Greenup n. 208 - Settembre 2023

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COVER STORY TRE, DUE, UNO.

PRONTI, PARTENZA… GARDEN!

settembre 2023
n.208
Pilastro, Gianni Peraga e Diego Platania tornano con greenup alle origini non convenzionali dei loro punti vendita, con una storia che riflette l’animo imprenditoriale di ciascuno g Edizioni Laboratorio Verde srlsvia E. Cosenz 35 , 20158 Milano TRADE MAGAZINE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE DEL CANALE GARDEN E AGRARIE
Cover story realizzata in collaborazione con
Carlo
greenup

EVOLUZIONE NATURALE

Crescere insieme alla più innovativa fiera B2B del Florovivaismo, del Garden e del Paesaggio in Italia.

21 ‧ 22 ‧ 23

Febbraio 2024

FIERA MILANO-RHO

MYPLANTGARDEN.COM

UN NATALE UNICO

Per il momento più magico dell’anno torna la collaborazione tra greenup e Grafiche Tassotti all’insegna dell’unicità e preziosità

Momenti memorabili, di pura gioia e condivisione, fatti di sentimenti autentici, di sorprese e affetti sinceri, di pensieri gentili e generosi. È questo il Natale secondo Grafiche Tassotti, che da oltre sessant’anni interpreta la stagione più attesa dell’anno con una proposta di stile unica e distintiva. Biglietti preziosi, pensati per regalare e custodire le emozioni che il periodo di festa porta con sé, con il fascino senza tempo dell’alto artigianato artistico Made in Italy entrano nel centro di giardinaggio come proposta concreta e di pregio per regalare agli acquisti della clientela un dettaglio che non passerà di certo inosservato. A caratterizzare le novità 2023 un’accurata ricerca delle tendenze in fatto di colori e fantasie e una rivisitazione contemporanea dei classici remondiniani che sono proprio gli stilemi dell’Antica Stamperia Remondini –attiva a Bassano nel Settecento, di cui Tassotti ha raccolto l’eredità.

FANTASIE CHE RACCONTANO EMOZIONI

GLIANGELI MUSICANTI

Sullo sfondo di un cielo stellato blu notte, angeli stilizzati sembrano danzare allegri e sorprendono per il dettaglio delle vesti, personalizzate con il motivo Remondini fiori e frutta in blu, azzurro e rosso.

UN MARCHIO STORICO

COMPOSIZIONEFLOREALEDINATALE

Dal caratteristico tratto acquerellato, la fantasia rappresenta la tipica flora decorativa del periodo. Bacche rosse, agrifogli e rami di pino si uniscono in cromie coinvolgenti e pennellate energiche, per dar vita a un’intera linea di articoli, che possonodiventaredoniperverigreenlovers.

Diventare un “laboratorio di stamperia creativa”. Da oltre 60 anni è questa la missione della famiglia Tassotti, che dal 1957, anno in cui Giorgio Tassotti iniziò l’attività di grafico stampatore a Bassano del Grappa in Veneto, ha raccolto l’eredità dell’antica stamperia Remondini, diventandone a tutti gli effetti la prosecutrice. Vera e propria ambasciatrice del “Made in Italy”, l’azienda è un punto di riferimento internazionale nel settore delle carte decorative. Fin dall'inizio Tassotti ha riprodotto vecchie stampe popolari e carte decorative - prendendo spunto da xilografie policrome originali Remondini - per poi completare il catalogo con stampe d’arte, biglietti augurali, diari, libri, cartotecnica, del “fai da te” e dell’origami.

www.tassotti.it

g Per Tassotti /
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SFEREEGOCCEDINATALE

Sui toni del verde e del blu, questa carta raffigura gli addobbi più allegri, le palline, sospese da un filo dorato su sfondo di stelle, che scendono lievi a portare la magia del Natale.

ELFI,

CALZENATALIZIE

Gioca con i più classici dei colori, il rosso e il verde, impreziositi con motivi a fiocco di neve, cuori, stelle, righe e leccornie…per tutta la famiglia.

FUNGHIEFANTASIEDINATALE

È un richiamo all’universo fiabesco e al mondo del bosco, dal sapore fantasy. Rappresentati con particolari curatissimi, gli aiutanti di Babbo Natale spuntano vivaci tra festoni e ghirlande, trasmettendo allegria. Il catalogo completo

Informazione pubbliredazionale greenup 5
Labellezzacisalverà www.arenavivai.com

Instagram/ FRA_SETTE ED.LAB.VERDE

Editoriale /

Scusate il giro di parole, ma per presentarvi questo nuovo numero di greenup, devo ricorrere a un numero, il 12. Perché 12 sono le interviste che abbiamo raccolta per questa uscita e a queste si aggiungono anche i contributi dei collaboratori, con le loro rubriche fisse. In tutto hanno scritto, rilasciato interviste e collaborato 23 persone, più noi della redazione, naturalmente… E lo abbiamo fatto per raccontarvi un pezzo di questo nostro mercato attraverso storie diverse, quasi uniche nel loro genere.

La copertina parla da se, potrei non aggiungere niente, se non ringraziare Carlo Pilastro, Gianni Peraga e Diego Platania per la loro disponibilità e per averci raccontato un po’ della loro storia imprenditoriale, tra presente, passato e futuro, soffermandosi sugli inizi delle loro differenti attività e, in alcuni passaggi, concedendosi a qualche confidenza, che custodiremo nei nostri taccuini. Leggetele tutte d’un fiato.

E ancora di futuro e formazione abbiamo parlato con Giacomo Brusa, in veste di coordinatore per Aicg dell’ITS per la gestione dei garden center, una grande opportunità per il settore. E lancia un invito: “Ci sarebbe bisogno di comprendere che è necessario investire in formazione ma per ora non siamo arrivati tutti a capirlo”.

E la storia di Dario Vignudelli e Fabio Chessa? Il primo 81 anni (ma vi assicuro che è ancora un ragazzino) e il secondo 27, che fin dalla scuola elementare scambiava talee con i suoi compagni. Fabio oggi è conosciuto su YouTube e Instagram con l’account @sfobbo, ma tra i due è nata un’intesa speciale. Una mix ben congegnato che ha richiamato una clientela più variegata alla Floricoltura Vignudelli, portando una selezione di piante ancora più ricca e accattivante. Una best practice da cui lasciarsi ispirare e, perché no, replicare.

Solo per ragioni di spazio, ma anche per mettervi un po’ di curiosità, non riesco ad anticiparvi niente delle storie di Fabiana, Lisa e Greta, ma le trovate da pagina 49. Una parole che accumuna i tre racconti di queste ragazze under 40? Speranza. Che è una gran bella parola.

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g

062

TENDENZE 014

PRIMO PIANO

014 Under

Quale futuro per il giardino?

a cura del comitato di redazione di Fondazione Minoprio

016 Cover story

Tre, due, uno. Pronti partenza… GARDEN!

Le interviste a Gianni Peraga, Diego Platani e Carlo Pilastro servizio di Francesco Tozzi, testi Alice Nicole Ginosa

026 Scuola

L’occasione per ripensare la formazione colloquio con Giacomo Brusa, di Francesco Tozzi

041 Generazioni

“Stiamo facendo un bel lavoro” colloquio con Fabio Chessa e Dario Vignudelli, di Francesco Gulina e Alice Nicole Ginosa

045 News business

Plant sitter, il servizio che piace agli appassionati di Bianca Ferraris

049 Al femminile

Next generation: PINK EDITION

Le interviste Lisa Gurini, Greta Esposito e Fabiana Moretti di Marta Meggiolaro e Alessandro Fornasaro

054 USA

Sotto vetro di Stefania Medetti

056 People

Fare comunità di Charles Landosdorp

058 Piante da esterno

Rompere le regole per sfidare il futuro di Alice Nicole Ginosa

061 Novità

Varietà sempre più belle di Bianca Ferraris

062 Merceologie

C’è spazio per i giocattoli? colloquio con Claudio Borella, di Francesco Tozzi

Carlo Pilastro, Gianni Peraga e Diego Platania tornano con greenup alle origini non convenzionali dei loro garden center, con una storia che riflette l’animo imprenditoriale di ciascuno.

Foto di Mauro Consilvio Greenup sostiene AICG

g Sommario / 208 SETTEMBRE 2023
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070

MERCATI

064 Sostenibilità

Siamo altruisti e pensiamo all’ambiente di Alice Nicole Ginosa

068 Andamenti

Crescono le superfici coltivate a biologico di Bianca Ferraris

070 Floricoltura

Progetto Esiodo: i costi aziendali non saranno più un mistero di Benedetta Minoliti

greenup

www.laboratorioverde.net / 208 settembre 2023

Direttore responsabile

Francesco Tozzi / direzione@laboratorioverde.net

In redazione

Alice Nicole Ginosa, Benedetta Minoliti, Rachele Pozzato / redazione@laboratorioverde.net

Grafica

Daniela Francescon / daniela.francescon@gmail.com

Collaboratori

Lucio Brioschi, Erica Cherubini, Mauro Consilvio (fotografo), Nicolò De Rossi, Bianca Ferraris, Costanza di Matteo, Stefania Medetti, Marta Meggiolaro, Nicolò Pensa, Filippo Terragni, Filippo Tommaseo

Produzione e segreteria

Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net

Promozione e sviluppo

Stefano Carlin / s.carlin@laboratorioverde.net

Stampa Bieffe s.r.l.

Via Mariano Guzzini 38 62019 Recanati (MC)

Direzione, redazione e amministrazione

Via E. Cosenz 35, 20158 Milano, Tel. 02 42448445 www.laboratorioverde.net info@laboratorioverde.net

072 Prossima stagione Vista, una petunia che dà soddisfazione colloquio con Robert Psenner, di Benedetta Minoliti

074 New entry

L’informazione è alla base della crescita del settore colloquio con Aldo Staboli, di Benedetta Minoliti

Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior

Amministratore unico

Francesco Tozzi

Segreteria generale

Katiuscia Morello

Greenup è una rivista di Edizioni

Laboratorio Verde srls.

Fanno parte della stessa casa editrice:

• Agriflortec • IL giardiniere

• Agenda del verde • Calendario del verde

• I Quaderni di greenup • FIORItales

Rappresentante e collaborazioni:

• floorewall.com

• F&W magazine

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GreenUp, periodico registrato: autorizzazione del Tribunale di Milano n.64 del 27/1/1999 - n. R.o.c. 2232, delibera del 30/06/2001. La pubblicazione o la stampa di articoli e immagini della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. Gli articoli pubblicati su GreenUp sono sotto la responsabilità degli autori. www.laboratorioverde.net issuu.com/edizionilaboratorioverde

Abbonamento da 6+1 numeri: 25,00 Euro

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KOLLANT CON FONDAZIONE MINOPRIO: L’ORTO DI VERDEVIVO

KOLLANT

Kollant è un produttore di biocidi e soluzioni per la cura delle piante, con sede in Italia. È una filiale del Gruppo Internazionale ADAMA all'interno della Business Unit Consumer & Professional (C&P), la quinta più grande azienda al mondo di prodotti chimici per l'agricoltura.

Il progetto principe, in collaborazione con Fondazione Minoprio, è legato al brand VerdeVivo, angolo di balcone o di giardino alla coltivazione di un piccolo orto e quante piccole gioie quotidiane questo possa restituire; dall’altra parte è importante trasmettere in modo tangibile la corretta applicazione e l’efficacia dei prodotti naturali di ultima generazione.

Alant, racconta che il loro progetto principe in collaborazione con Fondazione Minoprio è legato al brand VerdeVivo, un marchio di prodotti dedicati alla cura delle piante, capaci di coniugare la massima efficacia, testata da professionisti del settore agricolo, con l'utilizzo di principi attivi di origine completamente naturale. L'orto di VerdeVivo è uno spazio didattico interamente dedicato alla cura e alla crescita di ortaggi e piccoli frutti, all’interno della prestigiosa cornice di Fondazione Minoprio, una realtà̀ scolastica multiforme nel cuore

L’obiettivo di Kollant è di migliorare l'esperienza di vita domestica dei consumatori, fornendo soluzioni moderne e sostenibili per un ambiente domestico pulito, verde e privo di parassiti. Per mezzo delle importanti capacità produttive e della capillare presenza commerciale, Kollant ha conquistato negli anni una posizione di leadership nel settore, con soluzioni di marca e private label a clienti in Europa, Medio Oriente e Africa.

Verdevivo, infatti, basa la sua linea di prodotti su scelte di materie prime completamente naturali, molte delle quali sono ottenute con tecnologie estrattive moderne e innovative.

UN PROGETTO CHE PARLA DI FUTURO

VerdeVivo diventa uno strumento di collegamento tra l’alta competenza dei giovani ragazzi della scuola di Minoprio e il consumatore. Attraverso il corretto uso dei prodotti spiegano tecniche e segreti per ottenere un orto in casa con facilità, capace di ripagare l’impegno profuso con la bellezza di veder crescere frutta e ortaggi in modo autonomo e

g Per Kollant / Informazione pubbliredazionale
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“RAGAZZI GIOVANISSIMI SPIEGANO E RACCONTANO UN NUOVO

PARADIGMA DI CURA DEL VERDE ATTRAVERSO L’ALTA EFFICACIA

DI PRODOTTO E IL RISPETTO PER L’AMBIENTE E PER IL PIANETA, TEMA DI FONDAMENTALE IMPORTANZA PER QUESTE NUOVE GENERAZIONI”.

completamente naturale. “Gli aggiornamenti sono settimanali attraverso i social (Instagram e Facebook –verdevivo.bio) e nella pagina dedicata nel sito internet verdevivo.bio, a partire dalla preparazione del terreno, alla scelta di diverse piante, per poi proseguire con tutte le cure necessarie durante la fase della crescita e molto, molto altro. Si mostra la facilità con cui, attraverso la spiegazione di tecniche base, l'utilizzo di prodotti giusti e snocciolando anche qualche segreto, si possano ottenere risultati concreti e degni di orgoglio, indipendentemente che si tratti di un orto in balcone o in un pezzo di terra. È un progetto che parla di futuro: ragazzi giovanissimi spiegano e raccontano un nuovo paradigma di cura del verde attraverso l’alta efficacia di prodotto e il rispetto per l’ambiente e per il Pianeta, tema di fondamentale importanza per queste nuove generazioni”.

CONOSCENZA E CONSAPEVOLEZZA DEI PRODOTTI NATURALI

Parlando con la supervisor del progetto in campo, l’agronoma Gaia Paparella, si intuisce quanto possa essere interessante e utile il lavoro legato ai prodotti naturali: “Tante volte, quando si parla di prodotti naturali o di biologico, c'è poca conoscenza e consapevolezza e, con l’OrtodiVerdeVivo, abbiamo la possibilità di veicolare una maggiore informazione in merito, andando a presentare anche prodotti meno conosciuti, ma senza dubbio efficaci, dimostrandone gli effetti in modo tangibile”. L'Orto di VerdeVivo è quindi un perfetto esempio di orto domestico dove si applicano tecniche materiali e determinati prodotti che, anche per chi è meno esperto, possono rivelarsi estremamente utili. Uno dei maggiori focus è legato all'importanza di un nuovo approccio all’uso consapevole dei prodotti di origine naturale: parlando di biologico è fondamentale parlare di prevenzione agronomica e di prevenzione con prodotti dedicati, in questo caso con l’efficacia testata di VerdeVivo. Quando si parla di prevenzione sotto il punto di vista agronomico, si parte innanzitutto da una buona gestione del terreno: dalla preparazione del suolo alla gestione delle potature, dai trattamenti fatti al momento giusto all’utilizzo che si dimostrano essenziali per poter prevenire ogni tipo di infestazione. “Per avere una buona produzione bisogna partire dal suolo; se ci si assicura che stia bene il terreno, anche le piante che vi cresceranno daranno una resa migliore”. Gaia spiega che se da una parte si vuole proporre e mostrare un'azione di stimolazione delle

difese immunitarie della pianta, dall’altra ci si concentra sul promuovere tutta una serie di processi naturali che possano garantire il benessere della pianta.

INCENTIVARE LA DIVERSIFICAZIONE NELL’ORTO

Esponendo la macrocategoria della prevenzione, Gaia, poi, sottolinea l’importanza anche di dare spazio e incentivare la diversificazione nell'orto: più specie e varietà ci sono nell'orto più è facile che se una va male, a causa di condizioni climatiche sfavorevoli o di parassiti, un’altra possa andare meglio; l'utilizzo, per esempio, di piante non prettamente produttive, contribuisce ugualmente ad aumentare la biodiversità. La disposizione nell'orto stesso è considerabile come forma di prevenzione, permettendo un effetto di mantenimento di benessere generale dell'orto. Oltre alla prevenzione, con il progetto dell’Orto di VerdeVivo, c'è una particolare attenzione verso il far conoscere l'utilizzo di prodotti che, oltre a stimolare le difese immunitarie vegetali, offrono un'efficacia ed un'azione antibatterica, andando a creare un microclima a livello delle foglie che è per sua natura sfavorevole agli insetti.

ALLENARE L’OCCHIO

L’obiettivo principale del progetto è dare gli stimoli giusti per mostrare nel concreto quali sono le azioni di cura preventiva, con anche l'utilizzo di prodotti che, essendo di origine naturale, non causano ulteriore stress alla pianta che poi, in un secondo momento, dovrebbe smaltire. del progetto emerge anche nell’eventualità in cui si presenti una problematica al terreno o alle coltivazioni nell’Orto di VerdeVivo: rilevandola, riportandola e spiegandola, vengono mostrate le azioni utili al caso, in modo tangibile e reale, applicabili anche nel proprio orto se ci si ritrovasse in una situazione simile. Gaia consiglia, a livello hobbistico, di “allenare l'occhio”, imparando a distinguere un problema nutrizionale da un problema causato da una malattia e, anche per questo, l’Orto di VerdeVivo si pone come strumento comunicativo e informativo, raccontando tutto quello che bisogna sapere.

Con il progetto dell’Orto di VerdeVivo, c'è una particolare attenzione verso il far conoscere l'utilizzo di prodotti che, oltre a stimolare le difese immunitarie vegetali, offrono un'efficacia ed un'azione antibatterica, andando a creare un microclima a livello delle foglie che è per sua natura sfavorevole agli insetti.

Si tratta di un progetto di formazione innovativo nella sua semplicità, in cui gli studenti, attraverso un diario settimanale, prendono per mano il consumatore e lo guidano, a piccoli passi, nella creazione di un orto.

IL MEGLIO IN PRIMO PIANO

La nostra selezione di novità per gli spazi verdi, la casa e gli animali domestici

(costituito per il 25% da materiale riciclato) un’elevata qualità e offrono evidenti plus rispetto alle tradizionali versioni in legno: oltre a non essere infiammabili, non presentano problemi di deformazione nel tempo, sono , nonché richiedono poca Modern, con un design contraddistinto da elementi verticali larghi, come anche Classic,

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g Prodotti / GREENSHOP

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Quale futuro per il giardino?

È la domanda a cui si tentato di rispondere durante la conferenza tenutasi in Fondazione Minoprio in occasione del BackToSchool, che riporta a scuola gli ex-alunni per parlare alle generazioni presenti e future del loro percorso

parlare alle generazioni presenti e future del loro percorso e cercare di essere d'esempio con la loro formazione.

QUATTRO VOCI DAL SETTORE

Isi sviluppa sia come soluzione architettonica sia come esigenza ambientale e culturale perché l'uomo nasce in Natura e in essa ha bisogno di ritrovarsi simbioticamente. Nei secoli, la sua funzione è cambiata passando da quella meditativa e pittorico-decorativa a quella più produttiva e socio-educativa, ma non è mutata la sua importanza. Impossibile immaginare un mondo privo di giardini. Michael Pollan, giornalista e professore presso l’UC Graduate School of Journalism di Berkley

prendere come salvare l’ambiente dal collasso verso cui l'azione umana lo sta spingendo (in un discorso che dal micro si rivolge al macro) e di offrire speranza. Quale futuro per il giardino, in un mondo che si antropizza con velocità e la cementificazione toglie spazio al verde? È la domanda a cui, professionisti del verde hanno cercato di rispondere, con la loro esperienza, durante la conferenza tenutasi in Fondazione Minoprio in occasione del BackToSchool, che riporta a scuola gli ex-alunni per

Quattro i protagonisti del tavolo: il paesaggista Mirco Colzani, ex-allievo di Fondazione Minoprio formatosi in Australia e Gran Bretagna, oltre che in Italia presso l'architetto Pejrone; Valter Angeli, gestore del vivaio Erbe&Fiori nel bresciano; Giacomo Capecchi, responsabile del sale department della Vannucci Piante e Pierluigi Filippini, socio e responsabile della ParadelloGreen, specializzata nella produzione di tappeti erbosi in zolle per i campi sportivi di Serie A. Quattro figure con formazione e ruoli differenti che, in apparenza, non hanno nulla da comunicare l’un l’altra ma che, se stabilita una mission comune, possono fare rete e cooperare. Il titolo della conferenza è emblematico: lavorare insieme (e bene) per costruire giardini del futuro degni di esser chiamati tali. Il trait d’union è proprio Mirco che collabora strettamente e da molti anni con Valter e lo stima così tanto da definirlo “maestro”, ha lavorato nell'ambito della progettazione con Giacomo e ha conosciuto Pierluigi tramite Valter. I due, infatti, hanno sperimentato particolari soluzioni di verde verticale per abbattere i costi di installazione, manutenzione e gestione non necessitando di irrigazioni ripetute, ma di soli venti minuti ogni quattro-cinque giorni. Tutti hanno lo stesso obiettivo: la sostenibilità.

IL CONTRIBUTO DELLE AZIENDE

Il termine viene usato per la prima volta nel 1992 durante la prima conferenza ONU sull’ambiente e viene definito come la condizione di un modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimen-

g Primo piano / in collaborazione con UNDER 14 greenup
a cura del COMITATO di redazione FONDAZIONE MINOPRIO* * Progetto che vede Edizioni Laboratorio Verde collaborare con la Fondazione Minoprio ITS. Un comitato di redazione composto da allievi e professori, per raccontare il mondo del verde là dove si formano i professionisti del settore. Cinque gli studenti-redattori coinvolti: Iris Cazzaniga, Alessia De Micheli, Alessandro Ferri, Giacomo Gatti e Maddalena Mercandalli. Quattro i professori: Daniela D’Alessandro, Barbara Fedrigo, Andrea Tomé e Debora Piccolo

to dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. In vent’anni, un discorso puramente ecologico è arrivato a inglobare aspetti economici e sociali perché, purtroppo, le risorse energetiche hanno iniziato a scarseggiare, l’inquinamento ad aumentare e la biodiversità ad essere minata alle radici. Si è ritenuto opportuno cercare di raggiungere (o meglio costruire gradualmente) un equilibrio tra l'uomo e l'ecosistema. Ognuno di noi deve impegnarsi in questa direzione, ma sono soprattutto le aziende che lavorano nel green che devono dare il contributo maggiore. Entrano in scena i quattro partecipanti al tavolo che, ognuno nel suo settore, sperimenta con coraggio nuove soluzioni che impattino il meno possibile sull'ambiente.

SOLUZIONI DAL MINIMO IMPATTO

Valter Angeli vanta quarant'anni di esperienza con l’impiego di graminacee ed erbacee perenni da fiore che permettono la creazione di planting duraturi nel tempo grazie alle loro capacità tecniche di adattamento e resistenza. Il vivaio che gestisce con la sua famiglia nasce nel 2015 anche per supportare la sua attività di consulente del paesaggio che assiste il cliente durante le fasi della progettazione. Il valore aggiunto del suo lavoro è dato dalle graminacee che, molto familiarmente, definisce “erbe decorative” perché il termine latino Graminaceae o Gramineae (erba), a causa della cattiva informazione, spaventa i client, restii a volerle inglobare nei propri giardini. Valter ne ha fatto le protagoniste di un “disordineordinato”. Durante i suoi lavori, ha optato per la loro implementazione, non solo per dar loro la dignità che meritano e svincolarle dai pregiudizi, ma anche perché altamente sostenibili. Racconta, a tal proposito, di un lavoro svolto nel comune di Leffe, in Val Gandino, a 500 metri sul livello del mare. Ha consigliato di usare erbe medio-basse

sempreverdi e non realizzare alcun impianto di irrigazione perché, essenze di questo tipo (Panicum virgatum Hänse Herms, Campanula persicifolia alba, Leucanthemum maximum, Sesleria autumnalis...), considerata l'altitudine, riescono a sfruttare il clima fresco e umido della zona e sostentarsi. Pierluigi Filippini opera nel settore della produzione di prato a rotoli e manti e nella realizzazione e manutenzione di impianti sportivi, tra cui il Meazza, il Marassi, il Gewiss, lo Juventus Stadium, il Bentegodi, ma anche campi da tennis, rugby e discipline outdoor. La sostenibilità ambientale guida le scelte dell'azienda nel rispetto dell'equilibrio tra uomo e natura, con l’obiettivo di contenere l’impatto iniziale e ridurre al minimo i consumi sul lungo periodo. Ogni prodotto deve inserirsi con naturalezza nel contesto in cui si va a operare, quindi è ovvio che non utilizzino prodotti fitosanitari o, quantomeno, se ne consideri l'uso dietro reali necessità. Giacomo Capecchi è impegnato da anni in una grande azienda di Pistoia, attiva dal 1938 che vanta lo showroom più grande d’Europa con i suoi 3.000 mq e un’esposizione permanente di oltre 1.500 varietà vegetali. Eccellenza, innovazione e sostenibilità sono le parole chiave per chi lavora nel rispetto della persona e dell'ambiente con le massime certificazioni ambientali.

OLTRE I CONFINI TRACCIATI

FONDAMENTALE DIVENTA IL CONFRONTO TRA

DIVERSE FIGURE CHE POSSANO APPORTARE

MIGLIORIE SU PIÙ FRONTI

Qual è il ruolo del paesaggista in settori così tecnici? In che modo può sfruttare la sua esperienza e contribuire allo sviluppo del settore del verde? Mirco Colzani, già apparso in diversi numeri di greenup, rappresenta la svolta della figura del paesaggista che, oggi, vuole sporcarsi le mani e non ha remore nel definirsi prima di tutto giardiniere, superando così quei confini che ne limitavano l'azione nel settore e portando a un evidente sviluppo nel settore del giardinaggio, appunto. Alcuni dei valori attorno

cui gravita la sua attività riguardano la bellezza estetica, giocata sulle geometrie, materia dell'architettura del paesaggio, e legata ai concetti di naturalezza e leggerezza, per evitare l'effetto artificioso nelle sue realizzazioni. È chiaro che questa direzione presuppone una buona dose di curiosità, sia da parte del progettista che del cliente perché solo questa permette di provare a superare dogmi imposti dai manuali. L’esempio di Mirco è calzante: racconta di come abbia iniziato a pensare, per i suoi giardini, a piante non sempre botanicamente adatte a determinati contesti; giardini zen in ville palladiane, piante non marine lungo i litorali o piante che han bisogno di sole poste in zone d’ombra. Bisogna avere il coraggio di osare, imparare dagli errori che sono del tutto normali, anche ad alti livelli, perché il verde è un mondo tanto vasto e in continua evoluzione da non poterlo conoscere a 360°. Fondamentale diventa quindi il confronto tra diverse figure che possano apportare migliorie su più fronti. Queste, però, scarseggiano. È Pierluigi a lamentare maggiormente la mancanza di figure specializzate e a credere che sia la scuola a dover fare qualcosa in questo senso. Mantenere gli studenti ancorati all'istituzione scolastica, in anni in cui la percentuale di dispersione aumenta inesorabilmente (si registra il 4,3% negli istituti tecnici e il 7,7% in quelli professionali), è la priorità. Ancor più, se possibile, formarli nel settore, invogliarli a lavorare, sperimentare sul campo e trasmettere l’idea che il nostro pianeta sia come un grande giardino da curare e tutelare con responsabilità.

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Tre, due, uno. Pronti, partenza… GARDEN!

Diego Platania, Gianni Peraga e Carlo Pilastro tornano con greenup alle origini non convenzionali dei loro punti vendita, uno diverso dall’altro e con una storia che riflette l’animo imprenditoriale di ciascuno

Centro Giardinaggio San Fruttuoso, Peraga Garden Center e Nuovo Centro Giardinaggio di Desio (ora di proprietà di Flover) hanno aperto le loro porte. In queste pagine presente, passato e futuro si mescolano e a voi non resta che accomodarvi e leggere tutto d’un fiato.

Buona lettura!

greenup 17 g Primo piano / COVER STORY
servizio di FRANCESCO TOZZI, testi di ALICE NICOLE GINOSA, foto di MAURO CONSILVIO ha collaborato SEVERINO SANDRINI, location FONDAZIONE MINOPRIO

“Perché tante persone vengono da Peraga?

Perché siamo diversi dagli altri, abbiamo un prodotto di fascia medio alta, selezionato, grazie alla ricerca all’estero nelle fiere. Io visito tutte le fiere, perché mi piace la fase di ricerca”

Un centro commerciale del verde

Dalle origini nel campo dell’elettromeccanica, passando per il biogiardinaggio, oggi Gianni Peraga racconta la storia del suo Peraga Garden Center, che dalla vendita per corrispondenza ad oggi ha fatto tanta strada

«Tutto è iniziato nel 1976 con la costruzione di mulini elettrici. Nell’arco di qualche anno ho ideato e brevettato il Bio-Hermetic, di mia produzione. In quel periodo capii che la macinazione dei cereali non era l’unica richiesta di mercato che potevo soddisfare con i miei molini, così iniziai a lavorare al progetto di un macchinario che permettesse di riciclare e riutilizzare sotto altra forma gli sfalci del giardino. La risposta fu appunto il biotrituratore. Stiamo parlando del 1984. In quell’anno andai alla fiera del biologico a Berna dove incontrai il signor Stoekler, distributore dell’azienda tedesca Neudorff che produceva concimi naturali e organici per orto e giardino. Provenendo dal mondo dell’elettromeccanica, per me il business era rappresentato dal macinatore, dal biotrituratore e dal compostatore, quindi dalla macchina in sé per sé e non la filosofia del biogiardinaggio a cui rimandavano. Cominciai a importare questi prodotti, ad introdurli alla fiera campionaria a Milano e a presentarli al pubblico. Il concetto era sicuramente innovativo ma c’era una filosofia dietro che in Italia andava ancora raccontata e spiegata. Per arrivare a ciò ho dovuto fare qualche passo indietro: decisi di far tradurre un intero catalogo informativo sul biogiardinaggio con l’intenzione di farlo , alla fine optai per aggiungere qualche paragrafo sull’argomento nelle ultime pagine delle suddette riviste dal titolo “Il Biogiardinaggio di Peraga”. Fu un successo inaspettato, quel tipo di filosofia si stava dimostrando promettente per il futuro. Dopo il primo mese fui sommerso dagli ordini e fu proprio da lì che iniziai a stampare e distribuire i primi cataloghi e a lavorare con il sistema della vendita per corrispondenza. Normalmente i venditori per corrispondenza non indicavano il proprio indirizzo, mentre nell’inserto pubblicato su Giardini avevano, È stato un errore che mi ha portato fortuna perché durante il fine settimana iniziarono a recarsi da me sempre più persone, provenienti da diverse città, interessate al biogiardinaggio e ai prodotti che commercializzavo. I clienti erano entusiasti e richiedevano una completezza di offerta, come terricci, piante e altri complementi che al tempo ancora non riuscivo ad soddisfare con il solo magazzino della vendita per corrispondenza. Così nel 1991 decisi di aprire un centro per il giardinaggio, con un punto vendita da 1.250 metri quadrati e nel 1995 la prima serra con vivaio esterno, seguendo l’esempio dell’insegna tedesca Denher che è stata per me grande fonte d’ispirazione».

«Nel 2005 abbiamo fatto il grande raddoppio e siamo arrivati a 9.000 metri quadrati di superficie coperta e di 3.000 mq di scoperta. Questa scelta è stata quasi obbligata perché i prodotti offerti continuavano ad aumentare e lo spazio a disposizione non era più sufficiente. Inoltre i cataloghi della vendita per corrispondenza avevano aiutato a far circolare il nome Peraga e ad ampliare notevolmente il bacino

Come è cambiato il consumatore?

«Il consumatore in questo momento è molto consapevole e preparato perché grazie anche al web l’informazione è più precisa e alla portata di tutti rispetto al passato. Ne consegue che anche il consumo è cambiato e cambierà sempre. L’odierna vendita online è la dimostrazione della continua evoluzione del consumo e del consumatore. Sul nostro sito peragashop.com gestiamo oggi circa 60mila articoli, vendendo sia in Italia che in tutta Europa. Le spedizioni partono direttamente dalla logistica interna. Senza ombra di dubbio la gestione della vendita per corrispondenza degli albori ha contribuito all’essere preparati all’attuale gestione delle vendite online».

Qual è la vostra prima voce di fatturato?

«Il primo posto è indubbiamente occupato dall’arredo e complemento per il giardino come barbecue, piscine, salotti, set da pranzo e pergole bioclimatiche. Sicuramente il servizio di montaggio che forniamo al cliente, per opera di personale esperto e dedicato incide considerevolmente».

Qual è la situazione del canale distributivo del garden center?

«Chi ha avuto la lungimiranza di posizionare le proprie superfici di vendita in prossimità di siti strategici, come centri urbani densamente popolati oppure all’interno di aree commerciali è oggi sicuramente più avvantaggiato sotto l’aspetto della vendita in-store. Questo purtroppo non è il nostro caso, ma la passione per la ricerca di nuovi trend ci ha sempre spinto a viaggiare e trarre ispirazione in Italia e all’estero, visitando fiere ed altri garden center. Selezioniamo accuratamente di persona i nuovi prodotti e servizi da offrire ai nostri clienti, questo è un carattere che ci contraddistingue».

Da dove trae maggiore ispirazione?

«I garden center del Nord Europa sono sempre stati per me fonte di grande ispirazione e di stimolo alla crescita e all’innovazione. Proprio dopo una visita in alcuni tra i più importanti garden centers inglesi, nel 2002 decisi di aprire all’interno del mio garden un ristorante caffetteria , sempre nell’ottica di offrire un servizio in più ai miei clienti».

Qual è la sua definizione di centro di giardinaggio?

«Centro commerciale del verde che vende tutto ciò che ha pertinenza con il vivere la casa e il giardino».

C’è stato in questi anni un momento di difficoltà?

«Nel mondo dell’imprenditoria le difficoltà si affrontano ogni giorno, arrivano da tutti gli ambiti: dal sistema legislativo, da quello finanziario, da quello commerciale».

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“Me la ricorderò sempre l’immagine di tutti i dipendenti in fila dietro le macerie. Mi ricordo che mi guardavano come a dire “e ora che si fa?”. La mia risposta era stata: “signori si ricomincia”

“Il nostro è un lavoro che entusiasma”

Ecco la storia del Centro Giardinaggio San Fruttuoso

Un centro per hobbisti, amanti dei fiori e delle piante e di tutto quello che riguarda questo mondo. Questa è la definizione di Diego Platania di garden center, un luogo pensato per gli appassionati in cui trovare tutto il necessario per il giardinaggio, compresi attrezzi, decor, mobili per il terrazzo e il pet, ma solo se fatto per bene. Insomma una definizione che riflette quello che negli anni è diventato il suo Centro Giardinaggio San Fruttuoso di cui ci ha raccontato le origini, difficoltà e progetti futuri.

Come si è avvicinato al mercato delle piante e dei fiori?

«Quando è nata mia figlia avevo la necessità di arrotondare con un altro stipendio e avevo saputo che un amico di mio padre insieme a due soci avrebbe aperto una serra dove mi recavo il pomeriggio o la sera a fare i conti. In quegli anni avevo trent’anni e avevo notato che, a differenza delle altre attività, i centri di giardinaggio lavoravano la domenica in quanto azienda agricola. Anche la serra in cui iniziai a lavorare rimaneva aperta e avevano deciso di farlo perché scoprirono che curare le piante era l’hobby prediletto delle persone. Il problema era che i soci non volevano lavorare la domenica e quindi ho deciso di rilevare la serra tra il 1973 e il 1974. Da quel momento ho cominciato a inserire nuovi prodotti, anche perché era la clientela che lo chiedeva. Man mano, negli anni, il punto vendita ci ha spinto ad aumentare le sue dimensioni e l’attività, costruendo altre due serre tra il 1979 e il 1985; nel 2008 abbiamo costruito l’attuale garden».

Quando il garden inizia ad avere una forma da vero e proprio garden multi merceologico?

«Tra il 1976-1977 quando sono riuscito ad ottenere una parte commerciale. In seguito nel 1980 abbiamo aggiunto il reparto delll’animaleria. Da sempre leggo molto e scopro tutti i trend di settore e dell’estero e mi chiedevo ai tempi perché non si potesse fare anche qui in Italia tutto quello che avveniva in Germania o in Inghilterra e allora fin da subito siamo riusciti a introdurre 6 metri quadri di scaffalatura di animaleria, mentre ora abbiamo raggiunto i 1000 mq. La struttura odierna invece è il frutto di una mia follia nel 2008. Avevamo subìto negli anni un incendio, un allagamento e una nevicata che ci aveva danneggiato le serre. Volevo che il centro di giardinaggio diventasse ancora più visibile e che spingesse le macchine che ci passavano accanto a fermarsi. Ci ho messo otto anni per ottenere tutte le autorizzazioni ma è effettivamente dal 2008 che il garden center diventa multimerceologico».

Cosa manca al suo garden center?

«Manca quello che può attirare ancora di più la clientela. Ma bisognerà studiare il progetto: mi piacerebbe un bar-ristorante».

le parole del suo

In questi anni c’è stato un momento di difficoltà?

«Nel 1985 avevamo appena finito di cambiare tutti gli arredi interni e due giorni dopo brucia tutta la struttura. Io ero al mare e mi hanno telefonato per avvisarmi; non sono neanche passato da casa, me la ricorderò sempre l’immagine di tutti i dipendenti in fila dietro le macerie. Mi ricordo che mi guardavano come a dire “e ora che si fa?”. La mia risposta era stata: “signori si ricomincia”. Sono stato fortunato perché i fornitori mi hanno fatto credito e nel giro di tre mesi abbiamo riaperto e dopo altri due abbiamo tolto l’odore di fumo dentro al punto vendita».

Come sta andando il mercato?

«Il cliente ci conosce e sa che entrando nel garden center troverà una gamma di prodotti ampia per il giardinaggio. Quest’anno è stato abbastanza altalenante perché ci sono alcuni giorni in cui lavori e in altri meno. Ho deciso di non pensare più al mese ma all’anno».

Quanto pesa sul suo fatturato il reparto piante e fiori?

«Tra piante e fiori e prodotti per il giardinaggio siamo al 75%».

Come sta andando il passaggio generazionale?

«Il passaggio generazionale è in atto e la cosa divertente è che è entusiasmante perché il nostro è un lavoro che entusiasma. Matteo Sartori, mio genero, sta cominciando a occuparsi dell’attività e io sto facendo il possibile per staccarmi. Come dico sempre, ho messo le ruote per spostarmi e questo vuol dire che non tengo i piedi per terra puntati ma lascio campo libero».

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attraverso
fondatore, Diego Platania, che ha ancora tanti progetti in mente e un passaggio generazionale in atto
PLATANIA di FRANCESCO TOZZI

“Se tornassi indietro rifarei il garden un pezzo alla volta, piano piano, come ho fatto del resto. Questo è un concetto fondamentale perché significa avere una visione e un’idea di imprenditorialità che guarda al futuro”

Un pezzetto alla volta

Questa è la filosofia alla base del Nuovo Centro di Giardinaggio di Desio (oggi di proprietà della catena Flover). A raccontarci gli inizi, gli sviluppi e le evoluzioni, il suo fondatore Carlo Pilastro che si ispirava al Centro Giardinaggio San Fruttuoso e al format di vendita dell’Euromercato di Paderno Dugnano

colloquio con CARLO PILASTRO di FRANCESCO TOZZI

“All’inizio mi occupavo della costruzione di parchi e giardini, ma si facevano dieci preventivi per ottenere un singolo lavoro e ci perdevamo un sacco di tempo. Osservando l’Euromercato di Paderno Dugnano capii che dovevo cambiare strada”. Quando nel 1975 Carlo Pilastro compra un terreno, aveva già l’idea di costruire un garden center, proprio come quello di San Fruttuoso. Ecco com’ è andata la sua avventura imprenditoriale.

Come è cominciata l’esperienza del garden center?

«Ho comprato un terreno nel 1975 e avevo in mente di creare un garden center perché avevo visto il Centro Giardinaggio San Fruttuoso che mi aveva ispirato. Piano piano siamo andati in Toscana a comprare un pò di piante, perché conoscevo un trasportatore di Roma che mi aveva parlato delle piante del distretto di Pistoia. Il primo anno sono partito con una piccola serra e l’attività di giardinaggio e abbiamo raggiunto 28 milioni di lire di fatturato. In quel periodo un rappresentante mi chiese come facevo a far funzionare il tutto e la mia risposta era stata che gli altri che si dedicavano all’attività agricola avevano una mentalità diversa dalla mia, mentre io, provenendo da un settore diverso, avevo come riferimento l’Euromercato di Paderno Dugnano».

Come è decollata l’attività?

«Ho iniziato a vendere prodotti per le piante, vasi, terricci e concimi. Sono partito con cautela, essendo un’azienda agricola, e con il tempo, io, mio fratello e mia sorella ci siamo accorti che le cose andavano bene e le persone venivano a comprare. Mano a mano abbiamo aumentato le merceologie e nell’80 l’evoluzione è stata quella di eliminare il vivaio e vendere contenitori al massimo di 24 cm di diametro. L’idea era quella di vendere solo prodotti che si potessero caricare in macchina e

Si è ispirato anche all’estero?

«I fornitori mi hanno consigliato di girare l’Europa e sono stato sia in Francia, sia in Olanda. Dopo i miei giri tornavo a casa e pensavo a cosa c’era bisogno di migliorare. Tra questi, la progettazione di una nuova area nel 1992. Mentre tra il 1990 e il 1993 abbiamo creato un parco-zoo che ha richiamato molta clientela e ci ha fatto fare il boom. Nel corso degli anni siamo passati da un 500 mq, allo zoo nel 1993 e poi nei due anni successivi a un ulteriore ampliamento al quale si è aggiunto quello nel 2000. Tra il 1995 e il 2002 abbiamo completato l’opera arrivando agli attuali 5.000 mq».

Rifarebbe le stesse scelte?

«Dal 1995 in poi si registrava il 25% di crescita di fatturato ogni anno fino al 2008-2009 quando abbiamo fatto il record di incassi con 15 milioni. Ai tempi avevamo 75 dipendenti. Dal 1980 avevo capito che dovevo occuparmi solo del garden e il mercato è cresciuto tanto che tutti i guadagni finivano nell’azienda per allargarla. Se tornassi indietro rifarei il garden un pezzo alla volta, piano piano, come ho fatto del resto. Questo è un concetto fondamentale perché significa avere una visione e un’idea di imprenditorialità che guarda al futuro. Anche perché, se si dà al cliente ogni anno qualcosa di nuovo, è invogliato e attratto a tornare. Tra le novità che ho introdotto piano piano sicuramente il bar e l’ambulatorio veterinario tra il 2002 e il 2003».

Ha pensato mai di aprire un altro punto vendita?

«Si ci ho pensato e ripensato, perché sono un meditatore e ho scelto di non fare niente. Essendo stato un costruttore di case, avevo conosciuto persone che avevano più cantieri aperti nello stesso momento e che, al posto di stare aperti un anno, ne stavano cinque. Per questa ragione ho preferito concentrarmi su una sola cosa, e farla bene».

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UN PREMIO AL VALORE ETICO DI VIGORPLANT

Vigorplant, tra le oltre 11 mila imprese dotate di “rating di legalità” - la certificazione che dal 2012 viene conferita alle aziende che rispettano norme e regole, - è tra le 100 migliori società italiane capaci di coniugare il rigoroso rispetto delle leggi e normative, con positivi risultati economici e finanziari

Un risultato di tutto rispetto, quello conseguito dall’azienda lodigiana, tra i maggiori produttori di substrati in Italia, che inorgoglisce management e collaboratori, e conferisce nuovo valore aggiunto a Vigorplant sotto il profilo etico. Il premio, consegnato presso la Sala Capitolare del Senato, è un riconoscimento di merito, assegnato su base oggettiva e gratuita da una giuria composta da Economy Group con NSA – azienda leader nella mediazione creditizia – e RSM, società di revisione e certificazione, e con il patrocinio e la partnership dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Antitrust). Le 100 imprese sono state individuate sulla base della riclassificazione dei loro bilanci a cura dell’Ufficio Studi di NSA appunto, in collaborazione con la redazione di Economy e con i consulenti e revisori contabili di RSM.

UN PREMIO DEDICATO A TUTTI I COLLABORATORI

di promuovere la cultura della legalità mostrando come sia possibile fare business attraverso un percorso etico, instaurando un rapporto tra imprese e istituzioni, impegnate insieme nella ricostruzione del Paese. “Per Vigorplant aver ricevuto questo riconoscimento è sicuramente una grandissima fonte di orgoglio e di soddisfazione per tutta la storia dell’azienda, dalle sue origini, fino ad oggi - ha dichiarato Marco Petranca, Presidente di Vigorplant -. Un premio dedicato a tutti i collaboratori dell’azienda che riconosce gli importanti sforzi e l’impegno costante che riversiamo nel nostro lavoro, sia operativo che finanziario”.

ESEMPIO DI LEGALITÀ

Per l’azienda è un nuovo stimolo per continuare a crescere, sul solco di principi etici alla base della forte responsabilità sociale d’impresa che Vigorpolant ha fatto propri. E la sintesi sta in una filosofia tutta green che mira ad armonizzare gli obiettivi economici e di business con quelli sociali, ambientali, etici e profittevoli, per continuare a lavorare per un mondo migliore per tutti, a partire da chi lo abita oggi. “La nostra realtà si fonda su principi basati sulla legalità, onestà e serietà; valori condivisi con tutto il nostro management, essenziali per il percorso di crescita che Vigorplant ha intrapreso - ha commentato Luca Petranca, Amministratore Delegato dell’azienda -. Siamo orgogliosi di rientrare come esempio di

lo per prevenire e contrastare la corruzione in per la promozione della trasparenza e contrasto

24 greenup g Per Vigorplant / Informazione pubbliredazionale
Sede Principale Vigorplant Fombio - LO

RICONOSCIMENTO

Tra le oltre 11 mila imprese titolari di un “rating di legalità”, VIGORPLANT è tra le 100 migliori società italiane capaci di coniugare il rigoroso rispetto di leggi e normative con positivi risultati economici

CRESCERE CON ETICA

Vigorplant Italia, premiata dal Gruppo NSA ed Economy Group, vince il Premio Legalità e Profitto.

Si tratta di un riconoscimento attribuito dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) in raccordo con i Ministeri della Giustizia e dell’Interno e in collaborazione con l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), alle imprese pienamente in regola con l’ordinamento in tutti i suoi aspetti. Sono state così premiate nella Sala Capitolare del Senato, le aziende italiane più redditizie ed economicamente solide tra quelle che hanno ottenuto il rating di legalità.

premio

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con criteri oggettivi per dimostrare che si può, gestendo onestamente un’impresa, essere anche profittevoli.
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Un intero settore e un garden center hanno una cosa in comune: le persone che lo rendono possibile. Si potrebbe quasi dire che senza di loro nulla sarebbe possibile. Ma per fare in modo che gli ingranaggi funzionino è importante saperli istruire, stimolare e fornire gli strumenti adeguati per una comprensione completa. Il tema della formazione non è nuovo sulle pagine di greenup. Non solo perché come casa editrice crediamo sia alla base di ogni progetto funzionale ma soprattutto perché pensiamo che il settore potrà continuare ad avere un valore nel futuro se continuiamo a nutrire le menti di sempre più professionisti che decidono di abbracciare

L’occasione per ripensare la formazione

Alla chiusura del primo ciclo del biennio dell’ITS di Fondazione Minoprio, vale la pena tirare le somme sul suo andamento e fare una riflessione a 360° sul significato di garden center e sulle dinamiche che lo animano

le professioni della filiera del verde. Quando è stato inaugurato il biennio ITS di Fondazione Minoprio Tecnico superiore per la progettazione, realizzazione e gestione del verde e per la gestione di Garden Center, lo abbiamo annunciato con gioia. A due anni da quell’articolo eccoci con Giacomo Brusa, fondatore di Agricola Home & Garden ma anche coordinatore del corso per AICG, a fare il punto su questa avventura che sembra destinata ad evolversi per rispondere a un settore che ha fame di futuro.

Come è andato il primo biennio del corso per Tecnico superiore

per la progettazione, realizzazione e gestione del verde e per la gestione di Garden Center?

«Dobbiamo fare una premessa: iniziare un corso ITS non è per niente semplice. In primis perché non si tratta di una forma scolastica diffusa in Italia e della quale si sta parlando solo recentemente. Allo stesso tempo il corso per diventare manager di garden center durante il primo anno non ha raccolto tante iscrizioni perché spesso non è ancora chiaro che cosa significhi centro di giardinaggio. Prendendo in considerazione questi due aspetti, devo dire che è andato bene. La partenza non è stata

COSA SI INTENDE PER ITS?

Gli ITS sono nati in Italia nel 2011 con l’obiettivo di curare due mali in apparente contraddizione: un’alta disoccupazione giovanile e un sistema industriale che non trova tecnici specializzati. Gli ITS sono stati finalmente la risposta. Una risposta che abbraccia la grande trasformazione in atto che vede il meglio del Made in Italy proiettato verso la quarta rivoluzione industriale. In ambito produttivo e nelle eccellenze del Made in Italy, gli ITS costituiscono il futuro della formazione per i prossimi 50 anni, perché le competenze in uscita sono subito spendibili nel mondo del lavoro in quanto create con il mondo del lavoro.

facile però dopo due anni gli obiettivi che ci eravamo posti sono stati raggiunti. Tutti e sedici gli studenti e studentesse che si sono diplomati hanno raggiunto ottime votazioni, dall’80 su 100 in su. Anche i loro feedback sono stati positivi: tutti hanno confermato che questo percorso gli è servito tantissimo sia a chi era già perito agrario sia a chi arrivava da altri studi. Il medesimo feedback ci è stato dato anche da chi già lavora nei garden center e che era stato

Tendenze / SCUOLA g 26 greenup
colloquio con GIACOMO BRUSA di FRANCESCO TOZZI I sedici diplomati del corso ITS di Fondazione Minoprio con Giacomo Brusa.

“CI SAREBBE BISOGNO DI COMPRENDERE CHE È

NECESSARIO INVESTIRE IN FORMAZIONE MA PER ORA NON SIAMO ANCORA ARRIVATI TUTTI A CAPIRLO”

mandato dall’azienda stessa per migliorare. Mi ha fatto piacere anche che uno studente era stato mandato proprio con l’obiettivo che crescesse per poi diventare responsabile: oggi mi risulta che gestisca effettivamente il punto vendita. Bisogna poi sottolineare che tutti gli studenti hanno trovato un’occupazione e che le nuove iscrizioni, per il nuovo biennio, hanno registrato un successo».

Il corso permette di fare diverse esperienze concrete…

«Durante il primo anno vengono erogate 500 ore di lezione in aula per poi mettere in pratica ciò che è stato appreso nelle altre 500 ore di lavoro in azienda. In due anni si raggiungono le 2.000 ore sia in classe sia in stage. Inoltre, grazie al coinvolgimento di Aicg, tutti gli studenti hanno avuto la fortuna di entrare in contatto con imprenditori del nostro settore partecipando ai convegni e assorbendo l’atmosfera positiva che si respira nel settore garden italiano. MyPlant & Garden è stata a sua volta un’altra esperienza formativa importante».

La formazione è un tema caldo per il settore da anni…

«Quando è partito il primo anno dell’ITS abbiamo chiesto a tutti gli imprenditori un grande sforzo dal momento che per farlo partire c’era bisogno di tanti iscritti. La risposta era stata timida ed è stato difficile. Al contrario, però, quando gli studenti erano già formati e avevano bisogno di iniziare lo stage, gli imprenditori sono stati contenti di accoglierli. Molti hanno il timore di formarli e poi rischiare di perderli.

I PERCORSI

Ci sarebbe bisogno di comprendere che è necessario investire in formazione ma per ora non siamo ancora arrivati tutti a capirlo».

Sono previste novità per il prossimo biennio?

«Oltre ad AICG sono state diverse le associazioni di settore che hanno dimostrato interesse per l’ITS. Le abbiamo incontrate e abbiamo pensato di creare un hub formativo a più livelli. Nel concreto il primo anno diventerà un corso comune per tutti con uno stage a indirizzo specifico mentre dal secondo anno ogni studente potrà decidere la sua specializzazione. In questo modo andiamo ad allargare la base dei partecipanti».

Oltre alla Fondazione Minoprio, questo modello formativo è replicabile altrove?

AICG. Un grande elemento di crescita è proprio il viaggio studio che ha permesso a tanti di noi di trarre ispirazione dall’estero. Allo stesso tempo, essere parte dell’associazione ti cambia perché viene vissuta non come una semplice iscrizione ma come un’esperienza».

Prima accennavi che non tutti i potenziali consumatori sanno cosa significa garden center. Cosa si può fare per aumentare la consapevolezza sul valore del punto vendita?

I corsi sono aperti a tutti i diplomati, a chi ha una formazione professionale con specializzazione ifts e laureati provenienti da ogni indirizzo. Il titolo ottenuto è un Diploma di Stato di quinto livello europeo.

«C’è da far capire prima di tutto che non è né un vivaio né un brico. Tendenzialmente viene riconosciuto come una via di mezzo tra queste due realtà e questo perché manca la cultura del capire che cosa sia.

C’è chi riconosce l’insegna specifica, come Viridea per esempio, ma non è ben chiara questa figura distributiva da parte del consumatore, da una parte perché il garden center sta trovando una sua identità in questi anni e dall'altra perché la distribuzione del garden center sul suolo italiano non è così importante come in Olanda. Il problema ad oggi è ancora la non identificabilità del format».

«Per le caratteristiche della scuola, per la preparazione dei docenti e per l’esperienza, Minoprio rimane come unico hub formativo e non vedo la possibilità di replicarlo da altre parti. Abbiamo provato ad esportarlo in Basilicata ma ci siamo accorti che mancavano le fondamenta per avviare il processo».

A che punto è il canale della distribuzione tradizionale a livello imprenditoriale? Nel corso del tempo ci sono stati dei miglioramenti?

«Abbiamo dei grossi margini di miglioramento. Una possibilità per migliorare e per cambiare è sicuramente la presenza di

BIENNALI ITS DI FONDAZIONE MINOPRIO

Come si può superare questo ostacolo?

«I primi che devono capirlo siamo noi. Se lavoriamo con professionalità e promuoviamo la cultura del verde e del bello e del vivere all’aria aperta nel modo corretto allora diventa più facile».

Per tutte le informazioni

• “Tecnico Superiore per la progettazione e realizzazione di processi di produzione e trasformazione agricola e agroalimentare 4.0”

• “Tecnico Superiore per la progettazione, realizzazione e gestione del verde e per la gestione di Garden Center”

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Torna la campagna europea

Stars for Europe per la Stella di Natale

Non è mai troppo presto per pensare al Natale! Così Stars for Europe, protagonista della campagna europea per la divulgazione della Poinset tia e dal 2021 sostenuta dal programma UE “Stars Unite Europe”, riparte per il Natale 2023 con tantissimi spunti interessanti sulle StellediNatale – dalla cura alle decorazioni DIY – e una riccagalleryfotografica. Tutto pronto per accogliere le vostre richieste di foto, informazioni o materiali per i vostri speciali dedicati al Natale con anche la possibilità di richiedere piantepershooting, setting o altro!

Per maggiori informazioni www.starsforeurope.eu

GIARDINI RESPONSABILI È IL TEMA 2024 DI SPOGA+GAFA

Dal 16 al 18 giugno 2024

l'industria mondiale di BBQ e lifestyle in giardino si ritrova a Colonia per riflettere sulla propria responsabilità nei confronti delle sfide attuali e future e delle relative soluzioni con riferimento al ruolo del giardino a livello sociale. Insieme all'industria del verde la spoga+gafa punta i riflettori sui vari livelli di commercio responsabile con riferimento agli spazi verdi privati dal punto di vista di produttori, fornitori e consumatori.

"L'attenzione sarà puntata sulla

responsabilità dell'industria del gardening per il ruolo del giardino in seno alla società. Insieme ai nostri espositori e visitatori la spoga+gafa troverà le risposte adeguate", spiega

Stefan Lohrberg, Director della spoga+gafa. La spoga+gafa 2024 si concentrerà su gardening a basso consumo di risorse, prodotti equosolidali, tecnologie per BBQ a basso livello di emissioni, cura e irrigazione del giardino nel rispetto del clima, ma anche su rapporti responsabili fra i proprietari; l'importanza di

questo tema sarà presentata e discussa in vari format. Stefan Lohrberg: "Quanto più responsabilmente tratteremo gli spazi verdi privati, tanto più i nostri giardini, balconi e terrazze acquisiranno rilevanza sociale e personale. Questo è il nostro impegno per i prossimi anni." Già dal 2017 la spoga+gafa si presenta ogni anno all'insegna di un tema guida trasversale che affronta gli ultimi sviluppi dell'industria e tematiche di rilievo sociale. Inoltre il tema guida genera un'esperienza a tutto tondo per espositori

e visitatori, maggiormente inclini a identificarsi con la spoga+gafa. A dieci mesi dall'inizio della prossima edizione, l'importanza del più grande salone al mondo per gardening e BBQ è evidente. Ad agosto 2023 la spoga+gafa fa registrare un ottimo risultato in termini di iscrizioni espositori rispetto alle edizioni precedenti. Fino al 31.08.2023 le aziende interessate potranno ancora approfittare delle condizioni speciali di partecipazione alla spoga+gafa 2024. www.koelnmesse.com

Viridea è risultata tra le migliori aziende italiane “amiche dei clienti” secondo la Italy’s Best Customer Services 2023-2024, l’indagine realizzata da L’Economia del Corriere della Sera e Statista, società internazionale di ricerca e analisi. Le aziende, suddivise in 166 categorie, sono state giudicate da più di 15 mila persone in Italia sulla base della disponibilità a raccomandare il servizio e su altri cinque criteri: disponibilità del servizio, orientamento al cliente, competenza professionale, qualità della comunicazione e varietà delle soluzioni offerte. La catena di Garden Center Viridea si è aggiudicata il secondo posto nella categoria “Vivai e Giardinaggio”, con un punteggio di 8,08. “Siamo particolarmente orgogliosi di questo importante riconoscimento –commenta Fabio Rappo, fondatore e amministratore unico di Viridea – Sentiamo di dover condividere questo traguardo con tutti i nostri colleghi, ogni giorno impegnati nell’offrire la migliore esperienza possibile ai visitatori dei nostri Garden Center. Questo risultato ci impone tuttavia un ulteriore sforzo per migliorare ancora, e ci sprona a dare il massimo per affiancare i nostri clienti con un servizio sempre più attento e competente”.

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tra gli Italy’s Best Customer Services 2023/2024 del Corriere della Sera
Viridea

Novità in vista per Ambiente, Christmasworld and Creativeworld nel 2024

I segnali indicano una crescita – lo sottolineano Julia Uherek e Philipp Ferger, vicepresidenti Consumer Goods Fairs Messe Frankfurt. L’industria dei beni di consumo in tutto il mondo si trova ad affrontare una serie di sfide, ma il business fieristico globale è tornato a pieno ritmo, perché lo scambio, l’orientamento e l'approccio alle soluzioni sono più richiesti che mai. “L’atmosfera sulla scena fieristica internazionale è buona”, dice Philipp Ferger. Ciò si nota anche per le prossime manifestazioni del 2024: “Stiamo crescendo sia qualitativamente che quantitativamente: in termini di superficie ci stiamo espandendo di tre nuovi livelli di padiglioni. E stiamo creando più spazio per le presentazioni dei nostri espositori, poiché stiamo condensando lo spazio nei padiglioni e inoltre la collocazione dei programmi collaterali nei foyer”.La struttura dei padiglioni di successo verrà mantenuta, ma con ottimizzazioni che semplificheranno ulteriormente il percorso per i diversi gruppi target di acquirenti. Verranno ampliati soprattutto i settori di crescita di Ambiente Dining e Working anche nel settore del Global Sourcing: qui cresceranno le offerte nel segmento Tavola e Office & Stationery. Il volume d'affari per le decorazioni natalizie e stagionali si trasferirà nel padiglione 6.2. I percorsi ottimizzati per Christmasworld e l'ulteriore vicinanza alle gamme di prodotti sovrapposti di Ambiente Giving creeranno ancora più sinergie e potenziale per nuovi contatti. A proposito di Christmasworld. La fiera ha ottenuto feedback positivi da parte degli espositori e da due mesi è completamente esaurita. Ciò sottolinea ancora una volta la forte posizione della fiera leader per le decorazioni festive e stagionali sul mercato", sottolinea Ferger. Nel padiglione 4.0 saranno rappresentate aziende rinomate come Gnosjö Konstsmide, Michel Taillis Creation, Weihnachtsland e i grandi illuminatori Blachère Illumination e Fotodiastasi. Grossisti come Christmas Inspirations, G. Wurm, Koopman International e TIMSTOR si presenteranno ancora una volta nel padiglione 4.1.

Ambiente/Christmasworld: dal 26 al 30 gennaio 2024

Creativeworld: dal 27 al 30 gennaio 2024 www.messefrankfurt.com

L’Allium è bulbo di fiore dell'anno 2023

L'aglio ornamentale (Allium) è stato nominato bulbo di fiore dell'anno 2023. A giusta ragione! Questa pianta maestosa e imponente si accosta perfettamente con altri bulbi di fiore e con le piante perenni del giardino. Inoltre, l'Allium è un'importante fonte di nutrimento per api e farfalle, quindi abbellisce il giardino favorendo al contempo la biodiversità. I grandi fiori tondi di colore viola che spiccano sugli alti steli dell'Allium aflatunense o dell'Allium giganteum non passano certo inosservati in giardino. Oltre a quelle più note, esistono numerose altre varietà di aglio ornamentale di dimensioni e colori diversi, dalle tonalità di viola e rosa fino al bianco e persino al giallo. A seconda della varietà, l'aglio ornamentale può raggiungere un'altezza compresa tra 15 cm e 150 cm. Anche la grandezza delle infiorescenze è molto varia, da 3 cm fino a circa 30 cm di diametro. Insomma, ce n'è per tutti i gusti. Per un risultato di grande effetto, è consigliabile accostare l'aglio ornamentale alle piante perenni e ad altri bulbi a fioritura primaverile. In questo modo le foglie, non particolarmente decorative, si confondono con il resto della vegetazione. Nelle bordure, le varietà a stelo lungo spiccano in tutto il loro splendore al di sopra delle altre piante. I fiori dalla forma tondeggiante creano un contrasto meraviglioso con le piante perenni. L'aglio ornamentale fiorisce a primavera inoltrata (da aprile a luglio), pertanto fa da ponte tra i bulbi a fioritura primaverile e la bordura estiva. Dato che è ricco di nettare, l'Allium attira farfalle, api e altri insetti, favorendo così la biodiversità. L'infiorescenza sferica dell'aglio ornamentale è composta da numerosi fiorellini, all'interno dei quali gli insetti reperiscono il nettare. Gli insetti sono importanti vettori dell'impollinazione di altre piante, che possono a loro volta riprodursi. La presenza di fiori, api, farfalle e altri insetti in giardino è dunque molto importante per la natura.

IL RESOCONTO

DELLA FIERA D’AUTUNNO

2023 DI GROEN-DIREKT

GROEN-Direkt è stata lieta di accogliere un numero elevato di acquirenti e commercianti provenienti dall'Olanda e dall'estero. Con un totale impressionante di 4,5 km di piante da giardino, una vasta gamma di prodotti mediterranei e inaugurando la stagione degli alberi di Natale, il padiglione della fiera è stato ancora una volta pieno di energia. I padiglioni hanno ospitato

contemporaneamente più di 220 espositori e la prima edizione dei Green Retail Awards. Insomma, un evento unico e completo dedicato alle piante da giardino, ricco di spunti d'acquisto e di atmosfera positiva! Dopo il successo del lancio di una propria gamma di piante mediterranee importate alla fiera primaverile, GROEN-Direkt ha presentato ancora una volta alla fiera autunnale un'ampia

varietà di piante mediterranee come erbe e arbusti. “Siamo molto soddisfatti della nostra decisione di prendere in mano la situazione per quanto riguarda questo gruppo di prodotti. Allo stesso tempo teniamo d’occhio la nostra gamma complessiva e le nostre prestazioni logistiche. Il fatturato e le reazioni alla presentazione dei nostri campioni a questa fiera ci danno grande fiducia per la prossima primavera”, afferma Hans Cok, vicedirettore di GROEN-Direkt. In fiera presenti anche oltre 500 m2 di alberi di Natale di diverse specie e dimensioni che non hanno permesso che le temperature estive dissuadessero i buyer dal beneficiare degli interessanti prezzi speciali di prevendita. Quest’anno è stata anche la prima edizione dei Geen Retail Awards. I prodotti presentati

Gardening: mercato in calo nel primo semestre

per i tre premi – “Miglior novità KVBC”, “Miglior introduzione al mercato” e “Preferito dai visitatori” - sono stati presentati in tre luoghi. Gli specialisti della KVBC – la Royal Boskoop Horticultural Society – hanno scelto “Diervilla splendens” sviluppata da Vakplant BV come la migliore novità. Una giuria internazionale ha selezionato la migliore introduzione sul mercato. "Precious Earth" presentato da Vof de Leeuw den Engelsen è stato scelto come vincitore tra 16 progetti molto diversi in questa categoria. I visitatori infine sono stati invitati a votare per il "Preferito dai visitatori" tramite un sistema di votazione. ‘Hydrangea panicoculata LIVING LITTLE ROSY®’ sviluppata da Hinrichs Pflanzen è stata di gran lunga la preferita di questa fiera autunnale.

Il mercato delle macchine e delle attrezzature per il giardinaggio e la cura del verde chiude il primo semestre in calo. I dati di vendita - elaborati dall’associazione costruttori Comagarden sulla base della rete di rilevamento Morgan - indicano un calo del 14,5%, in termini di quantità, rispetto al primo semestre dell’anno scorso, con andamenti differenti per le varie tipologie di prodotto. Tra queste si segnalano le motoseghe (-16,8%), le motozappatrici (-23%), i trattorini (-4,6%) e i ride-on “consumer” (-5,3%). Tra le poche voci in attivo, quella dei tagliasiepi (+11,5%) e quella dei ride-on per uso professionale che evidenziano una crescita dell’81,1% sia pure riferita ad un numero di macchine piuttosto contenuto. La flessione delle vendite - spiega Comagarden - è dovuta ad un insieme di fattori, in primo luogo l’incertezza economica e l’inflazione, con il conseguente aumento dei prezzi di listino, che scoraggiano gli acquisti soprattutto da parte del pubblico dei privati e degli hobbisti. A questo si aggiunge l’andamento meteorologico anomalo, che ha visto lunghi periodi di siccità alternati a fenomeni alluvionali che hanno influito negativamente sullo sviluppo della vegetazione, determinando una riduzione degli investimenti per le manutenzioni nei parchi pubblici, nei giardini privati e nell’impiantistica sportiva. Una maggiore stabilizzazione dell’economia e dell’andamento meteorologico – secondo Comagarden – potrebbe consentire un parziale recupero delle vendite nella seconda metà dell’anno.

g News / BREVI DAL MERCATO

Riscoperta la ninfea più piccola del mondo

La Nymphaea thermarum Eb. Fisch., la ninfea più piccola al mondo, endemica del Ruanda meridionale, è stata riscoperta il 29 luglio 2023 da una missione congiunta dell'Università Roma Tre, Italia (Prof. Thomas Abeli) e dell'Università di Coblenza, Germania (Siegmar Seidel, Sarah Marie Müller, Jean Marie Habiyakare). La specie era stata scoperta e descritta nel 1987 dal professor Eberhard Fischer (Università di Coblenza, Germania) in una singola località del Ruanda ed è stata vista l'ultima volta nel suo areale storico nel 2008. Indicata come “Estinta in Natura” dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) nel 2010 e nel 2019, si pensava che Nymphaea Thermarum sopravvivesse solo in coltivazione in una manciata di orti botanici in tutto il mondo. “Con nostra grande sorpresa, questa graziosa ninfea si trova ancora allo stato selvatico con una popolazione abbondante e vitale”

afferma il professor Thomas Abeli del Dipartimento di Scienze dell'Università Roma Tre, a Roma, che non ha rivelato l'esatta ubicazione della popolazione ritrovata per evitare che possa essere danneggiata da appassionati e collezionisti di piante acquatiche. “Sebbene questa riscoperta sia certamente una buona notizia, ci sono minacce imminenti per le specie, in particolare l'attività mineraria”, continua Abeli, il quale ammette che “il percorso per conservare questa rara e iconica ninfea è tutt’altro che facile e richiederà uno spirito di collaborazione tra diverse parti interessate”. La Nymphaea thermarum può essere considerata un simbolo di speranza per le numerose specie che al momento risultano scomparse dal loro areale nativo e un simbolo di rinascita per uno dei paesi africani più impegnati nella conservazione della natura.

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SISTEMA EVOLUTO

Inizia una serie di 5 appuntamenti che metteranno in evidenza come gestire al meglio il punto vendita, con software innovativi e che migliorano le funzioni operative. Partiamo dalla cassa

In questo nuova rubrica, per i prossimi 5 numeri, racconteremo in modo schematico e concreto della collaborazione nata nel 2016 tra Giardango, centro di giardinaggio in provincia di Como, e Florinfo, azienda specializzata in sistemi informatici per la filiera del florovivaismo. L’idea è semplice, capire come un garden center, grazie al supporto di uno specifico fornitore, è riuscito a ottimizzare un processo all’interno della sua azienda.

QUAL È L’ESIGENZA? > ECCO LA POSSIBILE SOLUZIONE

Questo è un po’ il filo conduttore della rubrica, che ci accompagnerà anche nei prossimi numeri… Quindi, partiamo dall’esigenza di Giardango:

Installare una cassa veloce e capace di garantire una raccolta dati dell’affluenza sul punto ven dita, e nel dettaglio:

• Avere un punto cassa ad alta efficienza, che potesse essere utilizzato dagli operatori con grande facilità e sicurezza agevolando le operazioni e riducendo le code.

• Possibilità di raccogliere i dati di affluenza nel garden senza interferire nelle operazioni di cassa

E LA SOLUZIONE?

Il Sistema Cassa Veloce (by Florinfo Florsuite), un dispositivo che tramite l’utilizzo di tecnologie avan zate (monitor touch e lettori wireless di ultima generazione) consente di gestire fino a 700 scontrini al giorno per postazione. La sua forza è la personalizzazione dell’interfaccia grafica del monitor sulle esigenze del garden. 240 tasti jolly fotografici permettono di individuare i prodotti di massima rotazione anche se non etichettati, i pagamenti sono anch’essi gestiti con icone e immagini che consentono all’operatore di muoversi con grande velocità e sicurezza.

Il sistema Cassa Veloce risponde anche alla seconda esigenza richiesta da Giardango in quanto la gestione delle vendite archivia i dati relativi agli orari di affluenza, l’importo delle vendite, lo scontrino medio, l’età del cliente ecc..)

I BENEFICI?

Una cassa veloce e facile da usare, rassicura gli operatori di cassa che possono lavorare più serenamente, evitare errori e dedicare delle attenzioni in più al servizio del cliente.

La raccolta automatica dei dati sull’andamento delle vendite consente di organizzare al meglio i reparti a livello di personale,

CHI È GIARDANGO?

presenza degli addetti e gestione delle pause pranzo.

MA NON È TUTTO!

Secondo l’esperienza di Giardango, un altro aspetto fondamentale è quello di monitorare le fasce orarie più battute in base al ai giorni e ai mesi, ma anche sapere quali sono i prodotti più venduti in base a differenti parametri. Questo strumento, inoltre, grazie alla sua intuitività può essere utilizzato anche dai responsabili di reparto, così da responsabilizzare e motivare le persone.

E in generale, ecco le funzioni di FlorSUITE specifiche per il punto cassa:

• Eliminare le code: significa servire oltre 700 persone al giorno con una singola postazione.

• Interfaccia chiara ed ergonomica in una sola videata: gestione doppia azienda, carte fedeltà, stampa schede botaniche, gestione fotografica dei contanti e dei multi-operatori, fatturazione.

• Funzioni specifiche: ricerca veloce di articoli non codificati, possibilità di sospensione e ripresa degli scontrini, emissione immediata della fattura.

Per avere maggiori informazioni su Florinfo, basta collegarsi a www.florinfo.it

Aperto nel 2014, Giardnago è un centro di giardinaggio multi merceologico in provincia di Como, a Carimate. Sorge su una superficie totale di 19mila metri quadrati e la struttura coperta è di 4mila. Ha iniziato la collaborazione con Florinfo nel 2016. www.giardango.it

32 greenup g Case history / ha collaborato Fabio Fornero, Giardango
in collaborazione con
I tasti jolly con le fotografie di prodotti agevolano l’attività dell’addetto cassa.

a brand of Teraplast S.p.A.

OURFIRSTSTEP

Il viaggio ha inizio

Ci siamo impegnati nel processo di quantificazione delle emissioni di CO2e e, attraverso i progetti Envira Amazonia e Mai Ndombe, contribuiamo alla conservazione della biodiversità e assorbiamo la CO2e necessaria per la produzione della collezione Astra.

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RIPASSO DI TECNICA: IL PUNTO FOCALE

In questo numero riprendiamo un grande classico. Un concetto fondamentale tanto nella realizzazione di un corner espositivo quanto nel riassetto del layout di un intero reparto

RICORDA: IN UNO SPAZIO AMPIO È MEGLIO EVITARE TANTI PICCOLI INTERVENTI DECORATIVI MEGLIO CONCENTRARE RISORSE E MATERIALI IN POCHE AREE DI ATTRAZIONE (PUNTI FOCALI) MA MOLTO RICCHE E IN SEGUITO PIÙ FACILI DA GESTIRE.

l'allestimento e che aiuta il cliente a mantenere alta l’attenzione evitando di annoiarsi nella monotonia di scaffali e bancali in serie. Per utilizzarlo al meglio, si dovrà scegliere un elemento rappresentativo della pianta o stagione protagonista o del tema in corso in quell’area del garden e posizionarlo in modo strategico, ad esempio al centro della zona espositiva o alla fine di un corridoio tra bancali. In questo modo si può creare un'esperienza visiva coinvolgente per il cliente e favorire l'acquisto.

VALORIZZARE CON LA LUCE

Il punto focale è un elemento importante nel visual merchandising. Viene utilizzato per attirare l'attenzione dei clienti su uno specifico prodotto o area del punto vendita, in modo particolare quando parliamo di ampie serre dominate principalmente da bancali espositivi per le piante. In questo caso, possiamo creare due tipologie di punto focale: uno o più di uno che domini l’intera serra o potenziare l’esposizione di alcuni bancali e sviluppare dei punti focali più piccoli che prendano come riferimento il singolo bancale di piante.

FACCIAMO UN ESEMPIO  Una pianta di dimensioni extra large rispetto alle altre messa in evidenza, una sagoma colorata inaspettata o più classico, una forma di comunicazione come un cartello posizionato in modo strategico in testata o in caduta dall’alto sul bancale.

PUNTARE SU COLORI, LUCI, TEXTURE

Per creare un punto focale efficace, è importante utilizzare elementi come colori, luci, texture e posizionamento strategico di prodotti novità o dalle caratteristiche particolari. Inoltre, è fondamentale cambiare regolarmente la posizione del punto focale per mantenere l'interesse dei clienti. Imparare a conoscere e saper gestire il punto focale nel garden center, per chi si occupa del visual, è indispensabile. Si tratta di un elemento chiave del green visual merchandising dato che stiamo parlando di punti vendita caratterizzati da percorsi complessi e spazi molto ampi sia in altezza che in profondità quindi ben più impegnativi da gestire rispetto al un piccolo negozio o ad uno store di abbigliamento che non deve certo fare manutenzione ad abiti, pantaloni o scarpe! È un punto centrale attorno al quale si organizza

Per valorizzare il punto focale, è possibile utilizzare la luce in diversi modi. Ad esempio, si può utilizzare una fonte di luce diretta per illuminare il punto focale e renderlo più evidente rispetto al resto della scena. Inoltre, si può sfruttare la luce naturale, ad esempio durante le ore d'oro del tramonto o dell'alba, per creare un'atmosfera più suggestiva e valorizzare ancora di più il punto focale dell’area da allestire per esempio posizionandolo là dove in ore particolari riceve una luce speciale dalle vetrate della serra.

LA POTENZA DEL COLORE

Il colore è un altro strumento potente nel visual merchandising per attirare l'attenzione del cliente sul punto focale di un'esposizione. Per utilizzarlo al meglio, è importante scegliere colori che siano in contrasto con il resto dell'allestimento o dell’ area in cui stiamo intervenendo e che siano in linea con il messaggio che si vuole trasmettere. Inoltre, è possibile utilizzare il colore per creare un percorso visivo all'interno dello spazio di vendita, guidando il cliente verso il punto focale desiderato. Infine, è importante tenere conto della psicologia del colore e della cultura del pubblico di riferimento, ma qui parliamo di punto focale, distrarci sul colore apre un mondo infinito!

TENERE A MENTE IL CONTESTO

Per posizionare il prodotto nel punto focale, è importante considerare il contesto in cui sarà utilizzato. È necessario creare un'immagine accattivante che catturi l'attenzione del pubblico, utilizzando colori e grafiche che siano coerenti con l'identità del prodotto/pianta. Inoltre, è importante presentare il prodotto/pianta in modo chiaro e dettagliato, evidenziando i suoi punti di forza e le caratteristiche che lo distinguono.

ERICA CHERUBINI/ Consulente, professionista e creativa del verde e non solo. Allestimento, organizzazione e visual merchandising di showroom, stand fieristici e garden center, sono alcune delle sue attività.

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Focus settori / di Daria Orfeo, ha collaborato Luisa Falcone AIPSA INFORMA g

L’antica usanza delle piante

Una pratica che risale addirittura all’epoca greca e romana, che ha poi preso piede soprattutto in Inghilterra, toccando poi tutta Europa fino ad arrivare ai giorni nostri, dove non possiamo più fare a meno del verde all’interno delle nostre case, seguendo anche le ultime tendenze

Ma è stato solo a partire dal XVII secolo che è iniziata a diventare una pratica comune. Dopo la scoperta del nuovo mondo si iniziarono a coltivare le piante provenienti da Asia e Medioriente, attività che si è diffusa esclusivamente tra le classi privilegiate a causa dei costi eccessivi della floro che arrivava dai paesi d’Oriente e dal Nuovo Mondo. Sir Hugh Plat nel suo libro The garden of Eden già guardava al futuro con l’idea di costruire serre in tutta Inghilterra per poter meglio mantenere, far crescere e sviluppare le piante portate dai viaggi di ritorno dalle Americhe.

Negli ultimi anni, in special modo durante la pandemia, la voglia di coltivare piante, un giardino, un angolo verde sul balcone, è diventata un’esigenza irrinunciabile. Stare chiusi per tanti mesi ha fatto riaffiorare nelle persone l’idea che il benessere parta proprio da madre natura e dai benefici che può produrre sia al corpo che allo spirito. Il rapporto tra natura e uomo è da secoli discusso in filosofia, arte e letteratura. La natura starebbe meglio senza l’uomo, in poche decine di migliaia di anni l’impronta umana sparirebbe e ritornerebbe un habitat naturale, selvaggio, dove gli equilibri sarebbero rispettati. Ma andrebbero perse anche tutte le bellezze create dall’uomo e, forse, l’uomo stesso. Un essere che ha maltrattato la natura, ma che ha anche apportato benefici senza i quali la nostra specie sarebbe estinta.

Senza la mano dell’uomo la natura sarebbe inospitale, invaderebbe le città. Le radici delle piante lasciate libere di fare il loro corso, distruggerebbero case e monumenti.

ARRIVIAMO AL CUORE DELLA QUESTIONE

Una premessa pseudo filosofica per arrivare al nocciolo della questio ne: l’uomo da sempre ha cercato di trarre benefici dalla natura cer cando di portarne un pezzo nella propria vita e nella propria casa, con piante ornamentali, spezie e fiori in vaso sui balconi. Ma co me e quando è nata l’usanza di tenere le piante in vaso? Come nasce la pianta in vaso, e da quando fa parte delle nostre vite? Secondo l’Enciclopedia Britannica, la pratica del giardinaggio e delle piante in vaso risale ai Greci e Romani, le cui classi abbienti già usavano adorna re le proprie case con delle piante.

L’ATTENZIONE È AUMENTATA

NEL TEMPO

L'interesse per il mondo delle piante è diventato sempre più ampio e molti ricercatori, nel corso dei secoli, hanno lasciato il segno. Ad esempio John Tradescant, giardi-

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in vaso

piante vengono accostate alle mode e ai gusti del momento. Nei primi del ‘900 le piante hanno trovato la loro dimora in serre e giardini d’inverno, mentre negli anni ‘30 hanno il Movimento Moderno. Così, abbiamo visto spuntare nei salotti piante moderne ed eleganti come la Kenzia. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, però, le piante hanno iniziato a far parte stabilmente delle case come elemento vitale. Negli anni ‘70 sono state inserite negli ambienti dei nostri appartamenti, andando ad occupare spazi vuoti o, secondo le tendenze, come elementi predominanti degli spazi.

ELEMENTI FONDAMENTALI E TENDENZE

figlio ha importato una grandissima quantità di piante da Russia, Virginia e paesi esotici. È grazie a loro che in Europa sono presenti Phlox, Passiflora di diverse specie, Lupinus e alberi come Liriodendron tulipifera. Un altro esempio è quello del gesuita, botanico ed esploratore Jean Delavay, da Canton, dove ha svolto un lavoro immane come ricercatore e botanico, inviando più di 200mila campione di piante al Museo di Storia Naturale di Parigi. Ad Annecy, in Francia, è presente un giardino, le Jardin des remparts, che custodisce proprio le piante scoperte da padre Delavay. Fra i nomi di questi pionieri va ricordato anche Joseph Banks, che ha importato in Occidente la Mimosa, l’Eucalipto e l’Acacia.

INGLESI, I PRIMI “FAN” DELLE PIANTE DA INTERNO

Dall’ottocento in poi un gran numero di persone si è interessato al mondo delle piante. Non solo ricchi appassionati, ma anche

scienziati, botanici, naturalisti. Nella prima Esposizione Universale, organizzata a Londra nel 1851 all’interno di una struttura colossale, opera di Joseph Paxton, la Gran Bretagna ha occupato la metà dello spazio espositivo con migliaia di piante importate. Ed è proprio in Inghilterra che le piante da interno sono diventate molto popolari tra la metà e la fine del 1800, utilizzate come sistema illuminante durante i lunghi inverni inglesi. Le piante più utilizzate e apprezzate sono state la felce di Boston, la felce del nido d’uccello, l’edera inglese e la palma da salotto (Chamaedorea spp.). Tutte piante in grado di sopportare il clima povero di luce solare con alti livelli di umidità e correnti d’aria.

ALLA CONQUISTA DELL’EUROPA

Ben presto l’usanza di adornare case e giardini con piante in vaso ha conquistato tutta l’Europa, fino ad arrivare nel nostro secolo dove le

Le piante per poter vivere in modo quasi autonomo necessitano di un substrato, elemento fondamentale che consente lo sviluppo della pianta, garantendo la disponibilità idrica e regolando l’apporto di nutrienti. Ricordando sempre che è comunque necessario un minimo di intervento, con annaffiature e regolari concimazioni. Negli ultimi anni sono stati diversi i trend che hanno coinvolto il verde casalingo e urbano: dalle piante grasse alle aromatiche, ai mini giardini zen o alla ricerca di sempre più rari esemplari di orchidee. Qualsiasi sia il trend, è innegabile che non potremmo più vivere senza piante. In conclusione, una frase tratta da La Nazione delle piante di Stefano Mancuso: “Un pianeta verde per la vegetazione, bianco per le nuvole e blu per l’acqua. Questi tre colori che sono la firma del nostro pianeta, per un motivo o per un altro, non esisterebbero senza le piante. Sono loro a rendere la Terra ciò che conosciamo. Senza piante, il nostro pianeta assomiglierebbe molto alle immagini che abbiamo di Marta o di Venere: una sterile palla di roccia”.

in collaborazione con
DARIA ORFEO/ Agronomo e consulente per il settore dei fertilizzanti, substrati e ammendanti. Dal 2007 è direttore di AIPSA, l'associazione italiana dei produttori di substrati di coltivazione e ammendanti.
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ALLA VOCE…

Una nuova rubrica per prendere in esame alcuni termini significativi del nostro vocabolario, che spesso ritroviamo nel linguaggio professionale di tutti i giorni

Benvenuti e benvenute in questo nuovo spazio di riflessione sulle parole. Una rubrica che ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulla nostra lingua e – perché no? – accendere la curiosità dei lettori. Bando alle ciance! Nuovo numero, nuove parole.

‘ROSA’: FIN DOVE?

La rosa non è solo uno dei fiori più iconici e apprezzati, è anche un passe-partout linguistico davvero incredibile. Dalle Alpi alle piramidi – e anche ben oltre – usiamo questa parolina semplice e dolce. A grandi linee, in tutta Europa oggi si usa una variante, facilmente comprensibile, di rosa. Più a Est, in Medio e Vicino Oriente, mutatis mutandis, la radice più utilizzata è quella che ha dato l’arabo وَردَة (wardah). Anche se non sembra, questa radice linguistica, diffusa attraverso l’antico iranico, è antenata del greco antico ῥόδον (rhódon) e quindi del (nostro) latino rosa. Una piccola eccezione è il greco moderno, che utilizza invece il composto τριαντάφυλλο (triantáfyllo) (lett. ‘dalle trenta foglie’) che ha prestato anche al romeno e ad alcune lingue slave adiacenti alla Grecia. In questo dedalo linguistico una cosa è certa: la rosa accomuna (quasi) tutti!

RADICI

Il dizionario Zingarelli 2024 ci fornisce questa definizione: “organo delle piante vascolari per lo più sotterraneo, che fissa il vegetale al terreno, assorbe l’acqua e i sali minerali e, in alcuni casi, immagazzina sostanze nutritive di riserva”. Ma una radice è molto altro ancora! La straordinaria architettura della natura ha plasmato il nostro modo di codificare e interpretare la realtà che ci circonda. E così, ci viene istintivo parlare di cose e situazioni nei termini dei vegetali: chiamiamo radice la parte bassa di qualcosa, o l’elemento che ne fissa la struttura (radice del dente); in linguistica, è l’elemento non più riducibile di una parola; in matematica corrisponde a quell’elegante simbolo √ che tanto ci fa penare. Ancora più frequentemente, come spesso accade nelle lingue, l’elemento concreto è usato per spiegare un processo astratto: radice come origine, principio o causa.

STREGONERIA O NEGOZIO?

Ogni volta che sento parlare di fattura mi viene sempre un po’ da ridere. Non perché io sostenga l’evasione fiscale, ma perché, come qualche comico ha saputo riassumere: “la fattura? La fattura la fanno le streghe”. Ecco il grande paradigma della furberia nostrana, condito con un pizzico di humour. In realtà, è buona pratica che streghe ed esercenti facciano ognuno il proprio lavoro. La fattura è l’atto o l’effetto del fare (cfr. la fattura di un abito), e, nel campo commerciale, è il documento che contiene il resoconto del servizio prestato e il corrispondente importo. L’incantesimo, la stregoneria, che pure si definisce fattura, appartiene ad un’altra sfera semantica. Entrambe le parole derivano dal latino tardo factūra(m), a sua volta dal verbo făcere ‘fare’. Nel caso di stregoneria però, si sottintende [făcere]remsacram ‘cosa sacra’ e quindi fare sacrifici agli dèi, comporre filtri, fare incantesimi…

NICOLÒ DE ROSSI/ Nato e cresciuto a Venezia. La marea lo ha portato a Torino e a Pavia, dove si è laureato in Lingue e poi in Linguistica. Ama la scrittura in tutte le sue forme, e le lingue, di oggi e di ieri. Il suo profilo Instagram: @nico.teca

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SIGNIFICATI
Le parole del numero / di Nicolò De Rossi

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“Stiamo facendo un bel lavoro”

Dario Vignudelli e Fabio Chessa sono i protagonisti di un’intesa speciale. Un mix ben congegnato che ha richiamato una clientela più variegata e ha portato a una selezione di piante ancora più ricca e accattivante. Una best practice da cui lasciarsi ispirare e, perché no, da replicare

Qbambino Fabio Chessa, 27 anni, conosciuto su youtube e Instagram con l’account @sfobbo, andava ogni venerdì al mercato del suo paese con un solo euro in tasca e un obiettivo preciso: spenderlo bene comprando cactus o succulente fuori dal comune. Ma non solo, anche nel periodo della scuola elementare, si scambiava con i compagni alcune talee. E così, nel tempo, prende forma la sua prima piccola collezione e si fa strada in lui “una piccola passione che da hobby, piano piano, è diventata fonte di

Agricola di Dario Vignudelli, ha mosso i primi passi nel mondo del verde quando inizia a lavorare in un’azienda di Bologna, Natali Piante. Qualche anno più tardi apre la sua attività e da allora non si è mai fermato tra un viaggio all’estero per lasciarsi ispirare, sacrifici e progetti ancora da realizzare come la prossima rimodernizzazione degli spazi. Vi starete chiedendo perché abbiamo deciso di raccontare in questo numero la loro storia. Il motivo è molto semplice: il loro incontro ha

scaturito un’intesa lavorativa transgenerazionale in cui convivono modus operandi diversi ma complementari. Ebbene sì perché se da una parte Fabio porta il concetto di condivisione e i trend che arrivano dai social, Dario completa il quadro con l’esperienza, l’imprenditorialità e soprattutto con la dedizione.

Ciao Fabio, partiamo dalla tua passione per le piante e sul perché hai deciso di parlarne sui tuoi canali social.

«Durante l’ultimo anno del corso di laurea in fisica ho iniziato a utilizzare di più i miei canali social,

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Fabio Chessa e Dario Vignudelli.

pubblicando contenuti che per me potevano essere utili agli altri. Ho da sempre avuto una passione anche per la condivisione. Mi è sempre piaciuto condividere, è una cosa che mi fa stare bene. Non riesco a tenere le cose belle solo per me. Facevo già questa cosa con i miei disegni e anche con qualche concetto di fisica interessante. Ma non è mai stata fonte di vanto: la soddisfazione nel pubblicare arrivava da chi riusciva a vedere il bello dove lo vedevo anche io. Con le piante, se vengo a conoscenza o imparo un modo per coltivare una determinata pianta (che mi fa stare bene per la sua estetica o anche per le sue caratteristiche “scientifiche” particolari) sento il bisogno di doverlo dire a qualcuno. Ci ho messo un po’ a capirlo, ma sono arrivato alla conclusione che la cosa fondamentale per me è condividere la bellezza con gli altri. Ho anche deciso di iniziare a parlare di piante sui social perché quando ho iniziato ad appassionarmi e a cercare informazioni sulle piante che acquistavo, spesso le informazioni che trovavo non erano del tutto corrette. Magari capita anche a me di dare qualche informazione errata, ma cerco sempre di stare molto attento».

Dove trovi le informazioni sia per coltivare le piante, sia per dare consigli sulla loro cura?

«Quello che ho imparato l’ho imparato da autodidatta, cercando articoli (anche scientifici). Una delle cose più importanti da sapere

TIPO

è sicuramente la provenienza della pianta. Purtroppo, come dicevo prima, su tanti blog neanche troppo affidabili, le informazioni sono sempre le stesse, trite e ritrite. Alcune di esse sono diventate una sorta di mantra: “nebulizza le foglie, metti il fondo di argilla”. Sono tutte informazioni, però, che nella maggior parte dei casi non hanno alcun fondamento. In questo senso, aver studiato fisica forse mi ha aiutato: ti fai sempre delle domande, cercando di capire su cosa sono basate certe affermazioni. Nella fisica ci sono teorie, ipotesi e teoremi e questa cosa mi affascina. Un po’ mi sento di applicare questa attenzione alle cose anche nelle piante».

Come hai conosciuto Dario Vignudelli?

«In realtà un po’ per caso. Ho conosciuto il vivaio tramite un amico che me ne aveva parlato. Un giorno abbiamo deciso di venire qui e io sono rimasto particolarmente colpito dalle dimensioni del posto. Non avevo mai visto un vivaio così grande. Così abbiamo iniziato a frequentarlo e a conoscere Dario. Un giorno siamo venuti in vivaio dopo aver fatto acquisti. Siamo arrivati con la nostra busta con dentro due Alocasie Black Velvet. Ai tempi in vivaio c’erano le solite piante, le più comuni. Dario stava parlando con una signora ma quando ha visto le nostre buste si è avvicinato verso di noi, ha preso la busta e ha tirato fuori le nostre piante per guardarle. A quel punto ci ha chiesto che pianta fosse, ha strappato l’etichetta dal

GIOVANI, INTERESSATE A PIANTE MENO COMUNI. COSÌ MI

HA CHIESTO DI FARE UN ALTRO ORDINE. ALLE ALOCASIE

ABBIAMO AGGIUNTO DELLE MONSTERE, DEGLI ANTHURIUM.

IO STAVO ANCORA SCRIVENDO LA TESI, MA OGNI VOLTA CHE

ARRIVAVANO

vaso e l’ha messa sulla sua scrivania per segnarsi il nome. Io mi sono permesso di dirgli che di alocasie ce ne sono molte, così mi ha dato un foglio e mi ha chiesto di scriverci i nomi e le varietà. Ho scritto sul foglio una quindicina di specie che mi sono venute in mente e che sapevo andassero molto in quel momento. Dopo aver letto il foglio, Dario mi ha dato il numero di telefono di un fornitore olandese chiedendomi di chiamare e ordinarne un po’. Mi sono ritrovato così, da semplice cliente, assieme al mio amico, a scrivere in Olanda e fare il mio primo ordine di piante. Si trattava più o meno di sei specie di alocasie, una decina di esemplari per specie».

Cos’è successo dopo questo primo ordine?

«Una volta arrivate le piante, Dario mi chiama per chiedermi di andare a vederle. Arrivato in vivaio ho iniziato a liberare dello spazio e a sistemarle. Sempre con il mio amico, decidiamo di fare un video su YouTube dove mostriamo i nuovi arrivi. Questo video ha attirato tante persone, perché si trattava anche di varietà che due anni fa

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“DARIO SI ACCORGE COSÌ CHE ESISTE ANCHE UN ALTRO
DI CLIENTELA, COMPOSTA SOPRATTUTTO DA PERSONE
LE NUOVE PIANTE TORNAVO IN VIVAIO PER SISTEMARLE E PREZZARLE”.

era difficile trovare, con un prezzo anche accessibile. Dario si accorge così che esiste anche un altro tipo di clientela, composta soprattutto da persone giovani, interessate a piante meno comuni. Così mi ha chiesto di fare un altro ordine. Alle Alocasie abbiamo aggiunto delle Monstere, degli Anthurium. Io stavo ancora scrivendo la tesi, ma ogni volta che arrivavano le nuove piante tornavo in vivaio per sistemarle e prezzarle».

Da “semplice” cliente sei quindi diventato una sorta di consulente. Ti immaginavi che saresti finito a lavorare qui?

«Nel 2021 mi sono laureato e, sinceramente, la mia idea era quella di provare a cavarmela solo con Youtube. Ma i numeri delle visualizzazioni non erano abbastanza alti per riuscire a viverci. In più non riuscivo a pubblicare un video al giorno. Avevo anche iniziato a partecipare a delle fiere, ma anche lì i compensi non bastavano. Così un giorno ho deciso di venire qui per dire a Dario che mi sarebbe piaciuto lavorare con lui. Il giorno dopo avevo già fatto il mio primo giorno di prova. Adesso ho un contratto indeterminato».

Di cosa ti occupi nello specifico in vivaio?

«Assieme a una mia collega gestiamo un po’ tutto. Se all’inizio mi occupavo solo delle piante più particolari, dopo un po’ ho iniziato ad occuparmi di tutte e tre le serre. In realtà nessuno ha un ruolo fisso, a volte mi capita anche di lavorare fuori dalle serre. In generale si tratta di scaricare i carrelli, annaffiare, spostare le piante per fare spazio ad altre piante per cercare anche di avere dei gruppi di piante. Bisogna prezzare le novità. Sono anche andato in Olanda assieme a Dario, per vedere insieme le piante e le novità che non sempre i fornitori ci comunicano a distanza. Dario mi ha anche dato la possibilità di iniziare a sperimentare con le piante, facendo anche delle propagazioni di quelle meno comuni, creando una sorta di produzione. Si tratta di piante che fino a qualche anno fa erano anche molto costose, e non tutti possono permettersele. Così ho avuto l’idea di tagliarle e crearne di più piccole da vendere a prezzi più accessibili. Questa cosa è possibile perché il vivaio è molto grande ed è comunque sostenuto dalla

Una storia di oltre trent’anni, sacrificio e tanta dedizione contraddistinguono l’azienda agricola di Dario Vignudelli che, dopo l’incontro con Fabio, ha avuto l’occasione di introdurre nuove varietà più rare e di diversificare la clientela

Come sta andando la collaborazione con Fabio?

«Tutto è iniziato due anni fa quando mi ha raccontato che cercava lavoro e io l’ho accolto. Lo avevo conosciuto perché veniva qui da studente in autobus e ho notato che gli piaceva stare qua e a me piacciono le persone curiose. Io e Fabio stiamo facendo davvero un bel lavoro, cerchiamo di avere un po’ di gamma completa di tutto e, in un certo senso, cerchiamo quello che non esiste ancora. Lui è la mia fortuna ed io lo sono per lui. Io posso dargli la mia esperienza a cui lui aggiunge tante altre cose».

Come ha iniziato a lavorare in questo settore?

«Da ragazzino, avevo 14 anni, mi hanno messo a lavorare. Per diciassette anni ho lavorato per un’azienda di Bologna, Natali Piante. Non è che mi piacesse tanto però poi mi sono appassionato e ho capito che le piante sono elementi da curare. Poi mi sono messo in proprio creando un’azienda a 34 anni. Ora sono 31 anni che sono qui in azienda e viaggio ancora per scoprire la bellezza in giro per l’Europa».

Come sta andando il mercato?

«Il mercato va bene. Avendo un’esperienza a monte di tanti anni un po’ ne so e sono sempre andato bene, perché sapevo dove mettere i piedi. In questo lavoro ci si deve saper sacrificare: perché le piante sono come gli animali non le puoi abbandonare, quindi non c’è sabato, non c’è domenica. Adesso le aziende stanno diversificando la produzione, non c’è più la monocoltura, ci stanno un po’ copiando tutti e per questo stiamo anche ampliando la struttura per poter inserire più tecnologia».

Dove compra le piante?

«In tutta Europa quelle da interno, mentre quelle da esterno in Italia perché sono le migliori».

“Ho sempre saputo dove mettere i piedi”
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EVOPLANT

All’interno del vivaio è presente un piccolo corner di Evoplant shop con substrati vari e fertilizzanti. “Ho conosciuto il titolare, Filippo Petrucci, e siamo diventati amici” - racconta Fabio -, “è un esperto di orchidee e di araceae, ed è una delle persone che mi ha aiutato nel comprendere come curare le piante. Hanno dei prodotti ottimi, principalmente per piante da interno, che Filippo stesso utilizza per le sue (e lui ha una collezione stupenda). Ne ho parlato con Dario e gli ho proposto di prenderne alcuni. Così adesso abbiamo lana di roccia, bark di varie pezzature, sfagno, pomice, lapillo vulcanico e vari fertilizzanti”.

vendita più classica. Se dovesse andare avanti solo con questo tipo di piante sarebbe praticamente impossibile».

Avete iniziato una piccola produzione, in un certo senso…

«Credo di sì, si parla di un centinaio di piante. Ci sono tre banchi di cui mi occupo io con talee in radicazione. Chi conosce il posto sa che ci sono questi banchi in cui c’è più diversificazione. Gli appassionati di tropicali tirano dritto verso quest’area della serra perché sanno che è dove trovano certi tipi di piante. Quando arriva qualcosa di particolare mi capita di creare dei contenuti su Instagram che suscitano sempre interesse da parte di una clientela, anche più giovane, appassionata di tropicali, che prima non frequentava il vivaio».

Tra i contenuti social legati al tuo lavoro in vivaio e queste piccole novità introdotte, com’è cambiata la clientela?

«C’è stato un grande cambiamento. In Italia c’erano forse due o tre

vivai con delle piante di un certo tipo, che andavano molto di moda. Addirittura all’inizio un ragazzo ha preso il treno da Roma, poi l’autobus per il vivaio, ed è tornato a Roma in giornata solo per venire a comprare una Monstera Esqueleto. C’è chi viene da altre regioni, e solitamente sono contenti di dire da dove arrivano. All’inizio questo cambio di clientela è stato più tangibile, perché il vivaio era una novità. Adesso alcune piante che avevamo solo noi si trovano anche da altri. Quando condivido su Instagram l’arrivo degli ordini, c’è sempre una prima ondata di persone che corre in vivaio a prenderle. Le piante più rare però rimangono più per i privati più appassionati, difficilmente vengono acquistate dai negozi, tranne in qualche caso».

Hai iniziato a lavorare qui a 25 anni, adesso ne hai 27. Da grande cosa vuoi fare?

«Non lo so. perché nella vita mi sono sempre interessato a più cose. All’inizio c’era il disegno ma a un certo punto mi sono stancato.

Poi ho iniziato anche con la fotografia ma anche in questo caso non ho proseguito su questa strada. Io nelle piante ci vedo l’arte e la fisica, che è quello che ho studiato. Per ora, e dico per ora, cerco di pensare a una sorta di bolla di presente in cui sento che voglio continuare così, con le piante, perché mi fanno stare bene e adesso mi danno anche da vivere. Oggi mi sento abbastanza stabile, poi non so. A oggi, una cosa che mi piacerebbe molto, un piccolo sogno, è avere uno spazio mio, magari una piccola serra. Per ora preferisco comunque fare esperienza qui, per imparare il più possibile e conoscere al meglio questo mondo».

Qualche azienda ti ha mai contattato per chiederti di sponsorizzare dei loro prodotti? «É capitato, ma nella maggior parte dei casi ho rifiutato. Da una parte perché non mi interessano, dall’altra perché ho un approccio un po’ scientifico. Se mi chiedono di provare un fertilizzante e dare un parere dopo un mese per me è praticamente impossibile farlo. Dovrei fare delle prove e usarlo su alcune piante e non su altro e vedere le differenze nel tempo. Ma forse non basterebbe neanche un anno per capirlo».

Az. Agr. di Vignudelli Dario Via Risorgimento n. 325/ 1 Zola Predosa 40069 (BO) www.vignudelli.com

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TUTTO
NON ESISTE ANCORA. LUI È LA MIA FORTUNA ED IO LO SONO PER LUI. IO POSSO DARGLI LA MIA ESPERIENZA A CUI LUI AGGIUNGE
“IO E FABIO STIAMO FACENDO DAVVERO UN BEL LAVORO, CERCHIAMO DI AVERE UN PO’ DI GAMMA COMPLETA DI
E, IN UN CERTO SENSO, CERCHIAMO QUELLO CHE
TANTE ALTRE
COSE”

Plant sitter, il servizio che piace agli appassionati

D’estate ma non solo, i veri plant lover hanno una sola preoccupazione: le proprie piante. Negli ultimi anni sta infatti nascendo una figura professionale ad hoc che sembrerebbe risolvere il problema a una modica cifra. Perché non provarci anche nel vostro punto vendita?

Qualche mese fa era apparsa sui principali quotidiani la notizia di un ragazzo, Enrico Rossi, professione plant sitter e aveva dimostrato come in poche mosse fosse possibile creare un servizio essenziale per tutti gli appassionati. L’idea è nata da appena due anni ma le richieste sono già tantissime, complice il numero crescente di nuovi consumatori e la pandemia che hanno avvicinato più persone al verde. Enrico è un agronomo di Bologna di 29 anni che si è reinventato plant sitter per curare le piante di altri come se fossero sue quando quest’ul-

timi vanno in vacanza. Bella idea, no? Dopo un annuncio online, ha raccontato a Repubblica, sarebbe stato sommerso dalle richieste e in breve tempo avrebbe destinato i metri quadri del suo terrazzo nella pensione perfetta per ospitare circa 400 piante. Ognuna con tanto di targhetta con il nome del proprietario, viene innaffiata ogni mattina al costo, o meglio offerta, di 30 centesimi al giorno.

ANCHE A DOMICILIO

Enrico Rossi non è solo. Sei giovani allievi del Master in Marketing e Comunicazione Digitale della

UN’OCCASIONE PER ADATTARE I SERVIZI DEL PUNTO VENDITA ALLE

Tendenze / NEW BUSINESS g greenup 45
E FIDELIZZARE
ESIGENZE DELLA CLIENTELA

GREENUP CONSIGLIA /

Perché non proporlo anche nel punto vendita? Comunicate fin da subito il vostro servizio di plant sitter posizionando cartelli e insegne colorate vicino alle piante più difficili da curare e che richiedono molta attenzione, oppure inserite una cartolina nel sacchetto ad ogni acquisto. Per un approccio più digitale invece potete far vedere direttamente con foto e brevi video di come il vostro punto vendita si prende cura delle piante e raccontate esperienze, dispensate consigli per chi ancora non conosce il vostro servizio ma potrebbe essere interessato!

24ORE Business School hanno lanciato qualche anno fa un innovativo servizio di plant sitting per aiutare chi non sa come curare le piante durante i periodi di assenza da casa, vacanze estive comprese. Dalla combinazione tra botanica e amici nasce Botamici che punta a colmare un’esigenza: dopo ogni viaggio non si ha mai la sicurezza di ritrovare le piante nello stesso modo in cui le si lascia. E da qui si è accesa una lampadina che ha spinto tutto il team a decidere di ospitare nelle proprie case le piante che diversamente sarebbero state abbandonate a loro stesse. Sostenitori del vivere green e slow, i giovani Botamici hanno un grande obiettivo in mente: non creare un mero business, ma dare

vita a una rete di plant lover che ospitino a vicenda le proprie piante e che condividano informazioni sul mondo green. Un’ambizione che parte dalla città di Milano ma che con il tempo punta a diventare virale e a richiamare sempre più plant lover.

UN’IDEA NATA A TORINO

Capostipite nostrana del trend del plant sitting sembrerebbe essere Valentina Paracchi, ex marketing manager torinese, che avrebbe iniziato già nel 2014 ad alleviare le ansie e preoccupazioni di coloro che per un certo periodo di tempo non avrebbero potuto occuparsi delle proprie piante. Dalla sua esperienza, a macchia d’olio, la professione

ha richiamato a sé più adepti e ha rallegrato più plant lover tra Milano, Roma, Firenze e Bologna. Innaffiare o concimare, rimuovere i fiori secchi e controllare se le piante hanno o meno subìto danni dopo un temporale sono tra le principali attività che il plant sitter offre e, nel caso di Valentina, per un totale di 15 euro per cliente. Tra luglio e agosto il numero di clienti arriva ad almeno 40 appartamenti. Elisa Filipponi invece è la fondatrice di Clorofillab, l’attività di plant e cat sitting di Roma che ha deciso di inaugurare lo scorso anno. Il suo modo di operare, a differenza degli altri, è precisa: lavora solo nel suo quartiere, Montesacro, e si muove unicamente in bicicletta e a piedi per raggiungere le case dei clienti. Mamma di oltre 200 piante tra tropicali e mediterranee, aveva iniziato le sue “consulenze” come cat sitter e tra una visita e l’altra si era accorta che poteva aiutare anche nella manutenzione del verde casalingo. Insomma, perché non unire più passioni?

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TRE GIOVANI IMPRENDITRICI ALLE PRESE CON L’ATTIVITÀ DI FAMIGLIA, FRA COVID, ALLUVIONE E NUOVI SVILUPPI PROFESSIONALI: ECCO COSA SUCCEDE IN ROMAGNA

Tendenze / AL FEMMINILE g
di
MEGGIOLARO
ALESSANDRO FORNASARO greenup 49
MARTA
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Lisa, raccontaci com’è nata la Serricoltura Gurini… «Il vivaio è nato nel ‘92, e la sua attività principale è la produzione di piante floricole, orticole ed ornamentali. Abbiamo 2000 mq di serre, e facciamo vendita al pubblico. Il nostro core business sono le piante stagionali, con una produzione che copre tutto l’anno: parliamo di ciclamini, viole, stelle di Natale, crisantemi».

Quando sei entrata a lavorare?

«Avevo detto che non l’avrei mai fatto: stavo studiando informatica per il management. Ma i miei durante il Covid avevano bisogno e ho cambiato idea. Sono gli imprevisti belli che a volte la vita ti mette davanti! Ora in vivaio siamo io, mia mamma che si occupa del garden, una dipendente stagionale e mio papà che si occupa principalmente della parte agricola. Più o meno produciamo più di centomila vasi all’anno».

Com’è lavorare con i tuoi? E cosa hai portato di nuovo nell’attività di famiglia?

«Io ho iniziato per essere una mano in più, e intanto continuavo a studiare. Ma non ho una mentalità da dipendente e questo con i miei è ancora più difficile. Allora ho iniziato a fare qualcosa in autonomia dove lo spazio era completamente sgombro, cioè sui social, soprattutto Instagram. Ci ho messo la faccia, con un obiettivo informativo e formativo: mostro il vivaio su ig provando a presentare le piante, per far capire alla gente che le nostre piante sono frutto di un percorso, che hanno dei tempi. Vogliamo far capire qual è il valore del nostro lavoro e dei nostri studi, e quindi qual è il significato del prezzo».

Com’è il riscontro?

«Molto buono, i ragazzi sui 30-40 si interessano, c’è interazione, scambio, dibattito, si apprezza la crescita della pianta e questo mi gratifica. Quando qualcuno viene in negozio e mi dice: “Ho visto le storie, guarda qui come è venuta questa pianta”, è una grande soddisfazione. In futuro vorrei integrare i miei studi di informatica con l’attività».

Quali trend vedi adesso nel florovivaismo?

«In questi due anni la vendita di Serricoltura Gurini è cresciuta perché è cresciuta la qualità. La gente è contenta e compra volentieri. Abbiamo rinnovato una struttura e abbiamo reso il punto vendita più accogliente, anche se da noi il colpo d’occhio più importante è il campo di coltivazione. Le persone vengono, vedono il campo, e hanno voglia di andare a cercarsi le piante di stagione direttamente dove vengono prodotte. Un’altra richiesta ricorrente è quella di piante resistenti al freddo, e al caldo. Dovremo capire come muoverci in questo campo perché in realtà la manutenzione è sempre alta e i costi delle perenni rispetto alle annuali sono altrettanto alti».

«Ha esondato il torrente Marzeno alle 3 del pomeriggio. Io ero già a casa mia e ho visto le immagini delle mie serre al TG1, riprese dal drone. È stato scioccante, mi avvicinavo allo schermo per provare a capire l’entità dei danni. Le strutture non sono state colpite, ma la piena ha portato via l’80% della produzione, perché era tutto in piena corrente. È stato un danno enorme, il fatturato di maggio è stato dimezzato. L’acqua è rimasta sei ore: alla fine è rimasta una distesa di 80 cm di fango in tutte le serre, e la produzione a terra era sparita. Si è salvato ciò che era sui bancali. Ciò che si è mobilitato in nostro aiuto è stato incredibile. Siamo stati aiutati dalla Protezione Civile di Auronzo di Cadore, Sarcedo e di Belluno. E anche da un’associazione, gli Amici di Paride, che ha raccolto i volontari via social. Penso che da queste cose si possa davvero uscire migliori, con perseveranza. Temo che come risarcimento non arriverà niente, come è successo nel 2014, quando anche le strutture sono state rase al suolo. Ci stavano riprendendo adesso, e invece … si riparte da capo. Stanno provando a valutare con delle tabelle il valore dei danni al mq, ma per le aziende florovivaistiche il conteggio non è favorevole».

Cosa vedi nel prossimo futuro dell’attività florovivaistica?

«Credo che si debba formare la clientela, far comprendere il processo e il valore, in una dimensione diretta, direi amichevole. Prima dell’apertura sono in serra per creare i contenuti social, e chi arriva pensa che non stia facendo nulla, e mi interrompe. Provo a spiegare che in realtà sto creando valore, ma è difficile da far capire, soprattutto alle generazioni che associano la tecnologia al male della società. La classica affermazione: “Voi giovani, siete sempre davanti al telefono”. E invece sto vendendo anche così, parlando su instagram delle mie piante! È una dimensione che mi piace».

Lisa gurini / SERRICOLTURA GURINI 50 greenup

Come descriveresti Il Giardino Fiorito?

«Il nostro vivaio si trova a Bellaria Igea Marina, in provincia di Rimini, ed è nato nel 2009, grazie alla passione di mio babbo. Principalmente rivendiamo: abbiamo 3000 mq di terreno con 300 mq di serra principale in legno. Il nostro core business sono le piante grasse, più in generale le piante da interno, ma non manca l’offerta di piante, arbusti, frutti e fiori da esterno. In negozio siamo in due, mentre mio papà, insieme a un dipendente, si occupa dell’allestimento e della manutenzione dei giardini».

Quando sei entrata nell’attività di famiglia?

«Ho iniziato due anni fa, come Lisa, a causa dei grandi cambiamenti dell’epoca Covid. Io lavoravo in un tour operator, e sono rimasta a casa. In vivaio invece c’era bisogno di qualcuno che aiutasse e mio papà si era messo a cercare. A quel punto ho detto: ma perché non io? Ho iniziato ed è diventata la mia passione. Prima, dicevo che non avrei mai lavorato in questo campo, e invece mi piace davvero. Non ho una preparazione ad hoc, sto imparando su campo».

Com’è lavorare con i genitori? E quale pensi possa essere il tuo contributo nuovo all’attività?

«La mia avventura lavorativa in vivaio è iniziata perché mio papà voleva cominciare la vendita online; questo è un progetto ancora da realizzare, non ci siamo ancora riusciti perché non è semplice selezionare il corriere. Per ora do il mio contributo all’attività o meglio alla comunicazione di quello che facciamo in vivaio, attraverso i social. Su ig vedo il maggior riscontro con molti giovani che si avvicinano alla nostra realtà. In futuro vorrei fare ancora più eventi: per ora organizzo delle giornate come la festa di primavera, del Natale, il cambio di stagione per rifare il giardino dopo l’estate... Ma non vorrei fermarmi a questo, e mi piacerebbe organizzare gli aperitivi nel nostro giardino. Un progetto già in essere che partirà quest’ autunno è la collaborazione con un’erboristeria per vendere oggettistica, pietre soprattutto: trovo che sia molto coerente con il mondo naturale di cui ci occupiamo noi».

Cosa si vende di più nel vostro vivaio?

«Le piante grasse vanno per la maggiore. Abbiamo un’ampia collezione, anche molto particolari. Mi sto specializzando su quello e la risposta è ottima».

L’ultima difficoltà delle imprese in ordine cronologico è stata l’alluvione. Da voi come è andata?

«Io sono stata davvero fortunata. Davanti a noi c’è un

fiume, ma per fortuna non ha esondato perché gli argini sono molto alti».

Cosa credi dovrebbero fare i gardenisti in questo momento?

«Penso che la cosa più importante sia differenziare e offrire alta qualità a un prezzo adeguato. Ma tutto questo è inutile senza la giusta comunicazione. Io mi dedico moltissimo alla sponsorizzazione e vedo dei gran miglioramenti. Gente che vive qui intorno da sempre viene in negozio e mi dice: “Ma sai che proprio non sapevo che qui ci fosse un vivaio!”. Questo mi fa pensare che innanzi tutto bisogna farsi conoscere. E la cosa bella di questi nuovi canali di comunicazione è che sono molto diretti. Io mi diverto

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«LE PIANTE GRASSE VANNO PER LA MAGGIORE. ABBIAMO UN’AMPIA COLLEZIONE, ANCHE MOLTO PARTICOLARI. MI STO SPECIALIZZANDO SU QUELLO E LA RISPOSTA È OTTIMA»

Fabiana, raccontaci del tuo garden. «L’azienda è a Igea Marina, è stata fondata da mio nonno negli anni ‘70, poi è subentrato mio papà che faceva piante verdi da interno e stagionali. L’anno scorso, però, lui ci ha lasciato a causa di un brutto male».

E così tu hai preso il suo posto. «Sì. È stato un avvicendamento naturale, ma comunque improvviso. Ti spiego. Io ho sempre voluto lavorare con lui, difatti ho studiato come perito agrario a Bo logna. Successivamente sono entrata subito in azienda anche se mi occupavo solamente di invaso e vendita, il restante era compito suo, sopratutto la coltivazione. E da un anno questa è la situazione. Mi sono trovata di colpo a dover fare tutto da sola, Produco ciclamini, stelle, le stagionali estive, sono una dei pochi produttori di piante verdi da interno, le prendo a mezza coltura. Lavoro molto con le piante verdi e stagionali, che vendo agli alberghi della riviera. In questo momento in azien da siamo io, mia mamma e il mio ragazzo: lui faceva il magazziniere e ora fa questo lavoro, è molto conten to. La superficie è di circa 3000 mq, con serre e tunnel».

Com’è lavorare con tua mamma? E quale novità hai introdotto in azienda?

«Per ora nessuna novità: voglio fare il meglio possi bile per quello che la mia clientela richiede. mi piacerebbe fare qualcosa di nuovo, ma si fa fatica, perché questo lavoro oltre che difficile, è anche rischio so. Al momento la cosa più importante è fare bene. Per ora mi sono limitata a giornate con vendite mira te, come le cassette di legno con piante miste hanno avuto un grande successo. Queste trovate sono importanti, ma è difficile star dietro a tutto. Il passaggio generazionale con mia mamma risulta difficile perché per lei l’unico bravo era papà. Vedremo come evolverà la situazione, anche perché, vista la sua età, è stanca e vorrebbe lasciare».

Quali sono secondo te i trend oggi nel florovivaismo?

«Funzionano le cose che durano nel tempo. Tradot to: piante per cui spendi una volta e poi non spendi più. Spesso i clienti mi dicono che non vogliono le pe tunie, ad esempio, ma vogliono le perenni. Per questo ho dimezzato la produzione di piante stagionali e mi sto orientando alla produzione delle perenni».

So che sei stata colpita dall’alluvione, come è andata?

«Male, ho avuto tantissimi danni. Fra i miei campi scorre un canale di sfogo e quando è arrivata l’acqua, in un’ora ci siamo ritrovati con un metro d’acqua in

tutta la serra. Abbiamo salvato tutto quello che potevamo, ma nei campi molto è stato portato via dalla corrente. La centrale termica era sott’acqua, i concimi sciolti. Non riceverò nulla per i danni che ho avuto perché non è stato riconosciuto nulla dallo Stato al mio Comune. Sono molto grata per il sostegno e il supporto che ho ricevuto, alcuni mi portavano le proprie piante per ripartire, molti sono accorsi ad aiutarmi a pulire e sistemare. Ho fatto una

52 greenup «MI
DOVREMO
Fabiana moretti / FLORICOLTURA MORETTI
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SEMBRA CHE SI VADA VERSO UNA CLIENTELA SEMPRE PIÙ CONSAPEVOLE ED ESIGENTE, CHE
SAPER ACCONTENTARE. LA GENTE VUOLE LE COSE BELLE, CHE COSTANO IL GIUSTO»

VIVAI ACCIARRI, LA SFIDA DELL’EVOLUZIONE È VINTA

Vivai Acciarri riesce a spaziare nel mercato vivaistico dedicandosi a manutentori e impiantisti, ma anche a garden e floricolture, che fino ad poco tempo fa erano una clientela marginale vista la loro tipologia di produzione. Infatti, benchè Vivai Acciarri operi come azienda di produzione e coltivazione di piante ornamentali nello scenario nazionale e internazionale dal 1983, solamente negli ultimissimi anni, grazie alla collaborazione con Fornasaro e Martini, si è orientata al mondo garden con la produzione della “Linea Garden”, che tramite potature, lavorazioni, vasi ed etichette dedicate si rivolge a questo settore. I clienti hanno potuto apprezzare così la tipologia di prodotto che è il punto forte di Vivai Acciarri: le piante pronto effetto. Si tratta di piante con vasi dal diametro 30 al 50 e oltre, che non hanno bisogno di anni di crescita per raggiungere il loro massimo potenziale e che permettono al cliente finale di godere da subito, fin dal momento di fine lavori, della massima capacità estetica del giardino. La recente richiesta dei clienti di verde che si adatta a periodi di siccità, temperature alte e scarse manutenzioni, ha risposta nella produzione tipica di Vivai Acciarri: le piante della macchia mediterranea infatti ben si adattano ai cambiamenti climatici recenti. La scelta di piante con queste caratteristiche ed in più pronto effetto ha avuto un notevole incremento. Oleandri in primis ma anche allori, pittospori, westringee, lagestroemie, gelsomini, phormium, palme; arbusti, alberi e cespugli dalle poche esigenze ma dalla grande resa estetica e in grado di appagare anche la svolta ecologica in atto nel nostro settore, permettendo un minor consumo di risorse idriche e di interventi necessari dopo l’impianto del giardino. www.vivaiacciarri.it

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Alcuni scorci del vivaio durante la nostra visita. L’ingresso degli uffici di Vivai Acciarri.

Sotto vetro

Si chiama Framed Florals e non è un negozio di fiori come gli altri. Infatti, è un negozio che trasforma i fiori in opere d’arte, sottraendoli al loro destino “mortale” in quanto racchiusi fra due lastre di vetro. (www.framedflorals. com). Lo racconta in un’intervista esclusiva Lacie RZ Porta, proprietaria, designer e ideatrice di questo affascinante business e che, dal suo negozio di Brooklyn, trasforma i bouquet, soprattutto nuziali, in quadri che durano nel tempo. Come è nata questa avventura imprenditoriale? «È successo per caso quando insegnavo a tempo pieno ed ero veramente stanchissima - racconta Porta -. In quei momenti, pensavo a giorni felici, al mio matrimonio e al mio bouquet. Non so perché, ma tornavo sempre a quei fiori e così, poco alla volta, è nata nella mia mente l’idea di usare i fiori per delle composizioni». La professione di insegnante d’arte in un asilo di Brooklyn ha dato una mano, ma l’apprendistato con la tec-

nica di essiccare e preservare i fiori è avvenuto sul campo. «Ho sempre amato essiccare i fiori sin da quando ero piccola, ma quando è diventata un’attività professionale, sono stata la mia stessa insegnante e ho imparato dai miei tentativi ed errori. Un processo in cui ho rovinato un sacco di fiori, ma del resto fare pratica è il modo migliore per scoprire cosa funziona e cosa no». Non tutti i fiori si possono seccare perfettamente: «Amo seccare gli anemoni, le viole del pensiero e le ortensie, mentre i fiori più spessi e quelli con i petali più succosi, come i gigli, sono difficili da seccare. Mi piace realiz-

zare composizioni che uniscono fiori di diverse dimensioni».

ASPETTARE I TEMPI

DELLA NATURA

Altri fiori come le dalie o le rose non fanno parte del catalogo, in quanto non figurano bene nella composizione fra lastre di vetro. Paradossalmente, la parte più complessa del lavoro ha a che fare con il tempo. «Ci vuole pazienza, molta pazienza, per aspettare che i fiori secchino correttamente. Certe volte, può sembrare che il processo ci metta un’infinità di tempo e questo capita quando i clienti vogliono vedere il

Tendenze / USA
Negli Stati Uniti c’è un negozio che trasforma i bouquet in opere d’arte per mantenere viva nel tempo l’effimera bellezza dei fiori
di
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Lacie RZ Porta, proprietaria, designer e ideatrice di Framed Florals. Foto di Jason Lecras
«RIUSCIRE A FERMARE NEL TEMPO MATERIALE ORGANICO CHE DIVERSAMENTE DEPERIREBBE È UN’EMOZIONE GIOIOSA E AFFASCINANTE».

/Curiosità

ERBARI: FRA SCIENZA E STORIA

È uscito lo scorso febbraio ed è già esaurito il libro “Pressed Plants: Making a Herbarium” (Fiori seccati: fare un erbario) di Linda P.J. Lipsen, botanica e curatrice dell’erbario dell’Università di British Columbia di Vancouver una raccolta nata nel 1912. Alternativa alla versione artistiche di fiori essiccati, l’erbario è una raccolta scientifica che, per definizione, deve contenere tutte le parti della pianta, incluse le radici e deve indicare il suo nome latino. Ma il museo canadese racconta anche storie di vita. Come quella del soldato che nel 1918 ha inviato per posta alla fidanzata un fiore sopravvissuto a un campo di battaglia. Il fiore è quello che rimane di lui, perduto in Francia.

risultato al più presto. Ma una delle cose che amo dell’arte di preservare i fiori è proprio il fatto che ci obbliga a rallentare, ad aspettare i tempi della Natura». Quanto al design, il primo step è la consegna del bouquet: i fiori devono arrivare al negozio entro tre giorni dalla cerimonia. «Una volta ricevuti i fiori, procedo all’essiccazione, che richiede da sei a otto settimane e mi permette di selezionare i rami migliori. Utilizzando gli esemplari esteticamente più belli, che manipolo un po’ al momento dell’essiccazione per dargli più movimento, realizzo

delle composizioni che sottopongo fotograficamente ai clienti. Mi piacciono le composizioni che uniscono fiori piccoli e grandi, forme che danno movimento all’insieme. Una volta che il cliente ha fatto la sua scelta, procedo con la composizione finale». Con le sue composizioni artistiche, Framed Florals ha creato un nuovo mercato, all’incrocio fra sostenibilità e natura: «Abbiamo modernizzato il settore dei fiori essiccati ed è una grande soddisfazione avere avuto la possibilità di unire arte e natura in un business». A questo punto,

Una volta ricevuti i fiori, si procede all’essiccazione, che richiede da sei a otto settimane e permette di selezionare i rami migliori.

si impone un’ultima domanda: da dove nasce la fascinazione che proviamo per i fiori secchi? «I fiori sono una forma effimera di bellezza. I loro colori ci incantano, le loro varietà e i loro profumi hanno il potere di trasformare lo spazio in cui viviamo, di farci felici. Riuscire a fermare nel tempo materiale organico che diversamente deperirebbe è un’emozione gioiosa e affascinante».

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«AMO SECCARE GLI ANEMONI, LE VIOLE DEL PENSIERO E LE ORTENSIE, MENTRE I FIORI PIÙ SPESSI E QUELLI CON I PETALI PIÙ SUCCOSI, COME I GIGLI, SONO DIFFICILI DA SECCARE. MI PIACE REALIZZARE COMPOSIZIONI CHE UNISCONO FIORI DI DIVERSE DIMENSIONI».
Le composizioni di Lacie RZ Porta uniscono fiori di diverse dimensioni.

(

FARE COMUNITÀ

Nel centro di assistenza residenziale Humanitas* di Deventer (Paesi Bassi), Corinda van Tilborg si impegna a stimolare le relazioni sociali tra gli anziani. Nella società moderna, la presenza di una solida rete di contatti acquisisce un’importanza fondamentale. Con la creazione del cosiddetto “circolo di assistenza”, Corinda vuole mettere in contatto gli anziani con il vicinato per aiutarsi a vicenda. L’idea è quella di lanciare iniziative che avvicinino i residenti del quartiere o dell’area circostante, con l’obiettivo finale di creare una comunità di persone che possa prendersi cura l’uno dell’altro. Questo “circolo di assistenza” va costruito a piccoli passi e stimolato con piccoli gesti positivi. Uno di questi è il “bouquet sorriso”.

CREARE RELAZIONI CONTRO LA SOLITUDINE

All’ingresso dei palazzi del quartiere vengono appesi

alcuni biglietti con il messaggio “A chi vuoi regalare un sorriso?”. Gli abitanti possono indicare una persona che merita un omaggio floreale e consegnano il biglietto a Corinda, che si occuperà di consegnare il bouquet di fiori a nome del residente nel quartiere. Questo scambio di fiori crea un’atmosfera positiva e fa nascere nuove amicizie. Inoltre Corinda vuole introdurre le “conversazioni in ringhiera”. Preparerà un salottino accogliente in cui inviterà i residenti a farsi compagnia con un caffè e un bel dolce. È un modo per incoraggiare giovani e anziani a incontrarsi e a fare conversazione. Così, con delle idee semplici ma concrete, Corinda contribuisce ad ampliare la rete di contatti tra gli anziani e a combattere la solitudine. Quest’anno Humanitas celebrerà la Festa dei nonni insieme alla Fondazione Festa dei Nonni e all’Ambasciata italiana, che darà il via alla settimana nazionale contro la solitudine.

*Humanitas è un ente di assistenza residenziale indipendente che dà sostegno agli anziani in termini di alloggio, benessere e assistenza. Spesso, gli appartamenti ospitano anche studenti universitari, che dedicano agli ospiti senior 30 ore del loro tempo al mese in cambio di un alloggio gratuito. Con tutte le sue funzioni e possibilità, Humanitas è anche “un buon vicino” per i residenti nell’area circostante.

56 greenup g Tendenze / PEOPLE
I fiori e le piante hanno un valore unico: quello di unire le generazioni nella lotta contro la solitudine. La storia di Corinda di CHARLES LANSDORP
Charles Lansdorp, direttore Flower Academy Italy.

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Rompere le regole per sfidare il futuro

Ogni anno Arena Vivai organizza un evento speciale in cui, oltre a girare tra le piante new entry per la stagione, si ha l’occasione per fermarsi un secondo prima di ripartire. Ebbene sì perché prima di lasciare spazio alle varietà, sono stati diversi i momenti in cui riflettere su come migliorare e su chi siamo e come procedere verso il futuro. Questo perché una singola azienda e il settore intero è fatto di persone, decisioni, valori e su questo vale la pena tornare ogni anno per pensare, perfezionare e anche rifare tutto da capo. Così Mario Ferrarini, co-fondatore di Arena Vivai, come ogni anno ci ha accolti dal palco, pronto per illustrare alcuni concetti chiave da tenere a mente per rompere le regole. Tutto è iniziato con un video in cui viene mostrato il die-

NOVITÀ PACKAGING

tro le quinte del lavoro di Arena Vivai, i volti e la voglia di fare. Un modo questo per mettersi a nudo davanti al pubblico, senza filtri e senza paura. Una cosa è certa e Mario vuole chiarirla fin da subito: la pretesa non è quella di insegnare nulla ma solo l’invito a mettersi in discussione e anche in gioco. Diamo uno sguardo e prendete nota!

COME È ANDATA LA PRIMAVERA?

I dati del Consorzio garden team non lasciano dubbi. L’andamento del segmento vivaio tra gennaio e

Le linee di prodotti presentano concept con delle idee precise, sempre in aggiornamento.

giugno 2023 è stato decisamente positivo:

Tra il 2022 e il 2023  +9,10%

Tra il 2021 e il 2023  +3,43%

Tra il 2020 e il 2023  +63,44%

Tra il 2019 e il 2023  +29,71%

Fonte: Consorzio Garden Team

Questo significa che la pianta è un elemento imprescindibile e che anche con l'inflazione i consumatori hanno continuato ad acquistare.

Questo spingerebbe qualsiasi garden center a rimanere nella zona di comfort, eppure, secondo Mario Ferrarini, tutto cambia e il rischio è

• Berryland: l’azienda ha lavorato per lo studio di nuove etichette per dare massimo valore al prodotto. Ogni tipologia presenta un colore diverso e vengono specificati al meglio i nomi delle varietà.

• Globe planter: presenta un nuovo formato con vaso di 8 litri. Pensato per i clienti che vogliono un pronto effetto e che non hanno pazienza di aspettare.

Tendenze / PIANTE DA ESTERNO
È con questo messaggio che si è aperto l’annuale porte aperte di Arena Vivai in cui oltre a presentare le novità sono stati lanciati messaggi importanti per riflettere sul settore. Ecco tutto quello che non potete non sapere
g 58 greenup
La nuova etichetta della linea Berryland.

accorgersene quando è tardi.

IL CONSIGLIO  Avere dati di vendita è importante ma i sistemi gestionali ci dicono quanto abbiamo venduto ma non quando avremmo potuto vendere se avessimo usato una strategia diversa.

VOCE DEL VERBO SPERIMENTARE

Come mettere in campo una strategia diversa e non rimanere impassibili davanti a esigenze e un mercato che cambia? Il consiglio è quello di sperimentare, provare ed esplorare nuove strade e creatività, anche creando contenuti.

IL CONSIGLIO  sperimentare nuove varietà vegetali, modalità organizzative, sfruttando anche gli spazi e proponendo nuovi servizi al cliente.

10 IDEE SEMPLICI PER SPERIMENTARE

1 Creare nuovi ambienti esterni per corsi, fitness, cene e svago.

2 Creare una rubrica settimanale su instagram.

3 Customizzare la pianta con prodotti in associazione (vasi e piante).

4 Creare un evento diverso da quelli classici e declinarlo in una festa.

5 Offrire spazi per ospitare altri professionisti come paesaggisti e veterinari.

6 Coinvolgere il team nel proporre idee per un nuovo riassetto del reparto.

7 Creare postazioni per selfie.

8 Creare un percorso a tema nel garden: percorso sensoriale e/o tattile come per esempio dell’erba su cui camminare o foglie di varie consistenze.

9 Creare un archivio fotografico di piante e ambientazioni.

10 Fissare degli obiettivi con una scadenza per raggiungerli.

L’IMPORTANZA DELLE PERSONE

Un altro elemento centrale nella presentazione di Arena Vivai è stata l’importanza della squadra e delle persone. La stessa azienda

sta cercando di diventare sempre più attrattiva per i giovani, non ricercando unicamente persone con esperienza nel settore. Come Mario enfatizza più volte, sono la condivisione della cultura aziendale e dei valori ad essere indispensabili. Sarebbe proprio su professionisti umili, aperti ed espansivi che si dovrebbe investire favorendo la creazione di un ambiente di lavoro in cui non esiste gerarchia e dove tutti si sentono parte di una realtà. A questo proposito, ecco alcuni consigli su come rendere l’azienda un luogo aperto e confortevole per la propria squadra:

• Coinvolgere il team anche nelle decisioni che normalmente spettano solo ai titolari.

• Effettuare riunioni costanti e promuovere la polemica utile.

• A vere comportamenti onesti, trasparenti e rispettosi.

• Coinvolgere anche chi non ha compiti commerciali nei meeting e nelle fiere.

ISPIRARE, NON MANIPOLARE

Arena Vivai crede nella lotta integrata e utilizza sistemi e prodotti meno impattanti. Tra questi, plastiche riciclate e riciclabili (per alcune linee di prodotto).

In un punto vendita, promozioni, sconti e offerte speciali sono all’ordine del giorno ma il prezzo come manipolazione se da una parte funziona per incrementare le vendite, dall’altra abitua il cliente alla consuetudine di avere una riduzione di prezzo. Tutto ciò può portare instabilità. E allora come fare? Ispirando.

COME PROMUOVERE UNA PIANTA DA ESTERNO?

• Puntare su una varietà specifica è rischioso

• Puntare da un genere che ha più varietà è meglio

• Scegliere una pianta che si può abbinare a un contesto (attraverso una composizione) è ancora meglio

IL CONSIGLIO  partire dal “chi sei “ e raccontare il “perché” facciamo quello che facciamo. Ogni azienda ha una storia e dei valori precisi. Si deve creare un senso di appartenenza e puntare su quegli elementi che rendono unica l’azienda.

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VARIETÀ SEMPRE PIÙ BELLE

Privilegiare l’innovazione e la selezione di nuove varietà ma anche valorizzarne la resistenza e la convenienza, affinché siano il più possibile facili ed economiche da produrre per i professionisti e da mantenere per i consumatori. Ecco le new entry Morel

Secondo Morel le piante hanno il potere di trasformare il mondo per renderlo migliore. Da sempre e oggi più che mai, la sua missione è trasmettere la passione per le piante, innovare in modo sostenibile, creare emozioni e rafforzare il legame tra uomo e natura. In qualità di specialista nella creazione di varietà di ciclamino persicum dal 1919, i suoi team sviluppano semi con ottime prestazioni, adattati a diverse condizioni climatiche per consentire un uso sostenibile e l’accessibilità al maggior numero di persone. Nel 2022, questa filosofia si è concretizzata con una valutazione delle emissioni di carbonio e l’attuazione di un piano d’azione per ridurre il suo impatto. Ad un livello più ampio, Morel è impegnata in un approccio globale RSI, per misurare, migliorare e sviluppare le azioni nei settori dell’ambiente, delle pratiche sociali e dell’impatto sulla società.

INNOVARE IN MODO SOSTENIBILE

Orientare l’innovazione verso prestazioni sostenibili ed eco-responsabili delle sementi

RIDURRE IL NOSTRO IMPATTO

Ridurre l’impatto ambientale della catena di produzione orticola

CONDIVIDERE E TRASMETTERE

Sviluppare un modello orticolo che sia aperto e contribuisca alla società e alla conservazione della natura.

Tre nuovi bianchi più performanti nei Mini e Midi, una nuova gamma di fiori mini frangiati: Métis CRISPINO®, quattro varianti di tonalità di rosa in Tianis®, un nuovo rosso intenso

INDIAKA® completa la sua gamma con un magnifico colore Fucsia chiaro, promosso dalla stampa e dai social network con un’attiva campagna di comunicazione: #SHARE THE JOY! Nuovo è anche Very Special - Magenta intenso TUXEDO® con il suo elegante contrasto tra foglie e fiori.

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Tendenze / NOVITÀ 2023 g NEW ENTRY 2023/2024

C’è spazio per i giocattoli?

Il garden center in quanto luogo di esperienze e di formazione può accogliere giochi e decorazioni per le festività nella sua offerta. Ma a che punto siamo oggi? Ce lo racconta il presidente di Assogiocattoli

Assogiocattoli nasce nel 1947 ed è l’associazione Italiana che rappresenta la quasi totalità delle imprese che operano nei settori giochi e giocattoli, prodotti di prima infanzia, festività e party. Giunta a oltre 70 anni di attività a livello nazionale ed internazionale, questo settore produce e commercializza strumenti destinati alla crescita, all’educazione e al divertimento dei bambini e potrebbe rappresentare per i garden center, di grandi ma soprattutto di medio-piccole dimensioni, una novità interessante per la propria offerta merceologica. L’anno scorso infatti una collettiva di Assogiocattoli ha partecipato all’ultima edizione di Myplant & Garden, un segnale che indica come ci si stia muovendo verso l’inclusione di questi prodotti nel punto vendita. La sfida è trovare spazio però in quelli di dimensioni più ridotte. Abbiamo parlato della questione con il Presidente di

ATTENZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ

Potrebbe darci una fotografia dell’andamento del mercato del giocattolo negli ultimi anni?

Nel dettaglio della fascia del “giocattolo di qualità”?

«Il mercato rispetto ad altri settori merceologici è relativamente stabile senza particolari picchi, né positivi né negativi. Lo stesso è influenzato particolarmente da fenomeni come le licenze che periodicamente spostano i dati di vendita ma la media generale rimane più o meno stabile. Definire quale sia il giocattolo di qualità è difficile in quanto la qualità è generalmente garantita dalla legge sulla sicurezza del giocattolo che uniforma i parametri che ne definiscono appunto la sicurezza e di conseguenza la qualità del prodotto. Esistono tuttavia diverse categorie di prodotti che potremmo definire più o meno commerciali, più o meno educativi. I prodotti

Il mercato dei giocattoli è sempre più green. Trend ormai indiscusso e in crescita costante è quello della sostenibilità, un tema caro tanto ai consumatori quanto ai produttori: durante il 2022, infatti, nel toys market circa il 4% del fatturato è stato generato da prodotti in materiale riciclato, sostenibile o organico. In generale, il giro d’affari del 2022 è in calo del -1,9%, ma il prezzo medio, che si attesta intorno ai 16€, è in crescita del +5% rispetto al 2021. Saldi sul primo gradino del podio i giochi in scatola, affiancati dai giochi di carte e di ruolo, prodotti che vanno sempre più per la maggiore a tutte le età, proprio perché in grado di eliminare il classico gap generazionale tra genitori e figli o tra nonni e nipoti. A seguirli action figure e playset di ogni genere, ma anche le intramontabili bambole e i teneri peluche.

maggiormente commerciali sono normalmente distribuiti da grande distribuzione e grandi gruppi specializzati. Al contrario, i prodotti tendenzialmente più educativi, e in generale sicuramente di qualità elevata, sono di competenza di negozi specializzati di piccole dimensioni che fanno della selezione che prodotti e del servizio e consulenza che offrono ai loro clienti i loro punti di forza . Ancora di più, questi prodotti non subiscono importanti variazioni legate alle mode in quanto si parla sempre di giocattoli a volte innovativi ma comunque tendenzialmente classici».

Qual è l’attenzione da parte dei centri di giardinaggio nei confronti della famiglia merceologica dei giocattoli?

«Il giocattolo all'interno dei garden center è ancora sicuramente considerato un elemento marginale e talvolta addirittura non contemplato. Tuttavia proprio perché nei centri giardinaggio

Tendenze / MERCEOLOGIE g 62 greenup
colloquio con CLAUDIO BORELLA di FRANCESCO TOZZI Assogiocattoli, Claudio Borella Agnadello.

entrano intere famiglie e anche nonni il giocattolo si è già dimostrato, laddove è stato inserito, un prodotto di successo che sicuramente soddisfa le aspettative dei visitatori e completa l'offerta del punto vendita».

Come si sta evolvendo il trend in relazione ai centri di giardinaggio?

«Sono ancora pochi i garden center che ci hanno creduto e qualche volta abbiamo assistito anche a tentativi poco convinti che ovviamente non hanno portato a buoni risultati. Ogni operatore del proprio settore ha una propria competenza e quello che abbiamo riscontrato è stata la pretesa di dare una propria interpretazione nel settore giocat-

tolo senza considerare le indicazioni che invece vengono date per l'ottimizzazione del risultato».

Quali i giocattoli più idonei per la vendita nei garden center?

«Il garden center, in quanto negozi di qualità dove il cliente si lascia ispirare ed emozionare, non possono far altro che proporre prodotti che trasmettano le medesime sensazioni al consumatore. Di conseguenza la selezione per il garden deve essere fatta con oculatezza sia dal punto di vista dei contenuti sia dei prezzi in quanto, ancora oggi, il giocattolo rappresenta in questi luoghi in buona parte un acquisto d’impul-

so. Il giocattolo è un settore molto eterogeneo e ritengo che nei garden center non tutti i prodotti al di là che siano pubblicizzati o meno, educativi o solo ludici, siano adatti a questo canale. Abbiamo già visto ottimi risultati nel peluche, nei giochi creativi, nello scientifico, in alcuni collezionabili e parzialmente anche nel legno».

Secondo lei, possono trattare questa tipologia di prodotto solo i garden center multi merceologici e con ampie metrature? Oppure è possibile valutare format espositivi anche per punti vendita di medie dimensioni?

«Sempre per via della sua eterogeneità, il giocattolo permette molteplici interpretazioni e considerando che stiamo quasi sempre parlando di acquisti di impulso esistono tantissime opzioni di vario tipo per offrire anche piccoli spazi con prodotti di qualità che possono entrare in qualsiasi tipo di punto vendita. Se pensiamo che già i fioristi in passato si sono avvicinati al peluche per associarlo ad un articolo regalo anche per adulti. In questo senso, si possono considerare molti altri prodotti che con una scelta oculata potrebbero facilmente trovare collocazione anche in punti vendita di medie e piccole dimensioni».

Quali sono i consigli da suggerire ai centri di giardinaggio per trattare al meglio questo prodotto?

«Farsi guidare da chi il settore lo conosce con un progetto ben definito e iniziando testando il settore a piccole dosi per svilupparlo progressivamente in funzione dei risultati. Va detto che non tutte le aziende del settore giocattolo hanno un'esperienza già acquisita nei garden center per cui anche questo è un punto importante nella decisione dei fornitori».

Per maggiori informazioni

www.assogiocattoli.eu

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“PROPRIO PERCHÉ NEI GARDEN CENTER ENTRANO INTERE FAMIGLIE E ANCHE NONNI, IL GIOCATTOLO SI È GIÀ DIMOSTRATO, LADDOVE INSERITO, UN PRODOTTO DI SUCCESSO CHE SODDISFA LE ASPETTATIVE DEI VISITATORI E COMPLETA L'OFFERTA DEL PUNTO VENDITA”
Presidente di Assogiocattoli, Claudio Borella Agnadello.

È così che gli italiani vengono dipinti dallo studio BCW Age of Values 2023, l’indagine sui valori che guidano i comportamenti delle persone e che, nel vostro campo, possono aiutarvi a capire chi

Siamo altruisti e pensiamo all’ambiente

Oltre gli stereotipi e le idee generalizzate, come siamo noi italiani? Finalmente, dati alla mano, possiamo definire quali sono i valori universali di base che ci guidano e a cui diamo maggiore importanza nella vita di tutti i giorni. I risultati ottenuti da BCW sono stati elaborati dopo aver analizzato le risposte di 36.000 persone in 30 paesi e, tra conferme e sorprese, tracciano un quadro completo del vostro cliente tipo.

IL BENE COMUNE VINCE

SU POTERE E SUCCESSO

Lo studio BCW ha realizzato una classifica dei valori che guidano i comportamenti degli italiani. Nelle

prime posizioni emerge la tutela e la cura non solo delle persone a cui si vuole bene ma anche all’ambiente, alla protezione degli animali e della natura. Subito dopo, in terza posizione, si trova l’autodeterminazione intesa come indipendenza di pensiero e azione ma anche libertà e creatività. Il bisogno di tolleranza, giustizia e uguaglianza si attesta in quarta posizione, seguito dalla promozione di incolumità, armonia e stabilità personale e sociale. Nelle ultime posizioni, infine, compaiono il successo personale e l’ambizione, il conformismo, la ricerca di novità e di sfide e il potere inteso come status sociale e

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“GLI ITALIANI DI OGGI SONO ALTRUISTI, FORTEMENTE CONVINTI CHE PRESERVARE
L’AMBIENTE SIA IMPORTANTE E NON SONO DISPOSTI A RINUNCIARE ALLA PROPRIA LIBERTÀ DI PENSIERO E D’AZIONE”
di ALICE NICOLE GINOSA
è il vostro cliente

SIAMO BRAVE PERSONE

La ricerca si è spinta ulteriormente e, a partire dai valori e dall’importanza che gli è stata conferita, ha creato 7 archetipi di riferimento sulla popolazione mondiale, caratterizzati da tratti identitari, credenze e stili di vita precisi.

Gli italiani corrispondono a tre archetipi: il “buon vicino” (20%), ovvero quello che contraddistingue individui interessati al benessere di familiari, amici e della comunità e il “paladino” (20%), cioè di chi ha a cuore le altre per-

sone e il pianeta. Molti sono anche “tradizionalisti” (19%), interessati a sicurezza, stabilità e armonia. Meno diffusi nel nostro Paese, gli “ambiziosi”, solo il 14%, mentre 1 su 10 o meno rientra poi nelle categorie dei “conformisti” (10%), degli “audaci” (9%), persone alla ricerca di stimoli e nuove esperienze e dei “visionari” (9%), che puntano alla libertà personale e alla creatività.

LO SAPEVATE CHE…?

1. Nel mondo i profili più diffusi sono l’“ambizioso” (23%) e il “buon vicino” (21%)

2. Come in Italia, anche in Spagna, Francia e Germania il profilo predominante è “il buon vicino”, con valori intorno al 20%

3. Il Paese dove il profilo dei “visionari” è più diffuso rispetto alla media globale? Finlandia, Paesi Bassi e Spagna

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“BENEVOLENZA, UNIVERSALISMO SOCIALE E SICUREZZA SONO I TRE VALORI PIÙ DIFFUSI A LIVELLO GLOBALE”
IL VISIONARIO 9% L'AUDACE 9% IL CONFORMISTA 10% L'AMBIZIOSO 14% IL TRADIZIONALISTA 19%
IL PALADINO 20%
IL BUON VICINO 20%

ABBIAMO FIDUCIA NELLE AZIENDE?

LE PERSONE SI ASPETTANO CHE LE IMPRESE SVOLGANO UN RUOLO SOCIALE DI PRIMO PIANO PER TROVARE UNA RISPOSTA ALLE SFIDE DEI NOSTRI TEMPI: DAL CLIMATE CHANGE, ALLE TEMATICHE DI DIVERSITY & INCLUSION, LA PROTEZIONE DEI DATI E IL COSTO DELLA VITA

L’80% è convinto che le aziende dovrebbero aiutare le persone ad affrontare il crescente costo della vita di questi ultimi anni

Per le imprese, oggi, riuscire a intercettare con i propri comportamenti i valori delle persone rappresenta un’opportunità

FOCUS ITALIA

GLI ITALIANI CREDONO FORTEMENTE

NEL RUOLO DELLE AZIENDE:

+6% per le questioni ambientali (rispetto alla media)

+ 3% per favorire una società

più inclusiva (rispetto alla media)

+ 6% per sostenere le persone nel far fronte al crescente costo della vita (rispetto alla media)

L’ 81% DEGLI INTERPELLATI A LIVELLO GLOBALE RITIENE CHE LE AZIENDE DEBBANO AGIRE, ORA, PER CONTRASTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

L’82% crede che l’impresa si possa impegnare per costruire una società più inclusiva, diversa ed equa.

Solo 1 cittadino su 4, infatti, si ritrova pienamente nei programmi e nelle politiche della propria classe istituzionale:

• 14% nel Sud Europa

• 15% nel Nord Europa

• 17% nei Paesi di lingua anglosassone

• Meno del 20% in Italia

66 greenup g Tendenze / DATI
*I dati sono stati elaborati per l’indagine “BCW Age of Values 2023” che ha coinvolto 36.000 persone in 30 Paesi.

CRESCONO LE SUPERFICI COLTIVATE A BIOLOGICO

L’Italia giunge a quota 2.349.880 ettari, un incremento del 7,5% rispetto al 2021. Ciò nonostante la domanda aumenta di appena lo 0,5% ed è necessario stimolarla di BIANCA

Quella del biologico è definita una crescita incoraggiante nell’anticipazione del rapporto “Bio in cifre 2023” realizzato dal Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, per il MASAF e presentato al convegno ISMEA “Appuntamento con il BIO”. E i dati lo confermano. Ad oggi in Italia le superfici coltivate a biologico hanno raggiunto i 2.349.880 ettari, segnando un +7,5 % rispetto al 2021. A questo si aggiunge un ulteriore successo: la superficie agricola utilizzata (SAU) nazionale è al 18,7%, l’1,3% in più rispetto al 2021. Questo significa che siamo il Paese con la percentuale più elevata nell’Unione Europea. Un fatto che si riflette anche nelle figure professionali che gravitano intorno al settore che hanno toccato i 92.799 operatori biologici, di cui 82.627 sono aziende agricole (+8,9% rispetto al 2021).

UN FENOMENO (ANCHE) REGIONALE

A guidare la classifica delle regioni che hanno sposato la causa biologica, la Toscana con il 35,8% di superficie agricola utilizzata, seguita da Calabria, Sicilia, Marche, Basilicata e Lazio. Si tratta delle sei regioni che hanno superato l’obiettivo europeo del 25%. “La significativa crescita delle produzioni bio in Italia rappresenta un segnale chiaro della fiducia da parte degli agricol tori nel biologico” ha commentato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio. Buoni risultati anche nell’ambito della zootecnia biologica: +22,5% per gli alveari, 10,5% per i caprini, 9,7% per gli ovini e 8,2% per i bovini.

I CONSUMI RIMANGONO MODESTI

umeri stiano dando segnali positivi, sembrerebbe che la domanda di tali prodotti non sia in linea con la

DELLA

crescita del settore. Rispetto al 2021 infatti è stata di appena lo 0,5% in più e Mammuccini è convinta che per stimolarla la chiave sia “un impegno ancora maggiore nello sviluppo di campagne di sensibilizzazione che, oltre a rivolgersi ai cittadini, coinvolgano anche nuovi comparti come, per esempio, l’Ho.Re.Ca, che può rappresentare a tutti gli effetti un ambasciatore del biologico. Il marchio made in Italy, la sostenibilità e la qualità certificata della nostra produzione bio sono elementi di valore unici sui quali puntare per stimolare le scelte dei cittadini”.

MENO BUROCRAZIA E TARIFFE UNIFORMI

Durante l’Assemblea Nazionale dei Soci Produttori dello scorso 6 luglio, FederBio ha esplicitato nel manifesto per il rafforzamento del biologico due richieste che favorirebbero il settore. Nel concreto nel documento viene richiesta una semplificazione della burocrazia attraverso un unico sistema nazionale di certificazione con tariffe uniformi e piani di controllo standard. La Commissione Unica Nazionale avrebbe dunque il ruolo di definire i prezzi a partire dai costi reali del biologico che, oltre ai costi della certificazione, dovrebbero includere anche la scelta di prediligere un metodo privo di fitofarmaci, fertilizzanti chimici e diserbanti.

“Abbiamo bisogno di un marchio distintivo del bio italiano - afferma il segretario generale della Coldiretti Enzo Gesmundo - ci metteremo tutta la forza per presidiare ed educare i consumatori".

68 greenup g Mercati / ANDAMENTI
“IL MARCHIO MADE IN ITALY, LA SOSTENIBILITÀ E LA QUALITÀ CERTIFICATA
NOSTRA PRODUZIONE BIO SONO ELEMENTI DI VALORE UNICI SUI QUALI
PUNTARE
PER STIMOLARE LE SCELTE DEI CITTADINI”
Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio.

Progetto Esiodo: i costi aziendali non saranno più un mistero

Assofloro ha presentato il suo strumento di rilevazione, utile per tutte le aziende del settore florovivaistico, che consentirà di valutare con precisione i prezzi di mercato e combattere le pratiche di concorrenza sleale

di BENEDETTA MINOLITI

Quello della corretta valutazione dei costi di produzione è un tema essenziale per il settore florovivaistico. Fino ad oggi non è stato facile determinare i costi e la redditività del singolo processo produttivo. Partendo da questo tema, la Sezione Specialistica Floricoltori Assofloro ha promosso e sviluppato il progetto Esiodo, in collaborazione con un team di consulenti esperti nel campo fiscale ed economico-finanziario , coordinati dal dott. Giacomo Vecchione e dal dott. Massimo Pirone.

L’OBIETTIVO PRINCIPALE

Il fine ultimo del progetto Esiodo è lo sviluppo di un innovativo strumento, utilizzabile da tutte le

aziende operanti nel settore florovivaistico, per l’analisi accurata dei costi di produzione, diretti e indiretti. In questo modo, sarà possibile disporre di una visione dettagliata dei costi associati alle diverse attività, consentendo alla aziende di valutare con precisione i prezzi di mercato e di prendere decisioni informate sulla redditività dei prodotti e dei servizi offerti.

«Il progetto, sostenuto economicamente dalle aziende associate, è stato avviato con una prima fase di ascolto da parte dei professionisti fiscali e finanziari» ha spiegato Nada Forbici, presidente di Assofloro, durante la nostra intervista. «Le aziende aderenti hanno risposto ad un sondaggio per avere il quadro delle diverse tipologie di realtà e da qui sono state identificate alcune

LA SEZIONE SPECIALISTICA FLORICOLTORI ASSOFLORO

«IL PRODUTTORE, GRAZIE A QUESTO

STRUMENTO, AVRÀ

LA POSSIBILITÀ

DI VALUTARE

ADEGUATAMENTE I

COSTI DI PRODUZIONE

E POTRÀ DAVVERO

DECISO COSA FARE

DEL PROPRIO LAVORO»

Nada Forbici, Presidente Assofloro

Costituita a fine marzo 2020, in piena emergenza Covid-19, su richiesta di alcune aziende del comparto floricolo italiano, la Sezione Specialistica in questi tre anni di attività è riuscita, attraverso Assofloro, ad accendere i riflettori delle istituzioni e della politica. I risultati sono stati ottenuti anche grazie al rapporto costruttivo e coordinato instaurato con le istituzioni e i decisori politici a livello regionale e nazionale. A febbraio 2023 si sono svolte le elezioni del presidente e dei vicepresidenti della Sezione, rispettivamente Giacomo Chiarappa, in qualità di presidente, e Nicola Nozza e Bruno Bernabei, votati all’unanimità come vicepresidenti.

70 greenup Mercati / FLORICOLTURA g
Leggi l’intervista a Giacomo Chiarappa, Presidente della Sezione Specialistica Floricoltori Assofloro, al pagina 28-29 del numero 5 di agriflortec.

aziende pilota, fisicamente visitate dai consulenti fiscali e finanziari». Il lancio del primo modello di rilevazione dei costi aziendali è avvenuto il 6 luglio a Roma ed è stato sottoposto a una fase di collaudo della durata di due mesi. Un periodo che serve a testare l’efficacia e l’affidabilità dello strumento nelle aziende pilota, raccogliendo tutti i feedback e apportando eventuali miglioramenti. Successivamente, potrà essere pienamente integrato nei flussi finanziari e amministrativi delle aziende del settore. «A livello praticato, grazie a questo strumento, il produttore avrà la possibilità di valutare adeguatamente i suoi costi di produzione, così da non vendere sottocosto e decidere davvero cosa fare del proprio lavoro: se provare a guadagnare, continuare a perdere, oppure mantenere semplicemente l’azienda aperta, con tutte le difficoltà del caso» ha

spiegato la presidente di Assofloro.

LA LOTTA ALLE PRATICHE DI CONCORRENZA SLEALE

L’utilizzo di questo strumento, inoltre, contribuirà a rendere evidenti pratiche di concorrenza sleale, garantendo così una maggiore trasparenza ed equità nel mercato. Un aspetto decisamente importante e un altro argomento di cui si è parlato, e si continua a discutere. Grazie alla chiara identificazione dei costi di produzione, le aziende avranno la possibilità di individuare e contrastare azioni scorrette che potrebbero mettere a rischio l’equilibrio del mercato. La concorrenza sleale, infatti, può assumere tantissime forme diverse, dalla vendita di prodotti sottocosto fino all’adozione di pratiche commerciali ingannevoli. Tutti elementi che contribuiscono solo a danneggiare l’intero settore florovivaistico.

Vista, una petunia che dà soddisfazioni

Una pianta che piace al cliente finale, ma soprattutto a Psenner, che durante il suo porte aperte nella sede di Caldaro ha mostrato le sue novità varietali

colloquio con ROBERT PSENNER di BENEDETTA MINOLITI

Dal 7 al 9 settembre Psenner e Planta hanno aperto le porte delle loro aziende, per mostrare a tutto il settore l’assortimento completo 2024.

Psenner, nella sede di Caldaro, ha esposto le sue novità in una nuova area espositiva di 3.2000 metri quadrati, con oltre 6mila diverse varietà tutte da scoprire. Abbiamo intervistato Robert Psenner, CEO dell’azienda, per conoscere meglio il nuovo assortimento, indagando anche l’andamento

del mercato e il concetto di so stenibilità, molto importante per l’azienda.

Come sono andate le vendite in questi ultimi anni e, in particolare, in quello attuale?

«L’anno del Covid è andato bene, anche se tutti pensavano il contrario. Nel 2021-2022 c’era ancora molta incertezza, ma è stato un ottimo anno, perché tutti hanno ordinato in tempo e si è venduto bene. Nel 2022-2023 invece ab-

biamo affrontato la crisi ucraina e quella energetica, per cui tantissimi produttori hanno avuto paura per i prezzi del riscaldamento. Va detto, però, che i costi sono rimasti stabili. Certo, sì sono alzati, ma non di tanto. In quel momento parecchi hanno ordinato o pianificato di produrre un 20% in meno».

E questo, nel concreto, cosa significa?

«Guarda a tutta l’Europa, è stato prodotto molto meno rispetto ad un anno normale. Si pensava quindi che la mancanza di prodotto avrebbe fatto salire i prezzi, ma così non è stato.

Mercati / PROSSIMA STAGIONE g 72 greenup

Questo perché il brutto tempo primaverile ha frenato la vendita delle piante, per cui quello che era stato prodotto è stato venduto, ma non c’è stata quella mancanza che avrebbe dato una spinta ai prezzi. Comunque, per il prossimo anno i clienti sono più positivi, ma rimangono sempre con i piedi per terra».

Si è rimasti in attesa di capire cosa sarebbe successo. C’è da dire, però, che il mercato non è in una “fase critica” in questo momento.

«Quello che va sottolineato è che non è mancato il prodotto. Parliamo di 200 milioni di piante prodotte in meno, a livello europeo. Anche la situazione nei Paesi Bassi non è stata proprio delle migliori, perché parecchi hanno prodotto anche l’80% in meno, e molti hanno addirittura bloccato le produzioni. Comunque, come dicevo, in generale c’è una ritrovata fiducia, nonostante tutto».

Parlando del geranio, qual è stato il trend? E quali aspettative avete per il futuro di questa pianta?

«Qualsiasi cosa succeda, il geranio rimane sempre stabile come bellezza. Se altre piante non sopportano caldo, umidità e afidi, il geranio zonale e quello parigino sono di più semplice gestione. La tendenza, secondo i clienti, è che il geranio stia diminuendo. In parte è vero, ma non del tutto. Quello che noi vediamo, come Psenner, è che il geranio zonale è sempre in leggero aumento, mentre quello parigino è stabile, anche se leggermente in calo, perché c’è più competizione. Tra le nostre proposte, quella che sta dando maggiore soddisfazione, però, è la gamma Vista delle petunie».

Quali sono le caratteristiche di questa gamma?

«Abbiamo lanciato un trademark associato a questa varietà, che è “simply the best”, ovvero le migliori petunie pendule sul mercato, per quanto riguarda la resistenza alle intemperie e al caldo. I colori dispo-

nibili sono solo quattro, ma anche così vendiamo più quantitativi di questa varietà piuttosto che di tutte le altre petunie insieme. La Vista raddoppia ogni anno, soprattutto per le sue ottime caratteristiche tecniche. I suoi tempi di coltivazione sono molto più corti e fioriscono fino a ottobre-novembre. Ci sono garden center che hanno tolto tutte le Surfinie, tenendo solo le Vista, nonostante il limite delle poche colorazioni».

Quindi, l’estetica passa in secondo piano, dando più importanza alle caratteristiche tecniche?

I garden center e i rivenditori in generale sono attenti alle novità?

Si prendono il “rischio” di proporre qualcosa di nuovo?

«IL GERANIO RIMANE

SEMPRE STABILE IN BELLEZZA, QUALSIASI COSA SUCCEDA.

QUEST’ANNO PERÒ, TRA LE NOSTRE PROPOSTE, QUELLA CHE STA

«La pianta deve dare soddisfazione al consumatore. Se una pianta è bella ma di difficile gestione, è frustrante. La Vista, invece, è facile da gestire e può essere utilizzata anche in aiuola, discorso molto interessante soprattutto per i Comuni. Nella Vista inoltre abbiamo un’altra gamma, la Mini Vista, con un fiore di grandezza simile alla calibrachoa, ma con più colori e più resistente a caldo, umidità e afidi. La Vista è vigorosa, mentre la Mini ha la stessa resistenza, ma è più compatta e più gestibile».

DANDO MAGGIORE SODDISFAZIONE È LA

«Bisognerebbe iniziare davvero a rischiare. Non si può più pensare di fare il 90% del fatturato con le piante che si conoscono già bene. Dobbiamo proporre concetti nuovi, con piante anche fuori periodo, di modo che non si vada più a comprare all’estero. Ci sono tantissime piante che resistono bene anche d’estate che in Francia, ad esempio, vengono vendute in grandissime quantità, mentre qui in Italia quasi per niente. Questo anche perché non vengono “spiegate” ai consumatori».

GAMMA VISTA DELLA PETUNIE»

Bisognerebbe quindi dedicare più tempo al racconto della pianta?

«Ti faccio l’esempio della petunia. La Surfinia è un brand molto conosciuto, ed essendo la prima petunia pendula sul mercato il consumatore prende il nome Surfinia per tutte le petunie, ed è sbagliato. Manca la conoscenza tecnica del consumatore, ma anche di chi lavora nei garden».

L’INFORMAZIONE È LA BASE DELLA CRESCITA DEL SETTORE

Nella sua sede di Bressanone, Planta ha aperto le porte presentando oltre 500 varietà. Con Aldo Staboli abbiamo parlato dell’andamento del mercato, focalizzandoci sulle principali novità proposte e sul bisogno, sempre crescente, di informazione, non solo per il consumatore finale

Da Caldaro ci siamo spostati a Bressanone per conoscere, più da vicino, tutte le novità di Planta. Per far fronte alle esigenze del mercato, nel corso degli anni, l’azienda ha aumentato le proprie risorse, passando da una superficie in serra di 3.000mq a una produzione che viene realizza su 25.000mq. Qui il direttore di Planta, Aldo Staboli, ci ha raccontato il recente andamento di mercato, focalizzandosi poi sull’attenzione che i garden center, e non solo, dovrebbero riservare alla presentazione delle piante.

Com’è andato il mercato quest’anno?

La prima parte della stagione è stata buona, abbiamo avuto ordini superiori a quelli dell’anno scorso. La seconda parte invece è stata più scarsa, perché il mercato è partito tardi e c’è stato brutto tempo. La primavera è stata quindi un po’ al di sotto delle aspettative. Questa cosa sta succedendo anche nella parte autunnale, perché i primi programmi sono stati fatti bene, mentre la coda è un po’ faticosa. C’è da dire che probabilmente tutto questo è legato alle incertezze economiche di questo periodo. Molti aspettano di sapere come andrà la stagione, ma noi non abbiamo la palla di vetro e soprattutto la possibilità di velocizzare la natura».

Ci si prende poco rischio.

«Il problema è sempre la programmazione. Anche nel pubblico, la parte dei giardini viene programmata poco e spesso male. I lavori del verde importanti spesso sono programmati dopo che la produzione è iniziata. Noi stiamo presentando tantissime varietà interessanti per i giardinieri e gli enti pubblici, ma dobbiamo sapere per tempo cosa serve».

Quali sono le principali novità di quest’anno?

«Come Planta sfruttiamo questa occasione anche per vedere come si comportano alcune varietà sperimentali. Le perenni, ad esempio, sono un prototipo di lavoro, perché stiamo pensando di introdurle nella nostra produzione, anche perché pensiamo che almeno una parte di quelle piante che stanno bene in un clima alpino sia ideale farle qui, dove si fa “meno fatica”».

La pianta che ti dà più soddisfazione?

«In questo momento si cerca di trovare soluzioni alle estati mutevoli, quindi si va a cercare piante che sopportano bene il caldo e i picchi stagionali. Le begonie sono sicuramente le piante che possono essere sfruttate maggiormente, come la dipladenia, che si sta prendendo una bella fetta di mercato sempre per la buona sopportazione alle alte temperature. C’è interesse anche per le petunie a fiore piccolo, ma c’è un problema molto grande: al cliente finale non arrivano tutte le informazioni sulle differenze che ci sono nella genetica».

E da dove deriva questa mancanza di informazioni?

«Da tutta la filiera. Dobbiamo essere in grado di dare sempre le informazioni giuste per scegliere bene al cliente finale, altrimenti non sempre è in grado di farlo. Se una pianta muore dopo due settimana perché è stata gestita nel modo sbagliato è un problema di tutti, perché si rischia che il consumatore non acquisti più e magari scelga altre piante, che all’apparenza sono più facili da gestire».

E come si può risolvere questo problema?

«Ognuno deve fare la sua parte. Il mercato italiano, rispetto ad altri come ad esempio quello francese, è più complesso, perché l’informazione che uno può dare non è capillare, ma arriva ai singoli produttori e punti vendita, rimanendo lì. Noi come Planta l’informazione cerchiamo di metterla sempre, ma prima di tutto i vari anelli che compongono la filiera devono essere ben collegati. Bisogna stimolare il consumatore, renderlo consapevole di cosa sta acquistando».

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colloquio con ALDO STABOLI di BENEDETTA MINOLITI

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In questi 10 anni ci siamo impegnati in quello che sappiamo fare meglio: raccontare storie.

Abbiamo raccontato storie attraverso le nostre riviste e i nostri prodotti digitali. Abbiamo raccontato storie di mercati e tendenze, di imprese, imprenditori e imprenditrici, mettendo in risalto i particolari e i tratti distintivi.

Un enorme grazie va ai nostri lettori – sempre attenti osservatori – e alle aziende che hanno scelto i nostri prodotti per promuovere le loro campagne di comunicazione. Grazie, perché voi avete reso possibile tutto ciò e ci avete continuamente supportato e stimolato.

Ora ci proiettiamo verso i prossimi 10 anni. Lo facciamo mantenendo la stessa visione e lo stesso entusiasmo, per raccontare altre storie, perché quelle, non finiscono mai.

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Da oltre 100 anni Floragard lavora con successo nello sviluppo, la produzione e la distribuzione di terricci premium per fiori e substrati di coltivazione che garantiscono massima sicurezza nella coltura e grandi successi di crescita

la delle paludi della Bassa Sassonia. Lo scopo di questa operazione è la cosiddetta rinaturalizzazione delle superfici, cui viene restituita la loro vegetazione originaria e che possono trasformarsi nuovamente in paludi. Il successo di questo modus operandi responsabile si riflette anche nel fatto che le aree precedentemente sfruttate per l’estrazione di torba, rinaturalizzate da Floragard, sono già state dichiarate aree naturali protette.

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La qualità dei terricci della linea hobbistica Flo ragard si basa sugli sviluppi del reparto specializzato per il giardinaggio. Impressionanti innovazioni vengono elaborate nel laboratorio interno dell’azienda e nella serra di sperimentazione centrale di Oldenburg e confluiscono nei prodotti insieme all’esperienza di oltre 100 anni. Naturalmente la loro qualità costante è nel mirino dei nostri collaboratori e viene garantita da oltre 5000 analisi l’anno. I risultati delle ricerche e un controllo della qualità sicuro fanno di Floragard un marchio di cui fidarsi.

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Per il commercio è di vitale priorità, per tutto l’anno, che i terricci siano a disposizione in loco tempestivamente. Questa esigenza viene assicurata da processi completamente computerizzati della logistica Floragard, dalla pianificazione della produzione nello stabilimento fino alla consegna. Così anche durante i picchi stagionali Floragard si dimostra un partner commerciale affidabile.

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Restituire al paesaggio le sue origini – questa è la re sponsabilità di Floragard nella Germania del nord. Dopo il raccolto le superfici destinate all’estrazio ne della torba vengono nuovamente riempite con acqua nell’ambito del programma di tute

Per decenni, Floragard e i suoi azionisti sono stati coinvolti nella coltivazione di muschio di sfagno per la produzione e la raccolta di biomassa di muschio di sfagno. Il muschio di torba deve essere stabilito come una nuova coltura agricola al fine di produrre una materia prima rinnovabile per la produzione di terreni di coltura di alta qualità per l'orticoltura. In futuro, diventerà sempre più importante la ricerca di ulteriori materiali di partenza alternativi di cui l’azienda già possiede un’ampia varietà. I criteri chiave qui sono la disponibilità a lungo termine, la qualità costante e le proprietà orticole che non compromettano il successo delle colture. Oltre questo la società di vendita si è concentrata ancora di più sulla sfida della crescente domanda di materie prime alternative e ha creato la figura del Project Manager Innovation & Sustainability, che si occuperà del tema della sostituzione della torba e dell'assicurazione delle materie prime, anche al di là delle materie prime comuni e già utilizzate. Con queste misure, Floragard rimarrà un fornitore affidabile per l'orticoltura di produzione e il commercio nei prossimi anni.

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COSTANTE QUALITÀ ALTA DEI SUBSTRATI DI COLTIVAZIONE FLORAGARD VIENE CONTROLLATA DAL GÜTEGEMEINSCHAFT SUBSTRATE FÜR PFLANZEN E. V. RAL. Lo stabilimento.
L’azienda Floragard vista dall’alto.
LA

VI RACCONTO UNA STORIA…

Quando ero adolescente, era in voga un vocalist nel mondo della mu sica dance di nome “Frankino”. Era famosissimo perché durante le sue serate raccontava storie incredibili, capaci di farti partecipare al la magia che percepiva. Era insomma un mago dello storytelling. Lo storytelling è l'arte del narrare, una forza potente, e una delle strategie di marketing più efficaci, che attraversa le epoche. Le storie che ci coinvol gono emotivamente ci spingono all'azione.

Le storie creano una connessione emotiva con i clienti. Più di un semplice elenco di caratteristiche e vantaggi, una buona storia trasmette l’essenza di ciò che vendete. Le storie alimentano la curiosità. Forse i clienti vorranno sapere di più sulla storia del vostro vivaio, sulla provenienza delle piante o su come prendersi cura di loro. Queste domande sono un’opportunità. Come potete trasmettere l’amore e la dedizione che mettete nella cura della vostra attività? Perché non organizzare una giornata

g #Sisboccia
/ Alessandro Fornasaro STORIE VECCHIE, OCCHI NUOVI
ALESSANDRO FORNASARO / È figlio di un floricoltore. Ex rugbista, oggi è agente di commercio in floricoltura ed è innamorato del suo lavoro.
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NON L’ENNESIMO CORSO, PARLO PROPRIO DI UN MOMENTO IN CUI I CLIENTI POSSONO DARE UN VOLTO AL PRODOTTO CHE STANNO ACQUISTANDO

con il produttore? Non l’ennesimo corso, parlo proprio di un momento in cui i clienti possono dare un volto al prodotto che stanno acquistando, scoprendo che la pianta che hanno in mano proviene da una serra magari della loro zona, magari che ha appena affrontato un’alluvione (come discusso nell’articolo sulla Romagna, a pagina 63). Si sentirebbero parte di quella storia e non comprerebbero più una semplice pianta, ma giorni di vita vissuti dal produttore. A quel punto, chi fa caso a quel paio di euro in più?

LA MIA STORIA È CIÒ CHE MI RENDE UNICO

Qual è la storia dietro i vostri prodotti? Cosa li rende unici? Nel mare magnum dei garden center, la differenziazione è fondamentale e raccontare una storia unica e coinvolgente può aiutarvi a distinguervi dalla concorrenza. Avete mai raccontato dei

viaggi che fate per scegliere le piante da proporre ai vostri clienti? E infine, lo storytelling verde non si limita alle parole: le immagini possono amplificare il vostro messaggio. Usare i social media per condividere foto e video delle vostre piante, dei vostri clienti felici o dei vostri dipendenti appassionati può rafforzare la storia che state raccontando e permette di coinvolgere il pubblico in conversazioni significative. Siate i cantastorie della vostra attività! Può sembrare difficile da fare... ma non è niente di più di raccontare quello che già fate tutti i giorni. Non si tratta di avere la struttura migliore, o le piante al miglior prezzo. Il successo dello storytelling sta in voi e nel vostro punto vendita. Voi siete unici e irripetibili. Comprando da voi la gente sta meglio ed è felice di fare i suoi acquisti. E la passione che mettete nel vostro lavoro e nell'attività è insuperabile. Ma dovete comunicarlo...raccontate la vostra storia.

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