Faenza
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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - E 3,00
Anno XIII - N. 3 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2014
Domenico
Ciolfi
Storie sullo schermo
Waldo Kantor Cuore di allenatore Giovanna Bandini La ceramica nell'anima Andrea Bonavita In volo con uno scatto
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Sommario
12 4 Annotare
20
Brevi IN
36 Acquisire
Formula Servizi
12 Essere
43 Rinascere
Waldo Kantor
20 Essere
48 Fotografare
Domenico Ciolfi
29 Conservare
Giovanna Bandini
32 Presiedere
Franco Albertini
| EDITORIALE di Andrea Masotti |
Pastificio Ghigi Andrea Bonavita
54 Riscoprire
Le Case Museo
58 Modellare
Gianfranco Morini
29
Energia e dinamismo per il numero che chiude il 2014, con un ritratto di Waldo Kantor, che dall’Argentina all’Italia ha seguito la passione per la pallavolo e oggi allena in serie A la squadra maschile ravennate del Porto Robur Costa. Dinamico e ricco di prospettive anche Domenico Ciolfi, milanese faentino d’adozione che con la casa di produzione Mr. Arkadin, si proietta sul territorio nazionale e non solo. La stessa passione per il proprio lavoro si riconosce nelle parole di Giovanna Bandini, storica dell’arte che invece è partita da Faenza ed è approdata a Roma, ad occuparsi di monumenti che tutto il mondo ci invidia. E poi tanta Romagna, con un’intervista al nuovo Primo Tribuno, Franco Albertini. Approfondiamo a seguire le prospettive imprenditoriali del territorio con le parole di Graziano Rinal-
dini che racconta l’anno di forte crescita di Formula Servizi, le importanti acquisizioni effettuate in tutta Italia e le sue idee per il futuro, ma anche con la storia a lieto fine del recupero del Pastificio Ghigi da parte del Consorzio Agrario Adriatico, un’idea di made in Italy che dalla Romagna si proietta verso il mondo. Continuiamo con la passione per il nostro territorio incontrando un fotografo un po’ speciale, Andrea Bonavita, che dal suo parapendio realizza scatti pieni di fascino e pluripremiati. Anche i poeti fanno la ricchezza di una terra e vengono valorizzati tramite un percorso nelle loro dimore storiche, da Casa Moretti a Villa Carducci passando per Pascoli, Monti e Tonino Guerra. E incontriamo ancora il fascino dell’arte con le ceramiche del poliedrico artista faentino Gianfranco Morini. Buona lettura!
Stampa: Montefeltro di Celli F. - Rimini
Collaboratori: Erika Baldini, Roberta Bezzi,
Edizioni IN MAGAZINE S.R.L.
Dolores Carnemolla, Elio Cipriani, Clarissa Costa,
Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì tel. 0543.798463 - fax 0543.774044
Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Serena Focaccia Progetto grafico: Lisa Tagliaferri
Anna De Lutiis, Nevio Galeati, Gianluca Gatta, Aldo Savini Fotografi: Lidia Bagnara, Andrea Bonavita, Massimo Fiorentini, Giorgio Sabatini
Impaginazione: Sabrina Montefiori
Chiuso per la stampa il 05/12/2014
Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Irena Coso,
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Luca Retini
48
www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte.
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Italia in mostra: “Il
Bel Paese”
“Gli incantevoli Scarti” di Baroncelli
Ravenna - Raccoglie cento romanzi di cento parole ciascuno, “Gli incantevoli scarti”, il nuovo libro dello scrittore ravennate Eugenio Baroncelli. Il volume, edito da Sellerio, rende omaggio a una coppia di straordinari scrittori francesi come Raymond Queneau e François Le Lionnais che si divertivano a inventare regole di scrittura. Baroncelli suggerisce di leggere il libro come un calendario, ritagliando ogni racconto e mettendoli tutti allineati su una parete. Il risultato finale dei cento i romanzi è un paesaggio in cui è il vuoto a dare un senso al pieno, come nei film del regista giapponese Yasujiro Ozu. (R.B.)
L’arte contemporanea di “Selvatico” Ravenna - “Una testa che guarda” è il terzo episodio di Selvatico, un percorso ramificato, dentro e intorno al volto, articolato in sette capitoli, che coniuga: arte contemporanea e collezioni museali e private, disegni dei bambini e street art, video e fotografia. Il filo conduttore, ideato da Massimiliano Fabbri, che unisce tutti gli eventi è il volto che guarda per essere guardato, fino a perdersi e ritrovarsi in quello sguardo. Gli appuntamenti, scanditi tra i nove Comuni della Bassa Romagna fino a gennaio 2015, sono: “Il buco dentro agli occhi o il punto dietro la testa” a Fusignano e Cotignola; “Tra occhio e mano”, una mostra di facce e maschere bambinesche dalle scuole di Arti e mestieri di Fusignano, Bagnacavallo, Massa Lombarda, Alfonsine e Cotignola, e “Elzbieta e i suoi compagni”; “Cacciatori di teste”, a Lugo una grande quadreria proveniente da importanti collezioni private che abbraccia il Novecento romagnolo; “Storie del volto dipinto”, una conferenzalezione a più voci intorno al ritratto nella storia dell’arte; “Lo scudo di Perseo”. (A.S.)
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Ravenna - Il MAR - Museo d’Arte della Città di Ravenna - presenta la mostra “Il Bel Paese. L’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi”, in programma dal 22 febbraio al 14 giugno 2015, realizzata grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Finalizzata a documentare il nostro Paese e le sue bellezze in quel tratto di tempo davvero cruciale, l’espo-
sizione curata da Claudio Spadoni intende restituire, attraverso diverse sezioni tematiche, la rappresentazione del “paesaggio” italiano inteso in tutti i suoi aspetti, offrendo anche un palinsesto della società e della cultura dalle premesse dell’Unità alla partecipazione al primo conflitto mondiale. Una mostra dal carattere civico, storico e documentario, oltre che squisitamente storico-artistico.
I premiati del Guidarello Ravenna - L’edizione 2014 del premio Guidarello per il giornalismo d’autore, organizzata da Confindustria, è stata incentrata sulle tensioni internazionali analizzate dai corrispondenti di guerra, sulla storia della Romagna e delle tradizioni del mare. Nella sezione nazionale sono stati premiati Monica Maggioni (direttrice Rainews24) e Guido Olimpio (corrispondente Usa per il Corriere della Sera). Nella sezione Romagna i riconoscimenti sono andati a Enrico Gatta (per un articolo su Quotidiano Nazionale), alla coppia di ravennati Giampiero Corelli e Silvia Manzani (per il libro “Le innamorate” dedicato e al liscio in Romagna), e alla coppia Rita Asirelli e Fabio Venturi (per il documentario su Domenico Rambelli). Nella sezione Turismo il tributo è stato per Donatella Bianchi (conduttrice di Linea Blu). Premio alla carriera a Sergio Zavoli (nella foto). Premio ad honorem a Leonardo Gallitelli, comandante generale dell’Arma dei carabinieri. (R.B.)
2014
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Il Teatro Socjale festeggia 25
“A scuola in teatro”
Piangipane - Il Teatro Socjale di Piangipane festeggia la venticinquesima edizione della stagione di musica e cinema. Un quarto di secolo ricco di eventi, ospiti, sorprese, per un luogo di ritrovo costruito nel lontano 1920 dai braccianti della locale cooperativa che tuttora ne è la proprietaria. Nei decenni, il teatro ha conosciuto momenti di grande splendore e altrettanti d’ombra,
Ravenna - Sono dieci gli spettacoli che la rassegna “A scuola in teatro” della Fondazione Ravenna Manifestazioni dedica alla scuole, da quelle elementari e medie agli istituti superiori e università. L’obiettivo è raggiungere o superare le 6.500 prenotazioni dello scorso anno, offrendo ai ragazzi un punto di vista particolare su alcuni titoli della stagione d’opera e di danza del Teatro Alighieri, oltre a una serie di produzioni create appositamente per il pubblico di età scolare. Lo spettacolo più atteso, in replica fino al 19 gennaio, è “Il viaggio di Roberto, un treno verso Auschwitz” che racconta la storia Roberto Bachi, vittima dello Shoah, che per un anno frequentò la scuola “Mordani”. L’azione scenica musicale in un atto, composta su commissione del Teatro Alighieri da Paolo Marzocchi su testo di Guido Barbieri e per la regia di Alessio Pizzech, nasce dal desiderio di restituire al piccolo Roberto la dignità della sua vita rubata. (R.B.)
Una stagione di Teatro Comico
Ravenna - È una stagione tutta da ridere all’Alighieri di Ravenna con il Teatro Comico, promosso da Accademia Perduta/Romagna Teatri e Comune di Ravenna. Il 20 febbraio va in scena Max Giusti, protagonista di “2015 Personaggi”, in cui veste i panni di diversi personaggi che lo hanno reso noto al pubblico televisivo di “Quelli che il calcio”. Il 9 marzo ritorna Giuseppe Giacobazzi con il suo monologo “Un po’ di me (genesi di un comico)”, una “confessione privata” di due ore. Ma c’è anche una novità fuori abbonamento, il 13 gennaio: Francesco Tesei (nella foto), il più famoso mentalista d’Italia. (R.B.)
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anni
ma a partire dal 1989 - grazie all’opera di coloro che vengono spesso definiti “pazzi scatenati che lasciano sempre il cuore oltre l’ostacolo” - l’attività è diventata continuativa e sempre in crescita. Presidente del circolo, nonché curatore degli spettacoli, è Danilo Morini dal 1995, che porta avanti la tradizione dei cappelletti nell’intervallo dei vari eventi. (R.B.)
Ph. Lidia Bagnara
Premio IN Magazine per la Prosa
inedita
Forlì - Scrittori, è il vostro momento per emergere: in collaborazione con il concorso “Premio Letterario Nazionale - Città di Forlì”, IN Magazine bandisce il premio per racconti inediti, al cui vincitore sarà riservato un servizio speciale sulla rivista IN Magazine, con intervista all’autore e pubblicazione dell’opera. Il racconto, della lunghezza massima di cinque cartelle editoriali (9.000 battute totali), dovrà essere inviato entro il 24 gennaio 2015: tre copie dattiloscritte per posta ordinaria al Centro Culturale l’Ortica e una copia in file a premiocittadiforli@anardia.it. Non è richiesta alcuna tassa di partecipazione. Il Premio “Città di Forlì” si articola inoltre in altre tre sezioni: Premio Sandra Mazzini per la poesia inedita; Premio Jacopo Allegretti per la traduzione; Premio Irene Ugolini Zoli per la prefazione a un volume di poesie. Per il bando: www.anardia.it (C.C.)
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Un ravennate in mostra a Roma Rustignoli nuovo Predidente Fiba Conferscenti Ravenna - Maurizio Rustignoli, ravennate 43enne, è il nuovo Presidente di Fiba Confesercenti Emilia-Romagna, la federazione che raggruppa le imprese balneari aderenti a Confesercenti. “Sono molto contento nonché orgoglioso di assumere questo ruolo”, dichiara. “È un momento particolarmente delicato e decisivo per la categoria che mi onoro di rappresentare, in quanto il tavolo che si è costituito a Roma sta cominciando a produrre documentazione da sottoporre ad analisi attenta e responsabile. Le dichiarazioni dei rappresentanti del governo aprono scenari fino a qualche tempo fa impensabili che vanno monitorati, coniugati e presidiati con le sacrosante esigenze di tutela degli attuali concessionari demaniali, nessuno escluso”. (R.B.)
Roma - Luigi Rossini (1790-1857), ultimo maestro dell’incisione, era nato a Ravenna da genitori lughesi. A 17 anni scappa da Ravenna di nascosto per andare a Bologna, dove studia all’Accademia Clementina. Nel 1813 vince il concorso per una borsa di studio e una residenza triennale a Palazzo Venezia a Roma che, però, con la caduta di Napoleone gli vengono revocate. Decide comunque di rimanere a Roma e, grazie alla protezione di Antonio Canova, ottiene lavori e commissioni e si dedica all’incisione. Le prime raccolte di 40
e poi 50 incisioni all’acquaforte furono pubblicata nel 1817, a cui seguirono le “Antichità romane in cento e una veduta” e un’intensa attività e produzione incisoria che gli diedero successo, fama e benessere fino alla morte. La mostra “La grande bellezza di Roma” in corso all’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma con 152 pezzi, tra inediti disegni acquerellati accostati a matrici di rame lavorate a bulino e a stampe originali, documenta il percorso creativo dell’artista dotato di uno straordinario virtuosismo tecnico. (A.S)
Stagione di danza al teatro Alighieri Ravenna - Si apre il 10 gennaio la nuova stagione di danza del teatro Alighieri di Ravenna all’insegna della contemporaneità. Quattro i titoli che rappresentano la danza di oggi, e spaziano dalle creazioni di coreografi d’avanguardia come Wayne McGregor con “Far”, alle spettacolari invenzioni della NoGravity Dance Company in “Dall’inferno al paradiso”, fino a vere icone della modern dance come Carolyn Carlson che presenta “Now”. Una sezione particolarmente rivolta alla frontiera della ricerca coreografica (“Today Todance”, proposta dalla Fondazione Ravenna Manifestazioni, in collaborazione con Cantieri, Teatro del Drago, RavennaTeatro E-production) presenta nuove realtà non convenzionali come la compagnia mk di Michele Di Stefano con “Robinson”, la compagnia Abbondanza/Bertoni in “Romanzo d’infanzia” e il ravennate gruppo nanou con “John Doe” (questi ultimi due spettacoli in scena all’Almagià). (R.B.)
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Ciclo “Dante per Tutti” Ravenna - Arrivato al suo 41° anno di attività, il ciclo degli Incontri Letterari del Centro Relazioni Culturali dedicherà una nuova sezione a Dante Alighieri: l’ultimo venerdì di ogni mese fino a maggio 2015, alle ore 18 presso la Sala D’Attorre in via Ponte Marino, 2. Il programma prevede la presentazione di un libro su Dante, in forma dialogica e discorsiva, la “traduzione” della Commedia nell’italiano di oggi, approfondimenti degli aspetti simbolici, interpretativi, linguistici, letterari e un’originale chiusura di un autore che dal testo dantesco ha elaborato una teoria di management. Un servizio di educazione e formazione accessibile gratuitamente che il Centro mette a dispo-
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Il podio per la qualità della Vita
Giardinaggio: “Vestiamo la città”
Ravenna - L’anno si chiude con una soddisfazione per la città di Ravenna che conquista per la prima volta il podio dell’autorevole classifica delle città con la migliore qualità di vita stilata da “Il Sole24 ore” ogni anno. E per la venticinquesima edizione della ricerca, Ravenna svetta al primo posto, scalzando Trento. Elementi significativi per la prima posizione in classifica, che viene elaborata in base a statistiche e
valutazione di dati oggettivi, sono soprattutto le ottime performance della città in materia di “Servizi, ambiente e salute” (si valutano ad esempio l’offerta di asili, lo smaltimento delle cause civili) e di “Affari e lavoro” con un alto tasso di occupazione. Altre tre province emiliano-romagnole tra le prime dieci della classifica: Modena al terzo posto, Reggio Emilia al quinto e Bologna al settimo. (S.F.)
Lugo - Il 12 gennaio verrà inaugurata l’ottava edizione di “Floricultura est - vestiamo la città”, corso di giardinaggio gratuito organizzato dalla circoscrizione Lugo-est e dal Rotary Club di Lugo. Un’inaugurazione che ospiterà contemporaneamente la prima lezione del corso, dedicata alla violetta e condotta da Patrizia Matteucci, e alla quale presiederanno il Sindaco di Lugo Davide Ranalli e il Presidente del Rotary Club di Lugo Alessandro Svegli Compagnoni. Un’ iniziativa gratuita a cui sarà possibile iscriversi fino al 31 dicembre, e che sarà composta da otto incontri a cadenza quindicinale che si terranno di lunedì sera dal 12 gennaio al 27 aprile 2015. (C.C.)
Lugo ai tempi del colera Lugo - Fino al 22 gennaio saranno esposti i reperti archeologici riportati alla luce dagli scavi effettuati nella Rocca di Lugo (nella foto), nella mostra “Lugo ai tempi del colera” allestita nella Manica Lunga dell’ex Convento del Carmine, in Piazza Trisi 4. L’esposizione propone circa 150 oggetti, riemersi dal condotto usato come immondezzaio delle prigioni pontificie ubicate nel “Mastio di Uguccione”: per lo più brocche, catini, piatti di ceramica, fiasche, documenti, manufatti quasi tutti risalenti al 1855, usati e poi buttai dai detenuti durante l’epidemia del colera. Di grande interesse anche i graffiti incisi dai carcerati, che hanno permesso di ricostruire storie di vita personale e giudiziaria. (C.C.)
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Al cinema la
Royal Opera House di Ravenna - ”È importante condividere il nostro lavoro con persone che altrimenti non avrebbero accesso alle nostre produzioni”. Questa è la dichiarazione del Direttore Musicale della Royal Opera House di Londra, la cui magia verrà “teletrasportata” nei cinema italiani per il secondo anno, grazie a QMI. È partita il 16 ottobre, infatti, anche presso il Cinema Astoria di Ravenna, la stagione 2014/15 della Royal Opera House, composta da 11 spettacoli live, trasmessi nelle sale cinematografiche in contemporanea alla messa in scena sul palco di Londra. I prossimi appuntamenti saranno: 18 dicembre (Alice nel paese delle meraviglie), 29 gennaio (Andrea Chénier), 24 febbraio (Der Fliegende Holländer), 17 marzo (Il lago dei cigni), 1 aprile (Rise and Fall of the City of Mahagonny), 5 maggio (La Fille Mal
Londra
Gardée), 10 giugno (La Bohème), 5 luglio (Guillaume Tell). www.rohalcinema.it
Essere | Waldo Kantor
Cuore di
Allenatore
testo Nevio Galeati - foto Giorgio Sabatini
Con una carriera internazionale e consolidata nella pallavolo, Waldo Kantor è il nuovo allenatore della squadra ravennate di Serie A.
A fianco, Waldo Kantor. In apertura l’allenatore con la squadra prima di una partita e al suo fianco il presidente del Porto Volley, Luca Casadio.
Quando si parla di pallavolo, in Italia, non si può che partire da Ravenna. Nel 1946, quando si giocò il primo campionato italiano di volley, in campo c’erano solo otto squadre; fra loro la Robur appunto di Ravenna, allenata dal mitico Angelo Costa, che l’ha fondata insieme ad Orfeo Montanari: vinse il primo scudetto della storia. Ne aggiunse altri tre consecutivamente. Ma tutti conoscono i prestigiosi traguardi raggiunti in quasi settant’anni di storia, come le tre Coppe del Mondo (1992, 1993 e 1994). Poi gli sportivi hanno sofferto durante un lungo periodo di crisi, culminato nel 2000. Un “buio” che si è concluso e al quale è seguita una progressiva risalita. Così oggi, dopo la fusione fra Porto Ravenna Volley e Gruppo sportivo Robur Angelo Costa, la squadra milita in A1. E la stagione sportiva 2014-2015 (con la squadra in questi giorni tornata con successo in Europa) vede sulla panchina un nuovo allenatore. Si tratta di Waldo Kantor, già palleggiatore di altissimo livello, ha giocato per undici anni in Italia, dove è stato molto apprezzato. Da molti anni allenatore e docente per la Federazione Argentina, ha ricoperto anche, dal 1999
al 2003, il prestigioso incarico di Assessore allo Sport della Città di Buenos Aires e nei due anni successivi è stato Ambasciatore Sportivo della Città di Buenos Aires. Da giocatore vanta trecentocinquanta presenze nella massima nazionale Argentina con cui ha disputato due edizioni di Giochi Olimpici (Los Angeles 1984 Seul 1988) e tre Campionati del Mondo (Argentina 1982, Francia 1986 e Brasile 1990). Medaglia di Bronzo alle Olimpiadi di Seul e medaglia di bronzo ai Mondiali in Argentina. Eccolo in maglietta e tuta negli uffici del palazzetto dello sport intitolato, appunto, ad Angelo Costa. Sta studiando al computer, con i propri collaboratori, i video delle ultime partite. Puntualissimo, sorridente, risponde con massima disponibilità alle domande.
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Come ha scoperto la pallavolo?
“È quasi una questione di Dna, questo sport ha, per me, vere e proprie radici familiari – risponde – perché già mio padre aveva giocato nel club in cui sono cresciuto, a Buenos Aires, il Peretz de villa Lynch. Una realtà, peraltro, alla cui nascita aveva contribuito anche mio nonno. Poi, negli anni Cinquanta del Novecento, sempre mio padre è stato primo allenatore di quella stessa squadra. Un destino, insomma. Anche se inizialmente ho giocato a calcio, nelle giovanili certo, ma già in A1”. Poi cos’è successo?
“Nel frattempo, e siamo nella seconda metà degli anni Settanta, la squadra è stata rifondata e fra gli artefici di questa rinascita c’era… mio fratello maggiore Javier. Così mi ha coinvolto e ho iniziato con
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la pallavolo. Quattro stagioni con il Peretz, altrettante con il Ferro Carril Oeste”. E in quel periodo, nel 1980, viene eletto miglior giocatore sudamericano. Poi la chiamata in Italia. Com’è andata?
“C’erano stati i Mondiali e molti direttori sportivi e allenatori avevano visto come giocavano le nostre squadre. Da noi la pallavolo era ancora, come dire, molto amatoriale. C’erano però molti giovani che potevano essere inseriti in campionati europei, non solo per il loro livello atletico, ma anche per la preparazione culturale, che poteva consentire loro di inserirsi bene. Vale la pena ricordare come fino a quel momento gran parte dei giocatori stranieri, in Italia, proveniva dai paesi dell’est Europa. Il primo anno, ed era la stagione 1982-1983, furono ingaggiati quattro atleti argentini. E, come
Sopra, la squadra in un momento di gioco.
A fianco, Waldo Kantor insieme al direttore della squadra, Giuseppe Cormio.
disputato l’ultima partita, nella decima World League, proprio contro l’Italia. Il coach della mia nazionale, dopo quel campionato, mi chiese di entrare nel suo staff, come suo assistente. E ho colto l’occasione al volo. Un’esperienza importante che è durata quattro anni”. Periodo durante il quale è stato anche assessore allo Sport della città di Buenos Aires e ambasciatore sportivo della capitale argentina. Poi il percorso come allenatore, con nuove successi. Infine quest’anno la proposta di allenare la squadra di Ravenna. Che differenze ha notato fra la pallavolo argentina e quella italiana?
“C’è molta differenza. In Argentina si lavora bene, ci sono allenatori preparati e strutture moderne che consentono agli atleti di prepararsi al meglio. Arrivando in Italia, però, ti accorgi che è tutta un’altra cosa e che si lavora a livelli altissimi; a partire dall’impostazione degli allenamenti, per arrivare all’approccio alle partite. E il campionato italiano è più impegnativo del nostro”. La Cmc Porto si allena a Ravenna e gioca a Forlì. Una “complicazione” in più?
“Assolutamente no: per me è come se mi spostassi da un quartiere all’altro di Buenos Aires. E penso che il ragionamento sia lo stesso se si abita a Roma o a Milano… Poi i ragazzi non hanno problemi e, da quello che ho visto, anche il pubblico ha capito e segue la propria squadra”. Questa scelta, quasi forzata, potrebbe far
dire, ci comportammo abbastanza bene, visto che l’anno successivo ci raggiunsero in Italia quasi altri ottanta giocatori. Sono stati undici anni fantastici: dal Siena allo Jesi, poi a Catania. Dopo un anno in Spagna, a Córdoba, sono tornato a Catania, dove sono rimasto per tre anni. Infine altre tre anni a Modena e uno a Schio”. La carriera è proseguita, Francia, Brasile, di nuovo Francia. Tutto questo mentre arrivano altri prestigiosi riconoscimenti: i Campionati del mondo (1982, 1986 e 1990) la partecipazione alle Olimpiadi di Los Angeles (1984) e di Seul (1988, dove ha vinto il Bronzo), con la nazionale
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argentina; il premio come miglior giocatore preolimpico nel 1987 e altro ancora.
avviare un ragionamento sulla creazione
Poi qualcosa cambia e inizia la sua storia
“Il bacino di riferimento potrebbe ampliarsi. Coinvolgendo anche più pubblico, oltre che consentire una selezione più ampia di giocatori. L’Italia però è cresciuta storicamente sull’autonomia delle città e ognuna ha tradizioni e riferimenti culturali propri, ai quali tiene moltissimo. Questo anche se le distanze fra una e l’altra sono quasi insignificanti, almeno dal mio punto di vista. Non so, quindi, se si sia già pronti per un passaggio di questo genere. Potrebbe in ogni caso essere appunto un riflessione interessante”.
come allenatore.
“È stata una scelta ancora una volta familiare. Mia figlia doveva andare a scuola ed era giusto che potesse avere un’educazione ‘stabile’. Fino a quel momento aveva imparato molte lingue, ed è stato un bene, naturalmente. E così, ad esempio, uno fra i suoi cartoni animati preferiti, ‘Re Leone’, era in francese. E con me parlava in spagnolo, o in italiano. Insomma, nel 1997 sono tornato in Argentina. Ho giocato ancora due anni e nel 1999, ho
di “franchigie” anche nella pallavolo?
Mister, adesso una domanda “obbligata”: come va il campionato?
“Bene, va bene. Abbiamo iniziato a fare un lavoro molto minuzioso per impostare la squadra in modo da non seguire esclusivamente un sistema di gioco tecnico e tattico; stiamo impegnandoci molto anche a livello psicologico. In Italia ci sono strategie di gioco raffinatissime, ma anche ‘ruoli’ e pregiudizi quasi codificati: quella squadra è molto forte, quindi incontrarla sarà più difficile; un’altra ha punti di debolezza e quindi non darà problemi. Non è così: ai miei ragazzi chiedo di considerare il gioco da un altro angolo visuale. Ogni partita, con qualsiasi squadra, si può vincere: si deve giocare bene e la convinzione dev’essere nella testa e nel cuore. Così parlo molto con la squadra perché tutti possano avere un atteggiamento positivo di fronte alle difficoltà”.
“Ogni partita si può vincere” Quindi grande lavoro anche negli spogliatoi…
“Esatto. Mi piace parlare con i ragazzi, impiegare parte del tempo che abbiamo a disposizione per ascoltare quello che pensano, anche se in realtà loro faticano un poco ad aprirsi. Ma con me possono esporre le proprie idee francamente, non devono dire quello che, secondo loro, vorrei sentirmi dire. E quando riescono a farlo, sono molto contento. Perché così, dopo, giocano meglio”. E con un altro sorriso, Waldo Kantor saluta e torna a vedere se i “suoi ragazzi”, terminato l’allenamento, sono a posto. IN
Tra camice e campo Luca Casadio, medico pediatra presso l’Ospedale di Ravenna ed entusiasta presidente della Porto Robur Costa, racconta come la pallavolo sia stata una passione giovanile: “Da ragazzo ho giocato in serie A per alcune stagioni e questo sport mi ha insegnato molto, perché è il gioco di squadra per eccellenza visto che la palla va ‘toccata’ in tre prima che torni nel campo avversario.” Casadio continua ricordando la nascita della società sportiva: “Nel 2004 Ravenna si trovò a non avere nessuna squadra in serie A e, così, con un gruppo di amici fondammo l’”Angelo Costa” partendo dalla C. Due anni dopo ci siamo uniti alla “Robur” e infine due anni fa al “Porto”, unificando in questo modo tutte le squadre di pallavolo ravennati. Si è potuto così ricreare anche un ricco vivaio giovanile e la città di Ravenna è tornata nella massima serie.” Non è certo facile conciliare un impegno professionale in campo medico con la dedizione alla società sportiva, ma Casadio rivela come le due passioni abbiano un’unica radice, che è l’essere vicino ai ragazzi e alla loro crescita sana, da tutti i punti di vista. E comunque il segreto è vivere l’impegno nella pallavolo “insieme ad amici che condividono la stessa passione e che amano dedicare il loro tempo alla società sportiva; tutto è nato in maniera amichevole, certamente con il passaggio serie A abbiamo dovuto anche impegnare figura che si occupassero in maniera professionale e non solo amatoriale della gestione societaria.” (S.F.)
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Essere | Domenico Ciolfi
Storie sullo
Schermo
testo Erika Baldini - foto Lidia Bagnara
Fondata da Domenico Ciolfi, Mr. Arkadin Film è una casa di produzione indipendente con sede a Faenza. Specializzata nella produzione visuale in tutte le sue forme, ha collaborato a progetti televisivi e creato una serie tv per bambini.
Bevono 12 caffè al giorno, percorrono 510 chilometri al mese, hanno seguito ad oggi 116 progetti, sorseggiano 728 tazze di tè verde all’anno e la loro forza è creare e seguire le idee in tutto il loro percorso evolutivo. Stiamo dando solo alcuni dei numeri di Mr.Arkadin Film, una dinamica e indipendente casa di produzione con base a Faenza, che crea e produce film, spot pubblicitari, videoclip e format televisivi. Nel portafoglio clienti e nomi prestigiosi come Fiat, Infostrada, Jaguar, Intesa Sanpaolo, Rai, Mediaset, Sky. La compagnia viene fondata nel 2004 da Domenico Ciolfi, autore e regista. La sua produzione artistica coinvolge più ambiti, dalla televisione al cinema, passando per il teatro. Ha lavorato a cortometraggi e documentari, videoclip musicali e spot,
fino alla scrittura cinematografica e televisiva. È tra i fondatori di Teatro Mercurio per il quale ha diretto diversi spettacoli. Lo abbiamo raggiunto per due piacevoli chiacchiere nello studio di Mr. Arkadin, in pieno centro a Faenza. Partiamo dal nome: Mr. Arkadin. Sapendo della tua passione per Orson Welles, immagino faccia riferimento al suo lavoro del 1955 Rapporto Confidenziale (conosciuto anche come Mr. Arkadin). Perché hai scelto questo film?
“Mr. Arkadin è uno dei miei film preferiti, la prima volta che lo vidi mi affascinò fin dalla prima inquadratura, sia per la sua impronta fortemente noir che per il tema dell’identità. Sebbene non sia una pellicola molto conosciuta, presenta tutte le tematiche del cinema di Welles. E poi mi
piaceva l’idea di rendere omaggio a un maestro di tale grandezza”.
Per lavoro viaggi parecchio in grandi me-
Come è nata questa avventura? Da quale
Com’è vivere e lavorare in un piccolo cen-
percorso formativo provieni?
tro? Come ti trovi a Faenza?
“Mr. Arkadin nasce dieci anni fa a Bologna come una piccola casa di produzione, un laboratorio di idee ma soprattutto un luogo per la loro realizzazione. Creare, sviluppare e portare a termine dei progetti, questo è sempre stato il nostro obiettivo all’inizio come ora. Io ho studiato cinema e comunicazioni visive a Milano, e lavoro in questo settore già dai tempi delle superiori come operatore di ripresa e montatore mentre sperimentavo le prime regie in cortometraggi. Sono laureato in storia del cinema al DAMS di Bologna e ho studiato comunicazione all’Università Complutense di Madrid”.
“Mr. Arkadin ora ha la sua sede operativa a Faenza, che pur essendo una piccola città è a mio modo di vedere una cornice ideale per poter approfondire e sviluppare con serenità i progetti. Essere una factory di produzione e comunicazione vuol dire seguire progetti in tutte le fasi, dalla ideazione alla realizzazione finale. Normalmente a Faenza seguiamo la parte ideativa e di scrittura e poi quella finale di post produzione. Perché sono a Faenza? Il cuore mi ci ha portato: romagnola è Cinzia, la mia compagna, romagnole sono le mie figlie Greta e Cloe. Da milanese, con lo sguardo esterno dell’ospite, apprezzo
tropoli. Sei uno di città, possiamo dirlo, no?
molto la passione che la gente di questa terra mette nel lavoro e la qualità dei servizi. Faenza è poi un posto strategico, si raggiunge facilmente tutta Italia. E poi si mangia benissimo”. Lavorate in più settori della comunicazione visuale, commercials, video, film, spettacoli televisivi, sceneggiature. Alla base di tutto c’è l’arte del raccontare una storia...
“Inventare, raccontare storie è in assoluto la cosa che mi ha sempre appassionato di più. E durante la mia formazione ho voluto studiare proprio il modo di raccontarle. Raccontare delle storie e trovare il modo più efficace per farlo è un elemento comune a tutti i progetti che seguiamo, che sia un spot pubblicitario o un programma televisivo. Avere una bella idea non è sufficiente, devi saperla anche raccontare”. Hai lavorato molto per la Tv e spesso con vere e proprie star come Fiorello, Cristina D’Avena e Panariello. C’è qualche lavoro a cui sei legato in modo speciale?
“Tra i lavori a cui sono più legato ci sono sicuramente le dirette televisive su Rai 1, Sky e Rai Sat con Fiorello. Ricordo specialmente il 2006, avevo già avuto diverse collaborazioni con Fiorello e i suoi autori, e quando Rosario decise di portare la radio in televisione mi coinvolsero. Mi ricordo che andai a Roma con una troupe di collaboratori, tutti romagnoli doc, e girai il numero zero di ‘Viva Radio 2’. Quel numero zero è diventato un format televisivo per il satellite e uno spot pubblicitario per Fiat e mi ha permesso di debuttare in prima serata su Rai 1 con l’artista numero uno della Tv italiana. ‘Viva radio 2’ in Tv è stata un’esperienza professionale incredibile, il format che avevamo creato utilizzava 12 telecamere con split screen e due microcamere gestite direttamente da Fiorello e Baldini. Fu un successo enorme. Rosario è stato molto generoso a darmi questa possibilità, mi disse: ‘Ti abbiamo chiesto delle riprese e tu ci hai portato un progetto televisivo’. A lui e ai suoi autori e miei amici Bozzi, Cassini, Di Risio e Taddia, devo molto”.
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Mr Arkadin Film ha creato la serie Tv per bambini, “Le avventure di Sally”, premiata a diversi festival internazionali. Di cosa si tratta? È in qualche modo un progetto romagnolo, vero?
“Le Avventure di Sally’ è un progetto educativo per bambini ambientato in una fattoria che ha come protagonista Sally, una maialina, e il suo gruppo di amici. È nato dalla collaborazione tra Mr. Arkadin e Zeranta Edutainment e dalla mia personale collaborazione con Jader Giraldi e Roberto Pagliara. È forse il progetto creativo al quale sono più legato, che ho seguito personalmente in tutte le sue fasi. Il progetto nasce come serie televisiva per un pubblico prescolare e rappresenta un importante strumento di intrattenimento e apprendimento per bambini. Le storie sottolineano l’importanza di valori fondamentali quali l’amicizia, la solidarietà e il rispetto per gli altri e per l’ambiente. È un progetto didattico, editoriale, anche teatrale. ‘Le Avventure di Sally Show’, nato dal successo della serie, è infatti uno spettacolo teatrale in scena in diverse città italiane
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dal 2011. I personaggi della serie sono interpretati dagli attori del Teatro due mondi di Faenza, tra questi mi fa piacere sottolineare l’interpretazione di Monica Camporesi come Sally. Altra particolarità e unicità della serie è che si tratta della prima serie televisiva interamente realizzata in Romagna da una troupe e una compagnia romagnola. Gli stranieri alla fine risultiamo essere Roberto Pagliara, di Foggia, ed io, milanese”. Tra i vostri clienti spiccano nomi davvero prestigiosi: Fiat, Infostrada, New Holland e Intesa San Paolo. Ma anche Rai, Mediaset, Sky e altri network...
“Sì, mi piace ricordare molte prestigiose commesse da parte di brand importanti e diversi successi di campagne nazionali”. A cosa state lavorando ora? Quali sono i progetti futuri?
“Ci sono due serie tv che stiamo preparando e nell’immediato una importante campagna pubblicitaria. Tra il 2015 e il 2016 dovrei tornare su un palco teatrale. A gennaio metto in scena a Faenza insieme a Teatro Mercurio il testo di Pinter, ‘Un leggero fastidio’”. IN
Domenico Ciolfi negli studi di Mr. Arkadin al lavoro con due collaboratrici.
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STUDIO RUSTICALI PLASMARE LE IDEE IN MATERIA Con un team di figure profeSSionali lo Studio ruStiCali progetta Soluzioni ad hoC dando ConCretezza ai Sogni e alle eSigenze della Committenza.
Quando si è studenti si sogna di realizzare opere che siano il risultato di quanto appreso nello studio combinato con le proprie idee. Si inizia a lavorare e si scopre che anche i clienti hanno le loro idee, le quali raramente collimano con quelle discusse negli atenei universitari o tra gli addetti ai lavori. Solitamente le persone desiderano progetti, realizzazioni che siano un mix tra il proprio vissuto personale e quello che li circonda e li accompagnano quotidianamente. Quando poi il cliente è un soggetto imprenditoriale, la visione delle sue esigenze e di quelle architettoniche è completamente diversa: vuole semplicità estrema e costi contenuti, elevati standard prestazionali e un’immagine della struttura architettonica più austera, oppure un’immagine che richiami “foto viste su riviste patinate” ma difficilmente rispondenti con le proprie esigenze. L’attività dello Studio Rusticali si è sviluppata formulando risposte diversificate a queste problematiche che emergevano quotidianamente nello svolgimento della professione e che sembravano impossibili da risolvere, ma che sono state la scintilla del cambiamento e del modo di operare dello studio. All’ascolto attento delle esigenze del cliente si accompagna la consapevolezza dell’impossibilità di mutuare dal passato i processi progettuali che vedevano le diverse figure professionali lavorare in modo indipendente. L’aumento della componente tecnica e tecnologica nel settore delle costruzioni negli ultimi decenni ha aumentato considerevolmente la complessità degli interventi e degli organi edilizi. Il controllo di questa complessità ci ha condotti ad adottare un approccio olistico: l’energia dello Studio è data dall’insieme di figure professionali distinte ma complementari fra loro; architetti che operano nel settore della progettazione architettonica edilizia, nel restauro, nel paesaggio, nell’arredo e nel design, oltre che ingegneri specializzati in campo strutturale, impiantistico e idraulico, coadiuvati, nel caso di opere di consistenza, in pianificazione economi-
co finanziaria. Il lavoro concertato di tutte queste figure professionali rende possibile dare concretezza alla fantasia, al desiderio, al sogno soddisfacendo le necessità della committenza, plasmando le idee in progetti a diverse scale che rispettano insieme l’anima del “sognatore” e le rigide esigenze dell’impresa, con realizzazioni funzionali ed economicamente sostenibili. Il linguaggio dell’architettura contemporanea, oggi molto difficile da decifrare anche per gli addetti ai lavori, si presenta caratterizzato da diverse derive stilistiche, le quali sono accomunate da una tendenza di accogliere ed amalgamare passato e presente in forme e oggetti nuovi. Per il nostro Studio il vero progetto è quello che il team riesce a vedere nel passato, nel presente e lo trasporta nel futuro prossimo: durante il processo progettuale le aspirazioni della clientela vengono decodificate nel linguaggio architettonico e nelle volontà prestazionali in una forma che accoglie il sentire e le esigenze della committenza, e che si modella nell’obiettivo di accrescere il valore dell’inter-
Diamo materia alla fantasia con realizzazioni funzionali ed economicamente sostenibili.
vento, non solo da un punto di vista semantico, ma anche tecnologico, ambientale ed economico. i campi di applicazione dello Studio vanno dalla progettazione architettonica (civile, industriale, commerciale, turistico ricettivo, parchi tematici, ecc..) alla progettazione urbana e paesaggistica (a scala territoriale urbana e di quartiere), dall’interior (residenze private, spazi commerciali e pubblici) fino al design (disegno di arredi). Lo studio vanta realizzazioni in ambito locale, nazionale e internazionale, come in Azerbaigian (per il progetto di Bio Parco a Baku), o nei progetti in corso in Russia (con progettazioni in campo residenziale e commerciale) sviluppati in partnership con lo Studio CASA di San Pietroburgo, diretto dall’architetto ravennate Amedeo Squarzoni. Queste esperienze all’estero hanno accresciuto la sensibilità operativa/progettuale dello Studio Rusticali e trovano concretizzazione nell’attività professionale.
Studio di architettura alessandra rusticali Via Garibaldi 49/1, 48026 Russi (RA) Tel. e fax: 0544 583079 studiorusticali@studiorusticali.it - studiorusticali@gmail.com skype: studiorusticali - web: www.studiorusticali.it
Conservare | Giovanna Bandini
La ceramica nell’
Anima
testo Elio Cipriani
La storica dell’arte Giovanna Bandini racconta la sua formazione e il suo amore per la cultura, l’arte e la ceramica, che l’hanno portata a coltivare le sue passioni da Faenza verso Roma.
C’è molta Romagna a Roma. Sono infatti numerosi i romagnoli che nella “città eterna” vivono e lavorano nei più svariati ambiti della formazione, dell’arte e della cultura, così come dell’amministrazione e dell’economia, contribuendo non poco a salvaguardare e sviluppare il buono e il bello del nostro Paese, ma anche a promuovere il “made in Italy” del mondo. Tra loro una storica dell’arte, Giovanna Bandini, a cui la sua città d’origine, Faenza, città della ceramica per eccellenza, ha recentemente attribuito l’onorificen-
za di Faentina lontana “per l’alta qualità della sua specializzazione professionale” in particolare nei campi del restauro e della ricerca archeologica, per “dirigere e coordinare presso la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma importanti e complessi cantieri di restauro”, ma anche per la sua “altrettanto rilevante attività didattica a favore di molti studenti italiani e stranieri”. Proviamo a conoscerla un po’ meglio. Dott.ssa Bandini, ci parli un po’ della sua infanzia.
“Sono nata a Faenza, qualche anno fa... (56, in verità), insieme a mia sorella gemella Maria, dermatologa. La mia fanciullezza e la mia giovinezza le ho vissute in campagna, a Ronco, una piccola frazione tra Faenza e Russi, dove i miei genitori Angelo e Carolina coltivavano la terra. Qualche anno dopo è nato mio fratello Claudio, che continua a gestire l’azienda di famiglia. Della campagna ho amato e amo i ritmi della natura e del tempo, il suo essere una ‘speciale’ finestra sul mondo, una particolare realtà di vita con le
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A sinistra, Giovanna Bandini al lavoro con il suo primo amore, la ceramica. A destra, nei Fori Imperiali a Roma.
tori della Soprintendenza Archeologica di Roma, sede che ho scelto una volta vinto il concorso”. A Roma svolge la sua attività, iniziata come restauratrice, proseguita come funzionaria, direttrice e coordinatrice di laboratori e cantieri. Quali interventi ricorda con più piacere?
“Dovrei dire tutti, dal restauro di piccoli manufatti ceramici fino alla direzione di importanti cantieri. Ma è fuori dubbio che gli interventi di maggior complessità - ad esempio, il restauro dell’apparato decorativo della ‘Pitagorica’, l’ambulacro interno al secondo ordine del Colosseo e, più di recente, la collezione di straordinarie opere scultoree del Museo Palatino - li ricordo con soddisfazione e commozione. E senza dimenticare gli interventi di restauro sulle nove ‘Statue di Ariccia’ in terracotta, nonché della statua romana in marmo della ‘Fanciulla di Anzio’”. La sua profonda conoscenza dell’arte del restauro e la sua crescente esperienza, come confermano anche le sue oltre ot-
sue cadenze dettate dal ciclico avvicendamento delle stagioni che mi ha permesso di comprendere i disideri del mo cuore. Sono infatti andata a studiare a Faenza, prima alle medie ‘Lanzoni’ dove ho intuito la passione per la cultura, ma anche per la storia, poi al ‘Ballardini’ dove ho scoperto l’amore per l’arte, per la ceramica e, in particolare, per la sua storia e la sua tecnica, ambedue aspetti estremamente affascinanti. Un amore innestato nel mio animo e poi maturato strada facendo in quegli studi storico-artistici che sono diventati il mio pane quotidiano”. Quindi lei ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “Gaetano Ballardini”, oggi liceo artistico per il design, che da un lato le ha permesso di approfondire la tradizione culturale faentina e dall’altro le ha aperto nuovi orizzonti?
“Direi di più. Il ‘Ballardini’ ma anche il Mic (Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, nda) - dove peraltro ho lavorato per circa un anno come borsista - e l’intera tradizione culturale faentina,
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hanno sviluppato in me il seme dell’amore per l’arte ceramica e mi hanno fatto proseguire gli studi sulla storia dell’arte, che mi hanno portato a laurearmi prima e a specializzarmi poi su argomenti inerenti alla maiolica di età moderna, quella del ’400 e ’500”. Studi e nuove competenze l’hanno poi portata a Roma. Come è successo?
“Per amore. Nel ’76, frequentando un corso d’arte bizantina a Ravenna, ho conosciuto un brillante architetto romano, Paolo Fancelli, l’ho sposato e mi sono trasferita nella capitale. Non è stato così facile trovare lavoro come si può pensare, anche se alla fine ‘la fortuna arride agli audaci’, nel senso che nel ’79 il Ministero dei Beni Culturali bandì un concorso nazionale per restauratore a cui partecipai, vincendolo quattro anni dopo. L’esito favorevole fu pubblicato solo nell’83, ma nel frattempo non ero stata con le mani in mano: ho partecipato, prima come stagista volontaria poi come contrattista, alle attività di restauro all’interno dei Labora-
tanta pubblicazioni, immagino non le abbia tenute per sé?
“In effetti, ho cercato e cerco tuttora di metterle a disposizione di studenti italiani e stranieri, sia in qualità di docente in corsi di formazione, sia in qualità di consulente di istituti e musei italiani ed esteri: in Italia, principalmente all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma e all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, ma anche in vari istituti universitari; all’estero, tra gli altri stati, in Argentina, a Malta e in Cina. Nella Repubblica Popolare Cinese sono stata diverse volte in missione, per insegnare ma anche consulenza, ad esempio per esaminare i manufatti di quello che è famoso in tutto il mondo quale l’‘Esercito di terracotta’”. Qual è il suo rapporto con Roma?
“A Roma c’è tutto e il contrario di tutto, ma sopra ogni cosa, per parafrasare il film di Paolo Sorrentino, c’è la sua ‘Grande Bellezza’. Che è proprio quella dei suoi innumerevoli monumenti, visti però senza la calca dei turisti, ovvero nella
luce dorata del tramonto, o che si percepisce nel gorgogliare dell’acqua nelle cento e più fontane barocche, o nei profumi dei giardini del Pincio. Adesso Roma è il mio grande amore, ma non è stato così fin da subito, ho imparato ad amarla soltanto quando ho scoperto che Roma va apprezzata per quello che è, con le sue mille contraddizioni, le sue molteplici difficoltà, le sue tante insensatezze, ricordando che la sua ‘Grande Bellezza’ davvero ci sovrasta!”.
“Roma è il mio grande amore” Irriverente un paragone con la sua Faenza?
“In effetti, in comune hanno poco o niente, fatto salvo una particolarità relativa ai rispettivi musei: da un lato, quelli di Palazzo Massimo, di Palazzo Altemps, del Palatino, della Galleria Borghese e del Museo di Palazzo Barberini; dall’altro, il Mic. In questi romani sopra menzionati come in quello faentino vengono esaltati i tre valori per me fondamentali che ogni museo degno di tale nome deve avere: studio, educazione e diletto. Studio vuol dire amore, educazione vuol dire tirar fuori l’umanità dell’uomo, diletto è la dolcezza che ci avvince alla vita. Ecco, in questi musei sopra citati sono tutte presenti. E il Mic non è certo da meno dei migliori musei romani!”. IN
Presiedere | Franco Albertini
Nomine
Romagnole
testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini
L’amore per la Romagna viene premiato: dopo tanti anni di esperienza nel settore, Franco Albertini è stato nominato Primo Tribuno.
Incontrare Franco Albertini è imbattersi piacevolmente in una persona dalle esplicite caratteristiche romagnole: gioviale, alla mano, pronto alla battuta e al sorriso. Una carriera importante la sua, ma con lui parleremo prima di tutto del suo ultimo successo: la nomina a Primo Tribuno per proseguire l’operato del suo predecessore, il Senatore Lorenzo Cappelli. Lo racconta con entusiasmo e orgoglio e ha già un programma ricco che intende realizzare. A prescindere dall’importanza intrinseca di questo ruolo, vedo che per lei rappresenta qualcosa di più. Perché?
“Il Tribunato è un’associazione tipicamente romagnola come sono io, e ci tengo a dirlo, sono nato a San Pietro in Vincoli-Ville Unite, lo stesso luogo di nascita di personaggi come Libero Ercolani, autore del famoso Dizionario dialettale, Gioacchino Strocchi, medico, autore di commedie, il noto poeta Nevio Spadoni e altre notevoli figure, inoltre ne condivido le finalità e il fatto che raccolga in sé le ‘Sette Sorelle’: Imola, Faenza, Lugo, Forlì, Ravenna, Cesena e Rimini”. Quali sono le finalità del Tribunato di Romagna?
“Prima di tutto non ha fini di lucro, ha a cuore la salvaguardia del patrimonio
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culturale e delle tradizioni, del dialetto del popolo romagnolo e la valorizzazione dei prodotti tipici del territorio della Romagna. L’amore che ho per la mia terra mi porta a una totale immersione nei temi che il Tribunato si propone. Io ho vissuto in prima persona le tradizioni perché provengo da una famiglia modesta di campagna e valorizzarle è per me l’obiettivo principale. L’aspetto culturale ha inoltre una grandissima importanza e intendo celebrare i nostri poeti, i nostri scrittori e le nostre eccellenze quali vini, frutta, ceramica, agricoltura, le nostre aziende che producono ed esportano prodotti di prima qualità e gli uomini di grande valore e idee innovative apprezzati in tutto il mondo. A questo proposito il Tribunato istituisce il ‘Genius Romandiolae’ da conferire a romagnoli illustri nel campo industriale, letterario, artistico, uomini che abbiano fatto grande la Romagna anche fuori dai confini della nostra terra”. Quali sono le qualità richieste per essere ammessi al Tribunato?
“Bisogna essere persone di specchiata moralità, di comprovata autorevolezza e di significativa rappresentatività”. Il programma che intende realizzare è molto impegnativo e direi anche ambizioso: ci racconta un po’ delle sue attività, della sua carriera, delle sue esperienze?
“Ho conseguito il diploma di Perito Agrario, specializzato in ortofrutticoltura. Dopo vari lavori, diverse partecipazioni a CdA provinciali e nazionali, varie direzioni in cooperative e consorzi nazionali, sono diventato consulente trading ortofrutticoli per export Europa. In seguito sono stato amministratore delegato del Gruppo Nazionale Generalfruit. Per tre anni ho rappresentato la cooperazione a livello europeo in commissioni come Copa-Cogeca (parlamentino europeo a cui aderiscono tutti i Paesi della Comunità). Naturalmente in questo periodo ho preso parte a numerosi convegni non solo in Europa ma anche in altri continenti. Tanti anni di esperienza mi hanno permesso
Il primo Tribuno In una mattinata dell’estate 1966 una modesta Fiat targata RA si era fermata davanti alla “Colonna dell’Ospitalità” di Bertinoro, affiancando un’Alfa Romeo che portava nientepopodimeno che il distintivo dei “White Hunters”. I piloti delle due auto, scesi, si strinsero la mano. Fu un incontro che si può definire “storico” anche se non fatale come quello di Teano. Non erano Vittorio Emanuele II e Garibaldi, ma Alteo Dolcini e Max David. Due uomini ugualmente innamorati della loro terra. L’incontro fu per la Romagna quasi altrettanto importante perché da quella stretta di mano nacque il “Tribunato dei Vini di Romagna”. Da allora quanta strada e quante ambizioni! La conoscenza dei vini ha ormai valicato non solo i confini della regione, ma addirittura quelli d’Italia ed Europa, fin oltre gli oceani. E il Tribunato non è più solo “dei vini” ma è divenuto il “Tribunato di Romagna”, anche centro di conoscenza e diffusione della nostra cultura, della nostra “parlata”, del nostro folklore. Grazie Max, grazie Alteo e sempre avanti! (Massimo Stanghellini, “Primo Tribuno”, 1997).
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di essere invitato come relatore in convegni in cui l’argomento non riguardava solo il campo agro-alimentare ma anche argomenti e problemi di economia e di sociale. Ricordo con piacere il lavoro svolto negli stabilimenti della Basilicata, in particolare a Scanzano Ionico e Policoro dove penso di aver portato un buon contributo in un mondo non ancora preparato ad affrontare problemi decisionali”.
tori del vino e dei prodotti tipici della Romagna; la terza è riservata a imprenditori e liberi professionisti; la quarta, composta da Tribuni onorari, comprende uomini illustri, di meriti insigni e di chiara fama. I Tribuni, per essere ammessi, devono aver dimostrato con le loro opere chiara testimonianza dell’amore per la Romagna”.
Tornando al Tribunato, chi ha avuto l’idea
“Il Primo Tribuno è il Perito Agrario Franco Albertini; il Tribuno Vicario è l’Enologo Giordano Zinzani; i Consiglieri sono il Dott. Nicola Milandri, il Dott. Flavio Ricci e il Prof. Silviero Sansavini”. Franco Albertini, da quando è in pensione, dedica tutto il suo tempo non solo al Tribunato ma anche al Rotary Club di cui è da due anni Prefetto e sarà Presidente nell’anno 2015-2016; aderisce inoltre all’Accademia degli Incamminati di Modigliana, al Panathlon, all’Accademia della Cucina Italiana. Nel poco tempo che rimane ama frequentare le mostre e predilige pittori di arte moderna: spesso nei weekend raggiunge le città in cui è possibile rinfrancarsi lo spirito con interessanti esposizioni, senza mai trascurare il buon cibo e un bicchiere di vino accuratamente scelto. IN
di fondarlo?
“Si deve alla determinante volontà di due uomini ugualmente innamorati della Romagna: Alteo Dolcini, vera anima e cuore della Romagna, vulcano di idee e iniziative, e Max David, grandissimo giornalista, principe degli inviati speciali del Corriere della Sera. Dopo una breve fase costituente che impegnò, fra gli altri, MaxDavid, Alteo Dolcini, Aldo Spallicci, Piero Zama, Francesco Serantini, Claudio Marabini, il Tribunato si insediò ufficialmente il 2 aprile 1967 nella sala del Consiglio del Comune di Bertinoro”. L’organizzazione mi sembra piuttosto complessa. Ce ne può parlare brevemente?
“Il Tribunato si compone di quattro Corti: la prima è costituita da uomini di scienza, lettere e arti; la seconda da studiosi e cul-
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Come è composto l’attuale Presidium, l’organo direttivo?
In apertura e a sinistra, Franco Albertini con la cappa e il monile che identifica il Tribunato.
Acquisire | Formula Servizi
Formula che
Cresce
testo Serena Focaccia - foto Giorgio Sabatini
Sviluppo e nuove acquisizioni sono stati i punti cardinali dell’azione di Formula Servizi nel 2014, strategia coronata a fine anno con l’acquisto di una importante cooperativa laziale di servizi. Sguardo verso il futuro e tensione alla crescita sono le strategie che il direttore, Graziano Rinaldni, traccia anche per il nuovo anno.
La vocazione ai servizi è la cifra con cui nasce nel 1975 Pulix Coop, una cooperativa fondata da nove donne in cerca di occupazione e sempre cresciuta in numero di lavoratori e diversificazione dei servizi. Oggi è Formula Servizi, una realtà che si è espansa oltre i confini della Romagna, per arrivare a fine 2014 alla significativa acquisizione di una grande Cooperativa di servizi romana. Incontriamo Graziano Rinaldini, direttore generale di Formula Servizi, che racconta le nuove acquisizioni, le prospettive e la politica di sviluppo perseguita nell’ultimo anno: “Fra settembre e fine anno del 2013 abbiamo avuto la consapevolezza che con la gara nazionale per la fornitura di servizi alle scuole avevamo perso del fatturato e, a fronte di una situazione del genere, davanti a un’impresa si presentano due strade: ridurre la struttura tecnica oppure pensare allo sviluppo. Questa seconda ipotesi è quella che abbiamo scelto come Formula Servizi, anche se è il periodo economico non è dei più facili. Il
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nostro piano di sviluppo elaborato a fine 2013 consisteva nel progetto di acquisizione di aziende private e nell’approccio con una cooperativa di Roma che versava in forti difficoltà e necessitava di rilancio sia economico che imprenditoriale. A novembre il nostro consiglio di amministrazione ha approvato il piano di sviluppo e siamo partiti. Il 1° gennaio 2014 è nata una nuova realtà che si chiama ‘Formula Servizi alle persone’ e si occupa appunto di servizi alle persone (anziani, asili nido, strutture psichiatriche e così via) e occupa circa duecento persone. A febbraio poi abbiamo acquisito un’azienda in Piemonte che si occupa di archiviazione documentale cartacea e digitale e ha clienti rilevanti quali l’Ospedale di Genova, la Regione Liguria, l’ASL di Modena e altri. L’attività di archiviazione si è andata consolidando, tanto è vero che stiamo
cominciando a lanciare questo servizio anche in Romagna. Dal 1° febbraio siamo partiti anche con un nuovo settore: le manutenzioni idrauliche e termiche impiegando tre giovani ingegneri che avevano già esperienza in questo settore, abbiamo assunto dei manutentori e anche questo ambito sta partendo e si sta concretizzan-
pulizie e logistica industriale e sanitaria e dal 1° novembre siamo partiti con questa nuova e impegnativa avventura. Tutto ciò ci permette non solo di recuperare il fatturato che abbiamo perso, ma di rafforzare il nostro gruppo.” Formula Servizi era già presente in Lazio in precedenza, in che modo?
Un coraggioso piano annuale di sviluppo do bene. Il 1° agosto abbiamo poi incorporato la Cooperativa Tre Civette che si occupa di servizi culturali turistici e museali e anche qui riteniamo di poter fare un bel lavoro. L’ultimo passo del percorso è quello più consistente: il salvataggio della Cooperativa di Roma, con seicento posti di lavoro. Questa Cooperativa si occupa di
“Avevamo l’incarico delle pulizie nell’ospedale Pertini in Lazio, poi nel settembre scorso abbiamo perso una gara d’appalto. Adesso siamo tornati in grande stile, perché con questa nuova acquisizione lavoriamo nei Ministeri, nelle scuole, all’interno della società di trasporto pubblico, nella metropolitana e nella
La sede di Formula Servizi a Forlì. In apertura, Graziano Rinaldini (a destra) con il direttore operativo della Cooperativa, Silvano Babbi.
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Il ristorante vanta anni di esperienza e vi aspetta a due passi dalla spiaggia, con piatti classici romagnoli a base di pesce, uniti a freschi menù degustazione. Il servizio d’asporto è aperto anche durante il periodo invernale.
RISTORANTE CRISTALLO - P. Saffi 13 - 48100 Ravenna (RA) - Tel. 0544 437228 - www.ristorantecristallo.com
Rinaldini e Babbi negli uffici di Formula Servizi.
gestione della logistica del San Camillo.” La cooperativa romana era in sofferenza: come intendete ripensarne la gestione e dare un’impronta più efficace?
“Dal 1° novembre la cooperativa è Formula Servizi, non conserva più il vecchio nome. Abbiamo già cominciato il percorso di ristrutturazione interna delle funzioni della sede di Roma, abbiamo riorganizzato il lavoro e questo ci impegnerà per i prossimi mesi. La crisi della cooperativa nasceva in particolare dai lunghi tempi di pagamento degli enti pubblici, che purtroppo - diversamente da quello che succede in Emilia-Romagna dove si sono regolarizzati - in Lazio sono ancora lunghissimi e dalla stretta creditizia che le banche in seguito a questo problema hanno messo in campo. Adesso comunque seguiamo tutto noi, anche dal punto di vista finanziario.” Rispetto al progetto di sviluppo prefigurato un anno fa come Formula Servizi vi sentite soddisfatti? Pensate a consolidare o avete ancora progetti di ulteriori sviluppi in cantiere?
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“Abbiamo centrato in pieno il piano di sviluppo elaborato a fine 2013 e, fra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, intendo presentare un ulteriore piano di sviluppo, sempre legato a interventi in altre aree del Paese. Quindi sempre con l’obiettivo della crescita.” Quali sono i numeri attuali degli occupati con Formula Servizi?
“Oggi il Gruppo raccoglie quasi tremiladuecento addetti. Abbiamo anche in progetto di assumere persone che si occupino del restauro dei libri, stiamo lavorando su questo fronte e lo svilupperemo
all’inizio del 2015. Diventerebbe quindi un unico settore che si occupa di cultura, musei e restauro.” Pensa dunque che il settore culturale possa essere interessante economicamente?
“Ritengo che il settore della cultura possa dare grandi soddisfazioni, sia in senso stretto che con la valorizzazione del territorio. È chiaro che va fatto uno sforzo con una strategia precisa su cui stiamo lavorando, ma riteniamo che si possano ottenere in futuro interessanti risultati, soprattutto se nella cultura mettiamo un buon apporto di tecnologia.” IN
La storia di Formula 1975: Nasce Pulix Coop. 1979: Pulix Coop è tra i soci fondatori del Consorzio Nazionale Servizi. 2001: I lavoratori della Cooperativa raggiungono le mille unità, la sua denominazione cambia da PulixCoop a Formula Servizi Soc. Cooperativa. 2005: Vince il Premio Internazionale per l’Economia Sociale consegnato a Bilbao dal Governo dei Paesi Baschi. 2007: Vince il Premio Impresa Ambiente promosso e consegnato dal Ministero dell’Ambiente, Ministero dello Sviluppo Economico, Unioncamere e Camera di Commercio di Roma e Milano per la miglior gestione ambientale. 2008: La Cooperativa riceve il Premio Unioncamere Roma e Milano “Danilo Longhi” per la Responsabilità Sociale di Impresa. 2010: Formula Servizi, Service coop e Cooperativa TanaLiberaTutti si uniscono. 2011: Attestazione di buone pratiche di pulizia e sanificazione degli ambienti sanitari secondo lo standard A.N.M.D.O. - CERMET.
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TAO A FOrlì
IL BUON CAFFÈ A PORTATA DI MANO Il pROfumO dI un CAffè dI quAlITà e ClIenTI sOddIsfATTI: quesTA è lA fIlOsOfIA dell’AzIendA fORlIvese TAO, Che quesT’AnnO hA COmpIuTO 10 AnnI dAll’ApeRTuRA dell’ATTIvITà.
Assaporare un buon caffè, a casa o sul posto di lavoro, Ci adattiamo alle vostre esi- Non esiste nessun tipo di vincolo: la macchina per il diventa un’esperienza unica con TAO, un’azienda che genze proponendo una gamma caffè viene lasciata al cliente in comodato d’uso grasi è guadagnata la stima di ben 2400 clienti in tutta ampia e di qualità di mac- tuito, così come sono sempre gratuiti sia le sostituzioni chine e prodotti per il caffè. l’Emilia-Romagna e che cresce al ritmo di 50 nuovi che gli interventi di manutenzione. In qualunque moclienti al mese. “Due sono le cose che ci distinguono mento è inoltre possibile rinunciare al servizio di fornidalle altre realtà del settore: la qualità del caffè e l’attenzione tura del caffè e richiedere il ritiro della macchina. al cliente”, afferma Roberto Corvini, Amministratore della società. “Riusciamo ad adattarci alle esigenze del cliente, dalla famiglia “Abbiamo stretto un accordo di esclusiva in tutta la Regione con Caffè che consuma appena tre caffé al giorno all’azienda che ha decine di Gioia, un torrefattore della provincia di Salerno in attività dal 1949, collaboratori” continua Roberto Corvini. “Per questo abbiamo la diche è garanzia di prodotti genuini e di prima qualità. Inoltre offriamo sponibilità di un’ampia gamma di macchine, diverse per funzionaun servizio di manutenzione e sostituzione della macchina entro 24 lità e design, e decine di tipologie di prodotti tra caffè, cioccolate, ore dalla segnalazione da parte del cliente”. ginseng e tisane.”
TAO - Via Decio Raggi, 387/A - 47121 Forlì - Tel. 0543 63113 - info@taosrl.it - www.taocaffe.it
Rinascere | Pastificio Ghigi
Con le mani in
Pasta
testo Serena Focaccia - foto Giorgio Sabatini
Un’azienda alimentare riminese che sembrava destinata a scomparire, rivitalizzata da un virtuoso progetto nato sul territorio romagnolo e guidato dal Consorzio Agrario Adriatico. Ecco la storia a lieto fine del Pastificio Ghigi.
Le storie della tradizione, della tutela e valorizzazione delle ricchezze del territorio non sono sempre lineari o comunque possono subire interruzioni, svolte e prendere direzioni inattese. Quella del Pastificio Ghigi, nato nel 1870 a Morciano nel riminese come piccola impresa artigianale di famiglia, è una storia che coinvolge tutta la Romagna e che ha visto sviluppi imprevisti e significativi. Infatti, dopo una crescita continua che aveva portato il pastificio ad essere il terzo in Italia dopo Barilla e Buitoni, dagli anni Sessanta era cominciata una fase di lento declino e di difficoltà finanziarie, culminata con la liquidazione coatta nel 2007. Una ricchezza del territorio romagnolo sembrava destinata a spegnersi, complice il periodo di crisi. E qui entra in scena il Consorzio Agrario Adriatico, una realtà
con sede a Cesena e ben radicata in Romagna e Marche, che diventa capofila di un’importante operazione di salvataggio del Pastificio Ghigi. Adamo Zoffoli, direttore generale, traccia la carta d’identità del Consorzio: “Il Consorzio Agrario Adriatico è una cooperativa con oltre centodieci anni di storia. Nata nel 1901 in Romagna, oggi interessa un’area che comprende tutta la Romagna (eccezion fatta per la provincia di Ravenna) e tutte le Marche (eccezion fatta per la Provincia di Ancona). Attualmente come superficie investita è il terzo Consorzio Agrario a livello nazionale. Conta oltre sessanta negozi Agenzie, venticinquemila clienti e un fatturato 2013 di oltre 180.000.000 euro; il tutto con una struttura dei dipendenti molto snella composta da ottantuno persone delle quali ventotto sono tecnici
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agronomi in campo per l’assistenza gratuita alle aziende agricole. Per quanto riguarda il fatturato è il quarto a livello nazionale fra tutti i consorzi agrari.” Partendo da queste solide basi il Consorzio ha sviluppato un progetto imprenditoriale di acquisizione e rilancio del Pastificio Ghigi che si può dire oggi riuscito: “Il progetto del Pastificio Ghigi nasce ufficialmente nel 2010, - racconta Zoffoli - quando una cordata di Consorzi Agrari, fra cui l’allora Consorzio Agrario Interprovinciale di Forlì-Cesena e Rimini (oggi ‘Adriatico’) come capofila, decise di rilevare il marchio storico della pasta romagnola e rilanciarlo sul mercato per tentare di ridare valore aggiunto alle produzioni cerealicole locali mediante il controllo della filiera ‘dal grano alla pasta’. Mediante investitori privati (senza nessun finanziamento pubblico), consorzi agrari, banche e altre soggetti, sono stati rilevati il marchio e l’area dell’ex stabilimento in San Clemente e si sono iniziati i lavori di ristrutturazione dell’intero impianto industriale. Nel 2014, pochi mesi
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fa, possiamo dire conclusi questi lavori che hanno completato tutte le linee di produzione della pasta previste dal piano industriale. Attualmente l’impianto può produrre fino a 680.000 quintali di pasta all’anno. È uno degli impianti industriali più grandi in Italia e fra i più moderni a livello europeo.” Molti quindi gli obiettivi già raggiunti e interessanti le prospettive che ancora si aprono all’azienda che nasce con una filosofia ben chiara: “Il progetto del rilancio del marchio Ghigi si poggia tutto sulla trasparenza. Produciamo la pasta Ghigi utilizzando solo grano 100% italiano con tutte le garanzie necessarie (senza le quali non riusciremmo a vendere negli USA e negli altri Paesi). Inoltre operiamo nella logica di ottenere un utile non speculativo, ma finalizzato a mantenere la struttura e a restituire il resto del reddito ai produttori agricoli che diversamente rischiano di essere sempre l’anello più debole e penalizzato della catena produttiva. Ogni anno proponiamo contratti di coltivazione dedicati a produrre grano
Sopra, la sede del Consorzio Agrario Adriatico a Cesena. In apertura, il direttore del Consorzio Adamo Zoffoli.
Tenuta Pertinello con determinate caratteristiche necessarie al pastificio che viene ricompensato con premi specifici e progressivi in base alla qualità: soldi che rimangono in campagna ai nostri produttori di grano duro. Non ultimo il consumatore può sentirsi tutelato dal nostro progetto perché ci mettiamo la faccia e il nostro prodotto oltre a essere molto buono è anche molto sano, perché 100% italiano e OGM free.” Italianità e qualità del prodotto sono due punti di forza con cui la pasta Ghigi ha attirato l’attenzione del mercato, come conferma il direttore Adamo Zoffoli: “Il primo obiettivo che abbiamo raggiunto è che il mondo industriale della pasta italiano e internazionale si è accorto di noi... e non è poco. Siamo un soggetto atipico perché appunto la proprietà è interamente degli agricoltori e grazie a questa base controlliamo davvero la filiera a partire dalle semine dei cereali sino al pacchetto di pasta. Nessun altro pastificio, direi al mondo, può vantare una simile peculiarità. Ma siamo molto soddisfatti soprattutto perché il nostro prodotto è apprezzato e riconosciuto come di qualità superiore. Siamo presenti in tredici Paesi e esportiamo il 94%
Un controllo totale della filiera della nostra produzione. Produciamo la pasta per il più grosso gruppo di supermercati negli USA, come pure per la catena più importante di parafarmacie (che in USA sono i negozi che vendono i prodotti biologici) e per il più grande gruppo di servizi catering sempre statunitense. Attualmente stiamo cercando di entrare anche nel mercato italiano attraverso alcune delle catene distributive che vogliono valorizzare il prodotto made in Italy.” Una storia di tutela e valorizzazione del territorio che partendo dalla Romagna è sbarcata rapidamente oltreoceano. Perché non tutte le storie sono lineari o semplici, ma spesso le svolte coraggiose non deludono. IN
Pertinello: semplicemente classico
Metodo classico extra Brut ottenuto da vitigni di uve Sangiovese coltivati sulle colline della Romagna-Toscana.
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Da sinistra, Paolo Zoppellari di Zoppellari & Associati s.r.l., Tonino Ghetti di D.E.Ca. System s.r.l., William Dosi di CREA s.r.l.
ECO SAFETY NETWORK UNA RETE PER RISPONDERE ALLE NUOVE SFIDE Tre imprese di ingegneria uniscono le forze nel seTTore della sicurezza, della qualiTà e della TuTela ambienTale.
eco safety network è la nuova rete di imprese, Una rete di imprese che assi- trasporto petroliferi, nella valutazione della sostenibilità nata su stimolo di Confindustria Ravenna e con il sup- cura un servizio diversificato ambientale di opere e progetti, nella predisposizione di porto operativo dell’Eurosportello della Camera di per dare risposte risolutive. studi e documentazione finalizzati all’ottenimento delle Commercio di Ravenna, per rispondere in modo efficaautorizzazioni ambientali ed alla valutazione di impatto ce e strutturato alle sfide che il futuro riserva nei campi della salute per tutte le componenti ambientali nonché nella progettazione e ime sicurezza sul lavoro, dei rischi industriali e della tutela ambientale. plementazione di sistemi di gestione qualità, sicurezza, ambiente ed Costituita da tre imprese di ingegneria con esperienze e capacità comenergia. “Si tratta di un ampio ventaglio di consulenza correlato ad plementari - crea s.r.l di Ravenna, nata nel 1980, operante nel settore altrettante problematiche alle quali, è importante chiarire, viene data della sicurezza industriale e igiene del lavoro d.e.ca. system s.r.l. di una risposta risolutiva - monitorata nel tempo - e non meramente buLugo, nata nel 1992, che opera nel settore della sicurezza industriale e rocratico/documentale” chiarisce Stefano Dosi, Presidente del Comicertificazione macchine e zoppellari & associati s.r.l. di Ravenna, tato di Gestione. In tutti gli ambiti di intervento, è importante sottolinata nel 1998, attiva nel settore della consulenza ambientale e della neare come la rete abbia le risorse per fornire attività di docenza e sicurezza industriale - la rete nasce allo scopo di svolgere attività comuformazione in lingua italiana e inglese. Il cliente viene quindi accomni nell’ambito della ricerca, produzione e commercializzazione di servizi pagnato sia nella risoluzione delle questioni, eventualmente nate da afferenti al proprio ambito di attività e fornire così ai clienti una rispoesigenze contingenti, sia nella dotazione di quegli strumenti intelletsta completa e integrata alle proprie esigenze. Presidente del Comitatuali e tecnici che ne consentono la gestione indipendente nel tempo. to di Gestione è Stefano Dosi, Paolo Zoppellari ne è Vice-Presidente, La struttura di rete non solo apre l’accesso di ciascuna impresa ad un mentre consiglieri sono Tonino Ghetti e William Dosi. Collabora con il ventaglio di clienti più ampio e più strutturato, ed alla partecipazione network anche lo Studio Dosi, studio autorevole nella progettazione a gare d’appalto complesse e di respiro internazionale, ma consente edile e architettonica specie nelle gare d’appalto a fianco delle imprese. anche di crescere attraverso lo scambio di informazioni e prestazioni Eco Safety Network si distingue, in modo particolare, per l’eccellenza di natura tecnica o tecnologica e di ottimizzare il coordinamento deldella risposta nella analisi e gestione dei rischi industriali e di incidenti le modalità di accesso ai nuovi mercati, nazionali e internazionali. rilevanti, nella valutazione del rischio macchina e certificazione di macSi tratta dunque di uno strumento essenziale per arricchire reciprochine complesse, nella valutazione del rischio di esplosione / incendio e camente la capacità innovativa e la competitività in settori, come nell’applicazione delle norme ATEX, nel coordinamento della sicurezza quelli della salute e sicurezza sul lavoro e della tutela ambientale, dei cantieri, nello studio e risoluzione di problematiche ergonomiche particolarmente delicati e di complessa gestione. Il cliente, da parsul posto di lavoro, nell’analisi del rischio industriale del lavoro e di te sua, ha la garanzia di una risposta concreta anche alle necessità processo, del rischio minerario e delle attività di ricerca, produzione e più complesse, integrate in un interlocutore unico ed autorevole.
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Lugo (RA), C.so Matteotti, 16 Tel. 0545 32961 - Fax 0545 900100 www.decasystem.it info@decasystem.it
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Fotografare | Andrea Bonavita
In volo
con uno
Scatto
testo Gianluca Gatta - foto Andrea Bonavita
Andrea Bonavita fotografa da anni la Romagna dall’alto del suo parapendio e con i suoi scatti ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali.
Andrea Bonavita è appassionato di immagini da sempre e di volo da vent’anni. Grafico di professione e fotografo per divertimento, ha vinto con i suoi scatti premi prestigiosi e riconoscimenti internazionali: tra i tanti, il primo premio National Geographic 2012 nella categoria “Ambiente da salvare” con la foto Pineta burning; il terzo premio e menzione d’onore all’International Photography Award 2014 di Los Angeles con il progetto Aerial in Vertical. Sue foto sono state scelte per le copertine delle edizioni 2012/2013 delle Pagine Gialle di Ravenna e Pagine Bianche ForlìCesena, Rimini e San Marino. Guardare le sue foto è un’esperienza che ci tocca nel profondo, non solo per la prospettiva a volo d’uccello, di per sé straniante, ma soprattutto per la sensibilità nel cogliere dettagli di vita e ambientali che, in un quadro d’insieme così ampio, assumono nuova identità, nuovo significato.
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Come scegli i soggetti da fotografare?
“Di solito non parto con un itinerario prestabilito e quasi mai con un soggetto chiaro in mente. La cosa che preferisco è ‘passeggiare per il cielo’ senza meta, in una bella zona, magari sul Delta del Po o tra le meravigliose colline Romagnole. Ovviamente cerco luoghi che offrono più opportunità di scatto, vuoi per la presenza di animali o di costruzioni interessanti, ma mi piace più lasciare al caso e al mio colpo d’occhio. Qualche volta è capitato invece di andare a cercare la foto che avevo in mente in quel momento. È successo ad esempio con le foto scattate nella settimana seguente all’incendio della pineta di Ravenna, che mi sono valse il primo premio al National Geographic 2012. Immaginavo che i resti di una pineta bruciata sarebbero stati graficamente molto interessanti, anche se ammetto che quella visione dall’alto mi ha lasciato con l’amaro in bocca.”
La foto scattata nella pineta di Ravenna dopo l’incendio, vincitrice del National Geographic 2012.
Che attrezzatura utilizzi?
“Per volare utilizzo un parapendio Dudek Plasma, una vela da gara che, anche se ormai con qualche anno sui cordini, permette ancora una buona escursione di velocità. Questo mi permette di volare lento e scattare a soggetti fermi oppure volare veloce e poter seguire gabbiani e fenicotteri. Il motore, che si indossa come uno zaino, è un collaudato Top80 di soli 80cc con telaio e imbrago costruiti artigianalmente. Per le foto al momento utilizzo una piccola Canon 600D che, grazie al suo buon sensore unito ad un corpo leggero e compatto, ne fanno la compagna ideale per gli scatti dal parapendio. Quando sono in volo tengo montata un’ottica zoom Canon 18/200 che mi permette sia di avvicinarmi agli animali senza disturbarli sia di fare vere e proprie fotocomposizioni con scatti multipli che poi unisco in postproduzione.” Che consigli daresti a chi vuole cominciare a volare con il parapendio?
“Il primo consiglio è di provare a fare un volo in tandem, dove il pilota si occupa di tutto, dal decollo all’atterraggio. Basta una piccola corsa e si è in volo. Dopodiché si può continuare a volare da soli affidandosi però a una scuola certificata dall’Aero Club d’Italia (AeCI). Volare in parapendio è facile e meraviglioso,
Sopra, un capanno da pesca in palude; sotto, un autoscatto di Andrea Bonavita in volo con il suo parapendio.
ma può diventare davvero pericoloso se non si sanno interpretare le reazioni della vela alle turbolenze. La pericolosità del parapendio è strettamente legata al pilota. L’ala del parapendio è un’ala soffice che resta in pressione e in forma grazie all’aria che entra dalle aperture frontali. Per andare in volo bisogna assicurarsi che ci siano condizioni meteo favorevoli e avere una buona conoscenza del territorio in cui ci si muove. Io ho conseguito il brevetto da volo libero nel ’96, due anni dopo ho preso l’abilitazione per il biposto e dal 2007 volo quasi esclusivamente in parapendio a motore, molto più comodo per volare nelle nostre zone, senza grandi montagne.” Ci sono alcuni scatti curiosi a cui sei affezionato?
“Ovviamente tutti gli scatti che hanno vinto premi mi rendono molto felice, ma molto spesso non sono quelli che mi piacciono di più. C’è una foto nella quale si vedono i miei piedi nudi in primo piano e le saline della Camargue sullo sfondo (si tratta della foto pubblicata in apertura di questo articolo, ndr). Per me quella è la foto più bella, perché mi ricorda le mie vacanze nel Sud della Francia, con la mia famiglia. Mi ero portato il paramotore sul camper, parcheggiato vicino alla spiaggia. Alla sera, vestito solo di costume da bagno e imbrago da volo, sono decollato dalla spiaggia e ho sorvolato quelle gigantesche saline. Volare a piedi nudi nell’aria tiepida dell’estate, completamente rilassato dopo una giornata di mare, è stata un’esperienza meravigliosa. Un’altra foto abbastanza curiosa l’ho scattata un paio di anni fa a Lido di Spina. Stavo volando a una ventina di metri da terra su di un campo e sono incappato in una coppia appartata che pensava di non essere vista da nessuno e si stava divertendo davvero molto. Dopo aver scattato qualche foto da varie angolazioni, li ho salutati e me ne sono andato.” IN
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Riscoprire | Le Case Museo
Nelle case
dei
Poeti
testo Dolores Carnemolla - foto Giorgio Sabatini
“Le case Museo dei poeti e degli scrittori di Romagna” è un progetto culturale nonché un percorso letterario, paesaggistico e storico, che racchiude i ricordi di vita di importanti figure della storia della letteratura.
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Nelle case dei poeti le parole sopravvivono agli anni. Ogni oggetto è uno scrigno dove si conservano storie, fatti, ricordi. In Romagna queste antiche abitazioni sono restituite al presente grazie al progetto “Le Case Museo dei poeti e degli scrittori di Romagna”: aperte al pubblico, intendono contribuire a far conoscere questi beni culturali intimamente intrecciati con la vita e con l’opera di chi li ha abitati. Si
presenta così una mappa del territorio romagnolo, un percorso non solo letterario, attraverso eccellenze culturali, paesaggi e storia. Ad Alfonsine, nel podere “Ortazzo” si trova la casa dove visse Vincenzo Monti (1754-1828). Il padre del poeta aveva costruito personalmente l’abitazione, dove nacquero tutti i suoi undici figli, tra cui Vincenzo. La casa fu venduta in seguito
alla famiglia Bagnara di Alfonsine, nonostante il parere contrario di Costanza Monti, figlia amatissima del poeta, che nel 1830 tentò invano di ricomprarla, ricordando come il padre, nato fra quelle mura, quando capitava nelle vicinanze, ne varcasse la soglia con intensa commozione. I nuovi proprietari la abitarono per oltre un secolo, affittandola a loro volta a umili famiglie di contadini che, inconsapevoli del valore, dispersero gran parte delle memorie in essa contenute. Nei giorni immediatamente successivi alla fine del secondo conflitto mondiale, la casa (danneggiata ma non distrutta) fu adibita a rifugio per numerose famiglie. Nel 1951 il Comune di Alfonsine la ricevette in eredità. La casa, aperta al pubblico nel 1998 dopo un rigoroso restauro conservativo, ospita il Museo Montiano: è articolato in tre sale, dove sono esposte numerose editio princeps, alcuni autografi, e altri oggetti e cimeli che aiutano a ricostruire la vita del poeta, principe del Neoclassicismo. Sulle prime colline romagnole, fuori Cesena, si trova la villa settecentesca dove, nelle estati dal 1897 al 1906, soggiornò il premio Nobel Giosuè Carducci (18351907). La casa era di proprietà della contessa Silvia Pasolini Zanelli che ne fece il salotto buono della cultura romagnola e alcuni fra gli intellettuali più illustri della Romagna del tempo frequentarono la villa: gli scrittori Nazzareno Trovanelli, Antonio Messeri, Paolo Amaducci; musicisti come Federico Sarti e il celebre cantante lirico Alessandro Bonci. In questa villa il poeta godette della quiete del parco, della mitezza del clima, dell’ascolto della musica. A testimonianza del sodalizio rimane una lapide, posta dai conti Pasolini Zanelli nel 1907, dopo la morte del poeta, a perpetua memoria della loro ammirazione e amicizia, e soprattutto la camera che gli era riservata è ancora oggi intatta ed è visitabile, con gli arredi, gran parte degli effetti personali, e le numerose fotografie che ritraggono Carducci nei suoi soggiorni alla villa.
In alto, Villa Carducci nei pressi di Cesena; sotto, Casa Monti ad Alfonsine. In apertura, la casa di Marino Moretti sul porto canale di Cesenatico.
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A San Mauro di Romagna si trova la casa natale di Giovanni Pascoli (1855-1912). Divenuta monumento nazionale dal 1924 e proprietà dello Stato, è il luogo che ha segnato l’infanzia del poeta, il quale ha vissuto in questa casa fino ai sette anni di età, continuando a frequentarla anche nel periodo giovanile. Il ricordo del periodo sereno trascorso a San Mauro è rievocato da Pascoli in molte poesie con grande nostalgia e affetto, soprattutto per il fortissimo legame con la famiglia e l’attaccamento alla propria terra d’origine. Casa Pascoli ha subito notevoli danni durante la seconda guerra mondiale e oggi c’è un’unica stanza che si presenta al visitatore così com’era durante l’infanzia del poeta: la cucina. Essa conserva l’antica travatura in legno del soffitto, il grande
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focolare domestico, l’acquaio in pietra ed è arricchita con utensili, mobili d’epoca e cimeli di famiglia. La sala al piano terra viene utilizzata come saletta espositiva mentre al primo piano si trova la camera in cui nacque Giovanni Pascoli, che conserva ancora l’antica culla in legno e il mobilio dello studio di Bologna, quando il poeta insegnava letteratura italiana all’Università. Il Museo Casa Pascoli promuove ogni anno laboratori didattici per le scuole, visite guidate ai luoghi pascoliani, mostre, letture di poesia. Oltre alla conservazione di un ricchissimo archivio di volumi, carteggi e documenti pascoliani, il Museo cura inoltre la pubblicazione di cataloghi che raccolgono ricerche inedite di interesse pascoliano e saggi di storia locale.
Casa Pascoli a San Mauro di Romagna.
Sulla riva del porto canale di Cesenatico si trova la casa natale di Marino Moretti (1885-1979). L’abitazione - donata al Comune da Moretti stesso con un lascito testamentario - conserva la biblioteca e l’archivio dello scrittore e possiede la tipica struttura, allungata sul giardinetto interno, che caratterizza le case dei marinai della costa adriatica. Conservata nella sua interezza e integrità, la casa in cui nacque, visse e si spense lo scrittore rispecchia nella fisionomia dei materiali, nell’atmosfera degli ambienti, negli oggetti della quotidianità, la matrice poetica crepuscolare che contraddistinse l’autore delle Poesie scritte col lapis e dei romanzi I puri di cuore e L’Andreana. Aperta ufficialmente al pubblico nel 1989, la casa è divenuta ora sede di un centro di studi dedicati alla letteratura moderna e contemporanea, propiziati dalla presenza del prezioso archivio e della ricca biblioteca dello scrittore. L’istituto promuove anche numerose attività in campo culturale e letterario. Compiendo un salto temporale, arrivando ai giorni nostri, ricordiamo in questo percorso tra le case dei poeti anche la figura di Tonino Guerra (1920-2012), nato a Sant’Arcangelo di Romagna. Artista a tutto tondo, non solo poeta ma anche pittore e sceneggiatore, Tonino Guerra è stata una figura di fama internazionale. Il palazzo dell’ex Monte di Pietà di Santarcangelo, in Via della Costa 15, ospita a partire dal 2013 il museo permanente “Nel mondo di Tonino Guerra”, ideato e realizzato dal figlio Andrea. Si tratta di un percorso espositivo tra materiali rari e inediti del grande artista santarcangiolese, curato da lui
Luoghi di letteratura e storia stesso poco prima della sua morte. La mostra racconta la sua ricca e feconda attività figurativa e pittorica svolta sempre “con la poesia alle spalle”, come amava ripetere per affermare che era un poeta innanzi tutto e che dunque la poesia attraversava inevitabilmente tutta la sua produzione. Alle note collaborazioni cinematografiche, e alla fitta produzione letteraria, l’artista ha alternato un mondo di immagini create fin dalla giovinezza. Pitture su lastre di ferro, affreschi, tele stampate, sculture di ceramica sono qui esposte insieme ai mobilacci, presenze di ferro battuto, tra cui “Le lanterne di Tolstoj” realizzate in collaborazione con lo scultore del ferro Aurelio Brunelli. Nel museo è presente anche una ricca sezione multimediale, nella quale è possibile rivedere tutti i film sceneggiati da Tonino Guerra, guardare interviste e documenti dagli anni Sessanta a oggi, ascoltarlo recitare le poesie in dialetto seguendo il testo su uno schermo. Si possono inoltre sfogliare le sue innumerevoli sceneggiature, pietre miliari del cinema italiano, o viaggiare idealmente fra le tante opere realizzate su sua ispirazione nell’amata Valmarecchia e in altri luoghi. IN
OSTERIA “AL CIRCOLINO” RISTORANTE / EVENTI
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Modellare | Gianfranco Morini
Plastiche e
Sensoriali
testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara
Un personaggio fuori dal tempo, che non accetta imposizioni: Gianfranco Morini è l’artista che attraverso la ceramica gioca con i meccanismi dell’arte, modellandoli con ironia.
Imponente nell’aspetto e sempre col toscano in bocca, il cappello da brigante in testa e la “capparella” sulle spalle, Gianfranco Morini, detto il Moro, se fosse vissuto nell’Ottocento poteva essere scambiato per uno della Banda del Passatore o il frequentatore di una delle osterie che Francesco Serantini ha descritto nei suoi romanzi romagnoli. Ma non è un personaggio di altri tempi, piuttosto è fuori dal tempo: consapevole di vivere nel presente ne assume le contraddizioni, soprattutto avverte il contrasto tra “natura” e “cultura”. Pur affermando di odiare, di detestare la ceramica, il mercato e le istituzioni a essa connesse, paradossalmente con la ceramica ha un rapporto primordiale, sensuale ed erotico. Lavora nel settore della
ceramica industriale a Sassuolo, dove si producono piastrelle per un mercato internazionale, ma quando ritorna a Faenza nella sua casa, che sembra un’inestricabile foresta o l’immaginario rifugio di un mago dove c’è di tutto accostato senza un ordine apparente, allora si immerge in un altro mondo, ritrova un rapporto esistenziale con quella terra “autentica, che impiastriccia le mani”. Nel corso del Novecento per la ceramica si sono aperte
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nuove potenzialità espressive con sconfinamenti in altri territori dell’arte, quindi non è più o solo legata a una funzione utilitaristica, alla produzione di “oggetti d’uso” con decori convenzionali, che la tradizione ha perpetuato nel tempo. Il Moro con ludica ironia ha contribuito a infrangere questa visione per produrre oggetti e manufatti in sé depotenziati di ogni funzione utilitarista, ma esteticamente significativi, che privilegiano oltre
all’inevitabile aspetto formale quel dato essenziale, originario, propriamente materico. Alla base c’è l’argilla che si presta a essere modellata, che può, anche se non necessariamente, assorbire smalti e patine come parte integrante dell’opera. In questa prospettiva liberatoria si sente sicuro
di intervenire anche provocatoriamente per tradurre in immagini la sua visone del mondo e soprattutto la critica alle convenzioni culturali e artistiche assolutamente da respingere e combattere. La sua poetica, riconducibile al realismo esistenziale che ha caratterizzato la scena artistica in Romagna negli anni Settanta nel periodo post-informale, è visibile nei piatti contorti, lacerati, bucati, grumosi, ruvidi, inservibili e nelle alte steli deformate, graffiate, tormentate, instabili: sia gli uni che le altre a testimoniare una difficoltà ad accettare imposizioni e condizionamenti, espressione di un disagio che toglie senso e certezze alle cose e alle azioni, e resta la consapevolezza di essere semplicemente presenti nel mondo, “qui e ora”. IN
Chi è il Moro Gianfranco Morini, detto il Moro, è nato a Faenza nel 1955. Dopo la maturità di Arte applicata all’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “Ballardini” di Faenza, dove ha avuto come insegnanti, tra gli altri, Augusto Betti e Alfonso Leoni, segue all’Accademia di Belle Arti di Bologna corsi speciali di teoria della percezione e di psicologia della forma. Contemporaneamente frequenta gli atelier di Panos Tsolakos e di Carlo Zauli. Successivamente lavora come responsabile del laboratorio di ricerca e sviluppo di vari gruppi ceramici a Fiorano Modenese nel compartimento ceramico di Sassuolo. Tra le mostre recenti più importanti: Gesti materici al Museo internazionale delle Ceramiche di Faenza nel 1999, Le ceramiche di Caterina Sforza alla Rocca sforzesca di Riolo Terme nel 2013 e l’ultima in occasione di Argillà nel 2014, Il Moro mostra il Mostro.