La nave dei miracoli. Le storie prodigiose di San Nicola di Bari

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San Nicola è una presenza tuttora viva e affascinante nel mondo contemporaneo, emblema ecumenico di un patrimonio mistico e mitico mirabilmente condiviso. Con il mantello di chiese a lui dedicate, delinea un “Cammino” secolare di storia, arte, devozione e folklore, che si snoda dall’Oriente all’Occidente, pari a quello di Santiago di Compostela. La sua figura è radicata profondamente nel sostrato devozionale, immaginifico e tradizionale delle popolazioni europee. Fra agiografia, letteratura, teatro, musica e tradizioni artistiche e folkloriche, questo libro tratteggia la fisionomia del santo non biblico più celebre della cristianità, dalla iconografia inconfondibile e familiare soprattutto ai bambini di tutto il mondo. Nino Lavermicocca (Bari, 1942), già Direttore Archeologo presso la Soprintendenza Archeologica della Puglia, in qualità di responsabile del settore medievale della Regione ha condotto scavi programmatici ed esplorazioni di archeologia medievale. Promotore e animatore di mostre, attività didattiche, itinerari turistico-culturali, ha al suo attivo numerose pubblicazioni di carattere scientifico e divulgativo. Per i nostri tipi ha pubblicato Bari Bizantina. Capitale mediterranea (2003), Bari Bizantina. 1071-1156: il declino (2006), La Via Egnazia itinerario di identità europea. Alle origini del Corridoio VIII (2008), Boemondo e Costantinopoli. Il sogno di un guerriero (2012) e ha curato, insieme a N. Cottone, i cinque volumi della serie Santi di strada (Pagina - B.A. Graphis, 2001-2003 ).


INDICE

Presentazione San Nicola venuto dal mare (di P. Damiano Bova, O.P.)

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Prefazione Un libro, tre sfere e la barba (di Sabrina Veneziani)

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Introduzione San Nicola: memoria e progetto

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Parte prima Il santo Una vita discreta Messaggero del Natale Provvido pronubo Patrono degli studenti Sostegno del cammino Dominatore delle tempeste Flagello degli ingiusti

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Parte seconda I luoghi del culto Cinque cittĂ per Nicola: Patara, Mira, Andriake (Gemile), Pinara, Bari

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Patara, p. 55

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Mira, p. 57 n La

basilica madre, p. 57 n Il «myron» (manna), p. 59

Andriake, p. 61 n Il

porto di Mira, p. 61 n Gemile: l’isola di san Nicola, p. 63

Pinara, p. 64 Bari, p. 65 n L’ultima dimora, p. 65 n Una traslazione indifferibile, p. 67 n Un bianco mantello di pietra: la basilica romanica, p. 70

Europa, attrazione fatale: san Nicola al di là delle Alpi

73

I “Lorrains, p. 73 Austria, Germania e Svizzera: la Nikolausstrasse, p. 75

Dal Mediterraneo al Baltico

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Principato di Monaco, p. 78 Spagna, p. 79 Paesi Bassi, p. 80 Amsterdam, città di san Nicola, p. 82 n Alle

origini del mito, p. 83 n Le verghe di “Pietro il nero” (Black Piet), p. 83 n Festa di popolo, p. 84 n Benvenuto ad Amsterdam!, p. 85

Nella fredda Albione, p. 86 n San

Nicola “arcivescovo di Canterbury”, p. 87 n Il vescovo bambino: “the boy bishop”, p. 89

Verso l’ultima Thule, p. 90

Breviario ellenico, cammino balcanico

91

Grecia, p. 91 Balcania, p. 92 n Albania,

p. 92 n Serbia, p. 93

Dal Mar Nero, ritorno ad Occidente

95

Patriarca della Bulgaria, p. 95 Romania, p. 97 Polonia, p. 98 Boemia, Slovacchia, Moravia, p. 99

San Nicola e la Russia

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Amore a prima vista, p. 101 La chiesa di San Nicola “dei Russi” a Bari, p. 104 La faticosa strada dei pellegrini della steppa, p. 105

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Parte terza Dal culto al folklore Nicola dieci e lode: inni e canti Il santo a teatro L’immagine e il volto: san Nicola nella iconografia religiosa

111 115 119

Nascita e diffusione del canone iconografico, p. 119 Il repertorio iconografico, p. 122 L’iconografia di san Nicola in Puglia, p. 125

San Nicola nel folklore: da Bari al Nuovo Mondo

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San Nicola dei Baresi, p. 128 n «Ad usum Nicolai»: dall’immagine all’oggetto, p. 128 n San Nicola: “tre-sette”, p. 130 n Il Patrono e la città, p. 132 n Vicolo e santo, p. 134 n La colonna… da marito, p. 135

L’Europa “fantastica” e “pratica” di san Nicola, p. 136 n Freistadt

(Austria): una visita di san Nicola, p. 137

Paradosso americano: il santo “bevitore”, p. 138 Parte quarta Antologia di testi Testi liturgici

145

Sequenza «Congaudentes», p. 145 Sequenza «Si quaeris miracula», p. 146 Inno di Romano il Melode (Secondi Vespri del 6 dicembre), p. 146

Testi poetici

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Il poema di san Nicola di Robert Wace, p. 147 Laude di sancto Nicolò di Lytia, decto sancto Nicolò di Bary, p. 149 Lauda duecentesca pugliese per il miracolo delle tre donzelle, p. 150 Canzone per il meraviglioso trasporto del Sire di Réchicourt, p. 150

Teatro

151

Le Jeu de saint Nicolas, p. 151 n Prologo,

p. 151 n La taverna, p. 152 n Nella stanza del re, p. 153

«Praxeis» e miracoli

155

«Praxis de tributo» (la riduzione delle tasse), p. 155 Le tortelle del povero e il rubino dell’imperatore, p. 157 San Nicola e i mercanti, p. 159

Leggende e racconti popolari

160

Leggenda della Croce, p. 160

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L’ Icona del Vandalo («Thauma de imagine»), p. 161 La Vedova di Bari, p. 162 Storia del soldato Pietro, p. 164 Le streghe e il sale di san Nicola, p. 166 Il carrettiere spergiuro, p. 167 Nicola, l’amico di Dio, p. 167 San Nicola, il ladro e la candela, p. 170 Il mercante cristiano spergiuro e il giudeo, p. 171 Fratello ricco e fratello povero, p. 171 Il cuore di pietra, p. 172

Canti, litanie, filastrocche

173

Canzone a san Nicola dei pellegrini di Chieti, p. 173 Canzone della mal maritata, p. 173 Litania della nubenda alla vigilia di san Nicola a Saint-Nicolas-de-Port, p. 174 Canzoni dei bambini lorenesi, p. 174 n San

Nicola in cammino, p. 174 n Il patrono dei piccoli, p. 175

Il marinaio Andon e san Nicola, p. 175 San Nicola in Germania, p. 175 nI

doni di san Nicola, p. 175 n Un fratellino di troppo?, p. 176 n Soccorso all’innocenza, p. 176 n Scaccialupi, p. 176 n Scacciademoni, p. 176 n Canzone della Vigilia di san Nicola, p. 176

Supplica dei bambini di Friburgo, p. 177 La leggenda dei tre chierichetti, p. 177 Nikolauslied (romanza di Nicola): in fila per tre!, p. 180 Il gioco della “porta di san Nicola”, p. 180

Hanno scritto di san Nicola

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Nel mar di tanti errori, p. 181 Per la “feste de la minute de sanda Nicola da Mira a Vare”, p. 181 U rispinzorie de sanda Nicole de Vare, p. 181 Ampolla della Manna convertita in inchiostro, p. 182 Una slitta di notte sui tetti, p. 183 La lettera di Virginia, p. 183

Bibliografia

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MESSAGGERO DEL NATALE

Un santo poliedrico, dai mille volti, ambrato e solare, che una volta all’anno, deposta la mitra regale e i paludamenti imperiali, e avvolto nel mantello scarlatto della fiaba, si fa messaggero del Natale. La notte più d’ogni altra bella si colora dunque di Nicola nel mondo magico dell’infanzia. Gli sono attribuiti tutti gli elementi della festa: l’albero di luci, i dolci, i doni, i giochi, vini e birre, i mercatini degli addobbi, le visite a domicilio, i tetti e i focolari, con una varietà di nomi corrispondenti alla varietà dei popoli: Nicolaus, Niklaos, Klaus, Nicholas, Nicolas, Mikulas, Nikolaj, Kolia, Mikuliez, Nicolau, Niksa, Cole, Collins, Nick, ecc., e relativi diminutivi o derivati: Nicole, Colin, Nicolson, Niklos, Cleys, Klas, Nickel, Nicot e persino Nietsche! Lo accompagnano nella notte le figure mostruose che popolano gli incubi dell’inverno settentrionale, rese innocue e soggiogate docilmente dalla mano del vescovo, anch’esse divise per etnie: père Fouettard, Krampus, Hans Trapp, Ruprecht, Tomte Gubbe, Zwarte Piet, Pelzmärtel, Semper, Schmutzli, Schandeclos, Perchta, Christkindel e “Markolwes”, una maschera celtica, singolarmente presente a Bari nel canzoniere del canonico Francesco Saverio Abbrescia. Nicola, l’asino (Peckersel) e l’uomo nero sono al centro di tutti i cortei dei paesi d’Europa, da Bulle (corteo organizzato dalla Confraternita di Chalamala) a Friburgo (messo su fin dal 1182 dagli studenti del liceo San Michele fra canti, questue, inviti, banchetti) a Lucerna, Zurigo, Basilea (cortei di pittoreschi uomini mascherati detti Silvester Klaus a Urnasc e Ziefen; o delle grandi “Mitrie” colorate e luminose di Küssnacht am Rigi). 27


In Austria e nel Sud Tirolo i cortei più belli si svolgono a Innsbruck, Salisburgo, Vipiteno, Dobbiaco, Bressanone, Bolzano, Moena, Luttago, ecc. (giochi di mimi invece in piazza Santo Stefano a Vienna); in Germania a Magonza (con barba “nuova” di san Nicola), Colonia, Francoforte, Aquisgrana, Treviri, Saarbrücken, Ulm, Augsburg, Norimberga, Bamberga, Rothenburg, ecc.; in Belgio e in Olanda a Gand, Bruxelles, Lovanio, Anversa e soprattutto nella cittadina omonima di Sint Niklaas, fra una miriade di dolci, gadgets, doni (qui è vietato, con appositi cartelli, l’ingresso a Papà Natale), e nella capitale Amsterdam, dove l’arrivo di san Nicola “dalla Spagna”, in battello, a cavallo o addirittura in elicottero, esplode in una sorta di festa nazionale (san Nicola è ricevuto dal Sindaco della città e dalla Regina in persona). In Francia, soprattutto in Alsazia e Lorena, carri, luminarie e cortei percorrono per lunghe ore le strade di Metz, Strasburgo, Epinal (cittadina famosa per la imagerie religiosa di san Nicola), Digione (dove, il 24 dicembre 1951, Babbo Natale fu addirittura bruciato davanti a migliaia di bambini) e Nancy (bellissima parata ed autentico effluvio di cioccolato). A Saint-Nicolas-de-Port (Nancy) – la grande basilica gotica riconosciuta sede legittima di conservazione di una piccola reliquia di san Nicola – ha luogo nella notte della vigilia della festa del santo, nella vastità delle navate rischiarate da un oceano di candele, la cerimonia più suggestiva d’Europa: la tradizionale ed ancestrale processione in ricordo della liberazione dalla prigionia a Gaza, in Palestina, la notte del 5 dicembre 1244, del Sire Cunon de Réchicourt, ritrovatosi, privo di catene e miracolosamente trasportato, sul pavimento della chiesa (cfr. Antologia, pp. 150 sg.). Da allora torme di fedeli si accalcano, seguendo l’ondeggiare del piccolo simulacro del santo sul mare di fiammelle, per cantare a squarciagola – soprattutto gli stupefatti bambini – il canto proprio dei Lorenesi, accompagnati dal fragore della banda municipale: «Saint Nicolas, à toi qui d’âge en âge a fait pleuvoir des bienfaits souverains, étends toujours ton noble patronage sur tes amis les enfants de Lorrain» (patrono dei bambini e dispensatore di grazie sovrane!): uno spettacolo emozionante, una sorta di frenesia collettiva, in cui si rinsaldano le radici etniche e la identità culturale dei Lorenesi, partecipi di una notte di paradiso in compagnia di san Nicola. È questa dunque la “notte bianca” d’Europa e dei piccoli abitanti insonni del continente che scrutano impazienti il cielo per scorgere (chissà) la celebre slitta tirata dal bianco pegaso volante e, per terra, sotto i raggi della luna, nella neve fresca, le orme delle sacre pantofole e degli zoccoli del cavallo e del mansueto so28


marello, portatore di gerle; l’Europa dei fanciulli e di san Nicola, inveterato distributore di doni: dall’offerta abbondante di tre sacchetti d’oro per la dote delle giovinette da maritare, all’infanzia restituita ai tre bambini stipati nella tinozza della salamoia dall’oste malvagio, alla vita donata ai tre Innocenti scampati a ingiusta e sicura morte. Per quei doni e grazie, san Nicola è diventato nume tutelare dei bambini. Ciabatte, pantofole, zoccoli, calze, calzettoni, ceste e pignatte non mancheranno di essere imbottiti dei doni straordinari di un inverno addomesticato: frutta (arance, mele, pere, noci), dolci (pan di spezie, tanto cioccolato, biscotti, confetti, caramelle) e giocattoli. Tradizione gentile favorita dalla scoperta del ruolo pedagogico del santo, dalle storie curiose della sua vita, dalle scene del teatro popolare, da canti e filastrocche comuni al patrimonio letterario dell’infanzia. Nicola apre il periodo magico dei dodici giorni dell’Avvento trionfando nei pittoreschi mercatini di Natale. Si comincia con il simbolo proprio della festa: l’albero, che in questi paesi è detto appunto «Arbre de saint-Nicolas», sia perché la vendita si apre il 6 dicembre, sia perché all’albero, come attestato da antiche incisioni, era attaccata una scaletta, l’attrezzo che il santo aveva utilizzato per raggiungere le ciminiere del camino. Fu Martin Lutero a determinare lo sradicamento dell’albero da san Nicola per trapiantarlo a Natale, pur addobbato di luci e doni (albero di Gesù Bambino). Anche il ben noto e gustoso vin brulé, profumo d’inverno nei paesi nordici, è invece il vino di san Nicola, il dutch wine che gli Olandesi offrivano (e offrono) copiosamente a chi, travestito da vescovo, bussa alle porte della casa. Infine anche il vocabolo inglese cookies (dolci) trae origine da quelli preparati per Nicola in Olanda: klaescoeck (ma, altrove, pains de saint-Nicolas, kuchen, klauskerl, sunderklaus, nickelszöpfle, lebkuchen, klausenbaume, baiele, speculaas – da episcopus… speculator). A Mira (oggi Demre), patria riconosciuta del buon vescovo, è stata eretta nei pressi della basilica una statua bronzea di san Nicola attorniato dai fanciulli, in figura di vegliardo bonario (Baba Noël), che intende sottolineare l’appartenenza della cittadina turca al patrimonio folklorico europeo – al contrario del secondo goliardico “monumento” a papà Natale, vistoso ma banale omaggio al folklore americano. Un relitto può essere considerata la festa di san Nicola dei bambini da qualche anno in incremento a Molfetta, alla luce dei rapporti di quella marineria con l’alto Adriatico (Venezia, Trieste, l’Istria), al limitare dell’area di diffusione cul29


tuale europea: Trentino e Sud Tirolo, Valli di Fassa e di Fiemme, Karerpass, Val Gardena, Val San Niccolò, ecc. Il silenzio assordante di Bari esclude di fatto questa città dalla notte bianca d’Europa e dal reticolo straordinario di arte, folklore e tradizioni popolari, nate proprio nel segno di san Nicola, che interseca piazze e città lontane fra loro, trasformate in un immenso teatro, sul cui palcoscenico ciascuno recita il medesimo soggetto.

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Fig. 16. “Santa” (san Nicola) a casa sua: affiche pubblicitaria per la Coca-Cola Company di H. Sunblom (1931).


Fig. 17 (a sinistra). Saint-Nicolas-de-Port (Nancy, Francia): affiche pubblicitaria per la Birra di San Nicola (A. Gaillard, Musée Francais de la Brasserie, 1930 ca.). Fig. 18 (in alto). Cipro: etichetta di acqua minerale; fonte di San Nicola a Kakopetria. Fig. 19 (in basso, a sinistra). Saint-Nicolas-de-Bourgueil (Tours, Francia): vino Doc (1993). Fig. 20 (in basso, a destra). Bratislava (Slovacchia): etichetta della vodka prodotta dall’industria alimentare “St. Nicolaus” (dal 1867).


Fig. 21. Strasburgo (Francia), Museo Alsaziano: pain d’épice in figura di san Nicola (Josef Stief ).

Fig. 22. New York (Usa): vetro soffiato in figura di san Nicola (Katie Merck).

Fig. 24. Vienna (Austria): san Nicola sulle nuvole, tavoletta di cioccolato austriaca Konditor Hofbauer.

Fig. 25. Vienna (Austria): tovagliolo d’occasione per la cena di san Nicola.

Fig. 23. Vienna (Austria): san Nicola in cioccolato (Konditor Riegelein).


Fig. 26. Germania (prob. Norimberga): stikers natalizi con figura di san Nicola-papà Natale (riproduz. da una stampa del XIX sec.).

Fig. 27 (a sinistra). Olanda (prob. Amsterdam): vetrofania d’occasione per la festa di san Nicola.

Fig. 28. Amsterdam (Olanda): maschera d’occasione per la festa di san Nicola.


Fig. 29. Amsterdam (Olanda): busta per dolciumi con figura di Sinterklaas e Zwarte Piet.

Fig. 30. Amsterdam (Olanda): carta regalo con figurina di san Nicola sui tetti.

Fig. 31. Vienna (Austria): etichetta adesiva del V Distretto “Margareten�, con i santi patroni del quartiere (Nicola, Floriano, Margherita).

Fig. 32. Sint-Niklaas (Belgio): etichetta adesiva del patrono della cittĂ .


Fig. 33. Nancy (Francia): affiche con dolciumi per la festa di san Nicola in Lorena.


Fig. 34. Neuruppin (Germania): il “Gioco di san Nicola” (lit. Gustav Kühn).


Fig. 35. Londra (Gran Bretagna): ornamento natalizio in panno con figura di san Nicola.

Fig. 36 (in alto, a destra). Strasburgo (Francia), Museo Alsaziano, collez. Cartes des saints: carta da gioco con san Nicola.

Fig. 37. Germania (o Repubblica Ceca): etichetta policroma per pain d’Êpice (XIX sec.).


Le streghe e il sale di san Nicola Nel paese di Tréguier [Bretagna], una consorteria di streghe malvagie uccideva chiunque si avventurasse di notte sul greto del fiume. I salinaroli di Crec’h Morvan, una salina nei pressi, gelosi di quelli della salina di Buguelès [protetta da una chiesa di San Nicola] perché il loro sale era più sapido e bianco, domandarono ad una vecchia strega di Gwagez di ostacolare i concorrenti in cambio di un moggio di sale al giorno. Una delle sue compagne allora andò ad appostarsi sulla strada del greto del fiume, lungo cui passavano i salinaroli di Buguelès di notte con il loro carico, scavando buche e trabocchetti nei punti più pericolosi del tragitto. Poiché in effetti i salinaroli sparivano l’uno dietro l’altro, rovinando nei burroni, e soltanto qualche sacco di sale riusciva a raggiungere il seccatoio e la cappella di San Nicola, il santo, “seccato”, li redarguì attribuendo la scarsità del sale a qualche loro colpa o frode diabolica, minacciando di procurarselo proprio dai nemici di Crec’h Morvan! Ma poi decise di intervenire di persona. Ordinò dunque di sostituire la carovana di portatori notturni con una fila di donne, che si misero subito in marcia. Non avevano fatto che qualche passo, quando la capofila cadde in una buca profonda. Anziché tirarla fuori, le compagne la coprirono di grosse pietre e continuarono sane e salve la marcia fino alla cappella. L’indomani fu grande il loro stupore quando scorsero al lavoro la compagna che pensavano di aver seppellito sotto le pietre. Interrogata, quella disse di non essersi mai mossa da lì! La notte seguente nella buca trovarono soltanto abiti da donna, che riconobbero appartenenti ad una delle streghe di Gwagez, quella effettivamente caduta nel trabocchetto. Da allora in poi in quella buca i salinaroli di Buguelès gettavano abiti sbrindellati da donna ed un pugno di sale per mettersi al riparo da ogni malasorte e sortilegio! [da P. Sébillot, in Mechin (1978), pp. 137-138; tr. di N. Lavermicocca]

Il carrettiere spergiuro Un carro se ne andava da Vendron a Kruth [Alsazia], trascinando sulle ruote un pesante carico di legna. Ma la salita era ripida, si avvicinava la notte e le mule davano segni di sfinimento. Al carrettiere allora venne l’idea di rivolgere una preghiera al grande protettore dei viaggi, Nicola, al quale era dedicata la cappelletta sulla sommità del monte. E prese ad invocare così: «Spingi, Nicola, spingi, ché ti offro una candela!». Carro e mule ripresero in effetti la salita. Raggiunto finalmente il cocuzzolo, le cavalcature cominciarono la discesa, trotterellando allegramente. Tutto soddisfatto allora il carrettiere spergiuro gridò per scherno: «Ora, Nicola, pussa via, ché non hai bisogno di candele!».

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Non aveva fatto i conti con la santa e giusta ira del vescovo: le mule s’imbizzarirono, il carro si rovesciò, il carico di legna si disperse rovinosamente trascinando al fondo del burrone lo spergiuro. [da «L’Alsace», 5 déc. 1987, in Strich (1998), p. 109; tr. di N. Lavermicocca]

Nicola, l’amico di Dio Una volta a san Nicola accadde un fatto straordinario. Gli apparve in sogno un angelo del Signore. Era un angelo di fuoco che montava un magnifico cavallo ed aveva nelle mani una grande falce. Con voce grave, rivolto a Nicola, l’angelo disse: «È giunto il tempo della mietitura. Svegliati, alzati e vai nella tua Terra!». Si svegliò Nicola da quel sogno terribile con un certo timore. Fece la sua genuflessione sul sepolcro del Signore, ove era solito intercedere per tutto il genere umano, e specialmente per i devoti, e s’incamminò verso la sua terra. Come ben si sa, san Nicola se è il santo di tutti, lo è in modo particolare per i Russi. Perciò, cammina cammina, per terra e per mare, per monti e per valli, giunse finalmente nella Terra russa. Ma Nicola non la riconobbe. Troppe cose erano cambiate da quando l’aveva lasciata l’ultima volta. Quelli che erano prati verdi erano diventate aride pianure, quelli che erano campi verdeggianti o dorati di grano non erano che campi incolti, ma soprattutto non riconosceva la sua Russia perché ovunque andava non trovava mai la giustizia. Il suo cuore ne fu affranto. Allora prese il pastorale (che gli faceva da bastone nel cammino) e si mise a viaggiare per portare aiuto agli abitanti della sua terra. Andò di città in città, di villaggio in villaggio, dal fiume Volga al fiume Mosca, dal Dnjepr alla costa del mare. Cominciò così a rimproverare i cattivi governanti che avevano dimenticato la parola di Dio. Rimbrottò tutti quei fannulloni e parassiti che non avevano alcun amore per il luogo natio. Liberò tutti i prigionieri che erano stati incarcerati senza alcuna colpa. Fermò la spada che già pendeva sulla testa di innocenti condannati a morte. Risuscitò due bambini tagliati a pezzi. Donò giocattoli ai bambini poveri. Girò fra i solchi dei campi rialzando rigogliose spighe di grano e rimettendo su verdi germogli primaverili. Coprì di uno strato d’erba la terra calda, e fece asciugare il terreno dove era troppo inzuppato e fece piovere dove era troppo arido. Persino quando vedeva i cavalli annoiarsi nel cortile della masseria, li prendeva e li portava nei campi, e a notte li riportava nelle stalle. Passò la primavera, passò l’estate, ed ecco arrivare l’autunno. Nicola continuava il suo viaggio sotto la pioggia per strade talmente inzaccherate che si riusciva a stento a camminare. Qui c’era un carro affondato nel fango, là un cavallo che non si riesce a tirar fuori. Ovunque c’era bisogno d’aiuto. Per il contadino russo san Nicola era come le sue mani. Senza san Nicola era come essere senza le mani. Ciò che sfuggiva anche al contadino più esperto san Nicola lo notava. Lo invocavi ed egli, per fermare la grandine del terribile profeta Elia, andava a parlare con Gesù.

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Così, in scarpe da contadino, coi capelli bianchi e sostenendosi col pastorale, camminava Nicola per la terra russa tutta la primavera, l’estate, l’autunno fino alla festa della Nikolšina, il 6 dicembre. Per la festa sentì il suono di una campana ed egli andò per la preghiera al monastero delle Grotte di Kiev. Al secondo suono egli giunse nella cattedrale di Santa Sofia in Novgorod. Al terzo rintocco venne nella cattedrale della Madonna di Kazan a Pietroburgo. All’ufficio delle Lodi giunse in tempo nella cattedrale della Dormizione a Mosca. Poi, andò incontro ai venti e raccolse una fitta rugiada, che egli cominciò a sciogliere sulla Russia, tanto che in poco tempo tutta la Russia fu ricoperta di un vasto manto di rugiada. Alzò la mano e benedisse quella Russia tanto amara, tanto affamata, tanto sfrenata e piena di ubriachi. Mentalmente pregava il Signore che la sua terra divenisse meno balorda, meno superba, meno stupida, che non diventasse lo zimbello degli altri popoli e non affondasse nella sua apatia. Tre volte la benedisse con la sua grande benedizione. Quindi cercando di rassettare i suoi vestiti sgualciti e sporchi cominciò a risalire... in cielo. Di nuvola in nuvola eccolo arrivare col respiro affannoso nella grande prateria del cielo. Si diresse subito nel luogo ove si celebravano le grandi feste. Era infatti il 6 dicembre e tutti i santi si erano radunati sotto il grande albero. C’erano tutti: san Pietro, sant’Atanasio, san Basilio, santo Stefano, san Giovanni Battista, il profeta Elia, con cui spesso doveva fare i conti per poter aiutare i contadini, e il grande san Michele Arcangelo. Non ne mancava uno. Erano tutti lì ad aspettare. Già il profeta Elia, preoccupato per il ritardo, aveva mandato qualcuno sulla terra a cercarlo, ma non erano riusciti a trovano. Erano le nove quando, nelle scarpe da contadino, coi capelli bianchi e col pastorale e col vestito tutto sporco e logoro, Nicola giunse alle porte del paradiso. Appena lo vide Elia profeta lo interpellò: «Ehi, Nicola, che cosa è successo che hai ritardato tanto? Non è che ti sei messo a portare le anime in cielo anche durante la tua festa?». «Ognuno è preso dai suoi guai – rispose Nicola, sedendosi alla tavola della festosa compagnia e, riferendosi alla Russia –: è un popolo rovinato. Ladri su ladri, briganti su briganti, rubano, bruciano, uccidono, fratello contro fratello, figlio contro padre, padre contro figlio. Tutti sembrano buoni, ma si mangiano vivi l'uno con l'altro. «Farò precipitare tuoni e fulmini – reagì il profeta Elia, impressionato dal racconto di san Nicola –, brucerò e distruggerò la terra!». «E io non farò scendere la rugiada» disse alzandosi deciso san Giorgio. «E io farò scendere una morìa e una peste che li farà morire tutti come cani!» sbottò san Cassiano che reagiva sempre a sangue caldo (una volta aveva bruciato i baffi a san Giovanni Crisostomo). Ma san Nicola riprese: «A dire il vero, io avevo già avuto ordine dall’angelo del Signore di sterminare tutto il popolo russo, ma quando sono andato per farlo... l’ho perdonato. Esso già soffre tanto». Nessuno replicò a quelle parole di san Nicola che, per non fare aspettare oltre i santi che erano venuti alla sua festa, alzò una coppa d’oro per fare il brindisi augurale.

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«Questo brindisi – disse Nicola – lo facciamo innanzitutto alla gloria di Cristo Dio, il quale ha creato il cielo e la terra, il mare e i fiumi, i pesci e gli uccelli, e l’uomo a immagine e somiglianza sua...». Improvvisamente la coppa gli cadde dalle mani e finì sulla grande tavola imbandita. Tutti i santi si agitarono. Nessuna festa in paradiso aveva avuto incidenti simili. Si calmarono un po' quando videro che il vino augurale della coppa non si era versato neanche di una goccia. Si rivolsero allora al santo per vedere che malore avesse avuto. Ma Nicola era in preda ad un sonno profondo. Si era addormentato improvvisamente mentre pronunciava le parole di brindisi in onore di Dio. Il profeta Elia lo scosse, ma Nicola non si svegliò. Per la seconda volta lo chiamò, ma Nicola non si mosse. Al terzo grido di Elia, Nicola sollevò il capo, quindi lentamente si riprese. Tutti i santi si erano accalcati intorno a lui per sapere che cosa era successo. Quel fitto vocio si diradò fino a scomparire del tutto quando Nicola cominciò a parlare: «Era partita una nave dal monastero di Solovki e attraversava il Mare del Nord diretta a Myra di Licia. Su quella nave c’erano trecento pellegrini, anziani del monastero, che trasportavano cera e miele per la mia festa. Ad un tratto le onde si sono increspate, il cielo si è addensato di nuvole minacciose, ed è scoppiata una violenta tempesta. La nave era completamente in balia delle onde che la sballottavano di quà e di là come un fuscello. Sul vento e sulle onde si udiva la voce minacciosa del dio Veles che esigeva una vittima. Ormai non c’era più nulla da fare. Allora pieni di fede e forti nella speranza quegli anziani invocarono a gran voce: “Abbi pietà di noi, o Dio, e tu san Nicola, dovunque ti trovi in questo momento, vieni in nostro soccorso!”. In quell’istante mi sono sentito afferrare dalla volontà di Dio, mi ha sollevato la forza dello Spirito Santo, e sono accorso sul mare da loro, e li ho liberati dal mare ove stavano sprofondando. Ho costretto Veles a non nuocere e a non turbare più le acque. Ora quei pellegrini hanno ripreso il viaggio tranquilli e la nave solca sicura le acque. Ecco perché mi sono improvvisamente addormentato e ho fatto cadere la coppa». Tutti i santi ripeterono l’invocazione dei pellegrini: “Abbi pietà di noi, o Dio, e tu san Nicola, dovunque ti trovi, accorri in nostro aiuto”. Detto ciò ripresero i loro posti e cominciarono a mangiare e a far festa. E con loro festeggiava san Nicola, forte della potenza di Dio, soccorritore di tutti i santi e raro ospite loro. In cielo infatti stava poco, sempre impegnato sulla terra a fare il bene: amico degli umili, accoglitore dei pellegrini, lui stesso viaggiatore instancabile, e instancabile lavoratore, operatore di miracoli, difensore della Terra Russa. “Abbi pietà di noi o Dio, e tu san Nicola, dovunque ti trovi, accorri in nostro aiuto”. [da Cioffari (1986), pp. 63-66]

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San Nicola, il ladro e la candela C’era una volta in una città un ladro che aveva già fatto molti danni. Gli capitò una volta di derubare un riccone; se ne accorsero e si gettarono ad inseguirlo. Egli corse a lungo per il bosco, e appresso c’era una steppa vuota d’una decina di leghe almeno. Dopo che ebbe attraversato correndo tutto il bosco si fermò, non sapendo cosa fare: se corre per la steppa, lo acchiappano subito perché per due leghe si vede ogni cosa, d’altronde sente che gli inseguitori sono ormai vicini. Allora cominciò a pregare: «Signore! perdona la mia anima peccatrice; piccolo padre san Nicola! Proteggimi tu, e io ti metterò una candela di due soldi». D’improvviso ecco apparire e farsi visibile un uomo avanzato negli anni, che chiede al ladro: «Cosa stavi dicendo?». Risponde il ladro: «Ecco cosa stavo dicendo: piccolo padre san Nicola! Proteggimi dentro questa foresta. E gli promettevo una candela». E dinanzi al vecchio si pentì del suo peccato. Gli dice il vecchio: «Se vuoi, ficcati in questa carogna!». E infatti, non lontano di lì, c’era una carogna. Al ladro non restava da fare altro, bisognò ficcarsi nella carogna se non voleva esser preso. S’infilò dentro, e nello stesso istante il vecchio divenne invisibile. Quel vecchietto era san Nicola in persona. Ecco che gli inseguitori s’avvicinano; la gente uscì nella steppa, la percorse per una mezza lega: non vedono nessuno e tornano indietro; e il ladro giace dentro la carogna, respirando appena, dal puzzo che c’era! Quando gli inseguitori furono passati oltre, lui uscì fuori; e di nuovo vede lo stesso vecchino: è lì accanto, che raccoglie erba selvatica. Il ladro gli si avvicina, lo ringrazia d’averlo salvato; allora di nuovo il vecchino gli chiede: «E cosa hai promesso a san Nicola mentre cercavi un rifugio?». Il ladro risponde: «Ho promesso di ricambiarlo con una candela di due soldi». «Proprio così! Ma come per te era nauseante stare nella carogna, così a san Nicola farebbe nausea la tua candela». E il vecchino gli diede un precetto: «Non chiedere mai l’aiuto del Signore Iddio e dei suoi santi per azioni cattive; perché il Signore non benedice le cattiverie. E bada di ricordare le mie parole, e di’ agli altri che mai supplichino il Signore nelle azioni cattive!». Detto questo, sparì allo sguardo. [da Afanasev (19828), pp. 230-231]

Il mercante cristiano spergiuro e il giudeo Un cristiano aveva preso in prestito da un giudeo cento scudi d’oro, promettendo sull’altare di san Nicola di estinguere il debito alla data stabilita di comune accordo. Scaduto il tempo, il giudeo chiese al cristiano soddisfazione, ma quello rispose di non dovergli più dare alcunché! L’affare fu portato in tribunale. Al momento del giuramento davanti al giudice, il cristiano, spinto da Satana, pregò il giudeo di reggere intanto il bastone, mentre egli proclamava solennemente di aver reso quanto dovuto. Il giudice, ri-

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conosciuta la bontà del giuramento, mandò libero il cristiano, che però, attraversando la strada, fu investito violentemente da un carro, perdendo vita e bastone. E fu scoperto l’inganno: il bastone infatti spezzandosi lasciò fuoriuscire dall’interno cavo i cento scudi d’oro dovuti al giudeo, che il cristiano aveva nascosto subdolamente e consegnato nelle mani del creditore al momento di giurare. Il giudeo si rifiutò di prendere le monete, a meno che san Nicola non avesse restituito anch’egli la vita allo spergiuro. E così avvenne: san Nicola apparve, risuscitò il cristiano e lo perdonò. Così esaudito, il giudeo si convertì con la sua famiglia, mentre il cristiano, che aveva visto l’inferno da vicino, rese grazie al santo che l’aveva salvato dalla morte e dalla dannazione. [parafrasi da Wace (1985), in Claude, Kevers-Pascalis, Thiriet (1998), pp. 225-227; tr. di N. Lavermicocca]

Fratello ricco e fratello povero C’erano una volta un fratello ricco ed uno povero che vivevano da una parte e dall’altra di una strada. Il fratello ricco aveva ogni ben di Dio e anche di più, mentre il povero aveva appena di che sostentare insieme e corpo e anima, comunque soddisfatto del poco. Un giorno giunse nella città nientemeno che san Nicola in persona. Per caso san Nicola bussò per primo alla porta del fratello ricco. Stanco del lungo viaggio, era assetato ed affamato. Il padrone lo scrutò come un rospo bagnato e lo indirizzò per l’alloggio alla casa di fronte. E qui fu accolto “regalmente”: la buona moglie mise subito in tavola ciò che aveva: un pezzo di pane nero e una brocca d’acqua di fonte! Allora il santo chiese di portargli una pignatta e la brocca vuota; le benedisse e comandò: «Pignatta riempiti!»; subito la pignatta si riempì di minestra fino all’orlo e allora san Nicola disse: «Pignatta, fermati!». E fece lo stesso con la brocca. Un giorno il fratello povero raccontò quel che gli era successo al fratello ricco; il quale volle avere per sé la pignatta e la brocca pagandole a gran prezzo. Poste in tavola, chiamò la moglie ad assistere al prodigio ed ordinò: «Riempitevi». Ciò che la pignatta e la brocca fecero immediatamente. Ma purtroppo aveva dimenticato la formula per fermarle e così minestra e acqua, straripate dal collo, si riversarono prima nella stanza, poi nella casa ed infine nelle strade del paese. Il fratello povero allora, mosso a compassione (ma dietro compenso di un altro bel gruzzolo di monete d’oro), suggerì l’ordine e fermò l’inondazione! [H. Pyle, in Wheeler, Rosenthal (2005), pp. 132-134; tr. di N. Lavermicocca]

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Il cuore di pietra Un commerciante, già molto ricco, era ancora avido di ricchezze che cercava di accaparrare sempre di più. Un giorno, mentre passeggiava rimuginando come fare, gli apparve Satana che gli chiese se davvero egli volesse diventare ricco a più non posso! «Con grandissimo piacere», rispose quel signore danaroso, ma il diavolo tuttavia gli fece una richiesta: dargli in cambio il suo cuore. Senza alcuna esitazione, il commerciante lasciò che il diavolo estraesse dal petto il cuore e vi mettesse, al suo posto, una pietra! In un attimo l’operazione fu compiuta e Satana scomparve. Il commerciante divenne davvero ricco oltremisura ma, ciò nonostante, era sempre solitario e derelitto. Una volta, mentre tutto triste passava sul punto dove il diavolo gli aveva preso il cuore, vide una nuvola luminosa e sopra il santo vescovo di Mira: «Perché sei così triste?» gli domandò benevolmente san Nicola. Il ricco raccontò per filo e per segno la sua storia. Sorridendo allora il gran santo gli disse: «Vivaddio, allora dai tutte le ricchezze ai poveri della città!». Il commerciante seguì subito il consiglio di san Nicola e, ad ogni buona azione, la pietra nel petto si sminuzzava fino a diventare di nuovo cuore! Alla fine, quando morì povero anche lui, ma felice, san Nicola stesso fu al suo capezzale per confortarlo nelle ultime ore di vita! [da Rahmer (1973), p. 53; tr. di Martina Pautsch]

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