N 6 2016 inter chievoweb

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mercoledi 3 febbraio 2016 anno 6 numero 6

Inter

Sport & Spettacolo

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info@stadio5.it COPIAOMAGGIO

Chievo

indifendibile


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Parola al Baffo

E

mercoledì sera lasagna, no Bacca, anzi il Chievo. Eravamo rimasti al derby, che ha vinto il Milan, distruggendo i resti di un’Inter assolutamente ai minimi termini, di testa e motivazioni. Cosa da non credere se riavvolgiamo il nastro degli ultimi quaranta giorni. Poi la Lazio. Una picchiata inarrestabile, con la parentesi felice di Empoli e Napoli. Questo dissesto ha un’origine ben precisa: identità mai dichiarata e confusione tecnica, di cui Mancini è il grande responsabile. In un mese bruciato il grande lavoro fatto, testa della classifica lontana 9 punti, ma soprattutto il terzo posto lasciato alla Fiorentina. Dietro intanto, risale la Roma, che è la più accreditata se dovesse arrivare a maggio ancora con dei colpi in canna. E poi c’è il Milan. I rossoneri sono stati bravi a ritrovarsi, Mihajlovic, una volta trovata la fiducia di Berlusconi, ha risposto alla grande, vincendo contro Fiorentina e Inter e pareggiando a Empoli, campo notoriamente ostico per chiunque. Ora sono a 5 punti dai cugini, ma se il trend è questo, fra poco potremmo avere le due squadre appaiate e, siccome questo campionato continua a riservare sorprese, chissà mai che alla fine l’allievo sorpassi il maestro. Tornando ai giorni nostri, l’Inter non può più perdere punti in casa, soprattutto con squadre di seconda fascia. Nel calcio non s’improvvisa nulla e, se Mancini non riesce a ricompattare il gruppo, è facile immaginare i nerazzurri a fine campionato, fuori per il secondo anno consecutivo dall’Europa, fosse anche quella che conta di meno. Il mercato appena passato, nulla ha modificato tatticamente nello scacchiere in campo. Eder è un ottimo giocatore, ma non era la necessità primaria. E’ strano che nel derby abbia giocato Santon, un ex giocatore da quello che si è visto, dopo molto tempo, è preoccupante che Brozovic stia percorrendo la strada della piena involuzione, che Ljajic è il lontano parente di quello visto fino a qualche settimana fa, che Jovetic sia ormai il mistero del calcio. E nella combriccola mettiamo anche il Mancio. Dal giorno del “finocchio” ha preso solo sberle. Forse solo una indigestione. Che si riprenda in fretta. La “zona Champions” non è scappata, l’importante è non prenderla a calci.

Sandro Mazzola

R

ischio di crisi per la Beneamata Il colpo del KO è arrivato nel derby. Non è che pensassi ad una vittoria con il Milan, però un risultato positivo alla vigilia di questa sfida poteva essere ipotizzato. C’era da cancellare il 3-0 di Coppa Italia con la Juventus, invece è arrivata questa altra botta, che ridimensiona tutti i programmi nerazzurri in prospettiva della lotta per lo scudetto. Ora siamo quarti in classifica, alle spalle della Fiorentina che questa sera sicuramente non avrà vita facile con il Carpi, che contro il Palermo ha dato prova di solidità, soprattutto difensiva. Non sarà facile neanche per noi, dal momento che a San Siro, in questo turno infrasettimanale dovremo affrontare il Chievo. che arriva

Rischio di crisi per la Beneamata dal pesante poker incassato dalla Juventus, squadra che, per conto mio, ha le carte in regola per rivincere lo scudetto, indipendentemente dalla bella risposta data dal capolista Napoli con il 5-1 al san Paolo, con l’Empoli. I partenopei, vincendo con i toscani, hanno operato subito il contro sorpasso dei bianconeri, ma oggi potrebbe succedere un nuovo rovesciamento di fronte perchè il Napoli dovrà vedersela all’Olimpico con la Lazio, mentre la squadra di Allegri ospiterà il Genoa, avversario sicuramente

Inter Allenatore

STADIO

Roberto Mancini

più abbordabile rispetto alla Lazio, soprattutto dopo la partenza di Perotti alla Roma. Resta il fatto che noi con il Chievo non dobbiamo assolutamente fallire l’obbiettivo dei tre punti, se vogliamo mantenere un lumicino di speranza per restare in zona-Champions. I nostri cugini, malgrado la vittoria del derby, non sono tanto tranquilli dal momento che il Palermo, davanti ai propri tifosi, giocherà alla morte per uscire vittorioso dallo scontro con i rossoneri. Stasera sono curioso di vedere quali saranno le mosse tattiche di Mancini, dal momento che nel derby la coppia Eder- Jovetic non ha risposto, come ci si attendeva, alle aspettative. Icardi, però, dopo il rigore calciato contro il palo nel derby, penso non sia psicologicamente tranquillo e di conseguenza ci sarà un problema in più per Mancini.

MEAZZA

Arbitro: Paolo

INTER (4-3-3)

Handanovic D’ambrosio, Miranda, MurilloTelles; Melo, Medel, Kondogbia; Eder, Icardi, Perisic

Chievo ORE 20.45

Allenatore

Rolando Maran

Mazzoleni di Bergamo CHIEVO (4-3-1-2)

Bizzarri Cacciatore, Dainelli, Cesar, Gobbi; Castro, Radovanovic, N. Rigoni; Birsa; Mpoku, Inglese


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Disastro annunciato

Partita

A

l Chievo basterà un gol per fare sua la partita ora che la difesa nerazzura non è più la migliore del campionato. Le tre reti rimediate nel derby l’hanno giustamente riportata nella posizione che merita, dopo la Juventus che ne ha subite due in meno. Forse i precedenti salveranno la banda di Mancini, che questa sera assisterà alla partita dalla tribuna grazie alla squalifica rimediata domenica sera contro i rossoneri, sulla caduta di stile

Si ricomincia ancora una volta da tre

che l’incontro di questa sera si giocherà tra due formazioni alla pari, non per la posizione in classifica, ma per i meriti sul campo. Entrambe nelle ultime sei partite di campionato hanno racimolato cinque punti, se non fossimo già al giro di boa, i numeri sono quelli da retrocessione. All’Inter manca la vittoria in casa dallo scorso dicembre e sarebbe anche ora provare a vincerne una, ma

del mister nerazzurro preferisco sorvolare. Torniamo ad aggrapparci al passato per sperare nel presente. Contro i clivensi, l’Inter, almeno negli ultimi tre incontri, non ha subito reti vincendone due e pareggiandone 1 per 0-0. E per ritrovare l’ultima vittoria dei gialloblu a San Siro bisogna tornare al 2001, sete di riscatto della squadra veneta? Speriamo di no. Possiamo dire

Su la testa! Ora devi battere il Chievo

LA CLASSIFICA

classifica marcatori

In casa Inter piove sul bagnato. Dopo la delusione di coppa Italia, arriva l’ennesima e pesante sconfitta anche in campionato e per giunta in un derby. Per i tifosi, la società e i giocatori, certamente, questo stop è un boccone amaro e difficile da digerire, anche perchè tutto quello che di buono si è costruito o meglio si è ottenuto in precedenza si è disciolto stranamente già a gennaio, periodo in cui le squadre di rango di solito ripartono con il piede sull’acceleratore e non con il freno tirato, come del resto sta succedendo alla “beneamata,” che nelle ultime quattro gare è

riuscita a conquistare soltanto due punti. La brutta prestazione, e la pesante sconfitta contro il Milan, potrebbe subito essere dimenticata, a patto che questa sera i nerazzurri vincano contro il Chievo; squadra da non sottovalutare e che certamente vorrà riscattarsi dopo il pesante ko subito nell’ultimo turno di campionato dalla Juve. L’Inter non vince in casa dal 6 dicembre (15esima giornata 1-0 contro il Genoa). Nella disfatta derby nessun giocatore si è salvato. Fa eccezione forse il neo acquisto Eder che, buttato subito nella mischia da Mancini e pur senza un vero

bomber di ruolo, si è dato da fare per creare problemi alla difesa del Milan. Peccato che Icardi non ha giocato dall’inizio. Contro i clivensi, questa sera il Mancio non sarà presente in panchina. Per il tecnico marchigiano, che ha mostrato il dito medio per difendersi maleducatamente dagli insulti di un gruppo di tifosi rossoneri, è arrivata una giornata di squalifica con una sostanziale multa. La partita con il Chievo dovrà quindi essere preparata da Mancini dietro le quinte. Occorre però serenità da parte di tutti. Ad incominciare dal tecnico nerazzurro che avrà soprattut-

to il compito di compattare un gruppo che disgraziatamente lui stesso ha sfilacciato in breve tempo, creando dissapori, malumori dovuti soprattutto ad alcuni suoi non felici comportamenti che potrebbero aver destato la suscettibilità di alcuni componenti della squadra, all’interno dello spogliatoio, dopo le continue scelte di moduli e uomini operati dal tecnico, senza alcuna logica. Sarà forse un caso, ma l’unico giocatore che il tecnico jesino non ha quasi mai utilizzato e che forse potrebbe risolvere momentaneamente i problemi del Mancio è Gnoukouri, elemento

Gonzalo Higuain

Éder Citadin Martins

Paulo Dybala

Leonardo Pavoletti

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12

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50

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Inter... Parliamone

giovane, ma forse unico centrocampista della squadra che, nonostante l’età, ha una discreta personalità in campo, un’ottima visione di gioco e certamente qualcosa di più di un giocatore tutto muscoli come Melo e che è stato fortemente voluto dallo stesso allenatore nerazzurro e che, invece, fino ad ora, non ha pienamente convinto.

3 contro il Chievo, dopo la disfatta di domenica, non sarà così scontata la vittoria. Maran venderà cara la pelle conoscendo bene i limiti di questa Inter. Roberto Mancini non ha ancora le idee chiare e, ancora una volta, rivoluziona la formazione, rispetto al derby, che scenderà in campo questa sera. In castigo Santon, Juan Jesus e Jovetic, rei della disfatta contro il Milan, in compagnia di Brozovic, lontano cugino di quello visto nelle prime partite, e Ljajic. Jovetic rischia di diventare il vero caso della famiglia Inter. Prova di maturità, almeno ci spera il tecnico iesino, per D’Ambrosio e Telles schierati in difesa, Felipe Melo e Kondogbia a centrocampo, Icardi in attacco con la speranza che non scenda in campo con il fantasma del rigore sbagliato nel derby. La formazione pensata da Mancini, nella speranza di vincere almeno questa partita, dovrebbe essere la seguente (4-3-3): 1 Handanovic; 33 D’Ambrosio, 25 Miranda, 24 Murillo, 12 Telles; 83 Felipe Melo, 17 Medel, 7 Kondogbia; 23 Eder, 9 Icardi (C), 44 Perisic. Il treno Champions non è ancora perso, ma i minuti passano e i punti vengono regolarmente persi per strada senza fare differenze tra squadre cosiddette piccole o grandi. La Roma ieri sera, nell’anticipo del Mapei Stadium contro il Sassuolo, ha fatto il suo dovere e con un secco 0-2 (gol di Salah e del figliol prodigo Stephan El Shaarawy) si è portata a 41 punti in compagnia dell’Inter. A rischio anche la quarta piazza per i nerazzurri che iniziano a sentire anche odore di Milan nelle vicinanze

Nikola Kalinic

Josip Ilicic

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1 partita in più

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Riscossa Rieccoci

“L

’abbonamento a 3 è da disdire!” Questo deve essere la frase d’ordine della banda Mancini per la partita con il Chievo. Dopo aver affrontato

nel giro di una settimana Juventus in Coppa Italia e Milan in campionato l’Inter deve innanzitutto calibrare la difesa per non prendere altri 3 gol e ripartire con una vittoria per centrare il terzo posto. Due partite e 6 gol subiti, le certezze granitiche della coppia centrale sgretolate e un attacco in continua sofferenza di palloni da buttare dentro: una caduta non del tutto inaspettata per i tifosi interisti ma dall’involuzione tattica e fisica preoccupante. Con il mercato d’inverno è arrivato Eder e sulla carta

la coppia d’attacco con Maurito Icardi sembra molto ben assortita. Il mister non deve far altro che schierarli e mettere alle loro spalle un centrocampo che sviluppi quantità e qualità. I nomi ci sono, le personalità anche ma dopo la pausa natalizia sembra che sia scomparsa la voglia di vincere, di imporsi e la sicurezza autunnale. Il Chievo arriva a San Siro dopo aver perso le ultime due partite incassando 8 gol segnandone 1: non certo un bel biglietto da visita ma un lapalissiano avviso di come imposterà

Vince la Roma che rafforza l’attacco con El Shaarawy e Perotti L

a sessione invernale ha chiuso i battenti. Grandissimi colpi non ce ne sono stati. A cambiare maglie sono stati soprattutto gli attaccanti. Tra i nomi di un certo rilievo ci sono: Eder passato dalla Samp all’Inter, El Shaarawy, nuovo attaccante della Roma e autore già di un spettacolare gol di tacco la settimana scorsa contro il Frosinone davanti al pubblico giallorosso, Ranocchia e Dodò alla Sampdoria, Guarin che ha salutato l’Inter per trasferirsi allo Shangai Shenhua, Quagliarella ceduto dal Torino alla Samp, Tello ingaggiato dalla Fiorentina in prestito dal Barcellona, Zarate che torna in Italia, in maglia viola e Cerci che tenta il rilancio con la maglia del Genoa, Floro Flores dal Sassuolo al Chievo, Tino Costa dalla Genoa alla Fiorentina, Kone dall’Udinese alla Fiorentina, Immobile dal Siviglia al Torino.

Mercato

Ecco comunque i trasferimenti nelle squadre più attese della Serie A

Inter

Milan Napoli

Acquisti:

Acquisti:

Cessioni:

Cessioni:

Eder ( dalla Samp) Le squadre che hanno meglio operato sono: Roma che ha rafforzato molto l’attacco, il Napoli che ha lavorato in prospettiva. Non benissimo la Samp che ha venduto il pezzo pregiato Eder e che il prossimo anno saluterà anche Soriano. Ferrero comunque spera che i rinforzi in difesa possano far risalire la sua squadra in classifica e allontanarla dalle zone pericolose.

Vidic ( risoluzione contratto), Ranocchia (Samp) Guarin (Shangai Shenhua) Montoya (Betis Siviglia) De La Fuente (Atletico

Madrid)

Boateng (Schalke 04) Cerci (Genoa) De Jong (Los Angeles Ga-

laxy)

Acquisti:

Grassi (Atalanta) Regini (Empoli)

Cessioni:

Henrique (Fluminense) Zuniga (Bologna)

Roma Acquisti:

El Shaarawy (Monaco) Zukanovic (Samp) Perotti (Genoa)

Cessioni:

Iturbe (Bournemouth) Cole (Los Angeles) Gervinho (Hebei Cina)


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Giù al Nord

D

iciamola tutta, la Juve è di un’altra categoria, per competere con loro ce ne vuole, noi come Napoli stiamo andando oltre ogni più rosea previsione ed essere ancora in cors con loro e addirittura con due punti sopra, è davvero mirabolante; finora la stagione del Napoli può essere considerata miracolosa, nessuno di noi a giugno del 2015 si sarebbe neanche minimamente immaginato ciò che stiamo vivendo. Il Napoli gioca bene e vince da 6 turni consecutivi, ed ha segnato 22 gol dei 50 finora fatti in campionato, mantiene la testa addirittura da 4 turni di seguito, la squadra in questo momento sta bene e esprime un gran gioco di squadra, a Napoli era dai tempi di Vinicio che non si vedeva giocare così. Ma bisogna restare con i piedi per terra, perché solo il lavoro e la concentrazione ci potrà aiutare da qui alla fine, per proseguire a sognare, anche se tutti noi tifosi degli azzurri siamo già orgogliosi di questi ragazzi e della loro disponibilità, della loro abnegazione, del loro sacrificIo, sono dei professionisti veri: umili e di qualità. Sarri sta ottenendo da loro il 101%. Auguriamoci che il Napoli continui così.

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Mentre il Napoli vola, l’Italia oltraggia i simboli delle Due Sicilie Contro l’Empoli siamo andati in svantaggio casualmente, anche se l’ex squadra di Maurizio Sarri è molto forte in trasferta, prima del 5-1 subito al San Paolo, Marco Giampaolo aveva raccolto in trasferta ben 15 punti, quasi la metà dei punti (32), che i toscani hanno finora raccolto in campionato. Non era facile ribaltare l’1-0 . I partenopei così come con il Sassuolo, hanno comunque continuato a giocare come se non fosse accaduto nulla, questo è uno dei segreti di questa stagione straordinaria, oltre al campionato esorbitante che stanno giocando Gonzalo Higuain e

Lorenzo Insigne che è uno dei migliori talenti del calcio italiano, il gruppo è consapevole di se e di ciò che vuole. La torcida napoletana è contenta di Insigne, che rappresenta la napoletanità che un tempo era rappresentata da Mistone, Juliano, Bruscolotti,

Celestini, Taglialatela, Cannavaro, e che oggi lui rappresenta in maniera egregia, abbinando una talento naturale a una grande disponibilità; in campo è sempre pronto a sacrificarsi, finora ha realizzato 10 reti (2 in meno di Dybala) e 9 assist, stratosferico. A Roma giocheremo senza Elseid Hysaj e Allan che erano diffidati e che il vergognoso arbitro, cui è stata affidata la direzione di Napoli-Empoli, Davide Massa, ha rincorso per tutto il tempo calmandosi appena li ha potuti ammonire; sarà dura contro la Lazio, ma quale partita per noi non lo è?

La Lazio di Stefano Pioli è piena di talenti, come Felipe Anderson, Keita Baldé Diao, e dispone di calciatori esperti e molto forti come Antonio Candreva, Miroslav Klose, e su tutti uno che spesso con noi ha fatto gol come Alessandro Matri.

Napoli alla prova del nove all’Olimpico con la Lazio Campionato

B

otta e risposta in campionato fra la Juventus e Napoli. I bianconeri di Allegri rifilano un poker al Chievo a Verona, ma l’undici di Sarri replica sommergendo con cinque gol, al san Paolo, l’Empoli che non è sicuramente l’ultimo arrivato. La Vecchia Signora per un’oretta era passata al comando della classifica e però il sogno dei tifosi piemontesi è durato molto poco, vista la reazione di Higuain e dopo il pareggio dei toscani con il gol di Paredes . Nell’infrasettimanale i campioni d’Italia ci riprovano con il sorpasso, ospitando il Genoa, reduce dal pareggio con la Fiorentina che orfano di Perotti, finito alla Roma. La squadra di Gasperini, però, non è nuova ai colpacci contro i bianconeri, ne dimostra il fatto del successo conquistato a Marassi nella partita di andata, che aveva aperto

la crisi di Morata e compagni. Da Torino, sempre sponda bianconera, c’è un occhio di riguardo per la Lazio, chiamata all’Olimpico a respingere l’assalto del lanciatissimo Napoli, rinfrancato dalle cinque sberle rifilate all’Empoli. Le due partite, cioè quelle di Torino e Roma, corrono sulla stessa lunghezza d’onda e faranno tenere le antenne alzate alle due tifoserie, mentre sicuramente con risultati incerti fine alla fine. Se i sostenitori di Juventus e Napoli sorridono soddisfatti, la stessa cosa non accade per quelli dell’Inter, catapultati nuovamente nello spettrale san Siro, diventato tabù per loro dopo la sconfitta interna con la Lazio. Alzi la mano chi afferma che l’Inter non è in crisi. I nerazzurri, Coppa Italia compresa, in sei partite hanno rimediato quattro sconfitte e due pareggi, restando all’asciutto di vittorie. I gol segnati sono tre, quelli incassati dieci. Se questa non è crisi, che cosa è? Stasera la squadra di Mancini proverà a tamponare questa emorragia, affrontando un Chievo che scende a San Siro, sotto choc per i quattro gol presi dalla Juve, ma sicuramente motivato per dar fastidio alla Beneamata. Non sarà facile neanche per il Milan a Palermo e la stessa Fiorentina chiamata al Franchi contro un Carpi che lotta con il coltello fra i denti per togliersi dalla palude della retrocessione. Stesso discorso per l’Hellas Verona, chiamata al Bentegodi con l’Atalanta rinfrancata dal pareggio con il Sassuolo, impegnato ieri sera contro la Roma. Aprirà le ostilità odierne la gara delle 18,30 del Matusa fra il Frosinone ed il Bologna, ormai salvo con l’avvento di Donadoni.

I capitolini l’anno scorso ci hanno tra l’altro buttato fuori dalla Champions e dalla Coppa Italia, in entrambe le volte in casa nostra, a Fuorigrotta. Speriamo non ripetano l’impresa, sarebbe davvero brutto perdere la testa della classifica ancora una volta al cospetto di Claudio Lotito. Anche contro l’Empoli si è ripresentata la questione delle bandiere delle Due Sicilie allo stadio. Dopo i sequestri, perché di sequestri si tratta, anche se gli addetti alla sicurezza si guardano bene dal verbalizzare il tutto, di bandiere e sciarpe verificatisi in diverse occasioni, dopo l’in-

terrogazione parlamentare per la quale siamo ancora in attesa di risposta, dopo la risposta alla richiesta del Movimento Neoborbonico al GOS (organismo preposto all’ordine pubblico allo stadio) che concedeva, per ora, l’utilizzo di bandiere e sciarpe con simbologia delle Due Sicilie purché “associata ai colori e ai simboli del Napoli”, mentre sugli stadi di mezza Italia cori e striscioni razzisti continuano impuniti a offendere Napoli e i Napoletani, allo stadio San Paolo continuano vergognosamente e illegalmente a sequestrare sciarpe e bandiere gigliate anche

a donne e bambini e a detta di numerosi testimoni addirittura perché quei simboli di storia, cultura, identità e orgoglio, sarebbero “offensivi”. La “battaglia” continuerà in ogni sede (giornali, tv, radio, siti, gruppi social, altre imminenti interrogazioni parlamentari, azioni legali) per capire se si tratta di abusi o inadempienze di funzionari locali o di precise volontà politiche evidentemente condizionate dalla preoccupazione della diffusione dilagante di quella simbologia,ancora più dilagante dopo questi episodi! Saboia chi molla.


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Vita di CLUB

Giovanni Labanca

P

ubblichiamo, ancora, foto delle trascorse festività natalizie per far piacere, nei nostri limiti di spazio, a più Inter Club possibili. Questo paesino di appena 464 abitanti, a 730 metri sul livello del mare, nel cuore del Molise, merita tutta la nostra attenzione. E’ nato da un iniziale agglomerato di Sanniti, con l’economia basata sull’agricoltura e la pastorizia, dei cui prelibati prodotti va molto fiero. La festa più importante è quella religiosa, che si celebra il 21 gennaio, in onore del santo patrono Anastasio, giorno in cui si svolge la Focata, grande falò, auspicio di benessere, che richiama anche tanti turisti. Qui si tratta della bella tom-

INTER CLUB ACQUAVIVA D’ISERNIA bolata che l’Inter Club Acquaviva di Isernia ha organizzato tra i suoi soci e le rispettive famiglie, per trascorrere insieme una serata diversa,anche se con il pensiero rivolto alla Beneamata ed alle sue alterne fortune. Il successo ha dato ancora una volta ragione al volitivo presidente ed al direttivo che, oltre agli scontati appuntamenti sportivi legati al tifo per la squadra, organizzano tante iniziative a sfondo sociale, per favorire, sempre in modo più incisivo, l’integrazione tra i ragazzi ed anche il rapporto tra il sodalizio nerazzurro e la stessa cittadina, che, come sempre è accaduto, segue con grande simpatia e partecipazione le attività dell’Inter Club. Stadio5 si associa ai complimenti che anche il Centro Coordinamento di Milano ha fatto pervenire ai dirigenti dell’Inter Club Acquaviva d’Isernia, che come è facile intuire, fa davvero i salti mortali per mantenere in vita una struttura che comporta, come ogni cosa, un discreto impegno anche finanziario.

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Vita di CLUB

Inter Club Lebanon

Giovanni Labanca C’era una volta il Libano, si potrebbe dire se il pensiero ci riporta agli anni d’oro di questo lembo di terra affacciato sull’estremo angolo del Mediterraneo, terra dei Fenici e dei cedri, che ne caratterizzano la storia. Quella odierna, è una storia che parla di guerra e distruzioni, ma anche in tutto questo desolante quadro, un fiorellino di speranza e di gioia si può trovare nel campo sportivo e del tifo. Esiste, infatti, un Inter Club, a dimostrazione della grande forza che esercita la passione per una delle squadre più famose al mondo, l’Inter, appunto. I tifosi si danno appuntamen-

to a Lebanon per organizzarsi nel migliore dei modi per seguire la squadra del cuore, come hanno fatto ultimamente per il Torneo di FIFA 2016, un appassionante appuntamento che i tifosi hanno deciso di organizzare ogni anno. Altre occasioni di ritrovo sono, ovviamente, le partite dell’Inter, che vengono seguite per televi-

sione, con un tifo che rassomiglia tanto, nelle dovute proporzioni, a quello di San Siro. La grande famiglia degli Inter Club, come è dimostrato, non conosce distanze e supera ogni confine, per essere sempre pronta a ritrovarsi e celebrare, con la più grande passione, la propria Beneamata.

Nicola Berti, ambasciatore per gli Inter Club N

icola Berti, vecchia gloria nerazzurra, è stato nominato dalla Società “ambasciatore” presso gli Inter Club. Il suo compito, accettato con immenso piacere e salutato con entusiasmo dai soci della Famiglia nerazzurra, è quello di tenere sempre più vivo il già caldo rapporto tra la Società, il Centro Coordinamento e la vasta tifoseria interista. Questa avrà sempre più modo di dialogare con la Dirigenza e proporre idee, atte al miglioramento, già ottimale, della funzione del Centro Coordinamento Inter Club, che, ricordiamo per inciso, è il primo nato in Italia ed il più importante per numero di affiliati. Berti visiterà tutti gli Inter Club, previa una logica programmazione, che andrà, di volta in volta, messa a punto in collaborazione con i coordinatori regionali. Questa nuova figura, fortemente voluta dal presidente Thohir, costituisce una ulteriore prova di attenzione e di rispetto della F.C. Internazionale nei confronti della appassionata tifoseria, che, apprezzando molto la nomina di un simpatico interista, si sentirà sempre più ben disposta nei confronti del Biscione o della Beneamata. Scegliete voi il nome, senza dimenticarvi, però, che si tratta sempre della grande, intramontabile Inter. Stadio5, sempre vicino agli Inter Club, cui dedica più pagine ogni settimana, saluta con favore questa ulteriore bella iniziativa, dai sempre più brillanti colori nerazzurri ed augura all’amico Berti buon un proficuo lavoro.

INTER CLUB BERGAMO

Inter Forever

Nell’ambito del programma che mira ad avvicinare sempre più direttamente la tifoseria alla squadra, il Centro Coordinamento ha ospitato, in occasione di Inter-Carpi, i rappresentanti dell’Inter Club Velletri, premiati da Nazzareno Canuti, per il maggior numero di iscritti del Lazio. Sei soci Junior dell’Inter Club hanno potuto visitare lo stadio e, cosa più emozionante, “calpestare” il magico terreno di San Siro, come fanno i loro campioni, che questi baldi giovanotti, vorrebbero vedere sempre vittoriosi.

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n occasione della partita Atalanta-Inter, numerosi soci rappresentanti degli Inter Club della provincia bergamasca hanno potuto far visita ai giocatori nerazzurri,

direttamente nell’albergo che ha ospitato la squadra. Questa è una ulteriore prova della grande considerazione che il Centro Coordinamento ha per i Club, nello spiri-

to sempre più costruttivo di collaborazione, segnale di grande sensibilità della Società nerazzurra verso i suoi sostenitori.


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non

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solo

calcio

antichi mestieri

Napoli, il 3 maggio di quell’anno. Sospettato di antinazismo, Carluccio ‘o Calamaio fu arrestato e, solo il provvidenziale intervento di un grande avvocato Nino Talarico, gli evitò un processo e altre gravi conseguenze. Durante la seconda guerra mondiale, un incendio distrusse il deposito in Via Foria, ove si trovavano più di cento pianini. Qualche tempo dopo Raffaele Esposito Sansone, un lungimirante commerciante napoletano, apprese che alla periferia di Pavia un certo signore Fabio Bonino, svendeva ben centodieci pianini a milleseicento lire ciascuno. Il commerciante affittò un camion di fortuna e

I

l pianino fu inventato nel 1700 da un modenese, Giovanni Barberi. Il cilindro del pianino, o organetto, funzionava in maniera molto simile al cilindro di un carillon, quando ruotava su se stesso le sue punte rialzate determinavano la vibrazione di piccole leve e il movimento delle corde ad esse collegate producendo le più varie melodie. Il pianino prosperò soprattutto in Italia, in Francia, in Belgio e in Olanda, ma il suo maggior splendore lo ebbe a Napoli. “trainato da un cavallo o spinto dallo stesso suonatore, scandiva lo scorrere della vita di una folcloristica Napoli. La gente gli

si affollava intorno richiamata dalle melodie che si diffondevano tra i vicoli, acquistava per tre soldi le “copielle” e si univa al canto. Il pianino portava le canzoni nei vicoli, nelle case, nel cuore” Napoli divenne la capitale dei pianini e il suonatore non fu mai considerato “questuante” ma “venditore” di musica, ed era tenuto in massima stima da autori ed editori, per la preziosissima collaborazione divulgativa che compiva. Con il passare del tem-

po, lentamente veniva scemando la sua funzione che passava successivamente alle ribalte del café-chantant, al cinema, al disco, alla radio e alla televisione. Il declino dei pianini ambulanti iniziò esattamente nel mese di maggio del 1938 quando il famoso suonatore del rione Ponti Rossi, Carluccio ‘o Calamaio, commise l’imprudenza di inserire nel suo bellissimo pianino un rullo con l’inno di Garibaldi proprio mentre Hitler visitava

IL DERBY DELLA MADONNINA

ell’ottobre del 1908, curioN samente a Chiasso, si disputava il primo Inter-Milan,

la sfida che sarebbe diventata il derby italiano per eccellenza, il più giocato, il più prestigioso. Il derby della Madonnina ne celebra la storia ripercorrendo in sessantuno storie la sua gloriosa epopea attraverso partite famose e incontri che pochi conoscono. Un lungo, intenso e vivace racconto, ricchissimo di aneddoti, interviste, personaggi: dai fratelli Cevenini all’immenso Meazza che segnò con entrambe le maglie, dai fuoriclasse come Nyers e il Gre-No-Li, Rivera e Mazzola, Matthaeus e van Basten, Ibra e Kaká, a giocatori magari meno celebri ma che un’impronta, nella stracittadina, l’hanno lasciata: Smerzi, Bonizzoni, Cappellini, Belli, De Vecchi, Minaudo e tanti altri. Calcio, dunque, ma non solo. Poesia, musica, fatti di cronaca si inseriscono spesso e volentieri nei racconti, al pari delle vicende di una città fortunata a possedere il derby. Perché la stracittadina, oltre a essere emozione allo stato puro, è anche de-

del 1915, è rimasto nella storia del costume locale. Ma nel 1959 si trasferì a Milano e di pianini, a Napoli, non si sentì più parlare. Anche se Napoli è cambiata, in alcuni angoli di questa magica città, sarebbe bello poter vedere spuntare da un angolo un pianino, pronto a riproporre, con le sue note martellate, le canzoni più belle, come se Carluccio ‘o Calamaio, o Ciro Pantolese lo portassero ancora per le vie e i vicoli delle contrade.

Il pianino napoletano fu inventato da un modenese

Alberto Figliolia, Davide Grassi, Mauro Raimondi pagine 284 - ill. - prezzo € 16,00 isbn 978-88-6218-242-3

partì. Dopo più di una settimana fu di ritorno a Napoli avendo concluso l’acquisto di tutti i centodieci pianini che poi riuscì a vendere a undicimila lire ciascuno. L’ultimo suonatore di pianini a Napoli fu Ciro Pantolese, il quale, all’età di ottantadue anni nel 1959 , dovette smettere la sua attività perché a Napoli non c’erano più fabbricanti di rulli. In quel periodo esistevano a Napoli solo ventuno suonatori ambulanti, troppo pochi per consentire all’unico incisore di rulli rimasto in città, Pasquale Barbato, di provvedere a se stesso, alla moglie e sei figli. Pasquale Barbato, nato il 29 giugno a Napoli

Suoni e Sapori

mocrazia: una sorta di bipolarismo calcistico, l’esaltazione della dialettica, della libertà. Questo libro rappresenta un sincero, appassionato atto d’amore nei suoi confronti. Alberto Figliolia è giornalista pubblicista. Collabora con il «Gazetin», periodico indipendente di cronaca civile, e «tellusfolio», rivista telematica “glocal”. Allenatore di basket, ha provato a coniugare la passione dell’insegnamento con i concetti di agonismo, democrazia e solidarietà. Collabora con Silvana Ceruti alla conduzione del Laboratorio di Scrittura creativa nella Casa di Reclusione di MilanoOpera. Ha scritto numerosi libri navigando fra poesia e sport. Condivide con Çlirim Muça la vocazione alla divulgazione dello haiku e crede con fermezza nel martello libertario e gandhiano della poesia. Davide Grassi, giornalista pubblicista, ha collaborato con diversi quotidiani nazionali – tra cui il «Corriere della Sera» – prima di approdare agli uffici stampa. Ha pubblicato Inter? No, grazie! (Limina, 2002), Rossoneri comunque (Limina, 2003) – antologia curata con Andrea Scanzi –, La palla è rotonda? (Limina, 2003),

Christopher Nasso

Rossoneri. Il manuale del perfetto casciavit (Fratelli Frilli Editori, 2008). Nel 2013, ha curato il Diario della mia guerra (Segni e Parole), scritto da suo padre Paolo, e nel 2014 ha partecipato all’antologia 33 Racconti rock (QuiEdit). Il suo sito è www.davideg.it, il blog www.fuorigiocoblog.com. Mauro Raimondi, milanese, ha esordito nel 2003 con Invasione di campo. Una vita in rossonero (Limina), partecipando all’antologia Rossoneri comunque (Limina, 2003). Insegnante di Storia di Milano, ha curato la biografia del poeta Franco Loi in Da bambino il cielo (Garzanti, 2010). Della sua città ha raccontato il cinema in Milano Films 1896/2009 (Frilli, 2009, coautore M. Palazzini), le testimonianze dei viaggiatori stranieri in Dal tetto del Duomo (Touring Club, 2007) e i libri in CentoMilano (Frilli, 2006). I tre autori hanno pubblicato insieme Centonovantesimi (Sep, 2005), Eravamo in centomila (Frilli, 2008) e Portieri d’Italia (A.Car, 2010). Nel 2010, Figliolia e Grassi hanno inoltre scritto La sua Africa. Storia di Samuel Eto’o (Limina), e nel 2012 Grassi e Raimondi hanno pubblicato Milano è rossonera (Bradipolibri).


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buco NERO

Luigi Sada

S

iamo nel 2016 ed ancora c’è gente in circolazione chi etichetta di nazismo due partiti che stanno difendendo la libertà del proprio Paese dall’assalto di due milioni di finti profughi, provenienti dal medio oriente.Ad attaccare l’incontro di Milano tra Salvini e Le Pen sono stati i soliti centri sociali, pronti a contestare qualsiasi mossa e iniziativa della Lega Nord e del Front National francese, per proteggere dall’invasione islamica l’intera Europa. Il guaio è che sono proprio loro i nazifascisti, cioè i centri sociali capaci di aggredire i poliziotti e distruggere i centri delle città, senza che alcun politico di sinistra prenda le distanze da loro, punendo i colpevoli, tra l’altro, associati ai

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finestra sul mondo e dintorni

Salvini, patto d’acciaio con la Le Pen noglobal, specialisti in qualità di vandali specializzati nelle distruzioni delle città europee. Salvini e la Le Pen, insieme ad altri rappresentanti del entro destra dell’UE, nell’evento promosso a Milano presso il palazzo dei congressi del Portello. non hanno fatto altro che ribadire la linea promossa a Bruxelles in merito all’arrivo indiscriminato dei migranti da ogni parte del mondo. In Australia c’è una legge che respinge i clandestini se non hanno i requisiti fissati dal governo di Sidney dove questi ultimi vengono rispediti al loro paese con voli charter. La Svezia, la Finlandia e la Danimarca stanno facendo la stessa cosa. In Italia, no, Alfano dice che è tutto sotto controllo, ma la verità è che c’è in atto una vera invasione, dal momento che le richieste di asilo politico per chi fugge dalla guerra è solo il 20% sul totale. Ogni giorno, in questa situazione, si moltiplicano gli assalti alle abitazioni e attacchi a negozi, creando il panico alla po-

polazione, costretta a difendersi come può. Non bastasse c’è pure una legge infame italiana che difende ladri e delinquenti, visto che , l’altro giorno, un cittadino che aveva ucciso un ladro entrato di notte sella sua tabaccheria è stato condannato a due anni e mezzo di carcere e costretto a pagare 350 mila euro, quale risarcimento ai parenti della vittima. Ma dove hanno la capoccia questi giudici e magistrati? Lo sanno qual è il valore di questa cifra chiesta al tabaccaio? Così, al di là della rovina della persona morale, si colpisce l’aggredito, rovinandolo per tutta la vita, visto che 350 mila euro non sono noccioline, ma siamo in Italia e in Italia non c’è giustizia, visto che quattro gatti (senza offesa per i gatti) di centri sociali si permettono di stampare manifesti con le foto di Salvini e la Le Pen con la scritta “Ecco i nuovi nazisti”. Pensate un po’. Dalla caduta del fascismo-nazismo, sono passati 72 anni e la testa di questa gente è rimasta ferma, congelata, al 1945.


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Rischio e Desiderio

Pierfrancesco Pacoda

L

’estate del 2015 è stata caratterizzata dall’ennesimo allarme sociale indirizzato ai giovani, alle droghe e al mondo della notte in generale. Il 19 luglio a seguito della scomparsa di un ragazzo minorenne deceduto dopo una serata passata nella discoteca più famosa d’Italia, il Cocoricò di Riccione, moltissimi media nazionali hanno contribuito alla creazione di un dibattito intenso quanto, in molti casi, superficiale riproponendo per l’ennesima volta a distanza di anni l’associazione: giovanidiscoteca-sballo-droga. Pierfrancesco Pacoda torna così con un interessante libro, un viaggio nel mondo della notte tra giovani, droghe, eccessi e divieti: “Rischio e Desiderio” (collana: NFC Edizioni; formato: 14x21 cm; pagine: 132; € 11,90 ISBN: 9788867260737). L’intervento di Pacoda è quasi in tempo reale, nel dibattito in corso, e dà voce diretta ad alcuni protagonisti del mondo della notte. Giovani, club culture, droghe, musica, prospettive e stato delle cose sono

state le linee guida per un lavoro che intende creare un’opportunità di confronto in grado di allargare il campo e coinvolgere più voci possibili in una questione perennemente attuale. Il libro contiene interventi di: Luca Agnelli, Stefano Bertoletti, Renato Bricolo, Lucia Chiavari, Claudio Cippitelli, Fabrizio De Meis, Marie Di Blasi, Federica Gamberale, Nicola Lagioia, Michele Marangi, Principe Maurice, Leonardo Montecchi, Maurizio Pasca, Pier Pierucci, Edoardo Polidori, Micaela Zanni, Cristiano Zuccher. Pierfrancesco, perché “Rischio e Desiderio” e perché questo titolo? “‘Rischio e desiderio’ perché sono a mio avviso i due poli tra i quali si sviluppa il rapporto che i ragazzi oggi hanno con il clubbing. Da un lato l’aspirazione a consumare voracemente la notte, a viverne le passioni, il suo senso del mistero, il suo essere, ogni volta, l’occasione per un ‘viaggio’, dall’altro la voglia di accettarne i rischi, di sfidare la ‘normalità’, di avere una

rapporto dinamico e non formale con gli eccessi. È naturale, è l’essenza stessa delle cosiddette culture giovanili”. Tutto è nato da quello che è successo al Cocoricò o lo avresti scritto ugualmente? “Il libro nasce dopo i fatti estivi e la consueta ondata di parole che si è abbattuta sui club, come sempre avviene quando le discoteche finiscono al centro della cronaca: e, come sempre, le generalizzazioni hanno trionfato, come il luogo comune, sostenuto dalla quasi totalità dei media, dei club come luoghi del disagio morale. Il libro è stato pensato come un contributo, spero utile, al tema. Volevo far ascoltare le voci di operatori che, a titolo diverso, lavorano nell’universo giovanile, con passione e competenza, e quindi hanno gli strumenti per meglio analizzare, senza preclusioni, il fenomeno. Ci pensavo da tempo, in realtà volevo scrivere un libro sulla figura del dj oggi. Poi, vista la bruciante attualità, ho pensato a ‘Rischio e Desiderio’”. Mai pensato di fare una disamina anche sulle condizioni all’estero? “Per fare un lavoro simile sull’estero ci vorrebbe una competenza e una conoscenze di quello che avviene nei diversi paesi che solo chi vive e lavora lì può avere. In realtà volevamo, e avevamo chiesto, dei contributi dall’estero, in particolare alle organizzazioni che lavorano sulla riduzione del danno alla Parade di Zurigo, ma non c’erano i tempi. Sarà per un nuovo volume”. Perché i media associano i giovani e le loro droghe alla club culture? “Perché i club sono i luoghi di aggregazione per eccellenza per i ragazzi oggi, e quando parlo di club faccio riferimento non solo alle discoteche, ma a tutti gli spazi dove si balla, dai disco bar ai rave. Non dimentichiamo che i primi rave in Inghilterra furono i luoghi più amati dai pusher per testare sul mercato l’appena arrivata in

Europa extasy. Certo questo non ha aiutato nella percezione generale del fenomeno. Ma sarebbe sin troppo facile dire che le discoteche valgono qualsiasi altro posto dove i giovani si incontrano per quel che riguarda la diffusione delle droghe”. Perché la musica da discoteca deve fare sempre i conti con una cultura antigiovanile? “Perché la cultura dominante è di per se antigiovanile. Perché i club sono luoghi dove si è sviluppata, dalla disco in poi, quella che i sociologi definiscono una ‘subcultura’, che ha in se tensioni opposte a quelle dominanti. I club sono nati come spazi di ribellione, di innovazione sociale”. Ogni musica, o almeno ogni genere musicale, ha una sua droga? È vero questo? “Secondo me è una generalizzazione, diciamo che, nel corso degli anni c’è stata una diffusione maggiore di un tipo di droga legato a un periodo determinato delle culture giovanili. Oggi, anche nelle droghe, come nel resto, è tutto mescolato. Quello che è cambiato, purtroppo, è l’approccio dei più giovani alle droghe. Oggi le sostanze, specie quelle chimiche, si assumono con preoccupante leggerezza. Come se fossero parte dell’intrattenimento. In questo senso il marketing criminale ha funzionato benissimo. E la percezione che i ragazzi hanno delle pastiglie, così carine e colorate, è come di un oggetto innocuo, che fa parte dl ‘kit’ del divertimento serale. Ed è questa mentalità che bisogna combattere”. Su che base hai scelto i nomi per gli interventi inclusi nel libro? “L’idea era quella di affiancare saggi più ponderosi di carattere scientifico, realizzato da sociologi e psicologi che da anni lavorano sul campo sostenendo la necessità della riduzione del danno, a interventi di gestori di club, dj, persone che lavorano nei luoghi della notte e hanno un punto di osservazione privilegiato. Credo

che il libro offra una panoramica unica su quello che succede nelle notti dei ragazzi italiani”. Quali collegamenti ci sono con “Riviera Club Culture”, il tuo precedente libro? “’Riviera Club Culture’ era un libro diverso. Lì volevo raccontare e storicizzare un periodo, dalla seconda metà degli anni ‘70 ai ‘90, durante i quali la riviera romagnola era il centro assoluto della

nighclubbing internazionale, grazie a una serie di fortunati accadimenti, non ultima la presenza sulla scena notturna di una meravigliosa generazione di imprenditori illuminati, tra quali è doveroso ricordare Gianni Fabbri del Paradiso. Allora i club diedero carta bianca a tanti ragazzi appassionati di musica e di arte che trovarono nelle discoteche i posti dove sviluppare il loro linguaggio. Il libro era un omaggio a una stagione meravigliosa della quale si stava perdendo la memoria”. Perché in Italia non esiste la (paradossale) cultura del sapersi drogare (bene)? Impressione? Leggenda metropolitana? Festival e club non sembrano così segnati da decessi e attacchi dei media. “Intanto non credo che esista un sapersi drogare bene. Non sono un moralista, ma penso che si possa godere magari della musica senza fare ricorso a sostanze che alterano la percezione. Detto questo, sicuramente la risposta non è la repressione, chiudere i club è un atto che serve solo a spo-

Libri Riccardo Sada stare il problema, ad allontanarlo di qualche chilometro, Sono convinto che l’unica via possibile sia la conoscenza e l’informazione: In questo bisognerebbe imparare da esperienze pilota come quelle olandesi o tedesche, dove nei rave ci sono esperti che danno tutte le

informazioni sulle sostanze e in alcuni casi le analizzano per verificare la presenza di veleni che potrebbero comunque avere effetti letali. Ecco, il moralismo sta nel far finta di niente e gridare additando le discoteche quando avvengono fatti drammatici”. Ma i giovani perché prediligono i raduni techno come luoghi dove drogarsi? “I raduni techno valgono secondo me quanto un concerto rock, ripeto, non credo che ci sia un legame tra generi musicali e consumo di sostanze. Naturalmente è un punto di vista personale, nel libro c’è chi la pensa diversamente”. Quale responsabilità hanno i dj? Potrebbero sensibilizzare il proprio pubblico? “Sicuramente i dj dovrebbero impegnarsi in prima persona, sono dei ‘role model’ per i ragazzi e conoscono queste situazioni meglio di tutti. Quello che io auspico è una stretta collaborazione tra le istituzioni e chi lavora nei club, i gestori e i dj. E spero che il libro possa favorire questa relazione”.

Pierfrancesco Pacoda è studioso, giornalista e si occupa principalmente di stili di vita e culture giovanili. È autore di numerosi libri tra cui “Riviera Club Culture” (NdA press 2012).


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