Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n. 6 - EURO 3,00
PESARO N° 3 NOVEMBRE/DICEMBRE 2019
Jacopo
SORBINI
LA PROSA NEL CUORE
SALUTE / Dottori a cinque stelle GIULIANO DEL SORBO / La parola sulla tela MONTELABBATE / Una terra di storia
EDITORIALE
SOMMARIO
I
In questo ultimo numero del 2019, incontriamo l’attore teatrale Jacopo Sorbini, in scena a gennaio 2020 per la regia di Alessandro Gassmann. Abbiamo scoperto il dietro le quinte di tre eccellenze della medicina pesarese, parlando con l’immunogenetista Marco Andreani, l’urologo Vincenzo Ferrara e l’ematologa Mariagrazia Uguccioni. Ci siamo poi dedicati all’esplorazione del panorama imprenditoriale, parlando con tre imprese locali che, grazie al loro approccio controcorrente, stanno ottenendo grande successo. Abbiamo fatto un tuffo nella storia visitando Montelabbate e scoprendo la statua di Sant’Andrea. Abbiamo incontrato anche: Giuliano Del Sorbo, il Maestro Michele Antonelli, Marilena Alessi, Corrado Donati e molti altri ancora. Buona lettura!
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Jacopo Sorbini
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RICERCARE
Dottori a cinque stelle
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INNOVARE
Imprenditori coraggiosi
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NARRARE
Giuliano Del Sorbo
Andrea Masotti
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GIROVAGARE
Montelabbate
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Simonetta Campanelli - 335 5262743 nelli@simonettacampanelli.it ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini, Agnese Lodola UFFICIO COMMERCIALE: Irena Coso, Laura De Paoli, Alessandro Sanchini STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XIII - N. 3 Chiuso per la stampa il 28/11/2019 Collaboratori: Ettore Franca, Cristina Lupinelli, Elisabetta Marsigli, Alice Muri, Giovanna Patrignani, Silvia Sinibaldi, Maria Rita Tonti Fotografi: Laura De Paoli, Manuela Giusto, Leo Mattioli, Luca Toni Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine
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CONDIVIDERE
Corrado Donati
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VOLARE
Luca Morotti
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VINCERE
Italservice Pesaro
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VISITARE
Statua di S. Andrea
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SUONARE
Michele Antonelli Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.
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LEGGERE
Marilena Alessi
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The best of food
LUXURY BANQUETING & CATERING
Il tuo progetto Le nostre risorse L’evento che loro ricorderanno
Accogli gli ospiti a casa, ovunque.
SMASH SPORT CITY Nato il 25 ottobre del 2015, l'impianto è stato completamente ristrutturato per diventare un centro tra i più moderni ed innovativi in Italia. Sono 4.500 i mq suddivisi in 3 arcate, ognuna delle quali ospita uno sport differente:
• PADDLE • BEACH VOLLEY • BEACH TENNIS • FITNESS&MEDICAL • ARRAMPICATA • BASKET
#SMASHTOUR Il Centro dispone di 6 campi da Beach Tennis e da Beach Volley intercambiabili, una zona Paddle dove sono presenti due campi di ultima generazione per gli amanti di questo nuovo sport. La zona relax comprende bar, zona lettura, Wi-Fi free e zona TV. Sicuramente una delle novità più apprezzate, specialmente dalla clientela femminile, è la sala giochi per i bambini dove le mamme lasciano i loro figli a giocare durante le loro partite. La saletta si trova vicino agli spogliatoi ed è dotata di Playstation, biliardini e giochi per i più piccini. Altra zona molto apprezzata è il soppalco di 500 mq, che attraversa tutti i campi e permette la visione delle partite dall’alto, dove è presente lo Smash Fitness & Medical.
Smash Fitness & Medical è dotato di un’ampia sala attrezzata cardio, isotonica (pesi), due sale per i corsi di gruppo e due studi pilates con le macchine reformer e cadillac. È presente, inoltre, una sala attrezzata dedicata al recupero funzionale. Continuando il nostro viaggio all’interno del centro, troviamo la zona dedicata alla Pallacanestro, nella quale la squadra di Serie A locale svolge i suoi allenamenti. Terminiamo il nostro #SMASHTOUR con... One Way Up, 370 mq tutti dedicati all’arrampicata: area boulder, corda, zona bambini e area dedicata al riscaldamento. Siamo molto orgogliosi di aver aperto a Pesaro una struttura che vi farà sentire a casa vostra.
#WEPESARO, UNA VERA CITTÀ DELLO SPORT! VIA TOSCANA 105, PESARO T. 0721 51931
ANNOTARE
Andar per FIABE Il silenzio GRANDE RIMINI Il 20, 21 e 22 febbraio
2020, al Teatro Galli di Rimini, va in scena Il silenzio grande di Maurizio De Giovanni, regia di Alessandro Gassmann, con Massimiliano Gallo, Stefania Rocca, Monica Nappo, Paola Senatore, Jacopo Sorbini. Dopo l’adattamento di Qualcuno volò sul nido del cuculo, De Giovanni e Gassmann portano in scena la complessità dei rapporti familiari, del tempo che scorre, nel luogo dove le nostre vite mutano negli anni: la casa. Attraverso momenti drammatici, ma anche risate, sorprese e misteri, la commedia racconta di noi tutti, di come siamo o di quello che avremmo potuto essere, alla continua ricerca della verità. Da non perdere! Info e biglietti: biglietteriateatro@ comune.rimini.it (S.C.)
Per un evento INDIMENTICABILE PESARO Alceo e Summertrade hanno progettato e dato forma all’evento per eccellenza, dove tutto è su misura, dal menù all’arredo della tavola. Il team selezionato da Alceo e Summertrade sarà al servizio del cliente, costruirà con lui l’evento, selezionerà insieme a lui i prodotti di alta qualità e – pietra angolare del progetto – tutto sarà lavorato e presentato in tempo reale. Showcooking, preparazione a vista e contatto diretto con lo Chef. Un servizio di eccellenza a casa, operante in diretta. L’invito che il padrone di casa rivolge ai propri ospiti diventerà l’evento che loro ricorderanno. Al centro saranno le esigenze del cliente, queste plasmeranno l’evento e saranno riferimento del servizio ideato in esclusiva per il territorio di PesaroUrbino. Le iniziative che Alceo e Summertrade, in collaborazione, si preparano a presentare al pubblico hanno come motore di questo processo organico, che è il ciclo compiuto dalla materia prima, due volontà precise: far diventare la tua cucina strumento di un servizio catering di eccellenza, e racchiudere le fasi di reperimento e lavorazione della materia prima in 24h lavorative. Questo approccio, inedito ed esclusivo, si presenta al cliente come un’occasione per far entrare le capacità tecniche e la professionalità del migliore servizio catering a casa propria, l’ambiente più prezioso. (S.C.)
PESARO E PROVINCIA La storica rassegna Andar per fiabe compie 10 anni e presenta un programma davvero speciale per i più piccoli, le domeniche pomeriggio fino al 19 aprile 2020. Gli appuntamenti sono 27, con spettacoli dal vivo, letture ad alta voce, giochi, laboratori, mostre e tante altre bellissime sorprese che animeranno 17 Teatri di altrettanti comuni del territorio provinciale. Ventidue compagnie specializzate nel teatro per l’infanzia, spesso vincitrici di prestigiosi premi nazionali e internazionali, che giungono da ogni parte d’Italia per rappresentare i loro spettacoli e festeggiare il Compleanno di PUK. Sempre vari e originali i linguaggi della scena, tutti al servizio della fantasia, della curiosità e della straordinaria capacità di ascolto dei nostri piccoli, grandi spettatori. Info: T. 0721 849053 Biglietti online: www.vivaticket. it (S.C.)
Un gesto d’amore PER LA BARBA PESARO Cura della Barba è la prima Barberia Olfattiva d’Italia: la trovate
nel centro di Pesaro, in via Passeri 5. Segue trend sempre all’avanguardia e utilizza i migliori prodotti presenti sul mercato, garantendo un’attenzione al dettaglio imprescindibile per chi, pettine e forbici alla mano, vuole stare al passo con i tempi senza perdere la tradizionalità. Capelli e barba sempre in ordine, curati con prodotti d’eccellente qualità – pensati e concepiti dall’estro creativo del fondatore Marco Balocchi. Luogo di stile, classe e bellezza per ogni tipo di uomo, che mediante metodi tradizionali dell’Alta Barberia Italiana, attraverso le sapienti e delicate mani esperte di barbiere e a speciali trattamenti con l’utilizzo di panni caldi e freddi assieme a prodotti esclusivi, può godere di elitari momenti in totale benessere. Potrete acquistare i prodotti di Cura della Barba su www.curadellabarba.it e fissare il vostro appuntamento al 368 479 047. (S.C.) 8
IN MAGAZINE
ANNOTARE
Un cinema A KM 0
Per una città CHE LEGGE
PESARO Dopo 10 anni di
chiusura, i pesaresi possono tornare al cinema a km 0, nel centro storico! L’intento di Fulvio Urbinelli, l’imprenditore che ha rilevato e deciso di investire sulla celebre struttura, è di offrire al pubblico cinema soprattutto, ma anche arte, cinema d’essai, animazione, convegni, incontri, concerti, spettacoli. Una nuova macchina da proiezione di ultima generazione, una sala con 180 posti, uno spazio aggiuntivo per eventuali buffet oltre a bar, pasticceria, tabaccheria, pizzeria e salumeria rendono l’Astra una struttura moderna e accesa. Ed è l’unico cinema in Italia con un concept completamente nuovo! Alla prima proiezione sul grande schermo è stato proposto al pubblico il film Il Signor Diavolo del regista bolognese Pupi Avati, presente in sala come ospite d’eccezione, che ha intrattenuto i presenti celebrando il cinema e la sua magia. (S.C.)
PESARO Il progetto Patente e libretto!
Un centro termale PER FIDO PESARO Barber Dog è sinonimo di cultura della cura e della pulizia. L’idea è di Camilla che, da oltre quattro anni, si dedica con amore e premura al tuo animale domestico nel suo centro termale e di tolettatura Barber Dog. Con strumentazioni all’avanguardia e l’utilizzo di soli prodotti naturali e detergenti non nocivi, trattati naturalmente con principi attivi, offre un servizio professionale e rapido, garantito dall’alta qualità dei trattamenti applicati e a prezzi ottimi. Per prevenire le numerose e comuni affezioni che possono nuocere al tuo animale domestico – come eczemi sulle pelli più delicate, follicolite e forfora – e applicare la modalità di lavaggio più appropriata per il tuo cane o gatto, Barber Dog è il luogo ideale, in via Diplovatazio 11 a Pesaro. Per info e prenotazioni: 347 560 1684 (S.C.)
Favorisca la Lettura!, realizzato con il finanziamento del Centro per il Libro e la Lettura, intende fare della lettura uno degli elementi connotanti e identitari della città, in analogia a quanto avviene con la musica e con lo sport. Il progetto nasce in un processo di lavoro partecipato dai sottoscrittori del Patto per la Lettura della città di Pesaro. L’attività di formazione è realizzata con il finanziamento del Centro per il Libro e la Lettura. Si effettua la formazione per lettori volontari aventi quale target il pubblico adulto, bimbi 0-6 anni, bambini 7-12 (pre-adolescenti) e adolescenti, e per le diverse abilità cognitive/sensoriali (libri tattili e CAA) per tutte le età. C’è anche lo spazio per la necessaria formazione specialistica per gli operatori dei settori culturale, educativo, sociale in relazione agli ambiti evolutivi e cognitivi, che risultano più scoperti. Info: Biblioteca San Giovanni T. 0721 387770 | Biblioteca Louis Braille T. 0721 387979-983 (S.C.)
Benessere PER TUTTI I SENSI PESARO Mettere in pausa la frenesia delle proprie giornate e vivere
momenti di relax in un ambiente dove esclusività e delicatezza ti accompagnano, allentando stress e tensioni, grazie alle cure e alle sapienze di mani esperte: questi sono i principi alla base della Spa Excelsior. Nei suoi 500 mq di ampiezza, protagonista è la luce naturale che pervade tutti gli spazi grazie alle bellissime vetrate che offrono una affascinante vista sul mare. Oltre a docce emozionali, sala relax, cromoterapia e musicoterapia, idroterapia, hammam, la Spa propone anche massaggi realizzati da professionisti che costruiscono insieme al cliente la tipologia di trattamento ideale, che risponda alle sue esigenze esplicite. La Spa Excelsior si trova all’interno dell’omonimo hotel cinque stelle, in un’ottima posizione sul mare e a due passi dal centro storico di Pesaro. Per info: T. 0721 630015 spa.excelsior@lindberghhotels.it 10
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ESSERE
La prosa
NEL CUORE A TEATRO CON LA REGIA DI ALESSANDRO GASSMANN, JACOPO SORBINI RICORDA IL PERCORSO CHE LO HA PORTATO SULLA SCENA. A PARTIRE DA QUEL GIORNO ALLE SCUOLE ELEMENTARI. di Silvia Sinibaldi / ph Laura De Paoli
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Attraversa la piazza leggero, un passo giovane eppure consapevole. Quando la miopia concede la messa a fuoco, ti brucia con un sorriso tra l’incanto e l’inquietudine. È questa la cifra di Jacopo Sorbini, attore che nemmeno sfiora i trent’anni, in questa stagione a zonzo per i teatri d’Italia con Il silenzio grande. Una consapevolezza sudata lungo le tappe della sua gavetta di rigorosa formazione, un’inquietudine che è sostanza della sua vita e un incanto nutrito dalla passione per il suo lavoro. Persona dolce e gentile che dona un aplomb d’altri tempi anche al jeans strappato. Jacopo Sorbini ha lasciato Pesaro, sua città natale, a 20 anni puntando il sestante su Roma, convinto delle sue potenzialità e del suo destino. “In questi anni non mi sono mai sottratto: ho fatto teatro, cinema, pubblicità, shooting e nel frattempo non ho mai smesso di studiare”. Ha già un curriculum che riassumerlo è un’impresa ma, tra insegnanti, colleghi e veri maestri con i quali Jacopo è entrato in contatto, possiamo citare Pupi Avati, Peter Stein, Luca Ronconi,
Gabriele Lavia, Giorgio Albertazzi, John Turturro ed Enrico Brignano. “Per me Brignano significa Teatro Sistina: ricordo ancora la sua voce che chiama il mio nome, io salgo sul palco, in quella stessa scenografia calcata da Manfredi, Fabrizi, Valori. Davanti a me il buio più totale, con i fari puntati addosso, non riesco a vedere neanche la prima fila di poltrone, non so da dove provenga quella voce. Ho il cuore in gola e poi vado. Così mi sono guadagnato Il Rugantino per la messa in scena di Garinei e Giovannini”. Quando la memoria va ai maestri, Jacopo Sorbini rivela una sostanza plasmata da saperi femminili: “Annabella Cerliani mi ha insegnato tutto. Come dare suono al pensiero, la capacità di affrontare la prosa come un musicista si approccia allo spartito, il rigore, la preparazione, la sensibilità di ritrovare ogni giorno l’entusiasmo”. Del resto, il giovane attore pesarese nel 2011 si è diplomato all’Accademia Corrado Pani diretta proprio da Annabella Cerliani bissando il diploma nel 2017 alla IN MAGAZINE
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IL GIOVANE ATTORE PESARESE NEL 2011 SI È DIPLOMATO ALL’ACCADEMIA CORRADO PANI DIRETTA DA ANNABELLA CERLIANI BISSANDO IL DIPLOMA NEL 2017 ALLA SCUOLA DI TEATRO LUCA RONCONI DEL PICCOLO TEATRO DI MILANO.
IN APERTURA, L’ATTORE JACOPO SORBINI. IN ALTO, SORBINI FRA LE POLTRONE DELLA PLATEA DEL TEATRO ACCADEMIA A PESARO.
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Scuola di Teatro Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano: “Un’esperienza fantastica, un sogno che si realizzava. Sono stati tre anni di scoperta e di duro lavoro a contatto con grandi maestri che mi hanno insegnato tanto”. Ma non finiscono qui le donne che hanno lasciato il segno: Danila Merloni, Marcella Tinazzi, Giada Arcangeli, Lucia Fer-
rati, come al solito omettendo altri nomi importanti. “Danila era la mia maestra della Scuola Elementare Mascarucci, in cui ogni anno si organizzava un laboratorio teatrale con gli alunni delle quarte classi e a lei era affidata ogni volta la regia. Frequentavo la terza e una mattina fummo tutti chiamati nell’atrio per assistere a una sorta di prova generale dello spettacolo creato quell’anno. Rimasi fulminato osservando Danila spiegare ai piccoli attori come pronunciare una battuta, che postura assumere, dove dirigere lo sguardo. Mi si è aperto un mondo e mi sono detto: voglio fare questo e per tutta la vita. Giocavo sempre, da bambino, anche con mio fratello, a inventare storie e dare la parola a personaggi fantastici, ma quella mattina è come se avessi capito che esisteva qualcuno capace di insegnarmi a giocare meglio”.
Lucia Ferrati significa letture a voce alta: “Una vera maestra, una donna speciale che mi ha insegnato la differenza tra dare voce alla scrittura e recitare. Mi ha insegnato anche il valore di condividere e trasmettere i propri talenti, lei che ha forgiato un’intera generazione di lettori e quindi di appassionati di libri e impegnati a promuoverne la circolazione”. Giada Arcangeli è il Teatro Accademia di Pesaro: “Un’esperienza meravigliosa, la mia seconda famiglia. Lì ho incontrato delle persone meravigliose che mi hanno permesso di sperimentare per la prima volta la mia passione, quanto fosse intensa, quanto fosse radicata. Ho imparato a fare compagnia, a creare uno spettacolo. Negli anni della mia adolescenza ho trascorso ogni minuto libero dallo studio e dal sonno in quel teatrino di 90 posti in via Terni, in cui Giada tutt’ora tiene dei corsi di teatro di alto livello per tutte le età”. Adolescenza fa rima con scuole superiori e qui entra in scena l’allora preside del liceo artistico Mengaroni: “Studiavo grafica pubblicitaria ma nel cuore c’era il teatro. La professoressa Marcella Tinazzi aveva il quotidiano obiettivo di valorizzare gli studenti. Nella sua scuola c’era un’aria vitale, creativa, di serietà e divertimento insieme. La ricordo spronarci a seguire le nostre passioni”. Nonostante gli anni lontani da Pesaro c’è sempre la sua città non solo nel cuore, nella gratitudine e nella memoria, ma anche nella sua professione. “Ho vissuto un’esperienza unica nel suo genere e soprattutto inattesa. Nel giugno del 2014 stavano girando a Pesaro Tempo instabile con probabili schiarite. Il soggetto è di Marco Pontecorvo e Roberto Tiraboschi, la regia di Marco Pontecorvo con Luca Zingaretti, Pasquale Petrolo, Carolina Crescentini, John Turturro e Andrea Arcangeli, una produzione Rai Cinema. Mi fu proposto di fare il dialect coach, l’insegnante di dialetto, che è colui che indica all’attore la caden-
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IL SILENZIO GRANDE, LO SPETTACOLO TEATRALE DIRETTO DA ALESSANDRO GASSMANN E SCRITTO DA MAURIZIO DE GIOVANNI, VEDE IN SCENA JACOPO CON MASSIMILIANO GALLO, STEFANIA ROCCA, MONICA NAPPO E PAOLA SENATORE.
ph Manuela Giusto
za, le frasi idiomatiche, le battute dialettali di un certo territorio: insomma ho insegnato il pesarese a Carolina a Luca e a Lillo! È stato spassoso, interessante per tutto ciò che mi ha fatto scoprire del mio dialetto, di certe radici linguistiche, senza dimenticare la lectio magistralis impartita dagli attori del cast: umiltà, attenzione ai dettagli, disponibilità, desiderio di imparare”. Un lungo percorso che porta oggi Jacopo Sorbini nel cuore di una famiglia, la famiglia Primic di cui lui, nei panni di Massimiliano, è il figlio maschio. Uno spettacolo che parla di famiglia e di rapporti generazionali, questa la traccia essenziale de Il silenzio grande, lo spettacolo teatrale diretto da
Alessandro Gassmann e scritto da Maurizio De Giovanni che vede in scena Jacopo con Massimiliano Gallo, Stefania Rocca, Monica Nappo e Paola Senatore. Dopo il debutto trionfale di Napoli è iniziata la giostra di teatri in giro per il Paese, giostra che avrà tappa anche qui vicino, a Rimini, al Teatro Amintore Galli, nei giorni 20, 21 e 22 febbraio. “Quello di Massimiliano è un ruolo che mi piace, mi permette molto in una storia che solo De Giovanni poteva orchestrare e con un regista e una compagnia che sono per me uno stimolo assoluto. Al debutto non volevo entrare in scena, stavo malissimo, ero troppo teso, quei frangenti in cui ti chiedi chi te lo ha fatto fare. Poi ti raggiunge l’energia del pubblico, guadagni il palco e scatta la magia”. Eppure, c’è qualcosa di ripetitivo, un po’ alienante, nel ripetere ogni sera gli stessi gesti, le stesse parole. “Nonostante il lungo lavoro di preparazione le prime rappresentazioni sono un laboratorio in cui affinare le sintonie, definire le interazioni e magari scoprire anche nuovi dettagli. C’è anche il rapporto con il pubblico di cui avverti il respiro, ogni volta diverso che non ti stimola mai allo stesso modo.
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C’è la voglia di arrivare a ognuno dei pubblici che ti guarda ma c’è anche l’esigenza, dopo tante rappresentazioni, di ritrovare la spinta e le motivazioni. Lo si fa vivendo a stretto contatto, scambiandosi opinioni, concentrandosi e ripassando ogni giorno quello che dovrai fare in scena, sapendo che persino quel rischio di noia fa parte del tuo amore per la recitazione”. A Pesaro lo aspettano la sua famiglia (quando ne parla si commuove, nel senso che non trattiene le lacrime), i suoi amici, le persone con cui è cresciuto. Ma esistono altre ragioni che lo legano alla sua città? “Il mare, la Palla, il Teatro Rossini, il cibo (adoro gli spaghetti alle vongole) e potrei continuare all’infinito. Ma c’è una cosa che mi affascina ed è il sentimento popolare che nutre la passione per l’opera di questa città. Qualcosa che va al di là di Gioachino Rossini, del Rof e delle eccellenze che incarnano: una passione comune, trasversale che permette la continua rielaborazione dei classici attraverso una storia condivisa. Vorrei che la cultura teatrale della prosa fosse altrettanto identitaria e invece resta altro dal sentimento popolare. Sogno di contribuire a portare la prosa nel cuore di tutti”.
A LATO, JACOPO SORBINI CON MASSIMILIANO GALLO DURANTE UNA SCENA DELLO SPETTACOLO IL SILENZIO GRANDE DI MAURIZIO DE GIOVANNI PER LA REGIA DI ALESSANDRO GASSMANN.
I brand di Zachary: Borsalino Ferrante Germano Gherardi
Camiceria Zachary, eleganza e artigianalità su misura Zachary nasce nel 1988 per dare vita ad una realtà imprenditoriale dedicata alla creazione e messa in commercio di un prodotto artigianale ricercato. La titolare Annunziata Persini vi invita a riscoprirlo! Dopo un sapiente lavoro di restyling, quest’anno Zachary splende di una nuova luce: nuovi interni e nuovi arredi per le collezioni che arrivano a Pesaro con una ventata d’innovazione nel settore dell’abbigliamento per l’uomo. In vetrina sono protagonisti i brand Rains (tessuti tecnici dalla Scandinavia, antivento e antipioggia), Saint James e Vintage 55. Immancabile l’immutata classe dei grandi marchi della sartorialità italiana, i cappelli Borsalino per l’uomo e per la donna e i tessuti dei cotonifici più prestigiosi, quelli di Albini e Canclini, scelti con cura per confezionare la camicia su misura, il fiore all’occhiello del negozio. Zachary vi aspetta a Pesaro, in Corso XI Settembre n.17, per vivere un momento di shopping dedicato e attento alle singole esigenze.
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RICERCARE
Dottori a
CINQUE STELLE INCONTRIAMO TRE ECCELLENZE DELLA MEDICINA: L’IMMUNOGENETISTA MARCO ANDREANI, L’UROLOGO VINCENZO FERRARA E L’EMATOLOGA MARIAGRAZIA UGUCCIONI.
A
di Simonetta Campanelli / ph Luca Toni
Andiamo poco lontano per incontrare ricercatori e medici che oggi sono autorevoli e noti scienziati a livello internazionale. Affacciamoci a questo mondo e incontriamo tre pesaresi (di nascita o di adozione) che sono diventati affermati professionisti alla guida di importanti centri medici e di ricerca scientifica: Marco Andreani (immunogenetista), Vincenzo Ferrara (urologo) e Mariagrazia Uguccioni (ricercatrice) e scopriamo che hanno grande personalità. “Alimentate passione e curiosità; non aspettate che il futuro vi cerchi: anticipatelo. Investite sulla conoscenza, senza abbattervi quando lungo la strada troverete degli ostacoli; mirate dritto al vostro
“ALIMENTATE PASSIONE E CURIOSITÀ; NON ASPETTATE CHE IL FUTURO VI CERCHI: ANTICIPATELO. INVESTITE SULLA CONOSCENZA, SENZA ABBATTERVI QUANDO LUNGO LA STRADA TROVERETE DEGLI OSTACOLI; MIRATE DRITTO AL VOSTRO OBIETTIVO”
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obiettivo”. È questo il consiglio di Marco Andreani alle giovani generazioni. Ama la buona musica, suona la chitarra per gli amici, gioca a pallavolo ed è stato un ottimo cestista. Fin da ragazzo ha avuto curiosità per la biologia, alimentata al Liceo Scientifico dalle lezioni della prof. Giuliani, che lo ha portato a scegliere il percorso accademico in Scienze Biologiche. Poi l’incontro con il prof. Guido Lucarelli, che lo ha accolto in Ematologia all’Ospedale di Pesaro, dove, dopo la tesi sperimentale sul trapianto di cellule staminali, ha lavorato per lunghi anni. Poi il trasferimento a Roma. Oggi è il direttore del più importante Laboratorio d’Immunogenetica dei Trapianti in Italia presso il Dipartimento di Oncoematologia e Terapia Cellulare e Genica del Polo di Ricerca di San Paolo, diretto dal prof. Franco Locatelli, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù; presidente dell’European Board of Transplant Immunology a Bruxelles e membro del Consiglio Direttivo dell’European Federation for Immunogenetics a Leiden; Commissario italiano, con altri due colleghi, per l’accreditamento degli oltre 60 laboratori di immunogenetica nazionali. “Nel laboratorio che dirigo – ci racconta – definiamo sul DNA la compatibilità tra donatori di cellule staminali emopoietiche e i pa-
zienti con malattie ematologiche, sia maligne, come la leucemia, che genetiche, come la talassemia. Studiamo le caratteristiche di molecole note con il nome di HLA (Human Leukocyte Antigen) espresse sulla superficie delle cellule umane. Queste molecole hanno il compito di presentare gli agenti infettivi al sistema immunitario, ma essendo caratterizzate da una forte diversità interindividuale, è complicata per i pazienti la ricerca di un donatore identico, soprattutto nelle banche dati internazionali. Le osservazioni sulle molecole HLA forniscono informazioni sulla genetica di popolazioni, individuando caratteristiche legate alle migrazioni o alle infezioni prevalenti in particolari etnie. Recentemente abbiamo pubblicato un articolo che dimostra come l’elevata percentuale di una specifica molecola HLA in alcune popolazioni africane risulti protettiva nei confronti della malaria”. Quella di Andreani è una carriera meritevole, nascosta ai più, ma molto rilevante nell’ambiente scientifico; una carriera fatta di continui studi ed intuizioni e aggiornamenti; iniziata con le assegnazioni di diverse borse di studio dall’Associazione Italiana contro il Cancro, dalla Associazione Italiana Biologia dei Trapianti e dalla Fondazione Berloni che gli hanno permesso di trascorrere lunghi periodi di formazione in
UN SINCERO CONSIGLIO AI GIOVANI: “AMARE IL PAZIENTE. IL MALATO È NELLO STESSO TEMPO INSIEME UOMO E DEBOLEZZA, QUINDI ANCORA DI PIÙ DA DIFENDERE E TUTELARE, E IN PIÙ DI AMARE ANCHE LE RESPONSABILITÀ CHE DALL’ESSERE MEDICO DERIVANO.”
prestigiosi centri di ricerca negli Stati Uniti, a Milwaukee, Minneapolis e Seattle. Attento, ironico, sensibile; aplomb francese, humor inglese, cuore italiano. Ama la musica ricercata l’arte classica e le citazioni poetiche. Vincenzo Ferrara, medico urologo, dopo avere svolto la sua attività negli ospedali di Pesaro, Ancona e Fano (come primo aiuto del dottor Sagrini), da un ventennio è direttore della Unità Complessa di Urologia dell’ospedale di Jesi, il Centro Alta Specializzazione nelle terapie con crioablazione dei tumori, riconosciuto dal Ministero. Non ama le autocelebrazioni ma va detto che per i suoi meriti è membro del Board operatorio del Master in chirurgia laparoscopica de La Sapienza, docente in corsi di Urologia a Parigi, Amburgo,
IN APERTURA, L’IMMUNOGENETISTA MARCO ANDREANI. IN ALTO, IL MEDICO UROLOGO VINCENZO FERRARA.
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“NON SI FA MAI RICERCA DA SOLI – CI DICE MARIAGRAZIA UGUCCIONI – E AI GIOVANI CONSIGLIO DI SEGUIRE LA PASSIONE E DI ENTRARE A FAR PARTE DI UN GRUPPO DOVE È SVILUPPATO IL CONCETTO DI SCUOLA E DOVE È FORTE LA COOPERAZIONE”.
IN ALTO, L’EMATOLOGA MARIAGRAZIA UGUCCIONI.
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Barcellona, Presidente in carica della Società Internazionale di Urologia WeUrologists e fa parte del Board scientifico della Società Internazionale Docenti di Urologia e dell’Associazione Italiana Medici Urologi Territoriali. I suoi riconoscimenti sono un forte segnale e un sincero consiglio ai giovani: “Amare il paziente. Il malato è nello stesso tempo insieme uomo e debolezza, quindi ancora di più da difendere e tutelare, considerato che la malattia oltre che debilitarne l’organismo, condiziona la stabilità emotiva del paziente ed il suo rapporto con il mondo. Ed in più di amare anche le responsabilità che dall’essere medico derivano, ricordando che maggiori esse saranno, maggiori saranno le soddisfazioni che arriveranno in cambio”. Ferrara ci racconta: “Presso il mio
ospedale si utilizzano tutte le più moderne tecniche mini-invasive, tanto che le terapie chirurgiche classiche, che si eseguono attraverso lunghe incisioni cutanee, non sono più utilizzate da noi, se non occasionalmente. Questo è consentito dall’alta tecnologia di cui è munita la nostra sala operatoria, in cui eseguiamo tutti gli interventi per patologia benigna per via endoscopica, cioè passando lungo i canali naturali del corpo e usando strumenti perlopiù flessibili, insieme a macchine con raggio laser. Le procedure endoscopiche consentono di ridurre il trauma chirurgico e quindi i dolori post-operatori e di avere i migliori risultati di guarigione oncologica oltre che la ripresa della continenza urinaria e della funzione sessuale, così come accade nei centri mondiali a più alta attività di chirurgia robotica. L’esperienza accumulata in laparoscopia (tecnica che consente di operare in modo radicale anche patologie tumorali dell’apparato urologico, aiutati in questo dall’utilizzo del sistema ottico 3D) consente ai nostri interventi di avere migliori risultati di guarigione oncologica e di ripresa funzionale. Realizziamo i video dei nostri interventi chirurgici che vengono prodotti dalla rivista Videourology e poi diffusi nel mondo”. Mariagrazia Uguccioni, medico con specializzazione in ematologia, dal 2010 ricopre la carica di Vice-Direttore dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona, dove svolge l’attività di ricerca e dove operano più di 100 ricercatori provenienti da ogni parte del mondo. “Non si fa mai ricerca da soli – ci dice – e ai giovani consiglio di seguire la passione e di entrare a far parte di un gruppo dove è sviluppato il concetto di scuola e dove è forte la passione e la cooperazione”. Nominata membro della prestigiosa Accademia delle Scienze
dell’Istituto di Bologna proprio per i suoi studi sulla migrazione dei globuli bianchi, si occupa di ricerca di base sul sistema immunitario: il nostro sistema sentinella. Studia i meccanismi che guidano i globuli bianchi dal sangue agli organi, per poter svolgere la loro funzione di combattere virus, batteri o tumori, ma anche di armarsi, attraverso i vaccini, per proteggerci da infezioni come quella influenzale. La sua attività è rivolta alla conoscenza di base di meccanismi complessi della patologia umana per poter sviluppare approcci terapeutici migliori per quelle patologie che non hanno cure efficaci. Inoltre, è docente post-laurea alla nuova generazione di ricercatori di base attraverso percorsi di dottorato e post-dottorato, è professore straordinario dall’Università Humanitas di Milano presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia. “Oltre al percorso formativo sono stati i professori incontrati che hanno profondamente segnato la mia carriera: Federico Miglio con il quale ho imparato il mestiere di medico, che non ho più dimenticato e che per primo ha capito la mia curiosità verso i meccanismi alla base della patologia umana. Andrea Facchini e Riccardo Meliconi che hanno guidato i miei primi passi nell’immunologia e che mi hanno sempre sostenuto anche nella scelta di lasciare l’Italia per l’esperienza in Svizzera. Sante Tura che durante gli anni della scuola di specialità ha sempre incoraggiato la mia passione per la ricerca di base. Ed infine Marco Baggiolini al quale devo l’avermi guidata nel mondo della ricerca internazionale e dal quale ho imparato che quello che conta è creare una squadra di professionisti eccellenti e appassionati. Lavorare con lui, creatore di questa prestigiosa scuola che ha allievi in tutto il mondo è stata la nostra forza”.
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INNOVARE
Imprenditori
CORAGGIOSI INCONTRIAMO TRE IMPRESE LOCALI CHE RIVOLGONO IL LORO SGUARDO PRIMA AL BENESSERE CHE AL FATTURATO, E CHE PER QUESTO STANNO OTTENENDO GRANDE SUCCESSO. di Elisabetta Marsigli / ph Leo Mattioli
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È in corso una vera e propria rivoluzione nella gestione di alcune attività commerciali che guardano al rapporto umano e al benessere con maggiore attenzione. Il successo di una nuova attività, che sia relativa all’ambiente, al cibo o alla tecnologia, è determinato dall’intuizione geniale di un benessere che soddisfi curiosità e desiderio. L’idea di un giardino o un parco a misura d’uomo, il gusto di assaggiare antichi e nuovi sapori, fino alla possibilità di poter gestire tutta la tecnologia che ci circonda grazie a dei buoni consigli, sono alla base del pensiero di 3 imprese locali che rivolgono il loro sguardo prima al benessere che al fatturato. Verde Ambiente si occupa della progettazione di tutti gli spazi aperti, giardini, parchi, aree a verde, tenendo in considerazione la relativa manutenzione e l’impatto ambientale: una sorta di architettura del verde. Marco e Michele sono due fratelli che hanno ereditato dal babbo, che ha aperto l’azienda alla fine degli anni ’80, la passione per questo mestiere. “Finiti gli studi come perito agrario” racconta Marco, “ho iniziato a frequentare corsi in tutta Italia e all’estero. Sulla scia della prima innovazione, uno speciale tipo di idrosemina delle scarpate, luoghi spesso lasciati al degrado e all’abbandono, abbiamo continuato a crescere, specializzandoci su giardini pensili di copertura a terrazze e tetti e sul verde verticale, che finalmente anche in Italia sta interessando diverse città.” L’idea è quindi di riscoprire l’importanza del verde: “Nei nostri progetti cerchiamo di inserire piante e prodotti che abbiano la capacità di essere meno impattanti possibile eliminando, o riducendo allo stretto necessario, i prodotti chimici e selezionando piante resistenti al nostro clima e a un determinato ambiente. Creare un verde a misura d’uomo significa, per noi, che chi percepisce cosa è stato realizzato riesca anche a goderselo. Non è quindi importante riempi-
re un parco di piante, ma trovare il giusto equilibrio. Le amministrazioni si stanno finalmente accorgendo dell’importanza di tutto ciò, per un verde non solo bello da vedere, ma anche da vivere. Con il privato, nel nostro punto vendita vivaistico, si crea un solido rapporto di fiducia: non ci interessa vendere più piante, ma rendere più vivibile l’ambiente”. La geniale innovazione può anche passare attraverso la trasformazione di un alimentari in qualcosa di nuovo e unico in città: Più Cheese rappresenta un nuovo modo di vendere prodotti alimentari, accompagnato da degustazioni e suggerimenti che possono variare pranzi o cene casalinghe. “Daniele aveva un alimentari storico, la Bottega Tesei” racconta Marco. “L’anno prossimo sarebbero stati 60 anni dall’inaugurazione del locale creato dai suoi genitori, e appena io e Cristina siamo arrivati qui ci siamo innamorati dei suoi profumi e sapori. Immediatamente è nata l’intesa per realizzare un progetto che guardasse avanti, in un concetto metropolitano di bottega e cantina con un sofà, che invita alla sosta, per permettere di allargare la fruizione non solo alla spesa,
“SULLA SCIA DELLA PRIMA INNOVAZIONE, ABBIAMO CONTINUATO A CRESCERE, SPECIALIZZANDOCI SU GIARDINI PENSILI DI COPERTURA A TERRAZZE E TETTI E SUL VERDE VERTICALE, CHE FINALMENTE ANCHE IN ITALIA STA INTERESSANDO DIVERSE CITTÀ.”
IN APERTURA, MICHELE E MARCO MANZAROLI DI VERDE AMBIENTE. IN ALTO, DANIELE, MARCO E CRISTINA DI PIÙ CHEESE.
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“NESSUNO OGGI RIESCE A STARE SENZA CELLULARE, PC O TABLET” RACCONTA MARIKA, “E, PER QUANTO SIANO OGGETTI QUOTIDIANI, SPESSO NON SI CONOSCONO I TRUCCHI PER FARLI DURARE E, COME IMPONE IL MERCATO, SI TENDE A BUTTAR VIA E RICOMPRARE.”
IN BASSO, MARIKA E ANTONIO DI WONDERLAND.
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ma anche all’assaggio dei prodotti stessi, con l’aggiunta di un’ottima selezione di vini”. In un momento in cui tutti fanno ristorazione a km0, l’idea è stata quella di offrire una finestra sul panorama italiano ed europeo: “Un punto di eccellenze, per un alimentari riletto come luogo che ti racconta anche la storia di ciò che compri, molto lontano quindi dall’acquisto semplice e a volte distratto, invitandoti, col palato e le parole, ad ascoltare i sapori di una volta accanto a quelli contemporanei. L’idea di fondo è quella di cono-
scere la provenienza di un prodotto e come viene realizzato, per un’esperienza sensoriale a tutto tondo” prosegue Marco. “Assaggiare le nostre proposte può cambiare o rinnovare molte idee e abbinamenti, facilmente riproponibili anche a casa.” Da febbraio ad oggi Più Cheese ha trovato un largo consenso sia tra i pesaresi che tra gli stranieri al punto da far pensare ai 3 imprenditori di allargare l’idea vincente anche su altre città italiane ed europee: “Il contatto diretto con il pubblico” chiosa Marco, “ci permette di soddisfare, incuriosire e spesso risvegliare molti palati annoiati, delusi da una distribuzione che addormenta il gusto.” Wonderland (in via Rossi a Pesaro) da luglio del 2016 è un vero e proprio paese delle meraviglie per tutti gli appassionati di tecnologia, soprattutto per quelli che non possono farne a meno nemmeno per un secondo. Marika e Antonio hanno stabilito un rapporto di fiducia con i propri clienti e riescono a soddisfarli con competenza nel minor tempo
possibile. Anche qui il rapporto umano, soprattutto in un mondo che vive di tecnologia, è alla base del successo: “Nessuno oggi riesce a stare senza cellulare, PC o tablet” racconta Marika, “e, per quanto siano ormai oggetti quotidiani, spesso non si conoscono alcuni trucchi per farli durare di più o gestirli al meglio e, come impone il mercato, si tende a buttar via e ricomprare.” Ecco che calore umano e tecnologia si sposano bene, così come nel lavoro Marika e Antonio che, con due figli, hanno deciso di mettersi insieme in questa avventura di imprenditori di loro stessi: “Un passo importante, ma che ci ha dato grandi soddisfazioni. Antonio era spesso fuori per lavoro, mentre oggi riusciamo a gestire al meglio la nostra famiglia e questo ci dà forse la serenità di avere un ottimo rapporto con i nostri clienti, fatto di cortesia e rapidità unite dalla professionalità.” Forse siamo sulla strada buona per rivalutare l’ambiente, il cibo e quanto il calore umano sia necessario al nostro benessere.
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NARRARE
La parola
SULLA TELA FIGLIO DI EMIGRANTI ITALIANI IN INGHILTERRA E PESARESE D’ADOZIONE, GIULIANO DEL SORBO È UN PITTORE CHE HA TROVATO NELLA FIGURA UMANA LA SUA ISPIRAZIONE ARTISTICA.
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Gli artisti parlano con le loro opere e le figure umane di Giuliano Del Sorbo hanno un’anima che riempie ed esce potente dalle tele. Pittore e autore di diverse performance pittoriche, Del Sorbo, nato in Inghilterra nel ’61, risiede e lavora a Pesaro da diversi anni: le
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di Elisabetta Marsigli / ph Luca Toni
figure umane sono un riferimento costante del suo lavoro, raccontano un’onda umana che si muove tra lo spazio e il tempo, tra lo spirito e la materia. È particolarmente emozionante seguire l’artista dal vivo, mentre esegue le sue pennellate energiche e ric-
che di poesia: l’onda del suo gesto si trasforma sotto gli occhi dello spettatore in un continuo divenire creativo. Le origini di questo suo energico gesto vengono da Cuzco, sulle Ande: l’Inghilterra è sempre stata il suo punto di riferimento, ma dopo i 20 anni
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Giuliano ha girato l’Europa e non solo. “A 15 anni avevo visto in TV un documentario sulle Ande e avevo provato subito una forte attrazione. Così, appena ho avuto l’occasione, ho preso un biglietto aereo aperto e sono partito per il Sudamerica, senza sapere quando sarei tornato, finendo per passarci 4 anni. Lavoravo con una compagnia teatrale, oltre che svolgere tanti altri lavoretti per mantenermi. Un giorno mi ritrovo davanti a una tela di 70x50 cm con un solo colore, il verde: per la prima volta butto su il colore con il pennello e mi viene fuori una macchia, in cui ho visto tutta la storia dell’umanità. Quella è stata l’origine della figura umana nata da quel gesto che, 7 anni dopo a Milano, ho chiamato absorb art”. Un titolo curioso che nasce dal suo cognome, ma contemporaneamente si può tradurre come assorbire l’arte. Da qui nasce la sua human wave, anche se ancora non si parlava di barche che arrivano dal mare: “Essendo figlio di emigranti e avendo viaggiato tutta la vita, sentivo molto questo tema. L’onda umana era qualcosa di spirituale all’inizio, perché sentivo questo flusso fatto da un mix
di culture che in Inghilterra si respirava già allora”. La human wave diventa poi anche un discorso di umanità a livello materiale: quello che era desiderio di amore universale si trasforma in desiderio di unione dei popoli, nella speranza di abbattere le frontiere costruite dagli uomini, verso una pace universale. Iniziano così le sue emozionanti performance dal vivo e da quella piccola tela di 70x50 cm arriva a dipingere tele di 10 metri per 6, come quella a Roma, nel 2009, per il centenario del Futurismo su palazzo Wedekind. Ora la sua pittura riprende le linee iniziali del teatro con Paintheatre dove la T gioca tra teatro e pena: “La pittura e il teatro hanno in comune il senso della sofferenza e del dolore. L’arte serve a trasformare il dolore in qualcosa di bello, un dolore che guarisce perché l’arte è una cura”. L’8 dicembre Del Sorbo è protagonista di una performance, nel nuovo spazio Piano B a Gradara, dipingendo dal vivo nel teatro Comunale le opere che poi andranno esposte nella mostra a lui dedicata, fruibile fino al 10 gennaio, comprendente il video dell’atto della creazione.
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PASTICCERIA ALBERINI E PASTICCERIA GIAMPAOLI LA SFIDA DELLA FAMIGLIA SANTINI
SOTTO LA GUIDA DEL PASTICCIERE LUCA SANTINI, DUE GRANDI PASTICCERIE DI PESARO – ALBERINI E GIAMPAOLI – VIVONO UNA NUOVA STAGIONE.
Nel 1920, a Pesaro, viene aperta la prima pasticceria della città. È un piccolo chiosco, in zona mare, che riscuote subito fama e consensi: è un successo immediato! A fondarla e gestirla è Costante Alberini, che poi sarà aiutato anche dal figlio Athos. Trascorrono anni di buoni esiti e popolarità per la produzione dolciaria, ma la guerra ferma tutto. Poi, negli anni ’50, la Pasticceria Alberini riprende l’attività in via Mazza. Ci lavorano papà Athos e il giovanissimo figlio Costante junior che, a soli 16 anni (in seguito alla prematura scomparsa del padre nel ’58) prende in mano le redini dell’azienda dolciaria di famiglia. Poco lontano, in via Gargattoli, c’è anche un’altra Pasticceria, quella della famiglia Giampaoli, fondata nel ’55 da Gianfrancesco che aveva appreso il mestiere ed era stato
allievo di Athos Alberini nel laboratorio. La Pasticceria Giampaoli viene presto trasferita anch‘essa in via Mazza dove, col passar degli anni, si consolida la bella amicizia tra i due pasticcieri Costante e Gianfrancesco. Sono tempi duri e difficili e le ore che si trascorrono al lavoro non si contano! Ma i pasticcieri sfornano meravigliose dolcezze e sublimi sapori, attirando in quella deliziosa via tutta la città. Ben presto entrambe le pasticcerie necessitano di nuovi spazi e nuovi ambienti adeguati per esporre e vendere quel ben di Dio: una distesa di squisitezze, una gioia per gli occhi e una vastità di gusti per l’appagamento della gola. Nel giorno di Santa Lucia, 13 dicembre 1973, la Pasticceria Giampaoli inaugura il moderno locale in via Nitti, davanti alla Chiesa di San Carlo. Due anni dopo, sempre nel giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre 1975, la Pasticceria Alberini si trasferisce nell’attuale locale per il corso, sotto il loggiato, davanti alla Chiesa di Sant’Agostino.
In quegli anni, nel frattempo, in via Nitti gioca e cresce il giovane Luca Santini che osserva di buon grado la copiosa affluenza di clienti presso la Pasticceria Giampaoli. Suo papà, titolare del Bar Dario di via Lanza, all’angolo di via Giolitti, purtroppo lo lascia in giovane età: Luca ha solo 15 anni ma capisce che deve aiutare e lavorare nel bar di famiglia. Muove così i suoi primi passi professionali in quel che oggi è il mondo del food & beverage. Il giovane Luca è inconsapevole del fatto che Santa Lucia, Sant’Agostino e San Carlo tramano alle sue spalle un dolce futuro… Nel 1991 Luca approda, come aiuto pasticciere, nel laboratorio della ormai divenuta famosa Pasticceria Alberini, al fianco del coach Costante che diventa il suo mentore. Ma Luca vuole imparare ancora di più e, dopo quattro anni, decide di intraprendere un percorso formativo e professionale spostandosi e viaggiando per apprendere anche altri metodi e procedimenti creativi dell’arte pasticciera.
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NEL 2020 LA PASTICCERIA ALBERINI FESTEGGIA IL CENTENARIO DELLA SUA FONDAZIONE. ANCHE LA PASTICCERIA GIAMPAOLI HA UNA LUNGA TRADIZIONE, INIZIATA NEL 1955.
Grazie alla passione trasmessagli dal suo coach, diventa ben presto un abile pasticciere guadagnandosi la piena stima di Costante. Nel 2000 Luca segue un corso di sculture di frutta e verdura per partecipare al Concorso nazionale di intaglio. Si posiziona tra i primi concorrenti su 50 partecipanti. Il trasporto per questa incantevole arte, è senza pari e lo porta, negli anni a venire, a vincere diverse medaglie, tra cui una d’oro. Poi nel 2015 il suo maestro Costante, purtroppo, se ne va e la famiglia Alberini, che stima e si fida di Luca e conosce bene le sue capacità professionali, decide di affidargli la guida della famosa pasticceria pesarese. Presto ne diventa il titolare. Con l’aiuto dalla moglie Silvana e dei figli Stefano (cioccolatiere) e Mirko (barman) affianca alla squisita selezione delle autentiche ricette le coreografiche sculture fatte di frutta intagliata, cioccolato modellato e zucchero tirato. Oggi Luca ha rilevato insieme alla famiglia anche la Pasticceria Giampaoli, con lo stimolante obiettivo di riportarla agli splendori di un tempo e farne il gioiello della cioccolateria locale. “Da dicembre 2019 la sfida inizia. Dopo l’acquisizione della Pasticceria Alberini, ritornare in questa strada mi
fa commuovere. Ci metteremo anima e corpo affinché la Pasticceria Giampaoli riacquisti, nel suo quartiere, il posto che le spetta.” E Osvaldo Giampaoli, figlio di Gianfrancesco, affermato commercialista commenta: “Vedere che i due grandi e storici pasticcieri di Pesaro, uniti in vita da un’amicizia indelebile, possano, attraverso la famiglia Santini
ritrovarsi ancora insieme, per me è una grande emozione. Per il resto non ci sono dubbi in quanto Luca, Silvana, Stefano e Mirko hanno dimostrato di possedere ottime qualità professionali e personali, elementi distintivi per far rifiorire ciò che con tanta cura e impegno la famiglia Giampaoli era riuscita a costruire nell’ultimo ventennio del secolo scorso.”
Pasticceria Alberini | Corso XI Settembre, 119 | T. 0721 31151 | FB: @pasticceriaAlberini Pasticceria Giampaoli | Via Nitti, 22 | T. 0721 454840 | FB: @PasticceriaGiampaoli22
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GIROVAGARE
Una terra
DI STORIA CONOSCIAMO MEGLIO MONTELABBATE, LE FRAZIONI E IL SUO TERRITORIO DIVISO IN DUE DAL FIUME FOGLIA: UNA TERRA SPETTATRICE DI MOLTEPLICI EVENTI STORICI.
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di Ettore Franca / ph Leo Mattioli
A Montelabbate non si va più apposta. Da Pesaro, sulla via per Villa Fastigi, una volta S. Pietro, Villa Ceccolini, e siete alla Chiusa ed ecco Patenta… Siete arrivati. Il nome, Monte dell’Abate, è legato all’abbazia di San Tommaso in Foglia alla quale appartenne il castello fino al 1540, quando Guidubaldo II Della Rovere lo concesse al pesarese Giangiacomo Leonardi, i cui eredi lo tennero fino ai primi anni dell’Ottocento. Il fortilizio era cresciuto nel X secolo quando la gente, spopolata la valle, cercò riparo entro mura sicure per difendersi dalle scorrerie di urbinati e pesaresi in lotta tra loro. Il castello fu sede dell’abate fino al XV sec. quando passò ai Malatesti che, restaurate le mura e aggiunta una rocca, lo resero strategicamente importante tanto che nel 1443, nella battaglia di Monteluro, vi si accamparono le truppe di Francesco Sforza, i soldati di Niccolò Piccinino e infine quelli di Sigismondo Malatesta. Passata la buriana, in basso rifiorisce il borgo, già sede di uno dei più importanti mercati grazie anche al ponte (la p’dagna, la pe-
dana) che metteva in contatto le due rive del Foglia. Nel borgo – oggi su via Roma – ci sono il municipio nuovo, lo storico palazzo comunale con la torre dell’orologio, il palazzo Marcucci, il lavatoio pubblico di fine Ottocento e la fila delle case. Sulla via, appendice del monastero di San Tommaso, dedicata ai Santi Quirico e Giulitta, è la chiesa del mercato che succede a quella del 1137, riedificata nel 1814. L’interno, con interventi fino al 1950, custodisce un Crocifisso ligneo del ’500, una Cena degli apostoli, del 1629, di Domenico Peruzzini, e un San Girolamo nel deserto del settecentesco pesarese Giannandrea Lazzarini. Ma nel vostro giro non trascurate l’abbazia di San Tommaso, eretta nel X secolo sulle rovine di un tempio pagano. La sua storia è legata a Suidgero, persona stimata dagli imperatori di Germania – Corrado II e il figlio Enrico III – che l’avevano nominato vescovo di Bamberga e cancelliere dell’Impero. Come tale fu inviato al Concilio di Sutri, convocato per porre fine ai disordini fra i diversi papi – candidati, eletti, rifiutati, dimessi: Benedetto IX, IN MAGAZINE
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IL NOME È LEGATO ALL’ABBAZIA DI SAN TOMMASO IN FOGLIA ALLA QUALE APPARTENNE IL CASTELLO FINO AL 1540, QUANDO FU CONCESSO AL PESARESE GIANGIACOMO LEONARDI, I CUI EREDI LO TENNERO FINO AI PRIMI ANNI DELL’OTTOCENTO.
Silvestro III, Gregorio VI, in lotta fra loro. Morale: il papato era vacante, così la scelta – come era usanza nel Medioevo – fu di Enrico III che indicò Suidgero quale
nuovo pontefice: Clemente II. Partito per Roma, mentre era in viaggio, nel 1047 morì a San Tommaso in Foglia, secondo le voci del tempo, avvelenato. In seguito il monastero conobbe floridezza per i benefici dei Papi e per le donazioni di altri ma, nel 1447, le congiunture del XV sec. ne suggerirono la soppressione. La chiesa romanica, con la facciata tripartita, è costruita con conci e mattoni a spina di pesce. All’interno, la luce viene dalla bifora della facciata e dalle monofore sulle pareti. Nella navata di sinistra è esposto materiale lapideo romano ed altomedievale. Nelle vicinanze ecco l’Apsella, un borgo dove il torrente omonimo si getta nel Brasco. Il nome,
come altri Apsa o simili, pare derivi da parole indù che indicano lo spirito femminile delle nubi e delle acque: ap (acqua) e sal (che si muove). Nell’abitato sono i resti di un antico mulino da grano, un tempo del monastero di San Tommaso, attivo fino al dopoguerra. Dall’Apsella parte la ripida e curvosa strada per Farneto: “chi vò savè le pen d’l’inferne, vada al Farnèt d’inverne”, diceva un proverbio. Il castello, legato all’abbazia di San Tommaso, sorse nel X sec. sulle rovine di un tempio dedicato a Priapo. Restano la cinta muraria, la rampa d’accesso e alcune case. La chiesa di San Martino, sorta nel Quattrocento e riedificata nel Seicento, custo-
IN QUESTE PAGINE, IL CASTELLO DI MONTELABBATE E IL PAESAGGIO CIRCOSTANTE.
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DA FARNETO SI RAGGIUNGE RIPE LUNGO UN PERCORSO MOLTO PAESAGGISTICO. IN EPOCA MEDIEVALE, ERA LA SCORCIATOIA CHE, DALLA BASILICA DI SAN CRISTOFORO AD AQUILAM, L’ABBAZIA DI SAN TOMMASO E FOSSOMBRONE, SI DIRIGEVA A ROMA.
disce una Madonna del Rosario del Pandolfi e, con l’antica immagine di Farneto, una Madonna con Carlo Borromeo e Antonio da Padova di Alfonso Patanazzi (XVII sec.). Il campanile, del 1932, si deve a don Ciro Scarlatti, prete notoriamente appassionato cacciatore. Da Farneto si raggiunge Ripe lungo un percorso molto paesaggistico. In epoca medievale, era la scorciatoia che, dalla basilica di San Cristoforo ad Aquilam (Colombarone), l’abbazia di San Tommaso e Fossombrone, si dirigeva a Roma. Avvicinandosi, ecco il campanile della chiesa di San Marco. Più in basso, sopra uno sperone tufaceo, sorgeva il castello di Ripe. Montelabbate, con Apsella, Farneto e Ripe, sull’altra sponda confina con Montecchio e Osteria Nuova che, dagli inizi del XVIII 36
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sec., era luogo di transito, stazione di posta con l’osteria, e una comunità di carrettieri. La riva sinistra fu distrutta nell’ultima guerra per realizzare la Linea Gotica, della quale restano testimonianze quale la casamatta di Quota 147. L’economia di Montelabbate coniuga la tradizione agricola allo sviluppo industriale e, se costituisce un significativo settore, è anche sede di aziende agricole all’avanguardia, rinomate per le pesche apprezzate fin dal Rinascimento, e per la produzione di frutta tutelata dal marchio regionale – QM (Qualità Marche) – che certifica il prodotto e il rispetto di un disciplinare di produzione a basso impatto ambientale.
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Giovanni Russo rappresenta molto bene quel gruppo di self-made men che troviamo soprattutto tra Marche, Emilia-Romagna, Abruzzo, Veneto e Albania. Egli ha fondato da solo una società che è diventata la prima agenzia di servizi in Italia, JR13PROGRESS. Giovanni Russo, ci racconti in breve la sua vita imprenditoriale, con particolare riferimento ai passaggi più significativi. “Essere imprenditore ha un significato profondo, è un modo di vedere il lavoro in una prospettiva sociale. Essere imprenditore è un impegno nei confronti di se stessi, della propria famiglia e delle persone con le quali vivi e lavori. Sono nato in un contesto sociale sano ma umile. Ho iniziato a lavorare come dipendente in
un’azienda che mi ha insegnato i valori delle persone e del lavoro. Poi un giorno, un amico mi ha invitato a una convention in cui ho scoperto l’entusiasmo di lavorare in gruppo, con altre persone: creare il lavoro invece che attenderlo. Immediatamente ho capito che avevo un sogno da realizzare. Quella era la scintilla, adesso andava alimentata. Sono entrato in un gruppo di lavoro, poi ne ho creato uno mio perché sentivo che avevo qualcosa in più da condividere, da donare. Io non credo nelle coincidenze, credo che chi sa dare agli altri con entusiasmo sia destinato a incontrare persone come lui. E così è accaduto. Sono uscito dalla mia città, dalle certezze del passato. Non è stata una fuga, ma una
IN QUESTA PAGINA, GIOVANNI RUSSO TITOLARE DI JR13PROGRESS. IN ALTO A DESTRA, GIOVANNI RUSSO, VINCENZO DE LUCA E IACOPO BARTOLUCCI.
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“HO SCOPERTO L’ENTUSIASMO DI LAVORARE IN GRUPPO: CREARE IL LAVORO INVECE CHE ATTENDERLO. IMMEDIATAMENTE HO CAPITO CHE AVEVO UN SOGNO DA REALIZZARE. QUELLA ERA LA SCINTILLA, ADESSO ANDAVA ALIMENTATA” RACCONTA GIOVANNI RUSSO.
sfida con me stesso e con coloro, ed erano tanti, che mi dicevano che era una pazzia. Avevo un progetto di vita che parlava di felicità, di lavorare divertendosi, di libertà. Ho incontrato persone con la mia stessa visione in una terra in cui l’economia stava soffrendo molto. Ci siamo messi in gioco con entusiasmo e un po’ di sana follia, perché c’era energia, tantissima energia. I successi sono arrivati quasi subito perché eravamo una squadra, ciascuno sapeva cosa fare non perché gli fosse imposto, ma perché era esattamente ciò che sapeva fare, ciò che amava fare. Ed è così anche oggi. Con queste persone meravigliose abbiamo creato JR13Progress. Abbiamo fatto sacrifici che
non ci sono mai pesati perché avevamo un obiettivo: realizzare un sogno da condividere con centinaia di persone, di famiglie italiane.”
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di Giovanna Patrignani / ph Luca Toni
In piazza Doria, già piazza del Porto, a lato della facciata della chiesa del Porto, sulla destra rispetto a chi guarda il sagrato, si erge su un moderno basamento in mattoni la statua di S. Andrea apostolo, protettore dei
pescatori, con l’emblema della sua iconografia: la cosiddetta croce di S. Andrea, obliqua, a forma di X. L’agiografia vuole che la croce decussata fosse stata prescelta da Andrea stesso, martirizzato il 30 novembre del 60 d.C., per una maggiore agonia e perché non avrebbe mai osato eguagliare il maestro Gesù nel martirio, crocifisso su una croce latina: perciò viene definito l’apostolo della croce. Il 30 novembre è divenuto tradizionalmente il giorno dedicato al santo. La statua, in pietra d’Istria, non apparteneva in origine alla chiesa del Porto, ma proviene dal frontone della chiesa di S. Andrea, originariamente di epoca sforzesca, che era situata in via dei fondachi, l’attuale corso XI Settembre, a metà circa dell’isolato oggi compreso fra le vie Almerico da Ventura e Castelfidardo. Riedificata tra il 1711 e il 1714, fu soppressa nel 1811, nel periodo delle spoliazioni napoleoniche e delle confische dei beni ecclesiastici: venne completamente demolita per ridurla a usi civili, con conseguente dispersione di arredi e ornamenti, fra cui la statua di S. Andrea, che era stata scolpita e collocata verso il 1759 dalla
confraternita di S. Andrea sulla sommità del frontone della chiesa dedicata all’apostolo, affiancata ai lati della trabeazione da due statue di angeli, di analoga fattura e grandezza, allorché fu fatta la nuova facciata. Della chiesa di S. Andrea è rimasta documentazione iconografica in tre antiche vedute: nella pianta prospettica di Pesaro pubblicata da Jean Blaeu nel 1663; in un disegno a penna, anonimo, databile dopo il 1759 (v. immagine in alto a destra); in un’incisione del 1790 di Giovanni Stefani (v. immagine in basso a destra). La statua fu acquistata dai marinai e pescatori pesaresi per collocarla davanti alla loro chiesa del Porto, riedificata tra il 1822 e 1832 su progetto dell’architetto Pietro Togni. Sulla sommità della facciata della chiesa si innalzano tre statue in pietra, d’epoca assai più antica: la statua della Madonna col Bambino con la simbolica scala coeli, affiancata ai lati dalle statue di due angeli, in evidente analogia con le tre statue che adornavano il frontone della demolita chiesa di S. Andrea, cui la legava la comune devozione dei portolotti al patrono della gente di mare; le due statue di angeli sono
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molto probabilmente le stesse. La statua di S. Andrea fu collocata invece sopra un piedistallo di pietre e mattoni posto sul lato destro del sagrato della chiesa del Porto, dove rimase fino al 1945, quando uno dei numerosi automezzi militari inglesi, che transitavano allora in piazza Doria, urtò e danneggiò il basamento, mettendo in serio pericolo la stabilità della statua che, per essere salvata da sicura distruzione, fu trasportata nel vicino laboratorio del marmista Giuseppe Tornati in via Cecchi. Ma la popolare statua, non venne dimenticata dai portolotti, infatti nel 1961, su loro istanza e per interessamento del maestro d’arte Alcibiade Della Chiara, fu restaurata grazie alla Cassa di Risparmio di Pesaro. Il 16 giugno venne ricollocata nello stesso luogo a lato della chie-
sa del Porto, posta sopra un nuovo basamento; il successivo 2 luglio, domenica, in occasione della tradizionale festa del porto, si svolse la cerimonia inaugurale per il ripristino della statua, simbolicamente riconsegnata alla città con la benedizione del vescovo mons. Luigi Carlo Borromeo. La settecentesca statua (alta 2,30 m) è ormai bisognosa di un ulteriore e urgente restauro, a distanza di 58 anni da quello del 1961: pur di modesta e artigianale fattura, rimane tuttavia un importante manufatto storico, unico lacerto sopravvissuto a documentare la settecentesca chiesa di S. Andrea, nonché la secolare e tradizionale devozione degli abitanti del porto all’apostolo Andrea, nato da una famiglia di pescatori e pescatore egli stesso sul lago di Tiberiade, e titolare di un culto molto diffuso nella liturgia universale.
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Verso l’inganno
FELICE
PARLIAMO CON IL MAESTRO MICHELE ANTONELLI DELLE ATTIVITÀ DELLA FILARMONICA GIOACHINO ROSSINI, GIUNTA AL QUINTO ANNO DI ATTIVITÀ.
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di Maria Rita Tonti / ph Leo Mattioli
Ha appena festeggiato il quinto anno di attività la Filarmonica Gioachino Rossini, fondata a Pesaro nel 2014 dal Maestro Michele Antonelli, presidente
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e direttore artistico, assieme a musicisti di solida esperienza artistica nazionale e internazionale. La FGR inizia subito un’intensa attività, nell’ambito della quale va
ricordata la presenza nel cartellone del Rossini Opera Festival in tutte le edizioni dal 2014 ad oggi. Nel 2015 diventa direttore principale della FGR il Maestro Donato Renzetti. Maestro Antonelli, cosa ha significato questa collaborazione con il Rossini Opera Festival? “Si è dato il via a una prestigiosa attività concertistica in Italia e all’estero e sono stati realizzati alcuni progetti discografici, tra i quali il box di 4 CD con l’integrale delle sinfonie di Rossini pubblicato nel 2018 da DECCA e scelto da Il Corriere della Sera per la celebrazione del 150° Anniversario Rossiniano. Di prossima uscita 8 CD con musiche di Mozart, Rossini, Respighi, Ravel, Debussy, Britten, Roussel e Tchaikovsky.” Quali sono state le altre collaborazioni che avete attivato in questi anni? “Di grande importanza quella con il tenore Juan Diego Florez che nel 2015 ha voluto la Filarmonica nella registrazione del CD Italia per la DECCA. Con Florez la Filarmonica ha suonato anche al Beiteddine Art Festival in Libano, dove ha accompagnato la soprano Anna Netrebko, alla
Royal Albert Hall di Londra e al Musikverein di Vienna con Il viaggio a Reims nel 2018.” Quali sono le altre attività principali intraprese dalla Filarmonica Gioachino Rossini? Quali sorprese riserva il futuro? “Nel 2018 la Filarmonica è alla Royal Opera House di Muscat in Oman, per L’occasione fa il ladro, produzione del Rossini Opera Festival. Nello stesso teatro sarà di nuovo impegnata nel 2020 con L’inganno felice di Rossini. Quest’anno la Filarmonica Rossini è stata partner nell’organizzazione e orchestra in residenza per i concerti principali della prima edizione di Arezzo Raro Festival, alcuni dei quali saranno trasmessi su Sky Classica. La FGR si è inoltre esibita sul palco del prestigioso Ravello Festival, nella sezione Orchestra Italiana. La formazione orchestrale è impegnata anche in progetti dedicati alla città di Pesaro come il Progetto Johannes Brahms ideato dal Maestro Renzetti e rivolto a giovani direttori d’orchestra, i Concerti Aperitivo e le Guide all’ascolto per non addetti ai lavori, giunte quest’anno alla seconda edizione.”
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L’unione di due agenzie specializzate fa la forza, ed è così che è nata Simbiosi comunicazione d’insieme. Due società dinamiche, con un team di giovani e di figure professionali di alto profilo, sono cresciute nel tempo e oggi hanno creato una formula che vuole essere fortemente innovativa e allo stesso tempo molto semplice. Simbiosi nasce dall’unione tra Retina Web Agency di Cattolica, con sede legale a Pesaro, e Magazino di San Giovanni in Marignano, due eccellenti realtà affermate a livello nazionale: una leader di strategie digitali e marketing per il business che da quasi 20 anni offre strategie per il web, grande esperienza in digital marketing e altissima specializzazione IT, e l’altra nella comunicazione visiva di brand e di prodotto con un’esperienza di più di 15 anni in vari settori tra i quali
moda, arredamento, industria, software e pubblica utilità. I protagonisti della nuova avventura sono Luca Mattiolo, CEO di Retina Web Agency con Alfredo Vaselli Sales Manager, Mauro Grespigna IT Manager e Pierluigi Cambrini, fondatore di Magazino. La loro scelta risponde a una precisa esigenza, quella di voler dare un valore aggiunto ai clienti offrendo un ecosistema completo di comunicazione integrata, sia in ambito digitale che in quello tradizionale. Simbiosi propone comunicazione d’insieme dopo aver cercato e trovato l’alchimia perfetta tra i due team, che hanno sperimentato sul campo cosa significa trasferire nel mondo digitale il valore di un brand già forte nella sua identità fuori dal web, e viceversa tradurre con successo in materia concreta, nella grafica e
IN ALTO PIERLUIGI CAMBRINI, ALFREDO VASELLI, MAURO GRESPIGNA, LUCA MATTIOLO. NELLA PAGINA A FIANCO LO STAFF DI SIMBIOSI.
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ph Wilson Santinelli
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nalmente le aziende potranno esprimere il massimo potenziale del proprio business. Hanno sperimentato e sperimentano con successo il potenziale delle due anime di Simbiosi, e ora sono pronte a beneficiare ancor più dei vantaggi della comunicazione d’insieme: Inoxbim, Eni, Moretti Forni, Vitrifrigo Arena, Caffè Pascucci, Noctis, TM Racing, Tendergroup, Ballandi Arts, Nts Informatica, Baldinini, Misano World Circuit, Ali Parquets, Birra Amarcord, Fama Industrie, Laser Informatica, Trampolines, Imar e tanti altri. (A. Zanchi)
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LEGGERE
Sulla piccola
RIBALTA
PER MARILENA ALESSI L’IMPEGNO PER LETTURA E TEATRO È UNA VOCAZIONE SINCERA, IN CUI SI IMPEGNA PER PORTARE IN CITTÀ LA VOCE DEI LIBRI.
MARILENA ALESSI DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “LE VOCI DEI LIBRI” E PRESIDENTE DELLA COMPAGNIA TEATRALE “LA PICCOLA RIBALTA”.
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di Cristina Lupinelli / ph Leo Mattioli
Voce tonica e carica di energia, sguardo vivo da cui traspare l’entusiasmo dell’anima: è un piacere ascoltare Marilena Alessi mentre racconta le passioni della sua vita: i libri e il teatro. La sua è la
storia di una donna intraprendente, con un destino segnato dalle città in cui è vissuta: a Milano nasce e fin da giovanissima calca le scene locali; a Bologna approda per iscriversi al DAMS; a Pesaro arriva con la famiglia e qui lavora per l’Ospedale San Salvatore dove fonda l’Ufficio Relazioni con il pubblico. Cresciuti i figli, Marilena si riaffaccia all’antico amore e si iscrive a un corso di lettura ad alta voce curato da Lucia Ferrati. Tra gli allievi c’è Corrado Capparelli, attore de La Piccola Ribalta che la introduce a questa compagnia storica voluta da Glauco Mauri, di cui ora è vicepresidente e che dal 2017 ha una nuova sede concessa dal Comune di Pesaro nell’ambito di un imponente progetto di recupero per le periferie. Lettura e teatro sono le due anime con cui Marilena mette in pratica la sua idea di cultura: uno dei capisaldi della democrazia moderna, ora più che mai. “Solo con la conoscenza” dice “puoi sviluppare una coscienza critica e fare scelte consapevoli.” Ma c’è anche un altro ideale che la guida: la volontà di mettere il suo tempo a disposizione degli altri, un’inclinazione
forgiata da tanti anni di frequentazione, anche lavorativa, del mondo dell’associazionismo. Per questo oggi è socia – e membro del Collegio dei Probiviri sotto la presidenza di Lucia Ferrati – de Le voci dei libri, associazione che crede nella lettura come strumento di crescita civile. “Il primo pubblico cui arrivare” dice “sono i giovani: per consolidare quella fase in cui sono ancora lettori. Poi c’è la stagione della vecchiaia e qui la lettura assume un valore sociale forte perché si ha a che fare con chi non è più in grado di leggere o non ne ha mai avuto la possibilità, magari entrando nel loro quotidiano. Il corso di formazione dello scorso ottobre promosso da La Piccola Ribalta per Pesaro Città che Legge voleva proprio mettere a punto modalità di approccio ai libri su misura per la categoria degli anziani/fragili.” Il nostro incontro si chiude con i suoi gusti da lettrice: ama i romanzi che si ispirano a fatti reali. “Ma ciò che leggo sempre con grande gioia” conclude “sono le vicende di protagoniste coraggiose che mi rimandano alla mia esistenza vissuta sempre con determinazione.”
CONDIVIDERE
Il gusto
DELL’ EDITORIA CORRADO DONATI È PASSATO DA PROFESSORE A EDITORE, E LA SUA SCELTA SI È RIVELATA VINCENTE: GRAZIE AL SUO LAVORO ADESSO CONDIVIDE CON I LETTORI LE SUE PASSIONI.
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di Giovanna Patrignani / ph Luca Toni
Può capitare che un professore universitario decida di mollare sul più bello la carriera accademica per cambiare lavoro e si metta a fare l’editore. È accaduto a Corrado Donati, già docente di Letteratura Italiana Contemporanea a Trento, che dal 1998 guida la Metauro, una piccola casa editrice indipendente che ha saputo farsi un nome in Italia e all’estero. Com’è avvenuto questo passaggio? “Ero deluso da un mondo accademico in cui la burocrazia era divenuta ormai pervasiva, mentre il ruolo dell’insegnamento passava sempre più in secondo piano. Il mio disagio ha trovato risposta nell’incontro con un amico tipografo, purtroppo scomparso, Franco Spallotta, che mi ha invogliato ad avviare un’attività editoriale. Non c’è stata grande soluzione di continuità tra i due lavori, perché da subito mi sono avvalso delle mie amicizie e conoscenze in ambito universitario ed abbiamo iniziato pubblicando saggi di critica letteraria.” Qual è stata poi l’evoluzione del tuo lavoro editoriale? “Da un lato ha seguito le mie inclinazioni e la mia formazione. Alla saggistica si sono aggiunte
collane rivolte al teatro e al cinema, che in ambito novecentesco sono strettamente correlate alla letteratura. Poi è entrata in gioco la mia pesaresità e ho voluto creare uno spazio editoriale per l’arte e la cultura del nostro territorio. È una sezione di cui vado molto fiero e che intendo sviluppare con grande impegno nei prossimi anni.” Quali sono gli aspetti per te più appaganti di questo lavoro? “Innanzitutto il fatto che esso rappresenti una forma di artigianato di alta qualità. L’allestimento di un volume richiede grandi competenze, molta dedizione e, non ultima, una certa dose di gusto: un libro dev’essere anche un og-
getto estetico piacevole da vedere e da sfogliare. Poi per un piccolo editore indipendente c’è la soddisfazione di andare alla ricerca di testi particolari che a volte richiedono scelte coraggiose, per offrire al pubblico dei lettori qualcosa che non trova nei cataloghi delle grandi case editrici. Ti faccio un esempio: abbiamo appena pubblicato in traduzione un libretto di Marielle Macé sulla questione dei migranti, un’analisi profonda e poetica su uno dei problemi di maggior attualità.” Consiglieresti ai giovani di intraprendere questo mestiere? “Richiede molta dedizione e spirito di sacrificio, ma è anche ricco di soddisfazioni.”
VOLARE
Un altro punto
DI VISTA
NOMINATO COMANDANTE DI VOLO ANCORA GIOVANISSIMO, LUCA MOROTTI È RIUSCITO, CON L’INCORAGGIAMENTO DEL DESTINO, A REALIZZARE IL SUO SOGNO.
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di Simonetta Campanelli / ph Luca Toni
In Italia non è affatto facile, a 26 anni, essere nominato comandante di volo, eppure Luca Morotti ce l’ha fatta. Cosa ti ha spinto a scegliere un mestiere di così alta responsabilità? “Ho sempre avuto il sogno di volare, fin da piccolissimo. Poi il destino ha fatto la sua parte. Quando ho frequentato il quarto anno delle superiori negli Stati Uniti, sono stato, fortunatamente, assegnato a una famiglia di piloti comandanti che, per giunta, abitava ai bordi di una pista e gestiva un aeroporto privato. Che dire?
Non poteva essere diversamente. Dovevo fare il pilota! Così mi sono iscritto alla North American Institute of Aviation e a 18 anni ho fatto il mio primo volo, su un velivolo norvegese a due posti, tra i Fiordi, e ho scoperto che il bello di questo lavoro è la gestione dell’emotività.” Volare è spesso sinonimo di viaggio pericoloso ma anche di avventura. Per te cosa rappresenta? “Per me il volo è sicuramente sinonimo di libertà e di novità che mi permette di affrontare la giornata nella inconsapevolezza più totale di quanto accadrà di bello e di favorevole. È emozionante andare al lavoro sapendo di incontrare ogni volta colleghi e collaboratori nuovi e scoprire che durante il percorso del volo ci si trasmette conoscenza e crescita reciproca.” A che cosa pensi quando hai la… testa fra le nuvole? “Penso costantemente alla sicurezza del volo, che è la missione di ogni pilota e compagnia aerea; penso al comfort dei passeggeri e a fornire loro il miglior volo possibile. Anche se questo è un lavoro schematizzato e standardizzato è svolto e fatto in sinergia con col-
leghi per condurre l’airbus e raggiungere l’obiettivo nel modo migliore e in totale sicurezza. Grazie agli aggiornamenti costanti, ai test, ai controlli fisici, alle simulazioni di voli e agli esami che sosteniamo ogni sei mesi, acquisiamo sicurezza e capacità di controllo delle emotività per cui la nostra testa è tutt’altro che tra le nuvole.” Oggi hai 29 anni, da giovane a giovane: un consiglio? “Posso solo consigliare quello che ho detto a me stesso, ovvero di seguire le proprie attitudini, i propri sogni. Può sembrare banale, ma non lo è perché per raggiungere il proprio obiettivo servono impegno, sacrificio, studio, rinunce. Ma a piccoli blocchi e con sapiente pazienza ci si costruisce il proprio futuro.” Il sogno del tuo futuro? “Un premio: il sogno di ogni pilota, ovvero quello di portare un Boeing 747 nuovo di fabbrica da Seattle in Europa.” Quando volerete Norwegian Air oppure Ryanair, orecchio attento! Se annunciano che il vostro comandante è Luca Morotti chiedete alla hostess – magari è proprio Marina, la sua fidanzata – se potere salutare il comandante pesarese.
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Quello dell’assistenza agli anziani è un problema oggi molto sentito. L’idea di sviluppare il progetto Serenitas nasce per soddisfare un bisogno sociale molto importante per il nostro Paese: quello di assistere gli anziani in un’ottica nuova, visti il taglio dei costi della Sanità pubblica, i dati demografici che sempre più evidenziano come l’Italia sia un Paese di anziani e il progressivo calo del reddito medio degli italiani. Perché e come nasce il progetto Serenitas? “La Casa Assistenziale rappresenta una possibilità reale di coabitazione legata ai modelli familiari tradizionali e finalizzata a garantire adeguate cure, un invecchiamento attivo e inclusione sociale dell’anziano, evitando isolamento e solitudine. Abbiamo deciso di partire con il primo progetto di Case Assistenziali Serenitas
nel 2011, fino a svilupparne altre 6 a distanza di tre anni, durante i quali abbiamo potuto analizzare diverse tipologie di immobili da adibire a case assistenziali. Nello specifico ville, appartamenti, rustici e case a schiera, nonché uffici
con cambio di destinazione d’uso. Una parte rilevante del patrimonio immobiliare risulta sfitto; pensare di recuperare architettonicamente questi spazi attraverso interventi mirati, conferendogli una nuova funzione con forte finalità sociale, creando impiego, valore e generare un reddito continuativo, è una prospettiva importante. Il nostro obiettivo era creare un ambiente famigliare per gli ospiti e per i visitatori, un luogo di compagnia dove offrire serenità nel vivere la terza età sposando l’idea di famiglia, di calore domestico. Pochi ospiti – al massimo 16, con gli stessi bisogni assistenziali – che mantengono le proprie identità. Seguendo varie pubblicazioni scientifiche abbiamo sviluppato il progetto Serenitas, oltre che da un punto di vista sociale, anche da un punto di vista medico, poiché in compagnia e in un ambiente fa-
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miliare viene realizzato un recupero cognitivo importante. Volevamo creare qualcosa di opposto agli istituti di grandi dimensioni dove l’ospite è spesso solo un numero.” Come si sviluppa il format che proponete? “Proponiamo tre fasi per sviluppare un progetto, dalla A alla Z, da far gestire direttamente all’affiliato e/o gestendolo per suo conto (solo per alcuni immobili). La prima è la fase di fattibilità, dove si verifica tecnicamente, sia dal punto di vista economico-finanziario sia dal punto di vista progettuale-architettonico, la possibilità di ottenere una chiara definizione di costi, ricavi, tempistiche, iter burocratici per autorizzazioni, fino alla realizzazione di un progetto di fattibilità e un business plan. Poi c’è la fase di esecuzione, ovvero la stesura del progetto esecutivo fino all’ottenimento dell’autorizzazione da parte
degli enti preposti e fornitura di strumenti tecnici e organizzativi per iniziare l’attività. Infine, la fase di avviamento prevede una formazione direttamente presso le nostre strutture, arredo tecnico interno e strumenti per la promozione e acquisizione e gestione del cliente. Le attività delle fasi proposte sono formulate per consentire risparmio di tempo e denaro.” Quali sono i principali vantaggi di sviluppare un progetto con Serenitas? “È fondamentale partire bene con qualcuno che attutisca il colpo in caso di errori, visto
che parliamo di servizi alle persone, quindi un’immagine imprenditoriale di estrema risonanza per la comunità locale. Si tratta di colloquiare con istituzioni ed enti locali, bisogna fare un ottimo lavoro da subito ed essere professionali. Va ricordato che si è sotto il controllo degli enti operativi pubblici, quindi non si può sbagliare. Inoltre bisogna ottimizzare la gestione per avere un’alta redditività e il nostro modello è collaudato per questo. Serenitas ha una cooperativa di gestione delle case assistenziali che ha gestito più di 150 pazienti dal 2011.”
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CENTRO PORSCHE PESARO PREMIO TOP PARTNER 2019
DAL 1932 L’INNOVAZIONE E UN TEAM INSTANCABILE SONO I FATTORI PRINCIPALI SU CUI IL CENTRO PORSCHE PESARO HA PUNTATO. AD APRILE IL TITOLARE JURI GABELLINI HA RITIRATO IL PREMIO TOP PARTNER 2019.
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Il Centro Porsche Pesaro ha ottenuto lo scorso 10 aprile, nel corso del Dealer Meeting che si è tenuto a Venezia, il premio Top Partner 2019. Si tratta del riconoscimento che Porsche Italia attribuisce alla concessionaria ufficiale che ha ottenuto le migliori performance dell’anno: il titolare Juri Gabellini ha ricevuto il premio direttamente dalle mani di Pietro Innocenti, Direttore Generale di Porsche Italia. Top Partner 2019: un riconoscimento a livello nazionale che premia la qualità del Centro Porsche Pesaro. Cosa significa questo premio per lei e per il suo team? “Si tratta di un premio che ci rende molto orgogliosi, in quanto Porsche Italia ci ha riconosciuto una nota di eccellenza che, soprattutto riferita a un brand premium come Porsche, rappresenta per tutto il nostro Team il coronamento del lavoro svolto nel corso di
diversi anni di storia di questa azienda. La nostra concessionaria si sviluppa in oltre 85 anni di storia attraverso tre generazioni di imprenditori. Gli albori furono a Cattolica nel 1932 grazie alla passione e lungimiranza di mio nonno Augusto Gabellini che, nonostante le automobili allora circolanti fossero davvero poche, volle comunque aprire la sua officina meccanica. Negli anni ‘60 mio nonno decise di acquisire un terreno a Pesaro, dove insediare la sede centrale e iniziare il vero e proprio sviluppo della concessionaria, grazie alle doti imprenditoriali di mio padre Giorgio e in seguito alle qualità amministrative di mia madre Diana. Sono stati anni di grande crescita e di lavoro incessante che ci portarono ad ampliare, oltre ai volumi di vendita, anche la complessità aziendale e quindi il numero di clienti e collaboratori”. Secondo lei qual è stato il fat-
IN QUESTE PAGINE LO STAFF DEL CENTRO PORSCHE PESARO. NELLA PAGINA SEGUENTE, JURI GABELLINI CON PIETRO INNOCENTI, DIRETTORE GENERALE DI PORSCHE ITALIA.
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“NEGLI ULTIMI DIECI ANNI ABBIAMO CERCATO DI DARE IMPULSO ALLA CRESCITA, INVESTENDO DI PARI PASSO SULLE STRUTTURE MA SOPRATTUTTO SULLA NOSTRA SQUADRA DI COLLABORATORI. RITENGO CHE PROPRIO IL NOSTRO TEAM SIA IL VERO FIORE ALL’OCCHIELLO DELLA NOSTRA REALTÀ.”
tore cruciale che ha permesso al Centro Porsche Pesaro di ottenere le migliori performance? “Negli ultimi dieci anni abbiamo cercato di dare impulso alla crescita, investendo di pari passo sulle strutture ma soprattutto sulla nostra squadra di collaboratori. Ritengo che proprio il nostro Team sia il vero fiore all’occhiello della nostra realtà. Sin dalla prima generazione mio nonno Augusto poté contare su un gruppo di collaboratori fedelissimi che crearono le fondamenta dell’azienda. Allo stesso modo, i miei genitori vennero affiancati da una squadra altrettanto affidabile ed efficace, che ha reso possibile l’affermarsi dell’azienda a Pesaro e non solo. Anch’io posso andare veramente fiero del gruppo di giovani che è stato selezionato, formato e motivato per scaricare a terra tutta la nostra cavalleria! Si tratta di un gruppo di validi professionisti, sapientemente coordinati dal nostro Team di Direzione, lo staff di Responsabili che guida ogni
singolo reparto, con l’obiettivo di mantenerlo competitivo e profittevole nelle congiunture economiche più o meno positive. Altra annotazione che è bene sottolineare sono gli importanti investimenti intrapresi nella nuova Filiale di Ancona, che ci permette di essere ancora più presenti sul territorio marchigiano e dunque più vicini a tutti i nostri clienti, anche a quelli fuori Regione”. Una volta raggiunto un obiettivo ambizioso, è importante alzare ancora un po’ l’asticel-
la: qual è il prossimo traguardo? “I nostri traguardi sono giornalieri, day by day. Ogni giorno per mantenerci competitivi sul mercato dobbiamo conferire una nota, un valore aggiunto alla nostra organizzazione; l’innovazione continua è l’arma vincente che ci caratterizza sin dal 1932 con l’obiettivo conseguente di migliorare il servizio nei confronti della nostra clientela e rendere dunque sostenibili gli investimenti di ieri, di oggi e soprattutto di domani.”
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FRA GRANDI SUCCESSI E PROSPETTIVE AVVINCENTI, LA SQUADRA DI CALCIO A CINQUE ITALSERVICE PESARO È PRONTA PER LA STAGIONE 2019/2020.
S A LATO, I FESTEGGIAMENTI DELLA SQUADRA ITALSERVICE PESARO DOPO LA VITTORIA DELLA SUPERCOPPA ITALIANA.
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di Alice Muri / ph Leo Mattioli
Sul tetto d’Italia, sognando l’Europa. È questo il mood e la forza con cui la Italservice Pesaro, squadra cittadina di calcio a cinque del presidente Lorenzo Pizza, ha iniziato da qualche settimana la stagione 2019/2020. Una stagione che già si preannuncia ricca di successi sportivi, visto il momento positivo che sta vivendo la squadra biancorossa. Sono passati infatti soli cinque mesi da quando i ragazzi di coach Fulvio Colini erano riusciti nell’impresa di conquistare lo scudetto per la prima volta nella storia della società contro gli abruzzesi dell’Acqua e Sapone, arrivando a disputare una gara a cinque al cardiopalma e coronando una stagione a dir poco perfetta. Colini, il tecnico più vincente di sempre, aveva fatto da condottiero a un gruppo plasmato in poco più di 9 mesi di duro lavoro. “Proveremo a confermarci ai massimi livelli”, aveva infatti sottolineato mister Colini durante la presentazione della squadra alla Palla di Pomodoro di fronte a centinaia di tifosi pesaresi in festa. “Ci saranno rivali agguerrite, noi proveremo a dire la nostra in tutte le competizioni nazionali e a
dare il massimo anche in Champions.” Infatti, dopo la conferma di due campioni del calibro di Marcelinho e del capitano Felipe Toninandel (in maglia pesarese per l’ottavo anno consecutivo), la Italservice, solo 90 giorni dopo la vittoria Scudetto è riuscita in un’altra grande impresa: vincere la Supercoppa Italiana, sempre contro gli agguerritissimi avversari dell’Acqua e Sapone. Un successo tanto sperato per il presidente Lorenzo Pizza, che voleva vincere fortemente un trofeo così importante davanti al pubblico di Pesaro, davanti al suo pubblico, visto che la finale scudetto si era disputata in
terra abruzzese. Un vero e proprio orgoglio anche per la città intera, visto che mai una squadra della nostra Regione era riuscita ad ottenere questi risultati e ad andare oltre. I ragazzi di coach Colini, con la determinazione che da sempre li ha contraddistinti, hanno infatti disputato anche le qualifiche di Campions League, passando il girone a punteggio pieno, e confermandosi così tra le migliori 16 squadre d’Europa. Ora non resta che goderci una stagione che, come avevano già annunciato società e dirigenti biancorossi, sarà sicuramente davvero molto avvincente. Forza Pesaro, Forza Italservice!
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