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green building economy
intervista a marco piana, presidente aipe La legge 10/91 già prevedeva l’incremento dell’isolamento termico negli edifici nuovi ma è risaputo che, in mancanza di controlli, le norme non venivano completamente rispettate. Ritiene che la situazione sia cambiata ora che le norme sono più restrittive? La situazione è in mutamento, stimolata in particolare dal traino attuato da alcune regioni. I nuovi regolamenti e i nuovi protocolli portano l’attenzione più sulle tematiche relative all’ambiente che al semplice risparmio. Tendenza molto più importante e stimolante. Però si deve essere coerenti nell’affermare che anche oggi le nuove regole vengono rispettate solo se gli attori del processo sono partecipi, quindi non delegando al controllo, ma alla formazione professionale. Considerato che attualmente il mercato edilizio è in forte crisi, come sta andando il settore dell’isolamento termico che la sua associazione rappresenta? È vero, il mercato dell’edilizia è in forte crisi e recessione. Il mercato dei materiali isolanti fino a oggi è stato mantenuto in vita con vari artifici, ma ciò che conta è avere uno sbocco chiaro dell’attività manifatturiera del settore. Il mercato dell’EPS è rimasto praticamente inalterato in questo ultimo anno. La costanza è naturalmente dovuta da una parte alla recessione dell’edilizia e dall’altra agli aumenti di spessore dell’isolamento termico imposti dalle nuove disposizioni. L’Aipe opera da molto tempo sulla preparazione delle aziende associate allo sviluppo di nuovi mercati e di nuovi materiali. Il mantenimento del mercato ricava la propria energia vitale sull’implementazione delle prestazioni e della durata che queste devono presentare. Dal punto di vista normativo e legislativo ritiene che si siano fornite le regole giuste per recepire la direttiva 31? Quali sono stati secondo lei gli elementi di criticità? Gli elementi di una direttiva europea vanno sempre valutati in modo organico e d’indirizzo. La direttiva sull’efficienza in edilizia è stata vista da ogni paese membro dell’Unione europea in modo differente, e questo è ovvio. Come al solito, il processo che ha portato ad accogliere nel nostro paese gli stimoli della direttiva è stato complicato, lungo e complesso. Ma alla fine qualche cosa ha sortito, almeno si parla di consumi e di certificazioni che prima non venivano mai resi trasparenti all’utente finale. Ciò che contestiamo è la complessità della comprensione dei valori e dei dati. La certificazione energetica rimane uno degli anelli più importanti di comunicazione all’utente finale. La richiesta e l’auspicio che facciamo è che singolarmente e autonomamente ogni utilizzatore di fonti energetiche possa verificare il proprio consumo e, nel caso di interventi, anche l’efficienza raggiunta e il risparmio conseguito. Non si riesce a comprendere quale difficoltà ci sia nell’esporre dati coerenti in fattura da parte delle aziende che forniscono energia in modo da poter sommare correttamente i consumi, per esempio, di elettricità e di gas. La politica degli incentivi ha contribuito a migliorare l’efficienza dell’involucro degli edifici esistenti attraverso l’isolamento termico?
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30/11/11 14.01