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INNOVATIVI E SOSTENIBILI PER VOCAZIONE

Redea, la nuova cassetta sostenibile di Cpr System

Nasce all’insegna della sostenibilità la cassetta Redea, l’innovativo imballaggio riutilizzabile per l’ortofrutta presentato da Cpr System. Ha uno spessore ridotto, è più resistente e garantisce una migliore areazione. Presenta un minor peso rispetto alle cassette verdi tradizionali (fra il 6% e il 9% in funzione dei formati), quindi minor impiego di materia prima vergine e un beneficio in termini di risparmio logistico medio di circa il 20%. Le dimensioni sono più compatte, a parità di volume, comportando un minor impiego di spazio di stoccaggio e occupazione delle superfici. Con le nuove cassette Redea si riescono così a ridurre i trasporti del 20% circa (media fra tutti i formati), si ottiene un risparmio del 10,3% nelle emissioni di Co2 in fase di trasporto e una riduzione dell’1,66% del consumo di carburante e della distanza percorsa (rispetto ai valori ottenuti con le storiche cassette verdi). Con un design progettato dal Politecnico di Milano che si ispira alla natura e alle sue forme organiche, Redea ha l’etichetta smart dotata di un codice a barre 1D, 2D e Tag Rfid che consente di acquisire e gestire informazioni attraverso l’utilizzo di strumenti portatili (lettori bar-code o gate Rfid). La smart label è associata univocamente alla singola cassa e ad essa verranno collegati i dati gestiti e resi disponibili in un server cloud centralizzato a cui i vari attori della filiera potranno accedere per competenza.

Anche i consumatori dicono la loro

Ma non è tutto. La scelta della sostenibilità è anche premiante per le aziende che ne fanno il “leitmotiv” del loro operato, come dimostrano diversi studi e sondaggi in proposito, portandole ad acquisire vantaggi economici e maggiore competitività sul mercato.

E i dati lo confermano. Un’indagine di Research and Markets sottolinea che la domanda d’imballaggi sostenibili varrà all’incirca 440,3 miliardi di dollari entro il 2025 (+7,7% circa annui), mentre una ricerca pubblicata da Market Watch attribuisce al green packaging una crescita globale annua del 60% entro il 2028, pari cioè a 154 miliardi di dollari, per un totale giro d’affari superiore a 413 miliardi.

In Italia è invece un’indagine dell’Osservatorio Gs1 Italy a indicare come la quota dei pack completamente riciclabili, al momento pari solo al 6,2%, sia destinata a incrementarsi a doppia cifra nei prossimi anni, tanto che lo stesso osservatorio propone alle imprese di adottare un apposito codice a barre (“barcode for environment”), per poter comunicare in maniera efficace la sostenibilità dei prodotti ai consumatori.

Elemento confermato dalla terza edizione dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo, realizzato da Nomisma in collaborazione con SpinLife-Università di Padova, per il quale il 47% degli italiani individua quale funzione principale del packaging proprio quella di “contribuire a definire la sostenibilità del prodotto”.

Da parte sua, è l’Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano a mettere in risalto per le aziende dell’economia circolare l’importanza di scegliere soluzioni di packaging innovativo durante la pandemia (62%), così com’è Nielsen a far notare come un terzo degli italiani legga sulle etichette le informazioni ambientali e le certificazioni prima di acquistare e come il 23% dei nostri connazionali valuti preventivamente all’acquisto le caratteristiche dei materiali utilizzati negli imballaggi.

Innovativi e sostenibili per vocazione

Come raccolgono la sfida le aziende? Molto bene, a giudicare dalle svariate proposte messe in campo per rendere il packaging emotivamente coinvolgente, tecnicamente innovativo e, ovviamente, del tutto sostenibile.

La Linea Verde – sotto l’egida del marchio DimmidiSì –propone “Un Sacco Green”, una gamma d’insalate fresche in una busta biodegradabile e compostabile, nata dalla collaborazione della società con Novamont, Ticinoplast e Carton Pack. La confezione vede l’utilizzo, per prima nel campo dell’ortofrutta fresca pronta al consumo, del Mater-Bi, la bioplastica di Novamont, e si presenta con un aspetto lattiginoso, comunicando così ai consumatori come la stessa sia da destinarsi all’umido di casa e poi alla raccolta organica.

Non meno valida è la proposta di Biopap (ex Cartonspecialist) con i suoi omonimi contenitori biodegradabili e compostabili, per i quali l’azienda utilizza materie prime che provengono dalle foreste del Nord Europa, certificate e gestite secondo i dettami dello sviluppo sostenibile. Foreste da cui la società ricava appunto le risorse per realizzare contenitori che rispondono ai criteri dell’economia circolare, dato che al termine del loro utilizzo si trasformano in compost per agricoltura o giardinaggio. Prodotti che godono perciò di varie certificazioni di economia circolare, di cui l’ultima è la “Ok compost Home”, che valuta la compostabilità in condizioni di compostaggio domestico.

In prima fila nell’offrire soluzioni di confezionamento innovative per l’ortofrutticolo, Sorma Group propone ad esempio le soluzioni Sormapeel, un accoppiamento temporaneo fra carta e plastica riciclabile al 100%, così da consentire una seconda vita a entrambi i materiali e soddisfare i dettami dell’economia circolare. Questo in virtù di una composizione delle bande fatta al 70% di carta certificata Fsc (proveniente cioè da foreste gestite responsabilmente), al 30% di monomateriale (Hdpe o Pp, del 70% più leggero e facile da riciclare rispetto alle confezioni convenzionali) e di adesivi a base d’acqua rimovibili, che consentono di separare facilmente la carta dal film plastico dando modo di riciclare ambedue in modo corretto e completo.

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