L’EDITORIALE
Fulvio Scaparro
Psicoterapeuta e scrittore, fondatore dell’Associazione GeA Genitori Ancòra.
LA SALA D'ATTESA DELLA MATURITÀ F
stando almeno ai documenti di cui disponiamo. A titolo di esempio, è noto il testo della tavoletta di un dignitario del tempo di Hammurabi, il sesto re di Babilonia, risalente a più di 1700 anni avanti Cristo:“non se ne può più dei giovani d’oggi, perché si picchiano tra loro, ingravidano le ragazze e disprezzano i vecchi”. Nel Racconto d’inverno di Shakespeare, un vecchio pastore fa gli stessi commenti sui giovani che continuano a picchiarsi tra loro, a correre dietro alle ragazze e a non rispettare gli anziani. Dobbiamo aspettare il XIX secolo per leggere qualche variazione. Oscar Wilde scrive “non se ne può più dei giovani d’oggi, non rispettano più i capelli tinti”. Sono convinto che il distacco tra mondo adulto e adolescenziale comporti un’alta probabilità di relazioni non del tutto pacifiche, ma che molto si possa fare per entrare in maggiore sintonia se i bisogni dei più giovani saranno meglio conosciuti e riconosciuti. Che le difficoltà tra adolescenti e adulti ci siano sempre state non significa che tutto si ripeta senza variazioni. Gli apporti scientifici e le testimonianze di vita presenti in Adò dimostreranno quanto il funzionamento del nostro cervello si stia modificando sotto la pressione dello sviluppo tecnologico rapido, al limite del frenetico, e quanto le relazioni sociali risentano di questi cambiamenti. È fondato, dunque, ritenere che quando pensiamo alla nostra adolescenza o a quella dei nostri padri e nonni e la confrontiamo con quella dei nostri giorni, tutto ci sembra cambiato (di solito in peggio, vista la nostra tendenza a enfatizzare le presunte virtù del tempo andato). Tuttavia, attenzione a ritenere che i ragazzi di oggi siano snaturati, non nel senso peggiorativo del termine ovviamente, ma in quello di “sradicati dalla natura”. Non possiamo ragionevolmente pensare che in trenta, cinquanta o settant’anni vi sia stata, nell’essere umano, una mutazione, cioè un’alterazione, spontanea o indotta, del patrimonio genetico. Non confondiamo la cronaca della nostra specie con la sua storia. La cronaca manifesta variazioni spettacolari, ma nel profondo la specie si muove lentamente come le correnti profonde del mare.
erma restando la libertà di parola e di opinione, chi ha davvero voce in capitolo per parlare di adolescenti e tantomeno a nome loro? Tutti e nessuno. Nemmeno gli adolescenti stessi e tantomeno i loro genitori, gli insegnanti, i medici, gli psicologi, gli psichiatri, gli studiosi del ramo, i ricercatori, gli artisti, i legislatori. Ciascuno, sulla base della memoria delle proprie esperienze di vita, di convinzioni teoriche, spesso di pregiudizi e stereotipi, non può che presentare una visione necessariamente parziale. Una buona ragione perché Laboratorio Adolescenza abbia deciso di realizzare questa nuova rivista – Adò – che si configurerà proprio come un mosaico di punti di vista che il lettore comporrà, integrerà e modificherà come crede. Fino a circa tre secoli fa, l’adolescenza come stagione della vita con un inizio e una fine, non esisteva. Si era prima infanti, poi bambini e bambine fino a quando si era pronti per riprodursi, lavorare, combattere. Si entrava allora nel mondo come apprendisti della vita, a cura e agli ordini dei più vecchi e, pur restando ragazzi e giovani con i pregi e i difetti che conosciamo, non c’era interesse, soprattutto economico, a inventare lunghissime soste in una sorta di camera di decompressione o, se preferite, in una sorta di sala d’attesa della maturazione, come quelle che oggi conosciamo e alle quali abbiamo dato il nome di ‘adolescenza’. La permanenza in sala d’attesa sta diventando sempre più lunga, tanto che di recente un acuto giornalista ha ironicamente profetizzato che tra poco l’adolescenza sfocerà direttamente nella vecchiaia. Per natura, bambini e ragazzi non amano le lunghe attese, soprattutto se non ne capiscono il senso e non intravedono sbocchi appetibili. Si innervosiscono, scalpitano, vorrebbero stringere i tempi e spesso entrano in rotta di collisione con gli adulti che, immemori dei propri anni giovanili ed essi stessi ex adolescenti pentiti, si irritano per il comportamento, talvolta davvero riprovevole, dei ragazzi. Il fenomeno non è nuovo perché la potente spinta alla crescita e alla ricerca dell’identità dei più giovani, li ha portati a frequenti contrasti con gli adulti attraverso tutto il corso della nostra storia,
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Adò - Laboratorio Adolescenza - 2018; 1,1.