Rimini IN Magazine 01 2022

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ENRICO DE LUIGI

UN NUOVO INIZIO

TOCCO FEMMINILE

L’HÔTELLERIE DI BATANI, LEARDINI E MICHELACCI

LA TERRA DEI MOTORI

PANORAMI E MITI RIMINESI

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EDITORIALE

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8 / PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA

10 39 / MUSICA MONICA HILL

Salutiamo l’arrivo della bella stagione con un’intervista a Enrico De Luigi, fotografo di fama che ha da poco inaugurato a Rimini, sua città natale, lo studio fotografico Pancromatica. Scopriamo insieme a tre donne ai vertici dell’hôtellerie – Paola Batani, Rita Leardini, Federica Vannoni Michelacci – il valore di un tocco femminile nell’esperienza turistica riminese. E a proposito di creatività, apparecchiamo la tavola insieme a Carolina Filippini, divenuta table stylist su Instagram. In sella alla moto percorriamo la nostra Provincia, toccando i luoghi che la passione per le moto ha reso famosi nel mondo. Parliamo con Monica Hill di musica, e con Michele Lari, presidente dell’associazione TeamBòta, parliamo dei gesti che contano. Celebriamo i trent’anni dell’Osteria La Sangiovesa, fondata negli anni ’90 da Manlio Maggioli, e molto altro. Buona lettura!

42 / COMUNITÀ

10 / PROFILI

I GESTI CHE CONTANO

ENRICO DE LUIGI

44 / CULTURA

16 / TURISMO

ENNIO CAVALLI

IL TOCCO FEMMINILE

48 / ANNIVERSARI

22 / A TAVOLA

30 ANNI DELLA SANGIOVESA

CIBO PER GLI OCCHI

DI ANDREA MASOTTI

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30 / TERRITORIO Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XXII N. 1 aprile/maggio Reg. di Tribunale di Forlì il 20/12/2000 n.34 Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa, Beatrice Loddo Coordinamento di redazione: Lucia Lombardi Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Roberto Amadori, Gianluca Braga Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 5/04/202 Collaboratori: Stefano Bonini, Arianna De Nicolò, Lucia Lombardi, Maria Teresa Romolo, Cristina Righi, Emilio Salvatori, Flavio Semprini, Alvise Vago, Cristina Zoli. Fotografi: Alessia Bocchini, Gianluca Naphtalina Camporesi, Enrico De Luigi, Riccardo Gallini, Teri Migliaccio, Emilio Salvatori, Fabrizio Petrangeli / GRPhoto, Filippo Zaghini, Cristina Zoli.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

LA TERRA DEI MOTORI

30 50 / SPORT SIMONA CONTI


PILLOLE

AL VOLANTE CON STILE RIMINI | Modernità assoluta, raffinatezza e capacità imbattibili: sono queste le caratteristiche senza pari della Nuova Range Rover, frutto di oltre 50 anni di storia dedicati alla ricerca della perfezione. Il modello di punta è stato presentato dalla Concessionaria Vernocchi Auto, cuore della tradizione Jaguar Land Rover riminese, nella splendida Tenuta di Casa Mara Wine & Relais di San Clemente con un evento esclusivo. Il nuovo suv di lusso di casa Land Rover, punto di riferimento assoluto per le nuove generazioni di auto, è ammirabile dal vivo negli eleganti show room Vernocchi di Rimini, Pesaro e Ancona.

PRIMO ANNO PER CELLI ASSET MANAGEMENT SAN GIOVANNI IN MARIGNANO | Il Gruppo Celli, leader da oltre 40 anni nella spillatura di bevande, 1º in Europa e 3º nel mondo, festeggia il primo anno della sua ultima creatura, Celli Asset Management. “Una realtà pensata nel lockdown che oggi è un’azienda affermata,” spiega il CEO Adalberto Pizzi. “Abbiamo 72 dipendenti, offriamo servizi di assistenza tecnica ai distributori di impianti e accessori tramite una piattaforma di e-commerce digitale. Presenti in diversi canali sia con i distributori di bevande, sia con l’Ho.re.ca, direttamente nei punti vendita con l’acqua, sia a famiglie e uffici”. Mauro Gallavotti, Ceo Celli Group, annuncia che, “aprirà una filiale francese e, a seguire, una anche in Spagna, oltre alle sedi già presenti in Asia, Nord America e America Latina”.(L.L.)

50 TRAGUARDI DELLA COPPA DELLA PACE SANTARCANGELO | Diventata una classica del panorama internazionale Dilettanti - Under23, il 29 maggio la Coppa della Pace taglia il traguardo della 50a edizione. Organizzata da Pedale Riminese e da Polisportiva Sant’Ermete, il suo nome è legato da 47 anni a quello della Famiglia Anelli, che sostiene e ospita la gara ciclistica. Nei suoi annali ci sono atleti che hanno segnato la storia recente del ciclismo. “Dopo i sessant’anni della nostra azienda,” commenta Alvaro Anelli, “ora siamo a gioire per il traguardo raggiunto dalla Coppa della Pace, con l’auspicio che i valori dello sport e dell’amicizia possano ancora una volta affermarsi, mettendo le basi di un futuro migliore.” (L.L.)



PROFILI

ENRICO DE LUIGI UN NUOVO INIZIO: IL FOTOGRAFO DEI SET DEL CINEMA A RIMINI

DI LUCIA LOMBARDI

FOTO FILIPPO ZAGHINI

Da tempo aveva voglia di uno spazio tutto suo, permanente, che lo rappresentasse, in cui lavorare, in cui ritrarre persone, famiglie e coppie. Così Enrico Chico De Luigi (1966), affermato fotografo per il cinema e per musicisti di fama internazionale, dà vita a Pancromatica, nella sua città d’origine, Rimini. Un progetto nato in virtù dell’esigenza di lavorare in un posto che non fosse solo temporaneo, “come mi era accaduto negli ultimi dieci anni durante i quali, in occasione di festival, creavo contenitori ad hoc in cui invitare altri artisti e condividere quelle iniziative”, racconta. Il suo desiderio è che Pancromatica sia uno spazio pubblico, aperto alla città “per conoscersi e riconoscersi”, precisa il fotografo. “Non è casuale infatti la scelta di averlo creato con tante vetrine: tutto lo spazio è visibile già da fuori, non c’è niente da nascondere! Ovviamente poi durante le sessioni di ritratto ognuno avrà attorno a sé l’intimità di cui ha bisogno. Si tratta di uno spazio flessibile, 10

in cui la luce naturale è una caratteristica preziosa. Tengo molto a questa idea di apertura verso la città, verso chi conosce già il mio percorso o verso chi ci si avvicina per la prima volta.” All’interno di questo luogo si trova lo studio in cui lavora quotidianamente: “una fine art gallery in cui si possono acquistare stampe fotografiche in formati e tirature diverse, una sala di pose per i ritratti che stampo e incornicio, una zona dedicata al coworking e un’area per servizi fotografici di moda o pubblicitari attrezzata con tutti i comfort necessari. Pancromatica è un luogo che ha fame, curiosità, vuole fagocitare quante più espressioni artistiche e umane possibili, da qui anche il nome: Pancromatica, cioè tutti i colori.” A proposito, ora prediligi esprimerti attraverso il bianco e nero o il colore? “Dipende dalle situazioni, negli ultimi tempi per gli still life ho prediletto colori accesi e saturi, ma da quando ho aperto Pancromatica ho ricominciato a ritrarre in bianco e nero.”


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PROFILI

FOTO ENRICO DE LUIGI

IN APERTURA, IL FOTOGRAFO ENRICO DE LUIGI. IN QUESTA PAGINA, UNO SCATTO DELLA SERIE MANDALA E, NELLA PAGINA SEGUENTE, UN DETTAGLIO DEL NUOVO STUDIO A RIMINI, PANCROMATICA, E DE LUIGI AL SUO INTERNO.

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A quale punto della tua ricerca fotografica ti trovi? “Negli ultimi due anni, in concomitanza con la pandemia, mi sono dedicato maggiormente alla ricerca personale, producendo serie di immagini dedicate ai fiori (Photosynthesis experience e Mandala) e un’altra incentrata sugli spazi e la luce che li attraversa (Light room). Sicuramente le mie fotografie da sole sanno esprimerlo meglio di ogni parola, quindi se passate da Pancromatica a guardarle capirete a pieno!” Durante festival, eventi, o per riviste nazionali e internazionali, come GQ, Vanity Fair, Rolling Stone, Riders, Sportweek, hai fotografato molti personaggi famosi, attori e non solo. Cosa significa per te ritrarre? “Nel ritrarre le persone è racchiusa tutta la magia di un incontro, comprendere quella che è la personalità del soggetto. È soprattutto un atto di fiducia e di apertura.” Cioè? “Stabilire una comunicazione di fiducia si-

gnifica prima di tutto avvicinarsi all’essenza delle persone, l’obbiettivo è racchiudere in uno scatto emozioni ed espressioni autentiche. Non mi piacciono i ritratti impostati o troppo postprodotti, per indole tendo a produrre immagini spontanee, vere.” Cosa caratterizza il tuo scatto attuale rispetto a quello degli anni scorsi? “Sono diventato più riflessivo e meno istintivo, l’attrezzatura è cambiata, ho abbandonato l’utilizzo di fotocamere compatte e sono passato al medio formato. Vengo attratto dai dettagli e dai cromatismi. Prima scattavo istantanee, ora soprattutto negli still life faccio più attenzione alla composizione e alla costruzione della luce.” Chi vorresti fotografare che non sei ancora riuscito ad immortalare? “Tom Waits.” Chi sono i tuoi punti di riferimento? “I miei punti di riferimento sono da sempre Irving Penn, Luigi Ghirri e Paolo Roversi. Nel presente il mio sguardo va a Guido Gui-



PROFILI

di, Lorenzo Vitturi, Thomas Hauser e Paul Kooiker.” Per creare un ambiente idoneo, metti musica mentre scatti? “Attualmente durante le sessioni ascolto molto Nils Frahm e Ólafur Arnalds. Altrimenti faccio scorrere liberamente la playlist di 18 ore del profilo Spotify di Pancromatica. Ma talvolta ritaglio tappeti musicali adatti a chi sto fotografando.” Cosa pensi dei libri fotografici e quanti ne hai realizzati coi tuoi lavori? “Amo comprare e collezionare libri di fotografia. Con i miei lavori sono usciti una decina di libri fotografici. Vorrei pubblicarne uno con gli still life dei fiori e uno con il meglio del Blob, il diario per immagini che ho prodotto quotidianamente dal 2010 al 2018. Qual è oggi la sfida più grande cui sta andando incontro la fotografia? “La sfida più grande è produrre immagini non stereotipate.” Quando hai capito che la fotografia sarebbe stata per la vita? “A due anni e mezzo, quando i miei genitori mi hanno regalato la mia prima macchina fotografica: da quel momento non ho più smesso.” Chi sono i tuoi scrittori preferiti? “Gianni Celati e Alejandro Jodorowsky.” Lavori da tanto tempo come fotografo di scena. Che rapporto hai con il racconto cinematografico? “Ho lavorato su una quarantina di set cinematografici, la maggior parte erano produzioni Fandango. Il cinema mi ha aiutato a comprendere e gestire la luce e i soggetti da fotografare, a prescindere dal fatto che siano attori o persone comuni.” Progetti fotografici in cantiere? “La primavera mi vedrà esporre al Circolo Santabago di Santarcangelo di Romagna un portfolio di fotografie appartenenti alla serie Mandala, frutto del lockdown 2021. Sempre a Santarcangelo presso l’Osteria da Oreste è possibile visionare un’installazione site specific permanente dalla serie Erbario Romagnolo.” Cosa fa di te un nome della fotografia contemporanea? “Mi fa molto piacere questa domanda, ma sarei curioso di farla io a voi!” 14


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TURISMO

IL TOCCO FEMMINILE

PAOLA BATANI, RITA LEARDINI, FEDERICA VANNONI MICHELACCI E L’ARTE DELL’HÔTELLERIE

DI STEFANO BONINI

Anche il mondo dell’ospitalità sta assistendo all’affermarsi delle donne ai suoi vertici: sembra infatti che la leadership aziendale al femminile migliori sensibilmente il business anche nelle strutture ricettive. Grazie alla loro capacità di comprendere e ascoltare, all’intelligenza emotiva e all’empatia le donne offrono un contributo determinante alla crescita della nostra industria turistica. Abbiamo scelto di incontrare tre imprenditrici che sono un esempio di successo e che, a fronte dei differenti percorsi che le hanno condotte al vertice delle rispettive aziende, hanno in comune alcune caratteristiche fondamentali: la passione per l’ospitalità, il forte spirito imprenditoriale e la capacità di creare partecipazione. Federica Vannoni Michelacci (Michelacci Hotels), Rita Leardini (Leardini Group) e Paola Batani (Batani Select Hotels) ci raccontano, con quel tocco femminile capace di fare la differenza, come si sta al comando di un gruppo alberghiero in un momento così

FOTO RICCARDO GALLINI

complicato per il mondo dell’ospitalità contemporanea. “Stiamo affrontando un mercato turistico-ricettivo fortemente dinamico e fluido, segnato da due anni particolarmente complessi,” esordisce Federica Vannoni Michelacci, amministratrice delegata del gruppo Michelacci Hotels. “Sono stati capacità di resilienza e flessibilità i valori che ci hanno consentito di adattarci alla nuova normalità richiesta dall’hôtellerie. Li abbiamo interpretati con la cultura dell’accoglienza che ci contraddistingue, per offrire ai nostri ospiti tutto quello che serve a trasformare un soggiorno in un’esperienza unica… ma ripetibile. Abbiamo personalizzato ulteriormente i servizi con quella femminilità che aleggia su tutte le nostre dodici strutture e che ci aiuta nell’armonizzazione dei servizi ospitali, nonché a dare la massima attenzione alle nuove richieste degli ospiti.” Federica ci racconta anche come interpreta e declina un tema attuale come quello dell’in17


“OGGI GLI OSPITI SONO MOLTO COLPITI DAL DESIGN, DAGLI ARREDI ICONICI, DA ATMOSFERE DI RICERCA. ANCHE PER QUESTO MI OCCUPO PERSONALMENTE DI FIORI E OGGETTI D’ARREDO, MUSICA DI SOTTOFONDO E PROFUMI D’AMBIENTE,” RACCONTA LEARDINI.

IN APERTURA, FEDERICA VANNONI MICHELACCI, AD DEL GRUPPO MICHELACCI HOTELS. IN QUESTA PAGINA, RITA LEARDINI, AL VERTICE DEL GRUPPO LEARDINI INSIEME AL FRATELLO VINCENZO. NELLA PAGINA SEGUENTE, PAOLA BATANI, TITOLARE DEL GRUPPO BATANI SELECT HOTELS.

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novazione: “A livello di offerta ricettiva lavoriamo quotidianamente per creare un’esperienza di alloggio armoniosa e omogenea, priva di difetti per i nostri clienti. In fatto di processi invece abbiamo implementato diversi sistemi digitali per consentire massima rapidità di prenotazione anche dei servizi in hotel”. Quali sono invece gli elementi distintivi di una leadership al femminile e come questa segna la filosofia ospitale dei Michelacci Hotels? “L’elemento chiave è senza dubbio la passione,” chiosa Federica, “unita a una sensibilità tutta femminile che mi consente di anticipare i bisogni dei nostri ospiti e coccolarli il più possibile in un momento così particolare.” In tempi caotici e instabili fare ospitalità è

attività complessa, anche per le accresciute aspettative e necessità dei viaggiatori contemporanei che, secondo Rita Leardini, al vertice dell’omonimo gruppo insieme al fratello Vincenzo, cercano sempre più “luoghi e spazi ampi e confortevoli, nei quali gli viene garantita la massima libertà possibile, senza vincoli orari. In un contesto di costante ricerca dell’innovazione, il nostro lavoro,” continua Rita, “è anche quello di utilizzare le tecnologie in modo intelligente, per fare in modo che i nostri collaboratori abbiano più tempo per dedicarsi all’ospite e alla sua esperienza di alloggio”. In tema di woman’s touch Rita Leardini ci confida che con il suo stile punta a dare un taglio internazionale e trendy ai loro hotel. “Mi piace l’idea che le lobby e i bar dei nostri


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hotel siano delle social location, ideali per un aperitivo con gli amici, un break di lavoro o uno shooting fotografico. Oggi gli ospiti sono molto colpiti dal design, dagli arredi iconici e di gusto, da particolari e atmosfere di ricerca. Anche per questo desidero prendermi cura dei nostri alberghi occupandomi personalmente di fiori e oggetti d’arredo, della musica di sottofondo così come dei profumi d’ambiente.” In tema di leadership al femminile la visione di Rita permea tutta la filosofia ospitale del gruppo Leardini e la si percepisce nella cura dei dettagli così come nell’attenzione all’ospite. “Faccio tutto questo,” chiude Rita, “con la collaborazione di uno staff a forte

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“LA TECNOLOGIA È UNO STRUMENTO UTILE,” CONCEDE BATANI. MA “NON DEVE ESSERE INVADENTE: VOGLIAMO CHE IL FATTORE UMANO RIMANGA CENTRALE NEL NOSTRO MODELLO DI ACCOGLIENZA E RENDA SPECIALE LA VACANZA.”

prevalenza femminile, perché ritengo che noi donne abbiamo la sensibilità ideale per rendere unica e indimenticabile la nostra ospitalità.” Anche per Paola Batani, titolare del gruppo Batani Select Hotels si tratta di fare i conti con un mercato in forte fibrillazione, in cui qualche timido segnale di ottimismo dagli stranieri sta lentamente arrivando. “Del resto, siamo sempre più attenti a tutte le novità e preparati alle nuove sfide,” sottolinea Paola con entusiasmo. “Lavoriamo in team per essere sempre all’avanguardia e offrire un’elevata qualità di strutture e servizi, nostro imprescindibile focus. Noi lo definiamo B-touch, è il nostro modo di fare ospitalità: con cura, in ambienti sicuri, con la massima attenzione ai dettagli e tanta passione per il cibo. Perché un nostro vanto è proprio la Fattoria Batani, da cui provengono tantissimi prodotti che proponiamo negli alberghi: marmellate, olio, frutta, verdura… tutti rigorosamente biologici.” Nei Batani Hotels, dove c’è un’elevatissima quota di clienti fedeli, il tema dell’innovazione è piuttosto delicato. “Per noi,” ci racconta Paola, “la tecnologia è uno strumento utile ad agevolare la fruizione di certi servizi. Non deve essere invadente e dobbiamo maneggiarla con cura, perché vogliamo che il fattore umano rimanga centrale nel nostro modello di accoglienza e renda speciale la vacanza.” Professionalità e competenza sì, anche tecnica, ma tanti sorrisi e tanta empatia, questa è la filosofia del gruppo BSH. In tema di leadership femminile anche Paola sottolinea come sia la maggior cura per i dettagli e i particolari a caratterizzarla: “tutto deve essere sempre bello, rinnovato e curato, estremamente piacevole. Mi piace che ogni nostro ospite si senta unico e speciale, grazie a servizi ed attenzioni il più personalizzate possibile”. Dal mare alle colline, come sostiene Paola Batani, la Romagna è un territorio con un potenziale enorme ed un capitale umano che fa la differenza.


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CIBO PER GLI OCCHI

CAROLINA FILIPPINI E IL MONDO DELLE MISE EN PLACE CREATIVE

DI ARIANNA DE NICOLÒ

Per Carolina Filippini, cattolichina imprenditrice del verde, i bauli della nonna sono un tesoro molto prezioso che va celebrato trovando nuovi utilizzi a oggetti che, se a prima vista sembrano decisamente fuori moda, nelle mani giuste diventano vere opere d’arte. Fin da bambina frequenta i mercatini insieme alla madre, antiquaria e appassionata del vintage, e da lei apprende la cura del dettaglio e l’amore per gli oggetti del passato. Durante il lockdown, per rallegrare le domeniche, inizia ad apparecchiare in modo creativo, abbinando in maniera originale servizi di piatti, tovaglie e decori di vario genere, e pubblicando alcune immagini sul suo profilo Instagram. Il successo è immediato: prima arrivano i complimenti delle amiche, poi di signore che condividono la sua stessa passione, infine il riconoscimento di riviste di settore come casafacile.it che sempre più spesso condivide le sue mise en place. “Eravamo costretti in casa, i ritmi erano più lenti ed io desideravo creare un ambiente 22

FOTO RICCARDO GALLINI

speciale per mio marito e le mie bambine. Un giorno sono scesa in cantina e ho tirato fuori gli oggetti raccolti nel corso degli anni, tra regali e viaggi per il mondo. In quel periodo ordinavo frutta e verdura a domicilio e la signora che me le consegnava mi regalava sempre dei fiori. Quel piccolo gesto era per me una una fonte di gioia: li aspettavo per allestire la tavola, perché mi piace idearla partendo da un dettaglio.” Le belle apparecchiature arrivano su Instagram e, a poco a poco, Carolina diventa un’influencer della mise en place tanto da cambiare il nome del suo profilo in @carolinafilippinidettagli. “Ero stupita perché ricevevo tanti messaggi da persone che mi chiedevano dove acquistare piatti e tovaglie o che mi mandavano foto delle loro tavole per ricevere i miei consigli. Ho scoperto che esiste una vera e propria community, tante signore che lo fanno per gioco o per lavoro. Una di queste si chiama Tavola senza regole, è un gruppo in cui si


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IN APERTURA, CAROLINA FILIPPINI CON UNA SUA MISE EN PLACE. IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, UNA PROPOSTA CON I PIATTI DELLA DESIGNER DANIELA POLETTI ZINO E, SOTTO, UNA PROPOSTA A TEMA PRIMAVERILE.

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gareggia amichevolmente apparecchiando in maniera personale, proponendo accostamenti particolari e seguendo la propria fantasia.” Senza regole sì, ma ci sono sempre delle cose da evitare: “Le posate devono essere sempre nella giusta posizione, come insegna il galateo, poi bisogna bandire l’uso di bottiglie di plastica, ma se proprio non è possibile, almeno senza etichetta! Non dovrebbero mai mancare le candele e un po’ di vegetazione come fiori, rametti, bacche rosse, che arricchiscono la tavola e portano gioia.” Nelle creazioni di Carolina antico e moderno, prezioso e giocoso si mescolano con maestria creando un’atmosfera di gioiosa convi-

vialità: “I piatti vintage emanano un calore e un’emozione diversa da quelli moderni: alcuni sono opere d’arte, come un piccolo quadro. Penso a quelli inglesi con il fiore al centro e i colori pastello, al dettaglio degli uccellini, alla qualità della porcellana. Un’altra mia passione sono i bicchieri, da quelli preziosi di Saint Louis a quelli del mercatino, mischiati insieme. Credo di essere stata tra le prime a sdoganare i vecchi centrini delle nonne e a utilizzarli come sottopiatto.” Per chi vuole cimentarsi e stupire amici e parenti, Carolina suggerisce: “Dobbiamo sempre partire da ciò che abbiamo e la prima fonte devono essere le vetrinette e i bauli.”


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IN APERTURA, EMILIO SALVATORI PERCORRE LA COLLINA MARCHIGNOLA. IN QUESTA PAGINA, NELLA PIAZZA MAGGIORE DI MONDAINO. NELLA PAGINA SEGUENTE, IL TRATTO CHE ATTRAVERSA TAVOLETO.

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È la Romagna, è la Terra dei Motori e, se qualcuno nutrisse dei dubbi, basterebbe guardare il podio più alto delle tre classi del primo Gran Premio del 2022 per esserne convinti. Bastianini (MotoGp), Vietti (Moto2), Migno (Moto3), sono figli di questa terra o per essere nati qui, o per averla scelta come patria adottiva dove crescere come piloti e come uomini. Sono tre campioni frutto di una passione che viene da lontano, molto lontano, almeno dal dopoguerra e dagli Anni ’60 quando erano proprio le corse sui circuiti stradali della Riviera ad aprire la stagione balneare a Rimini, Riccione, Cesenatico, Milano Marittima. La passione: è questa la ragione che spiega perché tanti degli attuali protagonisti della scena motociclistica mondiale abbiano la esse strascicata di questa terra e siano nati qui, nelle città o nei paesini dell’entroterra, dove sono nati anche tanti dei campioni di ieri. Lasciato l’Arco d’Augusto alle spalle, il no-

stro viaggio alla scoperta di una parte del territorio riminese in sella a una moto non può dunque che aver inizio da qui, dal busto che il Motoclub, che porta il suo nome, ha dedicato a un grandissimo, quanto sfortunato, campione del passato come Renzo Pasolini, che davanti alla chiesa della Colonnella ha per tanto tempo vissuto. Rimini e Pasolini, ma anche città natale del – per tre volte – campione del mondo Pierpaolo Bianchi, così come di alcuni degli attuali protagonisti del mondo delle corse come Bastianini e Bezzecchi ma anche di piloti come Ferrari, Casadei, Manzi o Rinaldi. La prima tappa di questo viaggio è la Coriano di Marco Simoncelli, il grandissimo campione che forse più di ogni altro è stato rappresentante della “romagnolità” nel mondo e la cui storia è raccontata dalle sale della “Storia del Sic” nel cuore di Coriano. Da qui, seguendo una strada, il cui nome – Spaccalasino – è tutto un programma, si punta al Mi-


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TERRITORIO

sano World Circuit, il tempio italiano della velocità che dal 2012 ha preso il suo nome. Ma eccoci, passata la Riccione di Mattia Pasini e del nippo-riccionese Tatsuki Suzuki, nella Cattolica di Nicolò Antonelli. Davanti a noi il Monte San Bartolo verso cui si sale per raggiungere Gabicce monte da dove lo sguardo può abbracciare, fino ad almeno Cesenatico, tutta Riviera. È qui che ci aspetta la magia della Panoramica, la mitica strada tra il cielo e il mare legata alle prime leggendarie gesta di Graziano Rossi prima, di Valentino e amici poi. La Panoramica da tempo non è più una strada dove misurarsi, piuttosto un luogo dove godere, seguendo

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SIAMO NEL MITO, PRONTI A IMMERGERCI NELLA MAGIA DEI PANORAMI DI QUESTA PARTE DI ROMAGNA, MAGARI SOLO PER RAGGIUNGERE SALUDECIO, POI MONDAINO, MONTEGRIDOLFO, TAVOLETO.

la dolcezza delle curve che ti portano verso l’alto, della bellezza di luoghi come Casteldimezzo e Fiorenzuola di Focara, due imperdibili gioielli che intatti nel tempo si gettano sul mare. È seguendo stradine secondarie e romantiche che si giunge alla splendida Gradara, dominata come un tempo dalla rocca dove si consumò l’amore di Paolo e Francesca. Poco distante, seguendo la SP39, ecco Tavullia e il Ranch di Rossi e Marini e dei ragazzi dell’Academy che qui si ritrovano per crescere come sportivi e come uomini. È su quelle piste che si vedono da lontano, capaci di disegnare il territorio come linee di Nazca, che è cresciuta, sotto l’ala di Valentino e della sua banda di amici diventati con la VR46 i professionisti di riferimento del Motomondiale, la nuova generazione di fenomeni su due ruote. Grazie a loro questo borgo arroccato nell’immediata collina marchignola ha acquisito una fama mondiale. Siamo nel mito, ma pronti a immergerci nella magia dei panorami di questa parte di Romagna, magari solo per raggiungere, imboccando la SP59 all’altezza della sede della VR46, la Saludecio di Migno e Zaccone. Attraversata Porta Marina, Mondaino e la sua splendida piazza semicircolare sono a un soffio così come, a solo qualche chilometro, l’affascinante borgo di Montegridolfo. È lungo la SP80 che dopo la bella Tavoleto giungiamo ad Auditore, borghi lontani ma altrettanto affascinanti, per poi, diretti a Monte Altovelio lungo la SP138, attraversare un territorio capace di trasudare bellezza. Davanti a noi, superata Mercatino Conca, ecco il profilo di San Marino che ha visto crescere campioni veri come Manuel Poggiali e Alex De Angelis. La via Santa Cristina che, correndo sul crinale, ci porta ai piedi del Colle di Covignano, è piacere puro, è quanto un motociclista possa desiderare per concludere una splendida avventura seguendo la propria passione e godendo di quella libertà che solo la moto sa regalare.


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MUSICA

SONORITÀ CHE RESTANO MONICA HILL UNA VITA PER LA MUSICA DA AMICI A SANREMO

DI ALVISE VAGO

Nata sotto il segno del Sagittario (10 dicembre 1978), Monica Hill si divide tra la Repubblica di San Marino, dove vive, e l’Italia, che l’ha conosciuta più o meno vent’anni fa in televisione: una cascata di capelli biondi, gli occhi verdi e una voce straordinaria. Qualche mese fa è salita per la seconda volta sul palco della

FOTO GIANLUCA NAPHTALINA CAMPORESI

kermesse canora più longeva del Belpaese. Per arrivare al presente però occorre fare un salto nel passato. Facoltà di Scienze della Comunicazione a Bologna, poi? “In realtà ho iniziato con Lettere dando tutti gli esami fondamentali, poi però sono passata a Scienze della Comunicazione,

una facoltà che era nata da poco. A quei tempi il canto non era un lavoro: facevo pianobar e mi esibivo ai matrimoni. Nel 2001, mentre vivevo ancora a Bologna come studentessa, uscì la pubblicità di una nuova trasmissione dedicata alla musica, Saranno famosi, condotta da Maria De Filippi, quella che poi è diventata

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MUSICA

FOTO TERI MIGLIACCIO

IN APERTURA, MONICA HILL. IN QUESTA PAGINA, LA CANTANTE E CORISTA SUL PALCO AL FATTI SENTIRE WORLD TOUR.

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Amici. Le mie coinquiline, a mia insaputa, mi hanno iscritta ai casting che si tenevano a Roma. Io non volevo fare avanti e indietro e quindi dissi inizialmente di no. Poi però ci ho ripensato ed ho accettato. E mi hanno presa.” Si può essere amici nei talent? “Per la mia esperienza personale direi di sì. Certo, era la prima edizione, molto genuina e profonda: non c’era competitività tra i partecipanti. Poi il format, nel corso del tempo, è stato aggiustato e ha cambiato nome. Per me è stata una parentesi molto bella e utile: mi ha portata fuori dal quotidiano, mi ha fatto entrare nei meccanismi televisivi. Si è trattato di un percorso

che mi ha dato le basi: quello più prettamente formativo poi lo fai con il tempo.” A fine novembre 2021 si è esibita sul Titano con Giorgio Secco in The 60’s, un progetto in cui ha ripercorso gli evergreen di Mina, Vanoni, Morandi, Paoli, Lauzi... Com’è cambiata la musica dagli Anni Sessanta? “Molto. Io sono legatissima alla musica italiana, ai cantautori e agli interpreti. Amo Gino Paoli, ma anche Fiorella Mannoia, Elisa, Giorgia: sono la mia tazza di tè. Sono però figlia degli anni Ottanta, di alcune sonorità che ho ascoltato e che mi sono rimaste dentro. Mi piace sempre riconoscere le identità, anche se

alla fine rimango sempre fedele ai miei gusti.” La tua voce, dagli esordi ad oggi, è rimasta la stessa? “Sì, abbastanza, anche se quando lavori come corista cambia la tecnica, cioè utilizzi e fai tuoi una serie di escamotage che servono per sistemare alcuni difetti tecnici che avevo. Lo studio mi ha aiutata ad ammorbidirla e a gestirla in maniera diversa.” Ariston 2022, Sanremo. Non ti dice nulla? “Un mese di prove. Abbiamo iniziato il 30 dicembre e sino al Festival ho fatto solo quello, prove su prove – e tamponi su tamponi! Sanremo è stressante, i ritmi sono molto serrati, ma anche bellissimo: poi quando arriva la settimana della manifestazione sei più leggera. Per me è stato divertente: la fatica è nella preparazione, nella fase di avvicinamento all’evento. Poi è una festa. Quest’anno ero nell’Harlem Gospel Choir durante l’esibizione di Achille Lauro.” Corista per Eros Ramazzotti e Laura Pausini: come ti prepari? “Eros è un uomo, Laura una donna e quindi hanno registri vocali diversi. Tutti e due appartengono al mio bagaglio musicale, ai miei ascolti. Dal punto di vista produttivo invece sono molto simili, entrambi lavorano affacciandosi sul mondo, non hanno cioè un orizzonte nazionale.” Cosa fai quando non sei la Monica che canta? “Sono una gattara e una canara e sono socia del rifugio dell’APAS: amo gli animali e l’appoggio, l’amore incondizionato che ti danno.”


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COMUNITÀ

I GESTI CHE CONTANO L’ESPERIENZA DEL TEAMBÒTA: MICHELE LARI RACCONTA IL VOLONTARIATO A RIMINI

DI CRISTINA RIGHI

Siamo a marzo 2020: mentre Rimini si ferma per il lockdown, alcuni amici, tutti tra i 22 e i 30 anni, sentono di dover fare qualcosa. Su 3.000 cartoline che diffondono in città, scrivono a mano: “Sono le piccole cose, le azioni quotidiane della gente comune che tengono a bada l’oscurità”.

FOTO ALESSIA BOCCHINI

Poi ancora: “Possiamo fare qualcosa per te?” Nei tre numeri di telefono segnati in calce, anche quello di Michele Lari, oggi presidente di TeamBòta, l’associazione nata sulla scia di quel primo gesto di vicinanza. Abbiamo incontrato Michele virtualmente, perché è impegnato con un’altra emergenza, ma quello che ci ha raccontato è reale e ci fa capire, all’alba del Metaverso, che certi aspetti del nostro essere umani non possono prescindere dalla relazione con l’altro. Come è cresciuta la vostra realtà in questi due anni? “Da quel messaggio è partito un tam-tam clamoroso, che ci ha fatto vivere già due anni intensi, faticosi e pieni di affetto, amicizie ed emozioni. Il TeamBòta nasce dalla voglia di metterci a disposizione della comunità. Non potendoci incontrare, il gruppo si è formato come digitale e tutto è stato gestito tramite canali social dedicati. I volontari li

IN QUESTA PAGINA, MICHELE LARI PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE TEAMBÒTA. NELLA PAGINA SEGUENTE, ALCUNI DEI VOLONTARI DURANTE UN SERVIZIO.


abbiamo conosciuti fisicamente quattro mesi dopo. La tecnologia ci ha permesso di accelerare e agevolare processi che necessiterebbero di tempo, di comunicare e informare. L’associazione si è costituita il 16 maggio del 2020, ma i volontari che ci aiutavano erano già 200. Basti pensare che, solo nei primi due mesi, sono arrivate quasi 1.400 richieste di aiuto. Oggi gli iscritti sono 150, abbiamo una sede, tanti progetti e iniziative già in essere, come la Spesa Sospesa, che ci permette di supportare più di 300 famiglie in difficoltà.” L’idea che i ragazzi manchino d’iniziativa e si perdano dietro ad uno schermo è diffusa. Cosa ne pensi? “Questo sentimento comune da un lato mi infastidisce, dall’altro mi mette davanti alla realtà. Siamo giovani e sentiamo l’esigenza di coinvolgere anche chi lo è di più. Per questo andiamo nelle scuole e utilizziamo i canali d’informazione dei più giovani.”

“L’ASSOCIAZIONE TEAMBÒTA HA IL FUTURO NELLE SUE MANI. SE VOGLIAMO PROPRIO SOGNARE, SAREBBE BELLO RENDERE IL VOLONTARIATO UN MOMENTO DELLA QUOTIDIANITÀ DELLE PERSONE.”

È difficile far cooperare generazioni diverse? “È una delle sfide più stimolanti. In associazione ci sono persone di età molto diverse e questo ci arricchisce. Il confronto e il dialogo ci regalano momenti di crescita importanti. Ci accomuna il forte desiderio di mettersi a disposizione in maniera totalmente volontaria e gratuita, l’af-

fetto e l’entusiasmo che incontriamo sono incredibili, anche se non è tutto rose e fiori. Ci sono momenti faticosi, ma quando si finisce un servizio con il sorriso, si ha la consapevolezza di aver fatto qualcosa d’importante.” Cosa hai scoperto della realtà delle persone? “Ho scoperto che le situazioni difficili sono all’ordine del giorno. Non avrei mai pensato che così tante persone, nella nostra città, si trovino a dover superare ostacoli molto più grandi di loro. Vedere la paura o il bisogno nei loro occhi ti permette di capire che c’è tanto altro nella vita. Di più urgente, di più importante. Ho anche capito che il tempo che si dona è sempre un investimento che produce una rendita preziosa fatta di emozioni ed esperienze. Ho imparato che le persone insieme possono sfondare i muri o creare qualcosa di bello. Penso che in questo senso il TeamBòta abbia dato un segnale importante alla nostra città.” 43


CULTURA

DUE FACCE UNA MONETA INVIATO RAI, ENNIO CAVALLI MOSTRA IL LATO POETICO

DI LUCIA LOMBARDI

FOTO RICCARDO GALLINI

“Narrare è come bitumare una strada o impermeabilizzare gondole. Fare poesia è piluccare marasche sul ramo, prima che arrivino i corvi. In entrambi i casi, una combinazione di succhi e vernici, un glossario di anticipazioni e collanti,” afferma Ennio Cavalli, riccionese, giornalista e inviato Rai (nella foto all’interno della libreria Mondadori di via Dante, Riccione). Classe 1947, vive tra Roma, la Tuscia e la Romagna, e ha all’attivo un premio Campiello Selezione Giuria dei Letterati, un Premio Viareggio Poesia e un Premio Speciale Camaiore 2019. Nel post-lockdown ha dato alle stampe, quasi in contemporanea, la raccolta di poesie Amore manifesto (edizione La nave di Teseo), con le note di Dacia Maraini e Pupi Avati, e, non contento, anche un romanzo: Parabola di un filo d’erba (Castelvecchi editore). Cosa resta oggi dell’amore? “Dell’amore, oggi come in ogni epoca, resta tutto quello che siamo capaci di rilanciare, di rifon-


“HO SEMPRE CERCATO DI PRATICARE UN GIORNALISMO D’AUTORE, I MIEI MAESTRI SONO SERGIO ZAVOLI ED ENZO BIAGI. SENZA RINUNCIARE A PROIETTARSI OLTRE. L’INVIATO E LO SCRITTORE SONO DUE FACCE SULLA STESSA MONETA.”

dare, di riaffidare alla profondità dei sentimenti e alla meraviglia delle relazioni. Con Amore manifesto vorrei rimettere sul piedistallo che meritano la donna e l’amore. Infatti i miei sono versi aperti, senza dediche specifiche o preordinate, nell’illusione di sfiorare dimensioni disattese e imprudenti. In questo senso il titolo è anche rovesciabile in Manifesto d’amore.” A quale di queste poesie è più legato? “Ce n’è una, brevissima, quasi un paradosso affettuoso. Riassume la questione così: Scegliersi senza incontrarsi / è come lasciarsi senza conoscersi. / Non c’è giurisprudenza al riguardo.” Oggi la poesia può essere un buon antidoto antigravitazionale, come affermava Goethe? “Di più, la poesia è un giubbotto antiproiettile. Non sembra, ma a volte disarma i violenti.” Come è avvenuto il passaggio dal giornalismo alla poesia e alla forma romanzo?

“Ho sempre cercato di praticare un giornalismo d’autore, con uno stile e una visione d’insieme, sulla scia dei miei grandi maestri, Sergio Zavoli ed Enzo Biagi. Con l’obbligo di andare a vedere, di immedesimarsi con l’interlocutore, nei fatti. Senza rinunciare a proiettarsi oltre. L’inviato e lo scrittore sono due facce sulla stessa moneta.” Siamo tutti fili d’erba nel grande prato dell’esistenza? “Bel modo di riassumere, in questa domanda, il senso del mio ultimo romanzo. Ho un podere sul fiume, nella Maremma laziale, dove ancora serpeggiano voci etrusche. Vivere dentro la natura mi ha insegnato che non si torna polvere, si torna erba. O meglio, prima si torna polvere. Subito dopo, erba. Ogni filo è un traslato, una prova di demografia transumana. Siamo tutti fili d’erba. Stesso ardire, stessa parabola. Il mistero del divenire è già spiegato nel grande Libro della natura.”

“Packaging” tradotto letteralmente dall’inglese significa imballaggio. In realtà, però, il termine inglese copre molti più signifi cati di quello italiano. Il packaging è infatti la scienza, l’arte e la tecnologia di avvolgere e proteggere i prodotti per la distribuzione, lo stoccaggio o la vendita. Il packaging, oggi, è molto più di un semplice imballaggio che serve a proteggere la merce. È una forma di comunicazione verbale, contiene e avvolge il prodotto. L’involucro, è la prima immagine che vediamo, la prima sensazione che percepiamo. Spesso è proprio il primo impatto a determinare il successo di un prodotto! Come un packaging efficace va ben oltre la copertura di un prodotto con un involucro, la sua realizzazione è altrettanto importante per garantire la perfetta qualità ottimizzando i tempi e i costi. Da oggi La Pieve Poligrafi ca può offrire ai propri clienti un servizio completo nel settore del Packaging cartaceo, realizzando internamente tutto il processo, dalla stampa alla confezione e, se richiesta, anche l’ingegnerizzazione ottimizzata. Questo grazie a figure professionali specifi che e ad una tecnologia dedicata che mirano a garantire risultati ottimali.




ANNIVERSARI

LA BUONA TRADIZIONE MANLIO MAGGIOLI RACCONTA I TRENT’ANNI DELLA SANGIOVESA

DI LUCIA LOMBARDI

Ogni domenica alle 12, da trent’anni, si siede con la moglie per pranzare al suo tavolo preferito, nella sala che ha allestito con le opere dell’illustre concittadino, il pittore Guido Cagnacci. Uno scrigno di tesori, un inno poetico al suo paese di origine, Santarcangelo di Romagna, in cui Manlio Maggioli è nato e

FOTO FABRIZIO PETRANGELI / GRPHOTO

dove nel 1990 ha aperto l’osteria delle osterie, La Sangiovesa, un condensato della tradizione di questi luoghi e di chi li ha abitati. E poiché il lockdown non ha permesso i festeggiamenti dei 30 anni, lo si fa ora con l’uscita di un volume di ricette e storie: La Romagna in Trent’anni di cucina. Per questo incontriamo Manlio

Maggioli, dentro le antiche mura di Palazzo Nadiani, dove è riuscito a racchiudere con abilità, lungimiranza e visionarietà un condensato della tavola romagnola, “quella preparata dalle nostre mamme, per dimostrarci affetto e cura. Si trattava degli stessi menu proposti dalle osterie di cui il paese era dotato e noto per via dei suoi importanti mercati, frequentati da tutta la Valmarecchia e oltre”. Manlio desiderava preservare i mangiari autoctoni, per degustarli alla “vecchia maniera”, così ha realizzato un locale in cui trovare solo “piada come companatico e vino sangiovese”. Potrà sembrare strano oggi, “ma allora non era una cosa scontata, poiché erano anni in cui la tradizione veniva cancellata!”, precisa il patron. Per lui venire qui è un rito, oggi come allora: “scambiare due parole con le sfogline, osservare i particolari, mangiare un piatto di strozzapreti, così come passeg-


MAGGIOLI HA ACQUISTATO GLI SPAZI, SVILUPPANDO SUCCESSIVAMENTE CON TONINO GUERRA E ALTEO DOLCINI L’IDEA DI FARNE L’OSTERIA DI SANTARCANGELO. “LE COSE BELLE SONO VENUTE FUORI LENTAMENTE,” RACCONTA.

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giare per Santarcangelo, dove mi salutano tutti. Non ho mai perso quel rapporto di intimità con il luogo, come quando accompagnavo i miei genitori a piedi fino ai Cappuccini. O come quando con l’amico Tonino Guerra, per circa 20 anni, abbiamo passeggiato per le contrade del paese vecchio mettendo in campo molteplici progetti o fantasticando su questo luogo. Il Palazzo era del conte Nadiani, figura di grande fascinazione: era un estroso filantropo”. Così Maggioli, appena avuta la possibilità, ha acquistato gli spazi, sviluppando successivamente con gli amici Tonino Guerra e Alteo Dolcini l’idea di farne l’Osteria di Santarcangelo. “Le cose belle sono venute fuori lentamente.” Il segreto della sua visionarietà e del successo come imprenditore sta nel “curare i dettagli dopo aver avuto l’idea. L’invenzione di per sé non conta, è il particolare a caratterizzarla. Mi piacciono le cose tangenti a ciò di cui

già mi occupo. Diventano un completamento della filiera”. Trasmettere senza imporre è per il signor Manlio il segreto del rapporto con figli e nipoti. Per farli volare “si deve essere presenti con discrezione”. In questa trasmissione di passioni e di sviluppo tangente della filiera, nell’appuntamento del cibo con la storia, il testimone lo ha raccolto la nipote Olivia, che lo chiama al cellulare proprio mentre chiacchieriamo: “La Tenuta di Saiano è l’azienda agricola di famiglia, nata dalla volontà di produrre materie prime per l’Osteria. Ora se ne occupa mia nipote, l’unica dei 5 ad avere la passione per questo ambito. Si tratta di 100 ettari di aria pura, in cui si offrono anche piatti con le materie prime prodotte in Tenuta”. Anche qui come a La Sangiovesa ciò che conta è che vi sia coerenza tra l’idea, il suo sviluppo e il modo di vivere il luogo da parte di chi produce e chi fruisce.

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SPORT

COACH DELL’ANNO SIMONA CONTI, DAL SOFTBALL ALLA VETTA FRA I MANAGER IN ITALIA

DI FLAVIO SEMPRINI

IN ALTO, SIMONA CONTI, RICONOSCIUTA DALLA FIBS, FEDERAZIONE DEL BASEBALL, COME MIGLIOR MANAGER ITALIANO PER IL SUO SPORT.

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Per chi, come il sottoscritto, si è occupato di baseball riminese, non è una sorpresa vedere premiata Simona Conti come miglior allenatore italiano dell’anno. La ricordo, giovanissima coach, alle prese con i bambini dei Falcons di Torre Pedrera una ventina di anni fa. “Ho iniziato nel 2004 prendendo in mano le giovanili. Ma già l’anno prima davo una mano,” ricorda Simona. Nei tanti suc-

FOTO RICCARDO GALLINI

cessi nelle categorie giovanili che questa società ha ottenuto, c’è il suo zampino. Quest’anno è stata riconosciuta come miglior “manager” italiano – così si chiama il capo allenatore nel baseball – dopo una votazione organizzata dal Comitato nazionale tecnici della Fibs, la federazione del baseball: Simona è la migliore di tutti in un mondo prettamente maschile nel quale le allenatrici donne si contano sulle dita di una mano. Simona viene dal softball, ha giocato nel Rimini dal ’94 fino al 2001, quando la società si è sciolta. Poi a Lucca, Bologna e San Marino. Nelle nazionali di softball ha fatto tutta la trafila delle giovanili partecipando a Europei e Mondiali di categoria arrivando fino alla Nazionale preolimpica, prima che un incidente alla spalla la fermasse. “Diventare allenatrice di baseball è stato un caso,” racconta. “Quando Davide Sartini, il manager delle giovanili dei Falcons, mi chiese di dargli una mano, mi trovai catapultata in un mondo che non conoscevo. In realtà, qualche tempo prima avevo partecipato al corso per tecnici, giusto perché lo frequentavano alcune mie compagne di squadra.”

Ma cosa vuol dire allenare una squadra di ragazzini? “Ci vogliono tanta pazienza e tanto adattamento: in più di quindici anni ho notato un cambiamento comportamentale che, come allenatore, devi saper interpretare. È anche una soddisfazione, perché li vedi crescere dal punto di vista umano e sportivo. Ti rendi conto del ruolo importante dello sport nella crescita. Poi vuol anche dire gestire i genitori che sono impegnativi, ma importanti per il loro ruolo di volontari, fondamentale in uno sport piccolo come il nostro.” La sua bravura l’ha portata in Nazionale. Oggi è bench coach, cioè allenatore in seconda, delle Nazionali under 12 e under 15 di baseball. È lei che studia le strategie vincenti con il manager. E nel Torre Pedrera Falcons coordina il lavoro di tutti i tecnici. E della posizione delle donne nello sport? “Penso che soprattutto nei ruoli tecnici, possano avere una marcia in più. Sono metodiche, organizzate e strutturate. Sono più psicologhe rispetto agli uomini, cosa fondamentale quando il livello della competizione si alza. Siamo anche più emotive, e questo può avere dei pro e dei contro.”


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