Social housing come possibile soluzione alla nuova concezione di abitare_Tesi Magistrale

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POLITECNICO DI MILANO SCUOLA DI ARCHITETTURA URBANISTICA INGEGNERIA DELLE COSTRUZIONI CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ARCHITETTURA E DISEGNO URBANO ANNO ACCADEMICO 2021/22 RELATORE: PROF. MARCO BIRAGHI E.A.STUDENTIMERLI Matr. 951715 A. NEGRI Matr. 951981 CASI STUDIO A CONFRONTO ALLA RICERCA DI LINEE GUIDA NELLA NUOVA PROGETTAZIONE. SOCIAL HOUSING COME POSSIBILE SOLUZIONE ALLA NUOVA CONCEZIONE DELL’ABITARE.

Prima fra tutti la mia famiglia, che ha sempre creduto in me anche nei momenti in cui io stessa sono stata più fragile. Grazie ai miei genitori che hanno sempre supportato le mie scelte e che mi hanno dato la forza di superare i momenti difficili e i periodi di incertezza, vi prometto che i vostri sacrifici verranno ripagati e spero di avervi reso orgogliosi dei miei risultati.

Ringrazio le mie ultime amicizie, Giorgia, Martina, Angela e i loro rispettivi fidanzati, ma anche tante altre persone speciali che porterò nel cuore con me.

RINGRAZIAMENTI

Ringraziamento speciale va ad Emanuele, mio compagno di avventure e marachelle da ormai cinque anni, che non mi ha mai abbandonato nonostante i nostri percorsi si siano separati, mi ha supportato e sopportato mostrandomi sempre il suo affetto.

Ringraziamento va anche a Matteo che negli ultimi mesi mi ha fatto compagnia in patio mentre scrivevo la tesi e che ha arginato le miei esaurimenti dicendomi che sarei riuscite a concludere il mio percorso nei tempi che mi ero imposta.

I miei ringraziamenti vanno alle persone che mi sono state vicine durante questo mio percorso accademico:

Infine, ringrazio il mio compagno di tesi Andrea, che per colpa di uno strano allineamento di pianeti non ha potuto concludere con me questa impresa, ma che ha contribuito alla redazione di questo testo e con cui non vedo l’ora di festeggiare quando toccherà anche a lui. A te dico: stringi i denti stupendo, mancano solo pochi mesi!

Vi voglio bene e questa tesi è per voi, per me e anche per le persone che non ci sono più ma che sono sempre con me.

Grazie a tutti i miei amici, Yuri, Arianna, Alessio, Thomas, Marisa, Benny, Frencis che in questi anni sono diventate persone importanti, su cui si può contare e con cui ho condiviso momenti di vita personali ma anche di leggerezza e divertimento.

4.1 L’abitare oggi. Le nuove richieste ed esigenze in un’ottica post-pandemica

1.7 Una nuova prospettiva

L’housing sociale del 1900

1.4 L’architettura partecipata di Giancarlo De Carlo.

3.6 FranciaRenzoPiano, Rue de Meaux Housing, 1987-91

L’housing sociale contemporaneo

3.3 ItaliaFranco Albini, IACP Mangiagalli, 1950-52

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2.7 Aspetti sociali: l’economia del progetto.

3.2 GermaniaBrunoTaut, Siedlung Am Schillerpark, 1925-33

1 8680322414324

1.2 Gli architetti pensatori.

I casi studio.

2.6 Aspetti morfologici: l’importanza dell’adattabilità.

4.5 Espinet/Spagna Ubach, Social housing in Can Batlò, 2016

3.4 SpagnaJ.A.Coderch, Casa de la Marina, 1952-54

AlcuniIntroduzioneAbstractapprocci metodologici

4.6 LacatonFrancia & Vassal, Trasformation of the Hospital Saint Vincent de Paul into housing, 2021

INDICE

4.2 HaworthInghilterraTompkins, Iroko Housing, 2004

1.3 Aldo Rossi. Una teoria della progettazione possibile.

2.4 Qualità dello spazio.

Criteri di scelta e analisi dei casi studio.

1.5 Vittorio Gregotti. Il metodo come razionalizzazione del processo.

1.1 Le relazioni e gli intrecci tra teoria e prassi.

3.5 InghilterraP&ASmithson, Robin Hood Gardens, 1972

2.5 Differenze tipologiche.

2.3 Rapporto tra spazio pubblico e privato.

2.2 Relazioni tra edificio e contesto di riferimento.

1.6 L’eredità culturale di una scuola di pensiero.

4.4 GermaniaB.Fioretti Marquez,Wohnungsbau am schillerpark, 2015

3.1 Origini e storia del SH

2.1 Definizione di social housing.

4.3 ItaliaFabrizio Rossi Prodi, Cenni di Cambiamento, 2013

Analisi comparativa dei casi studio.

INDICE

Bibliografia e sitografia consultata

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153146138130765

5.1 Confronto alla scala urbana

6.1 Accessibilità - contesto.

Conclusioni

5.2 Confronto alla scala architettonica.

6.3 Gli Alloggi.

6.2 Spazi collettivi - Coesione sociale

Il meta-progetto sociale.

Durante il nostro percorso di studi molti sono stati i temi affrontati nel campo della progettazione, tra questi uno che ci ha particolarmente colpiti è stato il Social Housing. Crediamo che l’housing sociale sia una realtà urbana destinata a riscuotere parecchio successo oggi e nel futuro, in quanto realtà che meglio si coniuga con le esigenze post-pandemiche, sia a livello di nuovi desideri abitativi e sociali delle persone che come risposta alle ripercussioni economiche di Covid-19. Tuttavia, riteniamo che questo tipo di edilizia soprattutto in Europa, abbia negli anni perso la sua valenza sociale in favore di politiche che guardano alla speculazione e al mero guadagno economico influendo sulla stessa progettazione degli edifici e dello spazio urbano.

Per questi motivi l’intento della nostra ricerca è quello di dimostrare come grazie alle sue caratteristiche il social housing può essere considerata come valida soluzione al nuovo problema dell’abitare, riflettendo a pieno la società del futuro, ricca di condivisione e senso di comunità.

6 Abstract

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«La forma è davvero uno scopo? Non è piuttosto il risultato del processo del dare forma? Non è il processo [ad essere] essenziale? […] La forma come scopo porta sempre [e soltanto] al formalismo.»1

Il progettista isolato, autocelebrativo, non potrà altro che esaltare l’elemento plastico, scultoreo, della sua architettura che si erge sopra il contesto. Ancora una volta, la storia ci viene in aiuto, mostrandoci come le cose più grandi, in positivo e purtroppo anche in negativo, sono state rese possibili dalla forza di un gruppo, dalla collettività; fin dai tempi più antichi, le religioni, le

1 MIES VAN DER ROHE, G. Material fur elementare Gestaltung. Die Form. Deutscher Werkbund, 1926.

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Proprio questo processo, o metodo, come verrà anche in seguito chiamato, deve essere ciò che guida la progettazione, in quanto frutto di un pensiero razionale ed empirico, di interrogativi posti, di critica e sensibilità nei confronti della società.

Spesso oggi, vediamo architetture il cui aspetto è come un marchio di fabbrica dell’architetto che le ha progettate, come se fosse un tratto distintivo, una firma, intenta a celebrare la sua personalità e la sua inventiva. Ma la forma deve essere rappresentazione dei bisogni del luogo, non obiettivo ultimo dell’architettura, assolta nell’autocelebrazione o al mero servilismo nei confronti del Scrivevamercato. già Mies in merito alla questione:

OggiINTRODUZIONEpiùchemaisentiamo il bisogno e l’importanza di una “scuola di architettura”, della formulazione di un metodo. Durante il secolo scorso, molte di queste “scuole” hanno tramandato, da maestri ad allievi, delle idee, dei modi di interpretare la società tramite l’architettura. Nell’antichità, seppur “etichettati” a posteriori, si possono trovare elementi e approcci comuni all’interno di correnti storiche quali ad esempio il Medioevo o il Rinascimento. Oggi la globalizzazione ha portato ad un grado molto elevato il liberalismo nell’espressione architettonica, e questo è senza dubbio un progresso, da un punto di vista della civiltà, ma ha anche elevato al massimo la frammentarietà delle forme e dell’immagine dell’opera di architettura.

L’housing sociale in Europa ha preso una dilagante quantità di strade differenti rispetto al suo scopo originale, spesso degenerando in maniera incontrollata e divenendo non più una necessità sociale quanto più un’opportunità economica. Le grandi occasioni di investimento garantite da alcuni scenari hanno sicuramente giocato un ruolo fondamentale in questo fenomeno, portando l’architettura a perdere parte della sua originaria rilevanza sociale.

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rivoluzioni, l’affermazione di modelli societari, sono stati possibili grazie al supporto di un grande numero di persone. Spesso, questo ha portato ad esiti terribili, ma questo avviene per lo più quando le masse in questione non pensano, non si pongono domande, e sono solamente pedine passive nello sviluppo degli eventi. Quando i movimenti in questione sono popolati ed alimentati da pensatori critici, interpreti colti del momento storico in cui hanno luogo, è possibile dare vita a qualcosa che realmente potrebbe invertire la rotta, modificando positivamente il corso degli eventi.

Tra la moltitudine di teorie dell’architettura abbiamo cercato di esaminarne alcune che potessero aiutarci a capire come svolgere il nostro lavoro di ricerca. Seppur differenti Rossi, De Carlo e Gregotti trattano nelle loro teorie alcuni degli aspetti per noi fondamentali in un’ottica di progettazione del Social Housing (SH): il primo, si occupa nello specifico della lettura del contesto e della comprensione della città, in quanto fatto urbano; De Carlo è il principale promotore di un’architettura partecipata in cui la partecipazione è elemento strutturale e fondamentale per la riuscita di un buon progetto. Infine, Gregotti intende il metodo come una pratica scientifica razionale, uno strumento utile a comprendere le dinamiche comportamentali generate dallo spazio progettato e che possa snellire l’iter progettuale. L’ambito che ha particolarmente catturato il nostro interesse è quello del “social housing”, vero e proprio incubatore della società, in cui collidono spazi pubblici e aperti, lavoro, ricreazione, quotidianità, vita privata e molto altro.

Il nostro lavoro comincia qui, guardandoci alle spalle, intorno, e cercando di immaginare come potrebbe cambiare la realtà in cui viviamo, negli anni a venire.

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In questo contesto, si inserisce come sfondo di queste tematiche il fenomeno della «Gentrification» che soprattutto nelle grandi città europee ha una grande rilevanza sociale e che spesso influenza la politica dello spazio urbano, al fine di accrescere il valore economico di alcune aree, portando talvolta a ghettizzazione, discriminazioni e diseguaglianze, come se lo spazio non avesse lo stesso valore per tutti. Inoltre, riteniamo che il fenomeno del Social Housing, in Europa ed in particolare in Italia, sia giunto ad una fase di stagnazione, come se avesse esaurito tutto il potenziale a cui poteva ambire. Continuamente vediamo nascere nuovi progetti di matrice molto simile, che però non riescono ad andare oltre a quegli approcci abitativi in parte oppressi e schiacciati da vincoli normativi limitanti. Eppure, a nostro avviso, l’housing sociale ha forse soltanto bisogno di nuovi spunti e nuove vie per esprimere tutto il valore sociale che potrebbe dare all’abitare di domani.

Oltre agli aspetti critici intendiamo anche analizzare alcune esperienze dal nostro punto di vista rilevanti nella sperimentazione e nel tentativo di rovesciare questo sistema a nostro avviso dannoso per la Interessanteprogettazione.èstato studiare anche quelle architetture che si oppongono apertamente ad un capitalismo dannoso ai fini della società, che sfrutta lo spazio architettonico e talvolta si omologa alle mode. Le riflessioni emerse hanno messo in luce come quegli interventi guidati esclusivamente dal mercato siano alla fine delle non-architetture, in qualche modo superflue ai fini di una società che funzioni in una maniera prolifica.

Ci rendiamo conto che dare una definizione univoca di questo fenomeno sia difficile in quanto in ogni paese incidono fattori differenti, tuttavia abbiamo individuato delle caratteristiche progettuali che secondo noi definiscono l’edilizia sociale e che permettano di inserire in questa tipologia anche i casi studio più lontani dalla concezione attuale di SH.

La scelta dei casi studio è ricaduta su cinque progetti collocati temporalmente all’interno del ‘900 e su cinque casi contemporanei situati in altrettanti paesi europei. La nostra volontà è quella di restituire un quadro della situazione il più ampio possibile in modo da poter avere tutti gli elementi utili ad un confronto che possa permetterci di individuare le linee guida per un nuovo tipo

È perciò di primaria importanza intervenire delineando dei validi canoni di progettazione sociale ed inclusiva, volgendo lo sguardo all’abitare del domani e cercando di dimostrare l’utilità che una determinata visione teorica e pratica dell’architettura può apportare alla salute della società. Una riflessione contro un movimento che ormai si è rivelato essere molto poco controllabile e che tende a portare discrepanze, qualificando un ceto sociale o uno spazio architettonico in base al suo profitto.

«L’architettura non desidera essere funzionale; Vuole essere un’opportunità»2

Le funzioni possono mutare o addirittura scomparire con il passare del tempo, per un’architettura, ma questo non ne intacca il valore in quanto spazio ed il rapporto che persiste con la città ed il contesto circostante; abbiamo moltissimi esempi, nelle nostre città, di spazi che hanno modificato il loro scopo senza però cambiare nella sostanza architettonica, perché l’idea iniziale è stata così colta e radicata nel luogo da riuscire a dare vita ad un qualcosa di quasi autoctono.

Le funzioni dovrebbero forse venire meno, in favore di spazi più versatili e personalizzabili; alla fine, la maggior parte tra le più grandi architetture della storia hanno mostrato la veridicità di questa affermazione.

11 di Questoprogettazione.cihaportato

In ultima battuta, dopo aver espresso le conclusioni a cui siamo approdati, abbiamo fissato i concetti chiave nella stesura di un elenco di linee guida che intendiamo come portatore di un’idea 2 PAULO MENDES DA ROCHA, Intervista e discussione di Vladimir Belogolovsky con Paulo Mendes da Rocha, in City of Ideas, Sidney, 2016

anni a venire l’abitazione debba sempre più essere un luogo versatile, dotato di ambienti condivisi, in grado di essere personalizzabili e adattabili. La soglia tra il pubblico e il privato dovrà necessariamente ridursi per garantire una condivisione ed un’inclusività maggiori all’interno dei nuclei residenziali; diventa quindi interessante capire come integrare fra loro spazi di privacy ad ambienti completamente condivisi all’interno delle residenze, come le zone giorno e gli spazi di lavoro.

a fare delle considerazioni anche in merito al futuro Pensiamodell’abitare.chenegli

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di architettura, frutto degli insegnamenti di una scuola, con la speranza che questo possa offrire spunti di riflessione durante il processo di sviluppo dell’edilizia sociale.

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1.1Lerelazioniegliintreccitrateoriaeprassi.

se intendiamo la Praxis come l’attività concreta che interagisce in quello scenario reale, occorre chiarificare con quali approcci metodologici e con quali insiemi di tecniche specifiche modifica la realtà. Affinché sia quindi possibile parlare di una teoria pratica della progettazione serve dapprima riconoscere “la necessità” di un metodo. In questo senso, Antonio Monestiroli avanza una proposta metodologica chiara e strutturata verso un’operabilità articolata in temi, questioni e sequenze logiche che il progetto dovrebbe ripercorrere, al fine di dimostrarsi all’altezza dei bisogni della collettività.2

Da una parte, se la Theoria rappresenta un approccio alla realtà fenomenica con lo sguardo del pensiero, va determinata la realtà in questione.

approcci metodologici.

2. ANTONIO MONESTIROLI, Questioni di metodo in Domus, n. 727, ora in La métopa e il triglifo, Laterza, Roma-Bari, 2002.

Alcuni1.

1. ALDO ROSSI, Architettura per i musei, in Teoria della progettazione architettonica, introduz. di Giuseppe Samonà, Dedalo libri, Bari, 1968

“La formazione di una teoria della progettazione costituisce l’obiettivo specifico di una scuola di architettura e la sua priorità su ogni altra ricerca è incontestabile. Una teoria della progettazione rappresenta il momento più importante, fondativo, di ogni architettura […].”1 - A. Rossi

Il pensiero architettonico e il progetto realizzato sono spesso assunti come la più grande dicotomia dell’architettura, dalla quale scaturiscono infinite riflessioni, ma che finiscono sempre per essere considerati come elementi distinti tra loro.

In ambito architettonico, come sostenuto da Aldo Rossi, troppo spesso si è pensato che la teoria sia soltanto una razionalizzazione a posteriori della pratica, e da questo si ha una tendenza a considerarla come una normalizzazione ed un adattamento, più che ad una visione concreta della società. Questo è in parte la conseguenza della paura di alcuni, che, virtuosamente si sono cimentati nella formulazione di visioni teoriche della società e dell’architettura, senza occuparsi però dalla fase più importante di questo processo: il riscontro concreto e progettuale della teoria Dall’altrastessa.parte,

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I passaggi del metodo proposto, che, chiaramente, non sono da

La perlustrazione del senso - rapporto tra spazio pubblico e privato - si confronta con la condizione topologica, ma anche con l’idea di città che la presiede - relazione tra edificio e contesto -; l’adozione di un assetto formale strutturato - aspetti morfologici - non può che inverarsi in un sito specifico in rapporto ai dati delle tecniche - densità abitativa e qualità dello spazio - puntando però, attraverso gli elementi costruttivi, ad esprimere un carattere adeguato - differenze tipologiche e di identità.

Nell’antichità, le figure di Platone e Aristotele si sono fatte portatrici di queste due tensioni, spesso inconciliabili - una in riferimento al pensiero astratto, l’altra alla pratica concreta e tangibile -; in epoca moderna, invece, si sono sviluppati nuovi bisogni, ed è per questo che ritroviamo in pensatori quali Marx e Gramsci - il cui pensiero verrà studiato e ripreso anche da alcune delle figure in cui ci immergeremo - gli spunti di una volontà già esistente di ricongiungere queste due tensioni, un tempo agli antipodi.

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considerarsi come strettamente vincolanti o autoritari, semplificano il dualismo tra elementi concettuali/teorici ed effettuali/pratici.

Considerano la forma in quanto είδος - èidos - e forma in quanto μορφή - morphé -. La prima, èidos, si riferisce all’idea, il concetto astratto che viene catturato dall’intuizione teorica per poi essere perseguito nella fase concreta di progetto, mentre morphé rappresenta l’essenza tangibile, la composizione fisica e sensoriale della materia, che è il fine ultimo del progetto.

3. KARL MARX, Manoscritti economico-filosofici del 1844, 1a edizione Berlino, 1932.

Come sappiamo, i filosofi greci, hanno formulato una duplice interpretazione del significato di forma, che si rifà in maniera esplicita a ciò che concerne la teoria e la pratica.

Il significato di “prassi” come iniziativa individuale e sociale rappresenta un punto focale di gran parte del pensiero filosofico intrapreso da Karl Marx riguardo ai problemi della produzione di massa e del metodo Giàscientifico.neiManoscritti economico-filosofici del 1844 scriveva “come la società […] produce l’uomo in quanto uomo, così essa e prodotta da Edlui”3è così che questa idea per cui la produzione - o prassi umana –comprende non soltanto le fasi produttive bensì anche tutto ciò che viene sviluppato antecedentemente in rapporti sociali, idee, bisogni, istituzioni. Diviene in questo modo naturale capire come teoria e prassi non debbano e non possano rimanere slegate, dal momento che l’una dà vita all’altra e viceversa.

In particolare, è possibile identificare un percorso lineare nel pensiero di diverse generazioni di architetti, da maestri ad allievi, come Quaroni,

4. Tafuri si riferisce all’indifferenza degli ipermoderni (post - modern), per cui le specifiche caratteristiche di una forma architettonica sono del tutto riproponibili in altri contesti con caratteristiche completamente differenti. MANFREDO TAFURI, Storia dell’architettura italiana 1944-1985, Einaudi, Torino, 1982. (Fig.1)

Con l’analisi del pensiero marxista, che aveva posto le fondamenta per questa unione delle due correnti storicamente scisse di teoria e pratica, troviamo e capiamo l’unificazione moderna del concetto di filosofia della prassi elaborato da Gramsci - ripreso anche da Rossi ed altri della sua generazione - che indica con precisione un concetto di unitarietà tra teoria e pratica.

1.2Gliarchitettipensatori.

5. COLIN ROWE, L’architettura delle buone intenzioni, Pendragon, Bologna, 6.2005.Ibid., n. 1.

Fig.1 Manfredo Tafuri, Storia dell’architettura italiana 1944-1985, Einaudi, Torino, 1982.

Durante il Novecento però, specialmente nella seconda metà, è rintracciabile, da parte di alcuni architetti, la volontà di riprendere l’approfondimento di una teoria della progettazione. È importante recuperare questo filone di pensiero non tanto per giustificare il discorso generale, quanto più per capire l’importanza di quanto è già stato fatto per tentare di salvare l’architettura, nel momento in cui più è stata messa in difficoltà.

Come Rossi cita Seneca dicendo che “lo stolto è colui che ricomincia sempre da capo e che si rifiuta di svolgere in modo continuo il filo della propria esperienza”, e ancora “ricominciare da capo è sempre tipico dei minori […] è un segno di debolezza e di estrema fragilità culturale.”6

Per questo riteniamo di enorme importanza ricucire le conoscenze già introdotte dalle generazioni di architetti venuti prima di noi, che hanno avuto a cuore il tema di ricongiungere teoria e prassi.

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Una volta trovata questa sintesi concettuale di questi due aspetti, risulta difficile capire le ragioni per cui questo legame tra teoria e prassi si sia nuovamente interrotto, durante il Novecento, e non è certo l’obiettivo di questo nostro studio. È però sicuro che l’attuale concezione di gaia erranza4 denunciata da Tafuri, seppur prefiggendosi obiettivi nobili e buone intenzioni5, è da ritenersi responsabile di un netto sbandamento dell’interesse teorico insito nelle pratiche, in favore di un’ampia letteratura legata a ridondanti descrizioni del progetto, maggiormente rivolte a presentare e vendere l’immagine, invece che ad una ricerca delle ragioni che cuciono il tessuto sociale con la realtà fisica e concreta delle cose.

Sempre in questi anni, a seguito dello sviluppo selvaggio del capitalismo edilizio, presero spazio politiche urbanistiche come quelle della città metropolitana e della città territorio; l’idea rossiana di teoria della progettazione prese forma proprio come soluzione di contrasto verso queste politiche, che implicavano anche una dissoluzione dell’architettura in quanto forma della città.

Grazie a queste figure di “pensatori impegnati” socialmente ed in maniera critica, la teoria della progettazione non è mai morta, e continua a contrastare la mera progettazione funzionalistica e speculativa. Esattamente per questo è necessario portare avanti la ricerca nell’ambito di una compenetrazione tra teoria e prassi nell’architettura.

Proprio Rossi, infatti, tra gli anni ’60 e ’70, cercò di elaborare una sintesi tra la forma della città e l’architettura, nel tentativo di combattere quello che da lui veniva definito come professionismo, ovvero la pratica acritica che si accontentava di realizzare i progetti in maniera funzionalistica, senza porsi troppe domande.

In quel periodo, questa risposta da parte degli architetti come Rossi veniva identificata come una sorta di ritorno all’ordine, anche con la corrente razionalista; se si abbraccia però uno spettro più ampio di influenze e di visioni culturali presenti, è possibile riscontrare un progetto metodologico ben preciso, in favore di una teoria della progettazione che mirava a preservare l’autonomia dell’architettura in quanto modello di pensiero e d’azione.

7. MANFREDO TAFURI, Teoria della progettazione architettonica, Dedalo, Bari, 1968.

Come afferma Tafuri “la progettazione è un processo che non ammette altro che campi diversi di applicazione affrontabili tramite un’unica metodologia, oggettiva, perché modellata su un modo comune di percezione ipotizzato come immune da ogni condizionamento storico”.7 Il suo contributo mette in risalto gli aspetti più importanti della storia dell’architettura, costruendo e lavorando su un bagaglio culturale esistente e di cui ha fatto tesoro, fino all’elaborazione di un pensiero teorico critico, divenuto emblema di una corrente.

1.3AldoRossi.Unateoriadellaprogettazionepossibile.

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Tafuri, Rossi stesso, De Carlo, Gregotti, e altri architetti della generazione successiva, che, ereditando e riscoprendo quanto iniziato da Marx e Gramsci, si sono battuti per mantenere viva la pratica colta ed interessata alle questioni della società.

Durante quegli anni, la ripresa economica aveva favorito l’utilizzo del mercato edilizio come punto di forza dell’economia nazionale, spianando il terreno ai privati nella realizzazione di immobili.

8. Ibid, n.1

9 GIANCARLO DE CARLO, L’architettura della partecipazione, Quodlibet, Macerata, 2015.(Fig.2)

Fig.2 Giancarlo De Carlo, L’architettura della partecipazione, Quodlibet, Macerata, 2015.

Rossi, per questo, è alla continua ricerca di un processo razionale di tutto ciò che è materia architettonica, passando per tematiche di spazio, sociologia, economia e politica, che cercano di dare al progetto una definizione per parti assolute e stabili nel tempo. L’architettura come rappresentazione di un luogo si costituisce nel tempo e con la collettività, e proprio questi fatti privati e pubblici sono i termini di paragone per approfondire lo studio dell’architettura.

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1.4L’architetturapartecipatadiGiancarloDeCarlo.

A fronte di questi ragionamenti, l’approccio del funzionalismo ingenuo viene rovesciato in favore dell’esperienza architettonica e dell’imprescindibile relazione tra teoria e prassi, di cui la funzione è

viene intesa come “creazione inscindibile della vita e della società in cui si manifesta; essa è in gran parte un fatto collettivo.”8

La struttura urbana della città, per questo, si compone sempre delle stesse macro categorie: la casa, gli elementi primari, i monumenti. E queste non rappresentano meramente una differenziazione funzionale, bensì fatti urbani caratterizzati da un’essenza completamente diversa tra loro.

Questo concetto trova enorme riscontro nelle tesi di De Carlo per quanto riguarda la ricerca di un metodo e, soprattutto, di un rigore capace di restituire credibilità all’approccio disciplinare (Tafuri). De Carlo tenta di esprimere l’idea di metodo per una teoria della partecipazione secondo cui “quando tutti intervengono in egual misura nella gestione del potere, oppure - forse così è più chiaroquando non esiste più il potere perché tutti sono direttamente ed egualmente coinvolti nel processo delle decisioni”9, allora si avrà una vera e propria utopia realizzabile, uno sforzo ideativo, teorico e pratico, concretamente attuabile.

Perstrumento.Rossi,l’architettura

In questo contesto si sviluppa il filo conduttore tra ricerca sociale teorica e pratica architettonica concreta, che pervade tutta l’opera di De Carlo. La partecipazione è infatti un elemento strutturante essenziale per una collaborazione tra discipline, e colloca al centro della pratica progettuale i bisogni dei destinatari e dei fruitori dell’architettura.

Trattando della teoria della progettazione, egli parla dei punti fondamentali di questa ricerca metodologica, che ritrova nella lettura del contesto e dei suoi monumenti, nella forma fisica dell’architettura, e nella comprensione della città come fatto urbano di chi la vive.

In questo modo, così come in molte altre sue opere, l’architetto riesce a formulare un metodo sperimentato e messo in pratica, che passa dall’elaborazione all’analisi degli usi, dei giudizi, e dei bisogni manifestati dai futuri fruitori dei luoghi, che si traducono in linee guida per le proposte progettuali.

“Il progetto è il modo con cui tentiamo di mettere in atto la soddisfazione di un

Queste relazioni tra la partecipazione, la ricerca sociologica e il progetto architettonico pongono l’accento sulla compenetrazione di pratiche come metodo circolare, secondo cui ogni elemento non può fare a meno del contributo degli altri, così come la teoria e la pratica sono tra loro Nellainterdipendenti.progettazionedei collegi universitari di Urbino, De Carlo realizza un’architettura davvero speciale nel suo genere, ricca di ambienti aggregativi, relazionali ed emozionali, volta a garantire una determinata tensione tra gli ambienti pubblici e quelli privati. Di per sé, i collegi di De Carlo, nascono da un modo di progettare davvero innovativo, che pone in primo piano la volontà di esprimere al massimo la libertà dei suoi utenti, unita al desiderio di favorire l’autonomia e l’integrazione tra il nucleo urbano centrale della città, e quello che, di fatto, diventerà un quartiere della stessa.

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Come detto da De Carlo stesso, molto spesso, in tempi recenti, un’architettura piace soltanto a due persone, il committente e l’architetto, perché non tiene conto del punto di vista di tutte quelle persone che usufruiscono di quella parte di città. È per questo che il metodo da lui utilizzato a Terni, nelle fasi antecedenti la realizzazione del Villaggio Matteotti, indica una struttura del tutto diversa di intendere l’iter progettuale, se vogliamo molto più onesta e coerente con lo scopo ultimo dell’architettura, cioè l’essere al servizio dei bisogni della gente.

Gregotti dà forma al suo pensiero architettonico a partire dalla teoria che il progetto si fonda su considerazioni di carattere edonistico, che persegue il fine di raggiungere l’appagamento dei sensi.

1.5 Vittorio Gregotti. Il metodo come razionalizzazione del processo.

Così, senza la pretesa di fornire un procedimento statico a priori, il contributo di De Carlo è di enorme importanza per mostrare come la pratica interessata e critica dell’architettura, sia in grado di valorizzare il bagaglio culturale e di pensiero della teoria della progettazione sviluppata anche da altri, ai fini di renderla un tutt’uno con il progetto, contribuendo ad assottigliare il gap ancora esistente tra “architettura parlata” e “architettura realizzata”.

Fig.3 Vittorio Gregotti, Teoria della progettazione architettonica, Dedalo, Bari, 1968.

La razionalizzazione del metodo però, è bene specificarlo, si discosta completamente da quell’insieme di pratiche che intendono ottimizzare il processo produttivo in termini di profitto; non si intende dare maggior tempo e spazio alla realizzazione di architetture rivolte all’efficienza dei tempi o alla concorrenza reciproca.

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La formulazione di un metodo va perseguita in quanto mezzo per la realizzazione di un’architettura che possa rispondere concretamente ai bisogni della gente, che rende partecipe chi ne usufruirà.

Questo procedimento scientifico, secondo Gregotti, non intende limitare le scelte dell’architetto, ma al contrario snellire il percorso decisionale, grazie ad una metodologia empiricamente comprovata e riflettuta, dando così spazio ad altri aspetti che normalmente vengono esclusi o minimizzati.

nostro desiderio. La relazione fra desiderio e appagamento deve essere approfondita nella variabilità e dipende per lo più dalla distanza tra il desiderio di fare un progetto e la difficoltà di appagarlo avendolo realizzato.”10

Questo “giustifica l’insistenza con cui il problema metodologico si presenta importante per l’architettura”, e come “[l’] organizzazione metodica del contenuto specifico dell’architettura” introduca “dei valori nella definizione tecnica e spaziale dei servizi”.11

La progettazione diventa quindi per lui un processo storico costituito da eventi e come tale necessita di un metodo per dare ordine a tale Inprocesso.architettura, il metodo corrisponde alla sequenza con cui vengono pensati, organizzati e realizzati i fatti e le peculiarità di un determinato problema. Viene perciò inteso in maniera razionale e scientifica, come un fenomeno indagabile ed attuabile empiricamente. Gli studi scientifici si occupano con sempre maggior interesse delle ripercussioni del “fare artistico”, così come di quello architettonico, nella fattispecie. Nell’architettura, in particolare, vengono ricercate quelle dinamiche atte a conoscere i comportamenti, gli stati d’animo, che scaturiscono da determinate soluzioni spaziali, con il fine ultimo di avere un maggior controllo sulla razionalità dei processi progettuali. In questo modo è possibile concentrare le energie in una direzione piuttosto che in un’altra, limitando le cattive scelte realizzative - in assenza di una teoria e di un pensiero architettonico critico ad esempio - verso soluzioni più conformi ai “problemi” progettuali e sociali in campo.

10. VITTORIO GREGOTTI, Teoria della progettazione architettonica, Dedalo, Bari, 1968 (Fig.3)

11. VITTORIO GREGOTTI, Il territorio dell’architettura, Feltrinelli in “Materiali”, Milano, 1966

1.6L’ereditàculturalediunascuoladipensiero. Andando a ritroso nella ricerca di esperienze storiche affini ai temi di una visione unitaria della teoria architettonica, abbiamo messo in atto una lettura in parallelo di alcuni autori, individuandoli all’interno di un filone di pensiero più ampio, con il fine ultimo di mettere a sistema le considerazioni a cui sono giunti. Chiaramente, ognuno di essi ha elaborato un pensiero differente, ma quello che si percepisce, è la presenza di un tema di fondo caro a tutti: la consapevolezza di essere giunti ad un momento storico in cui l’architettura è sofferente, minata alle sue fondamenta e sempre più priva di un pensiero critico nel fare progettazione. Urge quindi il bisogno concreto di trovare un processo intellettuale uniforme, empirico e critico nei confronti dei fini sociali del progetto stesso. Risulterebbe fuorviante focalizzarsi esclusivamente sul pragmatico professionismo, privo di un pensiero critico o stigmatizzare a priori un approccio teorico che vuole essere portatore di una visione della

Comesocietà.abbiamo

visto, teoria e pratica architettonica non possono essere tra loro scisse, proprio per questo riteniamo che approfondire il pensiero di grandi pensatori dell’architettura abbia già messo al nostro servizio la definizione di parametri pratici ed oggettivabili del progetto architettonico. L’una parte non deve escludere l’altra, ma devono essere parte di un lavoro unitario che intendiamo perseguire.

Alla luce degli esempi riportati nei paragrafi precedenti, è indiscussa

In una società fluida, in cui sembrano essersi smarrite le scuole di architettura, è più che mai importante attingere a chi prima di noi è stato in grado di affrontare brillantemente le sfide proposte da un cambiamento radicale dell’abitare - come quello a cui ci ha costretti il secolo scorso - non tanto per copiare le loro soluzioni, quanto più per coglierne l’approccio metodologico e le idee di concepire la società, in vista delle sfide che ci verranno proposte dal momento storico in cui viviamo.

Emerge quindi, ancora una volta, l’importanza della relazione che intercorre tra teoria e pratica architettonica attraverso la formulazione del metodo, recuperando quella “che può considerarsi la materia essenziale dell’architettura […], quella che riconosciamo attraverso la sedimentazione storica della nostra disciplina”: “la forma fisica dell’ambiente in funzione dell’abitare umano.”12

1.7Unanuovaprospettiva.

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12. Ibid, n.10

L’architetto è sempre di più coinvolto nella realizzazione di progetti di riqualifica, rigenerazione, per l’esistente. Un lavoro di condivisione che entra in empatia con una grande varietà di temi come il centro urbano, la periferia, lo spazio in tutte le sue forme. Per questo oggi è necessario, trovare un metodo contemporaneo, che sia dinamico e che segua anche l’innovazione sempre pesente nel campo della progettazione, basti pensare ai temi di sostenibilità e energia rinnovabile che negli ultimi anni hanno contribuito molto alla realizzazione di una nuova era architettonica.. Metodo ma che guardi sempre alla possibilità di un mutamento.

Come disse Ricardo Bofill:

La teoria della progettazione degli anni ‘50 è una teoria statica, la produzione architettonica spesso era frutto di un pensiero, un’idea personale di come doveva essere l’architettura per tanto è sempre stato l’uomo ad adattarsi. Oggi, la società evolve rapidamente questo anche grazie alla tecnologia e fattori che mettono l’uomo davanti a nuove esigenze: è per questo motivo che secondo noi c’è il bisogno di un metodo che permetta l’individuazione di linee guida per la progettazione che non siano statiche ma che possano seguire l’evolversi della società e l’idea della casa in primis.

“[...]la professione dell’architetto obbligatoriamente deve pensare il futuro. Progettarlo è il nostro mestiere”.

Questo significa che secondo noi è possibile attualizzare il metodo al fine di creare un’architettura non più basata su un’idea personale ma sui bisogni dell’uomo e della società, in modo da poter creare un progetto per l’individuo.

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l’importanza di un metodo che però, a nostro avviso, oggi necessita di essere trasformato e ripensato in modo che possa incrociarsi con il bisogno dell’uomo contemporaneo. Probabilmente una delle critiche più frequenti che può ricevere un architetto contemporaneo è la mancanza di una teoria della progettazione scritta, rispetto alla prima metà del ‘900 in cui di architettura si scriveva molto e questo per alcuni critici d’architettura risulta essere oggi un grande limite.

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2.1Definizionedisocialhousing

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Una volta definiti i criteri con cui si intende procedere all’analisi dei casi studio, riteniamo fondamentale dare una personale definizione di quello che noi intendiamo come social housing (da qui in poi SH). Prima di questo però è necessario inquadrare storicamente questo tipo di edilizia: i primi esempi di alloggi sociali li possiamo individuare tra la fine del XIX e inizio del XX secolo, con il coincidere delle prime fase dell’industrializzazione e dell’ubanizzazione dei territori. E’ però dopo la Seconda Guerra Mondiale che si presenta una forte carenza di alloggi sopratutto tra i paesi coinvolti nel conflitto. Dalla seconda metà degli anni ‘40 infatti si riscontra un grande sviluppo dell’edilizia atta a contrastare le carenze presenti.

Riteniamo sia riduttivo riportare tutto al solo piano economicofinanziario quando esiste una possibilità di ripensare questo sistema come un’opportunità di transinzione verso una società più attenta alla dimensione umana e alle relazioni sociali. Il SH può diventare polo attrattivo per interi quartieri, uno strumento di rigenerazione urbana e di riqualifica, specchio di una società in continuo mutamento. Il valore aggiunto di questo tipo di edilizia sta nella ricchezza di servizi

Il SH in Italia fa la sua prima apparizione nel DM infrastrutture del 22.04.2008 “Definizione di alloggio sociale ai fini dell’esenzione dell’obbligo di notifica degli aiuti di Stato” in esso si legge all’articolo 1:

“2. E’ definito “alloggio sociale” l’unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione permanente che svolge la funzione di interesse generale, nella salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato. L’alloggio sociale si configura come elemento essenziale del sistema di edilizia residenziale sociale costituito dall’insieme dei servizi abitativi finalizzati al soddisfacimento delle esigenze primarie.”

In Europa questo tipo di edilizia assume connotazioni differenti, in quanto ogni paese presenta politiche sociali differenti come vedremo in seguito, per questo motivo, partendo dalla definizione di alloggio sociale definito dalla legge italiana cercheremo di sviluppare il nostro concetto di edilizia sociale.

Criteri di scelta e analisi dei casi studio.

2.

Oggi la casa si prospetta come luogo di rifugio ma anche e soprattutto come insieme di ambienti plurifunzionali, dove il significato di abitare si evolve e si estende. In particolare, con la pandemia e la reclusione in casa, lo spazio di un singolo ambiente assolve diverse funzioni. Spazio come luogo in cui svolgere l’attività fisica, lo studio e il lavoro, il riposo, le attività di svago e tempo libero tutte concentrate all’interno di un’unica realtà domestica.

Li riteniamo una valida soluzione al nuovo problema del’abitare, anche in funzione delle necessità che la pandemia ha contribuito ad evidenziare e che tuttavia erano già presenti, seppur sopite, nelle dinamiche spiaziali e culturali della società contemporanea.

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Gli ultimi due anni hanno evidenziato alcune delle disuguaglianze sociali all’interno delle città; il 95% della popolazione che ha contratto la malattia abita in aree urbanizzate, le persone più colpite saranno coloro che vivranno in alloggi poco sicuri, sovraffollati e non accessibili. “Without a house, it is impossible to heed the call to stay at home. Without safe shelter and access to basic services, the order to shelter in a place has no meaning”1 dichiara il direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani Maimunah Mohd Sharif.

L’importanza delle abitazioni e il concetto di alloggio come riparo assumono un significato più ampio; rappresentano un luogo dove coltivare affetti, hobbies e passioni. Tutti bisogni che, durante la quarantena, sono stati rivalutati e riscoperti rendendo la pratica dell’abitare un concetto in continua evoluzione.

L’housing è quindi quell’edilizia che promuove la socialità e la condivisione. Tra i parametri di scelta dei casi studio troviamo determinanti queste caratteristiche:

Il progetto dovrà essere promotore di un abitare urbano che amplifica il rapporto con la città, che generi spazio pubblico o di uso pubblico, accesibile, privo di recinzioni e restrizioni. Dovrà presentare spazi intermedi nella soglia tra pubblico e privato che 1 R. Florida, E. Glaser, M. Mohd Sharif, K. Bedi, T. Campanella, C. Chee, D. Doctoroff, B. Katz, R. Katz, J. Kotkin, R. Muggah, J. Sadik-Khan, How Life in Our Cities Will Look After the Coronavirus Pandemic, Foreign policy, 1 Maggio 2020

per la residenza e per il quartiere stesso, nella presenza di uno spazio semi-pubblico o pubblico che sia condensatore sociale di relazioni tra individui e tra individuo e luogo.

Mentre nel modello degli anni ‘60 la struttura della casa comprendeva una rigida suddivisione della zona notte rispetto a quella giorno, oggi si tende ad avere ambienti più flessibili e meno definiti anche in funzione del passaggio da casa a postazione lavoro nello stesso luogo.

4. Differenze tipologiche.

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2.1Relazionitraedificioecontestodiriferimento

La relazione tra edificio e contesto è un tema che ha un ruolo significativo all’interno dell’iter progettuale, soprattutto oggi che l’approccio dell’architetto avviene in maniera più complessa grazie anche all’avvento della tecnologia all’interno della pratica professionale:

1. Relazioni tra edificio e contesto di riferimento.

Parametri che siano condivisibili, che possano inquadrare atteggiamenti progettuali depositari di elementi di novità, significativi ed esemplari. Per questo motivo abbiamo individuato cinque punti che ci guideranno durante l’analisi dei casi studio e che saranno per noi essenziali nell’elaborazione di un manifesto progettuale:

Il rapporto tra architettura scritta e architettura realizzata ci porta alla ricerca criteri al fine di ottenere come risultato un’architettura Inarmoniosa.questosenso, per proseguire in questo percorso di ricerca, riteniamo opportuno spiegare cosa si intende per architettura armoniosa: in passato questo termine è comparso spesso affiancato all’architettura in quanto venivano definiti “armoniosi” gli edifici le cui parti fossero state in rapporto tra loro di 1:2, 2:3 o 3:4. La proporzione armonica fu poi particolarmente impiegata durante il Rinascimento, grazie all’opera di architetti e intellettuali come Leon Battista Alberti. Successivamente Andrea Palladio riprese questo concetto in maniera più complessa; tuttavia, quella che noi intendiamo come architettura armoniosa non è tangibile solo a livello compositivo o progettuale, ma in tutta la sua interezza nel rapporto con il contesto, nell’utilizzo dello spazio e nel modo di costruire, dove l’uomo è riferimento unico della progettazione, senza perdere di vista la componente economica che negli ultimi anni è diventata sempre più determinante nelle fasi progettuali. (Fig.4)

Alla luce di queste riflessioni ci siamo interrogati su quali siano i possibili parametri che possano gettare le basi per la costituzione di un nuovo metodo di progettazione.

5. Aspetti morfologici: l’importanza dell’adattabilità.

Fig.4 Esempio di architettura realizzata con proporzioni armoniche, Leon Battista Alberti, Basilica di Santa Maria Novella, 1219, Firenze.

moltiplichi la possibilità d’incontro tra persone. Dovrà promuovere la costruzione di una comunità attraverso la presenza di servizi collaborativi . Privileggiare la presenza di alloggi che garantiscano grande mixitè tipologica e di conseguenza un’utenza .

3. Qualità dello spazio.

6. Aspetti sociali: economia del progetto

2. Rapporto tra spazio pubblico e privato.

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2.2Rapportotraspaziopubblicoeprivato.

All’interno del panorama architettonico molto spesso si è sentito parlare di qualità abitativa, soprattutto in merito alle questioni di sostenibilità e al consumo di suolo. In architettura, la densità è un parametro urbanistico e geografico rilevante, che incide sulla qualità dello spazio, e nella sua semplicità risulta essere molto utile per sintetizzare in maniera chiara i fenomeni più complessi. Tuttavia, nel corso del tempo è un parametro che ha assunto diverse declinazioni: densità edilizia, di popolazione, di accentramento, di affollamento e così via. Quello che ci interessa nello specifico è però quello che riguarda la densità di

Inoltre, è bene differenziare anche il modo con cui si interagisce con il contesto: possiamo infatti riconoscere due modalità che ricadono sempre tra continuità o discontinuità siano esse compositive, morfologiche o tipologiche. Nello specifico, intendiamo l’approccio in continuità più concreto e che dialoga con le preesistenze mentre la discontinuità va intesa in maniera più astratta, culturale o di concept.

Il rapporto tra spazio pubblico e privato lo possiamo intendere su due diversi livelli di lettura: da un lato quello urbano, che ha una forte relazione con l’attacco a terra dell’edificio stesso, dall’altro quello relativo alla sfera privata, in stretto rapporto con l’organizzazione distributiva e tipologica dell’edificio. Crediamo che negli anni a venire l’abitazione possa sempre più essere un luogo versatile, dotato di ambienti condivisi, in grado di essere personalizzabili e adattabili. La soglia tra il pubblico e il privato deve necessariamente ridursi per garantire una condivisione ed un’inclusività maggiore all’interno dei nuclei residenziali: diventa interessante capire come integrare fra loro spazi di privacy ad ambienti completamente condivisi all’interno delle residenze, come le zone giorno e gli spazi di lavoro. Nell’ottica urbana questa concezione porta con sé un cambiamento essenziale, se lo spazio pubblico urbano è stato per decenni il “retro” delle nostre case: il luogo della spazzatura, del parcheggio, del carico e scarico, oggi diventa elemento fondamentale di un buon progetto trasformandosi in un importante mezzo per favorire le relazioni personali tra gli individui e la condivisione di esperienze.

2.3Qualitàdellospazio.

i nuovi strumenti, infatti, ci permettono di avere un quadro delle aree di riferimento molto più ampio e ricco di informazioni. Riteniamo quindi il contesto un’arma a doppio taglio, in quanto gran parte del successo o del fallimento di una determinata architettura dipendano dall’efficacia delle azioni che in un determinato luogo possono avere un grande impatto positivo mentre in un altri possono avere effetti disastrosi.

Anche in questo caso possiamo intendere la questione tipologica su più livelli, da un lato è bene distinguere la destinazione d’uso di un social housing in quanto esistono diverse formule, come ad esempio, le residenze studentesche che proprio per la loro combinazione di alloggi e funzioni collettive possono essere inserite all’interno di questa grande categoria. Dall’altro la questione tipologica va intesa soprattutto a livello progettuale: come sappiamo Aldo Rossi, ne “L’architettura della città” del 1966, ha sempre attribuito alla tipologia dell’edificio un’importanza fondamentale proprio nella costruzione della città, allo stesso modo riteniamo interessante capire se nella progettazione dei social housing esistono delle tipologie di edifici che vengono riproposte o se invece si tratta di una progettazione più libera, che dipende da altri fattori. Va poi aggiunto che si può parlare di tipologia anche per quanto riguarda gli alloggi e per questo motivo cercheremo di capire quali sono i tagli più utilizzati.

2.4Differenzetipologiche.

La densità di affollamento come sappiamo riguarda il numero massimo di occupanti assunto per unità di superficie lorda dell’ambito di riferimento (persone/m2), in questa ricerca sarà fondamentale capire come questo parametro incide sulla qualità dello spazio: un esempio, secondo noi calzante in merito a questa questione, è la nota Unité d’Habitation di Le Corbusier (1947-1952), da qui in poi LC , su cui la critica si è espressa con pareri contrastanti (Fig.5). In The Architectural Review nell’articolo “Views on Le Corbusier’s Unite d’Habitation” del maggio 1951, Kenneth Easton opera una dura critica all’opera di LC ponendo l’accento su alcune riflessioni: ‘How, I wondered, could 1,600 of this essentially ‘agora-minded’ and volatile community ever be happily contained in this great rectangle on the outskirts of the town?’.

affollamento e sul rapporto con la qualità dello spazio che può essere inteso sì a livello urbano ma anche a livello spaziale per quello che riguarda l’organizzazione interna di un edificio.

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Fig.5 Le Corbusier, Unitè d’Habitation, 1947-52, Marsiglia..

Il periodo post-pandemico ha posto l’attenzione sulla casa: già nella preistoria, l’uomo ha sempre avuto l’esigenza di proteggersi dalle forze della natura e da sempre, quest’esigenza veniva soddisfatta coprendo e cingendo una certa quantità di spazio. Ovviamente l’evoluzione dell’uomo va di pari passo con l’evoluzione dell’architettura stessa: oggi la casa ha assunto un ruolo ancora più importante nella vita di tutti noi, perché all’interno di essa si svolgono tutte le attività quotidiane, anche quelle che prima avevano luogo in altri spazi. Questa situazione senza precedenti offre l’occasione di guardare le nostre case da una prospettiva diversa, costringendoci a ripensare e riorganizzare gli spazi

2.5Aspettimorfologici:l’importanzadell’adattabilità.

Per questo motivo riteniamo che l’adattabilità sia una caratteristica fondamentale del nuovo modo di progettare e pertanto cercheremo di capire in che modo questo parametro possa influenzare certe scelte progettuali.

Il contenimento degli sprechi di spazio è senza dubbio un elemento di prim’ordine in un’economia di progetto subordinata, oggi più che mai, ai costi al m2; diventa importante saper inserire e programmare gli ambiti dell’abitazione in una sequenza di spazi tale da limitare la formazione di inutili spazi di collegamento e di risulta, privilegiando quello che è il cuore dell’abitare condiviso, vale a dire un grande spazio giorno appartenente a tutti.

Allo stesso tempo bisogna tenere conto che, spesso, fare economia sugli elementi tecnologici del progetto significa ottenere un rincaro sui costi di gestione ed è perciò importante ridurre al minimo le spese per quegli elementi che sono accessori, come i rivestimenti fini a sé stessi e l’arredo superfluo, ma non per aspetti di primaria importanza quali la coibentazione, la serramentistica, gli aspetti strutturali e del benessere climatico interno.

2.6Aspettisociali:economiadelprogetto.

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Le funzioni essenziali, più private, è bene che siano collocate in ambienti perimetrali, così da poter beneficiare senza aiuti artificiali della corretta illuminazione e ventilazione. In questo modo, collocando un grande spazio collettivo in posizione centrale, gli ambienti riservati potranno usufruire di una relazione diretta con gli spazi comuni, senza il bisogno di sprecare spazi adibiti ad eccessivi collegamenti.

Un buon architetto sa ottenere degli ottimi risultati spaziali indifferentemente dal costo dei materiali che utilizza. Materiali di seconda mano come laterizi riciclati, truciolari e compensati del legno, lamiere metalliche, ma anche il calcestruzzo opportunamente composto e la pietra, possono spesso venire impiegati nella riuscita di progetti ambiziosi e dalle spiccate qualità spaziali.

All’interno dei processi progettuali contemporanei, la flessibilità degli spazi, volta a garantire una maggiore e diversa utilizzabilità, è una prerogativa che dovrebbe sempre essere tenuta in considerazione. Oggi siamo consapevoli che quando si progetta un edificio questo avrà un ciclo di vita di circa 30 anni, è in quest’ottica che la capacità di progettare edifici con sistemi costruttivi non obsoleti e con spazi adattabili e flessibili diventa ancora più significativa in modo da poter poi restituire nuova linfa vitale all’edificio stesso.

e le relazioni all’interno e anche all’esterno dell’abitazione.

Risulta essenziale, ai fini del social housing, scegliere parti della città che siano soggette nella misura il più possibile contenuta a fenomeni di speculazione ed inflazione dei costi di acquisto e degli oneri di

costruzione. In questo ambito come in nessun altro è necessario mantenere bassi i costi realizzativi e di mantenimento; per questa ragione occorre calmierare i costi di affitto e di vendita secondo cifre prestabilite. Sarebbe interessante anche proporre una misura per la quale il possesso e la gestione di questi immobili fosse centralizzata all’amministrazione locale, impedendo la speculazione privata, come avviene ad esempio a Berlino, con la netta espressione della cittadinanza a favore dell’esproprio degli immobili privati, una scelta ampiamente sostenuta, che difficilmente potrà essere ignorata da ogni governo che si definisca democratico.

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Va detto, infine, che avere a disposizione un modello guida nella progettazione per il social housing garantirebbe una snellezza maggiore in tutte quelle fasi del progetto che riguardano la decisione di alcuni aspetti piuttosto che altri, nonché una leggibilità maggiore in quelle che sono le procedure burocratiche e amministrative dello stesso.

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32L’HOUSING DEL 1900

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I criteri da noi individuati ci permettono di poter osservare i progetti architettonici secondo i parametri oggettivi visti nel capitolo precedente. In questo senso, la nostra scelta ci ha portato a selezionare un totale di cinque paesi in Europa.

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I prossimi due capitoli costituiscono il cuore della nostra ricerca, in quanto snodo centrale di primaria importanza per capire gli aspetti fondativi del social housing.

Fine ultimo è quello di raccogliere una quantità di dati corposa ed eterogenea, osservando abitudini abitative, politiche realizzative e aspetti compositivi e distributivi. Una volta fatto questo sforzo, sarà possibile confrontare questi aspetti all’apparenza lontani tra loro, al fine di capire quali siano le prassi realizzative e procedurali più consone ad un progetto di social housing.

All’interno di ogni contesto nazionale, sceglieremo due progetti localizzati nella stessa città; un primo progetto risalente ad un periodo storico più lontano, ed un secondo definibile come “contemporaneo”, a noi più vicino per quanto riguarda le modalità realizzative e le sensibilità progettuali.

Mettendo gli esempi a confronto, l’intento sarà quello di far emergere cosa è cambiato con il passare del tempo, quali sono gli aspetti negativi e positivi dell’uno e dell’altro.

Una volta conclusa, questa parentesi analitica, avrà gettato le basi per capire quali aspetti sono più consoni al funzionamento di una macchina abitativa sociale pertinente in ogni contesto culturale del globo. Siamo alla ricerca di elementi che lasciano trasparire un utilizzo versatile e collettivo degli spazi all’interno della dimensione umana; elementi che quindi, per forza di cose, conducono ad una maggiore tolleranza nei confronti di chi utilizza lo spazio, favorendo la condivisione di momenti di Cercheremoquotidianità.dicapireil tessuto sociale e politico in cui queste realtà prendono vita, in modo tale da comprendere in che modo e su quali basi si possono generare nuove realtà.

I casi studio.

3.

Inoltre, lo studio di contesti e culture progettuali differenti, ci aiuterà a sviluppare un metodo progettuale il più possibile inclusivo ed adattabile, impiegabile in maniera estesa in tutto il mondo.

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Come abbiamo detto, secondo il nostro modo di vedere le cose, esiste una socialità che è comune ad ogni persona, indifferentemente alle radici etniche e culturali. Una socialità che rispetta queste radici. Per questo siamo convinti che sia possibile trovare un criterio di progettazione sociale unitario valido in ogni luogo, che abbia uno sguardo attento all’inclusione.

Così facendo si riuscirebbe a semplificare l’iter progettuale che conduce alla realizzazione di questi manufatti architettonici, contribuendo a ridurne di conseguenza i costi.

Il momento storico nel contesto europeo in cui nasce e si sviluppa l’housing sociale varia radicalmente da una nazione all’altra, poichè molto condizionato dalle diverse dinamiche politiche e dalla richiesta di alloggi.

Il periodo compreso tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo è stato caratterizzato da massicci fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione, nell’ambito dei quali lo sviluppo delle politiche abitative era guidato soprattutto dalle forze di mercato. Il coinvolgimento pubblico era modesto e, comunque, limitato al sostegno delle famiglie più povere.

Alla fine della prima guerra mondiale l’Austria attraversa un periodo difficile e Vienna non è più la capitale dell’impero asburgico, ma di una repubblica, proclamata nel novembre 1918, con nuovi confini, un territorio assai più piccolo e una realtà tutta da riorganizzare. Arrivano a Vienna ex militari e profughi, mentre sono in tanti, tra i funzionari dell’ex impero, a tornare nei loro paesi d’origine. Alle elezioni del maggio 1919 il Partito Socialdemocratico ottiene la maggioranza assoluta, ma poco più di un anno dopo finisce all’opposizione, non prima di aver introdotto la giornata lavorativa di otto ore, fondato la Camera del Lavoro e aumentato i sussidi di disoccupazione. Nonostante

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Al contrario, i paesi dell’Europa orientale erano quasi tutti influenzati dal blocco sovietico comunista, ragione per cui si è iniziato a considerare il problema solo dopo la caduta di quest’ultimo, evento che ha comportato la comparsa del processo di privatizzazione della casa e non solo.

I primi alloggi sociali in affitto furono realizzati in alcuni Paesi europei negli anni ’20 come strumento per risolvere la crisi edilizia ed affrontare i gravi problemi politici e sociali conseguenti alla Prima Guerra Mondiale. I progetti sociali erano rivolti prevalentemente alla classe lavoratrice di livello medio-alto e, generalmente, il sostegno aveva una durata limitata.

Il settore ha registrato uno sviluppo molto più veloce nelle nazioni nord-occidentali del continente, in quanto nell’Europa mediterranea è stato rallentato da un processo di urbanizzazione più moderato e da un endemico persistere delle abitazioni rurali. Quest’ultimo aspetto in particolare è stato la causa di un minore sovraffollamento delle città, perciò i governi, non hanno sentito la necessità di dover risolvere il problema di fornire una casa per tutti.

3.1 Origini e storia del social housing.

E’ in questo contesto che infatti possiamo ritrovare uno dei primi esempi di housing sociale, allora definito come casa popolare: le hofe viennesi.

Lo sviluppo del social housing nell’Europa occidentale dal 1945 fino agli anni Novanta può essere diviso in tre fasi:

Il gigantesco edificio, con una facciata lunga 1.100 metri e con 1.382 appartamenti, diventa da subito il simbolo tanto dell’orgoglio proletario quanto dell’idea di progresso portata avanti dall’amministrazione socialdemocratica: in ogni appartamento c’è il gabinetto e l’acqua corrente e uno straordinario lusso fino ad allora ritenuto inutile per i proletari, un balcone ecc.

Seconda Guerra Mondiale i governi, preoccupati dalla forte carenza di immobili residenziali, hanno studiato una politica edilizia più attiva. Pertanto, si può parlare di vero e proprio social housing solo a partire dalla fine degli anni ‘40.

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Il Karl Marx-Hof è l’esempio più conosciuto dell’edilizia popolare di quell’epoca, progettato dall’architetto Karl Ehn e inaugurato nel 1933. (Fig. 6-7)

questo la città continua ad essere governata da un’amministrazione socialdemocratica, fino all’avvento dell’austrofascismo, nel 1934. La priorità della giunta viennese è una sola: dare una casa alle migliaia di persone a basso reddito che si sono riversate in città, in un contesto dove l’edilizia abitativa lasciava molto a desiderare, con il 95% delle abitazioni senza servizi igienici e acqua corrente.

L’intento era quello di creare un forte senso comunitario tra le circa 5.000 persone che avrebbero abitato il Karl Marx-Hof e offrire i servizi sociali necessari alle famiglie a basso reddito: nel complesso c’erano due bagni pubblici, due asili, il doposcuola, una biblioteca, due lavanderie, ambulatori medici, un centro di assistenza per le donne in gravidanza, un centro giovanile e un ufficio postale, oltre a negozi di vario genere.

Fig.6 Karl Ehn, Karl Marx-Hof, 1933.

Fondamentale importanza viene data all’area verde, al centro di tutto, dove le famiglie potevano incontrarsi e socializzare: per questo l’edificio occupava solo il 18,5% dell’area edificabile, mentre il resto era destinato appunto ad aree giochi e giardini. Sempre in quest’ottica, l’architetto Ehn, progettò il condominio in modo da favorire l’uscita verso i cortili interni piuttosto che sul fronte, lato strada. Tutto il progetto di edilizia popolare di Vienna Rossa fu realizzato in parte con contributi federali e in larga misura grazie a tasse sul lusso, applicate a chi possedeva grandi automobili, alberghi prestigiosi, lussuose pasticcerie nel centro città. Il denaro pubblico venne usato non solo per l’edilizia, ma anche per finanziare la salute pubblica (ambulatori gratuiti, vacanze nelle colonie e cure termali) e il sostegno alle Solofamiglie.dopola

Fig.7 Karl Ehn, Karl Marx-Hof, 1933.

2. La seconda fase, dal 1960 al 1975, viene definita “fase della crescita”, caratterizzata da una maggiore attenzione verso la qualità edilizia e il rinnovamento urbano. Sebbene l’impegno dei governi fosse orientato al proseguimento delle linee strategiche delineate nella fase precedente, all’inizio degli anni ’70 emersero significativi cambiamenti, quali un maggior benessere economico, una maggiore disponibilità di alloggi e la progressiva diffusione della proprietà. Questi fattori, accompagnati da alcune conseguenze negative dei programmi di social housing post-bellici (bassa qualità, scarsa gestione degli immobili), comportarono un calo della domanda di alloggi sociali e si registrarono i primi alloggi vuoti.

Il trend della terza fase prosegue ancora oggi, sebbene nel corso del tempo siano migliorate le condizioni economiche generali ma siano emerse nuove problematiche e nuove tendenze che hanno influenzato le dinamiche del mercato abitativo, quali l’evoluzione della composizione demografica e sociale della popolazione, la crescente polarizzazione sociale, l’esigenza di recuperare le periferie degradate, una diversa distribuzione dei redditi, che conduce ad un nuovo stile di vita e a nuove scelte abitative. Le famiglie che hanno un maggiore potere di spesa cercano condizioni di vita migliori e si rivolgono a contesti abitativi di livello più elevato. Dall’altro lato il crescente squilibrio tra redditi medi

3. La terza fase, dal 1975 al 1990, viene definita la “fase delle nuove realtà per l’edilizia”. In seguito ai forti cambiamenti del contesto economico, è in fase di evoluzione il ruolo dello Stato che, nella maggior parte dei Paesi, riduce il proprio impegno economico in questo settore in quanto è concentrato ad affrontare i problemi legati agli elevati livelli di inflazione e spesa pubblica. Di conseguenza, il settore residenziale è sempre più orientato al mercato, competitivo e aperto alle pressioni economiche, mentre gli alloggi sociali rappresentano una quota sempre minore degli stock totali e si rivolgono gradualmente a gruppi ristretti di popolazione. Tuttavia, questo approccio non è condiviso da tutti i governi, in quanto in alcuni Paesi, come Olanda e Austria, il forte coinvolgimento dello Stato si è protratto almeno fino all’inizio degli anni novanta.

1. La prima fase, dal 1945 al 1960, è definita la “fase della ripresa”, in quanto è finalizzata a riparare i danni causati dalla guerra e ad affrontare il problema della carenza di alloggi. L’obiettivo principale era la costruzione di immobili residenziali che, potendo contare su importanti sovvenzioni e finanziamenti da parte dello Stato, soprattutto a favore della classe lavoratrice di medio livello, venivano dati in affitto con canoni al di sotto dei valori di mercato. La problematica principale era rappresentata dalla mancanza di attenzione verso la gestione degli immobili.

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Il restringimento del campo d’azione del social housing, che non si rivolge più a tutta la società ma solo ad alcuni gruppi di famiglie, ha comportato nuovi problemi nell’ambito delle politiche abitative che, invece, sono guidate dalle forze di mercato. Infatti, da un lato i progetti dei promotori privati sono sempre meno rivolti alle famiglie a basso reddito e sempre più indirizzati verso quelle di medio livello. Dall’altro lato, la domanda proveniente dalle famiglie a basso reddito, sempre più numerose nella maggior parte dei Paesi, non può essere soddisfatta dalla limitata offerta di alloggi sociali gestiti dal settore pubblico e dalle organizzazioni sociali. Pertanto, sono in aumento i fenomeni di esclusione e polarizzazione sociale.

e costi abitativi ha comportato l’aumento del numero dei senzatetto, delle persone che hanno bisogno dell’assistenza sociale, delle famiglie che vivono in condizioni degradate.

I governi sono gradualmente passati dalla concessione di sovvenzioni generiche alla concessione di sovvenzioni specifiche, rivolte ai gruppi sociali ed economici più deboli o come risposta a situazioni di emergenza. Ad esempio, all’inizio degli anni Novanta, l’aumento delle sovvenzioni statali in Austria e Germania rappresentavano una risposta al fenomeno di immigrazione.

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3.1 Germania.

Per i casi studio di questo paese abbiamo scelto la Siedlung Am Schillerpark di Bruno Taut del 1925-33 e il Wohnungsbau am Schillerpark di Fioretti Marquez. Questi due casi si collocano in due differenti periodi storici con differenti condizioni socio politiche. Nel 1919 la Costituzione della Repubblica di Weimar, nata dalle ceneri del Reich bismarkiano e dalla sconfitta della I Guerra Mondiale, sancisce il tentativo dello Stato democratico di sottrarre ai privati e alla speculazione fondiaria la gestione dell’uso dei suoli con il fine di generalizzare il diritto alla casa anche ai ceti economicamente deboli.

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Nello stesso periodo viene redatto il Piano per la Gross-Berlin ad opera di Martin Machler che ipotizza una città di 4’500’000 abitanti: contemporaneamente il fabbisogno di alloggi, il costo dei materiali ed il pauroso stato igienico-sanitario delle affollatissime Mietkasermen operaie raggiungono livelli di elevata gravità richiedendo urgenti misure economiche. E’ proprio in questo contesto che l’ADGB, Lega Sindacale operaia, a fianco del Partito Socialdemocratico al governo della repubblica, fa dell’edilizia a basso costo il cardine della propria attività politica: essa affiancata alle cooperative già esistenti la DEWOG, fu il primo nucleo di un’economia collettiva nel settore edile, sia nel campo della produzione che in quello dell’amministrazione, con distaccamenti in tutte le principali città tedesche.

A Berlino negli anni ‘20 opera la GEHAG, società a partecipazione sindacale che annovera come architetto progettista Bruno Taut. Qui Taut incontra Martin Wagner, architetto ed assessore all’urbanistica della città di Berlino, il quale decide di avviare la collaborazione con lui e procedere alla realizzazione delle prime Siedlungen berlinesi. In questo senso, le condizioni al contorno inseriscono il progetto a Schillerpark in quella che è definita come edilizia sociale in quanto progetto realizzato principalmente per la classe operaia che a quel tempo non poteva permettersi una casa a libero mercato.

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43 B. SiedlungTaut Schillerpark B.1925-33Fioretti 2015WohnungsbauMarquezamSchillerparkBERLINO

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Residenze

il

Differenzetipologiche.

L’orientamento degli edifici segue la maglia stradale, tuttavia loro posizione da vita a corti semiaperte i cui angoli vengono svuotati per permettere un migliore e maggiore ricircolo d’aria (Schema 2). Questa estrema regolarità planimetrica si riflette in maniera evidente anche nelle facciate degli edifici i quali risultano essere estremante essenziali con linee semplici e che presentano una forte compenente ripetitiva e modulare.

Categoria: Residenze per operai Budget: -

Prendendo ad esempio uno degli edifici che costituiscono l’intero complesso, il fabbricato n.7, la distribuzione è organizzata su 4 blocchi scala i quali danno accesso a due appartamenti ognuno. Ogni appartamento è poi dotato di ben tre locali, inoltre, godono di una loggia privata che garantisce una visuale con la corte interna e il continuo rapporto con la natura.

Mosso dai bisogni psicologici umani il rapporto tra pubblico e privato è sviluppato attraverso l’utilizzo dello sfalsamento dei corpi che promuove la formazione di uno spirito di collettività. Le corti interne offrono ulteriore spazio a servizio degli abitanti: parco giochi, scuola materna, biblioteca, lavanderia, negozi e spazi collettivi. (Schema 3)

RelazioneTaut.diretta

con il verde. Svuotamento degli angoli dell’isolato. Identificazione blocchi edilizi. Residenze Hans Hoffmann. Parco MagliaSchiller.ortogonale. 1. Rapporto con il contesto. 2. Isolati e rapporto con il verde. Spazi esterni circoscritti. Spazi privati. 3. Planimetria piano terra.

Gli edifici che compongono il complesso sono caratterizzati da grande varietà tipologica in quanto risultano avere dimensioni diverse e questo permette di avere fabbricati con un numero di blocchi scale che va da un minimo di due a un massimo di cinque; inoltre non sono tutti blocchi in linea ma c’è anche la presenza di blocchi a “L” (Schema 3). Per quanto riguarda

Bruno SiedlungenTaut Am Schillerpark 1925-33

Rapportotraspaziopubblicoeprivato.

Qualitàdellospazio

1 5 6 7 8 2 3 4 9 46

Relazionetraedificioecontestodiriferimento

Area : 41.996,11 m²

Primo approccio evidente all’interno del progetto di Bruno Taut deriva proprio dal suo pensiero dell’architettura fondato sul legame dell’uomo con la terra, la natura e sulla stretta relazione tra insediamento urbano e campagna. In questo senso le siedlungen Am Schillerpark mostrano una forte relazione con la natura in quanto posizionate in un lotto interamente circondato dal parco da cui prendono il nome. Vista la posizione, la forma dell’isolato non subisce influenze dettate da allineamenti con edifici vicini ma al contempo si inserisce all’interno del tessuto urbano berlinese in quella che possiamo definire come una “maglia ortogonale”. (Schema 1)

Blocchi ElementiModularitàscalafacciatacheevidenzano il carattere residenziale 4.Prospetti blocchi 1,4 e 7

Particolarità di questo progetto è che Taut volge grande attenzione alla flessibilità dello spazio in quanto riesce a studiare edifici con una struttura portante fissa data da blocchi scale, pilastri e muri perimetrali, lasciando la distribuzione delle partizioni interne molto libere e dipendenti dalle necessità di chi vi abita. In questo modo l’architetto riesce ad introdurre un tema, quello dell’adattabilità che negli anni successivi costituira una caratteristica fondamentale dei progetti di nuova costruzione.(Schema 5)

Maglia strutturale

concetto di identità Taut opera una scelta precisa e consapevole conferendo ai prospetti un marcato carattere residenziale attraverso l’utilizzo di materiali caldi e semplici come il mattone e l’intonaco.

Aspettisociali:l’economiadelprogetto

Le siedlugen Am Schillerpark, fanno parte di un progetto più ampio: dagli anni ‘20 Berlino vie colpito da un forte aumento della popolazione a circa 4,5 milioni di abitanti e quindi a un grande fabbisogno di alloggi. La pessima qualità di vita spinse Taut a chiedere al governo di appoggiare nuovi progetti abitativi il cui concetto basilare fosse quello di dare migliori alloggi per persone a basso reddito. In questo modo prese piede l’idea di edilizia a basso costo per questo motivo la posizione del progetto non è casuale, al contrario, parte della loro componente economica deriva dal fatto che esso sorge in un’area periferica della città per aggirare il prezzo elevato dei suoli centrali. Inoltre l’utilizzo di materiali da costruzione semplici favorisce una grande riduzione del prezzo di produzione.

5. Planimetria maglia strutturale e composizione appartamenti.

A B B CB C AC A A AB A AB A B AA Blocco 7 Blocco 7 Blocchi 1-4 Blocchi 1-4 47

Unità immobiliare 2 Unità immobiliare 1 Blocchi di risalita portanti

Aspettimorfologici:l’importanzadell’adattabilità

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3.2 Italia.

Facendo un passo indietro nella storia riteniamo importante fare alcuni chiarimenti in merito alla nascita di questo progetto. Per farlo occorre andare indietro fino al 31 maggio 1903, dove con la legge Luzzati inizia in Italia a definirsi l’organizzazione degli enti autorizzati ad operare nel settore dell’edilizia popolare. Inoltre, la legge prevedeva anche la possibilità di creare enti a livello locale, per la promozione, gestione e realizzazione di edilizia pubblica finalizzata all’assegnazione di abitazioni ai meno abbienti. Questo organismo prese il nome di IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), e già nel 1906 aveva portato a compimento le sue prime realizzazioni, tra cui il quartiere Flaminio. Altro intervento di analoga natura fu quello della rivalutazione della Garbatella, per mano di Massimo Piacentini e Gustavo Giovannoni, con l’inaugurazione da parte di Vittorio Emanuele III.

Il caso studio scelto si colloca temporalmente tra il 1950-52, nel pieno dopoguerra. In questo periodo l’Italia si trova a dover fare i conti con la massiccia distruzione materiale provocata dai bombardamenti. Tema affrontanto è dunque quello della ricostruzione del paese che avviene mediante l’inserimento di nuovi edifici in tessuti urbani storici da un lato, mentre dall’altro attraverso la costruzione di quartieri di edilizia economica popolare ai margini dei grandi centri. Qui in questo clima di ricostruzione si inserisce l’asse Roma-Milano, due poli intorno ai quali si erano concentrate le figure più note del’architettura italiana fino al quel momento. Nonostate questa stretta connessione, il linguaggio espressivo architettonico presenta caratteristiche differenti: da un lato la scuola romana alla ricerca di un linguaggio popolare, dall’altro la scuola milanese con un linguaggio che seguiva la strada degli architetti

Nelrazionalisti.1945a

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Fra le due guerre il fascismo intervenne con piani urbanistici per far fronte all’altissima domanda di alloggi, favorendo alcuni enti che si occupavano di realizzarne, come l’ICP e l’INCIS. Queste realizzavano tanto in territorio urbano quanto nell’allora Africa Orientale Italiana, portando a compimento diversi alloggi popolari, tuttavia lacunosi in diversi punti, come la definizione di un chiaro e preciso sistema di norme e di poteri relativi alla concessione dei mutui.

Milano viene redatto il piano A.R. il primo a trattare in maniera più complessiva il problema della ricostruzione: una misura temporanea ideata per rispondere all’emergenza in tempi rapidi, indipendentemente da qualsiasi idea di progettazione generale.

Storia dell’architettura contemporanea 2. 1945-2008, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, pp.74-76, 2008.

Uno dei molti temi oltre a quello della ricostruzione di cui si sentì il bisogno di discutere è quello della tradizione in architettura, quest’ultima infatti presenta una grande razionalità intesa come stile, come ragionevolezza dell’approccio progettuale1. Ed è proprio il quartiere Mangiagalli ad esprimere in maniera chiara e decisa questo concetto.1M.Biraghi,

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51 F. Albini, I. Gardella IACP Quartiere Mangiagalli F.1950-52Rossi Prodi Cenni di cambiamento 2013 MILANO

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Budget: -

le planimetrie, notiamo che manca in effetti un ambiente giorno collettivo che potrebbe invece dare il là agli scambi sociali all’interno delle residenze

Categoria: Residenze popolari

Relazionitraedificioecontestodiriferimento.

Qualitàdellospazio.

F. Albini, I. Gardella I.A.C.P. Quartiere Mangiagalli 1950-52

Differenzetipologiche.

Area : 1 472 m²

La compattezza estrema delle unità abitative consente un’interazione molto forte tra i residenti, tuttavia rappresenta anche un’eccessiva rigidità compositiva, specialmente per quanto riguarda la mancanza di spazi comuni di condivisione, atti ad ospitare funzioni il più possibile diverse e flessibili tra Osservandoloro.

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Il progetto di Albini e Gardella si inserisce all’interno di una realizzazione dovuta all’IACPM nei primi anni del dopoguerra. Tra il 1950 e il ‘52 vengono realizzati a completamento del quartiere, dove i due progettisti raggiungono una sintesi compositiva che supera la ricerca della pura funzionalità dettata dalle circostanze storiche. Gli edifici sono posizionati perpendicolarmente alle vie parallele Ambrogio de Predis e e Jacopino da Tradate e a livello compositivo si differenziano in maniera evidente dagli altri edifici a pianta regolare.

I duecorpi di fabbrica presentano uno schema planimetrico identico, composto da tre cellule-tipo accostate in linea, cui eccettua una sola testata, sfalsata per aggiungere un terzo alloggio indipendente, non realizzato. Ogni cellulapresenta due alloggi per piano su cinque livelli, i corpi scala seppur separati dal corpo di fabbrica sono allineati ad esso e appaiono come delle sporgenze del volume principale. Unico collegamento tra corpo scale e cellula tipo è costituita dalle passerelle divaricate, schermate da lamelle. Al fine di accentuare questa percezione unitaria, i corpi scala sono chiusi da due pareti cieche e da una terza, rivolta all’esterno, realizzata con un grigliato di mattoni che consente un’illuminazione filtrata dell’interno. All’interno zona giorno e zona notte sono separate in maniera netta, soggiorno e cucina seguono la rotazione data dai corpi scala con esposizione a Nord mentre le camere da letto sono posizionate a Sud.

A livello compositivo il prospetto Nord è caratterizzato dalla presenza dei

2. Planimetria piano tipo. 3. Composizione cellula abitativa. 1. Relazione con il contesto. Circolazione veicolare Cella AccessoCamereSoggiornoSpazioBagnoCucinaabitativa.distributivoappartamenti.

Rapportotraspaziopubblicoeprivato.

Questo esempio virtuoso di edilizia sovvenzionata, ha sicuramente intenti ammirevoli per quanto riguarda la concessione di abitazioni a prezzo contenuto, ma pecca anche per quanto riguarda quegli aspetti volti alla personalizzazione degli ambienti domestici, restituendo uno spazio sicuramente di livello, ma forse ancora troppo legato al periodo storico in cui è stato concepito, senza l’apparente potenzialità di potersi riadattare alla vita collettiva di cui invece questi ultimi anni hanno messo in evidenza il bisogno.

Aspettisociali:l’economiadelprogetto

Di fondamentale importanza è l’aspetto economico del progetto. In questo senso gli edifici rispettano a pieno questo criterio mediante l’utilizzo di un sistema strutturale travi-pilastro e attraverso l’uso del cemento per la loro realizzazione. Unica eccezione è stata fatta per le finiture che invece hanno richiesto qualche spesa in più, non solo attraverso l’intonaco lamato delle residenze e l’intonaco strollato delle scale ma anche attraverso le opere in ferro verniciato a piombaggine, serramenti verniciati bianchi e tapparelle verdi

4. In altro Prospetto Nord, in basso prospetto Sud. Intonaco lamato rosa. Intonaco strollato bruno. TrilocaleTrilocale

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corpi scala, che con la loro verticalità scandiscono in maniera rigida l’intera facciata allo stesso tempo anche il prospetto Sud presenta un elemento rigido in facciata, un setto murario, la cui funzione è quella di proteggere le logge raddoppiate dall’introspezione. Questo ricade poi, come già anticipato sulla disposizione interna degli ambienti che risulta essere vincolata dalla scelta compositiva. Anche la scelta delle finiture costituisce grande una forte componente compositiva, infatti per i volumi residenziali le finiture esterne prevedevano un intonaco lamato rosa mentre per i corpi distributivi verticali un’intonaco strollato bruno.

Aspettimorfologici:l’importanzadell’adattabilità.

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Il tema dell’housing sociale ha sempre rappresentato una questione di attualità per la Spagna, data la sua importanza come strumento in grado di garantire integrazione e mobilità sociale, capace anche di stimolare un mercato dinamico ed equo nel settore residenziale.

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Nella Scuola di Barcellona, forte è la volontà di operare una critica revisione dei principi del razionalismo e di abbandonare ogni tipo di “idealismo” classico. In aggiunta a questi elementi, vi è poi l’inserimento all’interno dei progetti realizzati in questo ambito, di componenti architettonici ripetuti, spesso elementari di carattere popolare: un esempio infatti e Casa de la Marina di Coderch in cui sono presenti elementi come le persiane frangisole che avvolgono l’edificio.

3.3 Spagna.

Va detto anche che la decisione presa dal governo Zapatero di destinare l’intero utile fiscale dell’anno 2007 all’incentivazione della costruzione edilizia pubblica rappresenta un elemento notevole nel panorama storico spagnolo degli ultimi anni.

In questo contesto, viste le recenti ed attuali crisi del mercato immobiliare dovute alla mancata capacità di contenerne i costi, l’edilizia sovvenzionata e convenzionata è prepotentemente tornata all’attenzione popolare, ma forse non ancora così tanto da renderla un’assoluta priorità nell’agenda politica.

Dando uno sguardo allo scenario del Novecento, si può notare un percorso dell’housing a partire dagli anni ’40, il periodo della Casas Baratas caratterizzata da soluzioni temporanee di ricostruzione a basso costo, in quanto soluzione per fronteggiare la penuria di alloggi dovuta alla guerra. Al termine della guerra l’architettura spagnola era caratterizzata da alcuni elementi: da un lato la mancanza di uno sviluppo signicativo dal punto di vista industriale, dall’altro una forte emarginazione dal punto di vista culturale. A questi si aggiungono altri due fattori importanti:

1. L’isolamento del paese causato dal regime franchista (1939-1975)

2. Il forte dualismo che esiste tuttora tra Madrid e Barcellona.

Il mutamento del regime politico e della costituzione a partire dal ’78 ha favorito poi un progressivo spostamento delle funzioni verso le Comunidades Autonomas, portando ad un decentramento politico

Questi elementi provocano un forte ritardo in quanto a temi di modernità. E’ in questo clima che nel tentativo di sovvertire questo momento Josè Antonio Coderch insieme ad altri suoi colleghi fonda il Grupo R, la cui azione si compone di attività culturali e apertura di canali di comunicazione con ambienti europei.

e amministrativo grazie al quale la sovvenzione del SH ha avuto un terreno più fertile.

Questo fenomeno ha portato però alla realizzazione di più alloggi del necessario, in maniera intensiva, ed è per questo che a partire dagli anni ’90, la Spagna ha subìto una frenata nella costruzione di abitazioni pubbliche. Ne è conseguito anche un rallentamento della ricerca, della sperimentazione e della legislazione in merito.

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59 J.A. SocialEspinet/1952-54CasaCoderchdelaMarinaUbachhousinginCan Batlò BARCELLONA2016

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61

Area : 1 446 m²

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Spina

La suddivisione tra il pubblico e il privato è ben riconoscibile all’interno delle piante, anche se il dinamismo dato dall’assenza di angoli retti riesce a rendere l’intersezione degli ambienti molto omogenea.

Categoria: Residenza per operai

Rapportotralospaziopubblicoeilprivato

Limite

La suddivisione della facciata in fasce verticali portanti e fasce rivestite da listelli di legno orientabili costituisce un ulteriore passo in più nei confronti del recupero di elementi vernacolari dell’Eixample che Mitjans aveva iniziato nel carrer d’Amigò.

Arretramento piano terra notte centrale distributivo e di servizio Ambienti pubblici banchina pedonale Spazio calpestabile

Relazionetraedificioecontestodiriferimento Nella progettazione di questo edificio di abitazione sociale, Coderch riesce nell’intento di unire gli elementi dell’architettura popolare ad un programma sorprendentemente moderno. Nonostante la forma quadrata del lotto, l’edificio fu realizzato senza l’impiego di muri ad angolo retto, riuscendo così a sfruttare meglio l’intera superficie a disposizione: al piano terra ogni parete non viene chiusa ma lasciata come setto a sé stante, in modo tale da favorire un ambiente il più possibile permeabile e libero da impedimenti (Schema 2) Vista la rigorosa rigidità del tessuto urbano circostante, il leggero ed elegante movimento che protende l’edificio oltre il suo perimetro di base gli conferisce un aspetto unico e raffinato, in relazione al quartiere circostante.

Qualitàdellospazio

La spina centrale ospita tutti gli spazi accessori di servizio e distributivi.

Budget: -

Zona

Josè Antonio Coderch Casa de la Marina 1952-54

Rapporto con il contesto. 2. Attacco a terra. 3. Planimetria piano tipo.

Altri fini richiami al contesto sono visibili nel coronamento dell’edificio, che riprende il tema dell’esistente reinterpretandolo in chiave moderna.

Grazie a queste sperimentazioni, Coderch riesce a collocare 6 persone in 75mq, dando a tutti gli spazi la gerarchia e l’importanza di cui necessitano.

Le zone notte si affacciano perimetralmente sui fronti laterali, mentre gli ambienti pubblici occupano il fronte principale e gli angoli, garantendo in questo modo illuminazione e aerazione diretta a tutti gli spazi principali; il fulcro della vita domestica, come ben visibile dalle piante, avviene negli ambienti collettivi. (Schema 3)

Ad un osservatore attento non risulterà difficile ricollegare immediatamente questa distribuzione radiale della pianta agli alloggi per i dipendenti Borsalino di Ignazio Gardella, che, seppur seguendo uno sviluppo più lineare che angolare, lavorano su delle oscillazioni e degli orientamenti degli ambienti interni del tutto simili.

1.

Da un punto di vista tipologico critico, l’unica accortezza aggiuntiva sarebbe stata quella di differenziare compositivamente la relazione dei due alloggi con l’esterno, dal momento che un fronte si relaziona con il mare, l’altro con la città.

Seppure sotto il regime franchista, che negò categoricamente ogni sentimento indipendentista catalano, Barcellona mantenne vivo, in alcuni personaggi, il sentimento socialista e operaista, che troviamo alla base di questa Coderchrealizzazione.realizzauna residenza operaia a basso reddito per marinai, e, sfruttando al meglio l’uso dello spazio a disposizione e l’impiego dei materiali, riesce a garantire costi molto bassi ed accessibili ai destinatari dell’opera.

Alcuni dei limiti di questo straordinario progetto sono sicuramente dati dall’eccessiva rigidità della sua simmetria in pianta, e dall’utilizzo di setti massicci ed ingombranti.

Modulo A edificio esistente Modulo B edificio esistente

5. Sezione trasversale.

Aspettisociali:l’economiadelprogetto

Il sistema strutturale a setti, invece, forza gli sviluppi interni spingendo verso una maggior staticità degli ambienti, che non sono personalizzabili nell’illuminazione e dall’ingombro.

4. In alto prospetto Ovest, in basso prospetto Nord.

Aspettimorfologici:l’importanzadell’adattabilità

Quello della mancanza di flessibilità tra gli spazi rimane forse l’unico vero punto a sfavore di questo progetto.

Modulo D Modulo E

Utilizza sapientemente gli affacci verso l’esterno per prolungare gli ambienti interni verso il mare e la città, tirando e spingendo gli spazi fino a deformarli. In questo modo riesce a favorire la vivibilità di ogni stanza in relazione ad una metratura contenuta.

Differenzetipologiche.

Atrio piano terra arretrato. Distribuzione verticale.

Analizzando l’identità del fabbricato, l’edificio si mostra schiettamente radicale e sperimentale, nonostante sia perfettamente integrato nel quartiere e dotato di svariati elementi che riprendono il vernacolo ed il carattere degli edifici tradizionali. Come avviene negli edifici di pertinenza, il basamento arretra, marcando ancora una volta gli aggetti; le fasce verticali sono visibilmente scandite, sebbene da elementi che si rifanno al moderno. Il coronamento è volutamente realizzato in completo accordo alla linea di gronda adiacente. Internamente, la distribuzione è centralizzata, garantendo in questo modo una qualità migliore delle funzioni abitative, che possono beneficiare dell’affaccio diretto sull’esterno. (Schema 4)

In primo luogo, la simmetria del fronte mare e del fronte città ci restituisce due prospetti molto simili tra loro, se non identici, non fosse per la possibilità di dare movimento grazie ai pannelli oscuranti, che, va detto, costituiscono un elemento in grado di dare varietà tra i due fronti speculari.

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Modulo A

Modulo B Modulo C

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Come in gran parte dell’Europa, inoltre, il periodo postbellico fu un’epoca di ricostruzione intensiva in quanto una percentuale consistente della popolazione si ritrovò senza dimora, e questo fu un punto di svolta per la realizzazione di abitazioni secondo principi urbanistici ed edilizi di accessibilità e di urgenza per tutti. Nonostante il successo di alcune realizzazioni, il periodo di ricostruzione postbellico fu comunque in seguito criticato per via dei bassi standard abitativi. Il primo caso studio da noi osservato, Robin Hood Gardens, si colloca proprio in questo periodo storico, ed è per questo che, nonostante il virtuosismo manifestato nell’intento di offrire abitazioni a costi contenuti, mostra alcuni difetti nei confronti della salubrità e dell’abitabilità degli ambienti. Questo progetto inoltre si inserisce all’interno del periodo brutalista dell’architettura inglese comiciato intorno al 1955, caratterizzata dalla rudezza del cemento a vista (in francese béton brut), le cui forme plastiche, lavorate e plasmate nei particolari come nei pilotis o nei camini dell’”Unité d’Habitation”, evidenziano con forza espressiva la struttura. I volumi delle membrature risultano accentuati, robusti, tali che l’unione fra l’aspetto estetico del progetto ed il materiale grezzo strutturale utilizzato in tale corrente danno vita ad una rappresentazione visiva di “vigore” architettonico.

3.4 Inghilterra.

Il Greenwood Housing Act del 1930 proponeva un maggior addensamento di abitazioni a ridosso del centro, con la costruzione di edifici di altezza contenuta entro i 5 piani, proprio nello stesso frangente in cui le idee moderniste iniziarono ad influenzare anche il contesto britannico. Questo passaggio contribuì forse all’arenarsi delle precedenti teorie di abitabilità urbana.

Il riconoscimento dell’housing sociale come problema sociale e politico, in Inghilterra, avvenne all’inizio del XX secolo, quando Londra diventò, in seguito alla rivoluzione industriale, la città più popolata d’Europa. Il primo cambiamento si registrò con l’inaugurazione della metropolitana che facilitò la mobilitazione di persone verso le zone più periferiche e verdi, ma la parte più povera della popolazione rimase nel centro. Le autorità si resero conto che un intervento più efficace andava fatto per creare migliori case e migliori condizioni per i lavoratori, e una serie di legislazioni introdussero per la prima volta il concetto di housing sociale. Con i due Housing of the Working Class Act risalenti rispettivamente al 1890 e al 1900 le autorità locali furono investite per la prima volta della possibilità di comprare e sviluppare terreni per costruire case da affittare a scopo sociale ricevendo, sussidi di supporto dal governo centrale.

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2004

Haworth1969-72 Tompkins Iroko

67 LONDRA

Alison & Peter Smithson Robin Hood Gardens Housing

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Area : 2 Categoria:ettariresidenze a basso reddito Budget:

Rapportotralospaziopubblicoeilprivato.

La progettazione dei Robin Hood Gardens parte dall’analisi del contesto dell’area industriale dei docks (termine inglese usato nel linguaggio navalemercantile con vaste accezioni; quella più ampia comprende tutti gli organismi di un porto: servizi, magazzini, uffici amministrativi, macchinari e tutte le altre strutture riguardanti i trasporti delle merci scaricate): l’inquinamento acustico e dell’aria, il traffico e il vandalismo erano fra le problematiche da combattere per raggiungere una qualità della residenza che avesse delle ricadute positive in termini di vivibilità. Nella progettazione la necessità primaria è quella di ‘proteggere’ la casa dall’invadenza delle infrastrutture.

La traduzione di questa esigenza e lo sforzo di comprensione di questo difficile contesto trovano forma nello schema d’impianto dei due edifici che si attestano ai confini dell’area (Schema 1), parallelamente alle strade trafficate che la lambiscono, e racchiudono tra di essi uno spazio centrale: la stress-free zone. Uno spazio comune, ‘vuoto’, che, liberato dal traffico veicolare, si offre agli abitanti come spazio integrativo alla dimensione minima dell’abitare (Schema 2).

In quegl’anni Alison e Peter Smithson lavorano al tema dello spazio pubblico nella struttura della città, con particolare attenzione alla strada, intesa come il primo livello di spazio pubblico dove hanno luogo le relazioni, il primo livello al di fuori della dimensione privata della casa. Gli Smithson concepiscono contemporaneamente la strada come luogo di traffico ma anche e soprattutto d’incontro; si tratta di un punto di vista che supera il concetto di rue corridor per accogliere un valore di strada come luogo piuttosto che come spazio funzionalmente necessario, capace di esprimere un senso di appartenenza all’interno delle persone «a place that gives you the feeling that you’re somebody living somewhere». Proprio secondo questo concetto, gli edifici presentano una planimetria con aree pensate come spazi in condivisione posti alle estremità e con un ballatoio vivibile (Schema 3). La creazione di questo spazio intermedio compreso tra casa e città rappresenta il tentativo di dare qualità alla residenza collettiva portando all’interno di quest’ultima lo spazio pubblico.

Relazionetraedificioecontestodiriferimento.

Qualitàdellospazio

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Gli interni delle diverse tipologie di appartamenti sono stati organizzati collocando le zone ‘rumorose’ dei soggiorni verso il fronte strada, mentre le camere da letto e le cucine si rivolgono all’interno; da queste ultime, gli

Edificato. Alloggio duplex. Ballatoio vivibile DistribuzioneMonolocale verticale Oasi verde Traffico veicolare. Traffico pedonale. Traffico veicolare. Accessi unicamente pedonali. 1. Rapporto con il contesto. 2. Attacco a terra. 3. Pianta piano tipo: tipologie di alloggi e distribuzione.

Alison & Peter Smithson Robin Hood Garden 1969-72

Il materiale scelto per questo progetto è il calcestruzzo espresso nella sua forma più grezza. Questo ha sicuramente influito sulla nomea di “brutalista” inerente all’edificio, ma è stato anche per certo uno dei fattori che ha contribuito alla sua economicità.

Aspettisociali:l’economiadelprogetto

Ballatoioplanimetrie

A A A A AA A A A A AA A A A A A 71

L’intero complesso viene realizzato con un budget di 1 845 585 sterline per 213 appartamenti, quindi con un costo complessivo di circa 9 000 sterline per cellula abitativa.

Inoltre, è previsto un piano di demolizione per radere al suolo questo progetto, ed in parte è già stato attuato. Piano il quale non ha capo né coda, in quanto più dispendioso di un intervento di restauro e rinnovamento (in alcuni casi già stimato e progettato, come le proposte di Zaha Hadid e Richard Rogers), ma scelto per via dell’appetibilità economica di un nuovo progetto collocato in un’area dal valore simbolico così elevato come quella che ha ospitato il complesso degli Smithson.

Smithson immaginavano che i genitori potessero osservare i loro bambini giocare nello spazio verde comune tra i due edifici, rispettivamente di sette e dieci piani fuori terra (Schema 4). Le facciate sul fronte stradale sono caratterizzate dalla presenza di pilastri in cemento, la cui sezione è pensata anche per attutire il rumore del traffico, e delle “street in the air”, cioè i ballatoi, larghi circa due metri, che si sviluppano per tutta la lunghezza degli edifici e si allargano in corrispondenza degli ingressi ai singoli alloggi. Questo elemento è il tentativo di trasporre il valore pubblico della strada, intesa come spazio informale in cui avvengono le relazioni sociali fra gli individui, all’interno della residenza, distribuendole ai vari piani dei due blocchi.

Differenzetipologiche. All’interno del progetto è possibile notare ben due tipologie di alloggi, un duplex e un monolocale. Allo stesso tempo a livello organizzativo e distributivo degli spazi interni risulta prensente un modulo che si riflette anche in facciata. L’utilizzo di un modulo rende tuttavia l’intero progetto estremamente rigido. A conprova di questa specifica rigidità si ha poi la rispresa al piano terra che vede l’andamento dell’edificio seguire la strada in maniera parallela. La ripetizione in serie del modulo di facciata costituisce la caratteristica principale dell’intero progetto e allo stesso tempo lo rende anonimo, la sua natura residenziale risulta essere completamente coperta e privatizzata. (Schema 5)

Nonostante la realizzazione in calcestruzzo prefabbricato i robin hood gardens, oggi demoliti, hanno fallito. Hanno fallito in quanto le due tipologie di alloggi modulari non risultano essere progettati in un’ottica di attabilità, gli spazi seppur ben gestiti risultano essere ristretti e piuttosto rigidi.

5.Piorzione di prospetto

Aspettimorfologici:l’importanzadell’adattabilità

4.Tipologie di alloggi. Modulo Aperture Modulo

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3.5 Francia.

Uno dei principali esponenti di questa corrente è sicuramente Renzo Piano il quale, insieme a R.Rogers proprio in Francia realizza il Centre ComePompidou.tale, anche il progetto in Rue de Meaux rientra a far parte dell’architettura High-Tech.

Le prime abitazioni sociali erano dedicate ai lavoratori. Nell’ottobre 1981 la “Commissione per lo sviluppo sociale dei quartieri” è stata creata durante i Social Housing Meetings, organizzati dalla Caisse des Dépôts et Consignations, dalla Commissione di pianificazione e L’annodall’UNFOHLM.sucessivo il ministro Roger Quilliot dà il nome alla legge che riconosce per la prima volta il diritto all’habitat, riconosciuto come diritto fondamentale. Stabilendo il diritto alla casa come fondamento del rapporto di locazione con il diritto di proprietà, la legge Quilliot introduce una rottura importante: regola il rapporto tra proprietari terrieri e inquilini.

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La prima comparsa degli alloggi sociali in Francia si può datare al 1889, nel contesto dell’esposizione universale, sotto il nome di habitations a bon marché, fino al 1949, anno in cui viene sostituito dal nome Housing à loyer modéré (HLM), che si compone di organizzazioni incaricate, da parte dello stato, di svolgere una missione di interesse generale, fornendo alla popolazione abitazioni a canone moderato. Queste organizzazioni includono società sia pubbliche che private che agiscono senza scopo di lucro e sotto il controllo del Ministero dell’Edilizia Abitativa e delle Finanze.

Oltre allo sguardo alle politiche amministrative si aggiunge anche uno sguardo alla corrente architettonica che comincia a diffondersi alla fine del Novecento: l’architettura High-Tech.

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Renzo Piano Rue de

75 PARIGI

Hospital Saint Vincent de Paul into housing 2021

TrasformationLacaton1987-91Meaux&Vassalofthe

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CircolazioneE. verticale. Circolazione Orizzontale.

Budget: -

Relazionetraedificioecontestodiriferimento Il complesso residenziale Rue de Meaux si trova nel 19° arrondissement di Parigi, una zona densamente popolata a nord del centro città. Il progetto fu commissionato nel 1987 dal Comune, ovvero dalla “Régie immobilière de la Ville de Paris”, allora diretta da Michel Lombardini. L’obiettivo era creare un complesso residenziale a basso costo che ospitasse 220 appartamenti. Il complesso rettangolare è concepito come una fabbrica, il cui perimetro si integra perfettamente nel tessuto urbano, mentre il suo centro si affaccia su un’ampia area verde. I lati corti del rettangolo sono interrotti ciascuno da due tagli verticali, che dividono la facciata in 3 blocchi allungati, proporzionati per dimensioni agli edifici circostanti. Tali tagli offrono l’accesso alla porzione interna del complesso (Schema 1). La movimentata carreggiata e la serenità degli spazi interni offrono un piacevole contrasto: l’area rettangolare del parco vanta due grandi aree verdi contenenti arbusti bassi e betulle bianche. Chiunque si avvicini alla residenza potrà scorgere gli alberi attraverso le aperture della facciata. Tutti gli appartamenti sono raggiungibili da questa corte centrale tramite corpi scala, che si aprono anche sul parco.

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QualitàdellospazioL

Renzo Piano Rue de 1987-91Meaux

Area : 15.600 m2

Edificato. Corte Passaggiointerna.pedonale. 1. Rapporto con il contesto. 2. Planimetria piano tipo. 3. Prospetto fronte strada. Accessi veicolari. Accessi pedonali. Aree AlloggioAlloggioAlloggioAlloggioBloccocommerciali.residenze.A.B.C.D.

Rapportotralospaziopubblicoeilprivato. Il rapporto tra spazio pubblico e privato viene interpretanto in modo attento alle esigenze del fruitore. L’edificio presenta una corte interna i cui unici due accessi pedonali sono quelli presenti sui lati corti. In questo modo il progettista garantisce ad ogni abitante uno spazio pubblico privatizzato, uno spazio in cui è possibile socializzare e codividere momenti della quotidianità. Il privato rimane tale tuttavia fatta eccezione per alcuni unità di dimensioni minori, tutti gli appartamenti godono di un affaccio sia sull parco interno che sulla città, in modo da garantire comunque un costante rapporto la vita sociale all’esterno.

a disposizione volumetrica dell’edificio ha consentito di ottenere un’ampia varietà di appartamenti. Infatti, le tipologie abitative che si sono realizzate nei tratti più lunghi che circondano l’area del parco, come quelle dei blocchi di levante e di ponente, hanno una disposizione semplice e flessibile. Ad eccezione di alcune delle unità minori, tutti gli appartamenti hanno una facciata con vista sul parco e un’altra con vista sulla città, e hanno disposizioni di dimensioni diverse in base alle posizioni che occupano. Ogni

Categoria: Alloggi plurifamiliari

Alloggio

Aspettisociali:l’economiadelprogetto

Per gli anni in cui si colloca l’edificio, la facciata ventilata è un’innovazione piuttosto grande, e ad oggi, i suoi vantaggi economici nel mitigare la temperatura lungo tutto il fronte dell’edificio, sono risaputi.

L’impiego di materiali a basso costo come la terracotta e il cemento fibrorinforzato per le parti strutturali ha sicuramente avuto un ruolo primario nel contenimento delle spese, così come, la scelta di collocare gli impianti a vista internamente e di utilizzare partizioni in cartongesso.

A b b b b b A A b b b b b b b bb 79

4. Corrispondenza tra distribuzione interna e facciata.

Questi materiali poveri risentono sicuramente dell’influenza culturale dell’edilizia popolare francese, ma anche del modus operandi di Piano, sempre molto attento a questi aspetti.

appartamento è composto principalmente da un ampio vano che si estende in direzione nord-est e sud-ovest, con balconi alle estremità. Le camere da letto si trovano adiacenti alla stanza principale. La facciata incassata ai piani superiori crea lo spazio per un terrazzo: a questo livello, come al piano terra, alcuni appartamenti si estendono su due piani. Sul lato della strada, i piani inferiori ospitano piccole attività commerciali. Le strade di accesso per i veicoli di servizio e gli ingressi al parcheggio sotterraneo, che si estende sotto l’edificio lasciando libera l’area del parco, sono ubicati alle estremità degli isolati esterni. (Schema 2)

Particolarità di questo edificio è la sua natura ambigua, infatti le facciate sono in gran parte concepite per proteggere l’anonimato delle aree private. L’impressione che quest’ultime trasmettono è che non si tratti di alloggi a basso costo, ma di un rifugio per i benestanti (Schema 3 e 4). Questa impressione è aiutata dal volume semplice e dalle facciate piatte che esibiscono sia una moderazione che una ricchezza che è un immenso sollievo dopo le sciocche posizioni scultoree di così tante attuali case popolari francesi.

Modulo principale di facciata. Sottomodulo facciata

Differenzetipologiche.

Aspettimorfologici:l’importanzadell’adattabilità

In quanto ad adattabilità il taglio degli appartamenti non permette un gran numero di soluzioni, fatta eccezione degli alloggi situati all’estremità delle due stecche principali che invece godono di una metratura maggiore e grantiscono la possibilità di provare soluzioni più flessibili.

80L’HOUSING CONTEMPORANEO

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L’abitare4.

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Nel contesto europeo, così come in quello italiano, c’è oggi una grande attenzione nei confronti delle problematiche inerenti al tema dell’abitazione. Le recenti crisi economico-finanziarie, che ricadono anche sul sociale, hanno avuto un impatto consistente sulla gestione dei patrimoni immobiliari pubblici; in questo modo, a risentirne è stato il carattere degli interventi e la formulazione di criteri di assegnazione che siano il più possibile equi, oltre all’incentivazione di nuovi programmi per l’edilizia sociale.

oggi. Le nuove richieste ed esigenze in un’ottica post-pandemica.

Molte nazioni hanno risposto a questa situazione trasferendo le competenze dalla scala nazionale a quella regionale e locale, apportando a volte anche trasformazioni radicali ai processi di liberalizzazione nel campo dell’edilizia convenzionata, toccando tematiche quali lo sviluppo urbano sostenibile, la riqualificazione e le politiche di sviluppo sociale. Nel complesso, si riscontra un generale ripiego verso la concessione di appalti ed immobili ad operatori del settore privato e del real estate, comprendendo anche una maggior percentuale di cessioni delle proprietà agli inquilini stessi, anziché affittarle.

Emerge quindi che In Europa il problema della ridefinizione delle politiche abitative è determinante, ed ogni nazione, a partire da approcci teorici differenti, mette in atto specifici programmi metodologici: uno dei punti che è però quasi sempre ricorrente è ad esempio quello che riguarda l’intento di coinvolgere molti più enti nel finanziamento, nella progettazione e nella gestione degli interventi. La vera sfida, tuttavia, sta nel tentativo di ritorno della gestione delle politiche abitative sociali nelle mani del settore pubblico, l’unico davvero in grado di attuare una politica di facilitazione giuridico-amministrativa su larga scala, se programmata in maniera puntigliosa.

4.1Rifflessionesullepoliticheeuropeedigestioneefinanziamento delsocialhousing.

Stando ai dati raccolti da Cecodhas1 (comitato europeo per la 1 Il CECODHAS (European Liaison Committee for Social Housing) è un’organizzazione fondata nel 1988 per iniziativa di alcune cooperative italiane, francesi e tedesche. Da un punto di vista giuridico, il CECODHAS è un’organizzazione internazionale no-profit, di diritto belga (AISBL), i cui 49 membri sono organizzazioni nazionali e regionali rappresentative del settore dell’abitazione sociale in 15 Paesi dell’UE. La mission di

promozione al diritto alla casa), la popolazione europea cresce in maniera più lenta rispetto a quella degli altri continenti e la richiesta di abitazioni è sempre in aumento, in relazione all’aumento di famiglie, agli spostamenti lavorativi e all’immigrazione. L’approccio che i vari paesi hanno nei confronti dell’housing può essere suddiviso in “universale” o “mirato”: nella prima accezione il diritto all’abitazione è garantito dallo Stato che si assicura di calmierare i prezzi; esempi di questo approccio sono i Paesi Bassi, la Danimarca e la Svezia. Nel secondo caso lo Stato lascia l’housing nelle mani del libero mercato per intervenire successivamente laddove questo sistema presenti difficoltà e scompensi. Questa procedura è attualmente la più Undiffusa.altro aspetto da considerare riguarda le percentuali riguardo alla proprietà e all’affitto. Mentre in paesi come Spagna e Italia è prevalente la proprietà dell’alloggio rispetto alla locazione (rispettivamente l’85% e il 75% dei casi), in Germania, ad esempio, prevale la soluzione in affitto (57%), con oltre il 30% delle residenze gestite in locazione sociale. Osservando poi un indicatore specifico, come ad esempio la percentuale del patrimonio di alloggi sociali sul totale dello stock abitativo, è facile capire quale attenzione viene data a questa modalità di abitazione nei vari stati: rispetto alla Germania citata prima, in Inghilterra 18% e Francia 17%; in Spagna ed Italia le percentuali sono drasticamente inferiori, ma proprio per questo, oltre che al loro passato radicato in esperienze abitative di questo tipo, pensiamo che si possa lavorare per riportare questo stile di abitazione e società, nonostante le avversità del mercato.

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Quelli appena riportati sono sicuramente dati significativi, anche se va specificato che esistono anche soluzioni ibride diverse da quelle descritte nelle due categorie sopra citate di affitto privato e di affitto sociale. La Germania, ad esempio, si assicura del fatto che gli alloggi privati for-profit si occupino del finanziamento e della gestione degli alloggi sociali stipulando convenzioni temporanee tra enti pubblici e privati, che prevedano, tra le tante cose, la riduzione degli interessi sui mutui e dei sussidi parziali da parte dei Länder.

CECODHAS consiste nel promuovere l’abitazione sociale a livello europeo e nel rappresentare un collegamento tra i suoi membri al fine di migliorare l’efficacia della loro azione, sia da un punto di vista tecnico che sociale. Tra le attività del Comitato si annoverano: sostenere le attività delle organizzazioni e delle società che si occupano di sviluppo sociale in Europa, favorire uno scambio continuo di idee e di esperienze tra i propri membri, anche attraverso un regolare servizio di informazione, organizzare conferenze, seminari, pubblicazioni e attività di divulgazione per la condivisione di buone pratiche professionali, monitorare l’evoluzione legislativa e delle politiche comunitarie, facilitare l’accesso ai finanziamenti europei per i propri membri, promuovere il diritto all’alloggio dignitoso per tutti i cittadini europei (www.cecodhas.org).

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Un aspetto che non possiamo prescindere in questa disamina sulle richieste abitative oggi riguarda la situazione in seguito alle misure restrittive molto severe che tutti, chi più chi meno, abbiamo sperimentato durante i recenti lockdown, assistendo ad un aumento considerevole del tempo passato tra le mura domestiche.

3. L’ultimo approccio, infine, è caratterizzato da una visione più tradizionalista: è legato all’autorità dello Stato ma anche della famiglia, ed è il più utilizzato in paesi dell’Europa continentale e mediterranea come Italia, Spagna, Francia, Belgio e Austria.

Nel gennaio 2021 il Parlamento Europeo ha approvato una procedura di risoluzione volta a permettere a tutti i cittadini l’accesso a soluzioni dignitose e sostenibili, raccogliendo linee guida politiche per ridurre il numero dei senza fissa dimora, rendendo il mercato immobiliare più inclusivo(fig 8).

Nonostante questo, nel 2019, il 9,4% della popolazione europea ha visto le spese abitative assorbire almeno il 40% del suo reddito disponibile. Percentuale che cresce al 35,4% della popolazione per coloro che sono a rischio povertà.

2. Il modello socialdemocratico riguarda i Paesi che hanno messo a punto il principio della decommodation, riconoscendo diritti anche al cosiddetto ceto medio, questo modello è fortemente diffuso nell’Europa del nord.

Quando la residenza non è fornita dei servizi più essenziali risulta insalubre e sovraffollata, obbligando chi ci vive ad una grave deprivazione abitativa. È questa una situazione che ha incidenza più alta nelle fasce giovani della popolazione, e per le famiglie in affitto con redditi Rapportibassi.più recenti descrivono complessivamente l’Europa come un continente con una domanda sempre più alta di social housing, al

1. Il primo è fondato sulla fiducia nei confronti del mercato per quanto riguarda la capacità di allocare risorse in maniera efficiente, fornendo servizi, e lasciando più in disparte il centralismo e l’assistenzialismo statale.

Oltre a questa particolare soluzione, in generale, esistono tre macro-sistemi di welfare abitativo: il modello liberale, il modello socialdemocratico ed il modello conservatore.

Il valore che una casa dignitosa possiede è risultato più evidente che mai, spingendo i governi a tornare a parlare delle esigenze e dei diritti dell’abitare, sia in termini di accessibilità economica che di adeguatezza della soluzione abitativa.

Ma qual è lo stato attuale delle politiche europee in seguito a questi ultimi anni?

Fig.8 Tasso di sovraffollamento dell’abitazione per quintili di reddito.

fine di rispondere ai molti bisogni essenziali non soddisfatti. In questo senso, le politiche di supporto all’housing sono abbastanza eterogenee, ma è comunque possibile identificare delle tendenze assimilabili, già in periodo pre-Covid19. Essendo le problematiche abitative delle questioni strutturali e sistemiche, che non riguardano soltanto l’architettura ma l’intera politica ed economia, si possono individuare una serie di interventi, non ancora normati o fissati nero su bianco, ma guidati forse da un sentimento comune.: una generale approvazione sul fatto che ci sia necessità di maggior offerta di housing pubblico; trasferimenti monetari alle famiglie, sotto forma di incentivi e sussidi, per sostenere le spese di affitto; controllo dei prezzi sul mercato immobiliare privato. Il grafico sottostante mostra i diversi gradi di attivismo in questo ambito dalle policy di ogni Paese. Caratteristica comune è la diminuzione degli investimenti pubblici nel settore, anche grazie alla cessione di patrimoni abitativi pubblici ad enti no-profit Altro(Fig.9).aspetto

Le soglie vengono tracciate a livello nazionale, considerando le variazioni in base alle regioni in cui si trovano gli immobili ed al numero dei componenti familiari. Per poter richiedere un’abitazione, un single non deve superare il 27 256 € di reddito annui; per una coppia il limite sale a 36 397 €, mentre cresce ulteriormente a 43 771 € per le giovani coppie. Quelle appena citate sono soglie ponderate per garantire un minimo di eterogeneità socioeconomica tra i beneficiari delle residenze convenzionate, ed anche e soprattutto per tracciare comunque delle guide, per quanto generali possano essere. Potrebbero essere soglie non del tutto corrette, e che in alcuni casi presentano lacune, ma è pur sempre meglio rispetto a lasciare tutto nelle mani di un mercato Un’ultimaincontrollato.tendenza osservabile è rappresentata dall’evoluzione di quei fornitori di housing che stanno ampliando, oltre che all’alloggio in sé, anche la gamma di servizi rivolti agli inquilini. Questo aspetto in particolare risulta molto importante in seguito alle considerazioni fatte riguardo ai vari lockdown e a tutte le tematiche che ne conseguono, come la vita domestica, il lavoro a distanza e la convivenza prolungata

Fig.9 Alloggi di social housing, % sul tutale di alloggi.

strutturale europeo è il grande interesse delle città nelle politiche abitative. In Francia e in Germania, ad esempio, i governi locali sono tenuti a rispettare degli obiettivi economici di abitazione a prezzi sostenibili. In Francia poi, la gestione delle abitazioni pubbliche è interamente affidata all’HML, organizzazione di cui parleremo in seguito, che si occupa di tutte le fasi a partire dalla costruzione alla gestione degli appartamenti.

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tra le stesse mura, tutti punti che richiedono più che un semplice tetto sotto cui mangiare e dormire, ma che deve diventare un possibile luogo di sviluppo della vita sociale. Non necessariamente l’unico, ma un’opzione.

Parlare di co-housing inteso come insieme di complessi abitativi composti da alloggi privati e corredati da ampi spazi comuni, in un momento in cui dobbiamo ridurre necessariamente la socialità, può sembrare un paradosso. Tuttavia, proprio questa forma di abitazione potrebbe essere in grado di soddisfare al meglio le esigenze degli inquilini ora e nel futuro. Soprattutto quando si tratta di affrontare il senso di solitudine, di isolamento. Un modello abitativo di questo tipo può diffondersi in futuro data anche l’evoluzione della vita in condominio che sta diventando sempre più comunitaria.

4.2Spazidell’abitarecontemporaneo.

Successivamente alla riflessione sulle politiche di gestione e finanziamento dell’housing a livello europeo, riteniamo rilevante fare una riflessione sulla visione della casa.

Oggi il desiderio primario è quello di stare all’aperto e questo comporta anche un’inversione di tendenza nella ricerca di una casa che si sposta in periferia rispetto al centro urbano. Inoltre, l’impossibilità di condividere momenti della propria vita con gli altri, parenti o amici, ci ha permesso di riscoprire il piacere di stare insieme, che forse prima era dato per scontato.

Il bisogno dell’uomo di avere una casa ha origini primordiali. In quanto bisogno umano rientra a far parte di quei principi su cui si fonda una società civilizzata e di conseguenza, quest’esigenza, muta con l’evolversi della società stessa. Proprio in questo contesto evolutivo negli ultimi anni il concetto di casa ha subìto un radicale cambio di rotta, dovuto alle recenti restrizioni che ci hanno costretti a stare in casa per un lungo Primaperiodo.la casa era percepita come un dormitorio ma con la pandemia si è cominciato ad apprezzarne di più la sua funzionalità. Oggi la casa tradizionale risulta essere per molti aspetti limitata: la richiesta si orienta, infatti verso una visione in cui la casa si adatti allo stile di vita dei proprietari a 360°. La divisione degli spazi non può più essere statica ma deve puntare ad un dinamismo che miri a ricostruire e riconvertirne gli ambienti a seconda delle necessità.

In quest’ottica molte sono le figure che, nel panorama architettonico, si sono espresse a riguardo: Stefano Boeri, architetto di fama internazionale e docente del Politecnico di Milano ha parlato della necessità di case fluide per il post pandemia, di un abitare che sarà mutato dal concentrare insieme vivere, ma anche lavorare e fare attività fisica. In alcune sue proposte ha parlato di co-working condominiali,

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La sfida risiede nella rilettura degli spazi intermedi, interstiziali, inbetween che, da elementi di divisione, purificazione, distanziamento, possono rivelarsi i luoghi principali in cui fondare il nuovo paradigma dell’abitare post-domestico.

La pandemia ha posto una sfida: rileggere gli spazi intermedi, interstiziali, in-between. Lo spazio intermedio in architettura è raffigurato, in primo luogo, dalla soglia, che non solo è luogo di passaggio, ma di scambio e relazione tra interno ed esterno.

Come abbiamo visto Alison e Peter Smithson sono stati tra i primi ad aver proposto una riformulazione dell’idea di abitare collettivo, come nei Robin Hood Gardens, dove la realizzazione di strade sopraelevate (Street in the Air), oltre a garantire l’accesso ai vari appartamenti, trasforma gli spazi intermedi in possibili luoghi di interazione della comunità sociale.

di tetti da riscoprire come spazi di vita e di incontro, di pianerottoli che assumeranno un ruolo fondamentale, non di mero passaggio, ma luoghi di filtro. Le case dovranno abbandonare la visione “scatolare” attuale con una suddivisione degli ambienti in base alle funzioni, in favore di una più elastica dove la sfera lavorativa si mescola con quella privata e non necessita più di rigidità.

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Gli inquilini delle case in affitto sociale pagano un affitto settimanale che è ben al di sotto del livello di mercato. Gli affitti immobiliari sono legati alla valutazione del singolo immobile nonché ai redditi di superficie e

I punti più salienti furono: incrementare il volume destinato agli insediamenti abitativi, introducendo un limite minimo di 12 abitazioni per acro, sancendo così l’aumento dal 20% al 30% in più di unità per ogni sito; preferire tipologie che consentano un maggior numero di appartamenti, a discapito delle case unifamiliari; promuovere la fornitura di una vasta scelta di abitazioni, variabili in dimensione e valore, creando diverse possibilità di proprietà e locazione, per garantire l’accesso a più livelli economici; creare comunità sostenibili, inclusive e miste, bilanciando il numero di bambini, single e anziani, secondo le tipologie di abitazioni. Questi anni sono stati di grande spunto nella progettazione sociale, e hanno permesso la fioritura di un movimento molto più attento, seppure frammentato e privo di una comune linea di pensiero. Iroko Housing prende vita nel 2004, due anni dopo l’ufficializzazione del PPG3, considerando tutti gli aspetti da esso messi in evidenza.

L’edilizia sociale nel Regno Unito è un alloggio a basso costo assegnato in base al bisogno. Con l’eccezione dell’Irlanda del Nord, dove è fornita solo in affitto, nel resto del Regno Unito l’edilizia sociale include la fornitura di alloggi in affitto, la proprietà di case a prezzi accessibili e i regimi di proprietà condivisa.

Politiche di social housing in Inghilterra.

La fornitura di nuove abitazioni e dei relativi costi fondiari è finanziata attraverso tre fonti di finanziamento, le riserve dell’associazione immobiliare, le sovvenzioni governative e il finanziamento privato, che consiste in prestiti bancari o finanziamenti raccolti sui mercati dei capitali.

Alcuni punti di svolta nella storia dell’housing britannico sono rappresentati dall’emanazione di una serie di atti nel 1991 e dall’emanazione del PPG3 (Planning Policy Guidance 3: housing) nel 2002, entrambi documenti redatti dal governo con il fine specifico di regolare l’azione delle autorità locali e private riguardo agli interventi di edilizia sociale sul territorio.

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L’edilizia sociale rappresenta il 17,5% del totale delle case in Inghilterra, mentre rappresenta circa il 24% del totale delle abitazioni in Scozia, circa il 17% nell’Irlanda del Nord e circa il 16,4% in Galles. Ad assegnare gli alloggi è poi l’associazione di alloggi che è veicolo di consegna maggioritario e che al momento gestisce circa il 54 % degli alloggi sociali.

L’edilizia sociale è destinata a gruppi vulnerabili all’interno della popolazione e la priorità è generalmente data dalla legge a determinate categorie, comprese le persone senza fissa dimora. Nel 2003, il parlamento scozzese ha adottato l’Homelessness Scotland Act, una legge che va oltre l’Housing Act del 1977.

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sono maggiorati secondo una formula specifica. Subordinatamente a un test di reddito, gli inquilini possono avere diritto a Benefici abitativi - gestiti dalle autorità locali - per coprire tutto o una parte del loro affitto settimanale. In effetti, l’equilibrio tra i sussidi dal lato dell’offerta e quelli dal lato della domanda è cambiato significativamente negli ultimi decenni a favore dei benefici abitativi individuali.

Per quanto riguarda i beneficiari di alloggi sociali, dall’attuazione dell’Housing Act del 1977, tutti i comuni del Regno Unito sono teoricamente obbligati a fornire alloggi a coloro che ne hanno bisogno, presumendo che soddisfino un certo numero di criteri oggettivi e corrispondano ai gruppi target da curato con priorità.

Alison & Peter Smithson Robin Hood Gardens

LONDRA

Haworth1969-72 Tompkins Iroko Housing 2004 91

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Il rapporto tra spazio pubblico e spazio privato è ben gestito: il trattamento dei materiali e dell’architettura riconosce i volti pubblici e privati dello sviluppo, affrontando la strada e il cortile in modi molto diversi. Le facciate stradali si esprimono come semplici schermi in mattoni con profonde aperture di finestre, mentre i prospetti del cortile sono una composizione più informale di giardini, balconi e rivestimenti in legno.

Budget:Categoria:14,5 milioni di sterline

Relazionetraedificioecontestodiriferimento.

L’accesso all’edificio avviene in due diversi modi, a livello veicolare gli accessi si trovano ai lati di Coinstreet e Cornwall Rd mentre gli accessi pedonali, sono situati esttamente agli angoli dell’edificio, su Upper Ground street.

Maglia stradale ortogonale Accesso pedonale. Passaggio DistribuzionepedonaleverticaleAccessi veicolari AppartamentiIrokoNegoziHousingduplex: 6 camere. Case unifamiliari 1. Rapporto con il contesto. 1. Attacco a terra. 3. Planimetria piano tipo.

Qualitàdellospazio

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Vinto attraverso un concorso limitato, lo sviluppo ha fornito un masterplan per la consegna di 59 nuove abitazioni, comprese 32 case unifamiliari e un mix di appartamenti più piccoli e villette su un parcheggio di 200 posti auto, insieme a un centro di quartiere e alla costruzione di strutture per CSCB. Tutte le abitazioni sono in affitto e sono gestite da una cooperativa abitativa formata dai residenti.

Rapportotralospaziopubblicoeilprivato.

Area: 7,672 m2

Le abitazioni sono quindi disposte attorno a un cortile aperto, una piazza vuota. Ciò ha consentito di massimizzare lo spazio comune sotto forma di un ampio giardino paesaggistico.

L’edificio di Hamworth Tompkins architects sorge a cavallo tra due aree di Londra: il centro culturale e turistico di importanza nazionale di South Bank e il quartiere residenziale di Coin Street e The Cut. Il lotto si inserisce all’interno di una maglia stradale molto rigida e ortoganale. L’edificio si presenta con una forma semplice che stabilisce segnali molto chiari di pubblico e privato ma che mantenesse una presenza sufficiente per mantenere il brusio metropolitano.

La sfida per tutte le abitazioni dei centri urbani è conciliare la scala e la monumentalità richieste dal paesaggio urbano con la privacy e la domesticità delle case Hawrth Tompkins riesce nell’intento grazie alla forma dell’edilificio che tende ad abbracciare lo spazio pubblico centrale e che nella sua interezza funge come elemento isolante verso l’esterno e la città.

Haworth Tompkins Iroko Housing 2004

La scala e i prospetti lungo la strada dell’alloggio riflettono il suo contesto urbano. Su Coin Street e Cornwall Road, le case a schiera con cinque camere da letto sono alte quattro piani, con una mansarda arretrata rispetto al prospetto della strada e che si apre su una generosa terrazza sul tetto che si affaccia sul giardino del cortile. La terrazza di Coin Street comprende anche due maisonette con tre camere da letto, sempre con terrazze sul tetto, sopra un appartamento con due camere da letto progettato per l’uso su sedia a Surotelle.Upper

Differenzetipologiche.

Ground, l’altezza è aumentata in risposta al carattere urbano frenetico della strada e all’ingombro degli edifici di fronte. Le case a tre piani sono sormontate da villette a due piani raggiunte da un’ampia terrazza comune sempre affacciata sul giardino. Gli angoli della terrazza Upper Ground sono contrassegnati da due negozi al piano terra, con appartamenti da una, due e tre camere da letto e villette sopra.Il trattamento in elevazione delle case ne riconosce il duplice aspetto. I prospetti della strada sono espressi come un nitido schermo di mattoni con profonde finestre. Un tocco più leggero, con il rivestimento in zinco preverniciato, viene utilizzato ai livelli del piano superiore dove i prospetti arretrano. Sul lato del cortile, la tavolozza dei materiali è stata scelta con cura per resistere alle intemperie e maturare con il paesaggio.

Modulo finestre. Modulo loggia Modulo interno A Modulo interno B

4. Trattamento prospetti: in alto, prospetto interno rivestimento in legno, in basso prospetto esterno, rivestimento in mattoni.

La ricchezza tipologica è uno dei punti di forza di questo progetto, questo garantisce anche una grande componente di adattabilità in quanto gli alloggi modulari rappresentano seppur pensati come alloggi duplex permettono facilmente una riconversione degli spazi e dei nuclei abitativi.

5. Esempi alloggi a due e tre piani.

Haworth e Thompskins hanno sviluppato il progetto economico di questo complesso, pensandolo come in parte in affitto e in parte gestito da una cooperativa, con alloggi sia privati che collettivi. Il piano basamentale è dotato di una porzione commerciale servita da oltre 200 spazi a destinazione pubblica, pensati per vendere sussidi per l’alloggio e la vita domestica, a prezzi contenuti.

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Aspettisociali:l’economiadelprogetto

Il costo unitario delle unità è di poco superiore ai 1000€/mq (1018€/mq per l’esattezza) ed è nettamente al di sopra degli standard previsti dai programmi sociali londinesi. Nonostante alcune discrete finiture, questo è stato possibile grazie al contributo collettivo della cooperativa, che si è occupata di autofinanziare una fetta tutt’altro che trascurabile (5,5mln di sterline) del costo complessivo (14,6mln di sterline).

Aspettimorfologici:l’importanzadell’adattabilità

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Il termine “Social Housing” in Italia viene introdotto per la prima volta nel 2008 a con il Decreto Legge del 22 aprile 2008, “Definizione di alloggio sociale ai fini dell'esenzione dall'obbligo di notifica degli aiuti di Stato, ai sensi degli articoli 87 e 88 del Trattato istitutivo della Comunità europea”, Pubblicato sulla GU n. 24 del 24 giugno 2008. Qui, viene definita la locazione degli alloggi su base permanente e la vendita a prezzi calmierati con l’obiettivo di creare mix sociale all’interno degli immobili. Dal 2008 il social housing si aggiunge al sistema l’ERP, l’ente di Edilizia Residenziale Pubblica. Esistono poi 3 tipologie di edilizia sociale:

Politiche di social housing in Italia.

Il social housing rappresenta un obiettivo di interesse generale che mira alla salvaguardia della coesione sociale, con la finalità di contenere i problemi abitativi di persone e di famiglie svantaggiate.. Le Regioni hanno la responsabilità di definire i requisiti per l’accesso al social housing così come le regole per la definizione dei canoni di affitto. Per quanto riguarda gli alloggi sociali pubblici, in tutte le Regioni italiane i requisiti per accedere all’assegnazione di alloggi sociali, attraverso la registrazione alle liste di attesa, sono definiti dai seguenti criteri: il reddito del richiedente, l’indirizzo e la nazionalità.

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1. Edilizia sovvenzionata: Edilizia interamente a carico dello Stato oppure realizzata attraverso enti pubblici.

3. Edilizia residenziale convenzionata: In cui la realizzazione dell’immobile è da parte del privato cui lo Stato attribuisce beni o attributi.

I finanziamenti vengono erogati dalle Regioni. Le municipalità insieme alle regioni co-finanziano sussidi rivolti alla persona, finalizzati alla locazione e forniscono le aree ai costruttori. Il Governo centrale è responsabile della macro programmazione e del cofinanziamento dei progetti attraverso le indennità di alloggio, il cofinanziamento di programmi per il rinnovo urbano e di programmi per sostenere la spesa per il canone degli alloggi sociali.

2. Edilizia agevolata: L’amministrazione incentiva l’edilizia residenziale attribuiendo specifiche agevolazioni creditizie alle imprese.

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99 F. Albini, I. Gardella IACP Quartiere Mangiagalli F.1950-52Rossi Prodi Cenni di cambiamento 2013

MILANO

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L’intervento Cenni di Cambiamento si sviluppa su un’area complessiva di 17.000 metri quadrati. L’area si trova nella zona ovest di Milano in un settore semi-periferico privo di insediamenti produttivi rilevanti cresciuto tra gli anni Sessanta e Settanta. Il quartiere non presenta particolari criticità: popolato in prevalenza dal ceto medio, luogo di residenza più che di lavoro, è relativamente poco esposto a fenomeni marcati di disagio e di microcriminalità ed è caratterizzato in generale da una buona qualità dell’edificato. L’intera zona è però apparentemente priva di un vero e proprio centro di riferimento per la vita quotidiana e sociale degli abitanti. Nonostante l’importante dotazione di servizi, mancano luoghi di aggregazione e la zona è caratterizzata da una tranquillità sconfinante nell’anonimato. (Schema1)

1.

Fabrizio Rossi Prodi Cenni di Cambiamento 2013

Rapportotraspaziopubblicoeprivato.

Categoria: mix residenziale Budget: 15 milioni €

Relazione con il contesto. 2. Attacco a terra. 3. Divisione appartamenti piano tipo. 4Bilocali.localicon spazio cucina. 5 locali con spazio cucina. Spazio QuadrilocaliQuadrilocali.ServiziServiziAreeResidenze.SpaziMonolocaliTrilocalidistributivo.polivalenti.giochi.commerciali.perlaresidenza.conspazicondivisi.

All’interno del progetto il rapporto tra spazio pubblico e privato è una componente fondamentale. Il contesto generale dell’area appare bisognoso non tanto di interventi di riqualificazione fisica quanto di attivazione di reti sociali e spazi di aggregazione. In questo senso il piano terra funge da nuovo polo attrattivo per l’intero quartiere. Elemento generatore del progetto è lo spazio aperto concepito come flusso di attività non solo tra i due margini costruiti adiacenti, della caserma e del deposito ATM, ma anche tra la città costruita e il sistema di città di transizione dove sono presenti gli elementi principali del verde metropolitano.

Qualitàdellospazio.

Relazionitraedificioecontestodiriferimento.

102

La qualità dello spazio è componente fondamentale in questo progetto e va di pari passo ad una gerarchia degli spazi aperti, pubblici, semi-pubblici e privati, determinata dal progetto che trova corrispondenza con un’organizzazione altrettanto graduata di percorsi stradali, ciclabili e pedonali, che prevede la collocazione dei percorsi stradali principali il più distante possibile dall’abitato.

Per quanto riguarda gli spazi residenziali, la presenza di differenti tipologie di base (bilocale, trilocale, quadrilocale) e alcune tipologie speciali (alloggi

La continuità tra la dimensione privata dell’alloggio e quella pubblica degli spazi aperti è ben espressa dai temi architettonici delle terrazze e delle logge, elementi di caratterizzazione plastica del volume ma soprattutto espressione di una relazione tra il dentro e il fuori, tra la vita del singolo cittadino e quella dell’intera comunità. (Schema 2)

Area : 17.000 m²

6 Utenza:locali Giovani

Il concetto di flessibilità è un’istanza importantein questo progetto soprattutto sui seguenti fronti: uno è quello dell’aggiornamento tecnologico dell’edificio nel corso del tempo, che significa poter intervenire sugli impianti facilmente e tempestivamente, anche per le manutenzioni ordinarie; il secondo è quello della ottimizzazione strutturale al fine di ridurre i vincoli distributivi; il terzo è la possibilità di sperimentare, per gli spazi interni dei servizi e per alcune tipologie residenziali speciali (per esempio per le famiglie solidali) l’adattabilità degli spazi. (Schema4)

Differenzetipologiche.

Aspettimorfologici:l’importanzadell’adattabilità.

5. Modularità prospetto

Tipologia A1 Superficie: 115mq

per giovani lavoratori/studenti, alloggi per famiglie solidali, appartamenti per “mamme di giorno”) implica una progettazione che li renda facilmente accorpabili e adeguabili a nuovi bisogni e normative. (Schema 3)

Tipologia A3 Superficie: 115mq

4 Utenza:locali Famiglie Solidali

Soggiorno con angolo cucina Camera singola o matrimoniale ModuloModuloSalaSalaBagnocomunegiochiBdoppio di B Modulo C

4. Tipologie abitative.

Modulo A

IngressoRipostiglio

Tipologia A5 Superficie: 65mq

A1A2 A3A3 A4 A5 A1A2 A3A3 A4 A5 A1A2 A3A3 A4 A5 A1A2 A3A3 A4 A5 103

5 Utenza:locali Famiglie

Tipologia A2 Superficie: 125mq

5 Utenza:locali Giovani

Il costo presunto complessivo di realizzazione dell’intervento è pari a 15 milioni di euro, questo in parte dovuto alla tecnologia utilizzata per la realizzazione del progetto. L’interesse per gli aspetti sociali si riflette anche nella progettazione di dettaglio: scegliere materiali e tecnologie che aumentino la durata degli immobili e minimizzino i costi di gestione, ad esempio, ha evidenti implicazioni economiche ma consente anche di ridurre i rischi di degrado fisico dell’abitato, una delle condizioni che tipicamente contribuiscono anche al degrado sociale. Una buona progettazione dovrebbe infine consentire di minimizzare i consumi energetici dell’edificio, producendo anche sotto tale profilo un ambiente costruito di qualità, accogliente e gestibile in modo efficace e con costi contenuti. La scelta dei materiali e delle tecnologie da adottare deve tenere sempre conto di alcuni parametri fondamentali: costi, facilità di applicazione, prestazione, manutenzione, gradevolezza, resistenza “sociale” del manufatto.

Aspettisociali:l’economiadelprogetto

All’interno dell’edificio esistono differenti unità abitative, le tipologie A1 e A2 si presentano come appartamenti da 5 e 6 locali per lo più destinati ai giovani, questo perché vi è l’attenzione da parte del progettista verso le abitudini dell’utenza che nel caso di giovani studenti tendono a vivere in condivisione. La tipologia A3, osserva l’esigenza dell’utenza, infatti è pensata per famiglie solidali, famiglie che spesso offrono un posto a madri single. In questo senso oltre ad avere i caratteri propri di un appartamento da quattro locali presenta anche una sala comune che incentiva la condivisione. Vi sono poi le cosìdette tipologie speciali A5 che consente la possibilità di avere bilocali dedicati a disabili e che quindi in parte sono stati posizzionati anche al piano terra. (Schema 4)

Tipologia A4 Superficie: 110mq

2 Utenza:locali Diversamente abili

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105

Politiche di social housing in Germania.

I possibili beneficiari degli alloggi sovvenzionati vengono stabiliti da una legislatura specifica, che comprende famiglie a basso reddito, anziani, senzatetto, donne in maternità e famiglie monoparentali.

Il progetto di Lacaton & Vassal possiamo inserirlo in quella che è l’attuale gestione degli alloggi sociali anche se l’intervento risulta essere una riqualificazione. L’edilizia agevolata in Germania rappresenta ad oggi circa il 5% dell’offerta abitativa nazionale. Qui lo Stato federale eroga sussidi alle famiglie e si impegna a definire i contratti di locazione contenuti, i Lander e cioè le province sono poi coloro che varano i piani di finanziamento, mentre gli enti locali organizzano e distribuiscono gli alloggi ai destinatari, garantendo prezzi calmierati. Nell’89 in Germania ci fu un passaggio delle proprietà pubbliche municipali e dei settori no-profit verso gli enti privati del mercato immobiliare, come le società, i privati, investitori ed operatori commerciali. Questo ha portato, nell’ultimo ventennio, ad un’inflazione sempre maggiore dei prezzi di locazione degli immobili, con picchi ancor più notevoli nelle grandi città.

Le sovvenzioni pubbliche sono ancora presenti, sotto forma di sussidi o agevolazioni fiscali, per accorciare il divario tra il canone percepito ed il costo totale dell’affitto; queste agevolazioni però si assottigliano progressivamente nel tempo, portando come conseguenza un aumento del costo dell’affitto. Al termine del periodo di ammortamento, l’abitazione raggiunge i normali prezzi di mercato, generando una conseguente espulsione dei precedenti inquilini che non possono più permettersi i correnti prezzi del mercato immobiliare.

Oltre ad avere finalità pratiche come quella più immediata di fornire un’abitazione a soggetti fragili, la legge mira specificamente anche “alla salvaguardia della coesione sociale, con la finalità di contenere i problemi abitativi di persone e di famiglie svantaggiate che non possono accedere all’abitazione nel libero mercato”. Perciò l’obiettivo non è solo pratico ma anche sociologico.

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107 B. SiedlungTaut Schillerpark B.1925-33Fioretti 2015WohnungsbauMarquezamSchillerparkBERLINO21

108

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Qualitàdellospazio

L’edificio si colloca poco distante dal complesso abitativo di Schillerpark, studiato nelle precedenti pagine e divenuto sito patrimonio dell’UNESCO.

Il complesso residenziale conta un totale di quattro piani, per un totale di 73 appartamenti, oltre alla già citata cellula abitativa per anziani. Internamente, lo spazio è distribuito tramite dei corridoi centrali, grazie ai quali ogni ambiente domestico dispone di abbondanti affacci esterni, essendo disposti perimetralmente rispetto all’edificio.

I vani scala sono collocati in facciata in maniera alternata alle unità abitative, garantendo facili collegamenti tra i piani in ogni punto dell’edificio. Ogni modulo, seppur differenziandosi dagli altri, presenta la stessa volontà ideativa di mantenere unitarietà fra gli ambienti domestici, esclusi i servizi. Cucina, zona giorno e zona notte non sono perciò separate da partizioni fisse, ma distribuite secondo un gioco di angolazioni e protezioni soltanto

110 FronteEdificato.edificato segue l’isolato. Corte interna pubblica. Alloggio A. Alloggio B. Alloggio C. Alloggio D. Alloggio E. Collegamenti verticali.Collegamenti verticali. Rottura del fronte. Accessi principali. 1. Rapporto con il contesto. 2. Attacco a terra. 3. Pianta piano tipo.

Tra i temi sviluppati all’interno del progetto troviamo il tema dell’angolo e quello dell’apertura che convergono allo stesso modo verso un’opportunità per creare incontri urbani.

Categoria: edilizia popolare Budget: 698 €/m²

Il volume dell’edificio vuole fungere da mediazione tra un isolato morbido ma che presenta forme angolari rigide ed un blocco apparentemente chiuso ma che possiede una sua dimensione pubblica interna, visivamente protetta ma accessibile a tutti. Ne risulta una rottura verso la regolarità dei fronti urbani in favore di aperture che invitano all’ingresso e al dominare della natura negli spazi custoditi internamente. La corte, ospita poi ambienti per il quartiere: una caffetteria, un parcheggio sotterraneo per 70 auto e 150 biciclette ed una piccola comunità per residenti più anziani, composta da 10 unità residenziali, collocate al piano terra proprio per garantire un contatto diretto con la realtà urbana. (Schema 2)

Bruno Fioretti Marquez Architects Wohnungsbau am Schillerpark 2015

Area : 9’901 m²

Rapportotralospaziopubblicoeilprivato

Il perimetro del complesso, modellato a U, segue le linee dell’isolato e crea allo stesso tempo una forma identitaria per l’edificio, inserendolo finemente nel quartiere. In prossimità degli angoli, invece, viene ripresa una delle scelte applicate nelle siedlungen di Taut, lasciando spazio per ampi passaggi, che conducono alla corte naturale sita internamente e che favoriscono un importante ricircolo d’aria (Schema 1).

Relazionetraedificioecontestodiriferimento

Questo binomio tra il calcestruzzo e il laterizio, oltre ad essere meccanicamente conveniente, comporta anche una consistente riduzione dei costi, aspetto di primaria importanza nell’edilizia sociale.

visive.

Modulo A Modulo B Modulo C Modulo D Piano servizi pubblici 4. Prospetti principali.

Aspettimorfologici:l’importanzadell’adattabilità

Il pacchetto murario è costituito prevalentemente da mattoni forati verticali, alleggeriti e coibentati.

A B B C CD B BA A A B C CD A A 111

(Schema 3)

Già dalla facciata esterna si evince il grande numero di soluzioni tipologiche adottato internamente, grazie alla chiarezza compositiva delle aperture vetrate. Le finestre a nastro combinano insieme due moduli di serramenti ciascuno di misura differente, che riescono anche ad integrare in maniera non intrusiva la finestra del vano scala. Anche le logge che affacciano sul cortile riescono ad inserirsi nell’ordinata griglia della facciata grazie ai massicci parapetti. Il parco situato nella corte interna non è protetto da cancelli o barriere di altro tipo, e rimane sempre accessibile da chiunque. Questo è sicuramente, ancora una volta, simbolo di una chiarezza di intenti ammirevole, che pone davanti a tutto la volontà di rendere pubblico ed a disposizione del quartiere lo spazio di pertinenza dell’edificio.

Questa nuova collettività formata da cooperative edilizie è un eccellente esempio di uno dei compiti principali dell’edilizia nelle zone centrale della città: la vita urbana a prezzi accessibili.

A causa degli elevati requisiti di insonorizzazione, per le partizioni degli appartamenti sono stati utilizzati mattoni pieni a riempimento, le cui intercapedini sono state riempite in calcestruzzo. Altre parti delle stratigrafie con elevati carichi statici sono state realizzate con struttura portante direttamente in cemento armato, e rivestimenti in mattoni.

In questa realizzazione, una gamma molto diversificata di spazi incontra una semplicità rassicurante, di cui molte altre architetture avrebbero bisogno, suggerendo uno scambio intenso tra la cooperazione edile, abitativa, e gli architetti, apportando vantaggi concreti per i residenti, il quartiere e tutto il movimento del social housing.

Differenzetipologiche.

Aspettisociali:l’economiadelprogetto

Gli architetti hanno sviluppato una griglia che viene sottoposta ad un offset verso l’interno di mezzo modulo anzichè di un modulo intero, riuscendo così a garantire una grande varietà di nuclei abitativi ed una diversa dimensione degli appartamenti. In questo modo sono stati creati appartamenti che spaziano dai 40m² ai 120m², con 4 differenti distribuzioni interne. Il soggiorno e la cucina possono essere organizzati sia come open space che separati mediante partizioni mobili, incrementando ulteriormente la varietà degli spazi interni.

112

Politiche di social housing in Spagna.

Un altro esempio di social housing diffuso in Spagna e soprattutto a Barcellona sono le “Viviendas dotacionales" un esempio di abitazioni destinati agli over 65. Questo perché secondo delle indagini recenti sulla struttura demografica della capitale catalana hanno rivelato un invecchiamento generale della popolazione composta per gran parte da donne tra i 65 e gli 80 anni. E’ infatti dal 1999 che il comune di Barcellona, insieme all’ente residenziale pubblico denominato Patronat Municipal de l’Habitatge, mette in atto politiche abitative che seguono i dettami sull’invecchiamento attivo promosso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

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L'obiettivo è quello di realizzare abitazioni specificatamente ideate per la fascia sociale fragile, offrendo un alloggio adeguato, sicuro, confortevole e integrato nella comunità.

Nelle politiche di oggi, il tema dell’housing sociale in Spagna costituisce un punto di particolare rilievo all’interno degli interventi socio-politici, soprattutto perché il diritto all’alloggio è garantito a livello costituzionale. L’edilizia sociale è costituita dalla cosiddetta “Vivienda de Protecciòn Oficial” - edilizia di protezione pubblica- da qui in poi VPO. La particolarità di questo sistema sta nel fatto che, rispetto ai modelli di social housing nella maggior parte dei paesi dell’UE, gli alloggi vengono forniti quasi interamente ad uso proprio e solo una piccola parte di questi, viene offerta in affitto. Nello specifico le VPO sono una tipologia edilizia parzialmente sovvenzionata dall’amministrazione pubblica che prevede un’agevolazione per l’acquisto e l’affitto, a favore della popolazione con reddito più basso. I benefici legati a un alloggio classificato come VPO sono indirizzati sia al costruttore che al compratore: il costruttore, impegnandosi a vendere l’abitazione entro un tetto di prezzo massimo fissato dalla pubblica amministrazione, riceve in cambio i finanziamenti per gran parte del progetto (80%) a un tasso d’interesse basso; l’acquirente ottiene una casa a un prezzo inferiore a quello di mercato e in cambio la casa avrà una normativa di uso e di vendita speciale.

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115 J.A. SocialEspinet/1952-54CasaCoderchdelaMarinaUbachhousinginCan Batlò BARCELLONA2016

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1. Rapporto con il contesto.

2. Prospetti:

in alto prospetto Ovest, in basso prospetto Est. Modulo A Modulo B Modulo C Diverso trattamento basamento Ampliamento area Allineamento strada Arretramento fronte commerciale

Edificio realizzato nel 2016, fa parte dell’edilizia residenziale sociale di Barcellona, nello specifico, delle prima citate Viviendas dotacionales. Il progetto nasce dalla partecipazione ad un concorso pubblico indetto dall’ente Patronat Municipal de l’Habitatge, in un’area residuale classificata come “di interesse pubblico”, accanto alla vecchia fabbrica tessile Can Batllò.

Espinet/ Ubach Social housing in Can Batlò 2016

Rapportotraspaziopubblicoeprivato.

Relazionitraedificioecontestodiriferimento .

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3. Attacco a terra.

Uno dei primi aspetti analizzati è il rapporto con il contesto: il fabbricato si presenta come un edificio dalla tipologia a corte chiusa e si sviluppa con differenti altezze. La sua forma irregolare, come evidenziato nello (schema 1) a sinistra, nasce dalla volontà dei progettisti di dialogare con il contesto in modo singolare: ogni facciata risulta essere allineata a quella di fronte, fatta eccezione per la facciata a Nord che assume un’inclinazione opposta in modo da aprire il passaggio sul parco retrostante all’edificio e quella a Sud che invece è addossata all’esistente. L’edificio nel complesso si presenta in completo contrasto con la preesistenza, il trattamento dei prospetti evidenzia quello che noi definiamo un approccio al contesto in discontinuità. Con un basamento scuro in lamiera grecata e un corpo superiore intonacato completamente bianco l’edificio mostra la sua natura di nuova costruzione rispetto al carattere popolare presente al suo intorno. Il contrasto cromatico esprime la volontà di avere un corpo residenziale “galleggiante”, quasi a stabilire una leggerezza che poi non trova riscontro a livello strutturale e materico. A questo si aggiunge poi una scelta compositiva peculiare, in quanto è possibile notare che le aperture delle residenze sono date da 3 moduli (schema 2) che si relazionano con la suddivisione degli ambienti interni. Seppur molto regolare l’uso di questi moduli mostra un intento molto forte di spezzare la rigidità dell’intero complesso. In generale, questo tipo di approccio dà dunque l’impressione che l’edificio sia inserito nel tessuto cittadino in maniera completamente avulsa nonostante la ripresa di alcuni aspetti morfologici.

Carrerdeparcerissa

Area : 3949 m²

A livello planimetrico il piano terra risulta completamente libero e, come mostra lo (19GBschema 3) a sinistra, risulta essere arretrato rispetto i piani superiori, questo permette la creazione di uno spazio buffer d’ingresso all’area commerciale e amplia l’accesso al parco. Uno degli aspetti interessanti del progetto è poi la corte interna che non parte dal piano terra ma parte dal

Categoria: appartamenti residenziali Budget: 2.680.938 €

L’importanzadell’adattabilità.

primo piano. Il cortile è tassello fondamentale della struttura dell’edificio, in quanto è anche luogo di attività sociali, pedonabilità, giochi e stimoli visivi (schema 4). La distribuzione interna degli appartamenti (schema 5 e 6)vede l’ingresso in corrispondenza di quella che è la fascia di servizi costituita da cucina e bagno per poi svilupparsi con soggiorno e 2 o 3 camere una delle quali sempre doppia. Questa distribuzione come precedentemente detto trova riscontro in prospetto, in quanto ad ognuna delle camere è collegato un modulo di finestre: il soggiorno infatti avrà sempre una finestra tripla, le camere singole una o due finestre singole e le matrimoniali avranno sempre una finestra doppia.

Qualitàdellospazio

Aspettitipologici.

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Modulo A Modulo B Modulo ArretramentoC pt Alloggi duplex Fascia di ZoccoloFasciaservizidiservizicommercialeCorteinternaRelazioneconlacorte4. Planimetria piano tipo. 5. Sezione su corte interna 6. Planimetria organizzazione interna piano tipo.

Questo tipo di organizzazione dello spazio permette di avere un massimo di quattro persone per appartamento per un totale di ventiquattro persone a piano. In questo modo tutti gli abitanti godono dello stesso spazio comune. Inoltre anche il ballatoio interno facilita la condivisione sociale in quanto luogo accogliente e spazioso. Al quinto piano, la configurazione dei volumi della facciata ha permesso di collocare due delle unità duplex da 4 camere da letto delle tre presenti nel progetto e garantisce un buon livello di mix funzionale. Attraverso queste scelte organizzative il rapporto tra densità abitativa e qualità dello spazio risulta essere ben proporzionato in quanto uno degli obbiettivi principali era quello di disporre di uno spazio per lo stare che fosse di alta qualità.

L’edificio è stato realizzato con una tipologia a corte chiusa, inserendosi tuttavia in un isolato che per la maggior parte presenta edifici di tipologia a blocco accostato, pertanto la scelta di questo tipo non è casuale ma al contrario dalla necessità di uno spazio che fungesse da condensatore sociale, un vero e proprio luogo dello stare che potesse permettere la condivisione tra le persone. Per questi motivi la corte interna assume un ruolo e un carattere fondamentale all’interno del progetto. Per quanto riguarda l’identità dell’edificio, le scelte compositive sembrano non voler denunciare in maniera chiara il suo carattere unicamente residenziale. Questo perché l’estrema rigidità e modularità dei prospetti impediscono una chiara lettura dell’interno, in quanto l’intero edificio risulta essere quasi asettico e privo di vita.

Come spiegato nel capitolo 2 uno degli aspetti che secondo noi assume un ruolo rilevante è quello dell’adattabilità. In questo senso l’utilizzo del sistema strutturale a travi e pilastri permette di ricavare alloggi con pianta molto libera da vincoli e ambienti spaziosi, che all’occorrenza risultano essere adattabili alle più svariate soluzioni.

Carrerdeparcerissa

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L'accesso all'edilizia sociale è limitato da massimali di reddito , che sono fissati a livello nazionale da apposita normativa e variano a seconda della zona in cui è situata l'abitazione nonché del numero dei componenti del nucleo familiare. I massimali di reddito sono fissati a un livello che include virtualmente un'ampia parte della popolazione che alloggia in alloggi sociali consentendo un certo grado di mix socioeconomico.

Attualmente la percentuale di famiglie con reddito al di sotto della soglia di povertà è pari circa al 35%. Inoltre, la legge sul diritto alla casa, comunemente denominata DALO , introdotta nel 2007, stabilisce l'accesso prioritario per i richiedenti in buona fede nelle seguenti 6 categorie: senzatetto; persone a rischio sfratto che non hanno la possibilità di trovare un altro alloggio; persone con alloggio temporaneo; persone in alloggi malsani o non idonei; famiglie con bambini in abitazioni sovraffollate o indecenti.

Gli affitti si basano sul conto netto di costruzione che viene preso dai sussidi statali. Principale finanziatore è la Caisse des depots et consignation che fornisce fondi attraverso un libretto di risparmio. Le HLM ospitano le fasce più deboli della popolazione e in caso di estrema povertà del nucleo familiare sono previsti sussidi abitativi per aiutare a pagare l'affitto.

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Oggi il modello di social housing francese è uno tra i migliori d’Europa. Gli alloggi sociali vengono forniti tuttora dalle HLM (Habitatiòn a loyer modéré), organizzazioni incaricate dello stato di svolgere una missione di interesse generale fornendo abitazioni a canone moderato. Queste organizzazioni includono società sia pubbliche che private che agiscono senza scopo di lucro e sotto il controllo del Ministero dell'edilizia abitativa e delle finanze.

Politiche di social housing in Francia.

122

Hospital Saint Vincent de Paul into housing 2021

123

Renzo Piano Rue de

TrasformationLacaton1987-91Meaux&Vassalofthe

PARIGI

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125

In questo progetto possiamo poi evidenziare come caratteristica principale la presenza di due piani tipo differenti: il primo che si relazione con la struttura esistente e quindi con quello che una volta era parte dell’ospedale, il quale rispetta il carattere compositivo della facciata ricca di aperture che hanno una cadenza modulare e assai rigida; il secondo invece frutto di un ampliamento importate eseguito ai piani superiori che invece si distacca in maniera decisa dall’esistente. In entrambi i piani tipo viene garantita una grande varietà tipologica: il primo piano tipo presenta infatti un totale di 5 soluzioni tipologiche differenti (Schema 3), mentre l’ampliamento ne presenta ben 4(Schema5). I tagli dimensionali vanno infatti dai monolocali configuati con ampio spazio giorno e angolo cottura con bagno al cinque locali organizzato con quattro camere, bagno e zona soggiorno con angolo cottura (Schema

4). Anche l’ampliamento funziona allo stesso modo tuttavia ci si avvale di un arretramento di circa 2 metri rispetto all’esistente in modo tale da poter garantire al fruitore anche la possibilità di avere un affaccio esterno verso la

TrasformationLacaton&Vassalofthe Hospital Saint Vincent de Paul into housing 2021

Rapportotralospaziopubblicoeilprivato.

Questo progetto di Lacaton&Vassal è strettamente legato a quella che è la presistenza: difatti è una conversione di un ex complesso ospedaliero che si estende per circa 3,4 ettari nel 14° arrondissement di Parigi. Per questo motivo l’attenzione al contesto di riferimento non ha avuto un ruolo rilevante al fine della progettazione, in quanto la stessa filosofia di pensiero dello studio risulta essere in linea con la classica definizione del concetto di conservazione delle opere edilizie.

Area : 12400 m²

Relazionetraedificioecontestodiriferimento.

Categoria: Alloggi plurifamiliari Budget: 22.000.000 €

Ex ospedale Saint Vincent. Eco-distretto Saint Vincent. Area servizi housing. Trilocali.Bilocali.Monolocali. AccessiAppartamentiprincipali 1. Rapporto con il contesto. 2. Pianta piano rialzato. 3. Planimetria piano tipo su esistente. Cinque Circolazionelocali.verticale.

Il programma di questo quartiere ad uso misto comprende alloggi – sociali e di libero mercato – servizi pubblici e privati, negozi e attività commerciali tra cui l’edificio condiviso ad uso flessibile “ Pinard ” di 4.000 m² che ospita un asilo nido, una scuola e una palestra, che sarà parzialmente aperto al pubblico durante gli orari di chiusura. In questo senso il rapporto tra pubblico e privato risulta essere circoscritto all’interno di questo distretto che vuole essere una sorta di città nella città il cui accesso avviene dalla maglia stradale prestabilita.

Quadrilocali. 126

Qualitàdellospazio

Un luogo dove il privato resta tale e dove lo spazio pubblico diventa fulcro delle attività e della condivisione collettiva, favorita dalla presenza di servizi ai piani inferiori dell’edificio.

127

Al di là dell’aspetto funzionale,per Lacaton&Vassal abitare trasmette piacere, generosità, libertà di occupare uno spazio. Le abitazioni devono offrire libertà d’uso, generare possibilità di evoluzione, interpretazione e appropriazione, offrire tanto spazio extra quanto spazio programmato, spazio da usare liberamente per promuovere relazioni, per realizzare situazioni piacevoli. Ogni abitazione deve avere uno spazio esterno privato, come un balcone, un terrazzo, un giardino d’inverno, per dare la possibilità di vivere all’aperto, di muoversi, di stare dentro e fuori. Tutto questo è presente in maniera evidente nel progetto dell’ex-ospedale in quanto esempio di adattabilità ad ogni livello, planimetrico, compositivo, volumetrico.

città, cosa impossibile nel primo piano tipo (Schema 6).

Monolocali.

7. Prospetto principale Saint Vincent.

Differenzetipologiche.

Aspettimorfologici:l’importanzadell’adattabilità

Aspettisociali:l’economiadelprogetto

Qui è sviluppato un sistema di scambio termico in grado di attingere alla rete idrica non potabile di Parigi - perciò una risorsa poco utilizzata che viene invece sfruttata - integrando gli impianti al sistema locale di riscaldamento urbano, puntando a raggiungere un completo autosostentamento energetico entro il 2050, tramite la continua accumulazione di energia nelle riserve.

4. Appartamenti tipo nella struttura esistente: monolocali, bilocali e quadrilocale.

5. Planimetria tipo nuova estensione. verticale.

Tutti i materiali esistenti già presenti in loco sono stati riutilizzati in parte nella costruzione in loco, mentre i restanti sono stati riutilizzati in fabbrica per la produzione di inerti o per altri materiali compositi.

Aree di servizio: cinema, negozi, anfiteatro, boutique. Residenze all’interno della struttura esistente.

Trilocali.Bilocali.

Tutti questi accorgimenti porteranno ad una crescente diminuzione del consumo energetico non rinnovabile negli anni, a cui consegue una riduzione delle spese complessive di gestione.

L’acqua piovana viene immagazzinata tramite un sistema di cisterne per poi essere riutilizzata direttamente nel sistema energetico del complesso, senza subire il passaggio di entrare nella rete fognaria ed essere da lì prelevata, contenendo ulteriormente il dispendio di risorse e saltando passaggi inutili.

Come spiegato nel paragrafo precendente è indubbio la forte caratterizzazione tipologica all’interno dell’edificio. Ciò che permette questa grande variazione tipologica è l’utilizzo di partizioni leggere che permettono la divisione dello spazio in modo flessibile. Anche l’ampliamento è stato realizzato con strutture leggere e sicuramente questo incide visibilmente anche sul piano compositivo. Qui nuovo e vecchio non dialogano, l’esistente mantiene il carattere compositivo di ex-ospedale conttrapposto al nuovo che invece chiarisce la sua natura prettamente residenziale (Schema 7).

Circolazione

6. Appartamenti tipo nuova estensione: monolocali e bilocali

In questo caso, oltre che ad una comunque sempre presente progettazione con materiali poco dispendiosi, il contenimento del fattore economico è giocato tutto sulla ricerca di un elevato standard di efficienza energetica.

Quadrilocali.

Appartamenti all’interno del nuovo ampliamento

128ANALISI COMPARATIVA

129

ES2(DE) ES2(SP) ES2 (IT) ES2 (FR)

Periferia

Nuova costruzione

Oggetto di questo capitolo di confronto sono i casi europei contemporanei quelli che vanno dal 2000 al 2021. Questa scelta ricade sul fatto che questi casi con le loro specifiche caratteristiche si avvicinano al concetto di abitare oggi e inoltre, chi più chi meno, prestano attenzione alle questioni di sostenibilità. Metteremmo in evidenza il rapporto di ogni progetto con la città nel tentativo di dimostrare che è possibile creare soluzioni abitative a basso costo anche in luoghi non periferici. Inoltre cercheremo di individuare tra le cinque proposte scelte quale di queste possa fungere da valido modello progettuale, attraverso la comparazione di assetti funzionali e tipologie distributive. Si studieranno le diverse soluzioni planimetriche considerate al fine di comprendere quali accorgimenti possano agevolare meglio l’interazione tra progetto e Inoltrequartiere.l’intento è quello di dimostrare come questo tipo di edilizia oltre che a rappresentare la risposta alla questione abitativa per il futuro può costituire un valido strumento di riqualificazione urbana che soprattutto in Italia costituisce uno dei temi al centro delle politiche amministrative.

130

Intervento di recupero

Centro storico

Analisi5. comparativa.

131

ExHospitalSaintVincentdePaulintohousing2021

Tempi di percorrenza progetto-Pta. Brandeburgo.

Mixitè Legenda:Impattotipologicasulquartiere

Dimensione sociale

Aree verdi pubbliche. Edificio QuartiereFioretti-MarquezpopolareCentrocittà.

IrokoHousing2004

WohnungsbauAmSchillerpark2015

10987654321 14’AutoAuto13’ Progetto offre: Mix Spaziotipologiche.pubblico aperto alla città. Aree Nucleicommerciali.abitativiper anziani. Quartiere popolare - Immerso nel verde. - Situato un zona periferica. BERLINO

5.1 Lo schema qui riportato vuole indagare l’efficacia dell’intervento prendendo in considerazione quattro fattori principali.

Porta di

WEDDINGSchillerpark perMemorialeBrandeburgogliebrei

SocialhousinginCanBatlò2016CambiamentoCennidi2013

Mixitè funzionale

Großer Tiergarten

RapportoBERLINO con la città alla scala urbana: Strade principali. Strade secondarie.

SCHEMI COMPARATIVI ALLA SCALA URBANA

Tempi di percorrenza progetto-Memoriale per gli ebrei.

5.2 Gli schemi sotto mostrano il rapporto con la città mettendo in evidenza la posizione del progetto rispetto al centro città, la tipologia del quartiere e i maggiori poli attrativi.

Tempi di percorrenza progetto-Arco della Pace.

Strade principali.

Linea metropolitana M1.

Strade secondarie.

RapportoBARCELLONAcon la città alla scala urbana:

Tempi di percorrenza progetto-Duomo.

Aree verdi pubbliche.

Tempi di percorrenza progetto-Camp Nou.

Aree verdi pubbliche.

Quartiere industriale.

SCHEMI COMPARATIVI ALLA SCALA URBANA

Strade secondarie.

QuadrilaterodiSanSiro Arco della Pace Piazza Duomo 4’Auto 13’Auto 15’ Auto 27’ Auto ViaNovara

Quartiere popolare: - Multietnico - Quartieri di edilizia residenziale pubblica della città di Milano - Vicino a importanti polarità urbane - Quartiere che presenza fragilità Progetto offre: - Spazi collettivi - Aree riservate alla fascia fragile della popolazione. (anziani,disabili, ecc.) - Aree commerciali - Spazio pubblico - Servizi alla residenza

RapportoMILANO con la città alla scala urbana:

Tempi di percorrenza progetto-Tre torri.

Edificio Via Cenni.

Tempi di percorrenza progetto-Stadio San Siro.

Strade principali.

Centro città. G. Meazza

Edificio Can Batlò.

Linea metropolitana M5.

Quartiere popolare San Siro.

Stazioni metropolitane.

8’Auto Quartiere industriale: - Quartiere ben collegato. - Situata un zona periferica. - Area ben fornita a livello commerciale. Il progetto offre: - Piano terra commerciale. - Area comune per la condivisione. - Mix -Residenzatipologico.peranziani. LA BORDETA Camp Nou Santa Eulàlia Mercat Nou Espanya Placa de Sants Badal Sants Estaciò Carrer del Constitutiòn M M M M M M M 132

SAN SIRO M5 M1 TRE TORRI SEMPIONE Stadio

- Mixitè abitativa

TAMIGI TAMIGI CITTA’ DI LONDRA St. Paul’s Cathedral London Eye Big Ben Westminster Abbey 9’Auto 7’Auto 13’Auto Progetto offre: - Spazio collettivo - Isolamento dal caos cittadino - Aree commerciali - Spazio pubblico - Servizi alla residenza

Notre Dame

Tempi di percorrenza progetto-Notre Dame

- Spazi polivalenti per botteghe, laboratori, ecc.

Aree verdi pubbliche.

Museo del Louvre

Quartiere centrale storico:

- Mixitè di utenza: famiglie, lavoratori e studenti.

WATERLOOTAMIGI

Strade secondarie

- Aree commerciali

Strade secondarie.

Tempi di percorrenza progetto-Tour Eiffel

- Centro culturale della città.

SENNA SENNA Tour Eiffel 20’Auto 14’Auto Auto16’ 133

Quartiere storico Montparnasse

- E’ popolato da artisti

- Spazio pubblico per la socialità

Edificio Lacaton & Vassal

centrale: - Vicino a importanti polarità urbane. - Ben collegata tramite linea metropolitana e linee ferryboat. MONTPARNASSE

RapportoPARIGI con la città alla scala urbana:

Aree verdi pubbliche

Edificio Iroko Housing.

Tempi di percorrenza progetto-London Eye.

Quartiere Centrale. Stazioni metropolitane.

Strade principali

RapportoLONDRA con la città alla scala urbana:

Tempi di percorrenza progetto-St. Paul’s Cathedral.

Quartiere

Tempi di percorrenza progetto-Westminster Abbey.

Strade principali.

Tempi di percorrenza progetto-Big Ben.

Tempi di percorrenza progetto-Louvre

Il progetto offre:

Servizi alla residenza (asiliScuolenido,materne, etc..)

5.4 Lo schema mette a confronto i progetti rispetto alla loro mixitè tipologica rispetto alle categorie individuate nelle schede di analisi.

SCHEMI COMPARATIVI ALLA SCALA ARCHITETTONICA

Basso Medio Alto

134

MIXITE’ FUNZIONALE

Livello di presenza varietà tipologica

Spazi collettivi (Spazi polifunzionali, laboratori etc..)

Basso Medio Alto

MIXITE’ TIPOLOGICA

BibliotecaAreeAree(Negozi,Aree(palestre,sportivecampi,etc..)commercialiristoranti,bar,etc..)bimbianziani ES1(DE)2015 ES1(FR)2021ES1(GB)2004 ES1(SP)2016ES1(IT)2013

Livello di presenza dei servizi

110-125m115-140m80-115m60-75m45-65m30-45m2222245-75m22MonolocaliBilocaliTrilocaliQuadrilocaliAlloggisolidaliDuplexCasaunifamiliare ES1(DE)2015 ES1(FR)2021ES1(GB)2004 ES1(SP)2016ES1(IT)2013

5.3 Lo schema mette a confronto i progetti rispetto alla loro mixitè funzionale, sopratutto rispetto alla presenza di spazi comuni a servizio della comunità insediata.

Basso Medio Alto

Aree

Livello di presenza dei servizi

Iroko

AmWohnungsbauSchillerpark2015Iroko2004Housing Cenni Cambiamentodi2013 14 m 20 m 0 m 24 m 30 m Superficie tot. 17000 m Superficie area commerciale 3861 m Superficie spazio verde pubblico 8340 m Superficie tot. 9901 m Superficie area commerciale 1965,72 m Superficie spazio verde semi-pubblico 1855,44 m2 Superficie tot. 7672 m2 Superficie area commerciale 300 m2 Superficie spazio verde Privato 3409,31 m2 AmWohnungsbauSchillerpark2015Iroko2004Housing Cenni Cambiamentodi2013 14 m 20 m 0 m 24 m 30 m Superficie tot. 17000 m Superficie area commerciale 3861 m2 Superficie spazio verde pubblico 8340 m2 Superficie tot. 9901 m Superficie area commerciale 1965,72 m Superficie spazio verde semi-pubblico 1855,44 m Superficie tot. 7672 m2 Superficie area commerciale 300 m Superficie spazio verde Privato 3409,31 m2 AmWohnungsbauSchillerpark2015 Social housing in Can2016Batlò Ex Hospital Saint Vincent de Paul into housing 2021 Superficie tot. 12400 m Superficie area commerciale 1437,58 m Superficie spazio verde pubblico 1202,05 m Superficie tot. 9901 m Superficie area commerciale 1965,72 m Superficie spazio verde semi-pubblico 1855,44 m Superficie tot. 3949 m Superficie area commerciale 318 m Superficie spazio verde 0 m Social housing in Can2016Batlò Ex Hospital Saint Vincent de Paul into housing 2021 Superficie tot. 12400 m2 Superficie area commerciale 1437,58 m2 Superficie spazio verde pubblico 1202,05 m2 m2 Superficie tot. 3949 m2 Superficie area commerciale 318 m2 Superficie spazio verde 0 m2 AmWohnungsbauSchillerpark2015 Social housing in Can2016Batlò Ex deHospitalSuperficieSuperficieSuperficieSuperficie tot. 9901 m2 Superficie area commerciale 1965,72 m2 Superficie spazio verde semi-pubblico 1855,44 m2 Superficie tot. 3949 m2 Superficie area commerciale 318 m2 Superficie spazio verde 0 m2 AmWohnungsbauSchillerpark2015Iroko2004Housing Cenni Cambiamentodi2013 14 m 20 m 0 m 24 m 30 m Superficie tot. 17000 m2 Superficie area commerciale 3861 m Superficie spazio verde pubblico 8340 m Superficie tot. 9901 m2 Superficie area commerciale 1965,72 m Superficie spazio verde semi-pubblico 1855,44 m Superficie tot. 7672 m2 Superficie area commerciale 300 m2 Superficie spazio verde Privato 3409,31 m2 AmWohnungsbauSchillerpark2015Iroko2004Housing Cenni Cambiamentodi2013 14 m 20 m 0 m 24 m 30 m Superficie tot. 17000 m2 Superficie area commerciale 3861 m Superficie spazio verde pubblico 8340 m2 Superficie tot. 9901 m2 Superficie area commerciale 1965,72 m2 Superficie spazio verde semi-pubblico 1855,44 m Superficie tot. 7672 m2 Superficie area commerciale 300 m2 Superficie spazio verde Privato 3409,31 m2

AmWohnungsbauSchillerpark2015

2004Housing Cenni SuperficieSuperficieCambiamentodi2013tot.17000m2areacommerciale3861m2Superficiespazioverdepubblico8340m2 Superficie tot. 9901 m Superficie area commerciale 1965,72 m2 Superficie spazio verde semi-pubblico 1855,44 m2 Superficie tot. 7672 m2 Superficie area commerciale 300 m2 Superficie spazio verde Privato 3409,31 m2 135 5.5 Lo schema mette a confronto i progetti rispetto alla loro superficie di progetto, sopratutto rispetto alla suddivisione tra spazio verde pubblico e spazio a servizio del quartiere.

Grande permeabilità al piano terra. Spazio verde pubblico. Spazi aperti al quartiere.

Completa chiusura verso la città.

BERLINOLegenda- Am Schillerpark Grande Aperturapermeabilità.versolacitttà e il quartiere.

MILANOLegenda- Via Cenni

MILANOLegenda- Via Cenni

BARCELLONALegenda - Can Batlò

Carrerdeparcerissa

Completa chiusura verso la città.

Dialogo compositivo.

Area verde interamente pubblica.

SCHEMI COMPARATIVI ALLA SCALA ARCHITETTONICA

5.6 Gli schemi studiano la planimetria del piano terra dei cinque progetti europei, rispetto alla loro apertura verso i città, la possibilità di essere un polo importante per il quartiere, la capacita di creare spazio pubblico. L’intento è anche quello di mostrare come il social housing possa essere un ottimo strumento anche per la riqualicazione delle aree urbane periferiche e non.

Grande permeabilità al piano terra. Spazio verde pubblico. Spazi aperti al quartiere.

Dialogo compositivo.

BARCELLONALegenda - Can Batlò

Carrerdeparcerissa

Area commerciale

Area commerciale

BERLINOLegenda- Am Schillerpark Grande Aperturapermeabilità.versolacitttà e il quartiere.

136

Area verde interamente pubblica.

St. Vincent

Completa chiusura verso la città.

137

Area PARIGILegendacommerciale-Exospadale

St. Vincent

Accesso limitato = Apertura limitata alla città Area verde interamente pubblica.

Area

PARIGILegendacommerciale-Exospadale

Area LONDRALegendaLONDRALegendacommerciale-IrokoHousingPrincipalerelazioneconlacittàAreaverdeprivataCompletachiusuraversolacittà.Areacommerciale-IrokoHousingPrincipalerelazioneconlacittàAreaverdeprivata

Accesso limitato = Apertura limitata alla città Area verde interamente pubblica.

6.

Il meta-progetto sociale.

Il modo di concepire il social housing presente nel panorama architettonico, mostra tramite gli esempi analizzati, quelli che sono i progetti più riusciti tra i diversi approcci possibili. Per noi, è stato un percorso, un ragionamento in itinere, che ha arricchito il nostro modo di vedere le cose e che ha confermato la nostra analisi.. Fissando e sviluppando questi argomenti si dà modo di poter sviluppare ulteriori aspetti a partire dall’esistente divenuto caso studio, osservando per ogni realtà le sue molteplici declinazioni.

Il social housing, a nostro avviso, rappresenta davvero una soluzione abitativa per il futuro, e non soltanto come modello di abitazione per una determinata fascia di popolazione, ma per chiunque voglia vivere una quotidianità più dinamica, fatta di scambi ed esperienze domestiche continue, che crediamo possano dare maggior valore all’abitare.

Le architetture esaminate posseggono, in alcuni, casi analogie di impostazione, di resa materica o di distribuzione dello spazio; in altri casi differenze dovute a periodi storici o luoghi di realizzazione diversi. Talvolta abbiamo trovato anche elementi di grande vicinanza tra esempi molto lontani tra loro, e proprio questi fatti concreti ci hanno permesso di capire cosa possa funzionare indifferentemente dal contesto di appartenenza, e cosa invece sia strettamente vincolato alla tradizione del luogo. Proprio per questo, a prova di quanto assunto all’inizio di questo percorso, risulta evidente dai casi studio l’esistenza di elementi comuni,, all’interno della progettazione di luoghi in cui vivere insieme ad altre persone. Non si tratta per forza di elementi estetici, quanto più del modo in cui condividere la vita domestica, di utilizzare gli spazi e di rendere versatili le proprie abitudini.

138

Nasce in questo modo un “meta-progetto” sociale: un metodo progettuale in grado di definire aspetti imprescindibili e linee guida che circoscrivono il concetto di “progetto sociale” in grado di divenire “site-specific”.

In questa disamina capiamo come, al di là delle diversità insite in ogni progetto, determinate soluzioni, siano applicabili in maniera diffusa, in quanto non si tratta di soluzioni strettamente estetiche o legate all’apparire del manufatto architettonico, bensì considerazioni che riguardano le scelte tipologiche e distributive, insediative, di economia del progetto e di coesione sociale.

In contesti così pensati, privi di particolari limiti e vincoli di edificato, l’approccio al contesto non può altro che andare nell’unica direzione possibile che è quella della sensibilità fisica e naturale del sito. Il progetto dovrebbe essere attento a non appropriarsi di più spazio del necessario, privilegiando la relazione con gli spazi aperti ed uno sviluppo compositivo e materico che non sia in contrasto con gli aspetti morfologici e paesaggistici del luogo.

L’azione di abitare insieme uno spazio non deve essere rivolta solamente all’uso residenziale privilegiato, proprio delle abitazioni più tradizionali, ma anche alla necessità di essere in un particolare luogo per un certo lasso di tempo. Oltre ai villaggi per lavoratori, anche gli studentati, le residenze per anziani, i ricoveri per senzatetto o migranti. Sono spazi, dove persone talvolta diverse tra loro, con culture, abitudini e bisogni differenti, si trovano a dover convivere.

Cominciando con ordine, in riferimento al tema del contesto, che è un aspetto che emerge in maniera importante dalle architetture osservate, è possibile individuare alcuni tratti distintivi che accomunano i diversi approcci.

Il piano terra del nuovo edificato dovrebbe essere il più possibile libero e permeabile, per non sottrarre ulteriore spazio pubblico all’area urbana e favorire lo scambio tra lo spazio aperto di pertinenza del nuovo progetto e le strade della città, luogo in cui le persone hanno solitamente il primo impatto con un edificio. Le facciate dovrebbero presentare una ritmicità in accordo con i fronti presenti nel contesto,

1. Urbano - spazio in cui l’housing sociale può trovare una compiutezza maggiore, in quanto ambiente culturalmente e socialmente più vario.

2. Periferico e rurale, isolato, laddove l’abitare in questione è rivolto a mansioni lavorative di un certo tipo - come le fattorie comunitarie dell’America latina o i villaggi minerari sovietici.

Inoltre, a seguito di quanto accaduto negli ultimi anni di pandemia, questa soluzione permette anche di rendere la casa più urbana, meno “prigione” solitaria, portando dei pezzi della vita di città all’interno di essa.

139

All’interno del contesto urbano, la situazione è più complessa, dal momento che ciò che si sta progettando non è “il primo arrivato”, ma si inserisce in un luogo in cui le stratificazioni si sono susseguite, non soltanto architettonicamente ma anche dal punto di vista degli usi dello spazio e delle influenze culturali dell’area.

6.1Accessibilità-contesto.

Occorre innanzitutto diversificare in base a quale sia il contesto di riferimento, che può essere:

L’angolo è anche luogo di incontro tra più percorsi, per questo accade e deve accadere sempre qualcosa in prossimità di esso. Un accesso assume ancora più valore se collocato in una posizione angolare e se progettato in maniera tale da incrementare questa tensione data dall’angolo. Una grande apertura risulterà quindi ancora più invitante, di richiamo, e passibile di differenti sviluppi progettuali. Solitamente il basamento si raccorda con il contesto adiacente. Nonostante in alcuni casi si esprima con un linguaggio diverso, la genesi compositiva rispecchia le medesime logiche; allineamenti, arretramento e ritmi sono il più delle volte ripresi, magari trattati con diverse finiture, ma con l’intento di amalgamarsi e dare continuità di corpo. Nello studio delle facciate, a volte troviamo soluzioni più autonome

Inoltre, il coronamento, così come anche l’altezza stessa delle facciate, dovrà relazionarsi con quanto si trova intorno: se l’edificio necessita di omologarsi con le linee di gronda esistenti, eguagliandole, o restandone al di sotto, per ragioni motivatamente progettuali, il problema non sussiste; quando però un progetto ha bisogno di elevarsi al di sopra degli altri edifici, è sufficiente svettare di qualche piano per ottenere già l’effetto desiderato, laddove il quartiere presenta all’incirca le stesse altezze. Non occorre reiterare gli interpiani alla stessa maniera, soltanto per un bisogno di consumare lo spazio ai fini del profitto economico, come avviene in quegli edifici ingiustificatamente alti, che hanno come scopo quello di condensare più guadagno possibile, spesso rovinando la fisionomia di alcune aree della città, imponendo la loro bigness. Senza esserne vincolati nell’utilizzo, occorre comunque tenere in considerazione i materiali della tradizione costruttiva storica locale, magari riflettendo su un possibile impiego di essi ma con lavorazioni tecnologicamente più sviluppate, che ne garantirebbero durabilità e resa progettuale maggiori.

In moltissimi dei casi studiati, vediamo come l’angolo venga quasi sempre preso come luogo nevralgico per lo sviluppo di architettura residenziale collettiva. La forza comunicativa di questo elemento rende possibile lo sviluppo collaterale di altri temi fondamentali come la composizione del basamenti, gli arretramenti, le aperture, i diversi affacci a differenti punti della città.

non necessariamente la stessa scansione, ma secondo un modulo coerente e ponderato, al fine di non provocare stridore compositivo nell’intero quartiere.

In caso si optasse per la scelta di elementi più ricercati e contemporanei, per fini prestazionali o compositivi è indispensabile trattarli con la corretta attenzione nei confronti di come andranno a relazionarsi al contesto, demarcando la presenza di questi elementi in quanto bisogno di segnalare con forza il rispetto dell’esistente.

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rispetto al contesto, in quanto collocate più distanti, visivamente, rispetto al basamento, che invece, lo ricordiamo, rappresenta quella parte dell’edificio con cui il quartiere e le persone si relazionano direttamente, essendo a portata di mano.

La relazione con il contesto è da sempre un tema cardine, anche per il fatto che in questo tipo di architettura può determinare l’accettazione o la repulsione di un edificio da parte della gente. Occorre quindi trattare questa fase di approccio progettuale con la massima attenzione, più di altre, in quanto determinante per la riuscita del progetto stesso.

Questo non toglie che nei casi più virtuosi viene comunque studiata una scansione degli elementi verticali e orizzontali secondo moduli coerenti e che si ritrovano nei fronti adiacenti.

141

Qui possono prendere vita spazi di riposo, di ricreazione, di dialogo, e anche ambienti per preparare il cibo e per mangiare.

Tutti gli aspetti che caratterizzano la quotidianità giornaliera possono tranquillamente essere pensati come pubblici e comuni a tutti i residenti della struttura; la zona giorno - in cui possono convergere attività ricreative come il relax, lo svago, il gioco, la conversazione, ma anche il lavoro, la cucina e i pasti - può essere organizzata in modo tale da ospitare tutte queste funzioni in un unico ambiente, comune ad un certo numero di unità abitative in base ai numeri della struttura, pur definendole in una collocazione specifica e progettata, e garantendo comunque sistemi mobili di filtro, per conferire ulteriore personalizzazione allo spazio. Infine, in un blocco residenziale che ospita tendenzialmente un numero elevato di persone, e comunque sempre maggiore rispetto ad abitazioni singole, ha un naturale bisogno di possedere uno spazio di rapporto con l’esterno, la natura e l’aria aperta; questo luogo sarà pubblico per tutti gli abitanti della struttura, e in esso saranno previsti piccole porzioni di spazio, personalizzabili ed utilizzabili in funzione di coltivazione, decoro, o altri interventi inerenti all’utilizzo consono dello spazio aperto.

6.2Spazicollettivi-Coesionesociale.

Veniamo ora al fulcro di questo tipo ti progetti, vale a dire quei luoghi della collettività che vengono utilizzati in condivisione da tutti gli inquilini, permettendo in questo modo di sviluppare relazioni sociali, momenti di scambio, nonché una quotidianità domestica meno monotona è di maggior qualità.

Questi ambienti dovrebbero svilupparsi in una posizione centrale rispetto agli altri, così da essere sia facilmente raggiungibili, che un naturale luogo di incontro e di intersezione tra i percorsi interni.

6.3Glialloggi.

Esistono studi già ampiamente condotti che si sono occupati di capire quali siano le dimensioni giuste dello spazio progettato, per far sì che siano a misura d’uomo, proporzionate e adatte ad essere abitate, così come la proporzione che deve esserci tra ogni funzione abitativa in relazione al numero di persone che vivono la casa.

142

Ci sono, chiaramente, delle variazioni tra questi dati in base alle normative vigenti nei determinati Paesi del mondo, ma pensiamo che sia importante rifarsi in qualche modo a questi dati, che sono scientifici ed empirici, tollerando degli aggiustamenti dovuti al caso specifico, e soprattutto, che sia altrettanto importante non discostarsi troppo da essi, senza dilatare i prezzi e ancora più gli spazi a disposizione, solo per via della momentanea disponibilità.

Così come esistono modelli economici in grado di stabilire quale sia il giusto prezzo di mercato sulla base dello stipendio medio di una determinata area geografica.

Un’abitazione andrebbe progettata con il buon senso dei dati studiati, al fine di creare una casa proporzionata ai bisogni delle persone, invece di lasciarsi trasportare dalle richieste spesso esagerate di clienti il cui portafoglio può permettersi un lusso che invece per il pianeta e la società non è sostenibile.

Un sistema come quello appena descritto è però, solitamente, più affine a giovani residenti, o ad abitanti privi di famiglia al seguito. Ci possono essere, però, alcune soluzioni che prevedono una compenetrazione minore tra funzioni abitative, pur rimanendo nella sfera dell’abitare collettivo, per garantire ad uno spettro più ampio di fruitori, come possono essere quelle persone con prole, o più avanzate con l’età, i cui bisogni sono più vincolanti.

In questo caso, è possibile progettare nuclei abitativi privati più completi rispetto alle situazioni precedenti, dotati di tutte le parti utili ad adempiere alle necessità essenziali, come la zona notte, i servizi e gli spazi cottura e per i pasti, lasciando agli spazi comuni tutte quelle necessità della casa adibite allo svago, al lavoro e allo scambio reciproco.

Lo spreco di spazio dovuto ad abitazioni immotivatamente grandi non appare come un problema laddove il mondo non è densamente popolato, ma, se non l’aumento demografico - che è un fenomeno sempre più sotto controllo - almeno i grandi spostamenti migratori da una regione del pianeta all’altra - per bisogni primari, per lavoro, o per altre opportunità che siano – dovrebbero farci pensare che non sempre potrebbe esserci tutta questa disponibilità di spazio in ogni regione del mondo, e in alcuni Paesi stiamo già osservando gli effetti di questo fenomeno.

Ad ogni modo, un’offerta più ampia di soluzioni abitative risulta essere, per forza di cose, più inclusiva, in quanto raggiunge un numero più elevato di stili di vita e di necessità, ed è per questo che all’interno di un progetto di housing sociale bisognerebbe sempre garantire più possibilità di scelta.

Il carattere delle residenze può variare molto sulla base della destinazione finale di cui hanno necessità gli inquilini, ma in generale si compongono sempre degli stessi ambienti, che verranno semplicemente declinati in maniera differente: oltre alle già citate zone notte e giorno, con i rispettivi servizi, e le aree di svago e lavoro che saranno sempre previste, in base alla destinazione finale, sarà previsto uno spazio che potrà assumere diverse declinazioni.

aspetto da tenere in considerazione è la possibilità di variare gli alloggi in maniera non permanente, tramite soluzioni leggere e temporanee, in grado di fornire, oltre ad una differenza di base nella strutturazione della cellula abitativa, ulteriori spunti di personalizzazione della casa. La possibilità di installare pareti mobili riesce a lavorare ancora di più sulle tensioni tra spazi più privati e spazi invece appartenenti a tutti, rendendo talvolta un ambiente più piccolo ed intimo, e altre volte più ampio ed accessibile a tutti.

È importante anche la collocazione all’interno dell’edificio di queste diverse soluzioni tipologiche delle cellule abitative.

È possibile attuare una differenziazione per piano, laddove moduli residenziali diversi abbiano destinazioni diverse, e per target di residenti diversi, oppure è possibile differenziarle per fasce dell’edificio, in relazione alle facciate ed al contesto, per collocare precise funzioni rivolte ad una specifica porzione di città.

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Essendo quelle che stiamo trattando residenze in cui tendenzialmente potrebbero vivere anche persone molto diverse tra loro, garantire una proposta di unità abitative svariata è sicuramente di aiuto a fornire più Altroscelta.

Laddove le residenze saranno destinate ad ospitare studenti o professori, sarà previsto un ambiente di studio, ricerca e confronto comune.

In caso di social housing per artisti, artigiani, e, più in generale, lavoratori manuali, questo spazio assumerà le caratteristiche di un laboratorio in cui portare avanti i propri manufatti e in cui lavorare e confrontarsi insieme agli altri lavoratori. Quando i destinatari saranno persone anziane sarà importante dotare la struttura di un ambiente che possa essere fruito per l’incontro, la ginnastica e lo svago, con tavoli utili a svolgere diverse attività. Questo ambiente dovrà essere il più possibile uno spazio a piano libero, con la possibilità di essere provvisto di elementi mobili molto leggeri, così da essere facilmente riadattabile ed adoperabile anche in caso di cambio di identità della struttura.

La stesura del primo capitolo ha costituito per noi uno sforzo notevole nella rilettura e nell’interpretazione di molti testi, scritti da figure del panorama achitettonico diverse in anni diversi. Una volta trovato il filo conduttore tra essi, si è fatto emergere alcuni aspetti chiave e questo è stato un primo fondamentale tassello nell’avanzare dei successivi Dapassaggi.questa operazione siamo riusciti infatti a capire l’importanza della formulazione di un metodo di ricerca e prima ancora una di concezione teorica dell’architettura a cui stavamo pensando; un metodo che motivasse la scelta di impostare il lavoro da un punto di vista storico-teorico, che riuscisse a mettere in luce gli aspetti dell’abitare condiviso più adatti al futuro dell’housing e più inseriti nell’architettura Ilcontemporanea.primocapitolo ha dimostrato ampiamente come sia possibile, anche nel corso dei decenni, mantenere intatta una visione architettonica dello sviluppo della società, e di come, unendo gli sforzi in un movimento comune, sia più facile tracciare dei criteri di progettazione che aiutino la riuscita dei progetti stessi.

Le teorie di A.Rossi, De Carlo e Gregotti trattano aspetti che,

Tutti gli esempi da noi approfonditi convergono poi ad una visione d’insieme uniforme, tant’è che alcuni, sono arrivati a comporre degli scritti in cui sono racchiuse le loro visioni associate.

Conclusioni.

144 7.

Quando abbiamo iniziato questo percorso di tesi ci siamo immaginati un’idea di abitare, che ci affascinava e ci incuriosiva; un’idea di abitazione che fosse diversa da quella cui siamo abituati a vivere. Ci siamo chiesti se questo approccio architettonico alla vita sociale fosse possibile, ed abbiamo iniziato a cercare dei fondamenti di pensiero che fossero alla base di questo obiettivo. Abbiamo trovato una ricchezza di fonti notevoli in quelli che sono gli architetti del Novecento il cui pensiero teorico costituiva una parte cruciale del loro lavoro, uno strumento che portava a compimento con maggior intensità e maggior chiarezza le loro architetture.

In questi diversi filoni ci sono approcci più utopici, utili a far correre libero il pensiero, altri rivolti maggiormente ad una concretezza immediata e altri ancora ad un’impostazione più metodica, seguendo un processo ben definito.

secondo la nostra idea di architettura, risultano essere fondamentali: il primo, si occupa nello specifico della lettura del contesto e della comprensione della città; De Carlo è il principale promotore di un’architettura partecipata in cui la partecipazione è elemento strutturale e fondamentale per la riuscita di un buon progetto; infine, Gregotti intende il metodo come una pratica scientifica razionale, uno strumento utile a comprendere le dinamiche comportamentali generate dallo spazio progettato. E’ a partire da queste basi che si è riusciti ad individuare quelli che per noi sono stati gli aspetti più rilevanti dell’architettura sociale: il rapporto con il contesto, il rapporto tra spazio pubblico e privato, la qualità dello spazio, le differenze tipologiche, gli aspetti morfologici e sociali. Siamo fermamente convinti che l’attuale definizione di alloggio sociale - in Italia come in Europa - debba essere rivista al fine di sovvertire l’idea che possa essere considerato solo e unicamente come soluzione abitativa per chi non può permettersi una casa ai prezzi del libero mercato. Se l’edilizia sociale fosse invece svincolata dalla questione economica, potrebbe diventare davvero uno strumento efficace per la società e la rigenerazione urbana oltre che per la questione abitativa del Comedomani.mostrato, nel corso del nostro percorso nel terzo capitolo nominato “L’housing del 1900”, ci sono stati esempi di edilizia abitativa che seppur non pensati come social housing, oggi potrebbero rientrare in questa casistica proprio grazie alla loro forte componente collettiva e di comunità. Va inoltre specificato che anche in quei momenti i progetti illustrati rispondevano tutti alle necessità della loro epoca, proprio come ha fatto e potrebbe continuare a fare il SH oggi e nel futuro. Allo stesso modo nel quarto capitolo, “L’housing contemporaneo”, vediamo ulteriori casi di edilizia sociale con differenti caratteristiche e differenti trattamenti tematici.

Oggigiorno la maggior parte dei progettisti tende a muoversi come un’entità indipendente. Questo comporta sicuramente più varietà, ma non sempre varietà è sinonimo di qualità architettonica. Noi siamo convinti che elaborare delle correnti di pensiero condivise faccia del bene alla progettazione architettonica, in quanto rende più facile l’approccio progettuale, avendo alle spalle delle linee guida capaci di mutare con l’evolversi della società e delle sue abitudini.

Consci di quanto affermato, abbiamo elaborato un metodo di selezione delle caratteristiche architettoniche ritenute più influenti nel progettare l’housing sociale. Queste caratteristiche sono state poi ricercate in casi studio europei, luogo in cui l’housing sociale oggi sta perdendo interesse a favore di un mercato più privatizzato.

145

146

Fig. 10 Can Batllò, Espinet Ubach.

Fig. 9 Wohnungsbau am Schillerpark, Fioretti Marquez.

Per quanto riguarda il caso spagnolo, Can Batllò si configura come un edificio a corte chiusa. Unico punto di contatto tra il progetto e la città è il piano terra adibito interamente al commercio, impedendo così qualsiasi tentativo di integrarla. Il condensatore sociale è il cortile di

Fase successiva, capitolo cinque, è stata quella di confronto tra i progetti contemporanei. Qui in primo luogo si è cercato di capire quale fosse l’efficacia dei progetti (schema 5.1, p.133) rispetto quattro fattori: impatto sul quartiere, mixitè funzionale, mixitè tipologica e dimensione sociale. In aggiunta a questo abbiamo fatto un’analisi rispetto anche alla loro posizione all’interno della città (schemi 5.2, pp. 133-135). A nostro parere, soprattutto due sono gli esempi che per la loro dimensione e attenzione rispondono in maniera completa alle esigenze abitative e comunitarie, tuttavia osserveremo prima tre esempi che risultano essere validi sotto certe tematiche ma che poi peccano in altri aspetti altrettanto rilevanti.

L’Iroko housing a Londra, il Wohnungsbau am Schillerpark a Berlino e l’edificio Can Batllò a Barcellona (Fig 8-9-10) affrontano tematiche differenti: il primo è un edificio residenziale con abitazioni unifamiliari, il secondo residenziale con destinazione mista e, il terzo, è un edificio con residenze per anziani.

Il caso inglese e quello spagnolo seppur dotati di un buon mix tipologico risultano essere carenti per quanto riguarda il mix funzionale e l’impatto sul quartiere, poiché entrambi risultano essere progetti chiusi nella propria dimensione spaziale e poco è il dialogo con la città in quanto, se le funzioni inserite al piano terra devono essere fondamentali per l’interazione e lo scambio sociale, in questi due progetti non rapresentano una priorità; del resto in entrambi i casi solo 1/10 della superficie a disposizione viene destinata ad aree commerciali, limite della socialità. Anche l’impatto con il quartiere è minimo, l’Iroko Housing si presenta come un edificio a corte semi-aperta, in quanto presenta un fronte compatto su tutti e tre i lati delle strade su cui affaccia. L’entrata alla corte avviene da passaggi situati sugli angoli ma che tuttavia non mostrano caratteri particolarmente di spicco all’interno della composizione. Questo aspetto esprime la volontà di privacy assoluta rispetto al quartiere e alla città. All’interno dell’edificio, l’unico punto condensatore di socialità e relazioni è il giardino esclusivamente a disposizione dei residenti. Un altro aspetto positivo è che se da sempre una delle critiche mossa all’housing sociale è quella che per poter garantire prezzi di affitto bassi era necessario posizionarli nelle aree più periferiche della città: Iroko housing è uno degli esempi che smentisce questa regola in quanto posizionato in uno dei quanrtieri più centrali di Londra, South Bank.

Fig. 8 Iroko housing, HaworthTompkins.

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Simile è la situazione del progetto berlinese, che come il precedente è situato in una zona periferica della città e trova come unico spazio di condivisione il cortile. L’edificio però differentemente dagli altri si presenta come tipologia a corte aperta, infatti in prossimità dell’angolo, risulta essere aperto al quartiere e alla città permettendo in maniera pù evidente la commistione tra pubblico e privato.

Prima di giungere, in via definitiva, a queste linee guida progettuali, prestiamo un’ultima volta attenzione ad alcune evidenze storiche di questa pratica abitativa, per capire come sia sempre più necessaria per la società in cui viviamo e vivremo.

Alla base di questa immagine dell’abitare contemporaneo sta un

Fig. 12 Trasformazione ex-ospedale S.Vincent, Lacaton&Vassal

Qui in entrambi i casi il piano terra è interamente permeabile, accessibile da più ingressi e di conseguenza aperto al rapporto con la città. Inoltre, il ricco mix funzionale fa la differenza in quanto non solo vi è spazio per negozi e bar ma anche aule polivalenti, spazi liberi per l’affitto e servizi alla residenza. Vi sono poi spazi adibiti a teatri e proiezioni di film. Tutto questo contribuisce alla creazione di un progetto che non è fine a se stesso ma che invece diventa vero e proprio polo attrattivo per l’intero quartiere. Sempre in aggiunta a questo vi è poi il disegno vero e proprio dello spazio verde che diventa pubblico e inclusivo come nel caso milanese in cui giovani e anziani trovano spazio in aree specificatamente dedicate a loro. Altro punto di forza è la ricca presenza di mix tipologico: gli appartamenti infatti vanno dai monolocali ai 5-6 locali, in questo modo anche l’utenza all’inteno dei complessi è molto variegata, dagli studenti, alle coppie con figli, alle famiglie solidali fino anche agli anziani. Maggiori sono il mix funzionale e il mix tipologico, maggiore è l’interazione e la condivione di differenti valori, culture e Iabitudini.progetti studiati hanno messo in luce come alcuni dei parametri siano più presenti e determinino la qualità di alcune soluzioni in favore di altre. Questi aspetti sono proprio quelli da cui partire nell’elaborare le considerazioni conclusive.

dimensioni ridotti situato al primo piano. Inoltre, anche la distribuzione a ballatoio contribuisce alla generazione di uno spazio in cui le relazioni tra anziani vengono favorite.

Visti pregi e difetti di questi tre progetti, che come detto si avvicinano molto all’idea di abitare del futuro ma con alcuni limiti, volgiamo ora lo sguardo ad esempi che senza dubbio rapresentano un ottimo punto di partenza per la progettazione del futuro: il progetto di RossiProdi a Milano, Cenni di Cambiamento e di Lacaton&Vassal a Parigi, La trasformazione dell’ex-ospedale Saint Vincent. (Fig 11-12)

Fig. 11 Cenni di Cambiamento, Rossi-Prodi.

Verso il finire degli anni Sessanta, invece, trovano le prime comparse, specialmente nel contesto di New York, alcune intenzioni di casa viste come luoghi di usi molteplici, dall’atelier di lavoro creativo, spazio espositivo, vita condivisa, oltre alle naturali funzioni domestiche.

Sono però rintracciabili anche alcuni aspetti non trascurabili, come i sistemi distributivi di grande semplicità e immediatezza, il più delle volte basati su un corridoio principale e stanze sui due lati, immediatamente comunicanti con la distribuzione centrale. Nel primo dopoguerra questa tipologia edilizia si è sviluppata nel tipo condominiale, suddividendo la proprietà all’interno di edifici più grandi, costituiti da moduli e cellule abitative. La naturale propensione di questi edifici verso l’alto, al fine di accrescere il numero di proprietà possibili, ha inevitabilmente portato ad un ampliamento del cosiddetto piano tipo su più livelli, invertendo l’abitudine di fine Ottocento di vedere i “ricchi” stanziati al piano terra, e rendendo più appetibili gli ultimi piani, quelli situati più in alto e forniti di una visuale migliore.

Queste due tendenze appena descritte hanno portato in molti casi ad un vicolo cieco in cui la ricerca tipologica è stata annullata e gli appartamenti sono divenuti molto standardizzati, con spazi comuni poco flessibili e ridotti al minimo, ed una generale banalità compositiva.

percorso iniziato durante il Novecento; un percorso sviluppatosi per fasi fino ad arrivare alla volontà di superamento delle teorie urbanistiche del movimento moderno, nella seconda metà del secolo, ad opera di esponenti citati e studiati come Tafuri, Rossi, De Carlo, Gregotti, ma anche Van Eyck, Venturi, gli Smithson e molti altri.

Gli studi funzionalisti dei primi anni Venti hanno portato ad uno step successivo, la modulazione delle cellule abitative secondo l’Existenzminimum, mettendo a punto una serie di misure e soluzioni tipologiche volte a garantire delle condizioni di abitabilità discrete con il minor consumo possibile di spazio.

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Questa idea di “shared home” trova successivamente una perfetta sovrapposizione storica con un altro fenomeno, quello della deindustrializzazione, che mette a disposizione in gran quantità una nuova tipologia edilizia, il capannone industriale. Da qui prende vita la

Per meglio comprendere tutti gli sforzi fatti in questa direzione, occorre individuare un inizio, che per noi è da far risalire al concetto di casa di fine Ottocento. Parliamo della proprietà borghese unifamiliare, voluta, finanziata, fatta costruire e gestita dal nucleo familiare, e basata fortemente sul concetto di privacy e spazi privati, con spazi collettivi quasi inesistenti.

Anche Mies Van Der Rohe, successivamente, formula una teoria basata sul concetto di flessibilità, dato però dalla chiarezza strutturale, che traspone in progetti come il Weissenhof a Stoccarda e i Lake Shore Drive apartments a Chicago, entrambi esempi di grande sensibilità ai diversi stili di vità dei residenti.

Altri architetti dibattono poi sui temi della polivalenza, ovvero la capacità di un ambiente di prestarsi a diverse funzioni senza modificarsi nella forma, e della flessibilità, ovvero la peculiarità di uno spazio di essere modificato con grande semplicità, in favore di nuove esigenze. Altri progettisti, come Louis Kahn, tengono fortemente alla gerarchia interna ricorrente tra spazi serviti e spazi serventi, vincolando fortemente i legami tipologici, formali, funzionali e strutturali dell’edificio.

Avvicinandoci a tempi più recenti, prende vita il concetto di Open Building, una categoria di edificio che tendenzialmente rappresenta un infill o comunque il riuso di alcuni spazi, prevedendo una forte partecipazione e cooperazione dei futuri inquilini e degli abitanti del quartiere, per quanto riguarda le decisioni progettuali, l’adattabilità al contesto urbano, la partecipazione alle scelte di flessibilità interna e la decisioni inerenti alle attività da svolgersi negli spazi di pertinenza dell’edificio.

tendenza del loft, abitazione-officina dall’ampia metratura e dallo spazio prevalentemente “open”, con altezze interne importanti e grandi vuoti finestrati. Questa pratica è la negazione assoluta del funzionalismo, dal momento in cui l’uso della casa in accezione domestica diventa solamente accessorio, nel mucchio delle innumerevoli altre azioni che si possono svolgere tra le mura.

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Jean Nouvel propone questo modello in Francia, suggerendo finiture spontanee e personalizzabili al limite del non-finito, ma con maggiori superfici a disposizione degli inquilini e ambienti interni di grande Sohorespiro.Project di Riken Yamamoto propone una torre di lato 21 metri distribuita da un vano angolare, che lascia in questo modo grande libertà negli spazi centrali. Il progetto anticiperà i temi delle abitazionioffice condivise, all’interno delle Cluster Wohnungen svizzere. Una parentesi felice, che sicuramente apre a possibilità creative e di utilizzo molteplice degli ambienti domestici, ma che molto facilmente conduce ad uno spreco eccessivo di spazio e ad una speculazione edilizia, sul tipo e sul contesto.

Dai risultati sociali di questi primi prototipi capiamo però quanto sia fondamentale il tema della flessibilità all’interno di qualsiasi programma progettuale, aprendo al tema della reversibilità dell’edificio e al suo ciclo di vita.

Il mondo dell’architettura si è interrogato a lungo nel corso degli ultimi due anni sul rapporto tra spazio abitativo e malattia, tra benessere e salute. Dal dibattito in convegni e alle pubblicazioni ora si passa a concorsi e procedure che mettono in atto progetti dell’abitare post-

L’interesse che sta dietro a questo iter storico e culturale ha origine anche dal fatto che da queste passate esperienze sembra emergere una nuova sfida, che vede contrapporsi una esasperata libertà distributiva contro la purezza tipologica statica. Il piano tipo potrebbe in futuro venire meno, stando a quanto osservato, e ne conseguirebbe ad uno sguardo disattento che le funzioni siano lasciate al caso e al mercato, ma non è così dal momento che devono essere discusse e studiate, anche con i futuri fruitori degli spazi, e venire approvate proprio per il loro rigido criterio di selezione tra molte.

In alcuni esempi europei viene meno addirittura la distinzione tra zona giorno e zona notte, in favore di aggregazioni meno costrittive, ma sempre con grande attenzione rispetto ai punti di aggregazione nei confronti di quelli più solitari.

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Seguono questo filone architetti contemporanei come i fondatori di SANAA (Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, che intendono il concetto di flessibilità come libertà d’uso tramite elementi incorporei quali l’informazione, la tecnologia, la suggestione delle immagini, portando il progetto ad un livello di personalizzazione da parte dell’utenza talvolta Vengonoinaspettato.cosìeliminate tutte le forme di gerarchia tra gli elementi, tra le partizioni e la struttura, tra la distribuzione e gli ambienti principali, restituendo ambienti in grado di essere spazi destinati ad una precisa funzione, ma anche più cose allo stesso tempo.

Questo è un modello che in maniera piuttosto chiara è in rapida espansione nel contesto europeo. In Italia, anche a causa di normative molto restrittive e di una cultura dell’abitare più radicata in valori tradizionali, questo avviene meno, ma si possono ad ogni modo trovare casi virtuosi come Cenni di Cambiamento, che affronta in maniera molto innovativa il tema della condivisione abitativa.

Oggi il social housing abbraccia una moltitudine di tematiche che riguardano l’urbanità, la vita sociale partecipata, gli spazi pubblici, toccando la politica, l’economia, la mobilità all’interno della città, la progettazione architettonica e le nuove tecnologie. I poli che debbono ospitare questo tipo di scelta architettonica devono perciò garantire uno spettro di attività molto ampio e personalizzabile, che generano inclusione, servizi al quartiere, attività di sensibilizzazione culturale, ma anche piccoli e medi investimenti, necessari per il sostentamento economico di quella realtà.

pandemico. La pandemia da Coronavirus ha accelerato un cambiamento di funzioni e tecnologie sia negli ambienti domestici che negli uffici, quindi sia in ambito personale che sociale. I nuovi appartamenti devono rispondere a criteri psicologici, sociali e culturali come vengono richiesti dagli utenti, ma anche ecologici, salubri e a risparmio economico. L’attenzione “green” verso cui già si andava prima del Covid19 si è amplificata. Le richieste sono tipologie abitative evolute, che prevedano in casa lo spazio per esercitare il proprio lavoro, miglioramenti tecnologici e ambientali.

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Giunti a questo punto siamo riusciti a far prendere forma ad alcuni principi guida nel progetto abitativo sociale, declinato alla contemporaneità che stiamo vivendo, ed aperto a sviluppi futuri.

152 Rendere il complesso il più possibile aperto al quartiere, inclusivo ed accessibile, favorendo attività di scambio tra residenti ed enti esterni 01. 03.Porrel’attenzione sull’uso e sulla gestione, più che sul possesso dell’immobile e la privatizzazione. 04.Rimarcare gli spazi filtro ed intermedi tra gli spazi di pertinenza della residenza ed il contesto in cui si inserisce. Eliminare separazioni nette. La casa (post pandemia) è uno spazio in cui mangiare, dormire, lavorare e divertirsi: deve quindi essere un luogo ibrido e multifunzionale allo stesso tempo, flessibile, tecnologico e sostenibile. 05. 06. Progettare spazi più naturali, luminosi e aperti oltre che flessibili, polifunzionali, modificabili nel tempo e reversibili. 07.Garantire l’uso abitativo e sociale a molteplici categorie di utenza 09.Ridurreal minimo gli spazi di privacy, al fine di garantirne un maggiore utilizzo per gli ambienti di condivisione, in cui si spende la vita sociale. 10.Pensaresempre, in fase progettuale e gestionale, ad un’organizzazione il più possibile sostenibile ed energeticamente rispettosa.08. Innestarsi e riabilitare edifici esistenti quando possibile; grazie a questo sforzo possono crearsi nuove funzionalità tipologiche ed una mixitè maggiore. //..Linee02. guida per la progettazione dell’housing del futuro.......................................// //..................................................._ // Gli spazi di condominio e di quartiere dovranno essere pensati come luoghi da condividere con gli altri per favorire la socialità ma anche aumentare le dotazioni di servizi sportivi, culturali, verde.

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