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La tartaruga che ha scelto

Roseto per il suo nido Si tratta di un aspetto scientifico di grande rilevanza nazionale e internazionale. Trenta tartarughine sono riuscite a prendere il largo. Il nido, scoperto per caso grazie all’architetto Giulia De Nigris, custodiva 43 uova. Intanto il Comune pronto a rivedere il Piano Spiaggia

Giulia De Nigris

U

n evento di cui parleranno per anni le riviste scientifiche che trattano argomenti delicati come la biologia marina. Il nido di tartaruga della specie “Caretta Caretta”, individuato a ridosso dello stabilimento balneare La Rosa dei Venti dei fratelli Di Donato, ha avuto dell’incredibile. A scoprirlo, quasi per caso, l’architetto Giulia De Nigris che, passeggiando sull’arenile di Roseto, si è imbattuta nella prima tartarughina nata che cercava di conquistare il mare. Di lì in poi una serie di attenzioni e cure per quel nido in cui, nel mese di giugno scorso, una tartaruga ha deciso di deporre le uova. Poco più di 40 uova ed oltre 30 tartarughine sono riuscite a prendere il largo. Ora quel sito potrebbe spingere il Comune di Roseto a rivedere il piano spiaggia che prevedeva l’intervento anche in tratti di arenili liberi su tutto il

capoluogo, tranne che nella frazione di Cologna Spiaggia. A tracciare comunque un bilancio tecnico dell’evento, il responsabile del Centro Studi Cetacei di Pescara, il dottor Vincenzo Olivieri. “Un evento straordinario dal punto di vista scientifico e zoologico”, ha sottolineato l’esperto, “in quanto si tratta della deposizione di uova di tartaruga marina più settentrionale finora segnalata nei nostri mari. Solitamente la caretta viene nelle acque basse dell’Adriatico per mangiare e svernare, in questo caso ci ha regalato un nido di 43 gusci chiusi. Di questi, oltre ad alcuni gusci rotti, cinque uova sono risultate non fecondate: in totale 30 tartarughine hanno potuto raggiungere il mare e questo non sarebbe avvenuto normalmente, per una serie di condizioni ambientali sfavorevoli”. Il nido è stato presieduto da tantissimi volontari, appartenenti alle associazioni Carabinieri in Congedo e Giac-

che Verdi, oltre agli ambientalisti dell’Oasi dei Calanchi di Atri guidati da Adriano De Ascentiis. La deposizione è avvenuta in una zona fortemente antropizzata e caratterizzata da inquinamento luminoso, che porta gli esemplari a disorientarsi e a perdere il naturale senso che li guida verso il mare. “Questi aspetti”, prosegue Olivieri, “sono stati motivo di grande apprensione da parte del Centro, che ha coordinato l’azione dei volontari, assicurando un veterinario marino 24 ore su 24 per i 12 giorni di osservazione”. Il 26 settembre, data dell’ultima schiusa, sono nate 8 tartarughe che i volontari hanno aiutato ad uscire da una buca alla profondità di circa 25 cm, perché nell’area la sabbia è fortemente compattata. Da questo periodo intenso di osservazione è emersa tutta l’importanza del monitoraggio: senza questa azione fondamentale eventi come questo sarebbero passati inosservati,


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