Cesena IN Magazine 02 2016

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CESENA N° 2 MAGGIO/GIUGNO 2016

BARBIERI Giovanni

LA VOCE DI DYLAN DOG

VITTORIO MEZZOMONACO / Il mio nome è Vimez BIRRIFICI / A tutta birra! ALESSANDRO MILIA / La moda in digitale


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EDITORIALE

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Questo numero di primavera di IN Magazine si presenta ricco di articoli legati al mondo della cultura e della comunicazione. Partiamo con Vittorio Mezzomonaco, che ha animato per anni la cultura forlivese e romagnola nelle vesti di dirigente pubblico, giornalista e organizzatore di eventi. Giovanni Barbieri, sul fronte cesenate, è invece sceneggiatore professionista di cartoni animati e fumetti per l’editore Bonelli e in crowfunding. Parliamo poi di birra artigianale: se contiamo i birrifici e le attività nate intorno a questo alimento, capiamo che in Romagna si fa sul serio. Passiamo poi alla storia di Alessandro Milia, manager digitale di La Martina. E poi diamo spazio alle gite e agli eventi culturali, con l’Eremo di Camaldoli e Ravenna Festival, che coinvolge sempre più il territorio forlivese, con un programma di grande fascino. Buona lettura. Andrea Masotti

SOMMARIO

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Vittorio Mezzomonaco

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ESSERE

Giovanni Barbieri

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GUSTARE

Birrifici

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CRESCERE

Alessandro Milia

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FOTOGRAFARE

Silvia Camporesi

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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com

Roberto Mercadini

DIPINGERE

Enrico Lombardi

DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Serena Focaccia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: Seven Seas Srl - RSM

Collaboratori: Laura Bertozzi, Roberta Bezzi, Gianluca Gatta, Francesco Maltoni, Giorgio Pereci, Rosanna Ricci. Fotografi: Silvia Camporesi, Valentina Cenni, Filippo Cinotti, Marco Duati, Fantini, Giorgio Sabatini, Marco Zavalloni.

INTERPRETARE

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Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Anno XIX - N. 2 Chiuso per la stampa il 4/05/2016

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PROMUOVERE

Romagna Iniziative

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CUSTODIRE

Archivio Nanni

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PASSEGGIARE

Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine

Calla-Camaldoli

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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte

RAPPRESENTARE

Ravenna Festival

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ANNOTARE

Nasce Menabò DIGITAL DIVISION FORLÌ Il cammino verso

Gatti in foto E POESIA GATTEO A MARE Scadono

rispettivamente il 31 maggio e il 16 giugno il concorso poetico e quello fotografico “Il gatto” indetti in occasione della 22° edizione della Settimana della Micizia, che quest’anno si svolge dal 18 al 24 luglio. Ogni anno, nella terza settimana di luglio, Gatteo diventa la patria dei nostri amici felini. Giochi in spiaggia, spettacoli serali con giocolieri e saltimbanchi, concorsi: tutto ruota intorno al gatto. Le prime dieci opere poetiche selezionate saranno pubblicate in un’antologia triennale nel 2017, le prime tre fotografie saranno premiate invece con buoni acquisto da spendere durante la Settimana della Micizia. www. comune.gatteo.fo.it/ gatteomare (G.P.)

Piero Camporesi letto da IVANO MARESCOTTI FORLIMPOPOLI Il 16 giugno, a partire dalle 17.30, nella Biblioteca comunale Pellegrino Artusi, Ivano Marescotti legge brani tratti dalla prestigiosa introduzione a La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene che il filologo, storico e antropologo Piero Camporesi scrisse per l’edizione critica pubblicata da Einaudi nel 1970. L’incontro anticipa l’apertura della XX edizione della Festa Artusiana, che si apre la settimana successiva, e conclude invece il ciclo di nove incontri intitolato Voci d’autore che l’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali dell’Emilia-Romagna (IBC) ha organizzato nelle biblioteche della Regione allo scopo di leggere e rileggere, grazie alla voce di Ivano Marescotti, le pagine di poeti e scrittori che hanno legato la loro opera ai nostri territori. Il programma conta in totale nove incontri in altrettante biblioteche a Santarcangelo, Ferrara, Parma, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Piacenza. Gli ultimi due incontri si tengono in Romagna: il 15 giugno a Bagnacavallo, con la lettura di scritti di Leo Longanesi, e a Forlimpopoli. Ogni incontro è disponibile online anche sul canale YouTube dell’IBC (www. youtube.com/user/IBCemiliaromagna), le registrazioni audio possono essere ascoltate nella rubrica Racconti d’autore di RadioEmiliaRomagna (www.radioemiliaromagna.it). (G.G.)

l’innovazione e lo sviluppo non conosce pause per l’agenzia di comunicazione Menabò di Forlì, che arricchisce il proprio Gruppo con un altro importante tassello: il potenziamento del reparto digitale con una divisione dedicata allo sviluppo e gestione di progetti di web marketing, e-commerce e social media management. Come spiega il presidente di Menabò Group, Stefano Scozzoli, “questo ulteriore passo avanti nei servizi e nelle potenzialità di crescita offerte ai nostri clienti è possibile grazie alle competenze e alle capacità di visione innovativa di Marcello Boschetti, Paolo Teodorani e Davide Vecchini e tramite la partnership operativa che abbiamo messo in campo con Studio Azione di Santarcangelo, una realtà di servizi digitali giovane e altamente professionale.”

Bonus energia per la PUBBLICA AMMINISTRAZIONE FORLÌ Buone notizie per l’amministrazione pubblica sul fronte del

risparmio energetico. La Giunta regionale mette infatti a disposizione 28 milioni di euro per realizzare interventi di riqualificazione energetica negli edifici pubblici e nell’edilizia residenziale pubblica in EmiliaRomagna. I beneficiari del bando sono i Comuni, le Province, le Città metropolitane, le Unioni di Comuni, le Acer, le società in house nonché le società, i soggetti o le amministrazioni pubbliche. La percentuale massima di contributo potrà arrivare al 30% dell’investimento complessivo, il contributo non potrà superare i 300mila euro. L’investimento minimo ammissibile è invece pari a 100mila euro. Per accedere al contributo sono due le finestre temporali entro le quali è possibile presentare le domande: dal 25 maggio a 5 agosto 2016 e dal 15 novembre 2016 al 28 febbraio 2017. 4

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ANNOTARE

Le tre dimensioni di IPERDIMENSIONE FORLÌ Iperdimensione

Palazzi IN MOSTRA CESENA Si svolge fino al 19

giugno, presso la Biblioteca Malatestiana, la mostra fotografica Foto a Palazzo, dedicata alla riscoperta di palazzi del territorio romagnolo, di cui è possibile visitare per immagini anche gli interni, che nascondono spesso opere artistiche di valore. La mostra rappresenta l’occasione per esporre, oltre ad una selezione di immagini storiche e contemporanee conservate nell’archivio fotografico della biblioteca, anche alcune fotografie realizzate da Paolo Monti nel 1972, in occasione del censimento dei centri storici delle città dell’EmiliaRomagna. Orario: lunedì h. 14.00-18.30, da martedì a sabato h. 9.00-18.30, domenica e festivi h. 10.0016.00. Ingresso gratuito.

Premio cinque stelle AL GIORNALISMO MILANO MARITTIMA Lunedì 25 aprile, presso il Palace Hotel, si è tenuta l’undicesima edizione del premio Cinque Stelle al Giornalismo. Premiati Andrea Cangini direttore del QN, Antonio Di Bella direttore di Rai News, Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, Annette Ruebesamen giornalista del Welt Am Sonntag; impossibilitata a partecipare alla serata, Myrta Merlino, giornalista e conduttrice di La7. I premiati hanno ritirato i riconoscimenti nel corso di una serata di gala presentata da Massimo Giletti e Vira Carbone. Quest’anno sono stati consegnati altri due premi: il Premio Batani è stato assegnato a Giorgio Squinzi, presidente uscente di Confindustria; un premio speciale è andato, inoltre, a Giancarlo Mazzuca, per i sessanta anni de Il Giorno, di cui è direttore. Il premio – promosso dalla catena alberghiera di Antonio Batani, Select Hotels Collection, su indicazione della Dolp’s Studio, agenzia di promozione, relazioni pubbliche e strategie di comunicazione – nasce per dare giusto riconoscimento a cinque professionisti, uno dei quali di nazionalità straniera, che si siano impegnati per testimoniare, al Paese e fuori d’Italia, le eccellenze che caratterizzano i vari settori dell’economia, della cultura e dell’arte nazionale.

rilancia la sua creazione, una chaise longue che si distingue per confort e design, con nuove personalizzazioni di colori e materiali. Si chiama Azimut ed è l’icona della startup forlivese fondata da Roberto Malaguti (nella foto). “Azimut nasce da un progetto di squadra” afferma Malaguti. “Progettiamo i prodotti nel nostro atelier, dove mescoliamo l’abilità artigianale con le competenze artistiche e tecnologiche. Questa è la caratteristica del nostro essere romagnoli e questo è quello che vogliamo raccontare al mondo”. Accanto ad Azimut, Iperdimensione propone la collezione composta dalla poltrona Zenit e dalla linea di coffee table Elica.“Un piccola gamma con cui ci proponiamo al mercato, per il quale intanto stiamo preparando alcune sorprese”

Premio Marietta AD HONOREM FORLIMPOPOLI Il 26 giugno, durante la XX edizione della Festa Artusiana, Casa Artusi assegna il Premio Marietta per cuochi dilettanti. Per l’occasione sarà consegnato anche il Marietta ad Honorem 2016 a Renato Brancaleoni, “quale appassionato e incomparabile esperto di formaggi, che ha saputo, nel rispetto di antiche tradizioni, affinare prodotti di alta qualità”, e a Lisa Casali (nella foto), noto volto televisivo, in quanto “protagonista coerente e appassionata di una cucina ecosostenibile, in cui, con grande ricerca di contenimento di costi e di impatto ambientale, non si butta via niente, esaltando l’autoproduzione e la pratica domestica”. Il premio omaggia la figura di Marietta Sabatini, fedele governante dell’Artusi con cui questi sperimentò le ricette presenti nel suo libro La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene.

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ph Giorgio Sabatini

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ph Giorgio Sabatini

Radio Jump PER I GIOVANI

Romagna Acque COMPIE 50 ANNI FORLÌ Romagna Acque

festeggia i cinquanta anni del Consorzio Acque con un libro e una serie di eventi sul territorio. Il libro, scritto da Alberto Malfitano, Il governo dell’acqua, traccia la storia di Romagna Acque dalle origini, nel 1966, fino ad oggi e con uno sguardo alle sfide dei prossimi decenni. Le iniziative per il territorio culmineranno il 23 luglio con il concerto Water Dances – organizzato da Romagna Acque in collaborazione con Ravenna Festival – quando sul palcoscenico del Teatro Diego Fabbri salirà Michael Nyman, conosciuto dal grande pubblico per aver composto le colonne sonore delle opere di Peter Greenaway e del film Lezioni di piano. (nella foto l’evento di Forlì di venerdì 8 aprile)

L’imprenditore UMANISTA FORLÌ Brunello Cucinelli, imprenditore conosciuto per il suo

approccio “olivettiano” all’organizzazione del lavoro, ha presentato alla Better Boutique di Daniele Benini a Forlì le sue nuove collezioni Uomo e Donna della Primavera/Estate 2016. È stata l’occasione per parlare di ciò che lui chiama capitalismo umanistico. “Internet ha messo tutti noi sotto i riflettori – precisa –. Oggi tutti possono sapere quello che faccio.” Il nuovo imprenditore, quindi, deve convivere con questa sovraesposizione e condividere con i propri collaboratori progetti e aspirazioni, magari incentivando comportamenti virtuosi. Cucinelli, infatti, ha istituito in azienda un bonus cultura: ogni dipendente riceve il rimborso degli scontrini di acquisto di libri e degli ingressi a cinema, teatri e musei. Nella sua azienda di Solomeo non si fanno nemmeno gli straordinari: “Ho sempre immaginato che chiunque faccia lavorare troppo qualcuno, forse gli ruba l’anima. E poi, se lavori troppo in qualche modo stai rubando del lavoro a chi non ce l’ha.” E come la mettiamo con la sostenibilità dei costi? “Il mondo intero vuole da noi italiani manufatti molto speciali. Avremo perso il 25% di lavoro nella fascia di qualità medio-bassa. Ma non è più nostra competenza. Dobbiamo puntare alto.” (G.G.) (nella foto, a sinistra Brunello Cucinelli, a destra, Daniele Benini)

FORLÌ È nata Radio Jump, web

radio indirizzata a un pubblico giovanile e con alle spalle un’associazione culturale ideata da cinque giovani forlivesi – Luca Gardella, Andrea Montanari, Francesco Ciani, Alessandro Ceccarelli, Luca Saragoni – nel contesto del nuovo locale Jump Cafè, sito vicinissimo al Campus Universitario. Da qui, dalla vetrina allestita come sala di trasmissione, prendono vita i programmi del palinsesto, tra cui Fuori sede, in cui Francesco Giannelli e Leonardo Taddei offrono uno spaccato ironico di Forlì vista da studenti non romagnoli, e Underground Noise, in cui Alberto Felice, musicista forlivese, intervista a ogni puntata gruppi musicali del panorama locale. Lo scopo dell’associazione è creare un network diretto tra i giovani forlivesi, universitari e non, e le generazioni di fuori sede che albergano nella Provincia.

Dalla parte DEI PET FORLÌ In viale Roma è stato inaugurato l’ottavo Robinson Pet Center

insieme al nuovissimo centro direzionale di catena con magazzino centralizzato, uffici amministrativi e uffici commerciali. Ad oggi, Robinson conta oltre quaranta dipendenti distribuiti sugli otto Pet Center di Forlì, Forlimpopoli, Cesenatico e Cesena. Robinson nasce nel 2001 proprio grazie alla smisurata passione per gli animali di Gianni Casadei che, grazie al sostegno della moglie Simona, rivoluziona il concetto di cibo per animali: non si parla più di acquistare mangime per animali, ma di scegliere l’alimentazione corretta per il nostro fedele amico, selezionando un cibo naturale, completo, nutriente e sano. Da qui nasce la filosofia aziendale di Robinson, dedicata alla salute e al benessere dei nostri animali, e alla continua ricerca di prodotti olistici, non testati su animali, privi di sostanze chimiche e genuini. 8

IN MAGAZINE


AZIMUT, NON SOLO UNA CHAISE LONGUE “Azimut è la nostra icona,” afferma Roberto Malaguti, ingegnere meccanico, designer e titolare di IPERDIMENSIONE, “e nasce da un progetto di squadra. Progettiamo tutto come in un atelier, dove mescoliamo l’abilità artigianale con le competenze artistiche e tecnologiche. Questa è la caratteristica del nostro essere romagnoli, e questo è quello che vogliamo raccontare al mondo con le nostre creazioni.”

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ESSERE

Il mio nome è

VIMEZ

VITTORIO MEZZOMONACO HA ANIMATO PER ANNI LA CULTURA FORLIVESE E ROMAGNOLA NELLE VESTI DI DIRIGENTE PUBBLICO, GIORNALISTA, ORGANIZZATORE DI EVENTI. SENZA DIMENTICARE L’AMORE PER IL CANTO.

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di Rosanna Ricci / ph Giorgio Sabatini

Vittorio Mezzomonaco è uno dei personaggi forlivesi più noti sul piano culturale. Non si contano gli articoli e i testi da lui scritti, così come sono numerosissime le ricerche storico-artistiche su personaggi del passato di cui molti aspetti sono rimasti per troppi anni nell’ombra. Un curriculum, quello di Mezzomonaco, lungo tante pagine anche perché i suoi interessi e la partecipazione diretta a fatti culturali spaziano su numerosi ambiti, a partire da quello più noto a tutti: è stato infatti direttore degli istituti culturali della Città di Forlì. Il 2 maggio, Vittorio (o Vimez, come spesso si firmava, in gioventù, negli oltre tremila articoli pubblicati su vari giornali) ha compiuto ottanta anni, splendidamente portati. Partiamo dalla sua laurea in giurisprudenza a Bologna: ha mai esercitato qualche incarico nel campo giuridico? “Superai con pieno successo una selezione presso gli uffici amministrativi della Fiat. Cercavano dirigenti amministrativi e laureati in giurisprudenza per gli uffici legali da mandare nei Paesi dell’Est dove l’Azienda torinese intendeva allargare il suo campo d’azione. Fui tra i circa cento-

cinquanta ammessi al colloquio finale e mi classificai al decimo posto. Era il giugno del 1966. In agosto la Fiat chiudeva i battenti e quando a settembre il discorso fu riaperto, io avevo già cambiato idea. Il professor Gianfranco Morra mi propose di sostituirlo nell’insegnamento della filosofia alle Magistrali di Forlimpopoli, essendo lui impegnato come commissario esaminatore in un concorso nazionale. Io accettai e così cambiò il mio destino. Ma per tornare alla domanda di partenza: no, non ho mai messo in pratica il mio titolo di studio per una professione giuridica, anche se un pensierino per la magistratura l’avevo fatto. Avevo anche un forte interesse per il giornalismo, scrivevo già da un decennio su periodici e quotidiani, e pensavo seriamente a questa attività come possibile sbocco professionale.” Lei è sempre stato un personaggio di primo piano nell’ambito culturale della città: partiamo dalla sua esperienza di direttore della Biblioteca Saffi di Forlì... “Sono entrato negli Istituti Culturali forlivesi come vincitore del pubblico concorso, nel 1967 e vi sono rimasto fino al 1997. Ho

portato le mie esperienze giornalistiche nel campo della biblioteca e poi della pinacoteca, innovando e approfondendo temi della cultura forlivese. Ho creato dal nulla l’emeroteca comunale e ho impostato, fin dal 1968, una banca dati di straordinaria originalità e utilità (oltre un milione di voci a disposizione – altrimenti di difficile reperimento, se non addirittura introvabili – di ricercatori e di laureandi): caratteristiche, queste, riconosciute da esperti di livello nazionale (fra i quali il professor Ezio Raimondi, il massimo italianista del tempo e Presidente dell’IBC) e da chiunque vi abbia fatto ricorso per ricerche biobibliografiche o per argomento. Agli inizi degli anni ’80 ho fatto parte del ristretto gruppo di specialisti, nella duplice qualità di bibliotecario e di laureato in giurisprudenza, incaricato di redigere la nuova legge regionale sulle biblioteche e archivi. L’elaborato venne approvato dal Consiglio regionale e la legge entrò in funzione alla fine del 1982. Nello stesso anno ho organizzato, praticamente da solo, con l’aiuto personale e privato di alcuni amici, la rievocazione del Sanguinoso Mucchio, che ha registrato uno IN MAGAZINE

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ph Giorgio Liverani

Non mancano poi saggi, libri, pubblicazioni di cultura varia e di varia umanità, presentazioni di mostre sui cataloghi, contributi di storia locale inseriti in volumi di ampio respiro. Lei, Mezzomonaco, è sempre sulla breccia: non solo ha in fieri alcuni libri, di cui uno, Quattro passi nell’arte forlivese, è appena uscito. Non si contano poi le conferenze... “Beh, sì, ho ricevuto richieste per conferenze, soprattutto di carat-

strepitoso successo cittadino, in occasione del VII centenario della Battaglia di Calendimaggio. Infine ho inventato gli Incontri in Biblioteca secondo uno schema che riscuoteva il generale consenso e promuoveva un tipo di visita in pinacoteca che ogni volta richiamava un gran numero di cittadini appassionati di cultura locale e di storia forlivese.” Ha accennato alla sua attività di giornalista: quando e dove se ne è occupato? “Sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, albo pubblicisti, dal 1966, ma ero già attivo nel giornalismo locale fin dal 1957. A ventiquattro anni sono stato nominato titolare della rubrica d’arte e cultura de Il Resto del Carlino, redazione di Forlì, come esperto di cinema e teatro, musica classica, cronista di avvenimenti culturali e recensore librario, anche con articoli sulla pagina nazionale. Ho collaborato con L’Avvenire d’Italia, Il Pensiero Romagnolo, di cui sono stato per dieci anni vicedirettore, La Piê, Il Melozzo, fondato e diretto da me e da Raffaele Turci fino alle mie dimissioni di alcuni anni fa, Il Momento, Romagna, La Lüdla, La Voce di Romagna e altri periodici, come Confini. Nel 2006 l’Ordine dei Giornalisti, nella sede di Bologna, mi ha assegnato la medaglia d’oro per il raggiungimento di quarant’anni di iscrizione all’Ordine.” 12

IN MAGAZINE

I PERSONAGGI A CUI SONO STATO MAGGIORMENTE AFFEZIONATO E CHE PIÙ HO AMATO? CESARE MARTUZZI, ICILIO MISSIROLI, ETTORE NADIANI, ELIO SANTARELLI, GIORGIO SPADA (L’ORDINE È ALFABETICO). ULTIMO, IN ORDINE DI TEMPO, FRANCESCO GIULIARI.

tere storico e culturale, non solo da Forlì ma anche da Faenza, Predappio, Forlimpopoli, Bertinoro... In questo senso ho collaborato con varie organizzazioni del volontariato e del tempo libero (Endas, Auser, Vales, Clubs e, soprattutto, il Racoz). Sono stato collaboratore fisso per otto edizioni della manifestazione bertinorese La Domenica nel bicchiere, con conversazioni molto seguite, e dell’Accademia dei Benigni. Poi ho tenuto conferenze su Canova, Melozzo e Caterina Sforza. Ho poi curato, con devozione e affetto filiale, le celebrazioni del centenario dalla nascita di Icilio Missiroli, organizzando un convegno di studi e pubblicando un libro sul teatro dialettale romagnolo con i testi dell’antico maestro, e riproponendo, fra l’altro, anche il testo Eria ‘d Rumagna, con le xilografie di Ettore Nadiani.” Sappiamo che lei ha fatto parte (diventandone poi pre-



A VENTICINQUE ANNI SONO STATO, CON MINO E FRANCA MADONIA, UNO DEI FONDATORI DEL TEATRO MINIMO A FORLÌ E CI SONO RIMASTO FINCHÉ È DURATA QUESTA ORIGINALE E IMPORTANTE AVVENTURA. HO RICOPERTO VARI RUOLI: ATTORE, REGISTA, PRESENTATORE.

sidente) anche di varie commissioni giudicatrici per l’abilitazione all’esercizio di varie professioni e di giurie di premi nazionali per cineamatori. Oltre al cinema, l’altro suo grande amore è stato il teatro. Quando sono nate queste passioni?

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IN MAGAZINE

“A ventidue anni venni chiamato da Don Francesco Ricci a collaborare con il cineforum del cinema dei Cappuccinini per presentatore i film e moderare il dibattito. Dopo questo ho organizzato al cinema Odeon di Forlì, cicli di cinema d’essai. E poi il teatro. Dopo anni di silenzio perché Forlì non aveva un teatro, alla fine degli anni Sessanta fui il primo a portare nella città il grande teatro, organizzando al teatro Mazzini, senza fondi pubblici, alcune stagioni teatrali. Come dimenticare l’aiuto di Paolo Poli, un caro amico, di cui piango la recente scomparsa, che venne, a prezzi stracciati, a rappresentare Carolina Invernizio!, uno dei suoi più grandi successi? Più tardi, per l’Endas, ho inventato, organizzato e diretto E Giovedì... Cabaret!, ciclo di rappresentazioni alle quali intervennero alcuni

dei maggiori cabarettisti italiani del momento. Infine dal 1975 al 1980 ho fatto parte del comitato di gestione dell’ERT-ATER, nella programmazione delle attività della nota e potente istituzione teatrale regionale con centro e sede a Modena e Bologna.” E non ci dice nulla del Teatro Minimo? “Una splendida esperienza! A venticinque anni sono stato, con Mino e Franca Madonia, uno dei fondatori del Teatro Minimo a Forlì e ci sono rimasto finché è durata questa originale e importante avventura (circa cinque anni). Ho ricoperto vari ruoli: attore, regista, presentatore...” E poi è stato anche un cantante! “A sedici anni sono entrato nella Polifonica Forlivese di Cesare Martuzzi e sono rimasto accanto al maestro fino alla sua morte, diventandone uno degli allievi più amati. Ma la voce del cantor non è più quella!” Fra le sue tante attività culturali, quali abbiamo dimenticato e quali sono stati i personaggi che lei ha maggiormente amato? “Forse val la pena ricordare di essere stato l’ideatore delle otto lunette di San Biagio, ho curato un libro sul passaggio del fronte a Forlì nel 1944, molto apprezzato e andato ripetutamente esaurito, poi una guida di Forlì, il Novecento in Romagna, una guida sulle chiese e tanti altri, oltre a quelli che ho in programma per il futuro. I personaggi a cui sono stato maggiormente affezionato e che più ho amato? Cesare Martuzzi, Icilio Missiroli, Ettore Nadiani, Elio Santarelli, Giorgio Spada (l’ordine è alfabetico). Ultimo, in ordine di tempo, Francesco Giuliari.” Concludiamo con una domanda doverosa: quale è stato il regalo più bello ricevuto per il suo ottantesimo compleanno? “A Pasqua mia figlia Carla ha dato alla luce una nipotina di nome Teresa. Non avrei potuto desiderare di più e di meglio.”


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ESSERE

La voce di

DYLAN DOG GIOVANNI BARBIERI È UNO SCENEGGIATORE PROFESSIONISTA DI FUMETTI E CARTONI ANIMATI. A CESENA INVENTA LE STORIE CHE LEGGIAMO IN EDICOLA E PROGETTA FUMETTI CHE FINANZIA CON IL CROWFUNDING. di Gianluca Gatta / ph Filippo Cinotti

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In un Paese, qual è l’Italia, in cui più della metà della popolazione adulta non legge nemmeno un libro all’anno, il settore dell’editoria per bambini e ragazzi è al contrario in forte crescita e, su questa scia, anche quello dei fumetti, che hanno cominciato a trovare più spazio sugli scaffali delle librerie. Associare il fumetto ai bambini è un’ingenuità che, se nasce per questioni di marketing, ha permesso comunque di valorizzare un settore che all’estero – specie in Francia – è da tempo molto diversificato e fiorente, e dove ci si può permettere di dare la Legion d’Onore a un fumettista, come è accaduto nel 2013 ad Albert Uderzo – che ha dato vita, insieme a René Goscinny, alla serie Asterix – o, proprio quest’anno, a Joann Sfar, pubblicato in Italia da Rizzoli e Bao Publishing. In Italia, accanto a fenomeni come Zerocalcare, che vende decine di migliaia di copie a ogni nuova uscita, hanno cominciato a farsi largo autori, sceneggiatori, disegnatori, ciascuno con una propria professionalità e un ruolo nella produzione editoria-

le: il fumetto è una cosa seria. Giovanni Barbieri è uno sceneggiatore di cartoni animati e fumetti di Cesena e insegna Sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze e Reggio Emilia: ha fatto molta strada e oggi è un libero professionista che può dire di aver toccato con mano il personaggio mito del fumetto italiano: Dylan Dog. Ma qual è stato il percorso formativo e professionale che lo ha portato alla sceneggiatura di cartoni animati e di fumetti? “Ho imparato a leggere su Topolino – racconta –, e il mio primo fumetto l’ho realizzato in seconda elementare, quindi direi che ero proprio segnato! Inizialmente volevo scrivere e disegnare le mie storie, ma non avendo frequentato scuole d’arte, preferendo il liceo linguistico, il mio disegno era molto stentato. Sulle storie, invece, raccoglievo pareri positivi. Non ho alcuna laurea, ma in compenso mia moglie ne ha due, quindi facciamo media.” All’inizio degli anni ’90, subito dopo il servizio civile, Barbieri IN MAGAZINE

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tà in libreria, grazie anche a veri propri casi editoriali. In edicola il fumetto tiene, ma le grandi tirature del passato sono ormai un ricordo. La Francia ha un mercato completamente diverso, dove ogni giorno in libreria escono quasi dieci titoli diversi, fra novità, ristampe e raccolte. Tutti leggono, dal nonno al nipote, e le riviste letterarie, con relativi premi, si occupano spesso di fumetti. Negli Stati Uniti, in proporzione, si legge molto meno. Gli albi dei supereroi, genere statunitense per eccellenza, sono oggi il trampolino di lancio per produzioni cinematografiche e televisive. Il fumetto resta il medium più economico per vedere se un’idea funziona, quindi non morirà mai.

UN RITRATTO DI GIOVANNI BARBIERI REALIZZATO DAL DISEGNATORE TUONO PETTINATO.

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viene segnalato alla redazione dell’Intrepido, all’epoca in fase di rilancio, che gli commissionò il primo lavoro. “Fu il mio esordio come sceneggiatore e da lì passai a Lazarus Ledd, Hammer e Samuel Sand, testate in stile Bonelli della casa editrice Star Comics. Ho imparato il mestiere da Ade Capone, purtroppo recentemente scomparso. Da quel momento ha alternato il lavoro di sceneggiatore con quello di caporedattore e copywriter presso Studio Pleiadi, oggi Hoop Communication, di Cesena: in fondo, in tutti questi mestieri, l’obiettivo è raccontare una storia che sappia emozionare il pubblico.” Nel 2010 a Barbieri si aprono le porte del mondo dei cartoni animati. “Sottoposi la mia candidatura all’agenzia RedWhale di Roma, che mi reclutò come sceneggiatore per alcune serie della Rainbow: Winx Club e Pop Pixie.” Fino a raggiungere, più recentemente, l’empireo italiano del mondo del fumetto: la casa editrice Bonelli e la sceneggiatura di una storia per Dylan Dog, che attende solo di essere messa in calendario. Quali prospettive ci sono per il mercato del fumetto in Italia? “Il fumetto italiano vive un momento di straordinaria popolari-

LA PRIMA SCINTILLA DI UNA STORIA È SEMPRE L’IDEA, POCHE RIGHE SCRITTE. FILM, SERIE TV, CARTONI ANIMATI, FUMETTI: VALE PER TUTTI. POCHE RIGHE CHE METTONO A FUOCO GLI ELEMENTI PRINCIPALI E DISTINTIVI DELLA STORIA.

Costa molto meno produrre un albo a fumetti di un film.” Il processo produttivo per realizzare una sceneggiatura è molto particolare. “La prima scintilla di una storia è sempre l’idea, poche righe scritte. Film, serie TV, cartoni animati, fumetti: vale per tutti. Poche righe che mettono a fuoco gli elementi principali e distintivi della storia. Nel fumetto, l’editor, cioè il curatore della testata per cui scrivi, valuta le tue idee e sceglie quali farti sviluppare in un soggetto, che è il progetto della storia, ne chiarisce tutti i perché e ne scioglie tutti i nodi. Una volta approvato il soggetto, puoi procedere con la sceneggiatura, cioè il copione della storia. In pratica devi indicare al di-


segnatore esattamente cosa succede in ogni vignetta e cosa dicono i personaggi. Il disegnatore poi realizza per immagini il tuo testo. In animazione il ruolo dello sceneggiatore è più limitato. Il soggetto è già stabilito e sono da evitare le indicazioni di regia (inquadrature, movimenti di macchina, transizioni, …), che spettano giustamente al regista.” Attualmente Barbieri è anche editor di Radium, un’etichetta di fumetti indipendente che si finanzia con il crowdfunding in rete, sulla piattaforma Indiegogo. Come autore, è in corso una campagna di Radium per finanziare un fumetto scritto da lui e disegnato da Gianluca Pagliarani, disegnatore romagnolo in forza a Dragonero, la testata fantasy di Sergio Bonelli Editore. “È una storia horror di fantascienza chiamata The Shadow Planet, a cui tengo molto.” Per chi aspira a diventare sceneggiatore, Internet è il mezzo fondamentale per farsi notare e per far conoscere il proprio lavoro. “Zerocalcare e Sio, per fare solo due nomi, sono nati in rete e poi sono esplosi sulla carta stampata. Quindi credo fermamente che ci sia spazio per nuovi autori, a

patto che ci mettano impegno e passione. Esattamente come per qualunque altro mestiere. La differenza è che se investi sulla tua creatività, sulla tua capacità, nessuno potrà mai sostituirti. Ah, un consiglio: uno sceneggiatore ha molte più chance di farsi notare se si trova un bravo disegnatore che realizzi le sue storie!” Non può mancare una domanda sui fumetti che ama di più. “La fase di innamoramento per i personaggi è un po’ passata, oggi seguo di più gli autori. Ho trovato davvero interessante il rilancio di Dylan Dog compiuto dallo sceneggiatore ed editor Roberto Recchioni, che è riuscito a portare molte novità in casa Bonelli. Un pioniere! Poi sono un grande fan di Leo Ortolani, il creatore di Rat-Man. Fra i miei autori preferiti ci sono Vittorio Giardino, con cui ho realizzato Eva Miranda, la prima soap opera a fumetti, e Paolo Bacilieri. In generale mi piace seguire i nuovi autori italiani, che trovo davvero validi, come ad esempio quelli della fanzine Nuovemani di Forlì, il collettivo fiorentino Mammaiuto!, Manticora e tanti altri. Credo che il fumetto italiano abbia ancora molto da dire e che lo dirà molto presto!”


GUSTARE

A tutta

BIRRA! LA ROMAGNA STA DIVENTANDO LA TERRA DELLA BIRRA ARTIGIANALE. SE CONTIAMO I BIRRIFICI E LE ATTIVITÀ NATE INTORNO A QUESTO ALIMENTO, CAPIAMO CHE QUI SI FA SUL SERIO. di Francesco Maltoni / ph Giorgio Sabatini

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Fino a pochi anni fa, immaginare una Romagna costellata di microbirrifici, anche nelle aree più periferiche, richiedeva un notevole sforzo di fantasia. Oggi, trovare la provincia di Forlì-Cesena all’avanguardia di un settore in crescita come quello della birra artigianale non è certo una sorpresa. Nell’aumento continuo di locali e centri di produzione, città e comprensorio si scoprono alleati, proiettando questo lembo di territorio tra le aree di maggior fermento – è proprio il caso di dirlo – in ambito regionale e non solo. Ne sanno qualcosa gli organizzatori della fiera forlivese dedicata, capace anche quest’anno di radunare frotte di visitatori nei padiglioni del PalaCredito. Quella che era una nicchia, insomma, è diventata in breve una fetta importante del mercato. E se quest’area geografica è una delle locomotive, il merito va soprattutto ai giovani imprenditori che hanno saputo cogliere i segnali di questo boom. Alcuni vantano già anni di esperienza alle spalle, altri, da semplici appassionati, non hanno saputo resistere al richiamo: segno di fiducia in tempi complicati per le start-up. Come spesso accade, però, la motivazione è necessaria ma non basta: produrre birra artigianale richiede infatti un know-how diversificato, dalla padronanza dei processi chimici, a un’approfondita competenza tecnica dei macchinari, fino alle più moderne strategie di marketing. C’è chi opera in qualità di beer firm, ossia produce la bevanda presso impianti terzi, e chi invece realizza il prodotto in completa autosufficienza, dal chicco al bicchiere. Tra questi, a Civitella di Romagna, è in piena attività il birrificio Mazapegul, fresco di apertura del primo brew-pub. Dopo il debutto alla Festa artusiana 2014 e i tanti responsi positivi, Mattia Cecchini, Daniel Caggianese e Gianluigi Bandini, hanno già lanciato sei diverse tipologie di birra, reinventando alcuni stili e ricorrendo a nomi dalle spic-

cate radici romagnole. “L’idea è nata nel 2012 – racconta Cecchini – abbiamo capito subito che le difficoltà sarebbero state tante e abbiamo visitato decine di birrifici in Italia e all’estero, studiando varie tecniche.” Oggi, i risultati si chiamano Millemosche (una Summer Ale, in gergo), Hesperia (Amber Ale), o ancora Balè burdeli (American Pale Ale). E non è tutto: il folletto romagnolo si è rapidamente fatto strada, al punto da realizzare prodotti anche per qualche concorrente. “La nostra gamma di birre è in continua evoluzione – spiega Caggianese – e nel brew-pub è possibile trovare anche quelle che produciamo per altre realtà in regione.” Attualmente, oltre ai tre soci, l’attività si avvale del contributo del ma-

LA BIRRA È UNA BEVANDA OTTENUTA DALLA FERMENTAZIONE DI MOSTI RICAVATI CON L’INFUSIONE IN ACQUA DI SOSTANZE A BASE DI AMIDO E AMARICATI CON IL LUPPOLO. È DIFFUSA DOVE IL CLIMA NON CONSENTE LA COLTIVAZIONE DELLA VITE.

stro birraio Simone Rimini e di quattro collaboratori, tutti della val Bidente. “A livello di trasporti paghiamo dazio – racconta Bandini – ma la filosofia del birrificio è incentrata sulla territorialità, in particolare sulla nostra vallata.” Intanto, il birrificio civitellese ha ricevuto recentemente il premio Fusto da Slow Food su tutta la produzione, mentre Millemosche e Befana befana hanno ottenuto speciali riconoscimenti. Scherzo del destino o segno dei tempi che cambiano, gli impianti di Mazapegul si trovano proprio negli spazi dove, pochi anni or sono, veniva imbottigliato dell’ottimo sangiovese. Civitella, oggi, si sente una piccola capitale della birIN MAGAZINE

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ph Fantini

fondatore Oscar Severi, quarantenne originario di Civitella – per un prodotto di alta gamma; l’unica birra triple ad avere non solo l’aggiunta della mistella – lievito e zucchero – in bottiglia come per lo champagne ma anche un periodo minimo di fermentazione sui lieviti, con il processo di remuage tipico dei più grandi champagne del mondo.” Passando a Forlì, è ai blocchi di partenza un ambizioso progetto dal nome Bifor. La sede del nuovo ritrovo sarà in piazza Cavour, dove prenderà vita il cosiddetto beer firm: in questo caso, però, la distanza tra stabilimento e rivendita sarà minima, giusto qualche chilometro di via Emilia. I macchinari coinvolti, infatti, saranno quelli de La Mata, con sede in provincia di Ravenna. Ideatori del nuovo brand forlive-

A FORLÌ È AI BLOCCHI DI PARTENZA UN PROGETTO DAL NOME BIFOR. LA SEDE DEL RITROVO SARÀ IN PIAZZA CAVOUR, DOVE PRENDERÀ VITA IL COSIDDETTO BEER FIRM: LA DISTANZA TRA STABILIMENTO E RIVENDITA SARÀ MINIMA, GIUSTO QUALCHE CHILOMETRO.

DALL’ALTO, SOCI E STAFF DI MAZAPEGUL, OSCAR SEVERI DI PEELPIE E I TRE IDEATORI DEL BRAND BIFOR.

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ra artigianale, dal momento che proprio lì ha sede legale un altro marchio, ibrido romagnolo-milanese, di nome Peel Pie, che punta su un design innovativo, rifacendosi allo stile belga e al metodo champenoise. Dal 2011, il prodotto è uscito in varie edizioni, tra cui l’ultima dedicata al maestro di alta moda Roberto Capucci. Le radici civitellesi emergono nel nome dell’ultimissima creazione, una Luxury chiamata Soasia, dalla fortificazione gallica che battezzò il torrente Suasia, nonché il noto santuario locale. “Sarà una ricetta completamente nuova – spiega il

se sono Luca Drudi, Christian Bertoni e Lorenzo Gramellini, da anni impegnati in un’ostinata missione divulgativa con l’associazione UNper100. Chi abbia avuto modo di frequentare eventi a tema, si sarà imbattuto nei loro seminari dimostrativi di homebrewing, l’arte di produrre la birra in casa. Abitudine, questa, che hanno intenzione di mantenere anche nella nuova avventura. “Non vogliamo dimenticare le nostre origini di birrai casalinghi – spiega Drudi – cercheremo di mantenere un forte legame con quelle esperienze.” Sono già tre i prodotti in frigo per il debutto di


Forlì - Corso della Repubblica, 23 - Tel. 0543 24344 Facebook: Bread & Breakfast - Cà Leoni


A CESENA STORIA E PASSIONE SI FONDONO NEI BIRRIFICI DELLA CITTÀ. IL PIÙ GIOVANE SI CHIAMA BIRRA MARAFFA, BEER FIRM CHE REINVENTA ALCUNI STILI DI MEDIA GRADAZIONE ALCOLICA CON INGREDIENTI INUSUALI, COME LA FARINA DI CASTAGNE O IL FARRO BIOLOGICO.

SOPRA, DUE SOCI DI BIRRA MARAFFA; A DESTRA, ALESSANDRO BUTTARELLI DI MASTRO BIRRAIO.

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Bifor, tra cui spicca una Black Ipa di nome Icaro, assai evocativo per Forlì. “Peccato – aggiunge Drudi – che la burocrazia ci abbia imposto alcuni ritardi sulla tabella di marcia. Ma tra noi c’è molta sintonia e non temiamo gli ostacoli.” E Cesena? Storia e passione si fondono nei birrifici della città. Il più giovane si chiama Birra Maraffa, beer firm che reinventa alcuni stili di media gradazione alcolica con ingredienti inusuali, come la farina di castagne o il farro biologico, utilizzando nomi di derivazione anglosassone. Dal 2014, sono tre le birre inedite presentate dal fondatore Roberto Carpano, a cui si sono rapidamente aggiunti, negli ultimi mesi, altri quattro soci e un locale, lo StHop di via Matteotti. “È nato tutto come un gioco,” ricorda il patron, ma oggi Birra Maraffa è un tassello importante nella filiera della birra, operativo sia come importatore che come distributore da Spagna e Germania, nonché presenza fissa a fiere su varia scala.

La palma di stabilimento produttivo più longevo spetta a MastroBirraio, attività a due passi dalla biblioteca Malatestiana, dove dal 2005 è aperto il brew-pub omonimo. Fedele alla tradizione, le ultime proposte del birrificio cesenate sono Romagnola, bionda non filtrata in alta fermentazione, e Abbazia appena più alcolica. Pioniere da oltre un decennio, il titolare Alessandro Buttarelli ricorda i primi passi tutt’altro che agevoli: “Pagammo lo scotto di essere de-

gli innovatori, riuscendo nell’opera di avvicinamento del pubblico, in una zona in cui impera il vino”. Oggi il vento è cambiato, tanto che si è reso necessario trasferire i macchinari in un’area più ampia, in grado di soddisfare il fabbisogno del pub e, insieme, allargare il mercato, per una quota che sfiora i trecento ettolitri l’anno. “Ora produciamo sia in fusti che in bottiglia – conclude – e facciamo degustare i prodotti ben oltre le nostre mura.”

NUS ET OFFICTIUS ALIQUAM, ODIT ALIAT VID UTEM VOLUPIT ASSINCI PISTOTAT IPSA IMIN EST ESTE CUSAM DOLORECUS CUSANIMOS NONSENIMI, UTE DEBITAT IUNDELENDAE. NE DOLUPTATUR


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CRESCERE

La moda

IN DIGITALE COME UN PERITO INFORMATICO DIVENTA UN MANAGER DIGITALE PER UN BRAND DI MODA INTERNAZIONALE? LA STORIA DI ALESSANDRO MILIA CI MOSTRA COME LA TENACIA SIA L’ALIMENTO DEI SOGNI.

ALESSANDRO MILIA INSIEME ALLA MOGLIE ALL’INTERNO DEL NEGOZIO CHE LEI GESTISCE A FORLÌ.

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di Serena Focaccia / ph Giorgio Sabatini

Alessandro Milia ha trentadue anni e una storia professionale già alle spalle da far invidia a un manager ben più maturo. Ma Milia non è certo il tipo che guarda indietro o che si accomoda sui traguardi raggiunti: quando parla e racconta la sua esperienza ti accorgi subito che il timone è sempre ben dritto verso il futuro.

Una sbirciatina nel passato però è necessaria per capire come sia divenuto da pochi mesi Head of Global Omnichannel di La Martina, tradotto per i profani: il responsabile del commercio online e multicanale per uno dei brand internazionali più esclusivi dell’abbigliamento sportivo. La storia di Alessandro Milia comincia a Forlì, con una diploma di perito informatico e una bella gavetta a SGM Distribuzione, come racconta lui stesso: “Sono entrato come apprendista e mi sono occupato di sviluppare l’ecommerce. Mi sono fatto le ossa nel digitale seguendo la crescita di Marcopolo Expert e dello store online marcopoloshop. Ho imparato molto e la dirigenza ha avuto fiducia in me e nelle mie potenzialità.” A questo punto della storia siamo nel 2015, Milia continua ad alimentare la sua professionalità e competenza per il digitale ma non ha mai dimenticato un’altra sua passione che, pur lavorando nell’ambito dei prodotti elettronici, non lo ha mai abbandonato: la moda. Approda così in Silvian Heach come Head of Digital Business Unit, convinto che il mondo del fashion abbia

molti spazi di crescita nel marketing online. E non si sbaglia: “In Silvian Heach – racconta con orgoglio – ho raggiunto in otto mesi gli obiettivi di fatturato programmati su tre anni, dunque ho sentito presto il bisogno di una nuova sfida. Ho accettato così l’offerta di La Martina, un marchio argentino di livello internazionale con tre sedi nel mondo a Buenos Aires, Miami e Chiasso, per confrontarmi con il mercato globale dela moda. Per me questa nuova esperienza è funzionale a un’ulteriore crescita: il mio obiettivo era di arrivare nel fashion luxury e La Martina è il posto giusto.” Non difetta certo di idee chiare e determinazione Alessandro Milia, così come ha bene in mente le sue radici: “Forlì è la mia base di partenza, continuo a vivere qui nonostante il lavoro mi porti a spostarmi quotidianamente. Voglio rimanere nella mia città, tra l’altro mia moglie ha aperto da poco un negozio in viale Roma, Mood Boutique, in cui stiamo investendo la sua (e anche un po’ la mia) professionalità.” Non ho dubbi che sentiremo ancora parlare di Alessandro Milia. L’orizzonte del fashion di lusso lo attende...


Quel castello

di Diegaro

TERRAMOSSA 2016 l’aperitivo sulla strada tutte le sere vintage cocktail, vermut bar, birre artigianali e una carta di sfizi da gustare nella nuova emozionante strada del parco tutte le sere, dalle 18,00

Via Emilia Ponente | loc. Diegaro - Cesena | GPS lat. 44.155344 lon. 12.189009 | quelcastello.it | info@quelcastello.it | Tel. 0547.347030 - 380.5412653/4


FOTOGRAFARE

Rivivere con

UN CLICK

SILVIA CAMPORESI HA RACCOLTO NEL SUO ULTIMO VOLUME FOTOGRAFICO, “ATLAS ITALIAE”, SCATTI DI PAESI E LUOGHI ABBANDONATI, TRA ANTICHE TERME E VECCHI MANICOMI INQUIETANTI.

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di Roberta Bezzi / ph Silvia Camporesi

Atlas Italiae è il titolo del terzo libro fotografico di Silvia Camporesi, forlivese classe 1973. È una mappa ideale dell’Italia che sta svanendo, frutto di due anni di esplorazioni – in tutte le Regioni – alla ricerca di paesi ed edifici abbandonati. Da circa sedici anni l’artista, attraverso immagini e video, si diverte a costruire racconti che traggono spunto dal mito, dalla letteratura, dalle religioni e dalla vita reale. Laureata in filosofia, vive a Forlì e insegna all’Università: ha esposto in numerose mostre in Italia e all’estero, e ottenuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Premio Celeste per la fotografia, il Premio Fabbri e, di recente, il Premio Rotary di Artefiera. Il suo nuovo libro ha avuto un grande riscontro di pubblico e di critica. Silvia Camporesi, come nasce l’originale idea di fotografare posti abbandonati da decenni? “Dopo aver visto la foto del paesefantasma Fabbriche di Careggine, nella Valle del Serchio, riportato alla luce dallo svuotamento del lago di Vagli. Il villaggio scomparve tra il 1947 e il 1953 a causa della costruzione di una diga. In quel momento è scattata una scin-

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tilla che mi ha portato a ricercare tutti i paesi abbandonati, che, secondo l’Istat, sono 1.600.” Quanti ne ha visitati e fotografati in questi ultimi due anni? “Più di duecento, ma nel libro ne ho inseriti solo la metà, fra cui le antiche Terme del Corallo di Livorno, la Villa dell’Agronomo a Pianosa, il castello di Rovasenda in Piemonte, il borgo fantasma di Roghudi Vecchio, in Calabria.” C’è un luogo che più di altri le è rimasto impresso? “Sì, un bell’edificio a Pistoia, all’interno del complesso architettonico di Ville Sbertoli, che era stato trasformato in manicomio per far fronte alle esigenze di un erede malato di mente. Girovagando per quelle stanze, si respirava un’atmosfera inquietante: un vero e proprio luogo di detenzione dove si praticava anche l’elettroshock.” Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, quale posto non dimentica? “Certamente la fabbrica Caproni a Predappio dove all’epoca di Mussolini si costruivano gli aerei da guerra. Alcuni conoscenti mi avevano suggerito questo luogo in cui, ancora oggi, si respi-

UNO SCATTO DI SILVIA CAMPORESI TRATTO DAL SUO ULTIMO VOLUME, “ATLAS ITALIAE”.


I LUOGHI FOTOGRAFATI SONO STATI ABBANDONATI, PER CUI COLORARLI SIGNIFICA RECUPERARLI. IN PIÙ, QUESTA È UNA TECNICA CHE CONSENTE DI RECUPERARE IL TEMPO LENTO DELLA FOTOGRAFIA, VISTO CHE IL DIGITALE È MOLTO VELOCE IN SÉ.

ra molto di quel periodo con la scritta Duce che campeggia un po’ ovunque. Approfittando della vicinanza geografica, qui ho scattato la prima foto del mio libro.” Con quale tecnica ha realizzato il lavoro? “Ho scattato le foto in digitale, mentre per la stampa ho deciso di prediligere il bianco e nero, con la colorazione a mano. Si tratta di una tecnica mutuata dalla storia della fotografia che mi ha molto aiutato sotto il profilo concettuale. I luoghi fotografati sono stati abbandonati, per cui colorarli significa recuperarli. In più, questa è una tecnica che consente di recuperare il tempo lento della

fotografia, visto che il digitale è molto veloce in sé. Tutti i luoghi fotografati sono molto diversi fra loro e, colorarli a mano, mi ha consentito di renderli uniformi.” Com’è riuscita a finanziare un lavoro così certosino e dispendioso? “Provvidenziale è stato il supporto di ben quindici collezionisti che hanno finanziato i miei spostamenti in questi due anni. Per continuare a lavorare su progetti così lunghi e impegnativi, sarà fondamentale avviare un nuovo crowdfunding.” Che relazione c’è fra Atlas Italiae e i suoi due precedenti lavori, La terza Venezia e IN MAGAZINE

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Journey to Armenia? “Il fatto che, negli ultimi cinque anni, ho perso interesse per la figura umana, e mi sono dedicata ai paesaggi: Venezia, l’Armenia e i borghi. Quest’ultima esperienza mi ha fatto innamorare ancor di più dell’Italia, facendomi desiderare di mettere in salvo tante bellezze dall’incuria e dal vandalismo.” Da Venezia all’Armenia, il passaggio è brusco, per così dire. Come nascono questi primi due libri? “Non avrei mai pensato di fotografare Venezia, città così presa d’assalto da turisti che la fotografano in ogni suo angolo. Ma è stata una galleria a commissionarmi il lavoro. Così, per un mese, ho gi-

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rato per le sue strette calli ed è stata una belle esperienza di studio su un paesaggio urbano conosciuto. Forse per contrasto, ho sentito in seguito l’esigenza di cimentarmi invece con un paesaggio molto meno noto, come l’Armenia, ben più lontano dall’immaginario collettivo. Questa volta sono stata io a proporre l’idea alla galleria, che mi ha consentito di passare un mese in una terra aspra e lontana.” Progetti futuri? “Proseguirò certamente l’esplorazione del paesaggio italiano, dedicandomi la prossima volta all’insolito, al curioso, a edifici strani e a personaggi dimenticati... Un’ispirazione che, inutile dirlo, mi è venuta dalla nostra

PROSEGUIRÒ L’ESPLORAZIONE DEL PAESAGGIO ITALIANO, DEDICANDOMI LA PROSSIMA VOLTA ALL’INSOLITO, AL CURIOSO, A EDIFICI STRANI E A PERSONAGGI DIMENTICATI… UN’ISPIRAZIONE CHE, INUTILE DIRLO, MI È VENUTA DALLA NOSTRA TERRA, LA ROMAGNA.

terra, la Romagna che ha così tante storie da raccontare. Vorrei partire dal nostro territorio, per poi sviluppare la tematica con la stessa capillarità di Atlas Italiae nelle altre regioni.”


edizione

2016 XXVII

Š gianluca Costantini

dal 13 maggio al 13 luglio

Dedicato a Nelson Mandela

Comune di Ravenna

partner principale


La nostra missione è rendere ogni abitazione una casa migliore in un mondo migliore dove vivere.

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19/04/16 10:27


CUSTODIRE

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CHE PARLANO FRA I MONTI DI SANTA SOFIA È CONSERVATO UN ARCHIVIO FOTOGRAFICO CHE RACCONTA IL NOVECENTO DELLA VALLATA: ABBIAMO INCONTRATO LA FAMIGLIA NANNI CHE È CUSTODE DI TANTA RICCHEZZA.

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di Serena Focaccia

Quando sono nascosti, i tesori esercitano un fascino particolare, soprattutto se parlano di un passato che fa parte della storia di ognuno di noi. Avvicinarsi all’archivio fotografico della famiglia Nanni di Santa Sofia ha davvero il sapore di un tuffo nei ricordi che lascia incantati: uno

spaccato di vita quotidiana del nostro Appennino che dagli anni Venti ci racconta tutto il periodo bellico e si estende fino quasi alla fine del Novecento. Ma andiamo per ordine: tutto comincia da Franca Nanni, energica e intraprendente signora che, una volta in pensione dal suo im-

piego in banca, decide di tornare da Bologna al paese d’origine della famiglia, Santa Sofia appunto. La famiglia Nanni però non è una famiglia qualsiasi, i destini degli avi di Franca si sono incrociati con la storia dell’Italia in modi diversi e anche drammatici. Il nonno Torquato infatti, nato nel

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ph Giorgio Sabatini

di una società al tramonto, poi casolari, ‘maestà’ di campagna, pastorelle col gregge. Le sue foto hanno fatto il giro d’Italia e oggi ci vengono sempre più richieste per illustrare libri, riviste, destando ogni volta ammirazione. Per questo, mia sorella e io, desideriamo rendere questo patrimonio fotografico accessibile e valorizzarne il contenuto storico e documentario. Per fare qualche esempio: Torquatino fotografò i generali inglesi rifugiati fra i contadini qui sull’Appennino in loca-

OLTRE ALL’ATTIVITÀ FOTOGRAFICA TORQUATINO NANNI SI OCCUPÒ DELL’ATTIVITÀ DI FAMIGLIA, INOLTRE GESTÌ LO STABILIMENTO TIPOGRAFICO DEI COMUNI E DIEDE VITA ALL’AZIENDA CARTOLUX CON CUI PRODUSSE MIGLIAIA DI CARTOLINE.

SOPRA, LE SORELLE FRANCA ED EBE ROSELLA NANNI CON ALCUNE FOTO DEL PADRE TORQUATO; SOTTO, FRANCA NANNI CON EMANUELA SESTI DELLA FRATELLI ALINARI. NELLA PAGINA PRECEDENTE, UNO SCATTO D’EPOCA DI TORQUATO NANNI.

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1888, fu un personaggio di spicco del socialismo di inizio secolo; politico, saggista, stampatore, figura di rilievo della storia locale ucciso nel 1945 a Malacappa in provincia di Bologna insieme a Leandro Arpinati, con cui aveva sempre mantenuto un intenso rapporto di amicizia nonostante le diverse posizioni politiche. Il figlio di Torquato, Torquato junior (detto Torquatino), nato nel 1917, visse nella sua giovinezza le vicende del secondo conf litto mondiale e si dedicò in particolare all’arte fotografica. Suo è il ricchissimo archivio di negativi, cartoline e stampe che la figlia Franca, insieme alla sorella Ebe Rosella, ha ereditato e su cui sta sviluppando un lavoro di ricognizione e ricerca. “Mio padre Torquatino,” racconta Franca “negli anni Trenta e Quaranta del Novecento se ne andava per i monti e le valli della Romagna-Toscana a fotografare scorci campestri, uomini e donne

lità Seghettino dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943; oppure, negli anni Cinquanta, riprese durante le sue avventure alpinistiche le montagne della Val d’Aosta creando una documentazione unica su questa regione.” Per non perdere questo patrimonio, anzi per capire come conservarlo e valorizzarlo al meglio, le due sorelle Nanni hanno chiesto una perizia professionale ai massimi esperti in Italia in campo fotografico: i Fratelli Alinari di Firenze. Emanuela Sesti, Dirigente Responsabile Formazione Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia, ha svolto una ricognizione estremamente accurata dell’archivio e la famiglia Nanni è in attesa di un parere che a questo punto avrà la massima autorevolezza in materia. Il fascino di questo meraviglioso tesoro nascosto è quindi destinato a sorprenderci ancora e non vediamo l’ora!


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CAPIRSI E AVERE CURA DI SÈ CON L’ ANTIGINNASTICA®

DALLA FRANCIA UN METODO CHE RISVEGLIA MENTE E CORPO GRAZIE A MOVIMENTI SOTTILI, PRECISI E RISPETTOSI DELLA NOSTRA NATURALE FISIOLOGIA. È praticata da quarant’anni ma c’è ancora qualcuno che non sa che cos’è. Si tratta dell’Antiginnastica®, o Antigym, un metodo di benessere che consente di conoscere e toccare con mano i propri limiti, riappropriarsi del corpo per re-imparare ad abitarlo. A Forlì è proposto dall’Associazione Pedagogia del Corpo grazie ad esperti abilitati e certificati a livello internazionale. L’Antiginnastica® è infatti praticata in tutto il mondo, soprattutto in Europa e nelle Americhe. I vantaggi del metodo – che propone movimenti sottili, precisi e rigorosi – si riscontrano sul tono muscolare e sulla mobili-

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tà, nella diminuzione delle tensioni muscolari, in particolare di schiena, collo e spalle, e nello sviluppo della motricità e della coordinazione. L’originalità dell’Antiginnastica® risiede nel coinvolgimento dell’essere nella sua totalità. In maniera preventiva e pedagogica il metodo permette, attraverso il proprio corpo, di dialogare con il cervello, rieducando i comportamenti con esperienze neuromotorie in grado di modificare gli impulsi che arrivano ai muscoli. Ideato negli anni ’70 dalla fisioterapista e chinesiterapeuta francese Thérèse Bertherat (1931-2014), autrice del bestseller Guarire con l’antiginna-

Angela Duranti Bagnacavallo - Ravenna 335.5475217 montrob@alice.it

stica, il metodo si pratica in un piccolo gruppo dove si viene accolti senza spirito di competizione e senza livelli di apprendimento prestabiliti. La guida del gruppo, il praticien, non mostra i movimenti ma li descrive guidando i partecipanti con la propria voce, capire il movimento dall’interno permette infatti di creare un collegamento tra corpo e mente e innescare legami con parti del nostro corpo che ignoriamo e che non siamo abituati a comandare. I muscoli del corpo hanno reagito a tutti gli avvenimenti piacevoli e dolorosi della nostra vita, dobbiamo creare le condizioni perchè le

Liana Maranini Forlì - Cesena 349.5872722 maraniniliana@gmail.com

nuove informazioni diventino esperienza vissuta, una nuova storia che acquista ancora più valore attraverso la tacita condivisione di questa esperienza in gruppo. I movimenti proposti sono rispettosi del corpo di ognuno e corrispondono alla precisa fisiologia dei muscoli, non viene mai richiesto di forzare l’ampiezza dei movimenti, e sono per questo molto potenti ed efficaci. Praticando l’Antiginnastica® il corpo si libera dei suoi limiti e possiamo riconquistare poco alla volta zone che non mettiamo in movimento da anni. Senza forzature, nel pieno rispetto di ognuno.

Elisa Massi Forlì - Cesena 349.2869635 elymassi@gmail.com

PEDAGOGIA DEL CORPO | A.S.D. - A.P.S. | FB: pedagogia del corpo - pedagogiadelcorpo@gmail.com 1

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PASSEGGIARE

La via del

SACRO

CAMALDOLI È LA META IDEALE PER UNA PASSEGGIATA CHE DAL PASSO DELLA CALLA SI IMMERGE NEL PARCO DELLE FORESTE CASENTINESI. di Giorgio Pereci / ph Giorgio Sabatini

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Giungere dall’alto e intravedere tra gli abeti le mura posteriori del Sacro Eremo di Camaldoli fa probabilmente lo stesso effetto che avrà fatto a milioni di pellegrini giunti qui nei secoli da questa via: non solo la gratificazione per aver raggiunto la meta, ma anche il sollievo per aver trovato finalmente un punto di ristoro. Il sentiero che dal Passo della Calla porta a Camaldoli è infatti affascinante e in buona parte pianeggiante, tanto che può essere adatto anche ai ragazzini, è però sicuramente fatto per chi è abituato a camminare. Parliamo infatti di 21 Km, tra andata e ritorno, su un tracciato

ALLA PARTENZA CI SI IMMERGE QUASI SUBITO IN UN’ATMOSFERA DA FIABA, TRA ALTI FAGGI DAI TRONCHI COLONNATI, CARATTERISTICI DEL VERSANTE ROMAGNOLO DELL’APPENNINO. ARRIVATI AL POGGIONE, IL SENTIERO COMINCIA A LAMBIRE LA RISERVA DI SASSO FRATINO.

che parte dal Passo della Calla (1295 m), giunge a Poggio Scali (1520 m), attraversa il Passo del Porcareccio (1453 m) e scende all’Eremo (1103 m) con l’ultimo tratto in discesa che mette a dura prova anche le gambe più allenate. Bisogna mettere nel conto circa otto ore di cammino, tra andata e ritorno. Quindi anche se non si può definire una passeggiata faticosa, per via di un sentiero generalmente facile, è sicuramente impegnativa per chi ha poca resistenza in cammino. La partenza per la passeggiata è al Passo della Calla, che segna il punto di valico tra Romagna e Toscana, dove si può parcheggiare nell’ampio spiazzo, per chi giunge da Corniolo, sulla destra. Il sentiero si imbocca invece sulla 38

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sinistra: è il numero 00, chiamato la Giogana. Alla partenza ci si immerge quasi subito in un’atmosfera da fiaba, tra alti faggi dai tronchi colonnati, caratteristici del versante romagnolo dell’Appennino. Arrivati al Poggione, il sentiero comincia a lambire la riserva di Sasso Fratino, sulla sinistra, la più vecchia riserva integrale d’Italia. Istituita nel 1959 nel più ampio contesto del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, la riserva viene definita integrale poiché ne è vietato l’accesso tranne che per motivi di studio e sorveglianza. Viene quindi lasciata

SOTTO, IL SENTIERO CHE PERCORRE LA FAGGETA E IL BOTTON D’ORO, RARO FIORE CHE SI TROVA IN QUESTA ZONA. IN APERTURA, LA VISTA DA UN PUNTO PANORAMICO DEL PERCORSO.


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scesa, ci si immerge in un bosco di abeti mentre dall’alto si cominciano a intravedere i tetti e il muro di cinta dell’eremo. Nei prati che costeggiano il muro è possibile riposare e mangiare al sacco mentre sul fronte dell’eremo troviamo due fontane d’acqua potabile e l’ingresso all’antica farmacia, dove si possono acquistare cosmetici, vini e liquori, alimentari, souvenir e altri prodotti tipici. Accanto alla farmacia è situato

libera di svilupparsi secondo i propri ritmi naturali, senza nessun intervento umano, il che ha consentito, ad esempio, la crescita dell’aglio selvatico e del cosiddetto Botton d’oro, pianta velenosa che in Italia troviamo sulle Alpi e solo raramente sull’Appennino settentrionale. Questo ha portato anche al proliferare di cinghiali, caprioli, daini e cervi, due specie che sembra abbia introdotto il Granduca di Toscana Leopoldo II, agli inizi dell’800, a scopi venatori. Qui troviamo anche donnole, gatti selvatici, martore, puzzole, tassi e lupi, fino a qualche anno fa a rischio estinzione in queste zone. Dopo poche centinaia di metri il sentiero incontra, sulla destra, un’altra riserva integrale, quella della Pietra, di più recente istituzione, così che fin quasi a metà dell’itinerario si procede immersi in una foresta dal sapore antico e selvaggio. Il sentiero procede così sul crinale tra improvvisi scorci verso l’Adriatico e il Tirreno, visibili nelle giornate più terse, sino al passo del Porcareccio a circa 6.5 Km dalla partenza. Si passa poi per i prati di Giogo Seccheta, ma solo dopo aver superato Prato al Soglio e aver percorso una discesa fino a Prato Bertone si incontra sulla destra un bivio. Qui si lascia il sentiero della Giogana e, dopo circa un chilometro in ripida di40

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LE ORIGINI DELL’EREMO SONO ANTICHISSIME E RISALGONO ALL’IMPULSO DEL VESCOVO DI AREZZO, CHE VIDE NEL RAVENNATE ROMUALDO, CHE GIÀ AVEVA FONDATO NUMEROSI EREMI, LA PERSONA PIÙ ADATTA A DARE IMPULSO A UN NUOVO CENTRO DI PREGHIERA.

l’ingresso al piazzale che porta alla cancellata divisoria dell’eremo. Qui, sulla destra, c’è la chiesa dedicata a San Salvatore Trasfigurato, che merita di essere visitata per una terracotta invetriata di Andrea della Robbia della fine del XV secolo, raffigurante una Madonna con bambino tra i santi Romualdo e Antonio Abate, nonché per la pala dell’altare maggiore del 1563 di Agnolo di Cosimo di Mariano, raffigurante la crocifissione tra i santi Romualdo, Pietro, Paolo e Francesco. Al di là della cancellata, possiamo intravedere le abitazioni degli eremiti. Si tratta di celle dalla tipica struttura a chiocciola, così realizzate per evitare, durante i rigori dell’inverno, la dispersione del calore. È consentito visitare, con ingresso di fronte alla chiesa, la cella di San Romualdo, il monaco benedettino fondatore dell’eremo e dell’ordine dei camaldolesi.


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RAPPRESENTARE

Tu chiamale

EMOZIONI

DAL 28 MAGGIO, RAVENNA FESTIVAL UNISCE LE DUE CITTÀ ROMAGNOLE, RAVENNA E FORLÌ, CON CINQUE IMPERDIBILI EVENTI DELL’EDIZIONE 2016 PROGRAMMATI NELLA NOSTRA CITTÀ.

L ph Valentina Cenni

La sinergia tra Ravenna Festival e Forlì compie quest’anno un significativo salto di qualità dopo i grandi eventi dell’inverno che hanno visto il Maestro Riccardo Muti protagonista a San Giacomo con l’Orchestra Cherubini e, dopo poche settimane, al Palafiera per il recital benefico in memoria di don Dario Ciani. Forlì e Ravenna sono ora sempre più vicine grazie ai cinque importanti appuntamenti del Festival 2016

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programmati in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e il determinante sostegno della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e di Cariromagna, che segnano anche l’avvio degli eventi serali della XXVII edizione che approderà a Forlì il 28 e 29 maggio, dopo aver preso il via a Ravenna il 13 maggio con un’importante novità, il doppio appuntamento quotidiano fino al 13 luglio nei due luoghi che sono

meta imprescindibile di ogni visita alla città: gli Antichi Chiostri Francescani adiacenti la Tomba di Dante, che ogni mattina alle 11 ospiteranno un momento di spettacolo ispirato al grande Poeta, e la Basilica di San Vitale, nella quale alle 19 si rinnoverà l’appuntamento musicale con i Vespri. Ravenna Festival 2016 entra nel vivo il 28 maggio con il concerto degli straordinari vocalist Ladysmith Black Mambazo nella Chiesa di S. Giacomo, il primo evento dedicato alla ricchezza artistica del Sudafrica nell’edizione che celebra Nelson Mandela, icona del mondo contemporaneo. Un gruppo che ha ricevuto la consacrazione mondiale nel 1986 con il successo planetario Graceland di Paul Simon (16 milioni di copie) e il Grammy Award per il primo disco Shaka Zulu l’anno successivo, successi a cui sono seguite collaborazioni con artisti come Stevie Wonder, Dolly Parton e Ben Harper. Emblema del Sudafrica anti-apartheid, nel 1993 hanno accompagnato Mandela alla cerimonia del Nobel per la Pace e cantato per il suo insediamento come primo Presidente di colore di una nazione dalla storia tanto travagliata.


Il weekend musicale si conclude con Stefano Bollani (Teatro Diego Fabbri, 29 maggio). “Guarda che per come suoni tu, se ti metti a fare jazz in pochissimo diventi il numero uno”: questa la telefonata del grande Enrico Rava che nel 1996 ha convinto Bollani a trasformarsi da “impiegato dei cantanti” nell’artista che è oggi, che sa unire l’eclettismo all’ironia, dagli omaggi alla musica italiana anni Trenta e Quaranta e le sperimentazioni fra musica e letteratura, alla popolarità, insolita per un musicista jazz, delle trasmissioni in radio e TV. Non chiedetegli cosa farà durante il suo piano solo: Bollani non lo sa finché non appoggia le dita sui tasti. La settimana in cui l’invasione dei 100 violoncelli guidati da Giovanni Sollima trasformerà Ravenna in Cellolandia (12-18 giugno) vedrà anche una doppia incursione forlivese il 15 giugno. Alle 11 l’esibizione per pazienti e visitatori nella piazza dell’Ospedale Morgagni Pierantoni in collaborazione con Ausl Romagna Cultura; alle 21 Effetti collaterali – Giovanni Sollima e i suoi Allievi dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia celebrerà a San Giacomo l’eredità di Giovanni Battista Cirri, il compositore forlivese del Settecento nelle cui composizioni il violoncello si fa protagonista indiscusso, ma gli arrangiamenti del variegato programma spazieranno da Chopin a Domenico Modugno. Giovedì 16 giugno è ancora la Chiesa di San Giacomo la preziosa cornice del concerto Sacre Corde di cui sarà protagonista l’ensemble La Magnifica Comunità diretto da Enrico Casazza in un programma che è la vertiginosa summa del barocco italiano. La Magnifica Comunità, uno dei più blasonati e amati ensemble dediti al repertorio di musica antica, rivolgendosi alle Sacre corde, mette in scena l’omaggio di compositori quali Pergolesi, Vivaldi e Porpora ad alcune delle più celebri figure mistiche della storia, esaltato dalla voce da mezzosoprano di Romina Basso.

Le note di chiusura del Festival di quest’anno riportano ancora a Forlì per il concerto straordinario Water Dances – organizzato in collaborazione con Romagna Acque Società delle Fonti nei 50 anni dalla fondazione del Consorzio – quando (23 luglio) sul palcoscenico del Teatro Diego Fabbri saliranno Michael Nyman e la sua Band. Direttore d’orchestra,

FORLÌ E RAVENNA SONO ORA SEMPRE PIÙ VICINE GRAZIE AI CINQUE APPUNTAMENTI DEL FESTIVAL 2016, CHE SEGNANO L’AVVIO DEGLI EVENTI SERALI DELLA XXVII EDIZIONE CHE APPRODERÀ A FORLÌ IL 28 E 29 MAGGIO CON LADYSMITH BLACK MAMBAZO E STEFANO BOLLANI.

pianista, musicologo, fotografo e regista, Nyman è una delle più affascinanti icone culturali di oggi, un maestro del minimalismo al pari di Glass e Reich, nonché uno dei più grandi compositori viventi per la sintesi inconfondibile di elementi dal barocco all’elettronica, dal folk alla musica sacra. Il grande pubblico lo ha conosciuto al cinema con le visionarie opere di Peter Greenaway e soprattutto lo struggente capolavoro di Jane Campion Lezioni di piano. Sue anche le Water Dances che Nicola Piovani rilegge per La stanza del figlio di Moretti e che certo avranno un ruolo centrale nel concerto forlivese, visto il tema da cui traggono ispirazione.

IN ALTO, IL GRUPPO DI VOCALIST LADYSMITH BLACK MAMBAZO. A SINISTRA, IL PIANISTA STEFANO BOLLANI.

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INTERPRETARE

Il poeta

CHE PARLA PER ROBERTO MERCADINI LA POESIA È VIVA SE VIENE DETTA. È PER QUESTO CHE ALLA PAGINA SCRITTA PREFERISCE IL PALCO, DA DOVE LE SUE PAROLE RIESCONO AD ARRIVARE PIÙ LONTANO.

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Chi crede che la poesia sia un incomprensibile intreccio di parole astruse, relegate in libri polverosi, probabilmente non l’ha mai vista prendere vita nei reading di Roberto Mercadini, poliedrico scrittore, performer e poeta parlante romagnolo. È un biglietto da visita inusuale quest’ultimo, come lo spiega? “Col fatto che per me la vera potenza della parola sta nel suo esse-

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di Laura Bertozzi / ph Marco Duati

re detta, non scritta. Non identifichiamo la musica con lo spartito, che serve solo a ricordare agli strumentisti quali note eseguire: non è diverso per la poesia, che ha una simile dimensione viva e orale.” Da dove nasce questa concezione, così in controtendenza? “La vera folgorazione l’ho avuta la prima volta che ho ascoltato la voce di Carmelo Bene. Da ragazzo, ogni giorno leggevo La nuvola in calzoni di Majakovskij e provavo a immaginare come potessero risuonare le parole del poemetto recitate, finché un amico di famiglia non mi prestò la registrazione del testo letta dal grande attore. Ne rimasi tanto colpito da lanciarmi in motorino alla volta di Cesenatico per calmarmi! Da quel giorno non ho mai più letto quell’opera sulla pagina, perché sarebbe stato come guardare la foto di una persona che si ha accanto in carne ed ossa.” In che modo tutto ciò ha influenzato il suo processo creativo? “Si può dire che io scriva recitando. A volte mi risulta addirittura difficile accettare l’idea che le mie poesie vengano lette senza di me.

Avevo perfino immaginato di aggiungere ai miei testi un numero verde per l’assistenza diretta al lettore, nel caso avesse bisogno di una parafrasi. Riesco ad accettare l’idea della pubblicazione delle mie raccolte solo congiuntamente ai miei reading.” Ci si aspetterebbe che un poeta aspiri al libro stampato. “Nel mio caso, sono stati gli editori a sollecitarmi per l’uscita dei due libri di poesie Madrigali per surfisti estatici e Sull’origine della luce è buio pesto. D’altra parte anch’io ho fruito della poesia innanzitutto attraverso la pagina stampata, perciò, perché non dare anche agli altri la medesima opportunità per avvicinarsi ai miei testi?” Quant’è importante per lei che la sua poesia sia accessibile a tutti? “Moltissimo. Infatti il mio primo obiettivo è la semplicità, perché desidero che tutti comprendano il mio messaggio, a prescindere dal background culturale individuale. Ritengo che la forza espressiva di ciò che è incomprensibile sia nulla e che la poesia rischi di dissolversi se rinchiusa nella torre d’avorio elitaria di intellettuali che si capiscono solo fra di loro.


ADVERTORIAL

GIUSEPPE GENTILI PICCOLI GRANDI CONSIGLI PER GLI INVESTITORI

CONTINUA PER TUTTO IL 2016 IL VIAGGIO NEL MONDO DEGLI INVESTIMENTI CON GIUSEPPE GENTILI, CONSULENTE ED EDUCATORE FINANZIARIO. OGGI PARLIAMO DI SCELTE D’INVESTIMENTO E DEI PERICOLI DEL FAI-DA-TE.

Che cosa spinge le persone a fare scelte controproducenti negli investimenti? “In un periodo di tassi zero, chiedere una remunerazione maggiore sembra essere diventato una caratteristica comune e negli ultimi tempi è aumentata la ricerca di un extra rendimento anche da parte di coloro che una volta venivano chiamati BOT people.” Ma è una buona cosa? “Molti risparmiatori sono irresistibilmente attratti dall’osare, spesso facendosi prendere la mano strada facendo e lasciandosi coinvolgere in una serie di scenari inverosimili, come per esempio la bio-tecnologia dei primi anni novanta, la bolla tecnologica e, più recentemente, la bolla dell’edilizia. Il fatto è che quando diventa una questione di

soldi, il processo che porta a decidere si colora spesso di pregiudizi, e sono questi pregiudizi che ci rendono a volte eccessivamente avventati e desiderosi di salire anche noi sul carro dei vincitori quando il carro è ormai stracolmo.” Quindi lei predica prudenza? “Le cinture allacciate sono sempre una buona cosa, ma, in finanza, anche l’eccesso di prudenza può essere deleterio: tutti noi più o meno, tendiamo a non considerare efficiente qualcosa che possa generare ansietà, ed è provato scientificamente che in media il dispiacere di una perdita supera di gran lunga il piacere di un guadagno di pari importo. Per questo in Italia, rispetto agli altri paesi europei, il patrimonio della maggior parte delle famiglie, è stato per

molto tempo esageratamente impiegato in investimenti dai risultati certi o quasi certi, sacrificando così all’eccesso di prudenza del minimo garantito i rendimenti maggiori del lungo termine.” Esiste una soluzione a questi comportamenti? “Certamente! Esiste nel momento in cui entriamo noi nella nostra qualità di consulenti di fiducia: dobbiamo professionalmente confrontarci e combattere queste tendenze che arrecano pregiudizio al patrimonio. Pur non avendo l’antidoto magico, un’enfasi continua su alcuni principi sempre validi di investimento può essere utile per mitigare questi effetti indesiderati.” Ci può fare qualche esempio? “Un sano principio è quello della diversificazione in più strumenti finanziari; inoltre anche ribilanciare e controllare sistematicamente le scelte d’investimento incrementa il reddito nel tempo. Soprattutto, in veste di consulente, la qualità non si misura solo dal risultato nel breve periodo: il bravo dentista non è solo quello che ti fa passare il mal di denti di una notte. Altrettanto importante è come il mio cliente risparmiatore si sente e percepisce il proprio patrimonio durante tutto il percorso. Incontrarlo personalmente e tenerlo informato in ogni occasione è qualcosa di più di un gesto di educazione: lo farà sentire molto meno in balìa delle insidie dei pregiudizi comportamentali, specialmente in tempi di turbolenze.”

Giuseppe Gentili - Consulenza e Pianificazione Finanziaria Cesena - Corte Don Giuliano Botticelli 98 - Tel. 0547 20994 - Mob. 3292933042 www.giuseppegentili.it 1

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MOSCHINI PIEROTTI PRATESI ASSICURAZIONI 25 ANNI E ABBIAMO ANCORA VOGLIA DI CRESCERE

NATA COME AGENZIA ASSICURATIVA RAS, OGGI MPP ASSICURAZIONI COMPIE 25 ANNI ED È UNA CONSOLIDATA REALTÀ NEL COMPARTO DELLE AGENZIE ASSICURATIVE PLURIMANDATARIE.

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Serietà, onestà, dedizione, fiducia: sono le pietre miliari su cui Goffredo Moschini, Giuseppe Pierotti e Franco Pratesi hanno costruito l’agenzia assicurativa forlivese RAS (Riunione Adriatica di Sicurtà), successivamente assorbita da Allianz, primo gruppo assicurativo in Europa e terzo nel mondo. Un’avventura iniziata un quarto di secolo fa, agli albori degli anni ’90, in un ufficio di piazza Saffi 32, nell’immobile che ancor oggi è conosciuto come Palazzo RAS. Una storia di successo, alimentata da una non comune professionalità, dalla capacità di proporre servizi efficienti e puntuali, soluzioni veloci e personalizzate, cucite addosso al cliente, da accompagnare 24 ore su 24 nel percorso finanziario, assicurativo e previdenziale. Un’escalation continua che ha portato nel volgere di

venticinque anni a quintuplicare l’attività in termini di clienti e di fatturato. Oggi nella sede di piazzale Falcone e Borsellino opera in maniera affiatata una squadra di 30 persone. Una famiglia in cui il sorriso, la cura del rapporto umano e l’attenzione per il cliente rappresentano l’ordinaria quotidianità. Si tratta di una delle agenzie Allianz più importanti del Belpaese, a testimonianza del fatto che la fidelizzazione della clientela passa attraverso la costruzione di un rapporto basato su stima e fiducia reciproche. “Secondo un vecchio adagio la società perfetta deve essere formata da un numero di soci dispari e inferiore a tre – scherza con la consueta bonomia tutta romagnola Giuseppe Pierotti –. In realtà il nostro sodalizio, iniziato quasi per caso, dimostra il contrario. Quando

IN ALTO, LO STAFF AL COMPLETO DI MPP ASSICURAZIONI. A DESTRA, IN ALTO, I SOCI FONDATORI DELL’AGENZIA, DA SINISTRA FRANCO PRATESI, GOFFREDO MOSCHINI E GIUSEPPE PIEROTTI. A DESTRA, IN BASSO, I SOCI ATTUALI, DA SINISTRA, LISA MOSCHINI, FRANCO PRATESI, GIUSEPPE PIEROTTI, ANDREA MOSCHINI.


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SE L’RC AUTO RAPPRESENTA IL 50% DEL PORTAFOGLIO DELL’AGENZIA, UN RUOLO IMPORTANTE NELL’ATTIVITÀ È RICOPERTO DALLE POLIZZE A TUTELA DELL’INDIVIDUO, DEI BENI, DELLE IMPRESE E DEI PROFESSIONISTI. NON SOLO PROTEZIONE, MA ANCHE RISPARMIO E PREVIDENZA INTEGRATIVA.

si lavora con piacere e dedizione, nel rispetto reciproco e in piena sintonia, si può dar vita a un connubio fortunato e duraturo. E pensare che i miei soci ed io abbiamo caratteri completamente differenti.” Fondatori dell’agenzia al fianco di Pierotti, in RAS da 45 anni, sono Franco Pratesi, in Ras dal 1981, e Goffredo Moschini, già agente prima del 1991. E mentre le grandi querce dell’agenzia brindano al prestigioso traguardo del quarto di secolo, in piazza Falcone e Borsellino già si affacciano le nuove generazioni. Nel 2010 Goffredo Moschini, oggi broker nel cuore cittadino di piazza Saffi, ha lasciato il testimone ai figli Lisa e Andrea, in precedenza collaboratori. “La passione per questa professione mi è stata trasmessa da mio padre, da sempre un esempio sia nella vita privata che in quella lavorativa – chiosa il giovane Moschini –. Onestà, competenza, qualità del servizio e amore in ciò che si fa: posso riassumere così il mio approccio a questo lavoro che, svolto con passione, re-

gala grandi soddisfazioni.” E in rampa di lancio scalpita anche Michela Pierotti, erede di Giuseppe. MPP Assicurazioni vanta, oltre all’agenzia generale, anche sei subagenzie esterne dislocate in paesi limitrofi quali Castrocaro, Forlimpopoli, Meldola, Predappio, Santa Sofia e Villafranca. Complessivamente la squadra di Moschini, Pierotti e Pratesi si compone di 15 subagenti, 11 impiegati, 4 agenti. “Vorremmo ringraziare di cuore subagenti, collaboratori commerciali e impiegatizi, senza dimenticare i clienti fidelizzati da tanti anni, per il percorso fatto insieme” dichiarano i quattro titolari, festeggiando il prestigioso traguardo del quarto di secolo. Da quattro anni Moschini, Pierotti e Pratesi sono plurimandatari: alla tedesca Allianz si è aggiunta infatti la svizzera Zurich, l’austriaca Uniqa e l’italiana Tutela Legale. Da segnalare inoltre la collaborazione con diversi broker, un rapporto che consente di raggiungere altri mercati come quello inglese.

L’obiettivo dell’agenzia è infatti di offrire una vasta scelta e un ampio ventaglio di proposte alla clientela. In particolare, per quanto riguarda le polizze auto, quelle di Allianz si sono classificate negli ultimi due anni come le migliori del mercato, grazie a un ineguagliabile pacchetto di garanzie a tutela dell’automobilista. Tra i plus offerti dall’agenzia Moschini, Pierotti e Pratesi, c’è la presenza di un ufficio sinistri interno con un’impiegata preposta a istruire con immediatezza le pratiche, ad assistere e indirizzare i clienti. Scritta la storia, l’agenzia forlivese guarda con fiducia al futuro. “Siamo sempre attenti al cambiamento, anche mediante l’utilizzo di nuovi strumenti e canali comunicativi, quali web e social network, - spiega Franco Pratesi - ma vogliamo mantenere comunque il rapporto personale e consulenziale con la nostra clientela che da sempre ci caratterizza.” Per un avvenire all’altezza del glorioso passato.

Forlì - Piazza Falcone e Borsellino, 1 - Tel. 0543 404101 ININMAGAZINE MAGAZINE47 2


DIPINGERE

Riscoprendo

L'ANTICO

L’APERTURA DELLA PERSONALE THE KINGDOM, A MELDOLA, È L’OCCASIONE PER INCONTRARE ENRICO LOMBARDI, UN PITTORE CHE “NON CI STA PIÙ”.

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di Gianluca Gatta / ph Giorgio Sabatini

Per il suo trentesimo anniversario, l’Accademia degli imperfetti, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Meldola, ha organizzato presso la Galleria Luigi Michelacci la mostra The Kingdom, del pittore Enrico Lombardi. Il titolo fa riferimento a una serie TV diretta nel 1994 da Lars Von Trier, il regista danese di Dancer in the dark, Dogville e Nymphomaniac. Chiedo a Lombardi, artista che ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui spicca la partecipazione nel 2011 alla 54° Biennale dell’Arte di Venezia, la ragione di questo riferimento a

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Lars Von Trier. “The Kingdom era una stranissima serie di telefilm incentrata sulla storia di un ospedale in cui si affiancava un realismo spietato, ironico, con un’atmosfera onirica, strana, esoterica. È una mescolanza che io trovo essere presente anche nel mio lavoro. E poi il titolo – Il regno, in italiano – ricorda anche la pittura medioevale, quindi la pittura antica, quella a fondo oro a cui è dedicata tutta la mostra.” Osservando l’evoluzione delle opere di Lombardi si riscontra una forte discontinuità dagli anni ’70-’80, decisamente informali, a quelli successivi, caratterizza-

ti dalla ricerca di soggetti reali, anche se immersi in uno stile che ricorda il surrealismo. A cosa è dovuta questa cesura? “La cesura c’è ma è più apparente che sostanziale. All’Accademia di Bologna, dove mi sono formato, esordii come pittore espressionista astratto. Mi piacevano molto gli americani degli anni ’50/’70. Ma dopo un viaggio negli Stati Uniti negli anni ’80, ne rimasi deluso. Trovavo quella pittura un po’ troppo meccanica. Quando tornai in Italia riscoprii la pittura antica, quella del 1200-1400, e la mia riflessione si incentrò su una rimeditazione della pittura primitiva italiana.” Nel 2013, Lombardi allestì a Rimini, insieme a Giorgio Tonelli, la mostra Inattuali, accompagnata da un manifesto con il quale prendeva le distanze dal sistema dell’arte contemporanea. In che modo? “Io e Giorgio Tonelli ci definimmo pittori non del nostro tempo, nel tentativo di marcare una differenza molto radicale. Il mondo dell’arte oggi si contraddistingue per una violentissima attenzione mercantile che fa privilegiare le trovatine concettuali. Con questa mostra noi abbiamo detto non ci stiamo più.”


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TRENT’ANNI E NON SENTIRLI LO STUDIO CRISTINA ANTONELLI, COMPIE TRENT’ANNI

NON È MAI MANCATA LA VOGLIA DI METTERSI IN GIOCO E, ANCHE OGGI, CONTINUA A GUARDARE AVANTI CON FIDUCIA E AFFRONTA LE SFIDE LAVORATIVE CON LA STESSA PASSIONE DEI PRIMI GIORNI.

S T U D I O ANTONELLI

Con un buffet organizzato presso Eataly, nella centralissima piazza Saffi a Forlì, lo Studio Cristina Antonelli festeggia i suoi primi trenta anni di attività. Fu infatti il 1° aprile 1986 che la Dr.ssa Cristina Antonelli, Dottore Commercialista, si lanciò con passione nell’apertura dello studio che oggi porta il suo nome. Da quella data l’attività ha continuato a svilupparsi grazie alla dedizione delle impiegate e al supporto di vari collaboratori. L’assistenza alla clientela, che si ritiene altamente fidelizzata, si è evoluta con il tempo, con una progressiva specializzazione che si è resa necessaria nel corso degli anni, per garantire la competitività sul mercato degli studi professionali. L’organizzazione del personale dipendente non ha mai subito grosse variazioni e questo ha fatto sì che i clienti potessero trovare stabilità Forlì, Largo De Calboli, 14

e sicurezza nell’affidare allo studio la gestione delle proprie attività. La fiducia del cliente nello studio ha sempre consentito di lavorare con precisione e serenità. Fin dal principio lo studio ha avuto la vocazione verso i liberi professionisti che operano nel campo della medicina e nelle professioni tecniche che ruotano attorno al mondo dell’edilizia. In ambito societario, invece, è maturata una conoscenza specifica nelle imprese che operano nel settore della meccanica, nella gestione dei prodotti petroliferi e nel settore assicurativo. Negli ultimi anni, grazie anche all’impegno del giovane collega Dr. Francesco Boattini, è stato incrementato il lavoro di affiancamento alle PMI presso gli istituti di credito, allo scopo di ottimizzare la gestione finanziaria delle società. Da non dimenticare è anche il lavoro

| Tel. 0543 33770

di accompagnamento all’apertura delle nuove start-up, incentrato soprattutto sulla corretta redazione dei business plan a supporto dell’idea dei nuovi giovani imprenditori. Lo studio, situato provvisoriamente nei primi mesi di vita in corso Mazzini, si è poi collocato definitivamente in uno dei palazzi più belli e prestigiosi della città di Forlì, il Palazzo Paulucci, in Largo de Calboli n. 14, immobile storico soggetto alla sovraintendenza delle Belle Arti. Alla Dr.ssa Antonelli Cristina non è mai mancata la voglia di mettersi in gioco e, anche oggi, nonostante la crescente complessità della professione, continua a guardare avanti con fiducia e affronta le sfide lavorative con la stessa passione dei primi giorni, grazie anche al supporto di uno staff efficiente. L’augurio è che i prossimi trenta anni possano essere altrettanto soddisfacenti.

| Tel. 0543 31631 | info@studioantonelli.org IN MAGAZINE IN MAGAZINE 491


PROMUOVERE

Un volto

BAMBINO IL CONSORZIO ROMAGNA INIZIATIVE SI PROPONE CON IL VOLTO GIOVANE E SIMPATICO DI UNA BIMBA NEL VIDEO ISTITUZIONALE IN FASE DI REALIZZAZIONE.

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La scelta della giovanissima testimonial per il nuovo video istituzionale del consorzio Romagna Iniziative è caduta sulla piccola Alice Pasini (nella foto) di Forlimpopoli, un volto fresco e simpatico per raccontare un consorzio che nasce a Cesena come forma di sponsorizzazione associativa e dal 1996 sostiene le realtà operanti in ambito artistico/ culturale e sportivo in Romagna. Il casting del video, organizzato dall’agenzia Menabò di Forlì, si è svolto il 30 marzo scorso nel Carisport di Cesena, coinvolgendo quasi un centinaio di bambini di età compresa tra i 7 e i 10 anni, residenti nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Alice Pasini è risultata la bambina che ha convinto maggiormente per la sua capacità interpretativa e la sua empatia, due caratteristiche che sono sembrate ai selezionatori quelle giuste per raccontare ai romagnoli e non solo attraverso un video gli obiettivi e il valore di Romagna Iniziative, un raggruppamento di aziende e imprenditori che desiderano contribuire al miglioramento della qualità della vita dei propri concittadini, nella convinzione che la crescita del

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ph Marco Zavalloni

capitale sociale e culturale di un territorio rappresenti un tassello fondamentale anche per il suo sviluppo economico. Romagna Iniziative sostiene progetti culturali in collaborazione con associazioni e realtà del territorio, promuove spettacoli teatrali, si impegna nel recupero di patrimoni artistici locali, organizza eventi per promuovere iniziative a favore della città. Fra gli eventi sostenuti e promossi da Romagna

Iniziative figurano ad esempio i festival Itinerario Stabile a Cesena, Ipercorpo a Forlì e Malafesta a Santarcangelo, BIM! Microfestival di Cultura Infantile. Dopo aver quindi realizzato le riprese, dirette dal regista Alberto Comandini, sono in corso il montaggio e la finalizzazione del video che verrà presentato a breve in anteprima alla stampa e poi diffuso su tutti i principali canali di comunicazione.


MITI E MISTERI DI ROMAGNA Leggende, tradizioni, luoghi e miti che fanno della Romagna una terra di storie tutte da scoprire.

“LA ROMAGNA È UNA TERRA IMPROVVISA: TRAGICA E BURLONA. PORTA SEMPRE, A SUA DIFESA, UNA MASCHERA CARNEVALESCA... SINGOLARE TERRA DI ARDORE E DI BATTAGLIA; DI GAIEZZA E DI VIOLENZA; DI AMORI E DI ODI FULMINEI; DI APATIE E DI ATTIVITÀ FORMIDABILI.”

(A. Beltramelli)

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