TEX - Fiumi di china italiana in deserti americani

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TEX Fiumi di china italiana in deserti americani di Raffaele De Falco © © © ©

2013 dell’Autore per i testi 2013 Tespi srl (Nicola Pesce Editore) per questa edizione Sergio Bonelli Editore per le immagini Bonelli Degli aventi diritto per le altre immagini

Prima edizione: ottobre 2013 Collana L’Arte delle Nuvole, 7 Direzione editoriale: Nicola Pesce Stampato presso Stampa Sud SpA, Mottola (TA) nel mese di ottobre 2013 Nicola Pesce Editore è un marchio in uso di Tespi srl Via Appia Nuova, 666 00179 Roma www.edizioninpe.it info@edizioninpe.it Facebook: Edizioni NPE http://www.facebook.com/EDIZIONINPE L’Editore si dichiara disponibile a riconoscere eventuali diritti relativi ad immagini di cui non fosse stato possibile rintracciare i titolari. euro 49,00 i.i.


Raffaele De Falco

TEX Fiumi di china italiana in deserti americani

La storia, il costume, il mito di un eroe del fumetto



IndIce

Capitolo primo

Tex, avventura senza tempo di Raffaele De Falco

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Doctor De Falco, I presume di Graziano Frediani

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Tex cavalca ancora di Mauro Boselli

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UN EROE PER TUTTE LE STAGIONI

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Cronistoria editoriale 1948-1950: La nascita 1951-1958: La crescita 1959-1969: L’evoluzione 1970-1993: La maturità 1994-2000: Il mito 2001-2012: La bandiera

Capitolo SeCondo UNA VITA MILLE AVVENTURE

21 30 37 41 49 52

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La genesi di un eroe Texano di nascita…

Capitolo terzo

SEGNI PARTICOLARI INOSSIDABILI

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Pards, Amici & Nemici Tex Kit Carson Tiger Jack Kit Willer Pat Mac Ryan Jim Brandon Meisto Lily Dickart, sensuale e letale… l’altra faccia del male Lilyth Gros Jean Montales El Morisco Yama El Muerto Tigre Nera Bene & Male – Le ininite incarnazioni

Capitolo Quarto

LA FUCINA DEGLI EROI

73 74 75 76 78 79 80 82 85 86 87 89 90 91 92 93

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I creatori & gli uomini della saga Giovanni Luigi Bonelli Aurelio Galleppini Tea Bertasi Primi coadiutori

97 101 105 109 5


Titolari One Shot

Capitolo Quinto

LE FORMULE DELL’AVVENTURA

111 115

117

Le collane parallele Tex-One – Lo speciale annuale Tex-Maxi – Il “Balenottero” annuale Tex-Almanacco – L’index di un anno di West Tex-Color La “Quadricromia” annuale

Capitolo SeSto

UNO, DIECI, CENTO, MILLE… TEX

119 133 145 185

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Le Ristampe Tex – Le Ristampe

Capitolo Settimo

UN EROE SENZA FRONTIERE

191

207

Tex International Tex… senza conini!

Capitolo ottavo

AVVENTURE IN LIBRERIA

209

227

La Mondadori Tex ri-legato

Capitolo nono

OLTRE I CONFINI DEL MEDIA

229

263

Cinema, Cartoon & Radio Tex & il Cinema… Un’occasione persa Tex & i Cartoons… Andamento lento Tex & i Videogiochi… Computer e pistolettate Tex & Radio 2 Rai… Un’onda di successo

Capitolo deCimo

IL FILO NARRANTE

265 269 273 275

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Cronologia Tex Striscia Tex Raccoltina i Serie Tex Raccoltina ii Serie Tex Collana Quindicinale Tex Gigante i Serie Tex Serie Rossa Tex Gigante ii Serie Tex Speciale Annuale (Texone) Tex Speciale Annuale Maxi (Mini Texone) Tex Almanacco del West Tex Serie Color

Capitolo undiCeSimo DICONO DI LUI Bibliograia

Tex & la stampa: Volumi, cataloghi, monograie, dossier 6

281 289 290 295 299 300 305 345 349 351 355

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A Tea Bertasi, G.L. Bonelli, Galep & Sergio Bonelli. Col talento e il lavoro hanno creato un mito e un fenomeno di costume. Ad Antonietta, Vincenzo e Maria, che hanno la gioia nel cuore quando si viaggia con la fantasia. Ai miei genitori, capaci di nutrire la mia curiosità con l’ininito dell’immaginazione. A tutti i lettori i cui occhi s’illuminano nel vivere le fantasiose avventure al ianco di Tex.



Tex, avventura senza tempo I fumetti sono un formidabile veicolo di sentimenti, sensazioni, emozioni. Un fumetto si sfoglia, si tocca: ne immaginiamo i suoni, i rumori, ci creiamo le atmosfere, fantastichiamo sui personaggi, sulle sequenze invisibili tra una vignetta e l’altra. In una parola, lo interpretiamo! Un fumetto è una sequenza di tante stanze contigue, piene di colori e sorprese emotive, in ognuna delle quali ci si può fermare a rilassare, rilettere, sorridere e, volendo, persino tornare indietro alla ricerca di qualche interrogativo perso. Tutto ciò è interpretazione. Un fumetto comincia la sua polimoria interpretativa già dalla nascita, perché è il risultato di ciò che lo scrittore ha in mente e della rappresentazione che il disegnatore fa delle sue descrizioni. Poi la storia è percepita, capita, vissuta, da ogni lettore, in maniera soggettiva. Perché è personale la libertà di assimilare disegni e parole. E qui si evidenzia la grande forza ma anche la dificoltà di un fumetto: quella di risultare gradevole alle diverse possibilità di goderne la fruizione, alle diverse possibilità di interpretazione. Tex ce l’ha fatta. Dalla mistura del coraggio imprenditoriale di Tea Bertasi, la verve narrativa di G.L. Bonelli e l’arte di Galep è nato un simbolo, un’efigie che ha saputo accontentare le diverse tipologie di approccio come un “attacco universale” che si presta alle diverse esigenze di rafigurazione. È la proiezione dell’eroe pronto a vestire l’io del ragazzo, dell’adolescente, dell’adulto: non a caso il lettore rimane fedele negli anni e continua a seguirlo nelle diverse fasi della vita. È la sorgente di un iume d’inchiostro che ha dipinto, su una supericie di oltre 70.000 tavole, l’Avventura, tra deserti americani e paesaggi da sogno. Ma c’è di più: Tex è diventato un fenomeno sociale ed è riuscito, per sua grandezza, a evadere dalla sfera dello svago puro. Si discute, infatti, della sua appartenenza politica ed è oggetto di studi, ricerche e libri che, di volta in volta, ne tracciano sfaccettature e analizzano comportamenti. È un fenomeno di costume: gli si dedicano mostre, ha un merchandising ed è da più di mezzo secolo il rappresentante del fumetto italiano nel mondo. Ha fatto crescere autori (diventati Maestri d’Arte) e ha aperto la strada a nuove esperienze, trainando il settore delle “nuvolette disegnate” verso un’evoluzione artistico-culturale che ci permette di non essere secondi nei confronti dei colossi che producono fumetti nei Paesi esteri. È la bandiera a cui si è aggrappato il suo editore nei momenti di crisi, è… un fumetto… il più grande fumetto italiano. R.D.F

Il chiosco/edicola, lo stargate per entrare nel mondo della fantasia dei ragazzi di qualsiasi epoca. Pagina precedente: Tex, prezioso pard di una vita. Disegno di Bruno Brindisi.

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Doctor De Falco, I presume di Graziano Frediani Quanti sono i dottori del fumetto italiano? Parlo dei dottori raccontati a matita, i medici immaginari davanti ai quali i ragazzi di una volta si sedevano volentieri, senza provare il timore che invece incutevano i dottori in carne e ossa, armati di siringhe e stetoscopi, pasticche e purganti… Nel piccolo mondo di sogni fatti di segni che Raffaele De Falco ama da sempre, e di cui oggi è diventato uno dei più informati cronisti, ma soprattutto uno dei più attenti studiosi, i dottori degni di nota, secondo me, sono due: uno Buono e uno Cattivo. Quello Buono (ma sarebbe più giusto dire: Buono a Nulla) è un omone dalla barba incolta e dal sorriso furbo, signiicativamente soprannominato “Salasso”, che pensa soltanto a ubriacarsi con un anziano scout brontolone e traballante, signiicativamente soprannominato “Doppio Rhum”. Ricalcato sulla isionomia di un celebre caratterista hollywoodiano (Thomas Mitchell, il “doc” alcolizzato in cerca di riscatto nel classico Ombre rosse di John Ford), Salasso compare nel 1951 in uno dei primi episodi di «Capitan Miki», una serie western incentrata su un giovane, coraggioso (e morigeratissimo) Ranger del Nevada, e irmata da tre cartoonist (Pietro Sartoris, Dario Guzzon, Giovanni Sinchetto) che si nascondono dietro il nome d’arte di “EsseGesse”. Da allora in poi, Salasso resterà per sempre, insieme a Doppio Rhum, al ianco di Capitan Miki, diventando una igura proverbiale per le sbornie che si concede, più che per le sue doti professionali. Salasso è tanto simpatico, quanto inafidabile. Viveva e praticava il suo mestiere a Kansas City, ma se n’è dovuto scappare in fretta e furia: «Un certo Joe, detto il “Massacratore”, se l’è presa a male perché gli ho cavato un dente sano invece di un dente cariato», confessa. Un cialtrone, dunque, che dà l’impressione di non aver mai sentito nominare quel giuramento di Ippocrate che i dottori veri – quelli come Raffaele De Falco – considerano sacro e inviolabile. L’altro dottore cui accennavo all’inizio non è proprio un medico, bensì un mad doctor, uno “scienziato pazzo”: creato nel 1939 dallo sceneggiatore Federico Pedrocchi, è protagonista assoluto di tre racconti (Il mago della foresta morta e Il Polo ‘V’, illustrati da Walter Molino, e Il Signore del Buio, disegnato da Antonio Canale). Nel suo farneticante odio contro l’umanità, Virus sfodera capacità

Il Dottor De Falco e la “famiglia” bonelliana ritratti da Raffaele Della Monica in un’avventura di Zagor. Pagina precedente: disegno di Giovanni Ticci.

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sovrumane: sa comunicare per via telepatica, rianimare antiche mummie egizie, smaterializzare le persone e comandare i raggi del Sole tramite cellule fotoelettriche da lui stesso costruite. Nascosto nel cuore di una spettrale foresta circondata da sabbie mobili, rinserrato fra le pareti di un inespugnabile laboratorio sotterraneo, Virus non si fa scrupolo di usare le meraviglie del Progresso (televisione compresa!), per ini biecamente personali. Al pari del suo più celebre collega del cinema e della letteratura, l’altrettanto folle e geniale dottor Frankenstein, è lontano anni luce dalla testa e dal cuore del dottore salernitano che, con una passione e una meticolosità ininite, ha assemblato, pagina dopo pagina, immagine dopo immagine, lo straordinario viaggio nell’universo di Tex Willer che avete ora fra le mani. A chi potremmo, dunque, paragonare Raffaele De Falco? Credo di non sbagliare supponendo che, nel prendersi cura dei suoi pazienti, quando mette per un momento da parte i suoi amati fumetti, Raffaele sfoderi la calma rassicurante, l’ironia complice e il sorriso sereno che regala abitualmente ai suoi amici e ai suoi familiari. È un uomo di poche, ben calibrate parole: è uno che osserva, che lascia parlare, che vuole “sentire”, prima di giudicare. Ha gli occhi chiari, del resto, e chi ha gli occhi chiari, oltre a essere più sensibile alla luce, riesce a guardare molto più in profondità… Da lui nasce questo libro, al quale ha dedicato anni di ricerche, di sacriici, di passione esclusiva, spulciando centinaia di albi italiani e stranieri, intervistando autori e addetti ai lavori, compilando bibliograie, accumulando un tesoro di vignette, locandine, copertine, disegni (spesso inediti o comunque poco visti), e trovando, alla ine, se non la risposta risolutiva, perlomeno qualche risposta illuminante alla domanda cruciale: qual è il segreto di Tex Willer? Il dottor De Falco ha lavorato e studiato molto per arrivare a tale obiettivo: ma, conoscendolo, so già che non smetterà di lavorare e studiare, per andare ancora più a fondo, per trovare risposte ancor più illuminanti nella sua affettuosa, ostinata indagine sul grande mistero ultrasessantennale di Aquila della Notte. In questo fervore, in questa ostinazione, assomiglia a uno dei comprimari di Tex: El Morisco. I messicani lo chiamano brujo (ossia “stregone”), e gli sono ostili perché lo considerano un profanatore delle tradizioni del loro popolo. E, in effetti, la sua curiosità per ciò che è magico ed esoterico gli fa spesso scoprire segreti tenuti gelosamente nascosti. Tuttavia, El Morisco è anche un ricercatore multitasking per il quale la scienza e la razionalità vengono prima di tutto. Tex, infatti, si rivolge a lui ogni volta che le sue Colt non bastano per affrontare forze occulte e inspiegabili. Una collaborazione fruttuosa per entrambi: Tex sconigge i suoi nemici e Raffaele… pardon, El Morisco soddisfa la sua sete di conoscenza, la sua voglia di non fermarsi all’apparenza delle cose. Persino Ippocrate, ne sono convinto, sarebbe orgoglioso di lui.

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Tex cavalca ancora di Mauro Boselli

Ecco un libro che è come una galoppata! Un’avvincente cavalcata lungo il corso del tempo, dai giorni dificili del dopoguerra al boom economico, dagli anni di piombo sino a oggidì, alla nostra era attuale tecnologica e cablata, ma non per questo meno dificile di sessant’anni fa e che presenta nuove ardue side per un eroe immortale… Sfogliare queste pagine mi ha fatto sognare come un bambino: anzi, mi ha riportato davanti a quell’edicola degli anni Cinquanta rutilante di “giornalini”, dove la scelta era tra mille strisce e albetti, ma l’unica certezza era solo lui, il Tex! Mi è sembrato di annusare il profumo della carta stampata di allora, che, dopo, chissà perché, non è stato più lo stesso. Ho sentito nella tasca il frusciare degli albetti a striscia che ci scambiavamo a scuola (ricordo ancora con rimorso il giorno del mio “tradimento”, quando – inaudito! – mi feci convincere a scambiare un albetto di Tex con uno di Blek Macigno!) Scorrendo l’accurata cronistoria, redatta con passione da Raffaele De Falco, della longeva carriera del più celebre Ranger a fumetti, ci s’incanta e ci meraviglia, davanti al seguito delle circostanze, delle scelte, delle trovate, delle intuizioni e anche degli accidenti dovuti al caso (o al destino?) che ne hanno accompagnato la lunga e fortunata carriera, a cui hanno concorso senza dubbio la tenacia di Tea Bertasi, la grinta e la fantasia inesauribile di Gian Luigi Bonelli, i disegni eccitanti e dinamici di Galep, il genio imprenditoriale e creativo di Sergio Bonelli. Tex, in questi sessanta e passa anni, ha superato ogni sida, vinto ogni battaglia, lasciato sul terreno ogni durissimo e motivato avversario: d’altronde lui è Tex, l’invincibile. Trionfare sulle dificoltà è nel suo dna di eroe, perciò ha fatto, né più né meno, quel che ci si aspettava da lui. Sì, lo ammetto, leggendo ho provato un’acuta nostalgia: per le strisce e per gli Albi d’Oro, per le storie interrotte sul più bello, per l’attesa interminabile dell’albo seguente, per quel signore che vedevo passare in via Mac Mahon con lo Stetson in testa, per quell’altro signore che si aggirava intorno alla redazione di via Ferruccio, per il ticchettio della macchina da scrivere che evocava El Morisco e Yama, Jim Brandon e Gros-Jean, indiani e fuorilegge. La nostalgia ha un profumo dolceamaro. Raffaele De Falco ha scritto questo volume perchè ha dedicato la sua vita a Tex. Anch’io, più o meno. Però Raffaele sa che Tex cavalca ancora e che, anche se Tea e Gian Luigi e Aurelio e Sergio non

Tex garante delle sue avventure in un disegno di Giovanni Ticci. Pagina seguente: Tex, la grande avventura. Disegno di Claudio Villa.

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TEX - FIUMI DI CHINA ITALIANA IN DESERTI AMERICANI

ci sono più, il Ranger ha altri fedeli pards, tra i quali mi ci metto pure io, che hanno il compito di raccogliere e redigere il resoconto delle sue affascinanti imprese. Da Tex, infatti, abbiamo imparato che il male e le dificoltà possono essere sconitti e che gli uomini della Frontiera sanno vedere lontano. Anche voi provate a guardare laggiù, all’orizzonte: quella ila di cavalieri che si staglia contro il cielo dell’Arizona sono i Navajos di Aquila della Notte? E i quattro cavalieri che cavalcano a rotta di collo non sembrano i quattro imbattibili pards? E quei segnali di fumo dalle montagne? Nessun dubbio, amigos: annunciano nuove, fantastiche avventure… Rimontiamo in sella senza paura. I tempi sono dificili, sempre di più, ma Tex è ancora Tex e le grandi storie non iniscono mai.

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Un Eroe per tutte le stagioni Cronistoria editoriale


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UN EROE PER TUTTE LE STAGIONI

1948-1950 – La nascita 1948. È da poco inita la guerra. Milano è il centro nevralgico della ricostruzione economica del Paese, vi si respira aria d’imprenditoria, si sente l’odore dei soldi mischiato a quello acre del sudore, del duro lavoro; ci si affanna alla ricerca di nuove opportunità. La signora Tea Bertasi si è preissa, per scelta quasi obbligata, l’obiettivo di entrare nel mercato dell’editoria per ragazzi rilanciando la mitica casa editrice Audace, fondata dalle ceneri del giornale «L’Audace» dall’ex marito Gian Luigi Bonelli e rilevata al momento della separazione insieme a un retaggio davvero gravoso. In una società maschilista una donna imprenditrice alla guida di un’azienda non si è mai vista, è cosa più unica che rara: una scelta, la sua, fatta di strade lastricate d’enormi dificoltà. Tea, però, ha una tempra d’acciaio ed è ben motivata a raggiungere la meta, c’è in ballo la sopravvivenza della sua famiglia. Con coraggio e grazie all’aiuto di una segretaria e alla bravura e capacità del giovanissimo disegnatore Franco Donatelli (e strada facendo di altri artisti, tra i primi: i fratelli Cossio, Dino Attanasio, Raffaele Paparella, Lina Buffolente, Mario Faustinelli, Guido Da Passano, Paolo Piffarerio, Giorgio Scudellari, Leone Cimpellin…), oltre che all’impegno dell’adolescente iglio Sergio, che cresce a pane e fumetti facendo germogliare un amore profondo per quelle pagine disegnate, la signora del fumetto italiano dà inizio alla sua leggenda e alla nascita di quella che sarà la casa editrice italiana di fumetti più famosa nel mondo. Subito dopo la guerra Gian Luigi Bonelli preferisce affrontare la ricostruzione dell’Italia come freelance rinunciando al suo ruolo d’imprenditore, cioè come editore. Decido allora di diventarlo io, editore, proprio per risolvere i problemi di sopravvivenza che avevamo io e Sergio che, ovviamente, viveva con me. […] I trucchi del mestiere, che avevo imparato da quando mio marito aveva comprato la testata dell’«Audace», mi consentivano di occuparmi dell’impaginazione delle nostre pubblicazioni e di affrontare alcuni problemi tipograici, mentre sul piano creativo concedevo molta iducia agli autori, limitandomi a esprimere il mio parere personale sulle scelte dell’argomento di ogni nuova serie. In questi anni la redazione era composta da me, da una segretaria, che si prodigava a sua volta in mille mansioni, e da Sergio, che… rispondeva alla posta dei lettori, impacchettava i numeri arretrati richiesti dai collezionisti, fungeva da fattorino schizzando da un disegnatore all’altro per rendere più rapide le consegne, e si improvvisava anche magazziniere sistemando le rese.1

Dall’alto: Tex a muso duro fa capire subito di che pasta è fatto. Disegno di Galep. L’editrice Tea Bertasi in una foto degli anni Cinquanta. Pagina precedente: Tex si presenta al pubblico. Disegno di Galep.

I tempi sono dificili, Tea sta dando fondo a quelle che sono le risorse della cambusa Audace e si rende conto che c’è bisogno d’altro: ormai le ristampe hanno esaurito il loro corso. Ecco emergere, dunque, le qualità della prima donna manager del campo; con un intuito e una competenza proverbiali la 1

Tea Bertasi, da un’intervista di G. Brunoro in «Dime Press» n. 11, ottobre 1995.

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signora del fumetto italiano si rende conto che il mercato non recepisce più quelle storie, quei personaggi che stanno disaffezionando i lettori. C’è bisogno di novità, d’idee fresche, di prodotti adatti alle nuove esigenze del pubblico. Tea si guarda intorno, con la freddezza di una veterana mette da parte i sentimenti e punta sul migliore autore di testi presente sulla piazza: Gian Luigi Bonelli, suo ex compagno di vita, e lo ingaggia come freelance. Prende contatto con vari disegnatori, tra i quali anche Aurelio Galleppini, in arte Galep, apprezzato autore di chiara fama. Uomo con talento da vendere e un’esperienza davvero notevole maturata sul campo, Galep è ciò che la signora Tea sta cercando e, straordinariamente, ne ottiene la collaborazione in esclusiva. Il disegnatore dopo le vicissitudini della guerra era tornato a Cagliari, dove insegnava disegno in un istituto tecnico. La voglia di disegnare fumetti era però irrefrenabile e aveva spinto l’artista d’origine grossetana a scrivere ai maggiori editori del tempo ancora in attività, comunicando la propria disponibilità a collaborare. La lettera della signora Tea giungeva così nel momento giusto… Dopo la guerra mi ero ingegnato in diverse attività, come quella di dipingere quadretti sulle mattonelle recuperate dalle case abbattute dai bombardamenti, dipingevo e avevo racimolato un discreto mucchietto di am lire che per mia sfortuna non investii, e inii per ritrovarmi senza un soldo quando inirono fuori corso! Avevo anche un tranquillo posto di insegnante di disegno in una scuola tecnica ma l’insegnamento non era proprio quello che volevo… il richiamo del disegno e dei fumetti era troppo forte cosicché mi decisi a scrivere agli editori con cui avevo lavorato prima della guerra offrendo collaborazione […]. […] Tra i tanti editori che mi risposero c’era anche la lettera della signora Tea Bonelli direttrice della casa editrice Audace… che non avevo contattato!… Decisi così di accettare la sua offerta di lavoro, proprio per questo motivo e poi perché nell’arco della mia carriera le donne mi hanno sempre portato fortuna!2

Sopra: i primi due albi realizzati da Galep a Cagliari nell’aprile/maggio del 1948, dopo aver accettato di lavorare in esclusiva per Tea Bertasi e la sua casa editrice Audace. Albi pubblicati il 5 e 25 settembre 1948.

Accettata la collaborazione, dopo un paio d’albi disegnati (L’agguato nella foresta, Il segreto della valle nascosta e la storia Gli schiavi della mezzaluna, quest’ultima pubblicata successivamente a puntate su «Occhio Cupo»), Galep diventa il punto di riferimento per Tea che, con una lettera datata 31 maggio 1948, lo invita a pensare a qualcosa per sostituire Furio, che «ha ormai stancato i ragazzi». A lato: le famose AM lire coniate tra il 1943 e il 1944 nei territori sotto il governo militare alleato; l’emissione delle banconote in AM lire – a causa dell’eccessiva messa in circolazione – provocò una enorme inlazione e venne interrotta a seguito delle proteste del governo italiano.

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Galep, da conversazione con l’autore, 1986.


UN EROE PER TUTTE LE STAGIONI

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UN EROE PER TUTTE LE STAGIONI

Tea invita Galep a trasferirsi a Milano. Sono state poste le basi di un nuovo albo su cui l’editrice punta e urge la sua presenza ed esperienza in loco, poiché dovrà occuparsi della resa graica ma anche della direzione artistica della testata. Si tratta di una collana nel formato Albo d’Oro, denominata «Serie d’Oro Audace» (e già il titolo dà la dimensione di quanto fosse importante), il cui protagonista è l’eroe Occhio Cupo. L’albo è veramente di prestigio, un prodotto di qualità paragonabile a pochi altri contemporanei e questo signiica un impegno ancora maggiore in termini di sforzo economico, tecnico, e di risorse professionali da parte della neo imprenditrice. I testi, naturalmente, appartengono a Gian Luigi Bonelli, che è tornato in Italia ospite a Genova del suo amico e socio in affari Giovanni De Leo, con cui collabora ormai costantemente. Bonelli pesca a piene mani nell’avventura romantica di cappa e spada strizzando l’occhio a quelle che sono le mode ilmiche e romanzesche del momento, elaborando una trama secondo i moderni ritmi narrativi e caratterizzando il tutto con il suo inconfondibile stile. Nell’estate del 1948 Galep, trasferitosi a Milano, si dedica anima e corpo al progetto e al suo ruolo di disegnatore in esclusiva. È all’apice della forma artistica ed è lusingato dagli incarichi di responsabilità che ricopre; il risultato è scontato quanto affascinante. Confeziona diverse copertine e produce tavole di una bellezza stilistica e tecnica uniche. Avvia una nuova formula editoriale per la testata e, attraverso il colloquio redazionale diretto, stuzzica l’interesse dei lettori elargendo consigli su come realizzare i fumetti e attirandoli con il bando di vari concorsi. Come spesso succede, però, nonostante gli sforzi da parte di tutti e gli enormi sacriici, la testata nella quale si era investito e riposto tante speranze non decolla, come una minestra i cui ingredienti sono tutti di prima qualità, condita con spezie rare e il cui profumo inebria, ma che nessuno mangia! La situazione era imbarazzante. Contemporaneamente a «Occhio Cupo», Tea aveva chiesto a Gian Luigi Bonelli dei testi per un personaggio “di minor onere”. L’idea era quella di coprire quel settore di pubblicazioni nel formato detto “a striscia” (che era stato lanciato in Italia dall’editore Torelli), che riscuoteva un buon credito da parte degli editori perché riduceva di molto i costi di produzione (si stampavano tre numeri per volta abbattendo notevolmente i costi di stampa e di carta). Gian Luigi Bonelli è preso da mille scadenze, ma – incalzato da Tea – tiene fede agli impegni. Non scarta nessuna idea e, alla ine, a ispirarlo nella realizzazione del character è una singolare coincidenza. L’editore genovese Giovanni De Leo, al tempo socio (insieme al francese Pierre Mouchott) di Gian Luigi Bonelli, pubblica una serie di racconti a dispense di discreto

Sopra: copertina di Galep per la serie «Furio Mascherato», pubblicata nel novembre 1948. Pagine precedenti: lettera autografa della signora Tea Bertasi che invita Galep a Milano. Disegno originale di Galep per una copertina di «Occhio Cupo», (quella del quarto numero della «Serie d’Oro Audace»).

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TEX - FIUMI DI CHINA ITALIANA IN DESERTI AMERICANI

A lato: «Red Killer», fascicolo di racconti a dispense pubblicato dall’editore De Leo. Disegno di Alvaro Mairani.

Sotto: alcune vignette di Molino ritagliate da Galep per confezionare il menabò della prima striscia di Tex.

successo dal titolo «Avventure Far West Stories», il cui protagonista è Red Killer, e sta pensando di trarne una serie a fumetti; per questo chiede a Gian Luigi Bonelli di scrivere dei canovacci di avventure che si adattino allo scopo. Bonelli li realizza, ma il lavoro è subito accantonato. È questo il momento (giugno 1948) in cui Tea pressa con le sue richieste e Bonelli, impegnato in diversi progetti tra cui anche la realizzazione di «Occhio Cupo», ricordandosi di «Red Killer» invia a Milano, in via Safi 16, proprio questi canovacci, rielaborati in storie al cui protagonista ha dato il nome di… Tex Killer! La leggenda narra che il nome Tex sia ispirato all’insegna di un negozio, una sartoria di jeans, “Tex Moda”, che aveva colpito Bonelli tempo prima mentre girava in auto per le strade di Genova, il cui ricordo l’autore aveva rispolverato per l’occasione. I testi giungono nelle mani di Tea, che afida la realizzazione di un menabò a Galep il quale, nei ritagli di tempo durante la messa in opera delle tavole di «Occhio Cupo», assembla dei disegni ritagliando un albo di Molino. C’è solo una cosa che non lo convince: il nome! Suggerisce allora di cambiare la k con la v. Con l’occhio del capo Tea accetta il suggerimento, ma trasforma la v in una w. Parte così, nella calda estate del 1948, la produzione di un nuovissimo settimanale. È nato Tex Willer. Con tratto nervoso, veloce, dinamico e al tempo stesso accattivante, capace di calamitare il lettore – frutto di sapienti pennellate, di una mano avvezza a linee altrimenti ben più curate, come solo un maestro indiscusso è capace di fare – senza particolari ambizioni Tex, anticipando di qualche giorno la «Serie d’Oro Audace», giunge in edicola i primi di ottobre, precisamente il 28 settembre 1948. In redazione, presi a tempo pieno da «Occhio Cupo», non si crede molto in questa nuova striscia, nata solo per coprire un buco editoriale. Inoltre, l’esperienza di quelle che l’hanno preceduta deinisce tale prodotto come un “usa e getta” che brucia gli eroi in archi di tempo brevissimi, in media lo spazio di pochi mesi. La «Collana del Tex» è spedita in edicola senza grande clamore, dunque, con una tiratura intorno alle 25.000 copie. Poche, se rapportate al venduto del concorrente e capostipite

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UN EROE PER TUTTE LE STAGIONI

del formato, «Il Piccolo Sceriffo» che tirava intorno alle 60.000 copie. Galep lavora a queste storie di notte, sottraendo ore al sonno, le uniche lasciate disponibili dal suo «Occhio Cupo», che gli porta via tutto il tempo e la concentrazione nell’arco dell’intera giornata. Lo realizza volentieri, il Tex, per sciogliere la mano tenuta a freno dalla ricerca del massimo risultato durante le ore di luce. È un modo per rilassarsi e Galep si diverte a lavorarci, come testimoniano gli intermezzi comici che disegna. Nati come riempitivi degli spazi lasciati vuoti dal letterista, per lui sono un gioco ma, di fatto, sono anche lo specchio delle sue vicissitudini, perché vi racconta di sé nella vita di tutti i giorni. Anche dopo aver lasciato l’appartamento/redazione (che lo ha ospitato per circa un anno dal momento del suo arrivo a Milano), ed essersi trasferito in un monolocale al pianoterra di via Correggio, zona San Siro, diviso con l’amico Gino Rognoni (che si occupa per un certo tempo del lettering delle strisce di Tex), gli spazi nelle didascalie continuano a riempirsi di “disegnini”: nel cortile gironzola un cagnolino… eccolo ripreso da Galep! Spesso c’è un pesciolino, (era quello che nuotava nel piccolo acquario di Rognoni!) e, ancora, la pipa o il cagnolino con la pipa… Be’, è Galep che, accanito fumatore, ritrae se stesso (nel dopoguerra i militari americani erano soliti pagare le caricature o i ritratti che Galep faceva loro con delle stecche di sigarette e così era diventato un accanito fumatore!).

Uno dei momenti di divertissement graici di Galep disegnati nei colonnini delle didascalie.

Nonostante la mole di lavoro, ricordo con nostalgia la vita bohèmienne di quel periodo. Eravamo così sregolati, io e l’amico Gino Rognoni, il compagno di camera che curava i lettering delle mie tavole, da trovare il modo di scherzare anche quando i ritmi di lavoro sembravano abbrutirci!3

La testata comincia così a muovere i primi passi. Il suo protagonista è graicamente caratterizzato al minimo, con lineamenti abbastanza incerti e poco deiniti. Unici elementi di riconoscimento sono i jeans col risvolto, il cappello e le pistole sempre pronte a cantare! Ma, se facciamo fatica a riconoscerne il viso, Tex di certo si riconosce ineluttabilmente dalle movenze scattanti, dall’azione incastonata tra sequenze e scene iperdinamiche (risultato della scioltezza della mano di Galep) che scorrono davanti agli occhi, ipnotizzati da tale sintesi narrativa. Prima di Tex, Galep aveva realizzato altri albi western, alcuni per «L’Intrepido», altri per le stesse Edizioni Audace, e molti vogliono cogliere in essi le origini graiche del Ranger. In realtà il primissimo Tex ha dei lineamenti semplicemente anonimi. È una igura che in seguito diventerà un mix, un po’ Gary Cooper, un po’ Galep! Solo successivamente sarà caratterizzata in modo deinitivo, dopo vari passaggi attraverso tappe che fanno riferimento ai personaggi western di celluloide divi del momento: «Lentamente ho modiicato il viso di Tex senza che il lettore se ne rendesse conto», ha raccontato Galep nell’autobiograia pubblicata da Ikon. 3

Galep, da conversazione con l’autore, 1985.

Sopra: l’evoluzione graica del volto. Al lato: Campi, il “gemello graico” di Tex, protagonista dell’albo «Audace» n. 10. Disegni di Galep.

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A lato: una delle copertine a tempera opera di Galep per le «Raccoltine» che riutilizzano le rese delle strisce.

Pagina successiva: locandina pubblicitaria d’epoca che annuncia la nuova serie di Tex. Disegno di Galep.

Sotto: una rara locandina d’epoca che pubblicizza la serie «Red Carson». Disegno di Mario Uggeri.

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Dicembre 1948. A soli tre mesi dall’uscita «Occhio Cupo» ha concluso le sue avventure: al quarto numero s’interrompono gli inediti, nel quinto e sesto numero viene proposto l’adattamento di Capitan Fortuna (di Rino Albertarelli) nei panni di Carlo Lebeau. Il personaggio non ha incontrato il favore del pubblico che, sorprendentemente, si è diretto verso il “brutto anatroccolo” dell’«Audace». La stupefacente striscia «Tex», prodotta a bassi costi, tiene dignitosamente l’edicola. Il character costruito nei ritagli di tempo, messo in cantiere e tirato via solo per l’esigenza editoriale di riempire un settore, lentamente, inesorabilmente, naviga con un inaspettato vento in poppa. Tex ha portato il suo primo sconvolgimento. La signora Tea, lucida nel suo ruolo, cerca d’ottimizzare il momento positivo di questo purosangue mimetizzato da ronzino; difatti chiude la «Serie d’Oro Audace» al dodicesimo numero (nel maggio del 1949) e, a un anno dall’inizio del progetto, presta una maggiore iducia alla «Collana del Tex». Dopo ancora un anno, dà un taglio e un ruolo dignitoso anche alle «Raccoltine» edite riutilizzando le rese; incarica Galep di creare delle copertine ex novo a tale scopo e, dopo i primi sette numeri copertinati da Galep con dei fantastici disegni a tempera, riparte con la numerazione da uno nel 1950 (nota tra i collezionisti come «Serie Bianca»), arricchita ancora da copertine inedite di Galep che rivestono di maggiore visibilità e distinzione le raccolte. Il risultato positivo di questi interventi spinge l’editrice a tentare di sfruttare ulteriormente il ilone aperto con Tex. Sulla falsariga del Ranger, sono messi in cantiere altri personaggi; grandi artisti sono all’opera ma l’alchimia non si ripete. La scintilla che Tex ha acceso nel lettore non è facile da riprodurre. Se da un lato Tex diventa sempre più stabile editorialmente parlando, dall’altro i vari tentativi di presentare altri personaggi sono destinati al fallimento, a durare l’arco di pochi mesi, di una stagione. Eppure si tratta di lavori dignitosi e meritevoli come «La pattuglia dei senza paura» (G.L. Bonelli/G. Zamperoni), «Mani in alto» (Roy D’Amy), «Plutos» (G.L. Bonelli/L. Cimpellin), «Red Carson» (Warren Tufts e Uggeri), «Buffalo Bill» (Fred Meagher e Galep), «L’Uomo Ombra» (Lino Jeva)… Gli altri passano, Tex è il solo che rimane e, di conseguenza, ottiene la dovuta attenzione da parte degli autori e dell’editore.



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1951-1958 – La crescita

Sopra: i Navajos di Freccia Rossa battezzano Tex con il nome di “Aquila della Notte”. Disegno di Zamperoni e Galep.

1951. Tex ha chiuso, dopo sessanta numeri, il suo primo ciclo di storie. Al tempo si usava dividere le avventure in serie per ripartire dal numero uno e ridestare l’interesse dei lettori. La seconda serie replica e incrementa il successo della prima, portando il nostro eroe a una svolta. Quasi increduli, gli autori si rendono conto della “realtà Tex” e, a giusta ragione, ne prendono a cuore la causa. A maggio, dopo i 75 numeri della seconda serie, Tex parte con la terza serie, che concretizza il cambiamento. Gian Luigi Bonelli è un fuoriclasse, e, nonostante la limitazione oggettiva delle trentadue paginette per numero, inizia a sfornare storie sempre più avventurose e appassionanti, a dare più corpo alle vicende arricchendole di particolari e di personaggi di contorno, oltre che di veri coprotagonisti. Al suo pari Galep si rimette ai blocchi di partenza, costruisce tavole belle, ricche e dinamiche e traccia un Tex graicamente più maturo, con una isionomia più decisa e curata, seppure ancora in evoluzione. Galep è infaticabile, un vero stacanovista. Riesce in sostanza da solo, per anni, a sostenere il ritmo di produzione ino a che, ricordandosi d’essere umano, si ammala mettendo in crisi la redazione. All’inizio ci si mette “una pezza” rimontando in qualche caso gli stessi disegni di Galep, poi si ricorre all’aiuto di altri disegnatori. I primi sono Guido Zamperoni, Mario Uggeri e Lino Jeva, che collaborano fornendo delle tavole a matita, poi riinite da Galep e viceversa. Nel 1955 subentra Francesco Gamba e nel 1960 Virgilio Muzzi, che danno una collaborazione maggiore fornendo tavole complete cui Galep aggiunge i volti dei protagonisti (nel caso dei disegni di Muzzi) e qualche ritocco (per quelle di Gamba). L’epoca di questi primi Tex era “eroica” e “pionieristica”: si lavorava sempre con l’acqua alla gola, perché il Tex uscisse in tempo… Galep non ce la poteva fare a reggere il ritmo… la soluzione, trovata in fretta e furia, fu di afiancargli degli aiuti, che disegnassero gli sfondi, o perino i corpi dei personaggi, ai quali Galep aggiungeva poi la testa. Una specie di rozza “catena di montaggio”, realizzata in amicizia e con l’entusiasmo, ripeto, di quegli indimenticabili “tempi d’oro”. In seguito questa soluzione ibrida fu abbandonata, a favore dell’alternanza tra vari disegnatori.4

A lato: il Tex disegnato a due mani da Francesco Gamba e Galep.

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Sergio Bonelli, dalla posta di «Tutto Tex» numero 10, settembre 1986.


UN EROE PER TUTTE LE STAGIONI

Gli anni Cinquanta sono monopolizzati dalla striscia, e tutte le case editrici hanno i loro campioni che si diffondono in questo formato. Con il successo, però, cresce anche la bigotta protesta degli “educatori”: genitori, maestri e politici benpensanti. Costoro identiicano nei fumetti un nemico dell’infanzia e, convinti della “devianza” del media, lo accusano di addestrare al crimine le giovani menti. L’estremo eccesso è raggiunto quando la stampa cattolica si spinge a stilare dei bollettini con i “buoni” e i “cattivi” tra le pubblicazioni a fumetti; naturalmente, il Tex inisce tra i maggiori esempi della seconda categoria! Uccide senza pensarci due volte, fa l’occhio languido a donne scollacciate e di dubbia moralità, bestemmia e non risparmia imprecazioni a ogni giro di lingua… Nel 1951 è addirittura stampato e distribuito dalla parrocchia di Cristo Re a Roma un fascicolo dal titolo Mammina me lo compri?, dove si discetta sull’assoluta pericolosità dei fumetti per la mente di giovani e adulti e si pongono sul piatto pregiudizi e moralismi che deinire assurdi è dir poco. Dopo la “dimostrata travianza” del fumetto i redattori stilano un elenco in ordine alfabetico delle testate con accanto un giudizio e, nello stesso tempo, in vari riquadri propagandano le testate della stampa cattolica! Tex è addirittura citato due volte come “escluso”. Nonostante quest’ostracismo, Tex procede per la sua strada e, forse, le caratteristiche così marcate che lo differenziano dagli altri prodotti analoghi, come questo suo seguire regole in modo sregolato, sposa appieno lo spirito di contraddizione giovanile decretandone il lento ma costante successo.

Sopra: Il marchio GM e le testate che vi aderiscono: la risposta dell’Associazione Editori al dilagare della “moralizzazione” e della campagna contro i fumetti. Sotto: da sinistra, la copertina del fascicolo Mammina me lo compri? e Tex che “ammicca” alla languida e scollacciata Marie Gold! Disegni di Galep.

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UN EROE PER TUTTE LE STAGIONI

All’indomani dell’ennesimo attacco condotto con proposte di legge approvate alla Camera (poi fortunatamente bocciate al Senato) – opera dei deputati democristiani Maria Federici Agamben e Giovan Battista Migliori – proponenti un controllo preventivo sulla stampa a fumetti (che rievocava lo spettro del regime fascista col suo controllo cautelativo del Ministero della Cultura Popolare), Sergio Bonelli risponde giocando d’anticipo insieme agli altri editori e crea, per salvaguardarsi da questi “ideologi del crimine”, una commissione d’autocensura, pubblicizzata su albi e copertine col marchio gm (Garanzia Morale). Evitando così una paralisi certa del settore se la legge fosse passata. In questo clima non idilliaco, la vita editoriale della casa editrice va avanti. Si studiano altre iniziative, altri personaggi, nuove strade editoriali: la rivista «Poker», l’americano «Buffalo Bill», il nostrano e curatissimo «Gordon Jim» ecc., senza mai perdere di vista il Tex, purosangue vincente della scuderia di via Ferruccio. Contemporaneamente all’inizio della «iv Serie a striscia» e della «Raccoltina», nell’aprile del 1952 sull’onda della crescente popolarità del character e delle pressanti richieste dei lettori di rivedere le avventure di Tex dalle origini, Tea Bertasi decide che è giunto il momento di mettere in cantiere una ristampa. Ma in quale forma? In quale formato ripresentare le avventure del Ranger? I tipi della Mondadori hanno costruito un formato molto gradevole, per una collana denominata «Albi d’Oro», derivato dai comic book americani; vi pubblicano i loro racconti migliori, diventati famosi e ricercati tra il pubblico, dando così origine al formato detto appunto “Albo d’Oro”. Tea opta per questo formato verticale, spillato, di trentadue pagine, con una periodicità quindicinale, per ripartire nel giugno 1952 dalla prima magica avventura di Aquila della Notte; inconsapevole di aver consegnato alla storia un’edizione fondamentale per il futuro di Tex. Ogni numero ripropone tre strisce e i titoli di queste sono riportati in copertina. Già, le copertine! Una delle caratteristiche basilari di questa collana. Galep è al meglio della forma artistica, è passato attraverso varie esperienze – pittura, illustrazione, fumetti – e la sua capacità di sintesi nel creare le copertine è un’abilità che esalta le sue qualità: la visione d’insieme dell’illustratore, la dinamicità del fumettista, i colori del pittore e, inalmente libero dalla “gabbia” e dalla “limitazione” dei pochi centimetri di una striscia, può sfogare una creatività che lo porta a realizzare dei piccoli capolavori.

Sopra: copertina dell’albo n. 51 I Serie formato “quaderno” «Albo d’Oro». Disegno di Galep. Sotto: esempio di copertina della «II Serie Gigante» ricavata da quella «Albo d’Oro». Disegni di Galep. Pagina precedente: particolare di una pagina del fascicolo Mammina me lo compri? In tale eccezionale reperto Tex è doppiamente segnalato come da «escludere dalla lettura».

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UN EROE PER TUTTE LE STAGIONI

Le copertine degli Albi d’Oro di Tex sono tanto determinanti da contribuire in modo notevole a far entrare il personaggio nel mito. Mai prima d’ora un fumetto seriale si era fregiato di copertine così belle, così espressive e di tale profondo impatto sul pubblico. Un punto di forza che contribuirà in modo sostanziale al lancio di quella che è la serie attuale di Tex. E sì, perché di lì a poco, per scelta e per necessità, l’editrice riutilizzerà (riadattandole) un numero cospicuo di queste copertine: prima, dal gennaio 1954, per copertinare le raccolte delle rese dell’«Albo d’Oro», gli introvabili 29 numeri della cosiddetta «i Serie Gigante» e, poi, i primi numeri della «ii Serie Gigante», quella in edicola a tutt’oggi, per intenderci, a cominciare dall’esempio più clamoroso, quella del numero uno, che in realtà è la copertina del numero 4 della i serie quindicinale «Albo d’Oro». È quindi questo formato il progenitore del volumetto bonelliano! Ma non è inita. Questa collana è anche quella che, con le sue copertine, ha accompagnato Tex all’estero: prima in Francia, con il marchio dei 60 franchi impresso in copertina al posto delle 50 lire italiane e poi (a volte, corredate da “ritocchi” tanto pacchiani quanto deturpanti), nel 1954, in gran parte d’Europa e in Sudamerica. È la collana dove si effettua il primo restyling delle storie con l’occhio dell’autocensura marchiata gm, anticipando la prassi revisionistica delle edizioni “Tutto” degli anni Ottanta. Altro pregio è di aver cominciato a far assaggiare al lettore italiano una dose tripla di avventure del Ranger rispetto alla striscia base e, quindi, di aver fatto venire l’acquolina in bocca e spinto, con le raccolte, il passaggio alla lettura “Gigante”, dalla grande foliazione, e alla creazione di uno standard editoriale, il formato “volumetto bonelliano”. Mentre la prima vera ristampa di Tex comincia a diffondersi, tra i lettori è ancora in voga il formato striscia, e allora Tea, cavalcando l’onda, pensa bene di afiancare all’«Albo d’Oro» un’ulteriore ristampa nel formato della striscia (con foliazione da “Raccoltina”) ed esce nel 1956 con la nuova edizione denominata «Serie Rossa». Intanto l’originale serie a striscia va avanti e, nell’intento di mantenere sempre viva l’attenzione dei lettori, la casa editrice ha adottato la strategia, dopo la «v Serie», delle denominazioni identiicative delle varie serie utilizzando nomi di fantasia. Prima di colori (dal 1953): «Verde» (la sesta), «Rossa» (la settima), «Azzurra» (l’ottava) «Gialla» (la nona); poi, di gemme preziose (dal 1955): «Smeraldo» (la decima), «Rubino» (l’un-

Sopra: ancora una dinamica copertina della serie «Albo d’Oro», n.11 III Serie, pubblicata in Francia sul n. 36 di «Fox» (1957). Disegno di Galep.

Pagina precedente: copertina del n. 18 della «I Serie Gigante» ricavata dalla copertina del n. 14 «III Serie Albo d’Oro». Disegno di Galep.

Sotto: la copertina del primo numero (nella versione al tratto!) della «Serie Rossa» a “Raccoltina” (1956). Disegno di Galep.

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dicesima), «Topazio» (la dodicesima); e, ancora di Stati degli usa (dal 1956): «Arizona» (la tredicesima), «California» (la quattordicesima), «Kansas» (la quindicesima), «Nevada» (la sedicesima). La striscia si evolve, aumentano le pagine e a partire dal 1957, con le serie «Gila» (diciassettesima), «Colorado» (diciottesima), «Pecos» (diciannovesima), «Oklahoma» (ventesima) si aggiungono anche le pagine a colori (in realtà un unico colore, seppia, che col bianco e nero dà l’effetto colore). Dal punto di vista editoriale il personaggio è in continua espansione!

Sopra: Tex e il diabolico Meisto. Disegno di Galep.

1959-1969 – L’evoluzione 1959. Siamo in primavera. Si veriica l’ennesimo cambiamento nella vita editoriale di Tex; una svolta che proietterà il personaggio verso il mito. In barba all’inconfutabile valore storico della collana quindicinale «Albo d’Oro», tale formato, pur vendendo bene, non ha avuto un vero e proprio exploit. Sergio Bonelli, constatato che, paradossalmente, la vendita delle rese in “Raccolta” rende proporzionalmente più dell’originale, comincia a “pesare” l’interesse del pubblico per questo nuovo formato e prima d’investire deinitivamente su di esso cerca la controprova. Riduce di qualche centimetro la dimensione dell’Albo d’Oro, in declino nelle preferenze del pubblico, e ristampa dall’inizio le storie di Tex ripartendo dal numero uno nel nuovo formato, quello della “Raccolta Gigante”. Nasce la «ii Serie Gigante» (e quello che in futuro sarà noto come “formato bonelliano”). Contemporaneamente a questi eventi avviene, in seno alla casa editrice Audace, una piccola rivoluzione. Dal 1957 il giovane Sergio Bonelli riveste il ruolo di direttore responsabile di tutte le pubblicazioni edite; ora la signora Tea è pronta a passargli la mano e le responsabilità della conduzione della casa editrice.

Pagina precedente: una delle storiche copertine di Galep per la “Raccolta” che compone la «I Serie Gigante» utilizzata per il n. 16 di «Plutos presenta Tex» edita in Francia (1954).

Sotto: bozzetto originale del logo “Araldo” per la nuova denominazione della casa editrice, disegnato da Galep e utilizzato una sola volta in calce alla ristampa della «Collana Capolavori».

Ho volentieri lasciato a Sergio la responsabilità dell’azienda quando, tutto sommato, lui era ancora poco più di un ragazzo, dal momento che, vivendo e lavorando insieme con lui tutto il giorno, mi ero resa conto delle sue capacità e del suo incondizionato amore per il mondo del fumetto.5 5

Tea Bertasi, da un’intervista di G. Brunoro in «Dime Press» n. 11, ottobre 1995.

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Il giovane rampollo di famiglia diventa il titolare dell’azienda e della nuova, moderna ragione sociale che, quasi a signiicare l’abbandono dei tempi eroici di «Audacia», assume la nuova denominazione di casa editrice Araldo. Tra la ine del 1959 e i primi del 1960 tutte le testate portano il marchio Araldo. Dal notaio con mia mamma Tea, non avevamo ancora deciso come chiamare la nuova società. Nell’indecisione fu aperto l’elenco del telefono e, tra i diversi nomi di cinema, uno in particolare attrasse la nostra attenzione, si chiamava “Araldo”. Fu così deciso che le nuove pubblicazioni sarebbero nate sotto il marchio di “Edizioni Araldo”.6

A distanza di pochi mesi ciò che il neo editore aveva intuito si dimostra esatto: il pubblico ha scelto “l’avventura Gigante”. I lettori sono diventati più esigenti, hanno più soldi da spendere, più tempo libero e vogliono storie più corpose, il volumetto gigante con le sue 162 pagine appaga tale richiesta e trasforma il “povero” fumetto in qualcosa di più attraente, che si può tenere in libreria. A novembre del 1960 l’«Albo d’Oro» chiude, la serie è stata soppiantata proprio dal formato nato dalla sua raccolta, quando il pubblico ha preteso una razione di avventura più sostanziosa. L’avvento della «ii Serie Gigante» pone le basi per la crescita deinitiva del personaggio e della stessa casa editrice. Come detto, in realtà Sergio Bonelli mette in edicola questa collana più per intuito che per certezze assolute e il formato che sarà il marchio dei prodotti Bonelli del futuro inizialmente nasce in forma molto spartana. Si riciclano, riadattate e rimontate, le copertine della serie «Albo d’Oro» (per mano dello stesso Sergio Bonelli) per diversi anni. La pe6

Sopra: ancora l’opera di Galep per la «Serie Albo d’Oro», riutilizzata da Sergio Bonelli per la copertina del n. 34 della «II Serie Gigante». Pagina precedente: il lavoro di montaggio effettuato da Sergio Bonelli utilizzando il disegno di copertina dell’albo n. 4 della «I Serie Albo d’Oro» per confezionare la copertina del n. 1 della «II Serie Gigante». Disegno di Galep. A lato: Tex sceriffo in un disegno di Galep per la copertina dell’albo «II Serie Gigante» n. 181.

Sergio Bonelli, da conversazione con l’autore, 1994.

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riodicità viaggia su una falsa bimestralità ino al numero 31 (maggio 1963), dove diventa mensile. Il formato iniziale dei primi numeri (cm 17 x 24) si stabilizza in cm 16 x 21 con 161 pagine sino al numero 26; 128 sino al numero 92; 112 più le copertine a tutt’oggi. Mi sono reso conto che il lettore aveva più denaro, che era disposto a pagare un po’ di più, e quindi faceva anche un sacriicio pur di avere più pagine. È stato così che abbiamo deciso questo cambiamento di formato – ma soprattutto anche di pagine – che ha rappresentato proprio il giro di boa in cui Tex è passato leader. […] Questo cambiamento improvviso per cui lo abbiamo trasformato in un albo anche da collezionista, dandogli questa dignità che contiene in sé l’incoraggiamento a non buttarlo, che ti permette di metterlo in biblioteca […] è stato un cambiamento tecnico molto importante […] perino un poco casuale, non voglio spacciarlo come un colpo d’ingegno mio. Le modiiche avvengono anche così, gradatamente, per segnali che sono nell’aria.7

Il boom economico degli anni Sessanta garantisce una stabilità d’acquisto da parte del pubblico e la possibilità per l’editore di mantenere il prezzo dell’albo fermo sulle mitiche 200 lire per almeno un decennio. Al resto, ad appassionare masse sempre più numerose di lettori, ci pensano gli autori e, per loro, Tex. Ormai non è più possibile tornare indietro, il futuro appartiene al volumetto “Gigante”. Bonelli punta concretamente su di esso che, pur scendendo a 114 pagine dalle iniziali 161, resta editorialmente parlando una sida notevole. Il successo del formato è costante, il consenso del pubblico è senza precedenti, tale che nel 1964, su pressante richiesta dei lettori, porta alla prima ristampa della «ii Serie Gigante»: la serie «Tex Tre Stelle». Ora, in edicola troviamo due mensili in formato volumetto “Gigante”, la «Serie Rossa» (la striscia volumetto) e la mitica serie originale a striscia che, nel tentativo di sopravvivere a se stessa, si è rifatta il look e nel luglio 1964 ha aumentato le pagine (perdendo la spillatura per la brossura con la costatina) e si è arricchita di nuovi validi disegnatori: Erio Nicolò, Guglielmo Letteri e Giovanni Ticci. I primi due esordiscono nella serie «Nebraska» a cavallo tra il 1964 e il 1965, il terzo nell’ultima serie delle strisce, la «Rodeo». Già, perché nel giugno 1967 il mitico contenitore dov’era nato Tex, ormai fuori tempo, chiude dopo 36 serie per un numero complessivo di 973 albetti, lasciandosi alle spalle un’era. Se il giugno 1967 rappresenta una tappa storica, a distanza di un anno, si veriicano dei cambiamenti epocali. A maggio del 1968 il bravo Raffaele Cormio festeggia il ventennale di Tex portandolo per la prima volta su una rivista fuori dalla casa editrice, sul numero 7 di «Eureka». A ottobre 1968,

Dall’alto: locandina che annuncia l’uscita della prima ristampa uficiale del formato “Gigante”: la serie «Tre Stelle». Una delle prime interpretazioni di Tex dell’artista iorentino Erio Nicolò.

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Sergio Bonelli, da conversazione con l’autore, 1994.


UN EROE PER TUTTE LE STAGIONI

a pagina 69 del numero 96 della «ii Serie Gigante», inito il materiale da ristampare, si comincia a pubblicare il materiale inedito. Si dovrà arrivare puntuali in edicola ogni mese con nuove avventure, un onere gravoso per i disegnatori, impegnati a mantenere precise date di consegna, e una sida notevole per la redazione che deve programmare, sincronizzare e far fronte alle emergenze. La linea che porta in edicola Tex puntuale ogni mese con un’avventura inedita non può permettersi pause o ritardi. Nel febbraio 1969 esce il primo albo a colori, il numero 100, che festeggia il primo traguardo storico. Tex «ii Serie Gigante» è ormai una realtà dell’editoria italiana: si è partiti dalle circa 40.000 copie iniziali per toccare nel 1969 le 400.000!

1970-1993 – La maturità 1970. Sono gli anni in cui si diffonde la moda del western all’italiana. Gli appassionati affollano le sale cinematograiche e destinano al cult gli eroi dei nostrani “spaghetti western”. Personaggi come Lee Van Cliff, Charles Bronson, Lee Marvin, Clint Eastwood, elettrizzano le folle grazie ai ilm di Sergio Leone e non si è ancora capito se sono state queste pellicole a dare maggior impulso e a favorire i fumetti del genere (quindi anche Tex) o se con la sua “scuola” sia stato il Tex a facilitare l’espansione di questo fenomeno. In ogni caso Tex ha polverizzato la concorrenza, come un rullo compressore prosegue inarrestabile il suo cammino su livelli di stampa che in alcuni momenti girano intorno al milione di copie (la serie inedita arriva a vendere sulle 700.000 copie, poi c’è la ristampa)! È il periodo d’oro del nostro Ranger. Gli è riconosciuto il Nettuno di Bronzo quale miglior fumetto italiano alla 72 ore di Bologna. È tanta la richiesta degli arretrati che, a ondate, si ristampa più volte l’intera serie, che è riportata in blocco nelle edicole. Fenomeno unico nell’editoria mondiale. La sua popolarità è alle stelle e le iniziative extra fumetto, che lo vedono conteso un po’ da tutti, piovono da ogni parte. Nel 1993 la International Belt acquisisce la licenza per produrre una linea d’abbigliamento e commercializza cinture e

Dall’alto: lo storico numero di «Eureka» dell’editore Corno, che festeggia i vent’anni di vita editoriale del Tex. Il primo dei diciannove numeri della «Serie Rodeo» che chiude, dopo 973 numeri settimanali, la serie a striscia. Disegno di Galep.

A lato: una serie di cartelloni che evocano la stagione degli “spaghetti western”.

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oggetti in pelle. La Mondadori gli dedica un Oscar nel 1973 (Sangue Navajo) e un volume cartonato nel 1975 (Il mio nome è Tex), primo di una lunga serie di strenne. Bargioni e Lucotti gli dedicano un saggio: Analisi semiseria del più popolare fumetto italiano (1979). È al centro dell’attenzione dei media, oggetto di articoli su rotocalchi, protagonista di dibattiti pubblici e accese polemiche. Non ultima la “scocciatura” delle etichette di appartenenza politica, “fumetto di destra o di sinistra?!” che, suo malgrado, si vede appiccicare. In realtà si tratta di speculazioni grottesche e inutili, di strumentalizzazioni che vorrebbero dislocare Tex da quella che è la sua collocazione naturale, e cioè le avventure del mensile. Ma, altresì, danno l’idea di quanto Tex sia fermamente entrato nel tessuto sociale, di quanto sia popolare e di quanto faccia parte del costume della nostra società. C’è gente che non legge fumetti, che non ama il western. Non c’è nessuno che ignori chi è Tex. Sul fronte interno, mentre nel 1972 assistiamo all’ultimo colpo di coda della striscia, con la chiusura della «Serie Rossa», nel 1974 si aggiunge allo staff dei disegnatori un altro importante autore, Fernando Fusco; è anche l’anno, il 1974, in cui si cambia ancora la ragione sociale da Araldo in Daim Press. La casa editrice cresce e Tex resta il leader delle pubblicazioni. Anche quando agli “anni western” seguono quelli dei “fumetti neri” e dei “supereroi” lui, forte del suo pubblico, resta sugli scudi mentre gli altri passano. Nel 1976, dopo ventotto anni ininterrotti di storie create da Gian Luigi Bonelli, per far fronte a un momento di emergenza, Guido Nolitta esordisce con la sua prima storia di Tex, Caccia all’uomo, sul numero 183. Tex è cresciuto molto, anche come character. Galep lo ha ormai deinito bene anche graicamente, tanto che i nuovi disegnatori, che per esigenze di produzione lo afiancano, si rifanno al suo modello.

Sopra: il volume di Bargioni & Lucotti, edito da Gammalibri che nel 1979 ha inaugurato la serie dei volumi dedicati al Ranger. Pagina precedente: un Tex pronto a rispondere al fuoco nella più classica delle Main Street! Disegno di Galep.

Avrei voluto continuare a disegnarlo sempre e solo io, ma non è stato materialmente possibile; venne la necessità di cambiare formato, quello piccolo di emergenza non poteva continuare. […] Si trattava di assegnare ad altri storie complete. Mi chiese [Sergio Bonelli] se ero disposto a consentirlo. Ero dispo-

A lato: locandina inserita negli albi della casa editrice che illustra il passaggio da Dime a Daim Press e il perché della scelta di tale nome.

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nibile, per me rappresentava la continuazione di Tex, sarei stato sciocco a non accettare. Prima di tutto sono un professionista e quindi debbo difendere il mio lavoro; così si decise di comune accordo che altri avrebbero fatto quello che non avrei avuto il tempo di fare io.8

Sopra: “il bivacco”. Disegno ad acquerello opera di Galep. Sotto: Tex di Fernando Fusco.

Anni Ottanta. La crisi del settore morde il freno sulle tirature dei fumetti. Neanche la casa editrice di via Buonarroti 38 è immune alla caduta delle vendite, ha chiuso varie testate e si trovano sull’orlo del baratro anche «Mister No» e «Martin Mystére», i personaggi più giovani dell’editore. Il solo baluardo, inossidabile nel tempo, resta Tex (all’ombra delle sue 400.000 copie). Un evento nodale nella storia del Ranger è l’arrivo di Claudio Nizzi nello staff degli sceneggiatori (1983). Tra i disegnatori, dopo l’esordio di Vincenzo Monti sul numero 262 ad agosto del 1982, è la volta dell’aretino Fabio Civitelli (1985), che col suo tratto porta una ventata di novità graica: un gradevole miscuglio di modernità e classicità. C’è anche l’esordio di una scoperta della casa editrice: Claudio Villa (1986), un talento naturale, destinato a lasciare il segno nel panorama del fumetto italiano e a diventare uno degli uomini simbolo di Tex. Nello stesso periodo, si aggiunge allo staff dei disegnatori anche il maestro spagnolo Jesus Blasco Monterde (1987). Tex, intanto, fuori dalle pagine disegnate è approdato al grande schermo. Il ilm di Duccio Tessari, con Giuliano Gemma nei panni del Ranger, in verità resta un’occasione mancata. Ma, se il ilm per vari motivi delude gli appassionati, sul fronte edicola la concorrenza non esiste. La Dardo, storica contendente di mercato, è collassata su se stessa, ridotta alla sola ristampa del periodico «Super-Eroica». La Corno è dissolta, colata a picco con gli americani «Super-Eroi Marvel». C’è stato il fallimentare tentativo del fumetto d’autore, cui anche Bonelli paga dazio. L’unica concorrenza al Tex proviene dalla sua nuova ristampa. Quel «Tutto Tex» partito nel dicembre 1985 che, ennesima ristampa della «ii Serie Gigante», si preigge di pubblicare le avventure del Ranger 8

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Galep, da conversazione con l’autore, 1986.


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ripulite dall’autocensura del famigerato marchio gm, in una veste editoriale rinnovata. Questo 1985 è l’anno d’oro di Tex: non c’è quotidiano o rivista che non gli abbia dedicato lunghi articoli, e il nostro Ranger è ormai di casa in televisione e al cinema. Il mese scorso è uscito, con un albo speciale tutto a colori, il numero 300. Un traguardo che nessuna pubblicazione di questo tipo può vantarsi di aver tagliato. Un traguardo, ma anche un punto di partenza: le nuove, inedite avventure continueranno a uscire, almeno ino al numero 1000. E, d’ora in avanti, le storie degli anni Ottanta, saranno afiancate da questa riproposta delle storie un po’ più anziane, che conservano intatti il fascino, la meraviglia, la freschezza di quando per la prima volta, nel lontano 1948, Tex vide la luce.9

Bonelli è un buon profeta, la concorrenza non è in grado di tenere il passo. Nessuno è capace di contrastare il dominio editoriale (e non solo) di Tex; neanche la lessione del mercato, e nel giugno 1988, con il numero 32 di «Tutto Tex», da mensile passa a quindicinale, assecondando i lettori che caldamente avevano richiesto tale passaggio. Nello stesso periodo l’editore manda nelle edicole un albo fuori serie: Tex il Grande, edito come albo celebrativo dei quarant’anni del personaggio, in un formato speciale, per i disegni di un inedito Guido Buzzelli. Il successo è tale che darà il via agli «Annuals», alla nascita di una dimensione diversa dell’eroe ricercata nell’arte di grandi autori fuori dal giro texiano e protagonisti assoluti del fumetto mondiale. Dopo anni di strapotere editoriale, per intaccare la leadership di Tex, ci vuole un iglio della sua stessa scuderia. A dargli un brivido, è arrivato il personaggio creato da Tiziano Sclavi, Dylan Dog. L’indagatore dell’incubo, giunto nelle edicole nel settembre del 1986, non a caso, ha molte analogie editoriali col Ranger: inizio in sordina, andamento contro corrente, scetticismo di molti degli addetti ai lavori poco propensi a pronosticare un suo successo. La leggenda vuole che lo stesso Sergio Bonelli aves-

Sopra: Tex di Fabio Civitelli. A lato: il popolare settimanale «Sorrisi e Canzoni TV» dedica la copertina del n. 30 del 1985 a Giuliano Gemma-Tex del ilm diretto da Duccio Tessari. 9

Sergio Bonelli, dalla presentazione del numero uno di «Tutto Tex».

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Sopra: una storica stretta di mano tra “il granitico” Tex e il “giovane” indagatore dell’incubo. Disegno di Claudio Villa. Sotto: «L’Espresso» n. 34 del 26 agosto 1990, che dedica al “fenomeno splatter” copertina e otto pagine.

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se scommesso solo una pizza su «Dylan Dog». Tra lo stupore e l’incredulità, (nessuno sa spiegare il motivo vero di questo successo) le vendite aumentano al punto che nel 1990 partirà una ristampa quindicinale e, dopo un anno, sarà bissata da una seconda ristampa mensile. Il fenomeno è tale da far parlare di record, di successo mai eguagliato e, per un attimo, ci si dimentica che c’è stato un periodo in cui Tex ha avuto contemporaneamente in edicola ben quattro testate: un settimanale e tre mensili! Sulla scia del “mostro” Dylan Dog e del conseguente risveglio d’interesse dei teenager per il fumetto, gli operatori del settore si tuffano a capoitto sul ilone sviluppando tutta una serie di testate che spuntano nelle edicole come funghi. Il tema comune, l’horror splatter, identiicato erroneamente come l’elemento vincente che farà risorgere il mercato, è il nettare su cui nuove e vecchie case editrici si lanciano alla ricerca del titolo che, sulla falsa riga del «Dylan Dog», li farà ricchi: «Mostri», «Splatter», «Blob», «Max Fax», «Donna blu», «Black Jack», sono solo alcuni. In verità il mercato ha una scossa, però il solo risultato che si ottiene è suscitare l’interesse dei sempreverdi bigotti e benpensanti che imbandiscono un’altra crociata anti-fumetto, approittando dell’occasione per lanciare strali di fuoco sulle pagine disegnate (la storia si ripete. Quando si dice i corsi e ricorsi storici)10. E il Tex? Sornione, resta a guardare. Sono anni in cui l’inluenza del mercato impone di privilegiare storie tra il nero e il giallo/horror, come testimoniano i titoli: Acque morte, La maledizione di Escondida, La miniera del terrore, L’uomo serpente ecc., e molte sono le novità all’orizzonte; c’è l’evento dell’uniicazione di tutte le ragioni sociali (anche della Daim Press)

Lo spettro della censura si riaffaccia in edicola, parte una nuova campagna di “sensibilizzazione pubblica”: questa volta è il sangue dello splatter a imbrattare le coscienze! Uno tra i tanti esempi: «L’Espresso» n. 34 del 26 agosto 1990, che dedica al “fenomeno” copertina e otto pagine per «un viaggio dettagliato in un genere di letture che produce angosce e apre un interrogativo: non si sta davvero esagerando?».

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sotto l’unico marchio Sergio Bonelli Editore e Tex è il campione chiamato a fronteggiare la crisi. Le iniziative che lo vedono protagonista si moltiplicano lungo la dorsale italica e una di queste, La ballata di Tex, una mostra itinerante creata da Claudio Bertieri e Gianni Polidori, parte da Mantova (1988) e, dopo diverse tappe, varca perino l’Atlantico per approdare in Brasile. Il 1988 è anche l’anno del Tex Willer Fest: manifestazione cinematograica indetta a Milano dal 18 novembre al 2 dicembre a cura di Elisabetta Crespi, Stefano Marzorati e del Citizen Kane’s Club. Nel 1989 è la volta del giovane talentuoso salernitano Raffaele Della Monica d’iniziare a collaborare al Tex. Nel 1991, invece, c’è l’entrée di altri due maestri del fumetto: Carlo Raphael Marcello e Alberto Giolitti. Dal lato squisitamente editoriale, comunque, due sono gli eventi: un nuovo albo fuori serie, Oklahoma!, una storia completa in un albo di 348 pagine disegnata da Guglielmo Letteri su sceneggiatura di Giancarlo Berardi (che dà inizio alla collana dei «Maxi») e la pubblicazione dell’ultima avventura scritta da Gian Luigi Bonelli, Il medaglione spagno-

Dall’alto: un ambiente, disegno di Claudio Villa per una delle sagome ad altezza naturale, e il catalogo, tutti facenti parte della mostra itinerante partita da Mantova La Ballata di Tex. A lato: Cartellone del Tex Willer Fest: la manifestazione cinematograica realizzata nelle sale del Teatro Actor’s Playhause Baires International a Milano.

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lo nell’albo numero 364. Il sigillo inale del padre di Tex, dopo un contributo quarantennale rappresentato da migliaia di pagine di avventure dedicate alla saga texiana, contraddistinte da un marchio doc assoluto. Tra tutte queste novità, nell’estate del 1992, accade anche quello che nessuno aveva neppure sognato. Il «Dylan Dog» di Sclavi gode del vento in poppa e il numero 69 supera di 10.000 unità il venduto del numero 380 di Tex dello stesso mese. Il mitico Ranger è scalzato dal trono di testata leader delle vendite delle edizioni Bonelli.

Sopra: i quattro pards lanciati nella storia del fumetto. Disegno di Galep.

1994-2000 – Il mito 1994. L’ascesa della “Dylandogmania” sembra inarrestabile. Tex assiste tranquillo, con le vendite attestate intorno alle 350.000 copie per l’inedito, le 120.000 copie per il «Tutto Tex» e le 50.000 copie per il «Tre Stelle», copia più copia meno (la cifra più bassa delle quali, farebbe da sola, la gioia di molti editori). La testata si prepara con dignità ad affrontare il percorso della parabola discendente, una strada che è subito lastricata da una dolorosa ferita: la morte del mitico Galep, l’autore che, al pari di Gian Luigi Bonelli, ha marchiato con la sua personalità la saga del nostro Ranger. Sergio Bonelli, in un’edizione speciale del «Giornale di Sergio Bonelli Editore», sancisce uficialmente l’evento del passaggio di consegne nella realizzazione delle copertine da Galep a Villa con la storica data del numero 400 (simbolicamente la consegna è stata rafigurata da una cordiale stretta di mano tra l’ineguagliabile Galep e il giovane, talentuoso, Villa) e sottolinea come questo sia un invidiabilissimo punto d’arrivo e che il numero 401 sarà un nuovo punto di partenza verso un futuro fatto di fantasia. A rafforzare tali buoni propositi lo stesso direttore Canzio comincia a scrivere storie di Tex. Allo staff si uniscono Michele Medda, reduce dai successi di «Nathan Never» (ma che chiuderà subito la parentesi texiana che proprio non è nelle sue corde) e Mauro Boselli, già collaboratore di Gian Luigi Bonelli e ora sceneggiatore, tra gli interpreti più vicini allo spirito di Aquila della Notte. Anche tra i disegnatori ci sono novità come Aldo Capitanio, Renzo Calegari e l’ingaggio degli spagnoli: Victor de la Fuente, José Ortiz Moya, Jordi Bernet, e l’argentino

Pagina precedente: il bozzetto originale dell’ultima copertina di Galep per il suo Tex.

Pagina successiva: la primissima prova di copertina per l’uscita americana del Tex di Kubert.

A lato: la testimonianza del passaggio di consegne tra Galleppini e Villa. Disegno di Claudio Villa.

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Miguel Angel Repetto. Nel 1996, cominciato in modo funesto con la morte a febbraio del grande Magnus (il suo Texone atteso ben sette anni uscirà postumo a giugno), altri eventi come Galassia Gutenberg a Napoli (con ospite il texiano Cofferati) e la mostra Storie e miti dell’Ovest americano alla Biblioteca civica di Verona, attribuiscono grande risalto a Tex e al suo mondo. Persino le Poste Italiane dedicano a Tex un francobollo, riconoscendogli un ruolo da protagonista nell’ambito del costume italiano. Un ruolo, quello di leader assoluto, che viene uficialmente sancito nel 1998: l’anno del cinquantenario. Solo pochi classici internazionali possono vantare di aver raggiunto tale traguardo. L’evento è quello delle grandi occasioni e, per celebrarlo degnamente, per tutto l’anno le copertine portano impresso il marchio dei cinquant’anni. Il 1998 è dunque l’anno di Tex. Le manifestazioni e i festeggiamenti si susseguono, le mostre si rincorrono a ritmo frenetico. Dappertutto c’è voglia di Tex! Tra le tante occasioni e incontri c’è da ricordare le mostre: CinquanTex (a San Marco in Lamis in provincia di Foggia nel giugno 1998, a cura di Giuseppe Pollicelli), manifestazione arricchita dal volume omonimo; Tex a Carpi: Meisto! (nel settembre, a cura del Comune di Carpi e di Roberto Festi); In viaggio con Tex per terra e per mare (ancora a settembre a cura del Comune di Genova e di Franco Musso). Queste sono solo un minimo esempio delle tantissime manifestazioni e i media si ritrovano affascinati e ammirati a festeggiare il mito di Tex. Sull’onda di un anno di celebrazioni l’eroe della Bonelli si appresta a entrare nel nuovo millennio a testa alta, è la forza di sempre. La testata (ennesima riproposizione dall’inizio) «Tex Nuova Ristampa», partita nel febbraio 1996, viaggia bene in edicola. Anche all’estero l’eroe conosce una nuova giovinezza in Brasile e in Portogallo grazie alla piccola editrice Mythos, che continuandone la numerazione lo rilancia alla grande sulle ceneri della serie «Globo». Stesso rinnovato successo è ottenuto anche in Turchia e nei paesi della ex-Jugoslavia. Nel 2000 Tex Willer entra come voce nella prestigiosa enciclopedia Treccani ma, soprattutto, è anche la volta del confronto con uno dei giganti del Comics usa, Joe Kubert, che realizzerà il quindicesimo Texone (edito nel 2001). L’albo sarà stampato e distribuito, oltre che in tutta Europa, anche negli Stati Uniti. Non c’è frontiera che tenga. Tex resta il più popolare fumetto italiano nel mondo.

Dall’alto: il francobollo commemorativo dedicato al Tex emesso dalle Poste Italiane, il volume catalogo CinquanTex, il fascicolo per la mostra a Carpi.

A lato: il primo numero con cover di Magnus stampato dalla editrice Mythos in Brasile.

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2001-2012 – La bandiera 2001. 12 gennaio, ad Alessandria Gian Luigi Bonelli, a novantadue anni, lascia questo mondo, lascia i lettori, lascia il suo Tex ed entra nella leggenda come “il romanziere prestato al fumetto e mai restituito”. Colui che è, di fatto, il più grande scrittore di fumetti in Italia passa alla storia. Altro autore dal talento cristallino che nell’arco dell’anno (a settembre) ci lascia è Aldo Capitanio (che verrà omaggiato nel 2004 da una mostra personale a Vicenza). Tex, intanto, è sempre il primo della classe e spiazza tutti quando il volumetto a lui dedicato nella serie «I grandi classici del fumetto», edito da «la Repubblica» nel 2003, vende oltre 500.000 copie. È un trionfo. Su iniziativa di Armando Traverso il Ranger bissa, nel 2004, il successo del 2001 in I fumetti alla radio (su Radio 2), con altri venti episodi. La Hachette lancia una serie di statuine del mondo di Tex e sempre nel 2005, ad agosto, «Panorama» lancia una nuova serie di cartonati dedicati ai personaggi di Bonelli; e, ovviamente, i primi tre sono dedicati a Tex. Insomma, il personaggio di Bonelli e Galep continua la sua corsa tanto che l’editore decide di ristampare anche la collana degli speciali, e con la denominazione di «Serie Stella d’Oro» parte la ristampa a cadenza semestrale dei Texoni. Tex è lanciato verso il traguardo dei sessant’anni di vita editoriale e la casa editrice decide di festeggiare con un albo a colori (rompendo così la tradizione del colore nei soli albi centenari), afidando la realizzazione dei disegni a Fabio Civitelli. A settembre, con allegata la ristampa del romanzo Il massacro di Goldena, esce a colori il numero 575, Sul sentiero dei ricordi, albo infarcito di nostalgia e sentimento. I sessant’anni di vita editoriale sono un traguardo prestigioso. È indubbio che le vendite sono scese di un bel po’ rispetto agli anni d’oro, ma Tex resta sulla cresta dell’onda alimentando il suo mito. Sopra: i quattro pards in uno storico poster edito dalla casa editrice. Pagina seguente: locandina di «la Repubblica» che annuncia la ristampa del volume la cui tiratura è stata “bruciata” in pochi giorni. A lato: una delle tante pagine dei quotidiani che tributano l’ultimo saluto a G.L. Bonelli.

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Sopra: la statuetta ultra limited della Ininity Statue che omaggia Tex. A lato: Sergio Bonelli. Sotto: locandina pubblicitaria della serie «Tex Collezione storica a colori» di «la Repubblica-L’Espresso» Pagine seguenti: gli omaggi a Tex di Giulio De Vita, Corrado Mastantuono e Daniele Bigliardo.

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L’ultimo decennio ha visto Tex riprendersi la carica di bandiera della casa editrice, di rappresentante di tutto un movimento editoriale, di chiocciola di tutto il parco testate della Bonelli; e l’ultima iniziativa, la ristampa a colori di «la Repubblica» (2007), ha avuto un successo senza precedenti, surclassando le analoghe edizioni di altri personaggi e passando dai cinquanta volumi previsti ai 239 inali (per un venduto in quattro anni di oltre 26 milioni di copie!). Successo che conluisce e prosegue con l’edizione, nello stesso formato, della «Collezione storica a colori Tex Speciale» che in 25 volumi, dal primo settembre 2011 al febbraio 2012, ristampa a colori la serie degli «Annuals». Un 2011 che, se da un lato ha visto celebrare il Ranger con una statuetta a tiratura limitata in ben tre prestigiose versioni (prodotta dalla Ininity Statue), con il Romanzo della mia vita (un volume edito da Mondadori in cui la penna di Mauro Boselli ci narra la sua biograia) e con molte altre iniziative, di cui un esempio è la riedizione in dvd del cartone in semianimazione Tex contro El Muerto, nella collana dedicata al mitico SuperGulp edita da «La Gazzetta dello Sport/ Corriere della Sera»; dall’altro, alla data del 26 settembre, con l’improvvisa morte di Sergio Bonelli, ha visto arrivare Tex, insieme a tutta la scuderia Bonelli, a un punto di svolta epocale. Se Gian Luigi Bonelli, Galep e Tea Bertasi hanno forgiato Tex, Sergio, in modo molto meno scontato di quanto si pensi, mattone su mattone, idea su idea, azione su azione, rischio su rischio, ne ha temprato la igura, tanto da farne un’entità isica, un character vivente e una realtà editoriale solida, ino a costruirne il mito. Ha fatto crescere questa creatura assistendola e proteggendola, mettendogli a disposizione il meglio in forma di uomini e mezzi; e mentre Tex lo ha ripagato con i record di vendite, lui, parallelamente, ha trasformato la sua azienda a conduzione familiare in un gruppo editoriale tra i primi in Europa, e ha inluenzato in modo sostanziale lo sviluppo evolutivo della cultura del fumetto in generale e di quello “popolare” in particolare, ino a rendere uni-



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versalmente accettato il concetto generico di fumetto come sinonimo di “letteratura per immagini”. E ora? Ora che è venuto a mancare cosa succederà? Ora, come detto, per la cultura a fumetti si andrà avanti senza una delle sue colonne portanti: il suo mancato apporto diretto ci porterà su una strada che sicuramente non sarà illuminata dalle sue idee né sarà direzionata dalle sue scelte in prima persona. Sarà comunque un futuro in linea con lo spirito di Sergio, visto che chi ha preso sulle spalle l’azienda ne ha assorbito gli insegnamenti ed è deciso a portarne avanti idee ed obiettivi; come se lui fosse ancora qui. Tex, dunque, è sopravvissuto ai creatori e sopravvivrà anche al suo “tutore”, guardando avanti e affrontando le dificoltà con la fredda determinazione di sempre, forte della sua “immortalità”, della creatività e della risolutezza della casa editrice. In tutto questo il lettore come si pone nei confronti del Ranger di via Buonarroti? Si dice, invero, che all’oggi il pubblico texiano sia nella stragrande maggioranza un pubblico adulto: il ragazzino che comprava Tex, continua a farlo oggi, da grande. Questo è senza dubbio il pregio e al tempo stesso il difetto di questa testata. Tale linea ha permesso al personaggio di risentire poco o niente delle varie crisi dell’editoria che si sono susseguite negli anni. D’altro canto, però, si è autoconinato in un compartimento stagno che, se da un lato gli ha dato la possibilità di vivere sonni tranquilli, proteggendolo dalle tempestose re-

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cessioni, dall’altro, a lungo andare, potrebbe diventare una trappola che, come una riserva d’ossigeno insuficiente per sopravvivere, inirebbe per spegnerlo. Ciò signiica che se non ci sarà un apporto di giovani, nuovi lettori, un ricambio generazionale, il mito è destinato a estinguersi. Ciò è vero, ma è ancor più vero che è il fumetto tutto che sta implodendo ed è destinato a ridimensionarsi. Nel 1986 Sclavi ha dato vita al fenomeno Dylan Dog, che ha ottenuto l’effetto “collaterale”, che non avveniva da anni, e cioè il riavvicinarsi degli adolescenti al fumetto. Questa è stata una ghiottissima opportunità, che la grande macchina produttrice Bonelli ha cercato di sfruttare al massimo. Ma ora l’effetto trainante Dylan Dog è inito, la “moda Dylan Dog” sembra inita! E se Tex si è ripreso il suo posto di leader in seno alla casa editrice, purtroppo, il futuro è tutt’altro che ottimistico. Come attirare nuovi lettori se i pochi rimasti sguazzano nel caleidoscopico mondo di Internet, iPhone, iPod, Playstation ecc.? Se la rete, cellulari e svaghi elettronici vari hanno occupato gli spazi che copriva il fumetto? In un mondo che cozza contro la mentalità del pubblico texiano, che è “tradizionalmente tradizionalista” come ritrovare gli spazi? Come fare? La soluzione è che, in tal senso, non c’è soluzione. Il media fumetto è qualcosa di autonomo, di vivo, e la sopravvivenza è legata all’adattamento. Come è già accaduto nel passato ai libri e al cinema. Settorializzazioni e ultra specializzazioni. Pochi prodotti per pochi fruitori. Il mondo del fumetto, così com’è, è destinato a contrarsi, a ritagliarsi una nicchia, a essere un oggetto costruito per essere fruito da pochi appassionati e non più oggetto “popolare” inteso nel senso di destinato alle grandi masse. D’altra parte è anche ipotizzabile e possibile (visto che è già iniziata) una evoluzione, una migrazione del fumetto dalla carta alla tavola elettronica, al Web ecc., con la sua conseguente rinascita. In ogni caso, quale che sarà il mondo del fumetto futuro poco importa, se sarà così, o colà, o, in qualsiasi altro modo, la certezza è che Tex continuerà a cavalcare per le terre dell’avventura. Potete scommetterci, Tex ci sarà!

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