Bn105 l'angelo guerriero

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GENA SHOWALTER

L'angelo guerriero


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Burning Dawn HQN Books © 2014 Gena Showalter Traduzione di Francesca Barbanera Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne novembre 2014 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico mensile n. 105 del 14/11/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Viveva di sesso. Respirava sesso. Si nutriva di sesso. Lui era il sesso. Forse era quello il suo nome. No, non era così che lei lo chiamava. Lei... il suo cuore. La sua ragione di vita. Si metteva a cavalcioni su di lui, lo faceva affondare nel suo corpo affamato e gli diceva: «Il mio schiavo ha più bisogno di me che dell'aria che respira, non è vero?». Il Mio Schiavo. Sì. Quello era il suo nome. Il Mio Schiavo voleva la sua donna. La desiderava come un assetato cerca l'acqua. Devo averla. Lei era l'unica. E lui non poteva vivere senza il suo profumo di sogni fumosi... mmh, il suo calore che bruciava come se si fosse avvicinato troppo al sole... i suoi artigli feroci, quei piccoli pugnali che penetravano in profondità nel petto nudo. E poi le sue zanne retrattili... meraviglioso il modo in cui mordicchiavano la vena che gli attraversava il collo. Era perfetta. Solo quando l'aveva accanto e il suo corpo forte dava e riceveva piacere, la fame implacabile che lo tormentava veniva soddisfatta. Devo. Averla. SUBITO. Ma... Si guardò intorno. Non era lì con lui. Provò ad alzarsi dal letto. Qualcosa gli teneva fermi i polsi e le caviglie, di nuovo. Non era 5


una corda. Non stavolta. Era un materiale troppo freddo e troppo rigido. Acciaio? Non gliene importava abbastanza per sporgersi e controllare. Problema. Soluzione. Il Mio Schiavo strinse i denti e si dimenò con tutta la considerevole forza che aveva in corpo. Si lacerò la pelle, si strappò i muscoli e si spezzò le ossa. Dolore. Libertà. Sorrise. La sua donna era là fuori. Presto l'avrebbe trovata. Sarebbe sprofondato dentro di lei e avrebbe placato il bisogno di possederla. Ancora, ancora e ancora. Niente e nessuno poteva fermarlo. «È di nuovo libero» bofonchiò qualcuno. Elin Vale, di fronte allo stagno, lavava i panni e sognava cupcake al caramello... brownie glassati... e, oh, oh, i biscotti al burro di arachidi! Si allontanò goffamente dall'acqua troppo calda. L'erba rada ricopriva la piccola sponda dello stagno nella splendida oasi di Sahel, solleticandole i piedi nudi. Il sole picchiava forte nel cielo mattutino e, tutto intorno, alte dune di sabbia dorata fluttuavano per l'effetto delle onde di calore. Cercò riparo all'ombra di un piccolo gruppo di alberi. La brezza leggera trasportava tanta polvere che lei non riusciva mai a lavarsela di dosso completamente. Be', non tutto il male veniva per nuocere. Quello scrub quotidiano gratuito faceva sì che la sua pelle scottata e coperta di lentiggini fosse sempre liscia e luminosa. Urrà. Se solo avesse potuto realizzare i suoi sogni altrettanto facilmente... 1) scappare dai guerrieri Fenici che la tenevano prigioniera; 2) fare un sacco di soldi e 3) aprire una pasticceria. Avrebbe venduto dolci talmente buoni da provocare orgasmi... Tranne i biscotti al burro di arachidi perché li avrebbe mangiati tutti lei, a uno a uno. La vita sarebbe stata super favolosa! Avrebbe potuto fare quello che amava e mangiare quello che più le piaceva. C'era solo un piccolo problema: non era ancora riuscita a eliminare il punto uno dall'elenco. Le Fenici erano immortali e il loro potere di bruciare fino a trasformarsi in cenere e risorgere dal regno dei morti era più forte che mai. 6


Erano creature perfide e, ironia della sorte, avevano un gran sangue freddo. Adoravano depredare e distruggere e uccidevano per il puro gusto di farlo. Elin le aveva viste all'opera di persona. Le loro prodezze l'avevano toccata molto da vicino e ancora a distanza di un anno i ricordi erano così vividi e cruenti da non riuscire a sopportarli. Ricordi che non poteva controllare... vi prego basta, fermatevi... Ma no, quelle immagini erano ancora tutte lì, nella sua mente: la testa di suo padre che rotolava sul pavimento... staccata dal corpo. Il grido straziante di Bay che si accasciava al suolo, trafitto da una spada. Il silenzio che avvolgeva ogni cosa. Un silenzio spaventoso. Perfino in quel momento il suo cuore andava al galoppo, spedito come un cavallo che batte tutti i record. Sto per vomitare. «Prendetelo!» Quell'urlo convulso fu una gradita distrazione, l'unica zattera di salvataggio in un mare di orrore, che fermò l'imminente crisi di nervi. Spostò lo sguardo... Eccolo. Oh, santo cielo! È davvero stupefacente. A causa della sua lingua insolente – o considerata tale da quelli che non riuscivano a sopportare la verità – Elin aveva passato le ultime due settimane intrappolata in un buco scuro e umido senza poter vedere il nuovo prigioniero per il quale valeva la pena di rovesciare un impero. Quella frase era stata ripetuta da ogni singola femmina del villaggio. Per la prima volta in vita sua, era d'accordo con le sue carceriere. Lo schiavo immortale della principessa era un dio tra gli uomini. Lo vide avanzare con determinazione sulla sabbia, scaraventando lontano i soldati più esperti come se fossero animali di pezza. E riusciva a farlo nonostante i suoi polsi e le sue caviglie avessero lo stesso aspetto della carne macinata. Il suo volto aveva un'espressione torva e spaventosa perciò, nonostante ne fosse affascinata, Elin abbassò istintivamente lo sguardo. Oh, ehilà! Ciao, gigantesca erezione. Il perizoma di pelle che lo schiavo indossava non nascondeva neanche un po' la belva che c'era dentro. Elin smise del tutto di respirare. Chi avrebbe mai detto che esisteva 7


davvero un pene di dimensioni extra large, come nei romanzi rosa? E poi... Oh santo cielo, il piccolo triangolo di stoffa si alzava sempre di più, ancora e ancora... Quando infine scivolò giù di lato, lei colse un baluginio argentato. Era la punta? Sì! L'erezione era attraversata da un piercing lungo e argentato. A quella vista sentì le ginocchia cedere. Andiamo, Vale, come ti salta in mente di mangiare con gli occhi lo schiavo della principessa? Dacci un taglio! Punto primo, fare pensieri impuri sull'uomo di un'altra era un crimine punibile con la morte. Punto secondo, era da vere schifose. Ecco perché avrebbe distolto lo sguardo da quell'uomo... tra qualche secondo. Un'ultima occhiata generale, poi basta. Due metri di aggressività primitiva, con la massa muscolare di un indomito guerriero secolare che gridava: fatti sotto... a tuo rischio e pericolo. Ma la cosa che più la colpì – a parte il maxischermo, naturalmente – furono le ali ricoperte di piume che si innalzavano dietro le sue spalle bronzee, due ali vere e proprie, di un bianco perlaceo misto a oro, che sembravano quelle di un angelo. Ma se le voci che aveva sentito su di lui erano vere, non era un angelo e chiamarlo così sarebbe stato un insulto perché gli angeli erano creature di rango inferiore al suo. Era un Inviato, un figlio adottivo dell'Altissimo, Colui che governava il regno più alto dei Cieli. Gli Inviati erano abili pedinatori e spietati assassini di demoni. Difendevano i deboli e gli indifesi ed erano sinceri anche a costo di risultare brutali. Ok, messa così sembrava che fossero l'emblema della perfezione, ma di quell'uomo in particolare si diceva che fosse un freddo calcolatore e un minorato mentale. Tutt'altro che perfetto. Si diceva che ridesse forte quando uccideva i nemici... e anche quando uccideva gli amici. Eppure... impossibile. Era troppo bello per essere così crudele. Ingenua fino a questo punto? Cosa? Stava morendo di fame. La mente si riduceva in poltiglia quando il corpo era affamato. Stando alle voci di corridoio, l'Inviato faceva parte dell'Esercito della Disgrazia, una delle sette forze armate dell'Altissimo. Le altre sei e8


rano rispettate e stimate da tutti. L'E.d.D. non tanto. Era composto da un gruppo di mercenari feroci e indomabili che rischiavano di perdere la loro casa, le ali e l'immortalità. In altre parole, di essere sospesi in maniera definitiva dal servizio a causa della loro malvagità. I venti membri dell'esercito, sia uomini che donne, erano in una specie di periodo di prova di un anno, durante il quale ogni loro azione veniva osservata e giudicata. Una stronzata di troppo e tanti saluti... li avrebbero tolti di mezzo per sempre. Ma circolavano anche altre voci su quella storia. Il più diretto sottoposto dell'Altissimo era un maschio di nome Germanus. Lui era il capo degli Inviati, o meglio, lo era stato. Poco tempo prima, i demoni lo avevano ucciso. Prima di morire, però, era a capo dei Sette Eletti, i sette uomini e donne più feroci di tutti, ognuno dei quali aveva il comando di una forza di difesa. Dopo la morte di Germanus, l'Altissimo aveva nominato un nuovo vice di nome Clerico, che aveva fatto qualche modifica a regole millenarie. A: Vietato fare del male a qualunque essere vivente che non sia un demone era stato aggiunto: a meno che un altro Inviato non venga trattenuto contro la sua volontà. Soltanto in quel caso, l'intera specie degli Inviati poteva giocarsi la carta ammazza tutti. Morale della favola, secondo Elin: non appena i compagni d'armi di Mister Sesso-in-persona avessero scoperto cosa gli era successo, nel villaggio ci sarebbe stato un bagno di sangue. E se le voci sulle loro ottime doti di pedinatori erano fondate, l'ora del bagno sarebbe arrivata molto presto. Devo andarmene quanto prima. «Donna!» tuonò lui con una voce irreale che sembrava provenire da un sogno. Eppure, quell'unica parola trasmetteva autorevolezza, trepidazione e una carnalità animalesca. Elin venne percorsa da un fremito di eccitazione. Adesso ti fai prendere dai tremori per lui? Tanto vale che ti tagli la testa da sola e ti levi il pensiero. Lui apparteneva a Kendra, la Vedova Allegra, Principessa del Clan dei Firebird. Kendra lo aveva reso dipendente dal suo veleno, una sostanza non letale ma peggiore di qualunque droga, che scatenava il 9


bisogno disperato del suo tocco. Poi aveva concluso l'accordo spingendolo a ucciderla con l'inganno. Quando c'era di mezzo Kendra, ogni cosa iniziava e finiva con la morte. Poco dopo aver esalato l'ultimo respiro, il suo corpo bruciava fino a divenire cenere, poi si rigenerava e risorgeva e il legame tra schiavo e padrona era più forte che mai. Stando a quanto si diceva, aveva fatto la stessa cosa a sei dei suoi innumerevoli mariti e la stava facendo anche al settimo, che al momento si trovava lontano dall'accampamento. Fortunato, il maritino. Sì, perché quando si stancava dei suoi uomini, Kendra strappava loro il cuore dal petto e lo mangiava per assicurarsi che non potessero risorgere. Elin venne attraversata da un brivido. Per punizione, il defunto Re Krull, il padre di Kendra, l'aveva legata con delle catene da schiava per annullare i suoi poteri e l'aveva venduta al mercato nero. Dove e quando l'Inviato fosse entrato in scena, Elin non lo sapeva. L'unica cosa certa era che aveva riportato Kendra all'accampamento dopo decenni dal suo allontanamento. L'aveva lasciata cadere dal cielo ed era volato via. Krull, convinto che gli anni passati lontano da lì avessero ammorbidito il cuore della figlia, le aveva tolto le catene e l'aveva data al terzo uomo più potente del suo regno, Ricker lo Sterminaguerre. Avendo riacquistato le sue abilità, Kendra era riuscita a intossicare Ricker con il suo veleno e a farsi concedere il permesso di lasciare l'accampamento per andare in cerca dell'Inviato. Già, la principessa era una creatura dolce e mite. «Donna! Subito!» Elin ricacciò in gola un sospiro sognante. Nonostante la rabbia e il fastidio, la voce dell'Inviato le fece venire in mente tante fragole immerse in un mare di cioccolato caldo. Mmh... Cioccolato. Forse dovrei aiutarlo. Quel pensiero fu un fulmine a ciel sereno che la lasciò di stucco. Non era esattamente il coraggio in persona e, se voleva fare qualcosa di concreto, doveva necessariamente mettere a rischio la propria vita. 10


Tuttavia, se fosse riuscita a liberare quel maschio dal giogo della principessa, lo avrebbe potuto utilizzare per fuggire. Passò in rassegna tutte le informazioni che aveva raccolto da quando era schiava di Kendra, ma le vennero in mente pochissimi modi per liberarlo, nessuno dei quali era particolarmente utile ai suoi scopi. Poteva ucciderlo, ma questo avrebbe ostacolato lievemente i suoi piani dato che lui non sarebbe tornato in vita. Poteva uccidere Kendra (di nuovo), ma la principessa sarebbe risorta e a quel punto Elin avrebbe avuto una nemica molto determinata per il resto della sua (probabilmente) breve e (sicuramente) infelice esistenza. Proprio come per l'Inviato, anche per lei la morte segnava la fine. Elin era per metà una Fenice e per metà una debole e misera umana, priva di abilità che dimostrassero la sua doppia natura. Ed era un vero schifo perché in quel posto – così come in qualunque altra colonia immortale – i mezzosangue erano considerati un abominio, un'offesa contro la razza, una minaccia alla purezza della discendenza. Aveva sempre saputo di essere per metà immortale, ma non aveva idea che quelli come lei fossero così disprezzati e aveva felicemente vissuto nell'ignoranza finché un gruppo di Fenici non si era scagliato contro sua madre, Renlay, poco più di un anno prima. Tutto perché sua madre, una soldatessa di sangue puro, si era innamorata di suo padre, un umano, e aveva abbandonato il clan per stare con lui. Per punizione, il gruppo di Fenici aveva ucciso lui e il dolcissimo, innocente Bay, il marito di Elin. Una perdita straziante... Cercò di ignorare il nodo che le stringeva la gola. Lei e Renlay erano state catturate e fatte prigioniere. Poi, quattro mesi prima, Renlay era stata colta dalla morte ultima. Succedeva a tutte le Fenici prima o poi, anche se il loro cuore non veniva mangiato. Elin era rimasta sola, completamente sola, in balia delle sofferenze più crudeli, a combattere contro la desolazione, il dolore, la pena. E con il cuore infranto. Oh, il suo cuore infranto. Era un compagno sempre presente. Crudele e spietato, oscurava i suoi giorni e inondava le sue notti di lacrime. A dire il vero, le violenze che subiva e la condizione aberrante in 11


cui era costretta a vivere erano molto più sopportabili delle orribili emozioni che la torturavano. Sì, erano più sopportabili perfino quando la trattavano come un cane e la costringevano a mangiare a quattro zampe senza usare le mani. Perfino quando la obbligavano a svuotare la vescica di fronte a un pubblico che rideva di lei. Elin batté forte le palpebre per scacciare le lacrime. Sebbene fosse un atteggiamento vagamente perverso e malato, in un certo senso accoglieva di buon grado quelle violenze. In fondo, le meritava tutte. I suoi genitori e Bay erano stati forti e coraggiosi. Lei, invece, era solo una debole codarda. Perché era sopravvissuta proprio lei e non loro? Perché continuava ancora a vivere? Come se non lo sapessi. Le ultime parole di sua madre le risuonarono nelle orecchie. Qualunque cosa tu debba fare per andare avanti, tesoro, falla, ma sopravvivi. Non permettere che il mio sacrificio sia vano. «Donna! Bisogno. Ora.» L'Inviato la strappò di nuovo dai ricordi. Si stava avvicinando al fiume... A lei... Presto sarebbe passato oltre e l'occasione sarebbe svanita... Le fremevano le mani per l'ansia mentre tentava di decidere se afferrare la scheggia di vetro che le aveva dato un altro prigioniero ormai defunto. Aveva nascosto quella scheggia nella stoffa del suo abito di pelle, pronta a utilizzarla nel caso in cui uno dei maschi avesse deciso di smettere di parlare e cominciare a prendere. Doveva compiere un gesto radicale se voleva attenuare l'ossessione dell'Inviato abbastanza a lungo da catturare la sua attenzione. Forse ferirlo era l'unico modo per riuscirci. O forse no. Forse lui sarebbe andato su tutte le furie e le avrebbe spezzato il collo con una mano. Era davvero il caso di rischiare una punizione? O peggio, la morte? Devi prendere una decisione. Pro: non c'era momento migliore per fuggire. Nell'accampamento la sorveglianza era più scarsa e disattenta del solito perché Re Ardeo – il successore di Krull – aveva portato i suoi uomini più fidati chissà dove alla ricerca di Petra, zia di Kendra e assassina di Malta (vedova di Krull, madre di Kendra e, per un breve periodo, concubina amatissima di Ardeo). 12


Argh! Che intrico di nomi! Ardeo aveva atteso secoli per rivendicare Malta come sua compagna, ma l'aveva persa dopo soli due giorni, quando Petra l'aveva accoltellata nel sonno per gelosia e, prendendo ispirazione dal capolavoro di Kendra L'arte di essere psicopatici, le aveva mangiato il cuore. Contro: Elin non possedeva il Frost, una nuova medicina per immortali, nonché unica sostanza al mondo in grado di annullare gli effetti del veleno di Kendra. Pro: forse poteva procurarsene un po'. Krull ne aveva acquistato qualche cubetto subito dopo il matrimonio di Kendra e Ricker. Kendra teneva i cubetti chiusi in un medaglione che portava sempre al collo. Se fosse riuscita a rubarlo... Altro pro: non doversi mai più preoccupare di Orson. Al momento era in spedizione con Ardeo, ma quando fosse tornato... Rabbrividì al ricordo delle ultime parole che le aveva rivolto prima di partire: «Sarai mia, mezzosangue, e, per come ho intenzione di prenderti, non ci sarà alcun rischio di una gravidanza.» Diavolo d'un cane! Contro: forse sarebbe morta in maniera orribile. L'Inviato era quasi di fronte a lei. Doveva agire immediatamente. Se sua madre fosse stata viva, le avrebbe detto di buttarsi e provare, nonostante i rischi. E va bene. Decisione presa. Muovendosi più in fretta che poteva, Elin afferrò la scheggia di vetro e passò la punta frastagliata sul braccio dell'Inviato. Mentre tante goccioline rosse gli colavano sulla pelle, venne travolta da una nausea violenta. Provò un gran senso di vertigine mentre un bruciore opprimente le stringeva il petto. Il panico... minacciava di sopraffarla... stava già chiudendo le vie respiratorie... No! Non stavolta. Si concentrò sugli obiettivi – libertà, denaro, pasticceria – e fece dei respiri profondi e decisi. La crisi passò. L'Inviato si fermò di colpo. 13


È uno schiavo, come me, e io sono la sua unica speranza. Accidenti, lui è la mia unica speranza. Posso farcela. Per la mia famiglia. Lui si voltò e la guardò da sopra l'arco piumato di un'ala, facendola rabbrividire. Gli innocenti riccioli biondi incorniciavano il volto di un seduttore nato... Meraviglioso e privo di difetti. I suoi occhi, in netto contrasto con quell'aria candida, erano socchiusi e avevano uno sguardo capace di indurre qualunque donna alla lascivia più totale. Qualunque cosa per te... Peccato che le sue iridi fossero così offuscate dal veleno che Elin non riuscì nemmeno a capire di che colore fossero. Le palpebre erano orlate di ciglia lunghe e appuntite e le labbra morbide e carnose sembravano un irrinunciabile invito a baciare. Notò che aveva dei graffi intorno al collo e rimase perplessa. Di solito, sulla pelle degli immortali non restavano mai i segni di una ferita, che fosse grande o piccola. Possibile che qualcuno avesse tentato di ucciderlo quando era ancora troppo giovane per rigenerarsi? Comunque, nonostante quella imperfezione, era sempre bellissimo. Una festa per gli occhi. Un bocconcino prelibato. Una leccornia tutta da assaporare. Ed ecco che mi manca di nuovo il respiro. Sto annegando, sì, annego nella sua virilità sconvolgente e poi nel senso di colpa... il dolore... Non ho mai desiderato un uomo dopo Bay, il mio dolce, caro Bay, mio marito da soli tre mesi, ormai morto. Dovrei vergognarmi... «Femmina.» La sua voce fumosa la colse alla sprovvista. Ma che diavolo stai facendo? Concentrati! «Come ti chiami?» gli chiese. Quelle parole le graffiarono la gola. Il guerriero si girò completamente verso di lei e la fissò con aria torva. Appunto mentale: attirare la sua attenzione è un errore. La sua espressione era spaventosa in ogni modo possibile e immaginabile: torrida e oscura, animata dalle intenzioni più perfide. Elin deglutì nervosamente, certa che l'avrebbe tolta di mezzo come faceva con chiunque fosse così folle da tentare di fermarlo. Forse prima l'avrebbe sventrata. Invece lui le afferrò una ciocca di capelli. Il loro colore scuro creò 14


un contrasto affascinante contro la sua pelle bronzea. La sua espressione si addolcì. «Carina.» Elin sentì il cuore balzarle in gola. Un altro essere vivente che la toccava senza l'intenzione di farle del male... e le suscitava fremiti piacevoli... Una sensazione dannatamente bella. Solo in quel momento si rese conto di quanto le fossero mancati i gesti di affetto. Si sentì un grido in lontananza e l'Inviato sobbalzò, lasciando ricadere il braccio lungo il fianco. Elin soffocò un mugolio umiliante. Già desiderava avere di più da lui, come se ne fosse dipendente. Niente di sessuale. No, non desiderava mai quel genere di cose. Bay sarebbe rimasto per sempre il suo primo e ultimo amante. Non esistevano seconde possibilità per lei. Tuttavia non poteva fare a meno di volere che le mani forti dell'Inviato la toccassero, le accarezzassero la testa o le massaggiassero le spalle contratte... No, i piedi... come un amico! Solo un amico. Un amico con un corpo statuario che sembrava scolpito nell'oro massiccio. Tanto meglio! Lui si voltò per ricominciare le ricerche; Elin era già caduta nel dimenticatoio. No! Tentò di avvolgere le dita intorno al suo bicipite, ma non ci riuscì. Il braccio era troppo grande e i muscoli troppo contratti per la tensione. Però, oh... la sua pelle era meravigliosamente calda e levigata. «Ti prego, dimmi il tuo nome» mormorò ancora. «Pensaci.» Lui si fermò di nuovo. Inclinò la testa di lato, come se stesse ragionando attentamente sulla domanda. «Io sono Il Mio Schiavo.» «Sbagliato. Qual è il tuo vero nome?» Più a lungo ragionava sulla risposta più in fretta si sarebbero dissipate le nebbie che avvolgevano la sua mente. Senza l'aiuto dell'antidoto che Elin non era certa di poter rubare. «Il Mio Schiavo» ripeté lui in tono rabbioso. Okay. Messaggio ricevuto: conversazione conclusa. Lui ricominciò ad avanzare mentre un gruppo di soldati gli andava incontro con il chiaro intento di catturarlo e sottometterlo a ogni costo. 15


L'Inviato li scaraventò in aria senza alcuna fatica, così come aveva fatto con gli altri. Determinato a scovare la sua preda, cominciò a squarciare le tende dell'accampamento. Quando arrivò alla quinta, trovò la terribile Kendra, seduta di fronte a uno specchio, che si spazzolava le lunghe ciocche oro e scarlatte e che alzò gli occhi al cielo, infastidita, vedendolo avvicinarsi. «Non ti ho dato il permesso di lasciare il tuo letto» gli disse, alzandosi e lanciandogli un'occhiataccia. «Pertanto, devi ricevere una punizione.» Tamburellò con le dita contro il mento per qualche istante, poi annunciò: «Ho trovato. Passerai un'intera notte lontano da me». Oh no, non questo. Qualunque cosa, ma non questo, pensò Elin, sarcastica. L'Inviato lanciò un ruggito feroce e afferrò Kendra per la vita, buttandola sul materasso. I muscoli potenti della schiena e delle gambe guizzavano a ogni movimento. «Il Mio Schiavo vuole la sua donna.» «Thane!» Kendra si mise in ginocchio, gli occhi accesi di entusiasmo. «Non ti ho dato nemmeno il permesso di toccarmi. Se lo fai ancora, dovrò negarti il lusso di avere il mio corpo per una settimana.» Thane. Il suo nome era Thane. Seducente, proprio come lui. Lo vide spostarsi di fronte alla sua padrona con il fiato corto e le mani strette a pugno. Elin sapeva perfettamente qual era il suo dilemma in quel momento: da una parte voleva obbedire agli ordini della principessa, dall'altra desiderava, anzi, aveva bisogno di ciò che solo lei poteva dargli. «Non hai niente da dire? Oh, ma guarda come è caduto in basso il potente Inviato!» cinguettò Kendra, facendo scorrere la punta delle dita sul suo petto. Doveva essersi dimenticata che erano in pubblico... o forse non le importava. «Come vorrei che il Thane di prima potesse incontrare l'uomo che sei diventato! Così ti renderesti conto che ora desideri disperatamente la stessa donna che una volta hai abbandonato.» Detto questo, ragionò per qualche istante, poi parve illuminarsi. «Sei fortunato. In realtà, posso organizzare un breve incontro.» Aprì il medaglione che portava al collo e grattò via qualche scaglia di Frost con la punta delle dita. «Apri» gli ordinò e lui obbedì. 16


Elin lo sentì gemere di piacere mentre Kendra strofinava i fiocchi di Frost contro la sua lingua. Con un quantità così piccola, lui avrebbe preso coscienza della sua terribile condizione, almeno per un breve lasso di tempo, ma non sarebbe riuscito a liberarsi del desiderio fisico. Era necessaria una quantità molto maggiore di Frost per rompere il vincolo tra schiavo e padrona. Tesa come una corda di violino, lo osservò attentamente. Come avrebbe reagito quando si fosse reso conto della verità? Passò un minuto, poi un altro. Di colpo, l'Inviato gettò indietro la testa e lanciò un ruggito di rabbia incontrollata. Il Frost aveva funzionato. Una parte di lui si era appena resa conto di come era ridotto. Elin si coprì la bocca per soffocare un grido sgomento. «Proprio così. Adori la donna che disprezzi tanto» disse Kendra con un sorriso perfido, sdraiandosi sul letto. «Ho cambiato idea. Mi concederò, schiavo. Prendimi ora, mentre la tua mente mi maledice.» «No» gridò lui, anche se si stava accarezzando l'erezione. «Oh, sì. Prendimi» gli ordinò lei con decisione. «Ora.» Thane strinse i denti, come se dentro di lui stesse combattendo una guerra, poi le strappò la canottiera e i pantaloncini di dosso. Chissà come trattava le donne quando non era sotto l'effetto del veleno? Era gentile? Si sarebbe preoccupato del fatto che gli altri lo avrebbero visto fare sesso? O che la sua amante in realtà apparteneva a un altro uomo? «Non è divertente?» tubò Kendra. Elin non aveva mai visto una persona emanare tanta malvagità. Come mai la principessa era diventata... così? In quel momento, non importava. Kendra era ciò che era. Così come tutti loro. Lezione di sopravvivenza numero uno: abbassa la testa. Non guardare niente. Non dire niente. «Ti odio» sbraitò Thane. Kendra scoppiò a ridere. «Davvero? Perfino quando mi ami con tanto impeto?» 17


Crack. Elin alzò lo sguardo di scatto. Il guerriero aveva mollato un pugno alla testiera del letto, spaccandola. «Su, su, non fare così» lo ammonì Kendra in tono rassicurante. «Ti ho impartito un ordine. Eseguilo.» Thane la girò a pancia in sotto e le spinse la faccia sul cuscino. Possibile che non volesse vederla sebbene la desiderasse disperatamente? Le allargò le gambe con il ginocchio, e lei sbottò in un'altra risata. «Proprio come piace a me» lo provocò, lanciandogli un'occhiata beffarda da sopra la spalla. Lui girò la testa di lato ed Elin lesse sul suo volto tutta l'umiliazione e il disgusto per ciò che stava facendo. Un'esplosione di emozioni contrastanti si impossessò di lei. Dispiacere di vederlo costretto a fare una cosa del genere. Rabbia per come veniva trattato. E cieca determinazione. Thane era uno schiavo, come lei, e aveva bisogno di qualcuno che lo salvasse. 'Fanculo alle lezioni di sopravvivenza. Elin si precipitò nella tenda. «Fermo. Ti prego, Thane. Fermati.» Lui strinse una mano intorno all'erezione e si preparò a penetrare Kendra. «Thane!» gridò Elin, riprovando a fermarlo. Combatti il richiamo di Kendra. Non darle quello che vuole. Lui si fermò un attimo prima che il danno fosse fatto. Tutto il suo corpo vibrava per lo sforzo di resistere agli impulsi che lo scuotevano. «Ti prego» ripeté Elin, poggiandogli una mano sulla spalla. «Non sei costretto.» Le sue narici si allargarono come quelle di una belva mentre inspirava forte l'aria. Si leccò le labbra come se avesse appena fiutato una preda più gustosa. Elin si trattenne a stento dal chiedergli: «Io?». «Come osi rivolgere la parola al mio schiavo, umana?» Kendra menò un fendente con gli artigli per squarciarle la coscia, ma non ci riuscì perché Thane le afferrò il polso e salvò Elin da una ferita all'arteria femorale. «Ehi! Lasciami subito.» «Niente... dolore» sibilò. 18


Le guardie Fenici scattarono sull'attenti non appena si resero conto che la principessa aveva bisogno di aiuto e attaccarono Thane, trascinando via Elin. Con lo stomaco sottosopra e un tremendo senso di vertigine per aver assistito all'aggressione, Elin si allontanò a fatica dalla battaglia e si trascinò fino allo stagno sulle gambe tremanti. Si tuffò e scomparve sotto la superficie, determinata a restare sott'acqua finché i polmoni glielo avessero permesso. Codarda! Sì. Sì, era una codarda, ma non poteva farci niente. La violenza era la sua criptonite e, se non si fosse nascosta subito, se avesse assistito all'aggressione, sarebbe andata in pezzi. Perché, non sei già a pezzi? Per lo meno avrebbero risparmiato la vita a Thane. Quando era arrivato al campo, era ancora abbastanza lucido da capire che era finito in una situazione disastrosa, così aveva ucciso Krull, che non sarebbe mai più tornato in vita. Il re aveva deciso di punire Kendra per ciò che aveva fatto a Ricker e, per evitare la punizione, lei era tornata ai vecchi metodi e aveva mangiato il cuore dell'anziano padre. Allora Ardeo aveva preso il trono e, per ringraziare Thane del suo contributo fondamentale nella vicenda, gli aveva concesso di vivere in eterno con le Fenici. Come schiavo, certo, ma pur sempre vivo. I polmoni... bruciano... Elin riemerse e prese fiato, ansimando forte. Fu molto sollevata di vedere che Thane e i guerrieri non erano più lì. Si asciugò le gocce d'acqua dalle ciglia e si trascinò a riva. «Umana!» gridò Kendra. «Vieni subito qui.» Oh oh. Ecco che arrivano le botte. Nella sua mente si agitava già un nuovo piano. Sopporta tutto ciò che sta per accadere, riprenditi e poi ruba i cubetti di Frost dal medaglione. Kendra dovrà pure dormire ogni tanto. Thane avrebbe ripreso i sensi e sarebbe riuscito a uscire di nuovo dalla sua prigione. Grato per l'aiuto che Elin gli aveva dato, l'avrebbe raggiunta e portata via con sé. E finalmente, lei avrebbe potuto cominciare una nuova vita. 19


GENA SHOWALTER

L'angelo guerriero Thane è il più spietato guerriero dei Cieli, eppure la bellissima Elin Vale, per metà umana e per metà Fenice, attizza il fuoco dei suoi più oscuri desideri e a poco a poco conquista il suo cuore insensibile. Ma l'ossessivo istinto di protezione che quella donna dolcissima risveglia in lui è una minaccia per il loro amore appena sbocciato, e costringe Thane ad affrontare le proprie pulsioni distorte, e a entrare in un mondo in cui la passione è potere e vincere significa arrendersi...

KAIT BALLENGER

Il cacciatore di demoni Chiamato a indagare su un atroce delitto, David Aronowitz, l'esorcista della Execution Underground, si rende subito conto che il responsabile è un demone. E quando la malvagia creatura si impadronisce del corpo luminoso e sensuale di Allsún O'Hare, la fata mezzosangue che cinque anni prima lo ha abbandonato, portandosi via il suo cuore e lasciandogli dentro un vuoto incolmabile, deve decidere se per salvare la vita della donna che ama è disposto a sacrificare la propria.


MAGGIE SHAYNE

Bacio di sangue La notte in cui viene trasformato in vampiro, tutto a un tratto Seth Connor avverte la presenza della donna bellissima e sensuale che sogna da sempre e si rende conto che lei non è frutto della sua fantasia. È reale, ed è in pericolo. Una forza misteriosa e potente lo spinge a cercarla e a mettere a repentaglio persino la propria immortalità pur di salvarla. Perché sa che solo quando l'avrà trovata si compirà il suo destino...

R.L. NAQUIN

Un mostro nell'armadio Zoey non ha mai creduto a sciocchezze come i superpoteri o la magia. Fino al giorno in cui scopre un mostro in casa propria e si ritrova costretta a rivedere le proprie convinzioni. Non solo il mondo è popolato di creature soprannaturali, ma un demone la perseguita, e visto che non riesce ad avere lei uccide le sue clienti. L'unica nota positiva in quel caos è Riley, un paramedico simpatico, sexy e soprattutto normale. A volte, però, le apparenze ingannano...

dal 31 gennaio


Ogni sfumatura del desiderio. Il tuo caldissimo inverno: Non c’è due senza tre...

Un ménage a tròis, un segreto del passato, un’avventura che rischia di diventare molto pericolosa… O dannatamente eccitante. Dopo il successo di Eccitanti Alchimie, SAMANTHA ANN KING torna a infiammare il pubblico con un nuovo, trasgressivo romanzo.

Una voglia, tira l’altra… Torna l’antologia più attesa e apprezzata nel variegato panorama erotico contemporaneo. Undici racconti, undici momenti bollenti da assaporare, centellinandoli come regali speciali che non deludono mai. Per soddisfare, come sempre, ogni più piccola voglia.

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QUELLO CHE LE LETTRICI VOGLIONO. Il deserto: un luogo selvaggio e indomito, abitato da principi appassionati. Tra lusso sfrenato e tramonti infuocati, preparatevi a vivere una storia d’amore da mille e una notte, firmata Lynne Graham.

Cinici, spietati, arroganti, Gannon e Damien sono due milionari disposti a tutto pur di raggiungere i loro obiettivi finali: fama, potere, vendetta. Ma due donne sono pronte a rubargli il cuore e cambiare le loro vite per sempre.

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