N 4 2016 inter carpiweb

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domenica 24 gennaio 2016 anno 6 numero 4

Inter

Sport & Spettacolo

vincere

Carpi

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Parola al Baffo

Il paradosso veste la maglia della normalità e il campionato si sveglia con un pigiama nuovo, che in pantofole si appresta a vedere un film con la storia nella pancia di un inizio dimenticato. Napoli e Juventus a scappare da Inter e Fiorentina, con la Roma che anche con il Verona non vince e col Milan che dopo momenti di vacche magre sciorina la più bella partita della stagione. Battono in testa i Mancini-boys che contro l’Atalanta disputano la più brutta gara della stagione. Brutto l’esordio di Spalletti sulla panchina della Roma che lasciò nel 2009 per cercare fortuna in Russia. L’Inter ha lasciato la vetta contro il Sassuolo e poi a Bergamo a rischiato di fare la stessa fine se non fosse stato per Handanovic, per il momento il miglior portiere d’Europa e forse del mondo. Molto bene il Milan che ha recuperato Boateng, che ha in rampa di lancio Balotelli e che fra poco ripresenterà Menez. Prima partita di spessore di Montolivo, ha sorpreso anche Honda in fase di copertura: morale per l’Europa ci sono anche i rossoneri. Quello che i tifosi chiedono alla squadra è una continuità in un campionato in cui molto è ancora possibile. Poi c’è la Coppa Italia. E qui le milanesi vanno a braccetto in semifinale. Se i rossoneri incontreranno l’Alessandria in una sorta di duello amarcord, con ricordi di chi ha diviso storia e leggenda (leggi Rivera, per i più attempati), i nerazzurri se la vedranno con la Juventus, che non molla un colpo. Mancini, però, deve pensare prima al Carpi, in un match pericoloso per la classifica, perché questa volta la vittoria appare l’unica medicina per far sparire il malessere di una crisi. C’è anche il calciomercato a condire questo gennaio pieno di scossoni e ribaltoni. Di sicuro non è finita. La vittoria dell’Inter in Coppa Italia ha gettato dei fantasmi sul Napoli, che ha presentato un Sarri maledettamente irascibile nell’unica sconfitta al San Paolo di questa stagione. Per chi sta lassù le vertigini sono sempre in agguato e Mancini l’ha capito. Il simpatico tecnico dei partenopei, probabilmente, non ancora.

Sandro Mazzola

TORNA IL SORRISO

va del Carpi, a parte la pesante sconfitta di Marassi, con la già citata Sampdoria, nella prima di campionato, ha cambiato decisamente in meglio, tanto vero che fare un gol in questo momento all’undici di Castori non

è poi tanto facile. Noi segniamo un po’ con il contagocce, però, dovremmo farcela a mettere in cassaforte i tre punti. Siamo stati sorpassati in classifica dal Napoli e dalla Juventus e questo potrebbe essere l’occasione buona per

ridurre lo svantaggio. Infatti, i bianconeri non avranno sicuramente vita facile con la Roma, nella sfida di Torino, mentre il Napoli sarà a Marassi contro la Sampdoria, imbufalita per la sconfitta con il Carpi. Non avrà

vita facile neppure la Fiorentina, ospitando il Torino, un avversario ostico che dà sempre filo da torcere alle big del campionato. Seguirò con interesse il derby emiliano tra il Sassuolo ed il Bologna, mentre un occhio cadrà

COLPACCIO IN COPPA ITALIA COL NAPOLI

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l successo con il Napoli mi ha fatto ritornare tranquillo, o quasi, dopo la partitaccia con il Sassuolo ed il pareggio con l’Atalanta a Bergamo. Al San Paolo ho visto un’Inter tonica e cinica come piace a me, pronta a colpire in contropiede, come facevamo noi con Herrera, ai tempi della grande Inter. Oggi con il Carpi dovrebbe essere una sfida da tre punti per noi, ma attenzione, perchè la squadra emiliana ha iniziato alla grande il girone di ritorno, pareggiando prima con la Lazio, poi battendo la Sampdoria, che non è l’ultima arrivata. La solidità difensi-

sulla sfida del Bentegodi, dove il Verona si giocherà gli ultimi spiccioli di salvezza, contro il lanciatissimo Genoa che ha rifilato un pesante poker al Palermo di Zamparini, che non sa più a quale santo votarsi, dopo l’esonero di Ballardini. Contro l’Udinese, per i rosanero non sarà facile fare risultato. Stesso discorso vale per la Lazio, attesa all’Olimpico contro un Chievo che non finisce mai di stupire.

Inter Allenatore

STADIO

Roberto Mancini

MEAZZA

Arbitro: Paolo

Carpi ORE 15.00

Allenatore

Fabrizio Castori

Mazzoleni di Bergamo

INTER (4-2-3-1)

CARPI (3-5-1-1)

Handanovic D’ambrosio, Telles, Brozovic, Jesus; Murillo Biabiany; Melo, Perisic, Palacio Icardi

Belec Pasciuti, Letizia, Zaccardo; Romagnoli, Suagher, Crimi, Bianco, Mbakogu; Di Gaudio; Lollo


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VEDI NAPOLI... E NON MUORI

Partita

L

’undici guidato dal tecnico Castori oggi potrebbe dare una lezione di umiltà e tenacia alla banda targata Mancio. L’inter, reduce dall’imbarazzate sconfitta in casa col Sassuolo di 15 giorni fa e dal deludente pareggio contro l’Atalanta nella prima giornata di questo girone di ritorno rimediato grazie all’autorete della squadra bergamasca, oggi ospita ospita il Carpi che arriva a San Siro a testa alta. La squadra emiliana, nelle ultime tre gare, è riu-

scita a tenere testa alla Lazio, 0-0 all’Olimpico, e vincere in casa con l’Udinese battuta per 2-1 e domenica è riuscita a rispedire a casa con la coda tra le gambe anche la Sampdoria dell’ormai sempre più mesto Vincenzo Montella. 0-0, 2-1 e 2-1, queste le credenziali del Carpi che oggi al Meazza affronta l’Inter dell’10 a Empoli, parecchio fortunoso, della sconfitta casalinga con i neroverdi e dell’umiliante pareggio bergamasco. Chi mastica, anche poco, il calcio può facilmente intuire che partita vedremo oggi. La fatica di Roberto Mancini a far comprendere ai suoi che giocano per l’Inter e non per una squadra di Lega Pro che deve chiudersi in

Calcio maleducato

P

LA CLASSIFICA

classifica marcatori

ace fatta. Mancini e Sarri si sono stretti la mano. All’indomani della sfida di Coppa Italia tra Napoli ed Inter, dove i nerazzurri hanno vinto e conquistato meritatamente le semifinali con la Juve, si spera ora che questa ennesima ferita nel calcio, sempre più violento e maleducato, venga rimarginata al più presto e fatti come quelli del S. Paolo non accadano più. Si, in effetti è deplorevole vedere due tecnici, attori della serie A, beccarsi come galletti, a bordo campo a partita in corso. La tensione può fare brutti scherzi, ma non possono giustificare termini e paro-

le usate fuori luogo da persone adulte, professionisti come Sarri che dovrebbero invece essere vaccinati alla vita, ai contorni di una sfida che inevitabilmente ha alzato un polverone (siamo in Italia) in uno sport in cui gli insulti spesso possono portare a discussioni senza senso, alla violenza fisica dentro e fuori gli stadi. Nella vita e nello sport, come insegna il pedagogista e storico francese De Couberten, il buon comportamento è alla base di ogni successo e quindi nulla può giustificare la maleducazione e le offese gratuite di molti personaggi pagati fior di quattrini. Il calcio va difeso e tutelato, anche

difesa col terrore delle cavalcate avversarie. Questa è l’Inter della rinascita, l’Inter del riscatto che è riuscita in due giornate a perdere la testa della classifica e finire in terza posizione dietro la Juven-

tus, che ha regalato ai propri tifosi la decima vittoria consecutiva, e solo perché il Diavolo ha tritato fuori le corna contro la Fiorentina non è scesa in quarta posizione, dietro i viola appunto. Setti-

perché sono tantissime le persone, soprattutto giovani, che lo seguono e lo praticano sotto varie bandiere. Se un giovane che gioca al calcio può essere, in alcune occasioni perdonato, il discorso non può valere per un allenatore che, non dobbiamo dimenticare, è anche un educatore al quale spetta il compito non solo di escogitare tattiche e indovinare le sostituzioni, ma anche stemperare le tensioni prima, durante e dopo una partita di calcio, avere rispetto per gli avversari, dare il buon esempio, evitando che un suo gesto sconsiderato o una parola fuori posto possa poi essere “usata” dal bambino, umiliando altri coetanei. Il caso, per fortuna, si è ora chiuso, ma quello che lascia sbigottiti sono le decisioni prese dal giudice sportivo

in merito a questa vicenda. Sarri è stato punito con due giornate di squalifica da scontare il prossimo anno in coppa Italia e 20 mila euro di multa. Mancini invece dovrà pagare una multa di 5 mila euro per atteggiamento intimidatorio verso Sarri che lo aveva insultato. La domanda che ora mi pongo è la seguente: per il giudice sportivo Tosel, Sarri ha sbagliato? Offendere allora è legito? Chi è il vero colpevole? Le previsioni parlavano di quattro mesi di squalifica per l’allenatore del Napoli, certamente esagerata, (quattro turni immediati di squalifica potevano andare bene n.d.r) ora invece siamo arrivati ad una sentenza che sembra non punire nessuno. La decisione certamente andrà nel dimenticatoio, dal momento che

Gonzalo Higuain

Éder Citadin Martins

Paulo Dybala

Leonardo Pavoletti

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mana prossima c’è il derby della Madonnina fra le due squadre, cosiddette grandi, più deludenti del campionato, il Milan ha messo sul piatto un mezzo riscatto, l’Inter? Alle 15 capiremo, al di là che possa anche vincerlo questo match, quale Inter Roberto Mancini è riuscito a mettere assieme, se una squadra degna del suo blasone o la solita cozzaglia che rende sempre più evidenti tutti i limiti di questa squadra che senza un vero regista e un buon terzino, di strada ne farà veramente poca. Il tanto agognato salto di qualità è più che mai lungi dall’evidenziarsi. Un occhio al mercato che vorrebbe in nerazzurro Mirko Valdifiori,

Inter... Parliamone

Sarri sconterà le due giornate di squalifiche addirittura il prossimo anno e solo in Coppa Italia. Di questi tempi, evidentemente, forse agli organi disciplinari della Figc, più che emanare punizioni, interessava intascare solo i soldi dei due tesserati. L’unica speranza ora è quella di non assistere da qui a qualche mese all’ennesimo episodio e figuraccia di un calcio pieno di se e di ma.

3 regista di scorta al Napoli, difficilmente la squadra partenopea lascerà partire le sue sane alternative, e Ever Banega, in scadenza di contratto col Siviglia, ma con troppi pretendenti all’uscio. Una buona, ma non risolutiva, soluzione è prendere Roberto Soriano in cambio di Ranocchia e Dodò, entrambi utili alla Sampdoria. In assenza di innesti capaci di scuotere questa squadra, di strada a disposizione ne vedo veramente poca con un deludente, almeno fin qui, Kondogbia, un Medel il più delle volte pressapochista e un Felipe Melo assolutamente inaffidabile. La vittoria in Coppa Italia, al di là delle polemiche, ridà morale ai nerazzurri e Mancini ritenterà il colpo, per la verità semplice, nonostante la difesa ostica, con l’undici di Fabrizio Castori. L’Inter ha conquistato solo quattro punti nelle ultime quattro giornate di campionato, con due sconfitte consecutive in casa, mentre il Carpi ne ha conquistati sette negli ultimi tre incontri. Mancini spera di festeggiare la sua partita numero 200 in Serie A alla guida dell’Inter con un successo convincente. Orgolgio Handanovic, il migliore tra i nerazzurri, che da inizio stagione ha parato ben 48 dei 53 tiri indirizzati a lui. Sarà il 4-2-3-1 il modulo che proverà ad avere la meglio sul Carpi. D’Ambrosio, Miranda, Murillo e quasi sicuramente Telles saranno gli angeli custodi di Handanovic. Medel e Kondogbia impegnati a far girare il gioco mentre il reparto più avanzato, con l’impegno di foraggiare il finalizzatore Maurito Icardi, troverà pronti all’appello Biabiany, Jovetic e Ljajic.

Nikola Kalinic

Josip Ilicic

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1 partita in più

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nerazzurra e diffidati

Jo達o Miranda

Geoffrey Kondogbia il Pitbull

Gary Medel


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gli Ospiti

Giovanni Labanca

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’anno scorso quando il verdetto del 28 aprile decretò la promozione del Carpi in serie A, fiumi di spumante corsero non solo negli spogliatoi della cittadina emiliana, ma anche nelle “segreterie” delle altre squadre, per la sicurezza di avere già i tasca i sei punti che la compagine del modenese poteva offrire su un comodo vassoio d’argento.

La preda scomoda al profumo di Carpino

Insomma, un boccone all’andata ed uno al ritorno, ed un bel bottino, dopo una bella scampagnata sugli ameni Appennini, era già nel carniere delle vanitosette grandi del calcio che conta. Semplice sarebbe stato, proprio come bere un bel bicchiere d’acqua nella calura estiva. I fatti del campionato hanno dimostrato e stanno dimostrando esattamente il contrario, come speravano nella città del Carpino che dal 1909 ha visto la luce del pallone sorgente ed ora adora e rispetta come un Dio, nel senso che, nessuno si è mai sognato da queste parti, di diventare lo scendiletto del campionato. E di questo, si sono accorti in parecchi, se anche le grandi hanno dovuto penare e molto per avere ragione dell’undici di Claudio Caliumi e di Castori. “Per noi il miracolo della A bastava e avanzava per campare di gloria per mille anni ancora, ma la volontà ci ha spinto oltre. Abbiamo pagato lo scotto della neofita, ma, una volta ag-

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C

ristian Zaccardo è arrivato al Carpi portando con sé unicamente il bagaglio dell’umiltà. Non è stata una scelta semplice, ma l’ex difensore rossonero ha ben valutato le sue opportunità. Far parte di un progetto e giocare per una squadra come il Carpi che si affaccia per la prima volta nella sua storia sul palcoscenico della Serie A è molto più importante che re-

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arco Borriello è alla ricerca di nuove avventure. Probabile la partenza dell’attuale attaccante del Carpi per nuovi lidi, non esclude neppure il volo verso la Grande Mela, la MLS negli ultimi anni ha affascinato tanti calciatori italiani di talento. Per restare in terra italica potrebbe approdare alla corte di Donastare fuori da ogni progetto in una squadra blasonata come cometa rossonera. L’ex rossonero è consapevole dei diversi obiettivi, non si gioca per lo scudetto e per la Champions League, ma per la salvezza che vale quanto uno scudetto. Zaccardo è arrivato al Carpi la scorsa estate, a titolo definitivo, firmando un contratto che lo legherà al Club biancorosso fino al 30 giugno 2017.

giustato il tiro e capito bene il nuovo meccanismo di gioco, abbiamo preso sempre più coscienza delle nostre forze e, anche con spavalderia, ci stiamo giocando i tre punti di volta in volta, con il coltello tra i denti, perchè mostrarsi impauriti, sarebbe stata la fine anticipata dei nostri progetti”. I risultati danno ragione a questa bella “Jucunditas”, che, pur navigando sulla pericolosa linea di galleggiamento, non cederà le armi fino all’ultimo secondo, avendo anche a disposizione campioncini mica tanto male come capitan Zaccardo, Borriello e Lasagna, tanto per dirne qualcuno. Questi baldi giovinotti, proprio oggi, nello scenario più bello d’Italia, vogliono dare dimostrazione del loro valore, pur temendo un ritorno di fuoco del Biscione che, dopo una settimana pazza, non può più rovinare la digestione ai propri affezionati tifosi che, con il termometro sotto lo zero, rischiano di brutto, specialmente se la palla, i nerazzurri, non dovessero far-

la girare nel modo giusto e nella porta avversaria. “Ci sarà da divertirsi e parecchio” ci dichiara un Borriello volenteroso e deciso a riscattare una stagione quasi anonima. San Siro è stato anche il mio campo e, per fortuna, la strada della porta, me la ricordo ancora. Sarà una bella sfida che scalderà cuori e polmoni, con la non troppa recondita speranza di un buon risultato”. Vittoria o non vittoria, al presidente Caliumi preme un’altra cosa che ancora non ha avuto dalla vita sportiva, che, dato i tempi, oltre a poter essere una noto Amaro, è il ritorno urgente a poter giocare nella sua sede naturale della sua città, che è il glorioso Sandro Cabassi, lo stadio del cuore e della storia della pianta verde.

doni, con il suo arrivo il Bologna gioca un altro calcio. Anche il Genoa potrebbe trarre vantaggio dal suo arrivo sotto la Lanterna come alternativa a Pavoletti. L’ex milanista non esclude neppure il Torino, se si creasse un vuoto in attacco. Intanto ha pensato bene di cambiare procuratore affidandosi ad Andrea D’Amico.

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a punta di diamante di questo Carpi porta il nome di Kevin Lasagna passato da esterno ad attaccante con il fiuto del gol. Vera punta che ha calpestato i campi di periferia per arrivare sul palcoscenico di Serie A. Ci pensa il Carpi dalle grandi ambizioni che lo acquista nel luglio del 2014. Con la maglia biancorossa debutta il 13 settembre successivo, campionato di Serie B, nell’1-1 contro il Crotone. Protagonista della storica promozione in Serie A della sua squadra, ad oggi con il Carpi ha totalizzato 48 presenze e 5 reti.


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Vid Belec

Mercato

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’Inter, come ha fatto il Milan, ha bisogno di crearsi un tesoretto da investire sul mercato in entrata. Ovviamente il modo migliore è quello di liberarsi degli ingaggi più pesanti e liberarsi del calciatore in modo definitivo, un prestito con futuro riscatto non cambierebbe la situazione economica della società nerazzurra. Almeno tre i fardelli della

Severa Bisceglia

Cugini

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ilan in lotta per l’Europa, quasi a pieno titolo, ma manca la necessaria continuità. E’ vero, il campionato è ancora tutto da giocare, ma fallire i tre punti, seppur contro un ottimo Empoli, equivale ad una sconfitta. Mihajlovic ha ancora molti nodi da sciogliere. In primis un Milan che subisce, con paura, le incursioni avversarie. Il primo tempo di Empoli-Milan, disputata nell’anticipo di ieri, ha messo sul piatto la paura rossonera nonostante il vantaggio arrivato già all’8’. Peccato, agganciare la Roma al quinto posto sarebbe

beneamata: il fallimento Vidic, Andrea Ranocchia ed il piccolo diamante Fredy Guarin. Liberarsi di ingaggi gravosi è il primo guadagno di una società che non può attingere ad entrate extra e cospicue come quelle che arrivano dalle competizioni europee. Il difensore serbo Nemanja Vidić è stato il fallimento più grosso, un operazione costata oltre 10 milioni di euro per vederlo in campo 28 volte e, all’unico gol segnato, ci sono da aggiungere anche 8 cartellini gialli e uno rosso. Un

fallimento puro che ha percepito 3,2 milioni netti per giocare 2441 minuti. Un problema in meno per l’Inter che è riuscita, come da comunicato ufficiale di lunedì scorso, a rescindere il contratto consensualmente con il difensore serbo. E’ sicuramente spendibile bene Fredy Guarin, su di lui, diretto dalla Cina, lo Jiangsu Suning. Il colombiano non gradisce, almeno per il momento, la trasferta in Oriente che porterebbe nelle casse dell’Inter 15 milioni di euro. Anche Andrea Ranoc-

chia compare nella lista dei partenti graditi. La Sampdoria ha abbozzato una trattativa concreta che lo vedrebbe in prestito ai doriani ma con una parte dell’ingaggio ancora a carico dell’Inter. Soprattutto il difensore e ex capitano, deve essere ceduto a titolo definitivo se l’Inter non vuole pagargli la pensione. Ormai partito, e senza di lui, l’aereo che poteva portarlo al Liverpool non resta che attendere, così si spera, la prossima offerta.

DOPPIA RIMONTA IN TERRA TOSCANA stato utile soprattutto al morale, per l’Europa, invece, ci sono ancora i numeri. Battere la Fiorentina per 2-0 e tornare da Empoli, doveroso il rispetto per l’undici guidato da Giampaolo, con un mesto pareggio non è gratificante, se si considera, poi, che il punto guadagnato in classifica è frutto di una doppia rimonta, è

demoralizzante. L’undici rossonero, lo stesso che ha avuto la meglio sulla Fiorentina, è sceso in campo con l’intenzione di fare propria la partita. Pronto all’appello si fa trovare Bacca, servito da Antonelli, che realizza il gol in leggero fuorigioco, decimo centro per lui in Serie A, del momentaneo vantaggio all’8’.

Sinisa Mihajloci, deluso dal secondo gol toscano

Pronta la risposta dei toscani che si buttano in avanti spinti anche dall’ex Saponara. L’Empoli prende le misure, pareggio annullato giustamente a Maccarone per fuori gioco prima, e fa secco Donnarumma al 30’ con Zielinski servito dall’instancabile Saponara che magistralmente si libera letteralmente dell’intera difesa rossonera. Tutto da rifare, si infortuna ancora Alex e scende in campo Zapata. Secondo vantaggio del Diavolo, la pallonata presa in pieno volto da Niang, su deviazione dell’avversario Tonelli, diventa un assist perfetto per Bonaventura che si fa trovare pronto e realizza la sua quinta rete stagionale. Ripristinate le cose? No. Da calcio piazzato arriva il secondo pareggio empolese. Donnarumma ribatte la conclusione a giro di Pucciarelli, ma sulla ribattuta si fa trovare pronto Maccarone che non sbaglia. C’è spazio anche per Balotelli, ma nulla di nuovo all’orizzonte.

La delusione di Mario Balotelli, in campo dal 67’


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Giù al Nord

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Con Maurizio Sarri pe’ ciente anne

mo posto dà fastidio alle strisciate. E’ tutta colpa di quel “vecchio cazzone” di Sarri, che ha messo in riga la Serie A e destabilizzato i poteri forti del calcio italiano con il suo Napoli! E comunque è assurdo dare lezioni di moralità a una città come Napoli che è la città con il più alto tasso di integrazione dei “femminielli” nella comunità e nell’immaginario

collettivo. Mettiamo allora sotto processo anche Sergio Leone che in “C’era una volta l’America” fa usare spesso la battuta: “Che ore sono? L’ora di prenderlo in culo”. E la cosa non allude alle pratiche sessuali ma ai rapporti di forza nel conflitto sociale Perché la frase che viene declinata migliaia di volte è le espressioni “fare/ non fare” il ricchione e “metter-

lo/prenderlo” in culo restando sempre ancorato a un discorso sul sistema di relazioni umane e non sulle congiunzioni carnali variamente interpretate. Dovremo spiegare a Mancini, appunto, che a Napoli “una ricchionata” è una condotta che viola l’ethos virile, la condotta propria dell’essere uomini e sicuramente, le dichiarazioni stampa del tecnico dell’Inter in TV, sono state una ‘ricchionata’. Napoli è una città che vanta intellettuali omosessuali, che nel sentire comune, sono diecimila volta più “uomini” di un etero isterico e risentito come Mancini. E quindi, con Maurizio Sarri pe’ ciente anne. Tornando al calcio giocato, se c’era una partita da perdere, cui avrei fatto buon viso è proprio questa di Coppa Italia contro l’Inter, quindi nessuna delusione e nessun magone per la sconfitta, in tutta sincerità a me

Roma a caccia del colpaccio...

ce, a difendere il primato nella dura trasferta di Genova contro la Sampdoria. E’ un po’ la prova del nove per Higuain e compagni, dopo la sconfitta di Coppa Italia con l’Inter rimediata al San Paolo. I fans della Juventus tiferanno tutti Sampdoria, augurandosi in un sorpasso del Napoli, se quest’ultimo non farà risultato con i blucerchiati. Sulla carta a trarne vantaggio dovrebbe essere l’Inter chiamata a San Siro contro il Carpi. I nerazzurri si presentano con il biglietto da

visita timbrato al San Paolo con il Napoli e dovrebbero mettersi in tasca i tre punti, nella speranza di ridurre il distacco dalla coppia Napoli-Juventus. Ma il Carpi ha tutta l’aria di non voler concedere chances all’Inter, in primo luogo perchè arriva da un bel successo con la Sampdoria e da un buon momento attraversato grazie agli spunti di Lasagna e Borriello. Derby tutto da seguire è quello di Reggio Emilia tra Sassuolo e Bologna, con i neroverdi reduci dal pareggio di mercoledì

E

rano due i quesiti che mi sono posto da qualche settimana; il primo era sapere se Maurizio Sarri sarebbe stato capace di tenere fronte alla pressione per la posizione raggiunta e la seconda era scoprire quando sarebbe cominciato il tam tam mediatico che avrebbero scatenato contro il Calcio Napoli, reo di essere primo in classifica, colpevole di avere una grande organizzazione di gioco, e di risultati ottenuti nonostante i costi contenuti del tetto ingaggi dei suoi calciatori. Tutte cose che hanno causato scossoni in un mondo fatto di calciatori pagati più del loro valore e di direttori sportivi e procuratori dediti più agli interessi

Campionato

U

ltime grida della savana per la Roma targata Spalletti, questa sera a Torino, contro la Juventus, lanciata verso

del proprio portafoglio, al di là di quello che poi i loro assistiti fanno in campo. Sarri è il pericolo, la stranezza, cioè quella dove un allenatore che guadagna quanto un tecnico di serie B sta mettendo sotto quelli come Mancini, super pagati senza rendere. Non ho mai nascosto la mia assoluta certezza sul fatto che al Napoli e a Maurizio Sarri in questo mondo di marchettari, non l’avrebbero fatto passare liscia questa situazione anomala: onestà, lavoro, competenza e serietà sono canoni troppo alti in un mondo di “ladri e di puttane”. Mancini è stato il primo affondo, tra breve si scatenerà l’inferno perché come diceva Maradona: “Il Napoli per vincere dovrà giocare contro a tutti”. Si parlava di maxi squalifica per il Mister, quindi l’obiettivo del Chiachiello è stato quasi raggiunto. Ora sarà attivata la macchina del “Fango”. Il pri-

l’undicesima vittoria consecutiva. L’esordio contro il Verona dell’ex tecnico dello Zenit San Pietroburgo non è stato dei più felici, visto il pareggio rimediato all’Olimpico. Spalletti, l’altra sera, ha seguito con attenzione la prova dei campioni bianconeri in Coppa Italia contro la Lazio ed ha tratto le prime conclusioni per affrontare al meglio la sfida di oggi. La Juventus di Allegri, però, non sembra orientata a

concedere disco verde alla Roma che, comunque, in trasferta si è sempre rivelata un avversario ad alto livello. I giallorossi non hanno abbandonato ancora i sogni di risalita i n classifica e puntano ad un recupero prodigioso nei confronti del poker di squadre che la procedono in classifica. In primo luogo la Fiorentina, chiamata oggi a mezzogiorno al Franchi contro il Torino. Il capolista Napoli proverà, inve-

roma-juventus

Bianconeri in netto vantaggio

Q

uanta acqua è passata sotto i ponti! Anzi, quanti palloni e gol. Questo campionato è iniziato all’insegna dell’Inter, in buona compagnia con Fiorentina e Roma, con la Juventus alla finestra che vedeva i nerazzurri allontanarsi sempre di più. Ribaltati i ruoli. Inter e Fiorentina provano a restare in scia ed approfittare di un eventuale passo falso di chi le precede. La Roma, ancora in scia ma con non poche difficoltà, deve, invece, contrastare la cavalcata bianconera che mette paura, la Lupa non vorrebbe consegnare in mano alla Juventus l’undicesima vittoria consecutiva, ma deve fare i conti con una squadra che non conosce rivali, almeno in campionato, capace di effettuare una rimonta degna di nota. Solo lo scorso ottobre, la Roma era in testa alla classifica con i bianconeri a 11 punti, undicesima in classifica e Allegri a rischio esonero. Tutto ribaltato. A lasciare la panchina è stato Garcia e non Allegri. Oggi la Juventus è altra storia. Allegri vanta una squadra equilibrata e ambiziosa che punta in alto e non sente la fatica, può permettersi il turnover senza penalizzare

la resa sul campo. Non esiste una sola squadra, ma due o tre contemporaneamente da prima. Quella di oggi è la Juve di Dybala, Mandzukic, Khedira e Alex Sandro, è la squadra che se la vedrà con il Bayern agli ottavi di Champions League, con l’Inter in semifinale di Coppa Italia ed intenzionatissima ad appuntarsi sulla casacca l’ennesimo tricolore a fine stagione. La Roma, invece, si ritrova sul percorso inverso. Fuori dalla Coppa Italia per mano dello Spezia che milita in Serie B, per un pelo e con notevole fatica è ancora dentro in Champions ma molto lontana nella forma e nei numeri dell’inizio di questo campionato. Le dieci vittorie consecutive di Garcia avevano fatto gridare allo scudetto in capitale, ma nonostante i numeri sul campo, 37 reti per entrambe le formazioni, lo stato di salute e mentale non è lo stesso. I giallorossi lasciano molto a desiderare in zona arretrata, le 23 reti subite, 8 più dei bianconeri, devono far riflettere Spalletti che prova a correre ai ripari puntando, però, soprattutto su Dzeko e Gervinho per alzare il baricentro.

il modo di come si gioca questa competizione non è mai piaciuta nonostante il fatto che negli ultimi 5 anni, gli azzurri hanno vinto due volte il trofeo; troppo riduttiva la formula adottata, se arrivi tra i primi in campionato, poi ti ritrovi a vincere il trofeo facendo solo 5 partite, andrebbe cambiato il modo. Per la partita in se, cambiare tutto di un botto 6 titolari su 11 mi è parso davvero un grosso azzardo. Andiamo a Genova, sponda Sampdoria, con il chiaro intento di fare bottino pieno, mi auguro che i napoletani sparsi in giro per la Serie A si comportino come di solito fa Antonio Di Natale. Questa non è più una questioni di pallone, è una “guerra” aperta, questo è un mondo di parassiti dove c’è l’anomalia più assurda, quella che vede Robin Hood (i media nazionali) dalla parte dei ricchi che si ribellano ai poveri, una lotta che ha da una parte i poteri forti e dall’altro i peones, brutti, sporchi e neri. Mai come adesso bisogna stare tutti uniti. con il Torino, nel recupero della partita rinviata per nebbia, un mese fa. Ultima spiaggia, infine, per il Verona di Delneri, rinfrancato dall’ 1-1 all’Olimpico con la Roma. L’Hellas dovrà vedersela con il Genoa, reduce dal 4 a 0 con il Palermo, squadra che si trova a dodici punti davanti al citato Verona. L’impresa sembra praticamente impossibile per Toni e compagni, anche in caso di successo, con i rossoblu.

...allo Stadium con la Juve


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INTER CLUB pesaro

Vita di CLUB

Giovanni Labanca

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eate feste di Natale che non finiscono mai e, soprattutto, forniscono la bella occasione di ritrovarsi tra amici, per trascorrere un bella giornata all’insegna dell’amicizia ed anche per fare il punto sulle attività che il Club dovrò pianificare per l’anno appena cominciato. Crocevia della vasta tifoseria marchigiana ed anche della bassa Romagna, è sicuramente il glorioso Inter Club Pesaro, che,

a vele spiegate si avvia ad essere uno dei più solerti nell’applicazione delle direttive del Centro e tra i migliori nel mettere a punto quanto di meglio si possa fare per i soci, soprattutto i ragazzi. I soci iscritti sono, per il momento 761, un gran bel numero che dimostra come l’organizzazione del sodalizio sia ben affidata a mani solide e competenti. Il presidente Andrea Rinaldi è raggiante per quello che il 2016 si preannuncia come un anno ricco di soddisfazioni, specialmente se la squadra, finiti di fare i soliti capricci, mantenga bene l’alta classifica e porti ad un piazzamento. almeno utile per la partecipazione alla Champions, tanto per accontentarsi del minimo. Alla giornata del Club hanno preso parte più di trecento soci che, inutile dirlo, hanno dato luogo ad uno di

Inter Club Marocco

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asablanca evoca sempre grandi atmosfere, per via soprattutto di un memorabile film con Humphrey Bogart, Ingrid Bergman e Paul Hemreid, del 1946, oltre ad altre pratiche particolari. A noi interessa, soprattutto perchè, da poche settimane, è diventata sede centrale del primo Inter Club del Marocco, che vi ha trovato sede magnifica, oasi di tifo nerazzur-

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l Four Season Hotel, il diciannove dicembre scorso, è stata la prestigiosa sede prescelta per il quarto ritrovo annuale dell’Inter Club Firenze “A Giacinto”, ovvero espressamente dedicato alla cara memoria dell’ex terzino e presidente nerazzurro Giacinto Facchetti. A fare gli onori di casa è stato l’avvocato Pier Giorgio Maffezzoli, uno dei soci fondatori e da sempre principale artefice dei ritrovi natalizi nerazzurri di Firenze e dintorni, che ha accolto i gli ospiti d’onore con calore ed affettuosità, allo stesso modo con cui aveva fatto lo scorso anno con il presidente Massimo Moratti. In questa speciale occasione, a rendere onore alla memoria del glorioso passato della Beneamata ed al sempre amato Giacinto, c’erano gli storici ex calciatori Roberto Boninsegna, Roberto Galbiati e Giuliano Sarti. Questi, durante la cena e poi in un talk con analisi del momento in casa Inter, hanno ricordato i grandi momenti dell’Inter mondiale, aiutati anche dalla proiezione di filmati della storiche partite del club

nerazzurro. Grande “oratore” si è rivelato Luigi Maria Prisco, figlio dello storico ex presidente del club fra il 1963 ed il 2001, che con estremo piacere, ha rivissuto, con gli oltre duecento partecipanti alla serata, i momenti indimenticabili e i tanti aneddoti del padre, il più straordinario dei tifosi. Tutti i tifosi nerazzurri, più che entusiasti della magnifica manifestazione, hanno brindato, nonostante il momento altalenante, al brillante futuro della squadra, che dovrà dare le giuste ed attese soddisfazioni anche al nuovo presidente Erik Thohir. Ricordiamo, per questa speciale serata, i fondatori dell’Inter Club, che meritano senz’altro, una doverosa citazione: Avv. Pier Giorgio Maffezzoli, Dr. Alessandro Arrighi, Dr. Sergio Baccari, Sig. Vincenzo Baccari, Dr. Claudio Benevento, Dr. Duccio Casparis, Dr. Pier Luigi Fanetti, Ing. Marco Facchetti, Dr. Filippo Lazzerini, Dr. Guido Mastellone, Dr. Ranieri Pontello, Dr. Francesco Pulli, Dr. Alessandro M. Rossi, Avv. Alessandro Vanni, Avv. Niccolò Vanni e Dr. Diego Zanier.

ro, che è riuscito a radunare i numerosi tifosi del Biscione, sparsi tra belle località e cammelli. Il merito principale dell’organizzazione di questo sodalizio del deserto, va soprattutto ad Ali Ismail And Salah e già si pone all’attenzione della Spcietà ed al centro Coordinamento che, con grande gioia e soddisfazione, lo hanno accolto a braccia aperte. La miccia che ha dato inizio al

quegli eventi che resterà indelebile nella storia dei pesaresi. E’ stata una serata carica di passione e di divertimento, che ha coinvolto tutti i cuori nerazzurri del sodalizio nel brindare alla propria passione e al piacere di ritrovarsi con allegria all’insegna dei colori nerazzurri, in uno de più rinomati locali della città di Rossini. La grande famiglia Inter Club trova sempre motivi di grande emotività per stare insieme e trascorrere momenti memorabili, sempre nel nome della Beneamata del calcio mondiale. Questo il direttivo dell’Inter Club, che merita di essere ricordato: Andrea Rinaldi, presidente; Stefano Cardinali, vice; Rino Rossi, tesoriere; Fabio Martelli, segretario; Lorenzo Garulli, addetto stampa; Stefano Arduini, Claudio Fraternali, Sandro Omiccioli, Luigino Rossi, Pietro Ruggeri, Simone Santi, Marco Ugolini, consiglieri. Stadsio5 si congratula con i dirigenti ed i soci tutti ed augura sempre maggiori successi.

grande amore per l’Inter è stata l’amichevole tra Inter e PSG, che ha avuto luogo nello stadio di Marrakech, nel 2014, alla quale erano presenti numerosi soci di questo nuovo e singolare Inter Club che, come folgorati, sono stati incantati dai magici colori nerazzurri, carichi di gloria e famosi in tutto il mondo. I soci per il momento sono 40, ma si prevede una costante crescita, a considerare la grande passione che tutti esternano con grande affetto al seguito dell’Inter, specialmente a San Siro.


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Coppie che Scoppiano

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tevan Jovetic delude tanto quanto il mancato e tanto atteso feeling con Maurito Icardi. Le coppie scoppiano, è vero. Ma è altrettanto vero che a volte nella coppia non scoppia proprio l’amore, nel nostro caso parliamo di feeling. Roberto Mancini, primo deluso della lunga lista, lo ha tanto voluto all’Inter pregustando già il valzer dei gol in coppia con l’attaccante argentino. Non sempre le cose procedono secondo le aspettative, e Jojo ne è la conferma. Quattro reti in campionato, fuoco di paglia nelle prime due uscite, contro Carpi e Atalanta, un po’ pochino in considerazio-

ne del motivo che l’ha portato all’Inter. Doveva essere il perno, il simbolo della rinascita della squadra nerazzurra ed è finito col ricoprire il ruolo di chi deve portare a conclusione le gare per far riposare i compagni. Latitano le buone giocate e la giusta continuità, praticamente inesistente l’intesa con Icardi (non sarà un caso la sua rete e l’assist sul secondo gol che ha permesso all’Inter di superare il Napoli in Coppa Italia giocando con Ljajic e non con l’argentino) e lascia molto a desiderare anche la sua condizione fisica. La stella che la scorsa estate ha fatto brillare gli occhi dei tanti tifosi interisti, con la soddisfazione di averlo strappato alla Juventus, non brilla più di luce propria, almeno nell’Inter, e neppure di luce riflessa. Mancini è già pentito del suo acquisto e, a fine stagione, viene data quasi per certa la sua ripartenza. Il montenegrino, arrivato dal City in prestito biennale con l’obbligo di riscatto nel 2017, potrebbe partire anche in questa sessione di mercato se ar-

Inter, match winner al San Paolo L

a Coppa Italia è entrata nel vivo. Semifinali già decise per il Milan, che ha battuto a San Siro il Carpi per 2 reti a 1 mercoledì scorso, e per l’Alessandria che ha sorprendente superato lo Spezia sempre per 2-1. Martedì, come tutti sappiamo, i fari hanno illuminato il San Paolo dove il Napoli di Sarri ha ospitato l’Inter di Mancini. Il recente passato in coppa ha detto meglio agli azzurri, dal 2011 le due squadre si sono scontrate nel mese di gennaio, unica gara vinta dai nerazzurri (01), nel gennaio dell’anno successivo è stato il Napoli a battere l’Inter per

Vita di CLUB Giovanni Labanca La Befana vien di giorno, questa volta, e porta tanti bei regali ai bambini buoni, ma anche ai grandi che durante l’anno avranno compiuto belle azioni ed altre ne dovranno fare in avvenire. Questo è successo all’Inter Club

2-0 e il 4 febbraio dello scorso hanno è stata ancora la squadra partenopea ad avere la meglio con il risultato finale di 1-0. L’Inter è arrivata a questa sfida con un deludente pareggio contro l’Atalanta al Bentegodi e due sconfitte consecutive con Lazio (in casa 1-2) e Sassuolo (0-1) nelle sfide di campionato. Gli azzurri, invece, arrivano veloci come un treno collezionando vittorie a suon di gol. Martedi scorso, però, l’Inter, senza Icardi sostituito da Steven Jovetic, ha provato a dire la sua, riuscendoci. Toccherà proprio al montenegrino aprire le marcature, su assist

L’Inter pareggia con l’Atalanta

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rivasse un’offerta all’altezza delle aspettative delle casse sempre più vuote degli uffici di corso Emanuele. A Mancini, però, resta comunque il problema di trovare un attaccante di spessore capace di giocare sull’esterno. Oggi gli occhi sono puntati sul doriano Eder e sul Pocho. Attendiamo sviluppi. di Gary Medel, al 74’ insaccando uno splendido tiro a giro di destro da fuori area sotto la traversa in alto a destra. All’88’ l’arbitro Valeri manda anzitempo negli spogliatoi Dries Mertens e Roberto Mancini per un battibecco con la panchina azzurra, tra gli ammoniti anche Miranda, Mirko Valdifiori e Gonzalo Higuain. In pieno recupero è ancora l’Inter ad andare in gol con Adem Ljajic, grazie all’assist di Jovetic, con un tiro di destro da fuori area e palla che termina nell’angolino in basso a sinistra per il definitivo 0-2. Inter in semifinale grazie anche alle parate di Handanovic su Mertens e Callejon. Mercoledì 20, invece, è toccato alla Lazio soccombere alla Juventus trita tutto.

n gol di Correia al 53’ consente alla Primavera di Vecchi di agguantare un prezioso pari in trasferta contro l’Atalanta e posizionarsi in terza posizione nel girone B insieme ai bergamaschi, a tre punti dalla seconda posizione e a quattro punti dalla capolista Cagliari. La gara è combattuta fin dai primi minuti di gioco. I padroni di casa si portano in vantaggio al 18’ con un colpo di testa di Mazzocchi che spiazza Radu. L’Inter prova a farsi pericolosa prima con Zonta e poi con Miangue. Gli orobici sfiorano il raddoppio con Vigna. Salva con i piedi Radu. Nella ripresa, Vecchi inserisce Bakayoko e Bonetto al posto di De La Fuente e Sobacchi. Al terzo minuto c’è un rigore per l’Atalanta. Il tiro di Tulissi però viene respinto da Radu che salva anche sul successivo intervento di Di Rocco. Al 53’ l’Inter pareggia: punizione dalla trequarti di Baldini, difettoso intervento di Turrin e tapin vincente di Correia. La gara è veloce. Radu nega il gol a Ranieri. Al 60’ i ragazzi di Vecchi sfiorano il vantaggio con Correia che centra il palo interno. Nei minuti finali, l’Inter va vicino alla vittoria con Correia, ma il tiro dell’attaccante viene respinto sulla linea da un giocatore atalantino.

Inter Club BAGNOLO CREMASCO Garden’s Nerazzurro che, appunto per il giorno che tutte le feste porta via, ha colto l’occasione della Befana per ritrovarsi e festeggiare con i suoi soci la chiusura delle festività e l’inizio del decimo anno di vita del sodalizio cremasco. Il presidente Valentino Vanelli Tagliacarne, con il suo impegno e con l’aiuto di tutti i soci ha fatto le cose in grande, come sempre del resto,

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e nel suo applaudito discorso alla vasta platea, ha ringraziato tutti per aver permesso al Club di essere ancora una volta tra i protagonisti di quelli affiliati al Centro Coordinamento, per attività sportive e sociali di ampio respiro, che hanno investito tutto il vasto territorio nerazzurro. L’appuntamento ha visto anche la raccolta di fondi che sono stati destinati al progetto Madascar,

terra missionaria delle suore Trinitarie della scuola materna della città. Anche in questa bella occasione hanno prevalso il cuore, lo spirito e i valori nerazzurri della famiglia Inter Club, che hanno sempre portato a gesti concreti e solidali, molto apprezzati dalla Società e che noi di Stadio5 segnaliamo volentieri a tutto i mondo nerazzurro e non.

PRIMAVERA

Inter

Atalanta-Inter 1-1 Marcatori: 18’ Mazzocchi, ( A), 53’ Correia ( I ) Atalanta: Turrin, Mora, Kresic, Gatti, Zambataro, La Vigna ( 85’ Susnjara), Gasperoni, ( 61’

Correia in auge Castellano) Ranieri, Tulissi, Mazzocchi, Di Rocco ( 67’ Lunetta). All: Bonacina Inter: Radu, Gravillon, Popa, Miangue, Sobacchi, ( 46’ Bonetto), Zonta, Carraro, De la Fuente ( 46’ Bakayoko), Appiah, ( 88’

Rapaic), Correia, Baldini. All: Vecchi Arbitro: Mantelli di Brescia Ammoniti: 34’ La Vigna( A), 49’ Kresic ( A), 81’Ranieri ( A),91’ Castellano,( A), Carraro,( I)


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Prova del nove per l’Arsenal nel derby con il Chelsea Campionati Esteri

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rova a rialzare la testa in Premier League il Chelsea del dopo Mourinho, nella stracittadina con l’Arsenal capolista. La squadra di Wenger è decisa, però, a rendere la vita difficile ai Blues per mantenere il ruolo di leader del campionato, insieme al Leicester di Ranieri che ieri ha travolto lo Stoke City con un secco 3-0, Drinkwater al 42’ apre le marcature, il raddoppio porta la firma di Vardy al 66’ e chiude i giochi all’87 Ulloa.

Una partita sicuramente spettacolare quella di Londra che si accosta alla sfida di Liverpool, dove in campo contro i padroni di casa dell’Everton scenderà la Swansea, sulla cui panchina debutta Guidolin. In Bundes Liga, dopo un mese di inattività, è tornato in campo venerdì sera il Bayern Monaco che ha strappato 1-2 all’Amburgo, grazie alla doppietta firmata da Lewandowski, inframmezzata dal pareggio temporaneo dell’autogol di Xabi Alonso. Oggi in campo la quinta forza del campionato, lo Schalke 04, contro il Werder Brema, mentre il Wolfsburg è impegnato sul non facile campo di Francoforte, contro l’Eintracht. In Francia, sotto i riflettori Lione e Marsiglia, in una gara che probabilmente segnerà il destino delle due squadre in questa alternante stagione, mentre la capolista PSG ha dominato, nell’anticipo di ieri, la terza forza del cam-

pionato, Angers, al Parco dei Principi. Un rotondo 5-1 che ha lasciato poco spazio di recupero al malcapitato Angers. Apre le marcature al 32’ l’intramontabile Ibrahimovic, a ruota seguono al 40’ Lucas e G. Van der Eiel al 54’. Chiude la partita la doppietta di Di Maria (63’ e 66’). Il gol bandiera avversario è stato realizzato al 59’ da Capelle. Il Monaco, secondo in classifica, dovrà vedersela, questa sera, fra le mura amiche, con un Tolosa assetato di punti. In Spagna, l’Atletico Madrid, leader della classifica con il Barcellona, affronterà al Calderon il Siviglia, consapevole della vittoria di ieri dei Blugrana ottenuta per 1-2 in casa del Malaga. In rete El Haddadi dopo solo due minuti di gioco, al 32’ il momentaneo pareggio dei padroni di casa con Juanpi al 32’. Toccherà al solito Messi firmare i tre punti che consentono alla propria squadra di tenere il primato in classifica. Al 51’ la Pulce insacca l’1-2 mandando in estasi i tifosi del Barca. L’Athletico Bilbao ha avuto la meglio per 5-2 sull’Elba nell’anticipo delle ore 12.00 di oggi. Sempre negli anticipi di ieri, preme sottolineare il 3-0 del Valecano sul Celta Vico, e la vittoria per 3-2 del Granada sul Getafe. Pareggio tra Espanyol e Villarreal (2-2). Nell’anticipo di venerdì sera, invece, manita dello Sporting Giyon contro la Real Sociedad (5-1). Atteso alla prova, infine, il Real Madrid di Zizou Zidane sul campo del Real Betis Siviglia, mentre il Levante, rinforzato da Pepito Rossi incrocerà le armi nel posticipo di domani sera con Las Palmas.

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non

solo

calcio

Suoni e sapori del Mediterraneo antichi mestieri

Suoni e Sapori

LO SCRIVANO PUBBLICO

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o scrivano pubblico è il sensale delle parole. Il suo stile è immutabile, semplice, aborrente da metafore e da qualsiasi figura. Ama la brevità per convincimento che ha di persuader meglio altrui e giovare più sollecitamente a sé stesso. Egli non cerca mai modi eleganti nel manifestare ciò che pensa il suo vicino. Sa bene che l’eleganza e il lusso ingenerano la corruzione della specie umana. Indarno i suoi clienti gli raccomandano di usare de’ mezzi termini, delle frasi velate, delle allusioni. Egli è chiaro ed originale. – Ama come Orazio il vin di Bromio e la solitudine, ma non possiede una villa. Gli basta una pietra vesuviana che lo sostenga nel giorno, e le lettere o per meglio dire le epistole! Egli ama le lettere poco che siano amene o belle lettere. Pur che siano lettere e non altro. L’apice delle sue cognizioni leggesi su una tabella che talora pende sul davanti del tavolino. – Colà è scritto si traduce il francese. L’apice della sua agiatezza

Alberto Figliolia, Davide Grassi, Mauro Raimondi

IL DERBY DELLA MADONNINA

pagine 284 - ill. - prezzo € 16,00 isbn 978-88-6218-242-3 ell’ottobre del 1908, curioN samente a Chiasso, si disputava il primo Inter-Milan,

la sfida che sarebbe diventata il derby italiano per eccellenza, il più giocato, il più prestigioso. Il derby della Madonnina ne celebra la storia ripercorrendo in sessantuno storie la sua gloriosa epopea attraverso partite famose e incontri che pochi conoscono. Un lungo, intenso e vivace racconto, ricchissimo di aneddoti, interviste, personaggi: dai fratelli Cevenini all’immenso Meazza che segnò con entrambe le maglie, dai fuoriclasse come Nyers e il Gre-No-Li, Rivera e Mazzola, Matthaeus e van Basten, Ibra e Kaká, a giocatori magari meno celebri ma che un’impronta, nella stracittadina, l’hanno lasciata: Smerzi, Bonizzoni, Cappellini, Belli, De Vecchi, Minaudo e tanti altri. Calcio, dunque, ma non solo. Poesia, musica, fatti di cronaca si inseriscono spesso e volentieri nei racconti, al pari delle vicende di una città fortunata a possedere il derby. Perché la stracittadina, oltre a essere emozione allo stato puro, è anche de-

mocrazia: una sorta di bipolarismo calcistico, l’esaltazione della dialettica, della libertà. Questo libro rappresenta un sincero, appassionato atto d’amore nei suoi confronti. Alberto Figliolia è giornalista pubblicista. Collabora con il «Gazetin», periodico indipendente di cronaca civile, e «tellusfolio», rivista telematica “glocal”. Allenatore di basket, ha provato a coniugare la passione dell’insegnamento con i concetti di agonismo, democrazia e solidarietà. Collabora con Silvana Ceruti alla conduzione del Laboratorio di Scrittura creativa nella Casa di Reclusione di MilanoOpera. Ha scritto numerosi libri navigando fra poesia e sport. Condivide con Çlirim Muça la vocazione alla divulgazione dello haiku e crede con fermezza nel martello libertario e gandhiano della poesia. Davide Grassi, giornalista pubblicista, ha collaborato con diversi quotidiani nazionali – tra cui il «Corriere della Sera» – prima di approdare agli uffici stampa. Ha pubblicato Inter? No, grazie! (Limina, 2002), Rossoneri comunque (Limina, 2003) – antologia curata con Andrea Scanzi –, La palla è rotonda? (Limina, 2003),

Christopher Nasso

Rossoneri. Il manuale del perfetto casciavit (Fratelli Frilli Editori, 2008). Nel 2013, ha curato il Diario della mia guerra (Segni e Parole), scritto da suo padre Paolo, e nel 2014 ha partecipato all’antologia 33 Racconti rock (QuiEdit). Il suo sito è www.davideg.it, il blog www.fuorigiocoblog.com. Mauro Raimondi, milanese, ha esordito nel 2003 con Invasione di campo. Una vita in rossonero (Limina), partecipando all’antologia Rossoneri comunque (Limina, 2003). Insegnante di Storia di Milano, ha curato la biografia del poeta Franco Loi in Da bambino il cielo (Garzanti, 2010). Della sua città ha raccontato il cinema in Milano Films 1896/2009 (Frilli, 2009, coautore M. Palazzini), le testimonianze dei viaggiatori stranieri in Dal tetto del Duomo (Touring Club, 2007) e i libri in CentoMilano (Frilli, 2006). I tre autori hanno pubblicato insieme Centonovantesimi (Sep, 2005), Eravamo in centomila (Frilli, 2008) e Portieri d’Italia (A.Car, 2010). Nel 2010, Figliolia e Grassi hanno inoltre scritto La sua Africa. Storia di Samuel Eto’o (Limina), e nel 2012 Grassi e Raimondi hanno pubblicato Milano è rossonera (Bradipolibri).

è quando ha tal credito mensile, da trovar ricovero in qualche canto di bottega, o, quando riparasi presso un fabbricante di occhiali della strada Quercia, ed accoppia la sua insegna a quella dell’ottico. Così al trasparir degli occhiali, quegli stima di esser meglio veduto. Lo scrivano ha pure la sua tariffa col prezzo de’ suoi lavori, cominciando dalla supplica in carta semplice fino al volume delle cento pagine in folio scritto alla spagnuola, vero apogèo dell’arte sua. Tra noi popolani han bisogno di ricorrere altrui, quando son lontani da lor’ compagni e da’ congiunti, epperò stretti si veggono a domandar l’opera del segretario pubblico, a svelargli i più intimi misteri del cuore, ad affidare a prezzolata penna quella prudente indagine paterna che custodisce la pace del focolare domestico. Però di costa a questi uomini che seggono professando lettere ne’ siti già innanzi descritti, vedete posarsi una o più donne e vecchi e giovani con bamboli. Quella al

marito assente, ricorda se stessa, i figliuoli, le miserie in che lasciava, la seduzione che la circonda, ed i fatti gelosi dell’onor suo confida all’ironico segretario che sol di parole fa merce: questa ammonisce giovane figliuolo perché desista da scioperata vita che in sorgente di precipizi lo mena. Altri rimprovera la frode, altri sparge la discordia, altri promette di solvere il debito. E lo scrivano pubblico vede innanzi agli occhi passarsi le immagini di tanti uomini traditori o traditi, spergiuri o fraudolenti, ovvero miseramente virtuosi. Lo scrivano è non pur l’interprete di tante svariate e strane passioni, ma è il depositario degli altrui palpiti, delle amarezze, delle gioie di fanciulle povere e onorate che per difetto d’istruzione debbono talvolta con se medesime e di se stesse arrossire. Il segretario pubblico meglio che alcun altro scrittore del giorno potrebbe riassumere e redarguire i moti dell’animo plebeo, tenendo innanzi le tendenze, tipo del popolare intendimento e del costume.


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Attualità

finestra sul mondo e dintorni

Statali in castigo, parlementari in missione Quando l’esempio viene dall’alto

’ Il bisogno di tutti i giovani che, via via diventa ossessione: il posto di lavoro, possibilmente fisso e statale. Vi abbiamo aspirato tutti e lo abbiamo desiderato e vagheggiato tanto, durante le interminabili passeggiate estive o “vasche” lungo i corsi dei nostri paesini o nelle piazze delle grandi città, dopo il conseguimento di un diploma che, ai nostri tempi lontani, equivaleva, a ben ragione, ad una vera e pro-

riusciva a trovare l’onorevole locale di turno che, spinto da pietà e da convenienza elettorale, era sempre pronto ad offrire i suoi servigi per una “sedia” nelle Ferrovie dello Stato, nelle Poste o in qualche altro ben retribuito posto della galassia militare. Insomma, chi prima, chi dopo, il miracolo da San Gennaro o da Sant’Antonio, l’avrebbe ricevuto ed accettato, facendo anche promesse solenne di fedeltà al corpo, allo Stato, di cui si diventava rappresentante, degno di rispetto e carico anche di nuove responsabilità. Era fatta, insomma, per tutta la vita che si poteva programmare con la dovuta serenità, forte anche dello stipendio sicuro e non da poco. Si diven-

pria laurea. Tanto era il suo valore che ti permetteva di aspirare al mondo della felicità lavorativa, dalla quale nessuno avrebbe potuto cacciarti mai, salvo il destino crudele. I concorsi per “entrare” nello Stato erano la via obbligatoria e, chi più chi meno,

tava, in conclusione, “qualcuno”, specialmente quando si tornava al paesello con la prima macchina di seconda mano, di cui fare sfoggio nel corso principale, tra l’invidia dei tanti che ancora da quella sfacciata fortuna non erano stati baciati. E proprio

Giovanni Labanca

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nel momento in cui si valicava la fatidica soglia per prendere possesso del posto fisso, avveniva la strana metamorfosi per cui l’impiegato, con le spalle ben coperte, avvertiva la sensazione della sua immunità, quasi fosse simile ad un Dio intoccabile. Percepiva e lo si fa anche oggi, la possibilità che qualsiasi suo comportamento, salvo le dovute eccezioni, non sarebbe stato censurato più di tanto dal datore di lavoro, entità astratta e per cui potevi e dovevi rispondere alla coscienza personale che costituiva l’unica regola a cui attenersi. Tanti ne hanno sentito il fiato sul collo e rigato dritto nei compiti assegnati, mentre tanti altri dovevano preoccuparsi solo di contare i giri delle lancette degli orologi fino a che non avessero coperto il giornaliero percorso delle sei ore. Insomma, per quei pochi che non l’avessero ancora capito, lo statale poteva fare anche i propri comodi, con la complicità di capi e capetti, anch’essi alle prese con la loro coscienza. Era l’andazzo standardizzato di una vita troppo comoda, sfocia-

ta, con il tempo, nell’assenteismo più becero, i cui esempi hanno indotto lo Stato a prendere le dovute contromisure. La crociata contro lo statale infedele ha toccato l’apice della più esecrabile indignazione nazionale, ma non tutti hanno sottolineato che lo scandalo del cartellino è venuto alla luce non per la solerzia di dirigenti del vapore, ma per inchieste televisive, con immagini fin troppo eloquenti, che hanno indotto il governo a decretare il licenziamento per l’impiegato infedele e recidivo, anche sotto la pressione popolare. Questa ha il dente avvelenato non solo contro il Fantozzi di turno, ma soprattutto contro quei signori che dovrebbero alloggiare nei due emicicli più odiati della Nazione, soprattutto quando questi, spesso e volentieri, sono lasciati vuoti da gente che fa peggio delle impiegate che vanno a fare la spesa o degli impiegati che escono per fare altro lavoro retribuito. Perchè, si domanda il travet ministeriale, “loro” non ci sono mai e, a parte qualche scontata indignazione, se ne fregano nel

modo più assoluto del popolo che li ha eletti per essere sul posto di lavoro (chiamiamolo pure così), anzichè trovarsi sempre in missione in qualche misteriosa località italiana? Parliamo dei parlamentari, lo avrete capito, che fanno il paia con l’altra categoria degli intoccabili che sono i sindacalisti. Abbiano ancora nelle orecchie il grande sdegno della Camusso e dei colleghi che, nei secoli fedeli, non hanno, per legge divina, mai fatto un giorno di lavoro, perchè perennemente “distaccati” al loro sindacato di riferimento per le grandi missioni cui erano stati chiamati. Vi ricordate il barbetta canuta tale Cofferati che, dopo aver fatto tutte le scale di una onorata carriera all’ombra della CGIL e non delle ciminiere della Pirelli, per premiarlo lo hanno infagottato e spedito a Bruxelles a sudare le proverbiali sette camicie, stessa brutta sorte toccata a tanti altri

tuta blu e con la faccia tinta del nero della catena di montaggio? Per questi, il governo ha mai mosso un dito per rimuoverli? No, mai e non lo sta facendo neanche Renzi, altrimenti sarebbe già nel Tevere a farsi una bella nuotata. Tutto questo, lettori miei cari, non è per giustificare i traditori del cartellino che vanno sanzionati a dovere, ma per far capire che l’esempio venga sempre dall’alto, dal vertice della piramide e dalla sua ipotenusa, se si pretende che anche la base agisca sempre in modo ligio e rispondente al giuramento, quello solenne, che gli statali facevano davanti al capo ufficio, cosa che noi abbiamo fatto come tanti altri, per servire gli interessi della Nazione, che garantiva, vita natural durante, il posto fisso ed il ventisette sicuro. Dal nostro modesto cantuccio di Stadio5, ci auguriamo che la situazione cambi radicalmente, laddove si è pronti

esimi colleghi di cui è meglio tacere per carità di Patria? Quanti stipendi lo Stato ha pagato a vuoto a tutta questa gente? Quanti privilegi si sono essi stessi affibbiati alla faccia dei lavoratori in

a denigrare gli altri, ma mai a mettersi davanti ad uno specchio per chiedersi che fine abbia fatto la dignità propria, smarrita per strada e mai più ritrovata.

L’ISIS rade al suolo il Monastero cristiano di Saint Eliyan di Mosul

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l Califfato dell’Isis continua la sua opera di distruzione dei monumenti storici in Irak e Siria, inseriti dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità. Questa vile azione si accosta a quella che ha visto la devastazione dei templi di Palmira di qualche mese fa. Il monastero distrutto risale al 1400. Il guaio è che in circolazione vi sono loschi personaggi che pagano all’Isis i reperti che rimangono intatti, creando un mercato internazionale che non si ferma, in assoluto. Intanto, altro attacco terroristico, questa

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volta ad opera dei talebani, in Pakistan che causa più di trenta morti, con i kamicaze che colpiscono l’università di Charpadda, nel nord del paese. I talebani nel Pakistan sono riusciti a colpire anche la zona verde di Kabul, dove si trovano le ambasciate occidentali. Non si ferma neppure l’Isis, sebbene accerchiata dalle forze di coalizione che guadagnano terreno giorno dopo giorno. Un nuovo attentato dei tagliagola è avvenuto in Libia, al terminal petrolifero di Ras lanuf. Colonne di fumo di una certa

portata si sono alzate in cielo da due cisterne in fiamme. L’Isis attualmente occupa 250 chilometri di costa attorno a Sirte, ad ovest della cosiddetta Mezzaluna petrolifera libica. Il terminal attaccato, con quello di Sidra, era chiuso dal dicembre 2014, a causa di numerosi assalti, gli ultimi ed i primi di gennaio di quest’anno. Gli attacchi eseguiti con autobombe e colpi di mortai con decine di morti, hanno provocato la distruzione di sette cisterne. Ancora una volta ci si chiede come possa aver fatto tutto que-

sto pasticcio la Francia, abbattendo Gheddafi nelle famigerate primavere arabe, cominciate dagli Stati Uniti in Irak, con la guerra scatenata contro le fantomatiche armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, inventate da Bush. Il risultato della strampalata politica USA e dei paesi occidentali europei è sotto gli occhi di tutti. Questa politica, è vero, ha abbattuto i dittatori, ma ha creato l’Isis in tutto il medio oriente ed i talebani in Afghanistan. Fosse rimasta la Russia a Kabul, non si sarebbero formati

i Talebani. Invece, gli Stati Uniti, al posto di stringere la mano ai sovietici per aver portato un po’ di civiltà in Afghanistan, li hanno bombardati con sanzioni economiche e boicottaggio con le olimpiadi di Mosca. Stessa cosa stanno provando a fare con Assad, attaccato da tutte le parti per avere difeso il proprio popolo. I ribelli anti-Assad, con la loro guerriglia, hanno creato ben tre milioni di profughi, guarda caso, più della metà laureati. Occhio, dunque, a voler abbattere Assad. Il risultato sarebbe un’altra Libia

e Irak. Questo è sicuro. Diamo una mano ai russi, innanzi tutto togliamo queste maledette sanzioni economiche, che sono costate all’Italia parecchi miliardi di euro.

buco NERO

Luigi Sada


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Fabio Rochembach house per UMM Il suo obiettivo principale? Quello di riportare la UMM a livelli mondiali, grazie anche all’intervento di Media Records

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a vita di Fabio Rochembach sta cambiando. Amante della house, il dj è approdato alla branch house del gruppo Media Records: la storica UMM. Sicuramente un cambiamento importante, il suo. Con questa esperienza, Fabio

Rochembach porta nella propria vita professionale molti stimoli in più “ed un coinvolgimento totale”. Cosa hai in cantiere? “Grandi novità e sviluppi a livello musicale, ma è una sorpresa, non vi svelo troppo per ora”.

Sei un dj, un produttore, un musicista e cosa altro? “Semplicemente un artista propenso al marketing”. Che genere ti piace, oggi? La house, va bene, ma quale? “Direi che il mio gusto spazia in tutto il mondo house. Ma oggi minimal house e tech-house mi affascinano molto”. Ti chiedessero che musica produci di preciso, cosa risponderesti? “Ho iniziato dalla soulful, passando per la deep, per arrivare alle cose più techno di oggi. Tutto questo si identifica secondo me come ultimo step del mondo della house”. Sei l’A&R ufficiale UMM: quali aspettative e quali obiettivi hai, ora? “Aspettative molte, come molti

Info

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sono gli obbiettivi. Ma la calma è la virtù dei forti: quindi non corro per poi magari inciampare. Cammino piano e guardo il sentiero. L’obiettivo principale è comunque quello di riportare UMM a livelli mondiali”. Cosa hai prodotto ultimamente e perché? “Ho prodotto cose deep ma un po’ più scure, dritte, molto sub. Questo perché, come dicevo, quello della house è un sound transito-

rio”. Cosa pensi di questa collaborazione con Media Records? “È un onore lavorare con Gianfranco Bortolotti, che ha fatto la storia della dance e che sicuramente il connubio porterà importanti e soddisfacenti risultati”. La musica dance è una moda? “Sì, è un genere musicale che cambia a seconda del momento; quindi a volte molto velocemente. E come cambia la dance poi

Venerdì 29 gennaio Loco Dice al Fabrique di Milano

I

cambiano i suoi protagonisti. Di conseguenza sono molti gli artisti che seguono le mode del momento. Ma alla fine sono quelli che la moda la impongono a prevalere”. A quale nazione guardare per il futuro della house music? “Alla Germania. Ma l’Italia tornerà a breve fortissima”.

Musica Riccardo Sada

superdj sono una catego-

le con gli eventi organizzati

ti tra Italia e Spagna, le terre

strano le produzioni con la

ria a parte, ne fanno par-

da Amnesia Milano, Detroit,

che forse lo amano più delle

sua label Desolat. Venerdì 29

te pochi eletti, grazie ad

Loud and Contact e Sincro-

altre. Nato artisticamente con

Loco Dice è affiancato da Ca-

un mix riuscito di buon gusto

nie. Loco Dice è reduce da un

la musica hip-hop, ad inizio

leb Calloway, con il quale ha

musicale, tecnica e carisma.

2015 assolutamente pazzesco,

carriera ha collaborato con

condiviso tante date del tour

Loco Dice appartiene senza

basti pensare alla sua sera-

personaggi del calibro di Sno-

mondiale dedicato al suo al-

dubbio alcuno a questo club

ta Hyte all’Amnesia di Ibiza,

op Dogg, Jamiroquai e Usher;

bum. Originario di Portorico,

esclusivo, ed è pronto a con-

al suo album “Underground

a metà anni novanta ha deci-

Calloway vive a Berlino e non

fermare il suo perenne stato

Sound Suicide” e dai suoi

so di svoltare, per poi appro-

ama fossilizzarsi su un unico

di grazia venerdì 29 gennaio

cinque set concentrati in 48

dare ad uno stile tutto suo

genere musicale, alternando

2016 al Fabrique di Milano, il

ore tra giovedì 31 dicembre

che bilancia alla perfezione

produzioni hip hop, techno e

primo appuntamento annua-

e venerdì 1 gennaio, spalma-

Techno e House, come dimo-

house.

Venerdì 29 gennaio 2016, Loco Dice @ Fabrique Milano, via Fantoli 9 – Info: www.fabriquemilano.it - tel. 02/5063008


domenica 24 gennaio 2016 www.stadio5.it fatti la camera è sempre posizionata su Saul, sul suo viso glaciale, ferito, assente. Saul è già morto, non nel corpo ma nell’anima. Cerca redenzione per sé e per l’intera umanità semplicemente dando degna sepoltura al corpo innocente di un giovane. Secondo la tradizione biblica, Saul era un re valoroso finché si allontanò da Dio finendo per compiere diversi atti di empietà: così il protagonista di Nemes cerca il perdono per le sue azioni con un gesto all’apparenza folle ed insensato, ma che in realtà, supera i confini di ogni religione od epo-

spogliati, accatastati e bruciati sono privati della loro dignità di essere umani: la sepoltura gli restituisce l’identità ed il riconoscimento della loro storia. Tutti gli orrori, che ben conosciamo, sono solo sullo sfondo: ci sono grida di dolore, pugni sulla parete, preghiere invocate e qualche corpo esanime, ma nulla più. Con un ritmo incalzante, che ri-

15 avvolge lo spettatore senza mai lasciare un attimo di respiro o di luce. Anche se sfocato e sempre sullo sfondo delle inquadrature, l’inferno risulta essere presente in tutti i suoi risvolti più dolorosi e macabri, e Saul ne è il suo sacerdote, silenzioso ed inerme. “Il Figlio di Saul” è un film importante e molto doloroso che vanta un’ottima regia ed una

Il Figlio di Saul

L’Olocausto da Oscar di Nemes ca storica, in quanto rappresenta il concetto universale del massimo rispetto per i defunti. I corpi

P

Cinema

Anastasia Mazzia

luripremiato dalla critica internazionale, dal Festival di Cannes ai Golden Globe, “Il figlio di Saul” si appresta a vincere l’Oscar come miglior film straniero. Opera prima del regista László Nemes ed ispirato al libro “La voce dei sommersi” edito in Italia da Marsilio, la pellicola è un film sull’Olocausto ma non

D

al 16 gennaio arriva l’attesissimo “Revenant - Redivivo” di Alejandro González Iñárritu con Leonardo Di Caprio. Dopo aver collezionato molti premi e diverse nomination agli Oscar, la pellicola ha già raggiunto ottimi risultati al box office. Ispirato a fatti realmente accaduti, il film racconta la storia di Hugh Glass, un esploratore e cacciatore di pellicce che nel 1822 intraprese un viaggio di tremila miglia, attraverso le condizioni più estreme, per vendicare la morte del figlio. Sopravvissuto all’attacco di un orso e poi abbandonato dai suoi colleghi di spedizione, Glass dovrà superare mille difficoltà, tra i ghiacci e gli attacchi indiani, per raggiungere ed uccidere l’assassino del figlio. Il regista Alejandro González

nell’accezione classica del termine. Infatti il film travolge tutti i topos del cinema del genere. Saul è un ebreo ungherese imprigionato ad Auschwitz. Fa parte dei Sondekommando, cioè quei prigionieri scelti per aiutare i nazisti nello sterminio: spinge gli altri ebrei nei forni, pulisce il sangue, ammassa i cadaveri. Un giorno però gli sembra di riconoscere tra i vari corpi quello del figlio

e così decide di rapirne la salma per dargli degna sepoltura. Il suo gesto, all’apparenza, sembra folle, come folle è il contesto in cui si muove: è il giorno della rivolta dei Sondekommando, l’apice dello sterminio di massa. Con grande maestria il regista sceglie di raccontare la storia dell’Olocausto non dal punto di vista tradizionale delle vittime e degli orrori propri dello sterminio. In-

Revenant Re div ivo

Iñárritu, premio Oscar per “Birdman”, ritorna così al cinema con un film epico e leggendario per raccontare una storia di vendetta e di odio estremo. I personaggi del film arrancano tra le nevi ed i fiumi ghiacciati, alla ricerca di cibo: sono uomini primordiali mossi solo dalla cupidigia e dalla vendetta. Molte scene risultano essere cruenti: animali e uomini, di diverse etnie, vengono uccisi e sventrati. Non ci sono buoni o cattivi, vittime o carnefici, solo uomini che fanno appello ai loro istinti primitivi di sopravvivenza. Il ritmo risulta incalzante e la sceneggiatura ben articolata. Ottima risulta essere anche l’interpretazione di Tom Hardy, giustamente candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista. Profumo di statuetta c’è anche

per il protagonista Leonardo Di Caprio che, per partecipare alla pellicola, è stato costretto a girare per ben nove mesi in condizioni ambientali estreme, rischiando anche l’ipotermia. Di Caprio riesce bene a reggere l’intera durata del film: la sua sofferenza è reale e tangibile. Purtroppo però, ciò che sicuramente manca all’attore è la drammaticità e la complessità che il suo personaggio invece richiedeva. Infatti la star hollywoodiana risulta mancare completamente di quel pathos necessario per creare l’empatia con lo spettatore, risultando spesso freddo ed “antipatico”. “Revenant-Redivivo” è un film molto accattivante a livello visivo ed importante per il suo messaggio intrinseco, secondo cui la vendetta porta solo altra morte e distruzione.

flette la frenesia della vita e della morte del campo di concentramento, la pellicola coinvolge ed

meravigliosa interpretazione del protagonista Geza Rohrig: merita sicuramente l’Oscar!


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