I protagonisti
Ivan Guerini Nasce nel giugno del 1954 a Milano. Frequenta il liceo artistico a Brera. Nei primi anni ‘70, scendendo dalle Cime di Chiareggio ha l’incontro folgorante con le pareti del Cameraccio e il mondo di granito allora ancora inesplorato della Val di Mello. Da questa visione Ivan parte per un cammino di scoperta, prima scalando i massi sparsi sul fondovalle, passando poi alle strutture rocciose più importanti. Trova una baita a Cà di Rogni, sotto la cascata del Ferro, e comincia il suo Gioco - Arrampicata, con un gruppetto di amici, Monica Mazzucchi, Mario e Giuseppe Villa, Vittorio Neri, Umberto Villotta, Adriano Balzarelli. La prima via ad essere aperta è Cunicolo Acuto sul Sarcofago, una breve scalata che passa attraverso un caratteristico camino. È il 13 agosto del 1975. Poi ci sarà, il 3 e 4 aprile del 1976, Il Risveglio di Kundalini, un viaggio attraverso i vari stili di arrampicata che si snoda con percorso logico sulla grande parete sopra Cascina Piana. Ivan Guerini e Mario Villa bivaccano volutamente sulla cengia mediana: “ per rimanere più a lungo sulla parete, per meglio assimilare i passaggi, il loro significato e per conoscere situazioni che probabilmente, se avessimo corso, non avremmo nemmeno considerato”. Gli echi di queste avventure attirarono in Valle anche un gruppetto di giovani valtellinesi, che fremevano per entrare nel mondo dell’alpinismo, ma che non volevano sottomettersi alle regole autoritarie che lo governavano. È in una discussione con i poco lungimiranti responsabili della sezione del CAI di Sondrio che i nostri sono battezzati dispregiativamente “Sassisti”. Tra loro Giuseppe Miotti, Gianpietro e Paolo Masa, Giovanni Pirana, Federico Boffini, Guido e Jacopo Merizzi, Federico Madonna. «Ivan viveva in una baitella e da lì partiva alla volta delle pareti e dei sassi arrampicando a tempo pieno - racconta Miotti -. Bisogna dire che furono proprio la sua sensibilità e la sua bravura che aprirono la strada e la mente anche ai Sassisti. Ivan era un po’ come il messia del “nuovo verbo”, parlava dolce e difficile e parlava, allora, anche di una specie di amore universale con le rocce e sulle rocce. L’armonia che lui tanto predicava era certo assai attraente e noi tutti, grezzi provinciali, attraversammo un periodo di profondo invaghimento per il personaggio
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(mi risulta che la cosa sia comune a tutti quelli che hanno conosciuto Ivan). Guerini fu il primo in tutti i sensi e non solo in Lombardia; fu il primo ad arrampicare sui massi con fini che non fossero quelli del mero allenamento, fu il primo a capire quanto fosse importante un allenamento specifico e costante e fu il primo ad aprire itinerari concepiti e risolti quasi sempre in funzione dell’arrampicata libera». Nel giro di pochi anni Guerini inventa: l’Alba del Nirvana, Tunnel Diagonale (1976), Mixomiceto, La Sfera di Cristallo,Il Gioco dello Scivolo, Il Giardino delle Bambine Leucemiche, Vortice di Fiabe, Oceano Irrazionale, Il Vaso di Pandora e Dove passa il fiume, tutte datate 1977. Sempre nel 1977 riesce, con Vittorio Neri, Guido Merizzi e Mario Villa a venire a capo della complessa e difficilissima parete est del Picco Darwin con Naufragio degli Argonauti (VIII e A3). Sul versante opposto della stessa punta, tre anni prima, aveva salito Ida e Maite (VII e A0), mentre sulla sovrastante muraglia della Punta Meridionale del Cameraccio, Il Pilastro degli Dei (VII+) ed infine aveva messo piede, nel 1973, anche sulla caratteristica guglia posta poco a Est, e battezzata Torre del Moai. Perduti nello spazio (600m, VII) sull’Anticima del Cavalcorto è del 1977. Nel 1979 pubblica Il Gioco-Arrampicata della Val di Mello, la prima guida sulla Valle, un libretto di poche pagine ma estremamente innovativo nel panorama editoriale dell’epoca, soprattutto per i disegni artistici e il linguaggio moderno, ma che presenta solo le sue creazioni, ignorando tutto il resto. Nell’introduzione Ivan ci accompagna in Valle consigliandoci di: «Riallacciare i contatti con la natura, e come amici prendersi per mano, e scoprire noi stessi, e finalmente comunicare. E percepire non solo il tipo di realtà che ci viene sottoposta quotidianamente, bensì le diverse realtà di cui è composta l’esistenza. Non è cosa difficile comprendere, osservando le mutazioni delle stagioni, come esse abbiano una similitudine con la nostra vita» Dopo l’uscita del libro Guerini lascia la Valle per dedicarsi a zone meno frequentate e a pareti remote di Orobie, Mesolcina e Val Grande. Di quest'ultima ha pubblicato un volume nel 1999. Intensa anche la sua attività solitaria su vie classiche: Mauri/Ratti alla Punta Chiara (400m, VI) in