Solo la mente ti fa dimagrire

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L’ARTE DI PRENDERSI CURA DI SÉ

RAFFAELE L’ARTE DI PRENDERSI MORELLI CURA DI SÉ SOLO LA MENTE TI FA DIMAGRIRE RAFFAELE MORELLI

Edizioni Riza - Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it

RIZA

Nell’opinione comune per perdere peso serve sacrificio. Capovolgiamo la prospettiva: è la vita “sacrificata” a farti ingrassare! Il peso si perde sbarazzandosi dei fardelli mentali, che ci portano a uniformarci a canoni estetici e sociali che non ci rappresentano, a giudicarci e correggerci di continuo, a essere come gli altri ci vogliono, a rimuginare sempre sul passato, a limitarci e addomesticarci… Ingrassi perché ti sei spento, perché hai rallentato il passo, perché ti sei seduto. Il tuo vero obiettivo non deve perciò essere quello di fare sforzi e sacrifici alimentari, ma di vivere pienamente, seguendo le tue passioni, che sono l’energia dimagrante più efficace.

RIZA

RAFFAELE MORELLI

SOLO LA MENTE TI FA DIMAGRIRE Le mosse psicologiche vincenti per perdere peso senza dieta

• SMETTI DI CRITICARTI • COLTIVA LE TUE PASSIONI • CERCA LE NOVITÀ OGNI GIORNO • IMPARA A DIRE DI NO • AMA I TUOI DIFETTI • VIA RIMPIANTI E SENSI DI COLPA

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introduzione

Il primo passo

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olte persone credono di dover dimagrire, magari a prezzo di sforzi, sacrifici e privazioni, e non si rendono conto che sono già magre. Sì, perché lo siamo naturalmente! Tutti quanti noi. Lo siamo per costituzione e vocazione. È lo stato con cui il nostro organismo viene al mondo e quello a cui tende a ritornare spontaneamente. Guarda la natura: nessun animale è in sovrappeso, a eccezione di quelli in cattività. L’accumulo di grasso si verifica unicamente in casi particolari o seguendo il ciclo delle stagioni. Gli animali domestici, al contrario, tendono all’obesità e sviluppano numerose malattie legate all’alimentazione. Ti sei mai chiesto come mai? Chi è davvero grasso allora? Il personaggio che recitiamo. Ci basta scrollarcelo di dosso e vivere quello che siamo per tornare al nostro peso forma. Il peso, infatti, è solo un surrogato della vita che non viviamo, un vestito per proteg7

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gerci dal freddo che sentiamo dentro e fuori di noi quando ci allontaniamo dal nostro nucleo. Infatti perché sentiamo freddo? Perché ci rifiutiamo di coltivare il nostro fuoco interno, che si affaccia sotto molte forme: eros, passioni, inclinazioni, naturalezza, difetti, sogni, immagini, istinti, talenti… Come mai gli innamorati, e i bambini quando giocano, si dimenticano di mangiare? Il desiderio ha molti volti, ma una sola radice: noi lo chiamiamo di volta in volta Eros, passione, fuoco creativo, e senza sbagliarci potremmo definirlo anche “fame”. Del resto le ricerche scientifiche hanno dimostrato che nel cervello c’è un’unica sede del desiderio, che viene attivata tanto dalla passione amorosa quanto - sebbene secondariamente e in modo illusorio - dal piacere del cibo. Ecco perché è così facile un “travaso” da un campo all’altro e il cibo può diventare il tappabuchi emotivo numero uno. L’amore “che move il sole e l’altre stelle”, come scrisse Dante nel Paradiso, è la forza che dà vita all’universo: come potrebbe mancare dentro di noi? Per questo, anche quando le circostanze e la nostra mentalità ci portano lontani dal nostro desiderio, quella fiamma che ci tiene in vita non smette di bruciare dentro di noi, sebbene sia costretta a prendere strade diverse per manifestarsi, come quella di un appetito famelico, che in verità è sempre un desiderio di calore e non di calorie. Riaccostarsi al proprio desiderio, accogliere il fuoco interiore come una sostanza imprescindibile dell’anima, che penetra nel cervello e lo invade: ecco il nostro compito! Il desiderio ci chiede di lasciar fare a lui affinché ci guidi lungo le strade che ci sono proprie, accendendo la passione verso una persona, un’attività creativa o un lavoro 8

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Introduzione

su misura per noi. Quando lo fa, non abbiamo più bisogno di riempimenti o sostitutivi. Per questo non è necessario fare diete, bensì alimentare questo fuoco e “vivere magro”, ossia liberarsi dei vestiti mentali e abbracciare con leggerezza e spontaneità la nostra natura. Fin qui vi forse è sembrato di esistere, ma è probabile che non abbiate ancora incominciato a esistere sul serio. Esistere vuol dire scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo, lasciar emergere lati di noi che non sapevamo di possedere, assecondare la metamorfosi silenziosa che ci contraddistingue, percepire il portentoso progetto presente in noi, diverso e originale per ciascuno.

Trasforma i grassi in energia vitale Nei vostri occhi c’è qualcosa di nuovo? Scoprite qualcosa di inatteso ogni giorno? Percepite cosa accade di volta in volta dentro di voi? «L’importante sta nella vita, solo nella vita, nel processo della sua scoperta, in questo processo continuo e ininterrotto» scrisse Fëdor Dostoevskij ne “l’Idiota”. Nell’opinione comune il peso si perde con il sacrificio. Capovolgiamo la prospettiva: è la vita “sacrificata” a farti prendere peso! Il peso si perde sbarazzandosi dei fardelli mentali standard, che ci portano a uniformarci a canoni estetici e sociali che non ci rappresentano, a seguire le mode, giudicarci e correggerci di continuo, a essere come gli altri ci vogliono, a rimuginare sul passato, a limitarci e addomesticarci… Ingrassi perché ti sei spento, perché hai rallentato il passo, perché ti sei seduto, perché ti sei “appesantito” prima ancora di ingrassare. Anzi, il grasso è una conseguenza di questo appesantimento vitale. Infatti se la 9

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vita si ferma, si ferma anche il metabolismo. Che cosa lo rallenta? Il fatto che hai rinunciato, ceduto alla banalità, ti sei rinchiuso nelle abitudini, ti sei smarrito nell’anonimato. Chi ingrassa è affamato, ma della vita che non vive! L’energia che non usi ti intossica: se non la usi tutta, l’eccedenza si trasforma in grasso che finisce per soffocare la tua gioia di vivere. Pertanto non mi stancherò mai di ripetere che è fondamentale cambiare prospettiva. Infatti chi vuole dimagrire punta di solito a controllare il cibo: ritiene che il problema sia esterno e quindi fallisce perché a un certo punto si sente impotente. L’errore è alla fonte, dal momento che la questione è interna. Il problema non è il cibo, ma l’atteggiamento mentale! Il segreto non è eliminare i grassi, ma innescare il meccanismo virtuoso che li usa e li converte in energia, ovvero il metabolismo. I grassi sono la materia grezza da trasformare in qualcosa di utile. Hai accumulato materia pesante perché ti sei fermato nel processo di realizzazione di te stesso. Tuttavia il grasso è anche il segnale che qualcosa in te cerca di nascere: rappresenta il tuo potenziale nascosto, esattamente come accade nel seme, che è composto in gran parte proprio da materia grassa. Il seme contiene infatti un’altissima percentuale di grasso prima di germogliare: è la sua riserva energetica e la usa prima per formare la gemma e poi per nutrirla. Appena sboccia, i grassi si riducono fino a scomparire: nei germogli, infatti, non sono presenti. In poco tempo, dunque, il seme brucia tutti i suoi grassi per diventare pianta. In altre parole, il seme accumula per germogliare: trasforma e consuma seguendo il proprio “progetto” vitale. 10

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Introduzione

La “fame di vita” spegne la fame di cibo Allo stesso modo tu, se non germogli, accumuli il grasso e resti incompiuto. Se non diventi te stesso, se non fai le tue cose, se ti fermi, se non sviluppi le tue potenzialità, inevitabilmente ingrassi, affondi. Se non maturi, se non cresci, se non fiorisci, resti intrappolato in una forma ibrida, inespressa, contraffatta. Il grasso è la spia di questa incompiutezza. Pertanto se sei in sovrappeso ti trovi paradossalmente in una condizione di potenziale maturazione. Hai accumulato grassi per usarli nella tua germogliazione personale. Devi solo trovare l’occasione per buttare fuori i tuoi germogli vitali. Se ritrovi l’entusiasmo e fai cose che ti emozionano, se lasci campo all’immaginazione e alla fantasia, ti scordi il cibo: così deve essere la tua quotidianità. La vita è lì che ti aspetta, sempre. La “fame di vita” in sé è una buonissima cosa: il problema sei tu che non la soddisfi, e per questo lei si sfoga sul cibo. Per ritrovare la tua forma fisica devi quindi innamorarti… della vita! È la passione ad accendere il tuo metabolismo, a metterlo in moto, a fargli prendere il volo. È la passione che nutre la “fame di vita” e mette a tacere la fame di cibo, che provi per compensare. Amori e affetti, lavoro e tempo libero, talenti e creatività: ecco gli ingredienti che ti servono nella tua dieta quotidiana. Non devi stilare tabelle, ma scoprire cosa ti viene naturale, cosa sai fare spontaneamente. Non appena trovi il tuo ritmo, il benessere e il giusto peso corporeo arrivano in modo naturale. Non dimenticare che dimagrire, creare e fiorire sono sinonimi. 11

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Non devi sforzarti di più, ma di meno Ingrassi ogni volta in cui interrompi il grande viaggio che è la vita. Rimettiti in cammino e senza dieta o sacrifici riuscirai a ritrovare il tuo peso forma. Non è mai una questione di forza, semmai del contrario. Devi cedere alla “forza” della vita. Quanta forza ho messo oggi nelle mie azioni? Beh, domani ne impiegherò un po’ meno. Quanta forza ho messo oggi nella mia vita? Beh, domani ne metterò un po’ meno. In modo da togliere forza ogni giorno un po’ di più. Ogni giorno un po’ meno forza. Infatti la forza con cui ti ostini a progettare, cambiare, programmare, impedisce a quello che sei veramente di emergere. Se invece usi meno forza, le cose che ti competono e ti caratterizzano affiorano spontaneamente dal tuo profondo e ti aiutano nella vita di tutti i giorni. Non a caso Franz Kafka scrisse che la forza che si oppone al destino è in realtà una debolezza. E in cosa consiste il tuo destino se non nella tua piena realizzazione? Realizzazione secondo i tempi e i modi del tuo seme. Tu però hai la mente tormentata e la testa piena di pensieri e progetti: dov’è lo spazio per la felicità, per l’improvvisazione, per le sorprese? Punto primo, ridurre la fatica: lascia andare gli sforzi a cui ti costringi, privali delle energie che ti sottraggono. Punto secondo, arrendersi, fermarsi e rimanere a osservare come la vera personalità affiora. Terzo, immaginare, volare con la mente oltre la realtà. Percepire, arrendersi e immaginare: non serve altro. Altrimenti capita inesorabilmente che continui a ripetere le stesse cose: ti innervosisci per niente, frequenti persone inu12

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Introduzione

tili, dici cose inutili, pensi a cose inutili e fai cose inutili. E quindi mangi. Usi il cibo per saziare quel bisogno di vita e di novità che non viene soddisfatto e che viene fagocitato dalle imposizioni. Perciò il tuo strumento primario, il tuo alleato più prezioso è lo sguardo. Non è difficile in realtà, è difficile solo per la mentalità comune. Si tratta di un cambio di prospettiva. Arrenditi alle cose come sono, osservale, lasciale lì e ripetiti: «Le cose vanno bene così». Allora dal tuo interno emergerà spontaneamente la felicità. Il tuo obiettivo non deve perciò essere dimagrire, ma vivere pienamente. Così otterrai anche di perdere peso. Per questo ti propongo nelle prossime pagine tredici azioni vitali. Sono funzioni imprescindibili della tua anima, allo stesso modo di come lo sono il respirare o il digerire per il tuo organismo. Non appena le ritrovi, sazi la tua fame di vita e di conseguenza dimagrisci.

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capitolo undicesimo

Vivi il piacere

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a dieta è prima di tutto sacrificio. Quindi, secondo questo enunciato, saper fare sacrifici è alla base del dimagrimento. Ecco, questi sono due diffusi luoghi comuni alla base… dell’ingrassamento! È proprio la psicologia perversa della privazione che innesca il meccanismo inconscio del desiderio smodato di cibo. Dobbiamo perciò ribaltare il punto di vista e, anziché privarci e costringerci a regimi alimentari rigidi, cominciare a nutrire la nostra naturale voglia di felicità, che invece abbiamo messo ingenuamente a dieta. Infatti ogni volta che ci priviamo o ci sacrifichiamo è come se ci privassimo della felicità, come se la sacrificassimo. È proprio il digiuno emotivo a scatenare il senso di fame. «Ho deciso, basta, mi metto a dieta!». Se anche a te è capitato di pronunciare almeno una volta questa frase 123

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chiudi gli occhi e prova a ricordarti qual è stata la prima cosa che hai pensato subito dopo aver formulato quella decisione. Inutile nemmeno scommetterci: hai subito pensato a una qualche rinuncia: il dolce a fine pasto, l’aperitivo, la pizza… Senza rendercene conto, in quei momenti cerchiamo di convincerci a non pensare a qualcosa e quel qualcosa diventerà la nostra ossessione. In fondo è lo stesso meccanismo di quando non ti viene una parola: quanto più ci pensi, tanto meno riesci a trovarla. In genere è auspicabile la distrazione in casi come questi, ma la “distrazione a comando” è altrettanto improduttiva: il pensiero continua a girare intorno a quel buco nero che hai deciso o di coprire con un divieto o di ignorare forzosamente, ma intanto la mente trova sempre il modo di ritornare lì, al suo pensiero ossessivo. Tra l’altro più il divieto che ti imponi è grosso, più lampeggerà nell’oscurità e più la mente ne sarà abbagliata e irresistibilmente attratta. Pertanto qualsiasi dieta che non consideri gli aspetti emotivi ed esistenziali della persona fallisce miseramente: al cuore non si comanda, ma nemmeno all’istinto e tanto meno all’anima. Non c’è rinuncia che possa farti piacere qualcosa che non ti piace, e viceversa. Prima o poi la verità viene a galla - ossia emerge ciò che sei e ciò che naturalmente ti piace - e allora, nella maggioranza dei casi, la trasgressione spezza il regime di rigido autocontrollo, che l’inconscio vive come un’ingiusta punizione. Il bisogno di piacere e di gratificazione vince, e la dieta perde. E il circolo del sovrappeso si rimette in moto. 124

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Capitolo undicesimo

La vita non può essere un’eterna lotta tra regolamentazione e trasgressione, auto-incarceramento ed evasione, un continuo ed estenuante dentro e fuori, alternando fasi di costrizione a momenti di libertà “sfrenata”, senza concedersi mai momenti di equilibrio. Che dobbiamo fare allora? Abbuffarci liberamente? Non rinunciare a nulla? Partiamo dal caso di Mirella, che è a dieta da quando aveva diciotto anni e pesava cinquantotto chili. Oggi ne ha trentaquattro, di anni, e novanta, di chili. Ha accumulato quasi un paio di chili all’anno. «Guardarmi allo specchio è un supplizio. Il mio problema è che mi piace molto mangiare. E poi non faccio abbastanza attività fisica, provo a impormelo, a sforzarmi, ma non sono costante. So che per dimagrire devo cambiare alimentazione e fare sport. Lo so, so che devo impormelo. Allora perché non ci riesco? Non ho forza di volontà?». Che cosa deve fare Mirella? Il contrario di ciò che crede. Innanzitutto liberare la mente dalle false convinzioni, radicate in anni di comportamenti sbagliati. Un misto di sensazioni dolorose come il disprezzo per sé e per il proprio corpo e il “devo” ripetuto come un mantra, che si trasforma inconsciamente in un tarlo: «Devo dimagrire, devo impegnarmi di più, devo sacrificarmi, devo cambiare, devo impormelo…». In realtà è quel “devo” il primo nemico da mettere a tacere. volta che ti imponi sforzi e restrizioni, costringi l’inconscio a ribellarsi, dato che l’inconscio è insofferente alle gabbie e alle imposizioni, e non teme niente più di una vita priva di piacere e gioia. 125

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Il nostro mondo interno, quella centrale energetica nascosta che ci parla attraverso sogni, immagini, istinti, inclinazioni, doti, ha un solo obiettivo: farci vivere bene. È una sorta di istinto di sopravvivenza molto evoluto. Aria, acqua e cibo infatti - quelli che vengono definiti i bisogni primari - non bastano: occorre la gioia, la sensazione di appagamento, per sentire che la propria vita vale la pena di essere vissuta. Sono questi i veri bisogni primari. Quando non c’è abbastanza gioia, scatta naturalmente l’allarme rosso, ma l’impulso spasmodico dell’anima viene letto male: anziché trovare piacere in ogni cosa, lo cerchiamo nel cibo. Scambiamo il mondo con il piatto. Non si può vivere senza gioia, ma chi ingrassa non si concede altra gioia se non il cibo: questo è il vero problema. Sbagliamo direzione: non dobbiamo togliere ma aggiungere, allargare invece di circoscrivere, raddoppiare invece di lasciar perdere. La mentalità della rinuncia non fa che chiudere la gabbia, rendendola ancora più rigida e colpevolizzando anche l’estremo tentativo di trovare una fonte di felicità. Ecco perché partire dal modello di perfezione (per esempio una magrezza ideale), cercando di essere alla sua altezza attraverso sacrifici, non può funzionare: è un comportamento contrario alla natura e alla vita. Non può esistere un modello valido per tutti e per questo è impossibile raggiungerlo. Il guaio di Mirella era stato dimenticarsi della se stessa diciottenne, piena di entusiasmo e gioia di vivere, poi sacrificata sull’altare di un personaggio tutto intento a controllarsi, giudicarsi, correggersi e all’occorrenza 126

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Capitolo undicesimo

punirsi. Che cosa avrebbe dovuto fare invece? Sarebbe dovuta andare a rintracciarla, rivedere in sé l’adolescente che era e lo spirito che la animava. Attenti, però: non nel senso di ritornare diciottenne o richiamare il passato, ma di ritrovare e alimentare l’energia interiore, che non invecchia mai, semmai matura ed evolve. Invece di riempirsi la testa di doveri e modelli - tentativi che non ottenevano altro risultato se non quello di aumentare il suo desiderio di gratificazione alimentare, in un circolo senza fine - avrebbe dovuto voltare pagina e chiedersi: «Non potrò mai sfoggiare il fisico di una modella? Può darsi, ma intanto la vera domanda è: a me che cosa piace per davvero? Che cosa mi interessa, cosa desidero, cosa mi rende felice adesso? Cosa mi fa ridere, quando mi sento appagata, quali azioni mi rapiscono portandomi lontano da lamenti e pensieri?». Mirella lavora come grafica in uno studio, ma si sente poco considerata: è convinta che la sua creatività sia poco valorizzata. Ma da anni non fa niente per mettersi in mostra, non presenta nuovi progetti, non propone idee, in altre parole ha rinunciato; di tutto questo incolpa l’ambiente, reagendo con fatalismo e rassegnazione. Eppure disegnare le piaceva da impazzire quando era ragazza. Avrebbe voluto far maturare la propria creatività, dedicarsi anche al fumetto. Pian piano si è spenta. Da quanto tempo non prende in mano tela e pennelli? Con il computer e i programmi di grafica è un asso, ma invece di sperimentare e divertirsi, si limita a svolgere il proprio compitino, senza guizzi o approfondimenti. 127

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Dove nasce la svolta? Nel momento in cui decide di smetterla di sacrificarsi: per la dieta, per la famiglia, per il marito, per il lavoro. In fondo che cosa ha ottenuto a fare così? Trenta chili in più, il disinteresse del marito e l’ostilità delle colleghe. E allora perché privarsi del piacere? Perché zittire quella voce che agogna la gioia di vivere? Perché dire sempre no, soffocare gli aneliti, trattenere gli slanci? Si iscrive a un master di grafica, ritrova il piacere di colorare, frequenta un circolo di artisti in cui ci si confronta e si collabora a progetti comuni. In quattro mesi la rivoluzione è compiuta. Dedica gran parte del suo tempo libero alle passioni che la entusiasmano: il disegno, il fumetto, gli amici con cui condividere aspirazioni e idee, tra cui Roberto, un tipo brillante che ha cominciato a frequentare. Con lui sta organizzando la sua prima mostra. È così occupata che non pensa più alla dieta. E poi perché dovrebbe pensarci? È già dimagrita di sedici chili.

Sintonizzati sulla dimensione del piacere Pensa alla tua mente come a una radio, in cui si sovrappongono due trasmissioni differenti. Ti sarà probabilmente capitato di sentire quella vocina interna che, ogni volta che stai per mangiare, ti sussurra: «Oggi non devo esagerare, non posso andare avanti così, devo essere brava, magari salto il primo e mangio solo il secondo…». Ebbene queste non sono le tue frequenze interiori, 128

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Capitolo undicesimo

ma rumori di sottofondo, interferenze che vengono da un sistema mentale acquisito, non tuo ma che ti viene dall’esterno, refrain che vogliono venderti modelli standard. Se inizi a prestargli orecchio è come se cominciassi a ruotare spasmodicamente la manopola della sintonizzazione, oscillando tra frequenze confuse e indistinte, e allora ti sarà difficile ascoltarti sul serio. Come fare quindi? Ti consiglio tre facili operazioni per sintonizzarti sulla dimensione del piacere, inteso come quella sensazione autentica di pienezza e appagamento, che ti fa sentire piena, soddisfatta di vivere la tua vita e di viverla al meglio, nonostante tutte le normali difficoltà della vita quotidiana e che toccano, inevitabilmente, tutti quanti. Per prima cosa osservati meglio. Porta l’attenzione su una tua giornata tipo e inizia a rispondere in maniera sincera a una serie di domande puntuali. Che cosa faccio per rendermi felice? Quante azioni piacevoli compio al giorno? Mi ci dedico da solo o in compagnia? Ce ne sono di nuove che potrei inserire? E invece quali azioni finisco per fare anche se non mi interessano davvero? Non posso proprio evitarle? In secondo luogo, riporta l’attenzione sulla tua guida interiore. È quella voce che si fa sentire quando smetti di sintonizzarti su frequenze esterne. C’è sempre, non devi cercarla. Si fa sentire quando spegni il ronzio mentale e resti semplicemente in ascolto. Prova allora a chiederti: dov’è la mia spensieratezza? E la mia follia? Quanta follia c’è nelle mie giornate? C’è stato un tempo in cui ero entusiasta e allegra? Che cosa facevo allora che non faccio più? Cerca ogni gior129

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no quel lato di te che hai accantonato da troppo tempo: ricerca i tuoi gusti, le tue passioni, i tuoi interessi. Ritrova la tua follia, la tua curiosità, la tua intraprendenza. Più coltivi tutte queste cose e più fiorisci. Il terzo passaggio consiste nello spostare l’attenzione: non pensare a quali traguardi devi raggiungere - perché sono sempre traguardi esterni, e perciò caduchi, tra qualche tempo avranno perso il loro valore - ma quali gratificazioni non ti stai concedendo adesso, a cosa stai rinunciando e di cosa ti stai privando. La vera domanda allora è: che cosa mi manca? Fai pure un elenco mentale se ti è utile per focalizzarlo. Un lavoro migliore? Il grande amore? Una casa più grande? Tanti soldi? Una volontà di ferro? Dopo esserti posta queste domande chiudi gli occhi e con l’immaginazione prova a separare le “cose che ti mancano” dalle sensazioni che quelle cose mancanti potrebbero procurarti. Ora scarta le cose che hai pensato e concentrati sulle sensazioni: appagamento, pienezza, senso di sicurezza, felicità… Percepiscile a fondo, lasciati invadere, come se ognuna di quelle emozioni accendesse in te una fiammella. Ognuna di quelle luci rappresenta una cosa che ti manca: ora però le hai accese dentro di te, non ti mancano più. Hai conquistato quelle sensazioni di cui sentivi la mancanza, adesso devi coltivarle e mantenerle vive dentro di te. Ogni giorno osserva mentalmente quelle fiammelle, accudiscile, alimentale con olio, pulisci il candelabro… E ogni volta che ti trovi in difficoltà o provi l’impulso di mangiare, per prima cosa visualizzale. Osservale 130

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Capitolo undicesimo

e ancora prenditene cura; non lasciare che la fiamma delle sensazioni che ti sei conquistata si spenga, lasciandoti di nuovo “spenta” e sprovvista del loro calore. Osservale amorevolmente e con attenzione. Le immagini sono salvifiche. Il piacere che hai acceso dentro di te in poco tempo infiammerà anche la tua vita, perché ciò che capita fuori è sempre un riflesso di ciò che accade dentro di te. E il fuoco del piacere brucerà il grasso, facendoti dimagrire.

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