La perfetta intraducibilità. L'autoriflessività nelle opere di David Mazzucchelli e Michele Mari.

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personaggio Gadda con la lingua di Gadda stesso, in una sorta di semisoggettiva, provando a riproporne lo stile, la terminologia e l’immaginario. Se ne propone un breve estratto: Nudo, lucente di umori, rimase alla vista un grumo palpitante, qualcosa che teneva simultaneamente di un cervello, di un fegato e di un bulbo oculare escerpato: non fosse per i filamenti che, correndo sulla sua superficie e intrecciandosi in gangli, gli davano sembianza di fascio neuro tendineo avvoltolato su se stesso, id est di gomitolo o gnòmmero in cui il caos virulento della vita sortiva plastica epifania: nonostante tutto neoclassica. Si voltò, il nerovestito non c’era più. Era solo. Con cosa, forse, sapeva… Considerò la sfera viscida, oscena, la vide pulsare… capì che, radicata al terreno come una trifola, anelava disperatamente a liberarsi da quell’argilla di sviluppando quanto ancora permaneva conflitto… capì che voleva nascere al mondo, tornare, nel mondo… tornare indietro da laggiù, da quell’altrove, e che il passo, negato, suscitava lo spasmo di quella lotta, il conato patetico e violento di cui era testimone come una levatrice impotente…92

A leggere queste righe c’è il rischio di etichettare Michele Mari come uno scrittore erudito e citazionista e poco più. Mai come in questa occasione invece si può affermare che il tutto è molto di più della somma delle singole parti, che la gestalt narrativa dell’autore passa per una potenza immaginifica che si concretizza in trame ricche e appassionanti come quelle dei romanzi d’avventura che fanno parte della sua formazione di lettore: i colpi di scena, i twist inaspettati nella storia, le sequenze surreali e oniriche, il romanticismo tenebroso, un gusto sottile per l’horror, il magico e il grottesco, e soprattutto la capacità (forse ereditaria?) di raccontare per sequenze di immagini, anche se con le parole. Tra le opere precedenti a Cento poesie d’amore a Ladyhawke, quella che per tematiche e approccio pare più vicina alla suddetta è la raccolta di racconti Tu, sanguinosa infanzia. In realtà tutte le opere di 92

Mari, M., Tutto il ferro della torre Eiffel, Einaudi, Torino 2002, p. 82.

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