Stringimi forte

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Un nuovo appuntamento con la serie

UN MILIONARIO PER MARITO Benvenuti alle nozze più romantiche dell’anno!

Entrare in casa ed essere colpiti alla testa forse non è il modo migliore per fare conoscenza, ma è senza dubbio il più originale… forse è questo l’inizio della grande storia d’amore tra il milionario Reuben Tyler e Lara Callaway?

Dal 6 giugno in edicola e sul nostro store www.harpercollins.it – Seguici su


Il quinto appuntamento con la serie

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Benvenuti nella clinica delle star dove giovani e talentuosi dottori devono dimostrare ogni giorno il loro talento... e la notte dare libero sfogo alle proprie fantasie.

Quando il paramedico Joe Matthews soccorre una donna incinta, entrata in coma in seguito a una rapina, giura che rimarrà con lei fino a quando non si sveglierà. E, quando la sua Bella Addormentata finalmente riapre gli occhi, Joe scopre che Carey Spencer suscita in lui pensieri decisamente più peccaminosi…

In edicola e sul nostro store dal 20 giugno www.harpercollins.it – Seguici su


Lori Foster

Stringimi forte


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Holding Strong HQN Books © 2015 Lori Foster Traduzione di Barbara Piccioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance giugno 2017 Questo volume è stato stampato nel maggio 2017 da CPI, Moravia HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 184 del 23/06/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Vederla ridere, scherzare e flirtare, lo mandava su tutte le furie. Adorava quando rideva e flirtava con lui... non altrettanto quando lo faceva con gli altri. E lì stava il problema. Il desiderio che aveva di lei aveva qualcosa di selvaggio; gli bastava guardarla, ascoltare la sua risata spensierata, per sentirsi pericolosamente vicino a perdere il controllo. Denver Lewis sorseggiò la birra mentre valutava opzioni e potenziali errori. Avrebbe dovuto smettere di guardarla, ma sapeva che non ci sarebbe riuscito. Lei era tutta tette e culo e moine in un corpo minuto e, Dio, se lo eccitava. L'aveva evitata, si era rifiutato di cedere ai suoi sorrisi tentatori; in breve, l'aveva snobbata fin da quando aveva deciso che non erano fatti l'uno per l'altra. Di conseguenza non aveva il diritto di biasimarla se si divertiva con qualcun altro. Accettare la realtà, sfortunatamente, non era bastato a raffreddarlo. Se mai, l'attrazione si era fatta più forte. Dio, se era bella. Le luci stroboscopiche del locale giocavano con i suoi capelli biondo scuro e con le curve di quel suo seducente corpicino. Un amico di Denver, Stack, la invitò in pista. Lei non si tirò indietro. Non lo faceva mai. Cherry Peyton era sempre l'anima della festa. 5


La musica a tutto volume faceva a gara con i battiti furiosi del cuore di Denver mentre ne monitorava ogni mossa. Non era un ritmo che avvicinasse il suo corpo a quello di Stack; ballavano piuttosto uno intorno all'altra, e agli altri ballerini che si dimenavano sulla pista. Ma tutti gli uomini la notavano e, dopo averla guardata una prima volta, tornavano a cercarla con gli occhi. La sua vivacità, la risata e quel corpo da urlo sembravano fatti apposta per fare effetto sulla libido maschile. Ormai da più di un'ora, Denver la osservava suscitare attenzione e sorrisi e, senza dubbio, ogni sorta di fantasia erotica. Quanto a lui, ignorava le donne che gli si accostavano per invitarlo a divertirsi, sia quelle che lo facevano con discrezione, sia quelle che quasi gli si gettavano tra le braccia. Sì, voleva farsi una scopata. Ma con Cherry, e con nessun'altra. Lo irritava accorgersi di non riuscire a togliersela dalla testa. Avrebbe dovuto portarsela a letto prima di stabilire che il loro rapporto non andava approfondito; forse, in quel caso, avrebbe imparato a guardarla con distacco quando gli fosse capitato di vederla con altri uomini. O forse no... perché, solo pochi giorni dopo averla conosciuta, aveva capito che il sesso non era l'unica cosa che volesse da lei. Aveva da subito cominciato a pensarla come sua, anche se non si erano mai neppure baciati. Se solo quella territorialità non si fosse scontrata tanto violentemente con la voglia di divertirsi di lei. Quando la vide accettare il terzo bicchiere di vino, Denver finì la birra e decise che bastava così. Almeno per quanto riguardava l'alcol. Ribolliva di rabbia mentre la guardava ballare con un numero decisamente eccessivo di tizi... poco importava che appartenessero tutti al loro gruppo, lottatori che sia lui sia Cherry conoscevano e di cui si fidavano. La serata era 6


stata organizzata per festeggiare uno dei membri del centro di recupero che si allenavano abitualmente insieme. Uomini che si conoscevano da sempre, che avevano accolto Cherry con cordialità quando era andata a vivere da Merissa, la sorella di uno di loro. Lei era entrata senza difficoltà nella vita di Denver e in quella dei suoi amici, diventando parte della loro cerchia, e se non si fosse comportato da masochista idiota, a quel punto lui sarebbe stato assieme a loro. E Cherry avrebbe riso e scherzato con lui. Avrebbe ballato con lui. Trattandolo proprio come tutti gli altri. Che fosse stata accettata con tanto calore nel gruppo gli rendeva quasi impossibile riuscire a dimenticarla: ovunque andasse, lei c'era. Dopo un ballo sfrenato a cui si era abbandonata ridendo sguaiatamente, Cherry manifestò i primi segni di stanchezza. Rifiutando per la prima volta nella serata un invito, si accasciò su una sedia a un tavolo occupato da tre lottatori e alcune ragazze. Neppure una volta guardò verso Denver... quasi sapesse esattamente dov'era e badasse a evitare ogni contatto visivo. Il che a lui andava benissimo. Più o meno. Dannazione. Non fu facile, ma si costrinse a distogliere gli occhi. Era stata una serata intensa ed erano arrivati quasi tutti di buon'ora, ansiosi di accaparrarsi i posti migliori per veder combattere Armie Jacobson. Naturalmente, avrebbero apprezzato di più l'incontro se Armie avesse accettato le offerte di un'organizzazione di lottatori più prestigiosa, come la Supreme Battle Championship, ma per ragioni note a lui solo, si ostinava a rifiutare e a preferire le più modeste associazioni locali. E non era certo per mancanza di talento. Cannon Colter era una stella della SBC, e di recente an7


che Denver e Stack erano entrati a far parte della scuderia. Tutti e tre conoscevano Armie, la sua forza e la sua velocità di movimento, doti innate che non potevano essere apprese, tanto che Denver era addirittura convinto che, se l'amico avesse voluto, avrebbe battuto anche loro. Ma Armie aveva lasciato cadere un'offerta dopo l'altra. E parlando del diavolo... Nel vedere l'amico che si avvicinava, Denver posò i gomiti sul banco del bar, lieto della distrazione. «Come va?» chiese. «Eh?» Il nuovo arrivato intercettò lo sguardo del barman e ordinò un whisky. La competizione era stata organizzata come un torneo, cioè ogni partecipante doveva battere l'avversario per poter passare al successivo. Non era una pratica comune, e di certo non rientrava nello stile della SBC, ma nei piccoli eventi si faceva il possibile per mettere in risalto le qualità dei combattenti e riscaldare quanto più possibile l'atmosfera. Armie aveva messo KO il primo avversario e quindi costretto alla resa i due successivi con due prese di sottomissione: la leva applicata al gomito e lo strangolamento da dietro. Il tutto era stato eseguito senza alcuno sforzo apparente, e riportando solo un piccolo livido su uno zigomo. Annientava i rivali con una facilità disgustosa. «Hai fatto quasi a pezzi l'ultimo» commentò Denver. «Era già quasi fuori combattimento quando hai applicato la presa intorno al collo.» Armie ingollò il whisky e fece cenno di volerne un altro. «Già. Mi sa che è nuovo.» Oppure lui era eccezionalmente bravo, ma Denver sapeva che l'amico non lo avrebbe mai ammesso. Sembrava proprio non importargli l'eventualità di fare carriera. Stando così le cose lo avvertì: «Fra il pubblico c'era Dean Connor, a caccia di talenti». Armie ebbe un sussulto, ma subito dopo riacquistò la 8


sua solita imperturbabilità. «C'era Havoc?» «Lui in persona.» Dean Havoc Connor, uno dei più grandi lottatori di tutti i tempi, era una leggenda nel loro ambiente. Ora si occupava di scovare nuovi talenti, e con un altro celebre veterano, Simon Evans, gestiva uno dei più famosi centri di addestramento, lo stesso dove si allenava spesso l'amico di Denver e Armie, Cannon. Considerato che Cannon si stava preparando all'incontro per il titolo dei pesi massimi, Dean e Simon dovevano lavorare parecchio bene. Non solo: i due soci avevano un rapporto privilegiato con il presidente della SBC, a cui spesso segnalavano nuove possibili reclute. «Il torneo di stasera non è stato esattamente di alto livello» sbuffò Armie. «Perché diavolo Havoc dovrebbe sprecare tempo assistendo a competizioni di bassa lega?» «Per te» fu la succinta replica dell'altro. «Sciocchezze.» «Non ha fatto che prendere appunti mentre ti osservava, e subito dopo l'incontro si è attaccato al telefono.» «Probabilmente è venuto per Cannon.» «Ha parlato con Cannon. E anche con Merissa.» Armie rischiò di cadere dallo sgabello. «Cosa? Perché mai parlare con Rissy?» «Tifava per te come una pazza; immagino che abbia attirato la sua attenzione.» Denver si strinse nelle spalle. La sorella di Cannon lo accompagnava spesso agli incontri. «Dato che era con lui...» «Già, forse.» Armie, che aveva finito il secondo whisky, ne ordinò un terzo. Interessante. «Havoc è ancora qui, mentre Cannon se n'è andato con Yvette e Merissa.» Denver non era ancora pronto ad andarsene, ma questa volta ordinò acqua e limone. Mancavano due mesi e mezzo al suo secondo incontro per la SBC e aveva cominciato a curare l'alimentazione. 9


«Sì, lo so. Gli ho parlato.» «Non ha detto niente di Havoc?» «No, e gliela farò pagare, giuro.» Armie sorrise. «Un tempo sarebbe rimasto qui con me fino all'ora di chiusura, ma da quando c'è Yvette... credimi, quei due non si sposeranno mai troppo presto.» «Qualche settimana dopo il suo prossimo combattimento» disse Denver. «E se fosse per Yvette, sarebbero già sposati. Non le interessa un matrimonio in grande.» Cannon, invece, considerava gli amici la sua famiglia e, sapendo che ci tenevano a festeggiare con lui, aveva fissato la data delle nozze in modo che non coincidesse con gli impegni professionali di nessuno di loro. «Ansioso di fare da testimone?» Armie sbuffò. «Lo so, pensate tutti che mi spaventi l'idea di infilarmi uno smoking, ma posso ricordarti che anche tu sarai vestito da pinguino?» Denver lo guardò. «Più che altro, mi aspetto di vederti spaventato all'idea di trovarti al matrimonio con Merissa.» Armie lo ignorò. «Chi è il tizio che tampina Cherry?» chiese invece. Dimenticando di colpo tutto il resto, Denver si girò e, no, Armie dopotutto non aveva mentito per distrarlo: Cherry rideva e si schermiva dalle insistenti attenzioni di uno sconosciuto. Era partito un lento, e quello, pensò Denver, sarebbe stato un ballo ben diverso dai precedenti. Anche solo immaginarla stretta a un altro uomo, qualcuno che lui nemmeno conosceva, lo faceva impazzire. Seduto accanto a Cherry, Stack osservava l'idiota apparentemente incapace di accettare un no come risposta. Miles, invece, stava cominciando ad accigliarsi. Improvvisamente Cherry scostò la sedia, si alzò e, afferrata la borsa, si affrettò verso i bagni. Quando l'idiota fece per seguirla, Miles fu pronto a bloccargli la strada, mentre Stack gli mormorava qualcosa all'orecchio. 10


Oscurandosi in faccia, il ragazzo si volse lentamente verso il bar, e quando il suo sguardo incontrò quello di Denver desistette e si allontanò... nella direzione opposta a quella presa da Cherry. Denver si stava chiedendo cosa gli avesse detto Stack, quando Armie gli allungò una pacca che rischiò di farlo cadere dallo sgabello. «Che cavolo...» bofonchiò rimettendosi dritto. L'amico stava ridendo. «Diavolo, bello mio, datti una regolata e va' a cercarla.» «Non ce n'è bisogno. Se ne è occupato Stack.» «Proprio così.» Il tono di Armie era beffardo. «È stato Stack a occuparsene.» Sarcasmo? «Cosa vorresti insinuare?» «Sappiamo tutti e due che Stack ha usato te per minacciarlo.» «Me?» «Sì, Predator, te.» Armie calcò la voce sul soprannome di Denver. «Avevi quel cavolo di sguardo assassino, e lo sai. Probabilmente a quel poveretto si sono raggrinzite le palle quando ha percepito il tuo odio.» «Sei così...» Denver si interruppe. Aveva intravisto Havoc che scrutava la folla; fu questione di un istante, poi un gruppo di fan gli bloccò il passaggio. «Pensi che stia cercando te?» Armie incassò la testa fra le spalle. «No.» «Sei irrecuperabile.» «Sai cos'è irrecuperabile? L'ostinazione con cui neghi il tuo interesse per Cherry Peyton. Ormai sarebbe ora che ci dessi un taglio.» Perché tutti si ostinavano a impicciarsi nei suoi affari? «Potresti almeno parlare con quelli della SBC» disse tornando all'argomento principale. «Forse...» «Perché tu non parli con Cherry?» fu la pronta risposta. Armie bevve un lungo sorso. «Anzi, non parlarle affatto. 11


Portala dritta a letto e scarica finalmente un po' di tensione.» Armie combatteva duro, giocava duro, ma di solito non beveva così. «Qui non si tratta di Cherry e me» disse Denver con voce quieta. «Vero. Si tratta del fatto che stai cercando di evitare di parlare di voi due.» Alzò la mano per ordinare un altro drink e Denver lo guardò disgustato. «Hai intenzione di ribaltare tutto quello che dico?» «Sai chi mi piacerebbe ribaltare?» Di nuovo sorridente, Armie indicò con il mento un punto. «Quella.» Una rossa alta e ben proporzionata avanzava verso di loro con labbra dischiuse in un'espressione civettuola. A caccia, senza alcun dubbio. «Sembra pronta per una cavalcata a quattro zampe, non credi?» A volte, la sfrontata franchezza di Armie diventava decisamente sgradevole, pensò Denver. Spesso, in realtà. Ma in quell'occasione, dopo un'occhiata alla ragazza, non poté che sorridere d'accordo con l'amico. «La conosci?» chiese. «No. Ma dammi un minuto.» La rossa si era piantata davanti ad Armie e gli puntava un dito contro il petto. «Sei Armie Jacobson.» La sua non era una domanda. «Colpevole.» «Allora, le voci che circolano sono vere?» «Ma certo.» Armie non aveva neppure chiesto a quali voci si riferisse, notò Denver divertito; d'altra parte, quando si trattava di lui era più o meno tutto possibile. Le mani sui fianchi, la ragazza sporse in fuori il seno. «Ti ho visto combattere. Sei un animale.» E con un piccolo brivido aggiunse: «Lo trovo molto sexy». Denver cominciava a sentirsi una specie di guardone, 12


ma non intendeva perdersi lo spettacolo: era troppo divertente. «Allora...» La ragazza stava cercando di mostrarsi imbarazzata... senza troppo successo. «È stato... sfacciato da parte mia dirti queste cose?» Armie non le staccava gli occhi di dosso. «Terribilmente. E sai cosa faccio io alle ragazze sfacciate?» «Le... punisci?» A Denver andò di traverso la bevanda e rischiò di soffocare, ma Armie non batté ciglio. «Proprio così.» Una pausa. «Anche quando sono molto, molto carine.» La rossa trattenne il fiato. «Hai una stanza da queste parti, tesoro?» Senza fiato, il viso in fiamme, lei bisbigliò: «Dall'altra parte della strada». «In questo caso, credo che dovremmo andarci.» Impassibile, Armie si rivolse a Denver. «Paga per me, ti spiace?» E tenendole una mano sui glutei, pilotò la nuova conquista verso l'uscita. Scuotendo la testa, Denver tornò a voltarsi verso il banco e quasi si scontrò con Cherry Peyton. Dopo una serata a dimenarsi in pista, lei aveva i capelli un po' arruffati e il trucco leggermente sbavato, ma la T-shirt le modellava i seni e i jeans aderenti le fasciavano le natiche in modo quanto mai seducente. Lei lo guardava con gli occhi sbarrati. «Armie faceva sul serio?» Pur sapendo a cosa si riferiva, non rinunciò a stuzzicarla un po'. «A proposito di cosa?» Si rendeva conto che non avrebbe dovuto prolungare l'incontro, ma tutta la sua determinazione cominciava a svanire. «Sculacciarla» bisbigliò Cherry. «Ne dubito. Armie non rinuncia mai a una bella ripassata, ma dubito che sia incline al sesso estremo.» «Oh, certo, non ne fa mistero.» Lei sembrava scandaliz13


zata, però tutto quell'interesse per Armie lo infastidiva. Come quello che manifestava per qualunque altro uomo. Denver non amava condividere. E Cherry Peyton poteva essere la donna più affascinante e divertente che avesse mai incontrato, ma era anche una civetta di prima classe. «Perché?» la provocò. «Ti solletica l'idea di farti sculacciare?» La risposta non fu un'espressione imbarazzata, bensì un sorriso che rischiò di mandargli in pappa il cervello. Ce l'aveva quasi duro quando lei rispose: «No, quindi non metterti in testa strane idee». Indicò lo sgabello vicino al suo. «Ti secca se mi unisco a te?» Gli seccava, sì. Sarebbe stato enormemente più facile se lei avesse mantenuto le distanze. Fino a quel momento non lo aveva fatto, al contrario aveva scherzato e flirtato con lui... e con tutti gli uomini che le capitavano a tiro... L'esitazione troppo lunga spinse Cherry a dire in fretta: «Se però ti secca...». Sembrava ferita. «Hai in mente di rimorchiare, è così? Stack e Miles lo hanno già fatto e non volevo stare fra i piedi.» Attese inutilmente la sua risposta prima di fare un passo indietro. «Immagino che valga anche per te» concluse. In effetti, fino a che non aveva cominciato a tenerla d'occhio, il piano era stato proprio quello: l'avventura di una notte con una sconosciuta che non avrebbe mai più rivisto... per scaricare un po' di tensione, riacquistare la giusta prospettiva e poi andarsene a dormire. E adesso? Ancora una volta esitò un po' troppo a lungo, e la vide storcere la bocca mentre annuiva. «Messaggio ricevuto.» Con la mano che le tremava, Cherry si ravviò una ciocca di capelli. «Scusa se ti ho disturbato. Non succederà più.» «Ehi» la fermò Denver e indicò lo sgabello. «Accomodati.» Si aspettava quasi che lei lo mandasse all'inferno, invece, dopo averlo fissato per qualche istante, obbedì. 14


Non era facile concentrarsi quando gli stava così vicino. «Vuoi bere qualcosa?» si costrinse a chiedere. Lei scosse la testa. «Grazie, no. Tre bicchieri di vino sono il mio limite.» Era ubriaca? In quel caso, non avrebbe certo potuto lasciarla sola, giusto? Si voltò verso la sala e vide una ragazza seduta sulle ginocchia di Stack; poco lontano, Miles si stava dando da fare con un'altra. «Alloggi all'albergo al di là della strada, vero?» Denver riportò l'attenzione su Cherry. Sembrava strana, notò. E perché quella domanda? «Sì.» «Anch'io.» Dannazione, avrebbe preferito non saperlo. Lei soffiò via un ricciolo che le era caduto sulla fronte. «Sono contenta di aver deciso di dormire qui. Mi sento a pezzi.» Per tornare a casa a Warfield, Ohio, avrebbe impiegato due ore d'auto, ed era già l'una del mattino. La serata era nel suo vivo, anche se l'uomo del giorno, Armie, se l'era filata già da un po'. Se perché catturato dalla rossa o per sfuggire all'uomo della SBC, Denver non avrebbe saputo dirlo. «Mal di testa?» chiese a Cherry, che si massaggiava le tempie. «È talmente rumoroso qui dentro.» Un invito velato? «Forse hai fame. Vuoi che ti...» «No.» Lei scosse la testa. «Non riesco nemmeno a pensare al cibo.» Si posò una mano sul ventre. «Ho un po' di nausea.» Accigliato, Denver le mise una mano sulla fronte. «Sei calda.» Con sua sorpresa, lei si irrigidì e tornò a rilassarsi solo quando lui la ritrasse. Per un semplice tocco? E lui come diavolo avrebbe resistito a una reazione simile? «Grazie. Penso che lo sia anche tu.» Cherry sorrise della battuta. «Ho ballato troppo, immagino. E fa talmente caldo 15


e il rumore... credo proprio che dovrei andare.» Denver la guardò scivolare giù dallo sgabello. Non si offrì di accompagnarla, non disse nulla. Lei attese, dandogli ancora tempo, e lui vide esattamente il momento in cui rinunciò... forse a ben più che a una notte insieme. A tutto, forse. Sarebbe stata la cosa migliore, ma, dannazione, gli era insopportabile. Allungò la mano, prendendola per il polso. «Cherry.» Lei si voltò. «Aspetta.» La sua risata priva di allegria lo colse di sorpresa. «Perché?» Senza riflettere, passò il pollice sulla sua mano, così piccola e morbida. «Ti accompagno.» In fondo, quel posto brulicava di uomini su di giri dopo il torneo e sovraeccitati dall'alcol. «Non ce n'è bisogno. Devo solo attraversare la strada.» Cherry lo guardò negli occhi. «A meno che tu non lo desideri.» Lo desiderava, sì, e parecchio. Lo sapevano entrambi. Ora si trattava soltanto di decidere se agire o meno di conseguenza. «Dammi solo un secondo.» Mentre saldava il conto suo e di Armie, Denver approfittò per elencare mentalmente le ragioni per cui avrebbe dovuto comportarsi nel modo più ragionevole. Accompagnarla magari fino in camera, poi andarsene per la sua strada. Ma sapeva benissimo di stare mentendo a se stesso. Si girò e se la trovò a pochi centimetri di distanza. Cherry gli posò la mano sul petto. «Non voglio sembrare insistente, ma sono stanca di giocare» sussurrò. Era questo che pensava? «Nessun gioco» protestò. La vide aggrottare la fronte, palesemente esasperata. «Devo saperlo, Denver. Hai intenzione di piantarmi in as16


so sulla porta... o di fermarti con me per un po'?» Per fare sesso, intendeva? Oppure quattro chiacchiere? Denver non osava fare ipotesi, ma per quanto lo riguardava votava per il sesso. E chissà, forse si sarebbe finalmente liberato di quella ossessione. Si portò le dita di lei alle labbra. «Di fermarmi» rispose. Cherry inspirò... e sorrise. «Sul serio?» «Ti piace l'idea?» «Non rientri con Stack e Miles?» «Sì, perché?» Cherry si passò la punta della lingua sulle labbra. «Potrebbero voler rientrare presto.» Teso, il sangue che gli scorreva veloce nelle vene, Denver attese. «Stare con me potrebbe essere più divertente.» Dio, non aveva bisogno di sentirla fare certe allusioni. La sua risoluzione si era già considerevolmente indebolita, ma quelle parole gli diedero il colpo di grazia. Come leggendogli nella mente, lei scoppiò a ridere. «Piuttosto sfacciato da parte mia, vero?» «No.» Paradisiaco, piuttosto. «Insomma, potrei darti un passaggio fino a casa... domattina, intendo» precisò sempre con lo stesso sorriso stampato in faccia. C'era qualcosa di innaturale nel suo modo di continuare a sorridere e scherzare, qualunque cosa lui dicesse. Denver si augurò che non fosse davvero ubriaca, perché ora che aveva ceduto sapeva che non gli sarebbe bastata tutta la notte per soddisfare il suo desiderio. Si avviarono verso l'uscita mano nella mano e, quando passarono davanti ai due amici, Denver si limitò a dire: «Non aspettatemi». Stack li guardò, guardò le loro mani intrecciate, e si aprì in un sorriso eloquente. Quando Miles allungò la mano per dargli il cinque, Denver lo ignorò e invece gli mostrò il medio. 17


«Cavolo, è stato imbarazzante» mormorò Cherry. «Ti aspettavi qualcosa di diverso?» Lei sorrise. «Con quei due? No, direi di no.» Non gli piaceva pensare che li conoscesse così bene, ma tenne a freno la gelosia. Dal momento in cui avevano saputo che Cherry gli interessava, lei era diventata off-limits, e nessuno di loro si sarebbe fatto avanti, a meno che non fosse stato lui stesso a dare il via libera. Cosa che non aveva alcuna intenzione di fare. Le passò un braccio intorno alle spalle e... cavoli se era bello averla così vicina. Lei lo sorprese appoggiandogli brevemente la testa sulle spalle, e quando la guardò vide che sorrideva. Sì, pensò allora, aveva preso la decisione giusta... per entrambi. Oltrepassarono Gage Ringer e la neosposa, Harper, entrambi frequentatori abituali della palestra: Gage come lottatore e la moglie come assistente. Tutti presi l'uno dall'altra, i due non si accorsero di loro. Animato da un crescente senso di trepidazione, Denver guidò Cherry verso l'uscita, facendosi largo tra la folla che rideva e chiacchierava rumorosamente. Entrambi accolsero con piacere la quiete dell'esterno. «Oooh, così va meglio» esclamò Cherry, offrendo il viso alla fresca aria notturna, foriera di pioggia. Si appoggiò a lui, con la disinvoltura di chi lo fa da sempre, ignara dell'effetto che gli faceva sentirla così vicina e respirare il profumo della sua pelle. Non poté trattenersi dallo sfiorarle una guancia e lei gli sorrise. Sarebbe stata così rilassata e appagata anche dopo l'orgasmo? Cherry sbatté le palpebre. «È bello, vero?» Gli aveva letto nel pensiero? Le accarezzò i capelli serici. «Cosa?» «La tranquillità. L'aria fresca.» Il cielo era ormai coperto di nuvole basse, ma i lampioni 18


illuminavano l'area di una luce vivida. C'era gente che entrava e usciva dal bar e dall'hotel al di là della strada. Ora Cherry sembrava meno ansiosa di lui di arrivarci e si fermò a chiacchierare. «Yvette e Cannon se ne sono andati subito dopo la fine dell'incontro» disse. Denver annuì. Quando non era fuori città per un incontro della SBC, Cannon faceva sempre da assistente sul ring ad Armie. I fan del posto lo apprezzavano moltissimo. «Lui è felice almeno quanto Gage.» «Già. E immagino sia di aiuto che le loro compagne amino i combattimenti di arti marziali.» Le ombre giocavano sul suo corpo, enfatizzando la curva piena dei seni e attirando inesorabilmente l'attenzione di Denver. Non vedeva l'ora di posare le mani su quella pelle morbida. E le labbra... Non si poteva dire che Cherry mettesse in risalto le proprie curve, però era ben consapevole dell'effetto che esercitavano su di lui. La maglietta che indossava quella sera era senza pretese, tuttavia il modo in cui le aderiva addosso lo faceva impazzire. E se indossava un reggiseno, doveva trattarsi di un modello impalpabile. Accorgendosi che lo stava osservando perplessa chiese: «E tu?». Cherry assisteva a tutti i combattimenti che si tenevano in zona, ed era perfino andata in Giappone con Cannon e la sorella di questi, Merissa. Il lavoro di babysitter in un asilo nido le garantiva i fine settimana liberi, e spesso riusciva a cambiare di turno con una collega in modo da non lavorare neppure i venerdì. Denver, però, non ignorava che alcune donne amavano l'atmosfera, l'eccitazione e l'interazione con i lottatori più dello sport in sé. «Io?» «Ti piacciono le arti marziali miste?» «Quasi sempre.» Cherry si strinse a lui per far passare 19


un terzetto di uomini, e lui pensò che era perfetta... Era alta poco più di uno e settanta contro il suo metro e ottantacinque. La giusta differenza. «Non capisco proprio tutto» ammise lei. «Ma quando a vincere è qualcuno che conosco, è sempre emozionante.» Rifletté un istante prima di aggiungere: «Farei a meno del sangue, però. E una volta, ho visto un tizio con un braccio fratturato». Sussultò come se avesse provato il medesimo dolore. Davanti all'entrata dell'hotel, si fermarono per lasciar uscire un gruppetto. «Ricordo quell'incontro» disse Denver. «Quel tipo avrebbe dovuto arrendersi. Non sono incidenti comuni, ma a volte capitano.» «A te è mai capitato?» Lui rise. «Cavolo, sì, mai però nulla di serio. Se mi sono fatto male, è stato soprattutto durante gli allenamenti, non nelle competizioni. Alle articolazioni, per lo più. Una costola incrinata. Un dito e un alluce rotti. Lussazione della cuffia dei rotatori. Commozione cerebrale...» «Mio Dio.» Cherry lo fissava sgomenta. «Non ne avevo idea.» «Fa parte del gioco. Ma come ho detto, mai incidenti gravi sul ring.» Ancora con la fronte aggrottata, lei gli allungò un leggero spintone. «Perché sei bravo?» «Sicuro.» La modestia non aveva posto nella vita di un lottatore professionista. «E perché sono allenato. Fa una grossa differenza.» «Ho una gran voglia di vederti combattere.» Denver, invece, per il momento preferiva non guardare tanto in là; chi poteva sapere come sarebbero andate le cose fra loro? Per il momento, gli bastava concentrarsi sulla notte che li attendeva. «La testa va meglio?» Cherry sorrise. «Mmh hmm.» Era così dolce che se fossero stati soli lui non avrebbe 20


resistito e l'avrebbe baciata. Ma nella hall e sul marciapiede c'era altra gente; un paio di colleghi lo salutarono e una donna gli chiese una foto. «Sei popolare» commentò Cherry quando tornò da lei. Lo era senz'altro in certi ambienti, anche se al momento di quella popolarità avrebbe fatto volentieri a meno. «Andiamo.» La prese per mano, puntando verso l'ascensore. Era pieno, e fra gli occupanti Denver distinse il tizio che poco prima aveva importunato Cherry.

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La vita che desidero di Robyn Carr Dopo il suicidio del marito, la vita newyorkese di Emma Shay si frantuma in mille pezzi. Il patrimonio miliardario dell'uomo si fondava infatti sulla truffa e, benché Emma non ne sapesse nulla, deve sopportarne le conseguenze. Solo un amico le rimane accanto, un amico che conosce dai tempi del liceo: Adam Kerrigan.

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Le radici profonde della passione di Diana Palmer Wolf Patterson e Sara Brandon si conoscono fin dall'infanzia, ma il rapporto che li ha uniti è sempre stato un mix esplosivo di odio e amore. Dopo anni di lontananza, il destino ha voluto che il bell'allevatore dagli occhi di ghiaccio rincontrasse la sua vicina di proprietà, all'inizio solo in maniera virtuale, e poi di persona.

Stringimi forte di Lori Foster Denver Lewis è un affermato lottatore di arti marziali. A lui piacciono le sfide, anche quelle pericolose, ma odia dover condividere con altri il premio della vittoria. Per questo ha evitato di avvicinarsi a una donna come Cherry Peyton, capace di atterrare con un solo sguardo la maggior parte degli uomini. Ma quando lei...


Le figlie della sposa di Susan Mallery Con orgoglio e trepidazione Courtney, Sienna e Rachel Watson vi invitano alle nozze più emozionanti dell'anno... quelle della loro madre. Courtney, solitaria e impacciata, non ha molto in comune con le due sorelle, ma in una cosa eccelle davvero: nel mantenere i segreti. Soprattutto quando si tratta della relazione che ha con...

Il biker di J. R. Ward Con un passato da cancellare, Spike Moriarty non può essere considerato l'uomo che tutte le donne desiderano e lui stesso ne è pienamente consapevole. Biker per passione e chef per professione, quando incontra la ricca, atletica e affascinate Madeline Maguire, amica di un suo amico, l'ultima cosa che si aspetta è che lei...

Vacanza venezuelana di Susan Andersen Magdalene Deluca non è quello che si dice una fanciulla in attesa del Principe Azzurro che la salvi. Ma se deve coinvolgere un estraneo per accompagnarla attraverso la foresta venezuelana è felice che si tratti di Finn Kavangh, il ragazzo che ha incontrato qualche giorno prima su una spiaggia assolata e che le è entrato...

Come sabbia tra le dita di Diana Palmer Nicole Seymour è una donna attraente, sofisticata e impegnata in politica a fianco del fratello Clayton. Quando incontra Kane Lombard sulla magnifica spiaggia di Seabrook ne è subito attratta e si accende in lei una sensualità sopita, soffocata da un matrimonio fallito. Ma Kane è l'uomo sbagliato, che potrebbe trascinarla...

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Inghilterra, XIX secolo. A volte basta uno sguardo per innamorarsi. Quando la felicità sembra a portata di mano, una serie di imprevisti rischia di cambiare il corso delle loro vite per sempre… ma l’amore è più forte di tutto.

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