il giornale livornese. «Interessati cantanti e complessi delle province di Livorno, Pisa, Lucca, Spezia, Grosseto e Massa Carrara». Non è una novità l’ideazione di una manifestazione del genere. Presentato da Ettore Andenna di Radio Montecarlo, il giovedì precedente al Tennis Club di Tirrenia si era concluso il Cantareferendum pisano con la premiazione di cantanti appartenenti a tre categorie divise per fasce di età, più una quarta dedicata ai complessi. I cantanti erano stati accompagnati dal complesso residente al Tennis Club, I Simba. Alcuni ospiti si erano esibiti fuori programma per ragioni di limiti amministrativi. Tra gli altri, la livornese Fathia Bacci quella sera ‘sotto osservazione’ da parte dei talent scout della RCA che ascoltano le sue interpretazioni di Le tue favole, Non c’è che lui, La spiaggia è vuota.
È un’epoca di concorsi canori a go-go. Si va dai festival di Sanremo e Castrocaro, al Festivalbar, al Disco per l’Estate, al Cantagiro, fino alle rassegne parrocchiali. Solo in Toscana si contano un’infinità di trofei canori e selezioni di voci nuove: «Numerosissime le iscrizioni al 1° Trofeo Città di Carrara per la Coppa del Marmo» «A Pistoia la finale toscana del Palio canoro per l’ammissione alla prova di Fiuggi» «The Icebergs, Lionella Virgili, Riccardo Orsini, Federico Rovini sono i vincitori del 1° Trofeo Città di Livorno» «41 prescelti su 600 aspiranti. Questi i finalisti del Cantatoscana» ecc.
C’è perfino un Derby canoro Livorno-Pisa tenuto al Teatro La Gran Guardia con in sala registi e dirigenti TV, presenta Daniele Piombi che ha anche modo di premiare Carmen Villani come migliore cantante dell’anno: «Per la musica leggera labronica, un giorno importante. Per la prima volta la città dei Quattro Mori sale alla ribalta con una manifestazione a carattere nazionale» dichiara Il Telegrafo. La squadra di Pisa è curata dal M° Giuliano Doady, quella livornese dal M° Riccardo Palmerini Morelli, i musicisti accompagnatori dei cantanti sono il trombonista Magherini, il sassofonista Morgantini, il bassista Bruno Giovannetti, il chitarrista Giglio Capitanio e il batterista Luciano Bacci. Peccato vengano citati senza aggiungere altro. I complessi pisani sono gli ottimi I Medioevali e Gli Uccelli azzurri, i livornesi The Icebergs e Claudio and The Moves.
Non si tratta di eventi nazionalpopolari (nel senso migliore del termine) di mero intrattenimento, servono anche da vetrina per individuare voci nuove in un’epoca di forte espansione dell’industria discografica.
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La prima edizione del Cantareferendum interprovinciale ha un successo e un seguito impressionanti. Cinque mesi di gare che coinvolgono mezza Toscana. Inizia ufficialmente il Primo Maggio e termina con le due serate di Tirrenia del Primo e del 2 Ottobre. I partecipanti non sono iscritti, ma vengono decisi dal voto dei lettori, separatamente per ogni provincia, attraverso l’invio di un tagliando pubblicato due volte a settimana. Il 30 giugno viene chiusa la prima fase con la formazione della graduatoria da cui escono subito i primi quattro che accedono alla finale provinciale e due ripescati –dai quattro seguenti – che vengono scelti entro il 10 luglio con il solito sistema dei tagliandi. Le sei band si affronteranno sul palco dei Bagni Lido il 23 luglio. «Dopo Massa-Carrara, Spezia e Pisa stasera ai Lido scocca l’ora della verità per i concorrenti livornesi con... Madrina Caterina Caselli. Ospiti della serata: Banti e Marcella Bella». Complesso guida della serata, Aldo e i Consoli.
PROVINCIA DI LIVORNO
13 maggio
Ragazzi della Baia
Fratelli Pelagatti
Pianeti
Claudio and The Moves
Folks
Kinders
New Princeton Set
Astratti
Mausan
Icebergs
New Study Group
Quattro del Tirreno
Cuori di Pietra
Sequoia
F104
Marco e i Falchi
Blue Bagars
Frecce Nere
Teschi
3 giugno
Fratelli Pelagatti
Ragazzi
3 luglio
della Baia Pianeti Claudio e The Moves New Princeton Set Kinders New Study Group Astratti Folks Sequoia F104 Icebergs Mausan Teschi Cuori di Pietra Lemon Peel Quattro del Tirreno Marco e i Falchi Happy Men Angeli Frecce Nere Soul Men Blue Bagars Fratelli Pelagatti Ragazzi della Baia Pianeti Claudio e The Moves New Study Group New Princeton Set F104 Kinders Quattro del Tirreno Teschi Icebergs Cuori di Pietra Astratti Sequoia Folks Frecce Nere Mausan Soul Men Happy Men Angeli Lemon Peel Elfi Marco e i Falchi Majors Blue Bagars Contateurs 27997 23649 8755 2927 1512 1477 1324 1264 529 484 482 400 345 301 238 222 215 72 65 59 52 41 30 13 10 1 953 515 367 167 95 76 68 43 25 22 6 5 3 2 1 1 1 1 1 8527 6238 3989 1534 681 476 457 216 170 160 112 97 93 62 55 52 40 30 29 19 12 1 1
Classifiche provvisorie dalla seconda settimana fino alla conclusione della prima fase. I Ragazzi della Baia di Rosignano partono subito bene, ma i Fratelli Pelagatti non mollano. Alla fine il distacco tra i due complessi in fuga e gli altri è abissale. Sono direttamente classificati i Fratelli Pelagatti, i Ragazzi della Baia, i Pianeti e i Claudio and The Moves. I New Study, i New Princeton, gli F104 e i Kinders gareggeranno per il repêchage che premierà i New Study Group e gli F104.
«Una serata Trionfale!» dichiara Vinicio Saltini sul Telegrafo del 25 luglio. E non sono i tagliandi, è una giuria qualificata che decreta i due campioni provinciali promossi alla finalissima: I Fratelli Pelagatti e I Pianeti, arrivati secondi.
Il giudizio da cinegiornale LUCE: «I Fratelli Pelagatti hanno ripetuto il trionfo ottenuto coi tagliandi. Proprio loro hanno avuto il punteggio più alto da parte della giuria, proprio loro hanno avuto l’applauso più lungo. Un successo indiscutibile, un trionfo diremmo […] Il loro Volo del calabrone ha tenuto avvinti, mentre Eternamente ha fatto sognare. Ottimi poi I Pianeti che questo secondo posto possono considerare quasi una vittoria, ed interessanti I Ragazzi della Baia ed i New Study Group, mentre una certa inesperienza derivata forse dall’età e dalla giovane carriera, hanno mostrato gli F104 […] Bravissimi infine I Consoli che oltre ad avere accompagnato magistralmente i cantanti si sono esibiti da soli riscuotendo applausi a non finire con My prayer cantata da Aldo Pavoletti, il bravissimo capocomplesso». I Moves non si erano presentati.
Anche in questa fase è previsto un repêchage a suon di tagliandi tra i complessi di tutte le province, naturalmente limitato a quelli ammessi: The Miracles di Massa Carrara; The Rogers di La Spezia; Le Facce di Pietra di Pisa; I Ragazzi della Baia, The New Study Group e gli F104 di Livorno; The Pow Wow e The Killers di Grosseto; Los Peones di Lucca. Nove gruppi, solo tre passeranno. Ed è qui che avviene l’inaspettato. Passano i giorni e il 22 agosto compare la prima classifica: primi gli F104 davanti ai Ragazzi della Baia, terzi i Peones poi a scendere fino a The Miracles. La classifica finale, giorni dopo, vede gli F104 con 197 preferenze, I Rogers con 87 e per fortuna I Ragazzi della Baia rientrano nei ripescati con 75. Ricordiamo che i Ragazzi della Baia erano di Rosignano per 4/5, il quinto elemento era il tastierista livornese Antonio Salamone che nel ‘74 sostiturà Franco La Placa nel Campo di Marte.
Come era potuto succedere che i Ragazzi della Baia avessero chiuso la prima fase con 24000 voti contro i 1300 degli F104 e ora a stento erano riusciti a qualificarsi? Ce lo spiega Amerigo nel suo Acquazzone mentale: «Realizzammo che c’era chi si era organizzato per avere centinaia di voti al giorno. Decidemmo di organizzarci anche noi. Io entravo munito di forbici in vari esercizi pubblici (bar, parrucchieri, ambulatori medici) e chiedevo di poter ritagliare il prezioso pezzetto di giornale. Raramente ricevevo rifiuti. Più spesso scoprivo di essere stato preceduto da altri cacciatori di tagliandini. Riuscimmo a scalare diverse posizioni in classifica e a qualificarci per la fase finale».
Alla finalissima i Ragazzi della Baia non si presentarono. Al Tennis Club di Tirrenia il primo ottobre gareggiarono le categorie dei Bambini e dei Complessi e il due ottobre i Ragazzi e gli Adulti. Finalmente venne stilata la classifica definitiva.
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Incubi GR
Speziali PI
Fratelli Pelagatti LI
Tombe PI
Helga and the Four più Uno SP
Pianeti LI
Rogers SP
Duo Di Capua Damiano SP
Wanted PI
Dody e I Coralli MS
Unni LU
Spiritual Group MS
F104 LI
Foxes LU
Fogli di quaderno, Chi mi aiuterà
Da cinque anni, Il successo della vita
Toccata e fuga in Rem, Il volo del calabrone
Tu sei la mia donna, 28 giugno
Sacumdì, sacumdà, Il paradiso
Davanti agli occhi miei, Money money
In fondo al viale, Io che ho te
Cab drivers, Duo samba
In gambissima, La paloma
Il primo giorno di primavera, Non credere
Time was, In fondo al parco
Ai confini del mondo, Summertime
Pensiero d'amore, Lei mi diceva
Soli si muore, Sunny
1 2 3 4 5 6 7 8 9
9
9
9
pm
pm
pm 9 pm
pm 9 pm
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diLaPagoda Riglione
Alla Pagoda, ossia il circolo ARCI di Riglione, gli ICD suonavano la domenica pomeriggio facendo discoteca e il liscio la sera. Furono 16 servizi tra novembre e dicembre 1973, ultimo dell’anno compreso e con l’aggiunta del 6 gennaio. Dopodiché credo non sentirono più parlare di loro. Suonare nell’immediata periferia pisana, sulla riva sinistra dell’Arno con il rombo di qualche C-119 in partenza non consentiva l’anda e rianda con Livorno motivo per cui ognuno si portava la cena. Verso le sette, accompagnati i giovani alla porta e nel locale non rimaneva nessuno, chiudevano tutto, trascinavano qualche tavolo in mezzo alla sala e cominciava la cena che sulla fine si trasformava in baccanale. Il vino nel bilanciamento tra liquidi e solidi pesava di più.
Le domeniche di dicembre arrivò anche l’austerity che complicò le cose costringendo a partire il sabato con il furgone e macchina al seguito, montare gli strumenti e tornare prima di mezzanotte. Il giorno dopo partire in treno, prendere il pullman a Pisa per Riglione e ripartire dopo la mezzanotte con il furgone pieno. Una bella organizzazione e anche un bel votamento di coglioni.
Vediamo chi era allora l’Inferno Canto Decimoterzo. Si trattava di un vasto gruppo composto dai musicisti, diciamo titolari, e diversi amici, diciamo fraterni, alcuni dei quali erano perfettamente in grado di suonare a loro volta. C’erano Luciano e Fabrizio, membri fondatori dei Diamanti dai quali tutto era partito, Luciano voce e tastiere, Fabrizio batteria; poi c’erano Asciutto assieme a Carlo Bianchi entrambi chitarra e voce e Pippo al basso. Una formazione senza fiati. Oltre a loro, Fulvio, Massimo, Nedo e Pelo più una serie di seguaci impossibile da ricordare. Dietro mia richiesta di delucidazioni sulla presenza femminile livornese: «No, le fie erano del posto», dice Pippo.
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Sulla prima fase della complicata ‘ricerca delle origini’ Pippo racconta un aneddoto con cui intende assicurare la presenza di Asciuttino: «... infatti c’è la famosa picciata che Bruno mi tirò nel groppone da un capo all’altro della sala, mi prese in pieno, di piatto» «boia, o cos’è la picciata?» «la piccia, la forma di pane dei contadini, quella grossa». I fatti servono a ricostruire anche i cambi di formazione: «È alla Pagoda che entra Federico, me lo ricordo perché una volta io e Luciano si doveva anda’ con du’ bimbe. Lui stava con una certa ‘Taccata’ e invece finì che chiamò Federico perché aveva la patente» , dice ancora Pippo con il tono di rimprovero bonario di chi ce l’ha ancora di traverso, ma siccome è passato tanto tempo... Peccato che non andò così perché Federico non vide mai La Pagoda, arrivò dopo. Vero invece è il ‘fatto della cantina’ così come raccontato da Max: «accanto alla Pagoda c’era una pizzeria dove una sera si andò a mangia’ una pizza orrenda e il vino era peggio. Accanto a noi un tipo del posto che pareva da fìlme dell’orrore, forse era stato a balla’ il pomeriggio, forse ci aveva riconosciuti, forse sentì i commenti sul vino. Disse ‘dé io ce l’ho il vino bono, se volete veni’ a be’ a casa mia, ciò anche il prosciutto’. Ci si guardò tutti, o questo da dov’è uscito!? Ci portò dentro una cantina, c’erano prosciutti, salami, pane, formaggi. Nedo: ‘Io voglio mori’ qui’. Ci portò fiaschi di vino a profusione. Chi s’attaccava a garganella, chi ciucciava con un tubo dalla botte. I ragazzi ci avevano da rimonta’ a sona’ alle nove, ma dé! erano ecce homo. Quella sera sul palco ci salirono tutti. Dovevano sona’ in due per strumento, uno dormiva e quell’altro sonava». Di questa serata memorabile, di cui viene da chiedersi in che modo la gente ballasse i valzer lenti e le mazurche, Fabrizio si ricorda: «avevo bevuto talmente tanto che iniziai a urlare ‘FULVIO!! FULVIO!!’». E Fulvio lo sostituì così come Nedo sostituiva Luciano quando vedeva i tasti tutti neri.
«MA SE VOI SIETE QUI, CHI C’È ORA A SONA’?!» disse una sera il padrone della Pagoda quando andarono tutti da lui a letià per ave’ più soldi. Sembra che una volta sul palco ci sia rimasto solo Pippo.
Il veglione della Befana mise fine.
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«La marcia su Pisa»
Un gruppo di fan dell’Inferno Canto Decimoterzo
diretti alla Pagoda all’epoca dell’Austerity
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L’anno dei night 8
L’estate del ‘74 passata da un night all’altro caratterizzò l’anno che si può facilmente ricordare per questo colpo di fortuna che toccò a dei giovani che avevano dai 19 ai 22 anni. Iniziò a giugno con 28 date al Molin del Topo a Galleno, un antico mulino sulla via Francigena nel tratto tra Altopascio e San Miniato. Allora nessuno conosceva la misteriosa autostrada del medioevo e le colline delle Cerbaie erano ben più selvaggie e deserte. Lì stava questo night che oggi si è evoluto. È diventato un ricercato Club Privé.
Il resto dell’estate fu Versilia. A luglio il Gambino a Torre del Lago, ma soprattuto il Mocambo a Tirrenia con 18 date. Ad agosto fu il Frantoio di Vecchiano per intero e a settembre lo Hit Parade a Marina di Massa, 30 date.
Poi finalmente il Babalù.
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