5
FIGURA 5.1
Evoluzione di un evento estremo in un sistema resiliente (in ascissa il tempo, in ordinata il livello di servizio). Fonte: ripreso con adattamenti da [56]
R Resilienza infrastruttura
Resilienza esercizio Robustezza Disponibilità di risorse/ridondanza Risposta Infrastruttura
RO
Stato resiliente
Rpr
degrado
Rpe
■■
■■
■■
ripristino
Stato post-ripristino
Stato degrado post-ripristino
to
■■
Robustezza
te
tpe
tr
tpr
tir
tpir
la valutazione, la previsione e la mitigazione delle minacce; la programmazione di azioni di controllo che riducono la vulnerabilità dei componenti e del sistema; la difesa, finalizzata a contenere il processo di degrado (e quindi i disservizi)2; il ripristino, che deve essere adattato alla situazione specifica di disservizio e del successivo processo di ripresa3.
Si può sintetizzare, affermando che gli approcci passivi corrispondono a interventi di progettazione e pianificazione dei componenti e della rete; quelli attivi alla progettazione di sistemi di protezione e difesa smart e alle azioni prese in fase di programmazione dell’esercizio ed esercizio in tempo reale, il più possibile “calibrate” sulla effettiva situazione in termini di minacce e condizione del sistema. In questo contesto assumono un ruolo fondamentale i metodi descritti in precedenza, basati sul concetto di rischio: questi consentono
2 Ad esempio, per far fronte a un evento severo in rete un sistema resiliente
può separarsi in sotto-reti, al fine di evitare l’estensione del disservizio alle aree non colpite dall’evento. 3 Un ripristino smart contempla anche la possibilità di riattivare reti di distribuzione, basandosi su risorse locali di riaccensione, basate su generazione distribuita. 98