Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/12/2000 n. 34- EURO 3,00.
R I M I N I N° 1 MARZO/APRILE 2020
FONTANOT
Laura
IL FATTORE FEMMINILE
RITORNO ALL’ANALOGICO / Fotografie slow RISTORAZIONE / Il giusto taglio LEONARDO CORBUCCI / Destinazioni ambiziose
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EDITORIALE
SOMMARIO
I
Inauguriamo il 2020 per Rimini IN Magazine: abbiamo celebrato questo nuovo inizio, più motivati che mai ad accompagnare e raccontare la città, nonostante l’emergenza Coronavirus. Abbiamo parlato con Laura Fontanot, vicepresidente del gruppo di famiglia, riminese trapiantata a Milano; siamo entrati nelle cucine di quattro imprenditrici riminesi che nel tempo libero si dedicano ai dolci, per poi passare al mondo di pellicole e archivi storici che stanno tornando sempre più alla ribalta nel mondo della fotografia professionale e non. Ci siamo chiesti come si confrontano quattro ristoratori della nostra Provincia con la carne e la filiera dell’allevamento. Abbiamo incontrato Emma Petitti, neoeletta presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, il presidente di APT Servizi Davide Cassani e molti altri. Buona lettura. Andrea Masotti
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Laura Fontanot
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CUCINARE
Donne dolcissime
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Fotografie slow
Un team creativo
VOLARE
Leonardo Corbucci
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SCEGLIERE
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Se non diversamente specificato, le foto sono state gentilmente fornite dagli uffici stampa o acquistate su banche dati.
CONVIVERE
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SCATTARE
INCLUDERE
Il giusto taglio
DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Irena Coso ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Irena Coso STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XX - N. 1 Chiuso per la stampa il 6/03/2020 Collaboratori: Matteo De Angelis, Giorgia Gianni, Lucia Lombardi, Gaia Matteini, Gianmaria Rosati, Manuel Spadazzi, Antonella Zaghini. Fotografi: Pasquale Bove, Riccardo Gallini, Diana Lapin, Flavio Ricci, Giorgio Salvatori, Antonella Zaghini, Elisabetta Zavoli, Alessandro Zini.
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Margherita e Damiano Tercon
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CORRERE
Paolo Diana
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PEDALARE
Davide Cassani
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CRESCERE
Mirko Ricchi
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CREARE
Simonetta Barbarossa Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine
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RAPPRESENTARE
Emma Petitti
Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.
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ABITARE
Lo spirito della villa
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ANNOTARE
30 dolcissime CANDELINE MORCIANO Sono passati
L’allenamento LENTO RIMINI Gli orari della palestra ti stanno stretti? Preferisci a un allenamento cardio fitness più introspettivo? Elisabetta Ferrari (https://elisabettaferrari.life), un’insegnate di Nia e Qi Gong, organizza lezioni di gruppo e personalizzate. Se la giornata lo consente, un parco, oppure la spiaggia saranno lo spazio perfetto per allenare corpo e mente. In caso di pioggia si lavora in palestra. “Partecipare alle lezioni di Nia e Qi Gong,” spiega la trainer riminese, “è il modo migliore per curare la relazione con noi stessi e gli altri, scoprire una rinnovata stima e gratitudine nei confronti della vita.” Due i percorsi a cui si può accedere: Qi Gong, la silenziosa e paziente arte cinese che migliora la capacità di percepire la propria forza vitale e riduce ansia e stress; e Nia, una disciplina nata negli anni ’80 in California che unisce danza, yoga e arti marziali, adatta anche ai neofiti del fitness.
Insieme verso IL CAMBIAMENTO SAN MARINO Promuovere il cambiamento è una delle più grandi sfide
di oggi. Esiste un’analogia fra la mobilità sostenibile e il movimento fisico che guida al benessere della persona. Da questa scintilla parte la collaborazione fra Audi Reggini e iPersonalTrainer. Il 2020 si apre infatti con un’importante partnership fra i due gruppi all’insegna della sostenibilità, partita con la consegna della prima Audi A1 Citycarver dalla concessionaria sammarinese al team di professionisti del benessere. Questa è solo la prima di una serie di azioni di comarketing che Audi Reggini e iPersonalTrainer hanno in cantiere per il 2020. “All’apparenza possiamo risultare due mondi lontani, invece abbiamo la stessa visione: ci unisce la sostenibilità,” sottolinea Stefano Sorbino di iPersonalTrainer. “Da tempo lavoriamo per rendere i nostri percorsi ad personam sempre più sostenibili. Adottiamo soluzioni che siano davvero percorribili nella vita moderna, dove tempo e risorse in generale scarseggiano. iPersonalTrainer guida le persone al cambiamento attraverso la cultura e la pratica del benessere.” “L’innovazione è sempre alla base delle strategie aziendali del Gruppo Reggini di cui ricorre il 70° anniversario proprio quest’anno,” commenta Maria Reggini. “In questo momento nell’automotive il termine innovazione equivale a mobilità sostenibile. La scelta di accostare l’immagine della nostra azienda a quella di iPersonalTrainer nasce proprio dalle medesime volontà nei propri settori e dalla mission della stessa casa automobilistica Audi, che si sta impegnando nell’economia circolare e nell’obiettivo zero emissioni entro il 2025.”
pochi mesi dal trentesimo compleanno di una vera eccellenza del nostro territorio. 30 anni fa, infatti, le strade di Morciano di Romagna venivano attraversate per la prima volta dal profumo dei dolci fatti in casa da Pasticceria Garden, e la piccola bottega di allora iniziava un lungo e fortunato cammino imprenditoriale. Nel tempo, il servizio di Pasticceria Garden si è ampliato verso settori complementari, come wedding e catering per grandi eventi. Anche la presenza sul territorio è cresciuta: la grande sede di Morciano di Romagna è diventata simbolo di prestigio e qualità, e ospita ogni giorno il pubblico di tutte le città limitrofe. Per festeggiare, i soci Enzo Tagliaferri e Claudio Castiglione hanno dato un nuovo taglio all’identità del brand: dal logo al packaging dei prodotti, dai menù alle tovaglie, ogni elemento grafico è stato ridisegnato per elevare la percezione dell’azienda e rendere la sua comunicazione più fresca e moderna. Tanti auguri, Pasticceria Garden!
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ESSERE
Il fattore
FEMMINILE VICE-PRESIDENTE DEL GRUPPO DI FAMIGLIA, LAURA FONTANOT STA ACCOMPAGNANDO LA TRASFORMAZIONE DELL’AZIENDA, UN OBIETTIVO CHE LA SPINGE A CHIEDERE SEMPRE IL MEGLIO. di Lucia Lombardi / ph Diana Lapin
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L’avevamo incontrata quando ricopriva il ruolo di Head of design, ora la ritroviamo alla vice-presidenza del gruppo di famiglia. Lei è la nostra donna di copertina, Laura Fontanot, nata a Rimini, da madre riminese e padre istriano (da qui il cognome). Ha frequentato l’università a Bologna per poi trasferirsi a Milano per lavoro. Oggi riveste un “ruolo di grande responsabilità e di rappresentanza oltre che di doveri”, racconta dalla città meneghina. “Venticinque anni fa sono entrata in azienda con un ruolo differente: Communication Director, visti gli studi artistici che avevo eseguito.” Fontanot è storicamente il marchio di riferimento nel settore delle scale e ne testimonia l’evoluzione da elemento d’architettura funzionale ad architettura narrativa. Un’azienda che crea una nuova cultura scommettendo sulla qualità del prodotto e sulla cura del dettaglio. Il brand Fontanot, ripensato nel 2008, ha saputo aprirsi al futuro con uno spirito industriale rinnovato e diversificando la produzione. Una
realtà imprenditoriale forte che, esprimendo un sistema di valori umani e industriali, ha stabilito una relazione di continuità tra passato e futuro. Per lei è stato naturale entrare in azienda? “Abbastanza, direi. È stato il naturale compimento di un percorso che ho iniziato con mio padre, che mi coinvolgeva nel suo lavoro mentre ero ancora in Accademia a Bologna. Mi fece incominciare a progettare stand fieristici, essendo uscita appunto dalla sezione Scenografia. Poi conseguii un master di Communication Manager alla Bocconi e iniziai a organizzare eventi e a mantenere rapporti con la stampa.” Lei rappresenta la terza generazione, cosa è Fontanot oggi? “Dopo più di 70 anni, non è facile dire che cosa sia oggi il Gruppo Fontanot ma credo di poterlo riassumere così: è un’industria che sa coniugare storia e tradizione. Fontanot è un’azienda 4.0 che guarda sempre avanti con passione e attenzione in tutto ciò che fa. Siamo un’azienda che come
core business ha sempre prodotto scale di ogni tipo e genere e ora ci siamo evoluti allargando la gamma prodotti con ringhiere, balaustre e finestre in PVC e alluminio.” Quali i numeri dell’azienda? “Siamo tra i leader in Europa nel settore delle scale con un fatturato che, nel 2019, è stato di 32 milioni di Euro e con l’obiettivo di arrivare a 35 milioni entro fine anno. 210 dipendenti, 4 sedi in Italia e un 65% di export, questi sono altri numeri che evidenziano come la nostra azienda si sia ormai ritagliata un ruolo da protagonista in Europa e non solo. Infatti, oltre al mercato interno, riscuotiamo grande successo soprattutto in Germania e Francia e, oltrepassando l’oceano, negli Stati Uniti.” Qual è la sua impronta manageriale, e da cosa è caratterizzata? “Mi piace pensare che, quale unica donna del CdA, sia riuscita a portare un tocco femminile in azienda, anche se non voglio certo cadere in facili luoghi comuni. Sono una perfezionista ma, allo stesso tempo, non amo la rigidità per cui cerco di coniugare versatilità e precisione e non è sempre facile. Mi aiuta molto vivere a Milano per avere sempre una visione manageriale attuale.” Di cosa va più fiera? “Se parliamo dell’azienda, sono 12
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fiera di come ha saputo superare ogni avversità. Grazie all’aiuto di tutti siamo riusciti a superare ogni crisi e ora i numeri ci danno ragione. Abbiamo scommesso sulla nostra forza famigliare e ne siamo davvero contenti. Sono fiera del nostro AD, Massimiliano Pianacci, che è uno di noi, di famiglia.” Come si lavora a livello di welfare? “Il gruppo che rappresento da anni è molto sensibile alle tematiche del cosiddetto Welfare Aziendale. Ogni dipendente riceve un bonus variabile di 1.200 Euro annualmente in relazione a obiettivi stabiliti dal CdA del Gruppo Fontanot. A questa forma di incentivo variabile ne abbiamo prevista fin dal 2005 una fissa, del valore di 250 Euro per l’acquisto dei libri scolastici per ogni figlio dei dipendenti fino al compimento del 18° anno di età. Qualora il costo dei libri fosse inferiore a 250 Euro, la differenza può essere spesa per l’acquisto di altre merci presso esercizi convenzionati (forma detta carrello della spesa). Ultimo tema molto importante, ogni donna del gruppo Fontanot, in caso di maternità, ha diritto fino al 36° mese di età del figlio a usufruire del part time.” Quali skills devono avere i suoi collaboratori? “Trasversali. Mi spiego meglio, oggi più che mai sono fondamen-
“MI PIACE PENSARE DI AVER PORTATO UN TOCCO FEMMINILE IN AZIENDA. SONO UNA PERFEZIONISTA MA NON AMO LA RIGIDITÀ PER CUI CERCO DI CONIUGARE VERSATILITÀ E PRECISIONE E NON È SEMPRE FACILE,” RACCONTA LAURA FONTANOT.
tali anche la capacità di comunicare, di lavorare in gruppo e di risolvere i problemi. Non dimentichiamo l’educazione e lo spirito di iniziativa.” Quali difetti la irritano negli altri e quali pregi apprezza di più? “Non accetto proprio la maleducazione, l’ipocrisia e il moralismo. Amo, invece, la gentilezza, la sincerità nel bene e nel male, anche nei miei dipendenti.” Cosa pensa delle quote rosa? “Beh, senza cadere nel retorico, sono convinta, e ne abbiamo le prove a livello internazionale, che molte donne possano ricoprire ruoli importanti nel mondo del lavoro avendo competenze e ambizioni. Penso che se l’uomo usasse le capacità intellettuali femminili con più consapevolezza ne gioverebbe parecchio sul lavoro. La donna può avere delle capacità
IN APERTURA E NELLA PAGINA SEGUENTE, LAURA FONTANOT. IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, DA SINISTRA: IL PRESIDENTE FRANCESCO FONTANOT, L’AD MASSIMILIANO PIANACCI, LAURA FONTANOT E MICHELE FONTANOT, VICE-PRESIDENTI.
“CREDO CHE MOLTE DONNE POSSANO RICOPRIRE RUOLI IMPORTANTI AVENDO COMPETENZE E AMBIZIONI. SE L’UOMO USASSE LE CAPACITÀ INTELLETTUALI FEMMINILI CON PIÙ CONSAPEVOLEZZA NE GIOVEREBBE PARECCHIO,” DICHIARA LAURA FONTANOT.
superiori usando bene la sua sensibilità, che è proprio quella che la contraddistingue.” Come donna e come manager, come si definirebbe? “Credo di essere una buona ascoltatrice, pragmatica e cerco di mettere al primo posto sempre la visione strategica per andare dritta al risultato, grazie alla tenacia e a una buona dose di intuito.” Lei è attenta ai nuovi canali di comunicazione? “Se parla di Internet e in particolare dei social sì, assolutamente. Senza abusarne troppo ovvia-
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mente, ma credo fermamente che siano un bel mezzo di comunicazione efficace e immediato. La comunicazione con il web è passata da massificata a individuale, fino a diventare internazionale e globale. Così come con i messaggi in chat, che sono passati da one to one a one to many, il flusso del processo comunicativo può essere unidirezionale, bidirezionale e multidirezionale, tutto questo mi affascina. Io mi sento un po’ come i Millennials che utilizzano i nuovi mezzi di comunicazione con grande abilità, come se fossero parte della loro vita. In azienda, ad esempio, diversificare i canali di comunicazione è stato vitale. Infatti siamo stati tra i primi a scommettere sull’e-commerce che oggi cresce del 30% ogni anno.” L’eccellenza italiana ha ancora appeal nel mondo? “Certamente, è una delle poche certezze del nostro sistema economico. Basta vedere il successo del Salone del Mobile per capire che il mondo continua a essere affascinato da tutto ciò che il Made in Italy rappresenta.” Come domina la tensione da
performance? “Facendo sport, ballando tango e bevendo ogni tanto un bicchiere di vino.” Si ritiene ambiziosa? Se sì, in che termini? “Molto ambiziosa direi. Vorrei sempre il meglio.” Come impiega il suo tempo per ricaricarsi dopo viaggi e riunioni? “Adoro viaggiare e rilassarmi in hotel con spa e terme, se possibile.” Cosa l’appassiona? “Sicuramente l’arte e l’architettura, poi tanto andare in barca a vela e in montagna.” Cosa porterebbe con lei su un’isola deserta? “La cioccolata. Scherzo, non ci andrei proprio!” Come si vede da qui a 10 anni e dove vorrebbe portare l’azienda? “Mi vedo sempre in forma, sempre pronta a viaggiare per conoscere il mondo. L’azienda la vorrei portare sulla luna!” Le scale aiutano a salire, e si sa, sognare e desiderare porta in alto, sino alle stelle.
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P
testo e foto di Antonella Zaghini
“Preparare dolci è una cura per l’anima.” Dopo aver battagliato tutta la settimana nelle aule di tribunale, Chiara Quadrelli e Jessica Valentini, le due avvocatesse che hanno dato vita ad Allegro Dolce, si rilassano accendendo il forno e preparando impareggiabili torte dallo stile backery. Si occupa della parte marketing e pubblicità dell’azienda di famiglia Alessandra Baldinini, ma è accomunata dal medesimo spirito: “Preparare un dolce è un momento di relax.” Lo stesso per Marisa Pondini, che vizia le clienti del suo centro estetico con biscottini e altre dolcezze homemade. Una vita intensa, il lavoro nell’azienda di famiglia, il brand di calzature Baldinini, lo sport, la sua famiglia, ma quando arriva sera Alessandra Baldinini si ritaglia il suo sweet moment. “Preparare dolci,” racconta, “è il mio modo di rilassarmi. Terminata la giornata lavorativa mi piace preparare ciambelloni, muffin, biscotti e torte da credenza perfette per finire il giorno dopo sulla tavola della colazione.” Super sportiva, attenta a ciò che porta in tavola, Alessandra ha un occhio molto particolare per il
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dolce in versione fit: una coccola per l’anima senza troppi sensi di colpa. Ci accoglie nella sua cucina di sabato mattina con una presentazione di dolci da acquolina in bocca: ciambellone alla menta con gocce di cioccolato, plumcake allo yogurt e mandorle, muffin giganti al doppio cioccolato e altri più piccoli nella variante limone con semi di papavero. Cucinare le è sempre piaciuto, fin da ragazzina. A insegnarle i primi segreti sono state le zie materne, poi è andata avanti da sola. “Sono una persona molto sportiva,” sottolinea. “Ci tengo a mangiare in maniera bilanciata. Mi piacciono i dolci ma cerco di elaborare sempre delle versioni salutiste. Per esempio, usando ingredienti bio, sostituendo i grassi animali, come il burro, con altri di tipo vegetale.” Bastano poche accortezze per trasformare un dolce in stile bomba calorica in qualcosa di sano e goloso. Come il suo cavallo di battaglia, quello che più spesso le viene chiesto dagli amici quando la invitano a cena: il tiramisù. “Con piccole accortezze persino il tiramisù diventa healthy. Non è detto che per forza vada fatto con il mascarpone, si può utilizzare della buona
IN ALTO, ALESSANDRA BALDININI NELLA SUA CUCINA.
“CI TENGO A MANGIARE IN MANIERA BILANCIATA,” SOTTOLINEA ALESSANDRA BALDININI. “MI PIACCIONO I DOLCI MA CERCO DI ELABORARE SEMPRE DELLE VERSIONI SALUTISTE. PER ESEMPIO, USANDO INGREDIENTI BIO E SOSTITUENDO I GRASSI ANIMALI.”
ricotta e gusto e salute sono assicurati.” Curiosi di provare qualche sua ricetta? Seguitela sul suo profilo Instagram @aledolci e troverete tantissime ispirazioni. Marisa Pondini, titolare del centro estetico di Rimini Alma Beauty, tra i fornelli si trova perfettamente a suo agio: “Mi piace cucinare e i dolci sono la mia passione.” I suoi biscottini con uvetta e vino rosso sono irresistibili. E quando ne fa un’infornata in più, la porta nel suo salone di bellezza per viziare le clienti: caffè e biscottini casalinghi! Meglio di una colazione al bar. La raggiungiamo un lunedì pomeriggio nella sua cucina, inondata di profumo di biscotti caldi, appena sfornati. “Sono senza burro e senza uova, solo un po’ di olio di semi, farina, zucchero e quell’accoppiata
vincente del vino rosso insieme all’uvetta,” spiega Marisa. “Cerco sempre di farne un po’ di più per portarli nel mio salone, mi piace viziare le mie clienti così come le persone che frequento, le mie amiche e le mie figlie, per esempio.” Fra le sue coccole che difficilmente si scordano ci sono i cioccolatini con il riso soffiato insieme alle nocciole e le mandorle pralinate. Li mette nel vaso di vetro e sono una tentazione da assaporare quando si arriva. Brava nei dolci, ma anche nei piatti della tradizione Marisa non scherza. “A proposito di piatti della tradizione, quest’inverno è successa una cosa davvero divertente. Ho insegnato a fare i cappelletti alle colleghe di mia figlia: molte di loro non sono romagnole e non conoscevano la ricetta. AbIN MAGAZINE
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IN ALTO, MARISA PONDINI E I SUOI DELIZIOSI BISCOTTI. NELLA PAGINA SEGUENTE, JESSICA VALENTINI E CHIARA QUADRELLI CON UNA DELLE LORO CHIFFON CAKE.
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biamo trascorso un pomeriggio in cucina e alla fine sono andate via tutte soddisfatte con il loro vassoio pronto da gustare durante le feste in famiglia.” Tornando al capitolo dolci, anche per Marisa il tiramisù è da applausi, preparato con una ricetta segreta fatta con i biscotti secchi imbevuti nel caffè invece dei classici savoiardi. “L’ho imparata,” rivela, “sui banchi di scuola quando tanti anni fa alle medie si faceva lezione di educazione tecnica. Da allora è il mio dolce del cuore.” Avvocato prestato alla magistratura onoraria Chiara Quadrelli, avvocato giuslavorista Jessica Valentini, sono le due anime di Allegro Dolce, un progetto che nasce dalla passione per le torte e dal gusto di condividerle. La loro specialità sono le chiffon cake, quei ciambelloni alti guarniti con colate di cioccolato fuso, zuccherini, meringhe e altre
I BISCOTTI DI MARISA PONDINI “SONO SENZA BURRO E SENZA UOVA, SOLO UN PO’ DI OLIO DI SEMI, FARINA, ZUCCHERO E QUELL’ACCOPPIATA VINCENTE DEL VINO ROSSO INSIEME ALL’UVETTA. CERCO SEMPRE DI FARNE UN PO’ DI PIÙ PER PORTARLI NEL MIO SALONE.”
dolcezze che abbiamo imparato a conoscere dai telefilm a stelle e strisce. La loro amicizia risale alle fine degli anni ’90 quando, neolaureate, iniziano a fare pratica nel medesimo studio legale. Professionalmente prendono strade diverse, ma la passione per le torte le tiene unite. “Ci siamo sempre tenute in contatto scambiandoci pareri sulle ricette. La
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scintilla che ci ha portato a creare Allegro Dolce è arrivata qualche Natale fa, quando ho regalato a Jessica un libro dedicato alle chiffon cake,” racconta Chiara. Nel dicembre del 2018 nasce una pagina Instagram, insieme alla sua gemella Facebook, da acquolina in bocca. “Ricordo ancora il nostro debutto,” prosegue Jessica. “Siamo partite con delle scatole vintage, recuperate una per una nei mercatini, ricolme di biscottini natalizi.” Da lì sono arrivate le loro impareggiabili torte da credenza come quella che ci attende in cucina: una invitante chiffon cake pronta per essere guarnita, sul tavolo zuccherini di ogni foggia e colore e il cioccolato che lentamente si scioglie sul fuoco. È un attimo, Chiara e Jessica con movimenti rapidi e precisi iniziano a decorarla. Il risultato finale è wow! “Adoriamo questo tipo di torte, sanno di casa ma con un pizzico di finezza. Anche se può apparire complicato,” assicurano, “è un dolce alla portata di tutti che insegniamo nei nostri corsi 20
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“ADORIAMO QUESTO TIPO DI TORTE, SANNO DI CASA MA CON UN PIZZICO DI FINEZZA. ANCHE SE PUÒ APPARIRE COMPLICATO,” ASSICURANO JESSICA E CHIARA, “È UN DOLCE ALLA PORTATA DI TUTTI: BASTA UN FRULLINO, SENZA COMPLICATI ROBOT DA CUCINA.”
di cucina, dove tutto quello che viene preparato si fa con semplici strumenti: basta un frullino, senza complicati robot da cucina.” Tra chiacchiere, profumi di vaniglia e nuvole di zucchero, Chiara e Jessica non smettono di sognare e fantasticano sul futuro: “Il giorno che ci stancheremo di girare per aule di tribunale, ci piacerebbe aprire una piccola pasticceria con annessa sala da te. Per il momento ci limitiamo a collezionare immagini di vetrine e posticini particolari… Ma nella vita mai dire mai!”
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SLOW
DAI FOTOGRAFI AGLI ARCHIVI PIÙ IMPORTANTI DI RIMINI, IN UN MONDO DOVE TUTTO CORRE, LA CITTÀ STA RISCOPRENDO LA PASSIONE PER LA PELLICOLA E L’AMORE PER L’ATTESA DELLO SVILUPPO. di Gaia Matteini / ph Pasquale Bove
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I tempi cambiano, il mondo si trasforma freneticamente insieme ai modi di vivere, alle abitudini, al progresso scientifico, alle caleidoscopiche declinazioni che assume ogni aspetto della cultura e del pensiero. Anche le diverse forme artistiche sono soggette a questa rapidissima corsa e vivono in rapporto con le innovazioni tecnologiche, capaci di supportare l’arte nel suo incessante fluire. Nel campo della fotografia tutto questo è evidente, se si pensa all’enorme diffusione che hanno conosciuto le immagini digitali, caratterizzate da incredibile velocità di esecuzione e infinite possibilità di modifica in post-produzione, elementi in sintonia con il frenetico mondo delle immagini in cui viviamo. Eppure, qualcosa sta cambiando e – come ciclicamente accade in altri settori dell’espressività umana – anche la fotografia conosce l’incanto per ciò che fu: ecco quindi il ritorno alla analogica, al piacere materico delle immagini da sfogliare, all’attesa del come sarà venuto lo scatto, alla poesia di un processo di produzione che non conosce la funzione undo. Anche nel mondo dei fotografi professionisti, questo ritorno di fiamma è percepito come “un’interessantissima possibilità”, come sottolinea Pasquale Bove, fotografo che fin dagli anni ’80 lavora per la Gazzetta di Rimini, Il Resto del Carlino, Ansa, documentando l’evoluzione della vita riminese, attraverso immagini confluite in un archivio di oltre 2 milioni di scatti. Bove – i cui scatti sono stati pubblicati da grandi testate internazionali, come nel caso delle immagini ottenute durante lo scontro tra hooligans ai Mondiali di calcio Italia ’90 poi finite sulle pagine del New York Times e del Daily News – evidenzia come “il mondo del digitale ha appiattito tutto, in una frenetica riproduzione seriale dove manca lo spazio per le competenze del professionista, un universo in cui la tecnologia ha permesso di ottenere immagini, senza spendere nulla,
senza valorizzare il lavoro del fotografo.” E aggiunge: “Anche nel fotogiornalismo si assiste alla perdita dell’importanza di essere nel posto giusto al momento giusto: all’epoca noi professionisti lavoravamo giorno e notte, alla ricerca di scatti. Ora tutto è serializzabile, estremizzato nella ricerca del sensazionalismo. Il ritorno a una fotografia pensata, più complessa, se da un lato permetterà di evidenziare la distanza tra professionisti e non, dall’altro dimostra che, in un mondo ove il presente è complesso e il futuro incerto, la curiosità per il passato rappresenta per il singolo la ricerca di un senso.” Stesso apprezzamento per il ritorno dell’analogico anche nella vi-
“IL RITORNO A UNA FOTOGRAFIA PENSATA, PIÙ COMPLESSA, PERMETTERÀ DI EVIDENZIARE LA DISTANZA TRA PROFESSIONISTI E DIMOSTRA CHE LA CURIOSITÀ PER IL PASSATO RAPPRESENTA LA RICERCA DI UN SOSTEGNO, DI UN SENSO,” DICHIARA PASQUALE BOVE.
sione di Emanuele Casalboni, fotografo riccionese che fin dalla tenera età mastica il mondo della fotografia, prima accanto al padre – titolare di un pionieristico negozio che nel 1984 diventa il primo centro italiano con laboratorio interno – e poi con una propria realtà, divenuta negli anni riferimento per professionisti e appassionati di immagini. Casalboni – che con il suo showroom Villino ’84 è specializzato in fotografie di matrimoni – evidenzia come “l’avvento del digitale ha portato a scattare molto e fotografare poco: l’analogico coincide con una ritrovata poesia, riporta alla necessaria capacità di soppesare gli scatti che permettono di IN MAGAZINE
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“LE FOTOGRAFIE CATALOGATE ALLA GAMBALUNGA,” RACCONTA LA DIRETTRICE ORIANA MARONI, “RAPPRESENTANO LA CITTÀ DEGLI ULTIMI SUOI 150 ANNI: FOTO SCATTATE PER DOCUMENTARE, DENUNCIARE, PUBBLICIZZARE, PER DILETTO O PROFESSIONE.”
IN APERTURA, UN’IMMAGINE DELL’ARCHIVIO DEL FOTOGRAFO PASQUALE BOVE, ROTRATTO IN QUESTA PAGINA IN ALTO. IN BASSO, LA DIRETTRICE DELLA BIBLIOTECA GAMBALUNGA ORIANA MARONI.
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riprovare l’emozione della scoperta, quella che ricercavano i clienti degli anni Novanta, quando il nostro negozio era aperto anche di domenica, per permettere ai vacanzieri di godere quasi immediatamente degli scatti realizzati durante le ferie.”
A sottolineare la bellezza “della poesia insita nell’analogico” c’è anche Massimo Soci, titolare del negozio riminese in via Cairoli. Sorto nel 1934 dalla passione del nonno Domenico e continuato con il padre Carlo, è tuttora il punto di riferimento per la fotografia a Rimini. Soci evidenzia quanto la rete, i social e le nuove tecnologie abbiano “cambiato il rapporto tra fotografo professionista e pubblico, che ha visto nel digitale l’opportunità di scattare quasi a costo zero e di modificare le immagini, che non richiedono così nessuna particolare esperienza nel settore della fotografia.” “In realtà,” aggiunge, “le emozioni veicolate dall’analogico sono un surplus che solo una fotografia pensata, stampata e ragionata può offrire, ed è con-
solante osservare la curiosità che provano anche i giovanissimi per questo mondo, che sta varcando le soglie dei social, come ad esempio Instagram, dove il dilagante utilizzo delle nuove macchine fotografiche analogiche dimostra che l’apporto positivo di questo recupero proveniente dal passato sta investendo anche il mondo dei millenials.” L’attrazione verso modalità iconografiche sorte in passato assume declinazioni diverse e tocca anche l’universo delle fotografie d’epoca: sono ormai tantissimi i forum, le pubblicazioni editoriali, le pagine Facebook, i siti, le biblioteche e gli enti che raccolgono materiale fotografico proveniente da archivi, collezioni, lasciti e ritrovamenti capaci di documentare volti, personaggi, vite che regalano una vera e propria finestra affacciata sul passato. A Rimini la Biblioteca Gambalunga vanta un archivio fotografico costituito nel 1974, che raccoglie più di un milione e mezzo di immagini, di cui circa 40.000 fotografie appartenenti alla raccolta iconografica storica, composta da acquisti, lasciti e archivi corposissimi come quello di professionisti quali Davide Minghini e Venanzio Raggi: una documentazione straordinaria della storia locale, delle origini della fotografia e degli eventi cruciali a partire dal primo ’900, che consente di analizzare ogni aspetto della vita
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quotidiana, dei costumi, dell’evoluzione del territorio, dello sviluppo sociale ed economico, della città. “Un patrimonio,” afferma la direttrice Oriana Maroni, “che evidenzia quanto la fotografia, il suo uso artistico, è per sua stessa natura un’interpretazione, come già sottolineava la storica americana Martha Sandweiss quando asseriva che essa ha la capacità di evocare piuttosto che di dire, di suggerire piuttosto che di spiegare. Anche una sola immagine può raccontare storie, che sono costitutive della nostra identità, del nostro esserci. La fotografia fissa quindi la nostra narrazione,
SONO ORMAI TANTISSIMI I FORUM, LE PUBBLICAZIONI EDITORIALI, LE PAGINE FACEBOOK, I SITI, LE BIBLIOTECHE E GLI ENTI CHE RACCOLGONO MATERIALE FOTOGRAFICO D’EPOCA PROVENIENTE DA ARCHIVI, COLLEZIONI, LASCITI E RITROVAMENTI.
dà testimonianza del discorso su ciò che siamo, del nostro divenire, e come evidenziava Roland Barthes è un certificato di presenza. Il fascino per la fotografia sottende la necessità di sentirsi esistere, di sfuggire all’eterno presente in cui stiamo scivolando.” “Le fotografie catalogate alla Gambalunga,” aggiunge Maroni, “rappresentano l’archivio totale del vissuto collettivo della città degli ultimi suoi 150 anni: foto scattate per documentare, denunciare, pubblicizzare, per diletto o professione.” Il ritorno all’analogico, alle stampe che offrono un’esperienza multisensoriale lontana dalla fredda osservazione di immagini su un display, alla condivisione delle emozioni che si provano nello 26
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scatto, nell’attesa e nell’esperienza materica che caratterizza questa tipologia di fotografia, dimostra probabilmente che si possono superare le parole del vice presidente di Google, Vint Cerf, che sottolineava il pericolo insito nell’entusiasmo per la digitalizzazione, causa del deserto digitale, in cui per le generazioni future non ci sarà traccia fisica della nostra memoria: forse sarà proprio il ritorno di fiamma per l’immagine pensata a costituire un primo importante passo in direzione della nuova valorizzazione delle fotografie, eredità inestimabile per la conservazione della nostro passato.
IN BASSO, IL FOTOGRAFO RICCIONESE EMANUELE CASALBONI E, SOTTO, IL TITOLARE DEL NEGOZIO DI FOTOGRAFIA MASSIMO SOCI.
LO STUPORE DEI MENÙ AL BUIO. IL RISTORANTE DA MARIO È ANCHE SORPRESE APPETITOSE, MODERNE, EMOZIONANTI, DI UNA ELEGANZA INFORMALE, SEMPLICE E CONVIVIALE, DOVE IL CIBO È SCOPERTA, MERAVIGLIA, STUPORE. COME I MENÙ AL BUIO, CENE TEMATICHE PERIODICHE CUI SI ADERISCE ABBANDONANDOSI ALLA SCOPERTA DEI SAPORI DI TRADIZIONI VICINE E LONTANE, RIVISITATI PER L’OCCASIONE. AL DESCO POSSONO SEDERSI SCONOSCIUTI E AMICI, PER UNA CONDIVISIONE IN ARMONIA TRA ABBINAMENTI SEGRETI E SCENOGRAFIE UNICHE.
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SCEGLIERE
Il giusto
TAGLIO
QUANTI MODI ESISTONO DI CUCINARE UN GUSTOSO TAGLIO DI CARNE? QUATTRO RISTORATORI RIMINESI CI RACCONTANO IL LORO RAPPORTO CON LA FILIERA D’ALLEVAMENTO E LE LORO RICETTE VINCENTI. di Lucia Lombardi / ph Giorgio Salvatori
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La propria posizione rispetto a ciò che avviene attorno a noi la si crea anche a tavola, con scelte culinarie precise, etiche, premiando chi propone materie prime che rispettino il mondo che ci attornia, seguendo ritmi naturali, calmi, non alterati al fine di lucrare alle spalle altrui e a dispetto della salute umana. Permettendoci di fidarci, perché sappiamo ciò che mangiamo. Suo nonno commerciava bestiame e, a fine trattativa, la nonna preparava pranzi per sensali e compratori. Fino a che, là dove c’era la stalla, fu aperto un ristorante, La Rocca di Verucchio. Un luogo di tradizione che si affaccia sulla costa, sostenuto dall’abbraccio della Valmarecchia: Michele Andruccioli, appassionato figlio e nipote d’arte, ne è il gestore, coadiuvato da sempre dalla sua famiglia. Lui stesso ha una piccola azienda in cui alleva galli romagnoli, tacchini, tutti razzolanti, e piccioni alla maniera romagnola. Michele ama e rispetta il bestiame che si procaccia da fidati allevatori e macellai, per questo ha piacere di raccontare ai clienti cosa cuoce sul focone, indirizzandoli al giusto taglio di carne, in base al tipo di cottura preferita. “Tutta la filiera di Chianina certificata proviene dalla fattoria Fontetto di Domenico Chiari. Dopo averla preparata, la fiorentina ha bisogno di essere cotta sul profumatissimo carbone cannellino di quercia italiana, ideale per esaltare le caratteristiche della carne magra che necessita di poca cottura per non essere rovinata,” racconta con zelo il ristoratore. “Per chi ama cotture più decise, medie, invito a scegliere una costata, il cui grasso la protegge, permettendole di liberare i sapori e mantenersi morbida.” Michele mette a disposizione della tavola le sue conoscenze e la continua attenzione verso le materie prime. Come nella scelta di agnelli che provengono dagli alti pascoli, luoghi naturali dove l’animale è rispettato in ogni fase. Dal campo alla tavola. Mario Sapigni, un decano della
“LA FIORENTINA VA COTTA SUL CARBONE CANNELLINO DI QUERCIA ITALIANA, IDEALE PER ESALTARE LE CARATTERISTICHE DELLA CARNE, CHE NECESSITA DI POCA COTTURA,” RACCONTA CON ZELO MICHELE ANDRUCCIOLI DEL RISTORANTE LA ROCCA DI VERUCCHIO.
carne in Romagna, non segue le mode, ma sceglie le produzioni a conduzione familiare. Piccole realtà da sostenere, ma non esclusivamente a km 0. Perché per lui ciò che importa è la coerenza. Al ristorante Da Mario di Santarcangelo di Romagna si punta sulla ricerca, sposando tradizione, innovazione e fantasia, dove a farla da padrona sono “le cotture a basse temperature di tagli apparentemente poco nobili,” impreziositi sotto le loro mani: “permettono al collagene di sciogliersi lentamente e
IN ALTO, MICHELE ANDRUCCIOLI DEL RISTORANTE LA ROCCA DI VERUCCHIO.
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AL RISTORANTE DA MARIO DI SANTARCANGELO DI ROMAGNA, A FARLA DA PADRONA SONO “LE COTTURE A BASSE TEMPERATURE CHE PERMETTONO AL COLLAGENE DI SCIOGLIERSI LENTAMENTE, LASCIANDO TENERA E GUSTOSA LA CARNE.”
ai succhi di rimanere all’interno della carne, lasciandola tenera e gustosa.” In cucina, in base alla stagione, vengono rivisitati anche i grandi classici della cucina, dal
vitel tonné ai saltimbocca, cambiando spesso i tagli della carne, di cui l’unico punto fermo è la pancetta. Croccante fuori e morbida dentro, la loro versione della pancetta di maiale rende elegante uno dei tagli più poveri in assoluto grazie ad una rielaborazione alla giapponese, attraverso una lunga marinatura con salsa di soia e zucchero di canna, cotta a bassa temperatura per 12 ore, poi porzionata e ripassata in forno per conferirle croccantezza, servita con scalogni confit, purea di mela verde e crema di cipolla bianca arrosto. Ha vinto il premio sostenibilità l’azienda di un piccolo produttore che alleva i vitelli sui prati più a Ovest d’Europa, quelli d’Irlanda, suddiviso in 40
piccoli allevamenti, dove il pelo degli animali viene accarezzato dall’aria salmastra e l’erba verde è sempre a disposizione, perché irrorata dalle copiose piogge. Allevamenti sostenibili, cui è stato assegnato anche il premio per la cura dell’animale. Ecco perché la scelta di Mario verte su quell’isola antica, poiché pone da sempre cura in ogni tassello della sua quarantennale carriera nel food. L’hamburger migliore d’Italia secondo TripAdvisor non è a Milano, bensì a Villa Verucchio, ed è il Bove Burger del Ghetto46, del patron Paolo Gabriele. Un hamburger gourmet costruito su misura a km zero! “Sulle tovagliette scriviamo tutti gli ingredienti che compongono i nostri
IN ALTO, MARIO SAPIGNI DEL RISTORANTE DA MARIO DI SANTARCANGELO DI ROMAGNA E, IN BASSO, LO CHEF PIERLUCA FRASSANTE E PAOLO GABRIELE, PATRON DI GHETTO46 A VILLA VERUCCHIO.
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FRA I MENÙ DI CARNE ALLO CHALET CORSO 23, MARCO MORRI PRESENTA LO STINCO DA LATTE DEI BECK CON LAVORAZIONE CARPAZIANA, PROVENIENTE DA ALLEVAMENTI SEMIBRADI D’ALPEGGIO ESTIVO, POSIZIONATI TRA GLI 800 E I 1.000 METRI.
IN ALTO, MARCO MORRI DI CHALET CORSO 23 A RIMINI.
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Burger, le carni di Migani e il pane di San Patrignano. Poiché siamo stati tra i primi a utilizzarlo, tanto da affinare la ricetta di un 5 cereali adatto alle nostre ricette. Mi piace collaborare con loro, sostenere una comunità di ragazzi che vogliono assumere nuove skills e rimetterle in campo!” Il nuovo nato nella cucina del Ghetto46, sempre dalle mani del residence chef Pierluca Frassante, è il Ventiventiburger, frutto di una collaborazione con la comunità, dovuta a un’altra nascita di gusto, il Birracino, formaggio alla birra Amarcord che, in questo caso, è usato “in abbinamento al prosciutto di Carpegna, al tartufo e ai porcini di Sant’Agata.” Di queste gourmerie formato burger se ne sono accorti anche su Lifestyle de Il Corriere della Sera, nel novembre del 2017, ponendo al terzo posto in Italia il Burger Ugo: una bovara di Chianina da 200 gr, speck, radicchio e salsa di tartufo. Figlio anch’esso di una attenzione alla filiera, atta a garantire il prodotto finale, per educare
nuove e vecchie generazioni alla ricerca della qualità con allegria. In pieno centro storico a Rimini ora c’è una vera baita cittadina, lo Chalet Corso 23. Qui ci si immerge in una atmosfera ovattata e contemporanea, per viaggiare coi sensi durante le speciali pause culinarie. Il patron di questo luogo, il versatile Marco Morri, velista e sciatore, ristoratore, commerciante di carni, ha da sempre esperienza nel food: il padre ha avuto un ristorante a Cervinia, dove Marco si è fatto le ossa, per poi lanciarsi in una lunga carriera. Questa baita metropolitana unisce le sue passioni e porta in Romagna sapori inusitati, stagionali, proposti in piatti adeguati al luogo, eleganti e saporiti, mantenendo una forte personalità alpestre. Funghi, laccature al miele di bosco e tante altre deliziose ricette, formulate per sentirsi leggiadramente in alta quota, accompagnano i menù di carne, come lo stinco da latte dei Beck con lavorazione carpaziana, proveniente da allevamenti semibradi d’alpeggio estivo, posizionati tra gli 800 e i 1.000 metri, il tutto accompagnato da fresca birra montana e pane con le noci a lievitazione naturale. Per realizzare questi menù tematici, ai fornelli è stata scelta la giovane chef Marina Pedersoli che ama sapori intensi, decisi, ottenuti con cotture moderne.
Un piccolo Eden, un’oasi naturale tra i vigneti dei colli Riminesi, in cui regnano equilibrio e armonia. La Tenuta Mara Wine Relais è un’elegante e prestigiosa residenza adatta per soggiorni da sogno, di relax o di lavoro. Lo chef Antonio Palmisani vi aspetta al Ristorante Casa Mara dal 1 aprile tutti i giorni dal mercoledi alla domenica a pranzo.
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CREARE
Nodi
D’AMORE SIMONETTA BARBAROSSA METTE IL CUORE NEI SUOI MACRAMÈ, LAVORAZIONI ARTIGIANALI DI LUSSO CHE ONORANO CON UN PIGLIO CONTEMPORANEO UNA TRADIZIONE ANTICA E MAGICA.
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di Lucia Lombardi / ph Elisabetta Zavoli
I suoi manufatti sembrano usciti da una tela del Seicento, tra Barocco siciliano e spagnolo. I nodi del macramè che compone armoniosamente corrispondono a quelli del cuore, nodi d’amore. Perché i lavori che l’artigiana Simonetta Barbarossa realizza con il suo uncinetto sono vere e proprie filiazioni della sua fantasia, pezzi di lei che lascia per accessoriare gli altri. Alla sua casa e bottega, situata nel cuore del Borgo San Giuliano di Rimini, si accede varcando una porticina blu di legno dai batocchi in stile Liberty. Simonetta è nata in Italia centrale, una zona della Penisola ancora molto legata ad ancestrali tradizioni e a lavorazioni di antico passato, tramandati di madre in figlia come un’eredità preziosa e con una coscienza quasi antropologica. Simonetta si trasferisce a Rimini ormai 20 anni fa, cambia vita, abbandona la contabilità per dedicarsi alla sua creatività e a perfezionare le sue abilità manuali. Lavora per case di moda e boutique di lusso, apre uno store nel borgo, realizzando pizzi, borse, mantelle e accessori vari, sino all’e-commerce a cui si dedi-
ca ora, per spingersi coi suoi lavori oltre i confini italiani. In questo modo Simonetta può dare completamente sfogo al suo estro, recuperare l’antico amore per i fili che la madre magliaia le ha trasmesso, per osmosi, come un cordone ombelicale ricresciuto, un passaggio di testimone che lei porta ora fieramente avanti con estro contemporaneo, conoscendone la fatica e l’orgoglio. Nel tempo ha seguito corsi per perfezionare le tecniche trasportando al meglio lavorazioni antiche nel presente, dando connotazioni attuali alle sue Chicchine: borse di media dimensione che compone in giorni
SIMONETTA, A RIMINI DA ORMAI 20 ANNI, È NATA IN ITALIA CENTRALE, ZONA MOLTO LEGATA AD ANCESTRALI TRADIZIONI, PASSATE DI MADRE IN FIGLIA COME UN’EREDITÀ PREZIOSA. CAMBIA VITA, PER DEDICARSI ALLA SUA CREATIVITÀ E ALLE SUE ABILITÀ MANUALI.
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SIMONETTA HA LAVORATO PER CASE DI MODA E BOUTIQUE DI LUSSO, POI HA APERTO UNO STORE NEL BORGO, REALIZZANDO PIZZI, BORSE, MANTELLE, E ACCESSORI VARI, SINO ALL’E-COMMERCE A CUI SI DEDICA ORA, PER SPINGERSI COI SUOI LAVORI OLTRE I CONFINI.
e giorni di meticoloso lavoro con filati di pregio. Modelli che le appaiono mentalmente, cui dà forma reale con prove su prove. Pezzi unici realizzati esclusivamente all’uncinetto in color oro antico e nero. Sogni che si materializzano, come i bracciali Charleston, vezzosi orpelli la cui anima è rivestita all’uncinetto e su cui Simonetta inserisce catenine e piume solleti-
canti, per un allegro effetto estrosamente bohèmien. Un artigianato di lusso, il suo, che ha già contagiato le spiagge più in di Ibiza. Come gli impalpabili scialli di tulle e ricami dalle nuances deserto, attorno cui avvolgere le spalle in estate o in inverno. I Barbarossa sono accessori moda che valorizzano in un palpito l’outfit, rendendolo irripetibile.
IN APERTURA, SIMONETTA BARBAROSSA. IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, I BRACCIALI CHARLESTON E, IN BASSO, ALCUNI DEI PRODOTTI E FILATI DI SIMONETTA.
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RAPPRESENTARE
Definire
L’ESSENZIALE COME SI CONCILIA L’IMPEGNO POLITICO E LA VITA PRIVATA, SENZA TRASCURARE I LEGAMI E L’AMORE PER LA PROPRIA CITTÀ NATALE? NE PARLIAMO CON EMMA PETITTI, CHE DAL QUARTIERE V PEEP È ARRIVATA A ROMA.
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di Giorgia Gianni / ph Pasquale Bove
Le pari opportunità, la rappresentanza di genere, i diritti, la cultura sono sempre stati il filo conduttore della sua attività, sin da quando si laureò in Filosofia a Bologna con una tesi sulla storia della scienza e la rappresentanza femminile. In un mondo ancora ampiamente maschile e nel tempo della politica urlata, Emma Petitti è riuscita a raggiungere ruoli di primissimo piano (deputata PD, assessora dell’Emilia-Romagna, neoeletta in Consiglio Regionale) mantenendo sempre il suo stile sobrio e il suo sorriso, fino alla recente nomina a presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna. L’abbiamo incontrata a Rimini in un raro momento di pausa: la sua casa riminese non è lontana dal quartiere in cui è nata è cresciuta, il V Peep tra via della Fiera e il parco della Cava. Più di una volta ha evidenziato con orgoglio di provenire da un quartiere popolare. Come è stata la sua infanzia? “Non è un caso che abbia scelto di abitare ancora abbastanza vicino a dove sono nata. Ho il ricordo di un quartiere bellissimo, di famiglie, con tanti giovani e bambini, dove ci si conosceva
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tutti e c’erano molte relazioni di vicinato. Lo stesso quartiere dell’infanzia di Andrea Gnassi, tra l’altro. Io ero una bimba timida, riservata e disciplinata, e tenevo molto alla scuola. Ho avuto un’infanzia serena: le amiche, le medie alla Bertola, il mio gatto Pacio a cui ero molto legata... Ho praticato ginnastica artistica, poi danza classica per un paio d’anni e danza moderna. Il quartiere V Peep è anche lo stesso del cinema Astoria, uno dei luoghi riminesi a cui tengo di più, dove andavo da adolescente e dove è nato il mio amore per il cinema. Sempre al V Peep, sin da bambina frequentavo le Feste de l’Unità con famiglia e amici, e più tardi ho iniziato a partecipare alle prime riunioni di sezione.” Come si è avvicinata alla politica? “Sono cresciuta in una famiglia in cui l’impegno politico era all’ordine del giorno. Mio padre Angelo era un compagno di sezione storico, e viveva con passione la sua militanza nell’allora PCI; mio zio Antonio aderiva al PSI. Per mio padre esistevano la famiglia, il lavoro e la politica, valori che mi ha trasmesso profondamente. Gli ero fortemente attaccata, e tutto ciò
che oggi sono lo devo e lo dedico a lui.” L’impegno per i diritti delle donne e per la parità di genere è sempre stato un suo tratto distintivo. Nasce da esperienze personali? “Anche questo lo devo a mio padre, che mi ha insegnato ad appassionarmi alla politica come bene pubblico e lotta alle diseguaglianze. La battaglia per l’autonomia delle donne, la parità di genere, per il lavoro femminile, è sempre stata molto nelle mie corde, dalla laurea all’attività di ricerca a Bologna, alle collaborazioni con le università di Firenze e Milano. La vera palestra sono state le Case delle Donne a Bologna e Modena, esperienze pionieristiche che ho trasferito a Rimini quando nel 2003 ho avuto l’onore di fondare, con Piero Leoni e Antonella Beltrami, la Casa delle Donne dedicata a Lella Gnassi.” Come donna ha dovuto faticare di più dei colleghi uomini nella sua carriera? “Non posso negare che ancora oggi per una donna sia più difficile. Le donne impegnate in politica spesso devono dimostrare il doppio degli uomini e nulla viene concesso loro. Dedicano una
un luogo meraviglioso dove l’insegnamento che ho tratto è stato di non smettere mai di studiare ed essere preparati. Poi adoro il teatro, al tempo degli studi seguii alcuni corsi. Appena possibile vado al cinema: amo soprattutto quello francese, con registi come Truffaut e attrici come Juliette Binoche. Non mi stancherei mai di guardare la Trilogia dei colori di Kieślowski. E mi piace la musica, dal rock anni ’80 a Ligabue e Fossati. In gioventù ho cantato con alcune band e per un certo periodo, negli anni ’90, mi sono anche divertita a fare la corista con i Rangzen.” La sua carriera l’ha portata
“NON È UN CASO CHE ABBIA SCELTO DI ABITARE ANCORA ABBASTANZA VICINO A DOVE SONO NATA. HO IL RICORDO DI UN QUARTIERE BELLISSIMO, DI FAMIGLIE, CON TANTI GIOVANI E BAMBINI, DOVE CI SI CONOSCEVA TUTTI E C’ERANO MOLTE RELAZIONI DI VICINATO.”
passione infinita a ciò che fanno: questo è il valore aggiunto che le donne portano alla vita pubblica, ed è ciò di cui la nostra società oggi ha veramente bisogno.” Quali pregi e quali difetti si riconosce? “Fra i pregi direi la caparbietà e la determinazione: se credo in un obiettivo, ci metto tutta me stessa per raggiungerlo. Penso di essere anche abbastanza intuitiva ed empatica, di avere una sensibilità che mi porta a costruire quei rapporti che sono il cuore della politica, fatta di umanità, di relazioni, di uomini e di donne. I difetti sono l’altra faccia di questa medaglia: la sensibilità può diventare fragilità e portarmi perciò a diventare un po’ umorale e a volte permalosa.” Come concilia l’impegno
pubblico e la vita privata? “Definendo quali sono le cose veramente essenziali nella vita, sapendo che, se scegli l’impegno politico a questi livelli, la tua energia sarà rivolta maggiormente ai compiti che devi svolgere e agli obiettivi che devi raggiungere. Ed è fondamentale dare grande valore alle persone di cui ti circondi, famiglia e amici. Ho la sicurezza che mi accettano e mi vogliono bene così come sono.” Quali sono le sue passioni, al di là della politica? “Amo leggere, continuare a imparare, formarmi, sapendo che è un’attività che non finisce mai. Sono convinta che la cultura sia l’anima, l’essenza della vita. I miei primi lavori a Rimini sono stati con l’assessorato alla Cultura e alla Biblioteca Gambalunga,
fino a Roma, ma non ha mai lasciato Rimini... “Sono nata e cresciuta qui, con Rimini ho un rapporto strettissimo, direi viscerale. Anche quando la vita mi ha portato a lavorare in città come Roma, Bologna o Milano, per me è sempre stato fondamentale tornare, coltivare qui i miei sentimenti e avere qui i miei punti di riferimento. Quando torno mi piace frequentare il centro storico, passeggiare, rilassarmi con gli amici magari davanti a un buon bicchiere di vino... E appena posso mi infilo in libreria. Rimini è una città aperta, ospitale, che coltiva l’innovazione e premia la creatività. Rimini mi ha dato tanto, qui c’è e ci sarà sempre spazio per chi ha voglia di fare, di mettersi in gioco e sentirsi libero di essere se stesso.” IN MAGAZINE
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ABITARE
Lo spirito
DELLA VILLA UNA VILLA STORICA AFFACCIATA SUL MARE, UNA RISTRUTTURAZIONE CHE GUARDA AL FENG SHUI: UNA SFIDA SUPERATA CON RISPETTO E ARMONIA. di Lucia Lombardi / ph Flavio Ricci
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“Ristrutturare una villa storica non è semplice. Mantenerne l’identità cercando di rispondere a nuove esigenze abitative ancora meno,” afferma l’architetto Margherita Foschi. “Parliamo di una villa storica nella zona mare di Rimini. Caratterizzata da un glorioso passato alle spalle, di proprietà da sempre della famiglia che l’ha costruita, abitata e accudita per secoli.” Pregna di ricordi di un tempo che fu, di vita vissuta, di bellissime feste allestite nei suoi grandi saloni. “Tuttavia questa villa ha sofferto l’abbandono. Una parte di essa è stata sventrata e svuotata, per più di 10 anni, fino al 2017, quando
SEGUENDO I CONCETTI DELLA BIO-ARCHITETTURA, I DUE PROGETTISTI HANNO ASSEGNATO LA COLLOCAZIONE PRECISA DELLE CAMERE DA LETTO, SEGUENDO IL GIUSTO ORIENTAMENTO, E RIVOLUZIONANDO LA VECCHIA IMPOSTAZIONE.
i miei committenti ne hanno rilevato una parte,” spiega Foschi. “Si tratta di una coppia frizzante con due figli adolescenti, rimasta incantata dall’eleganza formale di questa villa che profuma di mare, definendola la casa dei sogni.” Può un’abitazione di tale portata e con una forte personalità pregressa accogliere una nuova famiglia, con nuove esigenze, abitudini, intimità e amore? “Se il numero dei contrattempi e degli intoppi durante i lavori di ristrutturazione ci desse la misura della volontà di una casa di non separarsi dal passato, allora diremmo che questa non era pronta a farlo.” C’è voluta una visione alternativa dell’abitare, come quella proposta dagli architetti Margherita Foschi e Pietro Pezzi, profonda44
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IN APERTURA, LA SALA DA PRANZO. IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, UNA PROSPETTIVA DELLE STANZE DA LETTO, IL BAGNO PADRONALE E IN BASSO, IL CAMINETTO NELLA ZONA LIVING.
mente convinti che la casa abbia un’anima e che “solo mettendosi in contatto con essa si può stabilire un legame forte con coloro che andranno ad abitarla.” L’obiettivo di Margherita e Pietro era progettare un luogo dove i proprietari si sentissero accolti, felici e liberi di esprimere se stessi. Per questo la ricerca di soluzioni non ovvie, date da una progettazione Feng shui, ha permesso che gli ambienti della villa si armonizzassero con i nuovi abitanti, poiché la casa non è un contenitore da riempire e arredare, ma va concepita come uno strumento da accordare per far entrare in risonanza tutti i membri della fa-
miglia: “Così ogni colore, posizione e forma assume un significato profondo. Particolare importanza risiede nel cuore della casa, simbolo dell’unità interiore ed esteriore che collega cielo e terra: il baricentro.” Dopo alcuni calcoli, gli architetti lo hanno individuato a poca distanza dall’ingresso dell’abitazione, vicino all’attuale accesso al piano notte. Per evidenziarne le caratteristiche è stata realizzata una parete in foglia oro, accentuandone la forza energetica e armonizzante tramite un Faretto Zero incastonato a terra che incrocia la propria luce con quella dell’elegante Candela di Vals che scende dal soffitto, tutto di Via-
bizzuno. L’ambiente in cui si vive condiziona la salute, influenza emozioni, pensieri e lo stato di benessere della persona. Così, seguendo i concetti della bio-architettura, i due progettisti hanno assegnato con cognizione di causa la collocazione precisa delle camere da letto, seguendo il giusto orientamento e rivoluzionando la vecchia impostazione. La casa è distribuita su due piani: al superiore troviamo la zona giorno, un grande open space con cucina, tavolo da pranzo e angolo conversazione. Un grande tavolo ovoidale di marmo calacatta lungo 3 metri – sul quale scenIN MAGAZINE
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ARCHITETTI EMOZIONALI ALLA RICERCA DELL’ANIMA DELLA CASA
GLI ARCHITETTI MARGHERITA FOSCHI E PIETRO PEZZI COLLABORANO NELLA PROGETTAZIONE DI AMBIENTI ARMONICI E A MISURA DI COMMITTENTE.
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Affascinata dall’anima e dal recupero dei luoghi per donargli nuova vita e nuove funzioni, l’architetto Margherita Foschi si è specializzata all’Accademia Italiana di Feng Shui, così come il suo collega, l’architetto Pietro Pezzi. Due figure complementari e ben distinte con studi di progettazione separati, che talvolta mettono insieme le loro competenze, unendo la passione per gli interni con gli anni di esperienza. Essi hanno filosofie comuni, credono cioè che si debba progettare tenendo in considerazione contemporaneamente persona e ambiente. Poiché lo spazio in cui si vive può influire sul nostro benessere condizionando la nostra vita, perciò si deve andare alla ricerca di una energia che ci corrisponda, plasmando gli ambienti a nostra immagine e
somiglianza, affinché questo migliori la qualità della nostra quotidianità. Perché i luoghi hanno un’anima, e solo mettendosi in contatto con essa si riesce a progettare uno spazio che corrisponda alla persona che andrà a viverli. Seguendo questi principi, la progettazione diventa un percorso interiore d’introspezione in cui si accompagna il cliente. L’empatia e la sensibilità progettuale di professionisti come Margherita e Pietro porta nel percorso realizzativo e in cantiere un’armonia globale, che si manifesta nel rapporto con fidate maestranze e nuovi e vecchi partner lavorativi d’eccezione. Come nel loro ultimo prestigioso progetto di ristrutturazione di una villa d’epoca in zona mare a Rimini, al quale hanno collaborato con Giova-
gnoli, scelto per la preziosità dei tessuti suggeriti per questi ambienti storici. Da Spazio Mar proviene l’accurata selezione del raffinato mobilio. Vboriccione, studio di progettazione e partner Viabizzuno, ha collaborato insieme a Margherita alla realizzazione dell’illuminazione sia degli interni che degli esterni sottolineando in maniera naturale, attraverso l’uso consapevole della luce, il ritmo degli spazi e delle superfici. L’Ebanisteria Zavatta con grande professionalità ha realizzato i “su misura”, disegnati appositamente per quegli ambienti, come la libreria a parete del living. In questa sinergia, ciò che ha fatto la differenza è stato l’ascolto posto nei confronti delle necessità del cliente, vero comune denominatore che ha messo d’accordo tutti i pro-
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fessionisti chiamati in causa. Persone per le quali i valori sono al primo posto, perché quando si ha a cuore l’ascolto, allora il team è vincente. Ciò ha permesso di creare un luogo in dialogo con i suoi abitanti, al fine di ottenere un vero e proprio nido in cui vivere, ricaricare le energie, e accogliere con
gioia. Tanto è vero che, dopo un anno dall’arrivo nella villa, la famiglia si trova sempre più a proprio agio, grazie all’armonica ideazione della casa, e riconoscente agli architetti per la collaborazione, per lo scambio, e le idee che hanno permesso all’anima del luogo di emergere e rivivere.
www.spaziomar.it
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dono come pendenti le illuminazioni Sul della linea Sul Sole Va – funge da spartiacque tra i vari ambienti di questo salone di rappresentanza. A lato una grande libreria bianca si fa elegante elemento d’arredo, realizzata su misura con preziosi intarsi lignei. Sull’altro lato campeggia Sempre Mia, un enorme candelabro moderno che scende armonioso dal soffitto creando un’atmosfera scultorea, quasi settecentesca. Nella zona conviviale, affacciata sul giardino, si trova un camino ad angolo realizzato in pietra, sempre su disegno. La zona notte, completamente dedicata ai genitori, consta di una camera da letto, due bagni dalla personali-
“LA PARETE DELLA SCALA CHE CONDUCE AL PIANO INFERIORE È STATA REALIZZATA DALL’ARTISTA ROMAGNOLA EVA GERMANI,” OTTENENDO UN VERO UNICUM, REALIZZATO IN LOCO ED ENFATIZZATO DAL GIOCO LUMINISTICO DEL CORRIMANO IN LUCE.
tà differente, bucolico-romantico quello di lei e marittimo quello di lui. Una grande cabina armadio rivestita di carta da parati cangiante ospita il vestiaire. Il piano inferiore invece ospita le camere dei ragazzi, entrambe dotate di bagno, una seconda cucina più informale collegata al giardino, con un grande salone conviviale, sala cinema, studio e lavanderia. Per quanto riguarda le soluzioni tecniche, “integrare l’impiantistica moderna – ricircolo dell’aria, riscaldamento a pavimento, domotica – con una struttura storica è stata una vera sfida, soprattutto a causa dei soffitti voltati del piano inferiore,” chiosa la Foschi. “Sono profondamente convinta che ci 48
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voglia veramente molto rispetto nell’intervenire sull’esistente e, anche se le leggi ci permettono di trasformare completamente un luogo, bisogna mettersi prima in contatto con esso, capirne il genius loci, lo spirito del luogo, e averne riguardo.” Il pavimento in parquet di noce europeo è stato montato a spina di pesce all’italiana, proprio come si faceva nei palazzi signorili dell’epoca. Così come è avvenuto per il motivo del battiscopa, realizzato in resina di colore più scuro e alto 20 cm, ispirato anch’esso alle case d’epoca coeve a questa. Altro particolare in stile, ma rivisitato in chiave moderna, sono le porte, tutte realizzate su disegno, in particolare quelle del reparto not-
te, fatte fare a doppia anta, come quelle pre-esistenti. Per garantire a questa casa dai muri antichi di respirare, è stata usata una calce naturale colorata in pasta passata a spatola: “Abbiamo infatti collaborato con degli artisti,” spiegano Margherita e Pietro, “come nella parete della scala che conduce al piano inferiore, realizzata dall’artista romagnola Eva Germani.” Ottenendo un vero unicum, realizzato direttamente in loco, ed enfatizzato da un gioco luministico ottenuto dal corrimano in luce. Aggirarsi per questi ambienti indimenticabili è come fare un tuffo indietro nel tempo, ma voltando il capo ritrovarsi già avvolti dall’abbraccio di oggi.
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CONVIVERE
Un team
CREATIVO MARIANNA BALDUCCI E FABIO GERVASONI DIVIDONO CASA E LAVORO: UNA STORIA CHE LI HA PORTATI A CONDIVIDERE NON SOLO L’AMORE, MA ANCHE IMPORTANTI PROGETTI ARTISTICI.
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Complicità, fantasia, precisione, insieme alla capacità di ritagliarsi spazi propri. Marianna Balducci e Fabio Gervasoni sono una coppia che vive e lavora in perfetto equilibrio. Lei disegnatrice, lui dentista con la passione per la fotografia, li incontriamo nella loro casa nel
foto e testo di Antonella Zaghini
Borgo San Giuliano di Rimini. Qui tutto racconta di questo team affiatato che realizza libri illustrati, videoclip, commercial e mostre. Progetti artistici in cui le immagini e i disegni sembrano non potere fare a meno le une degli altri. Nel salotto di casa lavoro
e passione si ritrovano nei libri di viaggio, nei colori e nei disegni appesi dietro alla grande scrivania, dove Marianna crea il suo mondo fantastico. “Ho una mamma pittrice,” spiega. “Crescere in mezzo ai colori è stato naturale. Sebbene abbia fatto il liceo scientifico e poi
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IN QUESTA CASA TUTTO RACCONTA DI QUESTO TEAM AFFIATATO CHE REALIZZA LIBRI ILLUSTRATI, VIDEOCLIP, COMMERCIAL E MOSTRE. PROGETTI ARTISTICI IN CUI LE IMMAGINI E I DISEGNI SEMBRANO NON POTERE FARE A MENO LE UNE DEGLI ALTRI.
mi sia laureata in moda, il disegno è come se avesse bussato alla mia porta, fino a diventare un lavoro.” Per Fabio invece la fotografia è
una passione recente. Nato in provincia di Milano, studi da dentista: “Una volta laureato ho deciso di cercare lavoro in uno studio in zona perché avevo capito che Marianna dal Borgo San Giuliano non si sarebbe mai staccata”. L’incontro con la fotografia avviene una decina di anni fa quando suo padre gli regala la sua prima macchina fotografica: scatta la scintilla e, da passatempo, di recente sta diventando un secondo lavoro. Appassionato di fotografia di viaggio, in questi ultimi anni organizza tour fotografici per piccoli gruppi in Rajasthan, che è uno dei suoi luoghi del cuore, insieme al Giappone e ai Paesi del Nord Europa. “In più
realizzo immagini per aziende ed eventi.” Diversi i loro progetti che hanno visto la luce. “Il lavoro più bello realizzato insieme è sicuramente Il viaggio di piedino, l’albo scritto da Elisa Mazzoli,” racconta l’illustratrice riminese. “Stavo muovendo i primi passi come illustratrice professionista. Mi proponevo alle case editrici e Bacchilega Junior è stata tra le prime a darmi fiducia. Dopo aver visionato il mio portfolio, promisero di chiamarmi appena avessero avuto per le mani il progetto giusto e così è stato. Fabio si è occupato delle immagini, io dei disegni. È la storia fantastica di un piedino che inizia a esplorare il mondo e
IN APERTURA E IN ALTO IN QUESTA PAGINA, MARIANNA BALDUCCI E FABIO GERVASONI ALL’INTERNO DELLA LORO CASA. A FIANCO, UNA DELLE OPERE DEI DUE ARTISTI: BLACK SPECTRUM.
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fa cose interessanti come fosse un personaggio a tutto tondo. Il suo apporto è stato molto importante. Il progetto necessitava di una forte complicità. Se hai a che fare con un bambino che si muove e che ti manda a rotoli tutti i piani, sei costretto a improvvisare e questo non è facile. Il fatto di conoscerci, di sapere che cosa vogliamo l’uno dall’altra, ha reso tutto molto più agevole e alla fine ce l’abbiamo fatta.” Tant’è che il libro vince il premio Nato per Leggere 2018 e l’editore rilancia con un bis: Il sogno di ditino, sempre con la stessa squadra vincente. La loro liaison professionale nasce sull’onda dei videoclip e la passione musicale che li fece conoscere. “Tutto è avvenuto in modo naturale. Sono una abituata a condividere. Di mio marito apprezzo la franchezza di giudizio, il gusto e la capacità di realizzare composizioni in equilibrio. Ci è venuto naturale confrontarci sui nostri rispettivi lavori.” Iniziano con i video in stop-motion, la tecnica d’animazione dei vecchi cartoon frame by frame. Realizzano dei piccoli corti per alcune band locali. Dominic Miller (chitarrista argentino che nella sua carriera ha accompagnato musicisti di primo piano come Sting, Tina Turner e Paul Young) li nota e li contatta per farsi realizzare il video del brano Catalan. La macchina artistica si mette in moto. “In questi anni,” prosegue Fabio, “abbiamo dato vita a diversi lavori sempre studiati con il nostro
mix di foto e immagini.” Il loro ultimo progetto risale a febbraio, all’interno di una collettiva esposta nella Biblioteca di Pesaro. Si chiama Spectrum ed è di una delicatezza unica: una serie di foto di Fabio che ritrae Marianna, nelle quali lei ha creato un mondo fantastico attraverso pennelli e matite. Marianna e Fabio sono una coppia capace di lavorare insieme così come di ritagliarsi spazi propri. “Il pregio di lavorare insieme,” sottolinea Fabio, “è che ci conosciamo talmente bene che non c’è nemmeno bisogno di spiegazioni. I reciproci difetti abbiamo imparato ad ammorbidirli. Per esempio, Marianna tende a essere l’art director della situazione, insomma vuole comandare, ma io ho imparato a difendermi bene.” Il loro segreto: “Non ragionare come fossimo una coppia,” interviene Marianna. “Non dare giudizi benevoli solo per compiacerci e nello stesso tempo ritagliarci ampie aree di autonomia. Per esempio, non è inusuale che io collabori con altri fotografi, senza per questo togliere nulla ai nostri progetti.” Lo stesso per Fabio, che continua la sua ricerca nel campo della fotografia con il sogno di realizzare dei suoi taccuini di viaggio. Dove vederli di nuovo all’opera insieme? Uscirà a giugno il loro libro illustrato per bambini dal titolo La vita nascosta delle cose: una serie di foto che ritraggono oggetti di uso quotidiano che grazie ai disegni rivelano la loro vita nascosta.
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GRUPPO BRIGHI IN CONTINUA EVOLUZIONE
IL GRUPPO BRIGHI È CRESCIUTO DEL 150% NEGLI ULTIMI ANNI: UNA FORMULA DI SUCCESSO CHE HA IL SUO PUNTO DI FORZA NELLA VISIONE IMPRENDITORIALE BASATA SULL’ETICA.
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Professionalità, eccellenza, passione, etica: ecco gli ingredienti che fanno del Gruppo Brighi – da oltre 40 anni nel mondo dell’imprenditoria e dal 2004 anche nel settore dei serramenti – una realtà in grado di distinguersi nel mercato nazionale. Il gruppo, fondato da Alberto Brighi, comprende Brighi stampaggio ad iniezione di materie plastiche e Brighi Infissi, due distinte unità industriali capaci negli anni di un percorso in evoluzione continua, al passo con il mutare dei tempi, delle esigenze, delle tecnologie. L’azienda è oggi capitanata dal figlio Davide Brighi. Con una produzione giornaliera media di 70 finestre al giorno, Brighi soddisfa i due terzi della domanda potenziale e, grazie a prodotti di altissima qualità, realizzati con mate-
riali estremamente resistenti, perfetti per rispondere a ogni richiesta di prestazioni in termini di acustica, termica e sicurezza, si è trasformata da azienda di produzione in realtà capace di fornire soluzioni e servizi per il foro architettonico, con l’apporto di un severo processo interno certificato ISO 9001. Il cliente – rivenditore, impresa, privato o progettista – viene seguito a partire dalla scelta
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NEGLI ANNI SONO STATI NUMEROSI GLI INTERVENTI, DA IMPORTANTI COMPLESSI RESIDENZIALI COME L’ECO GREEN PARK LOPS A MILANO FINO AD ARRIVARE ALLE VILLE DI LUSSO IN ROMAGNA, COSTA SMERALDA, COSTA AZZURRA, CONNECTICUT.
del prodotto più adatto, che viene successivamente progettato da un team di specialisti, realizzato internamente e infine posato da tecnici qualificati dipendenti dall’azienda. A completare l’alchimia che ha portato Brighi a crescere del 150% negli ultimi 4 anni, arrivando a un fatturato di 8.000.000 di Euro grazie alla realizzazione di numerosi interventi, da importanti complessi residenziali come l’ Eco Green Park Lops a Milano fino ad arrivare alle ville di lusso in Romagna, Costa Smeralda, Costa Azzurra, Connecticut, c’è anche una visione imprenditoriale basata sull’etica, che si declina nell’attenzione ai dettagli, nella valorizzazione dei rapporti tra i diversi stakeholder e nel finanziamento di alcuni progetti dalla forte valenza sociale, indirizzati alla tutela dell’ambiente e al contra-
sto ai cambiamenti climatici. L’impegno nel tessuto sociale è evidente nell’adesione al Progetto Insuperabili, iniziativa sorta nel 2012 e finalizzata alla creazione, sul territorio nazionale, di una rete di academy calcistiche che vedono nello sport un importante strumento di socializzazione e integrazione per i ragazzi diversamente abili. Vengono inoltre finanziati diversi centri sportivi del terri-
torio e nell’ultimo anno è stata acquistata la creazione di una foresta tramite il progetto Treedom. L’etica diviene così una skill che impreziosisce la fiorente attività di Brighi, perché – come afferma lo scrittore di management strategico Tom Peters – “Il semplice atto di prestare un’attenzione positiva verso le persone ha parecchio a che vedere con la produttività.”
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Destinazioni
AMBIZIOSE LEONARDO CORBUCCI, AD DI AIRIMINUM, CI SVELA TUTTI I PROGETTI PER LA CRESCITA DELL’AEROPORTO DI RIMINI E LE COLLABORAZIONI CHE POTREBBERO ATTIVARSI SULLA RIVIERA.
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di Manuel Spadazzi / ph Pasquale Bove
C’è sempre più Europa, negli orizzonti del Fellini. Ma l’aeroporto di Rimini vuole aprire nuove rotte anche verso Oriente. Prima Teheran (forse già nell’anno in corso), poi la Cina tra uno o due anni. Un programma ambizioso per lo scalo della Riviera, che punta a mezzo milione di passeggeri nel 2020 dopo aver chiuso il 2019 con quasi 400.000. “Siamo uno degli aeroporti italiani che ha registrato, in percentuale, la maggiore crescita di voli e passeggeri l’anno scorso, grazie a un aumento del 28%. E quest’anno probabilmente cresceremo ancora del 20%,” rivendica con orgoglio Leonardo Corbucci, amministratore delegato di Airiminum, la società che gestisce il Fellini dal 2015. E che ora vuole far fare allo scalo il salto di qualità decisivo, grazie ai nuovi investimenti previsti sull’aerostazione e sui servizi (come parcheggi e navette) e alle nuove rotte. Tra queste potrebbe esserci quella per Teheran. Una destinazione insolita per un aeroporto che ha sempre puntato molto sull’incoming. Com’è nata l’idea? “L’Iran Air, la compagnia di bandiera, ha iniziato ad appoggiarsi
a Rimini per una serie di scali tecnici da diversi aeroporti europei. Diversi aerei della compagnia da settimane si fermano al Fellini per i rifornimenti. L’Iran Air si trova bene a Rimini e ha continuato gli scali anche da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus. Stiamo lavorando con loro per una collaborazione che possa portare,
forse già entro l’anno, a un volo diretto Rimini-Teheran. L’Iran è una destinazione turistica che sta crescendo molto. All’inizio i voli saranno prevalentemente incoming, potendo la Romagna e l’Italia rappresentare per i turisti iraniani un importante mercato. Una volta che il Fellini sarà diventato destinazione stabile, la rotta
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volo da Vienna oltre alle confermate rotte da Londra, Varsavia, Cracovia, Tallin, Budapest, e stiamo trattando per avere in futuro anche Bruxelles. A queste rotte si aggiunge un altro volo da Varsavia con la Lot, la principale compagnia polacca, e il rafforzamento del mercato russo.” Che resta uno dei principali mercati del Fellini. “Lo dicono i numeri: dei 395.194 passeggeri transitati dal Fellini l’anno scorso, 210.311 erano russi. A fare la differenza è stata sicuramente l’attuale gestione dell’aeroporto: prima i collegamenti dipendevano quasi esclusivamen-
“SIAMO UNO DEGLI AEROPORTI ITALIANI CHE HA REGISTRATO, IN PERCENTUALE, LA MAGGIORE CRESCITA DI VOLI E PASSEGGERI L’ANNO SCORSO, GRAZIE A UN AUMENTO DEL 28% E NEL 2020 PROBABILMENTE CONTINUEREMO A CRESCERE DI UN +20%.”
Rimini-Teheran potrà sviluppare anche un importante flusso in outgoing e Rimini diventare uno dei punti da cui partire per visitare l’Iran o muoversi in quelle regioni del Medio Oriente.” Il Fellini si è candidato ad avere voli di linea dalla Cina. Rimini avrà un collegamento diretto con Pechino o altre città? “È il nostro obiettivo. Abbiamo proposto la nostra candidatura, insieme ai gestori di altri scali, al Ministero degli Esteri, all’ENAC e alle autorità cinesi dopo la sottoscrizione del nuovo accordo firmato con la Cina che aumenterà fortemente i voli dalla Cina all’Italia. Vogliamo esserci anche noi, tra gli aeroporti che beneficeranno delle nuove rotte. Certo: 58
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ora la situazione è complicata, ma quando l’allarme del coronavirus rientrerà i cinesi torneranno a viaggiare in massa, e l’Italia si confermerà una delle loro principali destinazioni. Ci vorranno uno o due anni perché si possa concretizzare il progetto, ma noi vogliamo farci trovare pronti.” Guardiamo alla stagione in corso. L’obiettivo dichiarato di Airiminum è raggiungere mezzo milione di passeggeri e consolidare il mercato europeo, con le novità dei voli da Vienna e Bruxelles. Altre rotte in arrivo? “C’è una trattativa in corso con un’importante compagnia di bandiera che speriamo di annunciare entro i primi 15 giorni di marzo. Intanto Ryanair ha aggiunto il
te dai voli charter e dai tour operator, ora il Fellini può contare su tanti voli di linea. Quest’anno c’è un volo giornaliero da Mosca operato da Pobeda: è un passo importante. Abbiamo consolidato i collegamenti con San Pietroburgo sviluppando i collegamenti di linea anche nell’inverno e nel complesso stiamo lavorando per incrementare, già a partire dai prossimi anni, le rotte di linea da altre città della Russia (in particolare, Novosibirsk, Samara e Kazan). Attualmente colleghiamo già 5 destinazioni e stiamo lavorando per collegarne una sesta già nel 2020. Puntiamo inoltre a creare una partnership strategica con la regione di Rostov, simile a quella già stipulata con San Pietroburgo. E il 28 febbraio, grazie
a questa nostra presenza su San Pietroburgo, è stato stipulato un accordo strategico sul turismo tra la città russa e Ravenna, Cervia, Comacchio e l’aeroporto, che genererà importanti risultati.” Nel frattempo la Russia ha sconsigliato ai connazionali di viaggiare in Italia a causa del Coronavirus. Si rischia un’estate complicata, per il Fellini e più in generale per il turismo in Riviera? “Per quanto riguarda noi, finora sono stati soppressi solo pochi voli. Va detto che siamo in un periodo con un numero di collegamenti molto basso rispetto a quelli operati nella stagione estiva. Siamo convinti che, non appena terminerà l’emergenza, i russi continueranno a fare vacanza in Riviera. Anzi: grazie agli accordi presi, ci aspettiamo un forte incremento: dalle nostre stime attuali dovremmo attestarci intorno ai 300.000 passeggeri russi nel 2020.” Presentando il masterplan dell’aeroporto, che prevede nei prossimi quattro anni investimenti per 23 milioni di euro, lei e la presidente Laura Fincato avete prospettato, nel giro di pochi anni, una crescita fino a un milione di passeggeri. Come si arriverà al raddoppio? “Intanto nel 2021 ci siamo posti il traguardo dei 700.000 passeggeri, che riteniamo un obiettivo prudenziale, mentre già quest’anno dovremmo arrivare a circa 500.000. Obiettivo che contiamo
di raggiungere anche grazie alla campagna di comunicazione di MediaCom, la società che ha vinto il bando dell’APT (per quasi 4 milioni di euro in 4 anni) per gestire il piano di promozione e marketing dei voli per l’aeroporto di Rimini. Un piano che spingerà le compagnie aeree ad aprire nuove rotte per il Fellini, potendo contare su azioni mirate di comunicazione dei voli su Rimini che puntano a rafforzare la Riviera nei mercati europei, aumentando così il tasso di internazionalità del turismo.” L’aeroporto di Forlì è pronto a tornare in pista, mentre su quello di Ancona si è abbattuta la tempesta dell’indagine per i f inanziamenti pubblici. Le sorti degli scali vicini peseranno sul Fellini? “Noi siamo concentrati sul nostro progetto che si basa su un modello di gestione sano e sostenibile, e che ci impegnerà in un importante piano di investimenti anche insieme alla Regione. Per quanto riguarda l’aeroporto di Ancona mi sembra che la nuova gestione privata sia impegnata in un processo di ristrutturazione, a cui va il mio più sentito in bocca al lupo. Diversa è la questione di Forlì. Personalmente non credo che ci sia lo spazio per un altro aeroporto in Romagna, se in futuro aprirà sarà comunque il mercato a stabilire chi avrà ragione, in quel caso non mancherò di fare alla nuova società di gestione i miei personali auguri.”
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Asperger,
NON ROMPERE! I FRATELLI MARGHERITA E DAMIANO TERCON, LEI SCENEGGIATRICE, LUI CANTANTE LIRICO, SFRUTTANO L’IRONIA PER PARLARE DELLA SINDROME DI ASPERGER E DI INCLUSIONE.
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di Gaia Matteini / ph Giorgio Salvatori
Lo scorso anno avevano conquistato pubblico e giuria del programma televisivo Italia’s Got Talent, portando sul palcoscenico un numero in cui la sinergia tra canto e recitazione era funzionale a far emergere un potente messaggio, un invito all’inclusività e al rispetto. Tornano quest’anno, con un libro edito da Mondadori: sono Margherita e Damiano Tercon, fratelli riminesi (classe 1990 e 1981) che hanno intrapre-
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so un percorso artistico per mostrare quanto i pregiudizi siano un ostacolo all’espressione di sé. La sindrome di Asperger di Damiano diviene così lo sprone a non fermarsi e mostrare che ognuno possiede gli strumenti per realizzarsi. Margherita, lei è scrittrice, sceneggiatrice, attrice e autrice di programmi TV e web. Da dove nasce la passione per la rappresentazione?
“Nasce da un estremo bisogno di espressione. Bambina e adolescente timida, ho sempre sentito l’esigenza di comunicare, in primis attraverso la scrittura. Amore che si è poi fuso a quello per il teatro: ho frequentato per tre anni il corso di Scrittura Teatrale dell’accademia milanese Paolo Grassi, avvicinandomi poi a Zelig, ove sono divenuta assistenteautrice dei laboratori. Però poi sono partita per Parigi, frequentando il corso di filosofia della Sorbona e ho trascorso l’ultimo anno a Dublino. In Irlanda ho ricevuto la e-mail di Damiano, che mi chiedeva: Mi aiuterai indipendentemente da tutti quelli che dicono che per me le possibilità sono limitate? Così gli ho chiesto cosa volesse fare e lui – che era entrato nel Coro Lirico Città di Rimini Amintore Galli – mi ha risposto: il cantante lirico. Tornata in Italia, abbiamo pubblicato online alcuni video, in cui Damiano parlava della passione per la musica e del suo autismo: è stato un successo che, dopo due anni, si è trasformato nuovamente in esperienza teatrale, un mondo dal quale mi ero allontanata e che, grazie a mio fratello, si è ripresentato.”
Dalla prima video-intervista nel 2017, decine di sketch online permettono al pubblico di conoscere il duo Damiano e Margherita Tercon. Come è nata la vostra squadra? “Damiano desiderava sviluppare il lato sociale che la sua condizione ha osteggiato e necessitava di un ponte che traducesse il suo linguaggio in una comunicazione universalmente chiara. Io volevo comprendere il prossimo e condividere le mie passioni. È stato un percorso naturale, che mi ha portata a scoprire più cose su mio fratello e sull’autismo, un mondo poco conosciuto che ha avvicinato tanti utenti della rete. Siamo diventati una squadra, con una community di oltre 150.000 persone, e un nuovo membro, Philipp Carboni, il mio compagno, che sale sul palcoscenico con noi, fa la regia dei nostri video e scrive.” Avete esordito con uno sketch in cui incarnavi il punto di vista che vede nell’autismo un freno alla convivenza sociale. Ma la vostra esibizione veicolava un messaggio di inclusione e autonomia. Da dove è nata l’esigenza di affrontare in modo quasi black l’autismo? “Damiano aveva inutilmente tentato nel 2015 di superare le selezioni del programma come cantante lirico, ha deciso di riprovarci e così l’ho voluto sostenere, con un brano che – oltre a far emergere le sue doti canore – potesse donargli una voce che gridasse che non si trattava solo un povero autistico, sfatando i pregiudizi in cui io stessa a lungo ero stata imprigionata: Damiano è stato diagnosticato a 24 anni, sapevamo ben poco di autismo fino a quel momento. Ho montato un numero in cui impersono il pensiero comune, mentre Damiano risponde “Mia sorella
mi rompe le balle, dice che deve far tutto lei perché sono affetto da Asperger, ma tranquilla mi so mantener!”. Il pubblico ha colto il nostro messaggio, che ha dato voce al mondo degli esclusi, raccontando di una realtà che accomuna tante famiglie che affrontano la quotidianità, il tentativo di farsi accettare, il bullismo.” Il desiderio di affrontare il tema della disabilità, nella convinzione che siano possibili rapporti di inclusione, cooperazione e integrazione caratterizza anche Mia sorella mi rompe le balle (Mondadori). Come è stato partecipare a quest’avventura editoriale e quali progetti futuri avete in cantiere? “Inizialmente eravamo dubbiosi sul registro da utilizzare. Abbiamo messo ogni cosa nero su bianco: per quanto concerne Damiano, il bullismo patito, l’emarginazione, la scoperta di essere autistico e lo stravolgimento di una vita costruita con il pensiero di essere normale, e – per quanto invece concerne la mia esperienza – il non piacersi, i disturbi alimentari, l’epilessia, il tentativo di lavorare nel mondo dello spettacolo, le derisioni, la fuga all’estero. E poi, finalmente, il nostro ricongiungimento, l’essersi conosciuti solo da adulti, la voglia di rivalsa, di aiutarsi e il percorso che ci ha portati a diventare le persone che siamo oggi. Questo libro dice: Credi in te stesso e nei tuoi sogni. Persevera, ce la puoi fare. È un libro sull’accettazione di sé e del prossimo. I progetti in cantiere sono principalmente personali: Damiano andrà a vivere da solo perché per un ragazzo autistico l’indipendenza è la più grande conquista. Poi, ogni anno mio fratello ripete di voler cantare a Sanremo… Chissà che prima o poi non capiti!”
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RACING! PAOLO DIANA E LA SUA 131 RACING FANNO SOGNARE MIGLIAIA DI APPASSIONATI GRAZIE AI SOCIAL NETWORK: UN SUCCESSO INCREDIBILE CHE LO ISPIRA A PERSEVERARE NEL SUO AMORE PER IL RALLY.
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di Gianmaria Rosati / ph Alessandro Zini
Avete mai conosciuto un magazziniere che fa 200.000 visualizzazioni a video su YouTube? Io sì. Si chiama Paolo Diana, e dietro ai modi pacati e genuini si cela un artista del volante, una star nel mondo dei rally grazie alle sue esibizioni mozzafiato nei panni di apripista a bordo della sua Fiat 131, ormai un’icona al pari dello slogan Ti Voglio Racing che esibisce sul parabrezza. Che la
persona sia genuina lo si capisce subito, basta chiedergli come si definisce in poche parole. “Principalmente sono un magazziniere, in precedenza anche pizzaiolo, che tramite questi impieghi porta avanti la sua missione, ossia correre in macchina. Ho incentrato quasi tutta la vita su questo, in termini sia economici che di tempo, dato che è la mia unica passione ed anche l’unico vizio.”
Come è nata la passione per le quattro ruote? “Ho iniziato a seguire i rally grazie a mio padre, che mi portava alle gare nei dintorni, poi seguendo degli amici che già correvano. Grazie a tutto ciò decisi che la mia prima macchina sarebbe dovuta essere a trazione posteriore, e da lì tutto è partito: non ho mai avuto grandi finanze e ho sempre ripiegato sulle auto a basso costo
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la di più, ma non sono mai stato quel tipo di persona e tutto quello che è successo sinora credo derivi anche da questo. Se ti devo dire perché tanta gente mi vuole bene non so risponderti: il mio fan club è nato da un’idea dei miei amici, che si sono presentati a un rally Legend con le mie maglie, e in tantissimi si sono informati per averne una, tant’è che l’anno dopo hanno dovuto stamparne molte di più. Io quando vedo la fila di persone in attesa di comprare una mia maglia o un mio gadget non me ne capacito! (ride, N.d.A.)” Come concili il lavoro e l’attività di racer? “Fino a un anno fa lavoravo come magazziniere durante la settimaper correre e non, motivo per il quale a 20 anni ho comprato una Fiat 131 semi sfasciata, che piano piano ho sistemato.” Hai mai avuto l’idea di correre per professione? “Direi mai, è sempre stato un divertimento. Ci sono persone che la sera vanno al bar a giocare a carte, e altre come me ed i miei amici che si divertono in macchina sulle strade di montagna: tutto è partito per gioco e ancora oggi lo faccio per divertirmi. Mi piacerebbe fare questo di lavoro, ma dovrei comportarmi diversamente da ora e non credo ci riuscirei. È qualcosa nato spontaneamente sulla base di una grande passione, e io sono una persona che vive molto alla giornata.” Quando è nato il personaggio attuale, il Paolo Diana riconoscibile grazie alla sua guida, la sua 131 e al suo slogan Ti Voglio Racing? “Lo slogan è nato immediatamente, dato che la mia prima macchina era appunto una 131 Racing su cui ho dovuto lavorare e spendere per renderla performante. La scritta Ti Voglio Racing era quasi un’esortazione all’auto, una speranza. Nei primi 10 anni circa di carriera ho corso in diversi rally, ma poi un cambio di regolamento aveva reso la mia auto non a norma: io l’ho la64
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sciata com’era, era il 2010 circa, e il cambio di trama è arrivato grazie a una chiamata dalla Sardegna, dove volevano che facessi da apripista in un rally. Mi sembrava una follia ma sono andato, mi sono divertito e da lì hanno cominciato a contattarmi sia in Italia che all’estero per questo. La prima chiamata è arrivata grazie al rally Legend (nato nel 2003 a San Marino, N.d.A.), dove riuscivo e riesco per diverse ragioni, in primis il fatto che gioco un po’ in casa, a mettermi in mostra più di altri.” La tua arma per metterti in mostra è il traverso (o derapata in italiano), che è un po’ il tuo credo… “È sacro direi. Dei primi rally a cui ho assistito ricordo soprattutto quelle poche auto che passavano di traverso, che era poi la cosa principale che potevi raccontare una volta a casa, e così me la sono portata dentro. Ho cercato di dare alle persone quello che io ho ricevuto in quelle occasioni, e credo stia funzionando.” Alcuni video del tuo canale Youtube superano le 150.000 visualizzazioni! “Ancora oggi, a circa 10 anni dall’inizio di questo percorso, faccio fatica a rendermene conto. Secondo molti miei amici dovrei viverla diversamente e sfruttar-
“PRINCIPALMENTE SONO UN MAGAZZINIERE CHE PORTA AVANTI LA SUA MISSIONE, CORRERE IN MACCHINA. HO INCENTRATO QUASI TUTTA LA VITA SU QUESTO, IN TERMINI SIA ECONOMICI CHE DI TEMPO, DATO CHE È LA MIA UNICA PASSIONE ED ANCHE L’UNICO VIZIO.”
na e come pizzaiolo nel weekend, e nelle serate disponibili lavoravo alla macchina, cercando di sfruttare ogni ritaglio di tempo: ora faccio solo un lavoro, ma la situazione è la medesima. In questo senso mi ha aiutato il fatto di non avere una compagna, perché non sarebbe stato idoneo fare una vita del genere con una persona al fianco (ride, N.d.A.). Per le gare utilizzo le ferie: fino a quando si è trattato di gare in zona bastava il weekend, ma ora che mi reco all’estero anche per 5 o 6 giorni le ferie sono l’unica carta da giocare. Ovviamente devo fare una selezione tra le gare perché partecipare a tutte non è possibile: fino a maggio, per esempio, mi hanno invitato a circa 18 gare, ma ne potrò fare 3 o 4.”
IN APERTURA, PAOLO DIANA ALLA GUIDA DELLA SUA 131 RACING E, IN ALTO, IN MEZZO AD ALTRI RACER.
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PEDALARE
Capitale
DELLA BIKE PARLIAMO CON DAVIDE CASSANI, PRESIDENTE DI APT SERVIZI E CT DELLA NAZIONALE ITALIANA MASCHILE ÉLITE, DEI NUMEROSI PROGETTI PER PORTARE RIMINI SEMPRE PIÙ AL CENTRO DEL TURISMO IN BICI.
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di Matteo De Angelis / ph Riccardo Gallini
To the moon and back, direbbero gli inglesi per indicare qualcosa di smisurato, ma che letteralmente significa anche fino alla luna e ritorno, ovvero il chilometraggio che Davide Cassani, attuale CT della Nazionale azzurra maschile élite, vanta nelle proprie gambe in 14 anni di ciclismo professionistico. Ma arrivare al firmamento del turismo europeo e mondiale è anche il desiderio della Regione Emilia-Romagna, che dal 2018 gli ha affidato la presidenza di APT Servizi: l’ente di promozione turistica regionale che ha sede a Rimini. Un compito audace e sfidante, ma non impossibile per un campione che ha saputo realizzare la propria vita partendo dal sogno che aveva da bambino: correre in bicicletta. Dalla prima bici a 14 anni, Cassani ha continuato a pedalare fino a collezionare la partecipazione a 11 Giri d’Italia, 9 Tour de France e 9 Campionati mondiali di ciclismo. Un gregario formidabile in gara, così come al di fuori delle competizioni lo è stato per l’intero settore del ciclismo italiano: da quando, al termine della carriera, nelle vesti di commentatore Rai Sport fece appassionare il grande pubblico alla Corsa rosa. IN MAGAZINE
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ph Giorgio Salvatori
Nato a Faenza 59 anni fa, di fatto Cassani da un paio di anni è di casa a Rimini. Quanto tempo trascorre a Rimini? “Vengo molto spesso, quasi settimanalmente per seguire la programmazione turistica della Regione in cui vivo, che amo e che da qualche anno ho l’onore di rappresentare in Italia e nel mondo. Per lavoro ho conosciuto tanti posti meravigliosi, ma sento sempre il bisogno di tornare qui dove l’accoglienza, lo stile di vita e
“PER LAVORO HO CONOSCIUTO TANTI POSTI MERAVIGLIOSI, MA SENTO SEMPRE IL BISOGNO DI TORNARE QUI A RIMINI E IN ROMGNA, DOVE L’ACCOGLIENZA, LO STILE DI VITA E IL PAESAGGIO SONO ARMONIA PURA,” RACCONTA DAVIDE CASSANI.
IN APERTURA, DAVIDE CASSANI. IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, I RAPPRESENTANTI DEI BIKE HOTELS: DA SINISTRA, FILIPPO SQUADRANI (H.BELVEDERE), CHIARA MONTANARI (H. ADLON), MARIAGRAZIA NICOLETTI (H. GAMBRINUS), TOMMASO MORRI (H. SARTI), CLAUDIO RIGHETTI (H. FEDORA).
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IN MAGAZINE
il paesaggio sono armonia pura.” Conosceva già la città e la sua Provincia? “Ho ricordi bellissimi di Rimini, che è stata anche una delle prime mete vacanziere da bambino. Ricordo il tempo trascorso assieme a mio cugino Marco durante gli allenamenti da ragazzini, quando correvamo nella Categoria Allievi. È stata l’estate dei miei 16 anni, quando dopo la dura preparazione trascorsa percorrendo le colline tra San Leo, Verucchio e San Marino, ho conquistato il Campionato romagnolo a Lugo. Penso di aver conosciuto gran parte della Regione sui pedali, durante allenamenti e gare.” Viene ancora in bici nel nostro entroterra? “Non ho molto tempo, ma quando posso, mi piace salire verso Perticara e percorrere i crinali della Valmarecchia, oppure pedalare verso Montefiore e Mondaino ammirando il mare dalla Valcon-
ca. Nel riminese ci sono percorsi molto belli e amati dai cicloturisti. Di solito ne approfitto quando, come Coordinatore delle squadre nazionali di ciclismo, vengo a Riccione per seguire i clinic dei nostri ragazzi”. Cassani è simbolo della passione viscerale per il ciclismo che contraddistingue i romagnoli e in questi anni ha fatto molto per promuovere questo sport nel riminese, lavorando a fianco di un territorio sempre più vicino al mondo dei pedali. Basti pensare ai grandi eventi che nel 2019 hanno reso Riccione protagonista nel ciclismo a livello nazionale, come la partenza della tappa a cronometro del Giro d’Italia, la seconda tappa della Coppi e Bartali, la partenza del Giro d’Italia Under 23, mentre quest’anno sarà Rimini a festeggiare l’arrivo della Carovana rosa il 20 maggio. Gare, ma non solo. Tra i grandi eventi dedicati agli amanti del ciclismo, Rimini da due anni ospita l’Italian Bike Festival, imponendosi di fatto come una delle città di riferimento nel panorama nazionale per il mercato della bicicletta. Accanto a tutto ciò c’è poi il mondo amatoriale, che vanta il primato di detenere due gare di Gran Fondo in una sola Provincia: a Riccione e Cattolica, che insieme registrano circa 4.000 partecipanti ogni anno. Dalla passione al business. A Ric-
cione oltre vent’anni fa sono nati i primi Bike Hotels, oggi un Club di prodotto in grado di offrire sia ai cicloturisti che agli sportivi professionisti servizi tecnici altamente avanzati: dal noleggio di biciclette di alta gamma alla consulenza di meccanici, dai tour esperienziali guidati on road e off road ai trattamenti fisioterapici e pasti pensati per rispondere alle necessità nutrizionali dei ciclisti. Il cicloturismo è un’opportunità per il turismo riminese? “Sì, i nostri operatori lo hanno dimostrato. È un segmento turistico sempre più importante, cresciuto negli ultimi 5 anni del 40%, che ha permesso alle strutture alberghiere di destagionalizzare l’offerta turistica. L’Emilia-Romagna è la seconda Regione italiana, dopo il Trentino, con la maggiore diffusione di piste ciclabili grazie a 8.000 chilometri tra percorsi stradali, ciclabili e sterrati.” Ci sono progetti per implementare l’indotto? “La Regione crede molto nel turismo sostenibile, in grado di trasmettere valori sani ed esperienze che possano far conoscere e vivere le peculiarità del territorio. Siamo al lavoro per realizzare un sistema mappato di strade secondarie e percorsi alternativi sterrati per garantire sicurezza ai ciclisti; in particolare potrebbero prendere il volo anche proposte per le sempre più amate gravel ed e-bike.”
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Di padre in figli, per essere degli hairstylist di successo bisogna partire dalla gentilezza: lo sanno bene Romano, Christian e Ivan Boccalini, che nel loro salone di Cattolica, Immagine Uomo Donna, ogni giorno non solo acconciano le teste ma prima di tutto ascoltano i pensieri dei loro clienti. Aveva cominciato il padre Romano, 50 anni fa, garzone di bottega in riviera a fare questo mestiere per non lasciarlo mai più fino a trasmetterne l’amore e la creatività ai figli Christian e Ivan. Oggi il trio annovera collaborazioni a manifestazioni importanti, trasmessi anche sui canali Rai, una partecipazione all’evento più prestigioso e innovativo del settore ca-
pelli, l’Alternative Hair Show al Royal Albert Hall di Londra, ma il loro quartier generale rimane il luminoso e modernissimo salone di via Dr. Ferri. Qui, tra free Wi-Fi, poltrone iperconfortevoli e massaggianti, con schienali comodissimi, dotate di dispositivi per permettere l’allungamento delle gambe e monitor personalizzati a ogni postazione di lavaggio, ci si può rilassare, dedicando del tempo a se stessi. In che modo fate sentire speciali i vostri clienti? “Sono importanti, li ascoltiamo. Cerchiamo di capire le loro richieste in fatto di look ma prima di tutto il loro stato d’animo. Il servizio migliore che possiamo offrire riguarda an-
che i piccoli gesti: li coccoliamo, offriamo un caffè, una tisana calda, riviste sempre aggiornate, la postazione di ricarica per il cellulare e una buona parola quando serve. Nel nostro lavoro c’è anche un po’ di psicologia.” Il vostro mestiere si tramanda in famiglia da 50 anni: come mantenete viva la passione? “L’affiatamento tra noi tre, l’impegno di ogni giorno, la curiosità che non perdiamo mai e i corsi di aggiornamento che seguiamo con costanza: sono tutti fattori che ci aiutano a essere sempre al passo con i tempi e ad avere sempre nuovi stimoli.” Quali sono i vostri servizi più apprezzati? Sicuramente i tagli femminili e i tagli barber nel maschile, i nostri colori con sfumature brillanti, le mèches curatissime, il servizio di ossigeno-terapia per la cura dei capelli. Particolarmente richiesta è la cura delle barbe sia lunghe che corte, anche con servizio di panno caldo con oli essenziali.
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Graditi anche il massaggio viso e il massaggio del cuoio capelluto. I nostri clienti apprezzano anche il comfort dei locali che rinnoviamo spesso e l’igiene: usiamo sempre carta collo monouso e servizio di fresco bucato con asciugamani personalizzati, igienizzati e lavati a vapore. Come ultima cosa, ma non meno importante, il nostro staff: preparato, professionale e gentile.” Che tipi di prodotti usate? “Utilizziamo prodotti naturali, in virtù dei quali possiamo perseguire la salute del cliente insieme al rispetto per l’ambiente: tinte 100% Made in Italy, con composizioni a base di rosa, mosqueta, olio d’argan, acqua termale, olio di macadamia, aloe vera. Le linee shampoo e le maschere hanno ingredienti biologici e le linee di prodotto che utilizziamo hanno un packaging ecosostenibile e nella maggior parte dei casi non sono più in plastica ma in vetro, con possibilità di ricarica dopo il primo acquisto.
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E POLLI CHI LO DICE CHE GLI AMICI VANNO TENUTI FUORI DAL BUSINESS? MIRKO RICCHI È VOLUTO ANDARE CONTROCORRENTE E HA CREATO CON I SUOI AMICI UN FOOD BRAND DI SUCCESSO.
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di Lucia Lombardi / ph Giorgio Salvatori
“Bisogna credere nella possibilità di condividere attività lavorative con amici e parenti. Attorniarsi di persone positive per dar vita ogni giorno a qualcosa di speciale nonostante le difficoltà,” racconta Mirko Ricchi, riminese, fondatore del Nasdaq caffè e socio del ristorante La Mi Mama, mentre snocciola il racconto della sua vita imprenditoriale, di quando, in una notte del 2012 in cui dal cielo scende la neve, tre amici camminano fantasticando e parlando di progetti futuri. E così, in maniera del tutto spontanea e goliardica, prende forma l’avventura di Pollo & friends. Il food brand creato insieme ad Alessandro, Michele e Matteo:
“NOI PROPONIAMO CIBO BUONO, FRESCO, ALLEGRO, PER UN POLLO COTTO NEL GIRARROSTO ALIMENTATO A LEGNA ACCOMPAGNATO DA VERDURE DI STAGIONE, SEMBRA IL RIASSUNTO DI UN PRANZO TRA VECCHI AMICI,” AFFERMA MIRKO.
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Profondamente comodo, tutto naturale
“Il pollo fa allegria, è sinonimo di convivialità, ricorda le tavole dell’infanzia. L’ispirazione mi è venuta dopo aver assaggiato il pollo al limone cotto sulla griglia, preparato da un amico argentino: in un attimo mi illumino e torno bambino. Così mi scatta l’idea, inizio a fare ricerche su ricerche, manifesto le mie intenzioni a cari amici che si entusiasmano e apportano idee su idee, a quel punto chiedo loro di entrare con me in società, così da poter mettere in campo le nostre competenze, l’affetto che ci unisce e poterci frequentare di più.” Chi lo dice che amici e amori vanno tenuti fuori dal business? Per Mirko lavorare con cui sta bene e con cui condivide principi comuni è fondamentale e fa camminare tutto sullo stesso binario. “Noi proponiamo cibo buono, fresco, allegro, per un pollo cotto nel girarrosto alimentato a legna accompagnato da verdure di stagione, sembra il riassunto di un pranzo tra vecchi amici.” Dopo l’apertura riccionese, entra a far parte della società anche Matteo Biondini, in qualità di direttore operativo del gruppo: “Fondamentale per lo sviluppo della società. Ora i punti vendita Pollo&friends sono 12, gestiti direttamente da noi, le sedi sono attualmente a Rimini, Riccione,
Pesaro, Ascoli, Ravenna, Imola, Bologna, due a Modena, Pavia, Novara e Ferrara”. Nel 2017 il loro fornitore di polli entra in società, coinvolto nel retail con un 49%: “Fileni per noi è sinonimo di qualità, è stato tra i primi allevatori a credere nel bio già 20 anni fa. Il nostro obiettivo è non avere fretta di fare, ma fare bene!” Altre aperture sono previste per il Nord Italia e Milano, sia in centri commerciali che in centri storici, la gestione dei punti vendita avviene settimanalmente dai tre area manager. Il layout dei Pollo&Friends è opera dello studio di architettura Woman di Rimini, pensato proprio su misura per ogni nuovo store. “Ho sempre avuto l’idea di ampliarmi, di dare e fare, lavorare con altre persone, condividere. I miei collaboratori hanno nomi e cognomi, li conosco tutti e 130, e ne sento la responsabilità, perché corrispondono ad altrettante famiglie, per cui mi chiedo ogni giorno cosa posso fare per far sì che siano felici nel lavorare con me.” La forza la trova in sua moglie Michela, che lo aiuta a essere determinato e a credere che nulla sia impossibile. “La vita è fatta di testimonianza, dobbiamo essere noi a portarla avanti.” Per essere di stimolo attraverso l’esempio di un management sano.
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CARLO LE ROSE IL GLUTEN FREE IN EVOLUZIONE
CARLO LE ROSE NON È SOLO UNO CHEF, MA ANCHE ORGANIZZATORE DI CORSI E CONSULENTE PER LA CUCINA SENZA GLUTINE.
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Una cucina sempre più gluten free. È l’obiettivo che, da un po’ di tempo a questa parte, sta portando avanti il giovane chef di origini calabresi ma ormai romagnolo di adozione Carlo Le Rose (classe ‘87), del ristorante pizzeria Na Pizz Pop (un franchising presente a Rimini, Riccione, Cesena e Faenza). Questo chef può essere definito un vero e proprio alfiere della cucina senza glutine. Infatti, a questo proposito, riveste anche il ruolo di consulente per alcune e aziende di spicco dell’enogastronomia come, ad esempio, Fratelli Beretta e Rizzoli e Manuelli. Inoltre, organizza anche diversi corsi per far conoscere a tutti questo modo di mangiare diverso e sano, che magari non tutti comprendono ancora bene. Chef Le Rose, cosa significa essere uno chef per lei? “Non mi reputo ancora uno chef, ma solamente una persona che vuole crescere e af-
fermarsi in tutto e per tutto in questo mondo. Penso che la formazione e la dedizione – con un pizzico di passione, che non guasta mai – siano gli ingredienti giusti per affrontare qualsiasi esperienza lavorativa, anche questo.” E invece essere uno chef senza glutine? “Vuol dire sperimentare, provare a servire cibo a tutte quelle persone che sono parte di un’alimentazione diversa. Quindi, il mio compito è molto più attento rispetto a quello di uno chef tradizionalista e la mia grande sfida è quella di dare un cambio di marcia a quella che è la cucina senza glutine. Ci vuole tanta passione e una grande attenzione a scegliere le materie prime.” Come si sta evolvendo questa cucina? “Rispetto a 7 anni fa, quando ho cominciato a conoscere questo mondo, oggi ci sono tante aziende che hanno molti prodotti, l’offerta è molto più
vasta e qualcosa si è mosso in questo senso. Quello che mi piacerebbe fare è allargare ulteriormente questa possibilità, soprattutto per quanto riguarda la ristorazione. Nel mio piccolo lo sto già facendo non solo a Na Pizz, ma anche in altri ristoranti attraverso corsi, consulenze, cercando di creare anche degli angoli in cui preparare dei pasti di questo tipo.” Qual è la mission del gluten free? “Si racchiude in un’unica parola: evoluzione. Vorrei che passasse questo messaggio, ovvero quello di dare la chance a tutte quelle persone intolleranti al glutine, che escono a pranzo o a cena fuori, di consumare semplicemente un antipasto, un primo, un secondo, una pizza o un dolce in tutti locali non solo della Romagna ma anche in tutta Italia, facendo vivere così, alla clientela, un’esperienza intensa ed emozionante a 360°.”
FB: Carlo Le Rose
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