Rassegna stampa

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Punto Einaudi

ATLANTE DI ROMA ANTICA, a cura di Andrea Carandini RASSEGNA STAMPA


Le membra ricomposte di Roma antica È da oggi in libreria l'Atlante-biografia dell'Urbe, titanica impresa a cura di Andrea Carandini

Presentato dallo stesso curatore Andrea Carandini in occasione del Salone del Libro di Torino, l’Atlante di Roma antica, in libreria dal 12 giugno, racchiude in due tomi un’impresa titanica. Ricomporre paesaggi e architetture di Roma antica grazie all’interpretazione di una quantità infinita di dati: partire dal frammento per arrivare all’intero, dando importanza non solo a quello che si è conservato ma anche a quello che si è dissolto. Un compito difficile perché Roma, usando le parole dello stesso Carandini, «è un cumulo di pietre, quindi una realtà solida, che tuttavia scorre e si modifica nel tempo, come un fiume di pietre». E se Rodolfo Lanciani tra il 1893 e il 1901 pubblicava la Forma Urbis Romae costituendo il primo straordinario tentativo di comprendere e imbrigliare la realtà di Roma in 46 tavole in scala 1:1.000, a distanza di oltre cento anni la sua impresa è rimasta eccezionale e pur sempre valida costituendo il punto di partenza di questo Atlante. Un progetto che colma una lacuna nell’ambito degli studi archeologici e che è stato possibile grazie all’elaborazione di un sistema informativo territoriale della città di Roma che, come spiega l’autore nel saggio iniziale del volume, «è capace di analizzare, elencare e combinare in modo significativo, dal punto di vista tipologico e da quello contestuale, una congerie enorme di evidenze varie e sparse, riconducendo tutta l’informazione a unità topografiche. (…) Il risultato è un museo virtuale della città antica oppure il nocciolo informativo di quel museo reale che stenta a nascere negli edifici compresi tra il Circo Massimo e Santa Maria in Cosmedin».

Ecco allora che oltre a rilievi, grafici e ricostruzioni tridimensionali, scorrono nell’opera le piante che riguardano le aree urbane della città in tempi diversi, per la quale, anche per le epoche precedenti ad Augusto, è stata adottata la divisione in 14 regiones. Nel lavoro che si è svolto in due fasi, dal 2002 al 2004, e successivamente tra il 2005 e il 2012, sono confluiti circa venticinque anni di ricerche, tanti quanti quelli impiegati dal solo Lanciani per la Forma Urbis. Ricerche condotte da un nutrito drappello di universitari, non solo archeologi, ma anche giovani specializzati in disegno digitale (Cad), per restituire l’interezza di Roma archeologica tra il X-IX secolo a.C. e il VI secolo d.C. A tirare le fila del progetto, oltre a Carandini, anche Paolo Carafa della Sapienza, l’Università che ha promosso l’impresa in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Roma e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Come afferma Carandini «l’archeologo oggi può non disperarsi di fronte alle membra sparse di Roma antica come fa l’artista disegnato da Füssli. L’archeologo del 2000 ha i mezzi tecnologici per ricomporle». Autore: Laura Giuliani Fonte: Il Giornale dell'Arte numero 321, giugno 2012 Info: Atlante di Roma antica. Biografia e ritratti della città, a cura di Andrea Carandini, 2 volumi, 1.200 pp., 215 foto b/n e colore, 33 ill., 333 tavole, Electa, Milano 2012, €150,00


Atlantide di Roma antica: la meraviglia dell'Urbs costruita in 3d di Fabio Isman Venerdì 08 Giugno 2012 Il Messaggero

ROMA - Ci ha gettato dentro i risultati e le ambizioni degli studi con Ranuccio Bianchi Bandinelli, poi i 25 anni di scavi sul Palatino, i decenni d’insegnamento a Siena, Pisa e alla Sapienza di Roma, i suoi 38 libri, e ne ha tratto il più ambizioso di tutti; l’archeologo Andrea Carandini dice: «Dieci anni di lavoro; abbiamo iniziato in 35: di loro, due soli hanno un posto fisso; gli altri sono senza lavoro. È il primo tentativo di ricostruzione, anche tridimensionale, della Roma dal IX secolo avanti Cristo al VI dopo. Nessuno aveva mai aggiornato la Forma Urbis di Rodolfo Lanciani», dieci anni di solitario lavoro da certosino, 46 tavole in scala 1:1000, pubblicate dal 1893 al 1901. Il 12 giugno va in libreria Atlante di Roma antica, biografia e ritratti della città, due volumi, 1.250 pagine, con 248 foto e 333 tavole (Electa, 150 euro). Nella casa a via XXIV Maggio, di fronte al Quirinale, due piani sotto a dove abitava Gianni Agnelli e uno sopra ad Aurelio De Laurentiis, Carandini ne sfoglia la prima copia. «Il Pantheon ha due frontoni perché erano troppo basse le colonne per sorreggere il primo: qui, lo si vede. Al Teatro di Pompeo, si legge anche il piedestallo ai cui piedi Cesare si accasciò». Si alza; da una finestra, mostra, nella proprietà Colonna, i resti del Tempio di Serapide, il più grande di Roma; riprende in mano il libro: «Eccolo qui, ricostruito per la prima volta». azzardo? o? Le polemiche non Di oltre 200 edifici, anche tavole a tre dimensioni: non sarà un azzard mancheranno. «Abbiamo collezionato tutte le fonti possibili. Quello che ancora rimane, cioè i dati archeologici; quelle letterarie antiche; l’iconografia. Vi abbiamo aggiunto i confronti possibili: spesso, l’architettura era seriale; e tentato le ricostruzioni. Per esempio: del Tempio di Serapide noi ora conosciamo le scale, perché un disegno del Cinquecento le descriveva; nell’Hadrianeum abbiamo inserito le palme perché una moneta mostra la loro collocazione. La scena del Teatro di Pompeo nella fase tarda è quella del Teatro di Sabrata, a lui coevo. Dei Navalia in Campo Marzio è rimasto nulla: come della Porticus Aemilia; però c’è assai più dell’Arsenale Medici e di quello di Portus; così, abbiamo ricostruito anche quale era, per noi, il loro aspetto». Carandini, qualcuno vi accuserà certamente di troppi voli pindarici, non crede? «Partiamo da due principi. Nessuna città ha qualcosa di paragonabile alla Forma Urbis di Lanciani; e Roma è come un grande fiume che scorre: nel tempo, muta di continuo. Ma un povero turista non può capire come era l’Urbe: ne vede solo statue e pitture. Così, abbiamo voluto ricostruire il suo paesaggio. Nessuno l’aveva fatto finora, forse per mania di perfezionismo. Ma bisognerà pur


iniziare, no? Noi facciamo delle proposte, pronti a mutarle se qualcuno ne fornirà di migliori e più convincenti. L’immaginazione scientifica non è fantasia: si procede sempre anche per analogie». In realtà, queste 1.250 pagine con tante tavole a colori sono quel Museo della Città che che lei non riesce a fare? «Ne sono almeno l’inizio. L’idea era di Veltroni: è stata lasciata cadere. Ora a via dei Cerchi si parla perfino di collocare un albergo, degli uffici. Va anche aggiornato il plastico della Roma di Costantino. Nel libro, ho riversato tutto il mio sapere archeologico, integrato con quelli di Paolo Carafa, mio allievo e mio successore alla Sapienza, e di un gruppo di giovani capacissimi di computer, che hanno fatto le nottate in piedi per questo progetto ambizioso». Qualche scoperta? scoperta? «Beh, qui c’è la Villa della Farnesina, ricostruita con le camere degli schiavi, vista da terra e dal Tevere; diamo un nome anche a chi la ha costruita: Lucius Arruntius; vicine sono infatti le Cantine Arrunziane: erano anche collegate alla Villa. Nel salone del Diribitorium in Campo Marzio, è disegnato anche il trave più lungo dell’Urbe, trenta metri: stava nel salone, e l’edificio era alto trenta metri, come un nostro edificio di dieci piani. Non si era mai visto il Palazzo imperiale come era in tutta la sua immensità. O tante teste marmoree che ancora possediamo, ricollocate nei loro templi. A Caracalla si vede dove stava il Toro Farnese, quali erano le condotte d’acqua. Si scopre che le basiliche tardo-antiche erano, in realtà, delle sale da pranzo. Che la lunghezza delle basiliche di San Pietro e di Treviri è analoga, 200 piedi, a quella del Sessorium, il palazzo imperiale: Costantino dà alla Cristianità lo stesso numero di piedi che, in realtà, aveva dato a se stesso, la medesima maestosità; se si guarda il palazzo di Eliogabalo, sembra di stare a New York. C’è perfino la camera da letto dove fu ammazzato Diocleziano: il frontone del suo palazzo è quello che è stato inciso in un’altra moneta». Paolo Carafa precisa: «La memoria del progetto e delle sue tavole è di circa dieci gigabyte», circa 170 ore di musica in un computer. Si è fatto largo uso di un programma per architetti che si chiama Autocad; i dati sono aggiornati alle ricerche del 2000. Carandini riprende: «In realtà, di Roma non si sa nulla»; e per saperne di più, si deve rimettere insieme, come in un mosaico, tutte le fonti disponibili, e tentare, appunto, una ricostruzione. Grande utilità dei disegni cinquecenteschi di Pirro Ligorio; molto utili le monete; parecchio altre fonti. «E’ stato un lavoro micidiale, ma affascinante. Qui c’è il Tempio di Traiano e Plotina ai Fori, di cui in tanti hanno negato l’esistenza; le capanne nel Foro, dell’VIII secolo, si vede come dopo diventano, e come ora vediamo il luogo: la base è sempre la cronologia. Della casa di Caligola si legge il ponte che si era costruito per raggiungere il Campidoglio; di quella di Augusto si seguono tutti gli ampliamenti successivi. Era un lavoro che mancava; al mondo, ma anche a me stesso».


L’ATLANTE DI ROMA ANTICA: IN LIBRERIA IL MUSEO DA ‘SFOGLIARE’ Storia, ricostruzioni tridimensionali, ricognizione della città nel suo insieme, analisi degli aspetti specifici – paesaggistici, urbanistici, economico-sociali, amministrativi – e ancora, schede descrittive dei monumenti, bibliografia ragionata. A coronamento di 25 anni di ricerche e 7 di lavoro sull’opera, è in uscita il 12 giugno l’Atlante di Roma antica. Biografia e ritratti della città,1248 pagine e 333 tavole che ripercorrono le vicende, gli sviluppi e le trasformazioni subite dalla città dalla metà del IX secolo a. C alla metà del VI secolo d. C. Andrea Carandini, curatore dell’opera con la collaborazione di Paolo Carafa, è dunque riuscito a realizzare nei due ampi volumi una sorta di Museo virtuale della città, quello che Roma aspetta da tempo immemorabile. Un inestimabile patrimonio di informazioni, costruito attraverso l’analisi scrupolosissima delle fonti, che non ha trascurato alcuna tipologia: dalle fonti letterarie ai reperti alla letteratura scientifica precedente. Ma non si tratta solo di uno studio approfondito e appassionante o di un rigoroso strumento destinato agli specialisti. Anche grazie a un apparato iconografico di straordinaria efficacia, Roma antica rivive sotto gli occhi del lettore e rende il viaggio nel passato fruibile a più livelli; un attento uso dei colori evidenzia le parti ricostruite dei monumenti, le vedute d’insieme si alternano a porzioni più circoscritte e ognuno può scegliere il proprio percorso, decidendo come e quanto scendere in profondità. Secondo il curatore l’approccio seguito nell’opera è un format che potrebbe funzionare per qualsiasi città del mondo: ci si può dunque aspettare un seguito, sempre secondo il principio del «risarcire il passato, ricostruendolo» che ha sostenuto il gruppo di lavoro nei lunghi anni di ricerche.

da treccani.it


«Roma, quando finì la magia e nacque l' archeologia» Electa Mondadori ha dato alle stampe un'opera che non è esagerato definire eccezionale: Atlante diRoma antica curato da Andrea Carandini con Paolo Carafa, Si tratta di due volumi di grande formato composti rispettivamente di 637 + 446 pagine. Il primo volume contiene testi e immagini, il secondo tavole e ben 35pagine di indici analitici. L'opera ha impegnato per anni decine di collaboratori così da raccogliere dalla massima quantità di fonti ogni possibile informazione sulla città lungo un periodo molto esteso. Precisa Paolo Carafa.· «Dalla fase che ne precede immediatamente la nascita (metà del IX secolo a.C.ca.) alla sua destrutturazione (metà del Vl secolo d.C.ca.)». Sono (ovviamente) stati considerati i resti archeologici ma anche fonti letterarie, monete, dipinti antichi e meno antichi,frammenti e testimonianze in modo da ricostruire nelle sue varie fasi il quadro della città antica nella cerchia delle mura aureliane. L'assemblaggio è stato in molti casi completato con ricostruzioni al computer. La prima sezione analizza il paesaggio naturale e quello storico nonché i luoghi della città e le loro destinazioni: abitazioni private, commerci, aree verdi (Horti), luoghi dell'intrattenimento pubblico (Fori, terme). Roma antica era suddivisa in quattordici Regiones (oggi diremmo quartieri). A ognuna di queste è dedicato un capitolo che ne traccia storia e destino. Altri capitoli riguardano le necropoli, le merci, le tecniche edilizie, e via dicendo. Nel bellissimo saggio iniziale Andrea Carandini traccia una vera etica dell'archeologia. Nella Roma come appare nelle stampe sei-settecentesche – scrive – si vede il viluppo dell'antico mescolato al presente in una continuità ininterrotta. Un insieme molto romantico anche se: «nella meravigliosa e miserevole confusione di un tempo era impossibile capire alcunché dei romani... la rovina non era ancora un cadavere ma era poco più di un'ombra non ancora riconosciuta». Poi si è cominciato a pulire, misurare, classificare. La magica visione s'è interrotta ma è cominciata l'archeologia. Lo scopo di questo libro, che ritengo abbia pochi confronti al mondo, è di «analizzare e ricostruire il passato di Roma, soddisfacendo i bisogni dì memoria della nostra mente, nonostante distruzioni e ricostruzioni infinite». ••

da Il Venerdì di Repubblica 6/07/2012 Corrado Augias




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