Meeting e Congressi - Mar Apr 2018

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Il door to door docet

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econdo una recente ricerca di Manhattan Associates – azienda tecnologica leader nel settore della supply chain e nel commercio omni-canale –, quattro italiani su cinque si sono dichiarati delusi dall’esperienza d’acquisto tramite e-commerce. Mentre secondo una ricerca di Univendita – l’associazione che rappresenta le aziende di eccellenza del settore della vendita diretta in Italia –, il 91% di chi ha acquistato a domicilio rifarebbe questa scelta. È questa la ragione, probabilmente, che ha permesso a Folletto di arrivare al 2018 con un costante incremento di fatturato e di festeggiare quest’anno l’ottantesimo anniversario di presenza sul mercato italiano. Il porta a porta, se mi consentite la metafora, è uno specchio fedele della realtà e fornisce la rappresentazione plastica della vittoria del marketing esperienziale su qualsiasi altra alternativa tecnologica. Il digitale, insomma, non è tutto. Non è un caso che big brand come Zara stiano puntando su forme innovative di flagship store, denominate pop-up store (il primo punto vendita della catena è stato inaugurato a Londra a fine gennaio), ovvero negozi in cui vestiti e accessori si scelgono in modalità “showroom“, ma poi si acquistano esclusivamente on-line.

Come dire che le formule di commercio puramente hi-tech, digitali, virtuali, intangibili, che sembravano destinate a modificare completamente il mondo degli acquisti, cominciano a mostrare tutti i loro limiti: le persone, piaccia o non piaccia ai guru di Internet, vogliono toccare con mano quello che stanno acquistando, provarlo, scoprirne tutte le caratteristiche e possibilmente essere accompagnate nella miglior scelta d’acquisto da un consulente specializzato. È questo il passo in più che il door to door riesce a fare sia rispetto all’e-commerce sia rispetto al negozio tradizionale: il valore aggiunto di offrire un’esperienza d’acquisto personalizzata, che include anche l’aspetto della consulenza e lascia in ricordo al cliente la bella sensazione di essere stato ascoltato, consigliato e soddisfatto in tutte le sue richieste. È questo tipo di marketing esperienziale che riesce, più di qualsiasi altro strumento, a costruire un rapporto di fiducia e di engagement con gli individui, coinvolgendoli al massimo livello possibile. Insomma, non possiamo non fare i conti con la realtà che per millenni ha formato il bisogno ancestrale dell’uomo di sperimentare in prima persona e di confrontarsi con altri suoi simili. Veniamo a noi adesso: lo scenario che ho appena illustrato è la

Il porta a porta è la metafora degli eventi esperienziali, di come il rapporto umano conti ancora tantissimo, anche nel più semplice dei meeting dimostrazione tangibile che il rapporto umano conta ancora tantissimo, a condizione di saperlo governare all’insegna dell’esperienza. Dimostra, cioè, che bisogna continuare a organizzare meeting ed eventi visà-vis, ma improntandoli sempre più sulle modalità per far vivere ai partecipanti esperienze uniche e coinvolgenti. La vera sfida del meeting planner di oggi, quindi, è quella di imparare a creare esperienze coerenti con il tema del convegno, trasformando in questo modo anche il più tattico degli incontri in un evento vero e proprio. Sta definitivamente tramontando, dunque, l’epoca in cui si poteva fare un distinguo fra il ruolo e le competenze del meeting planner e quelle dell’event manager, come se fossero figure distinte, perché è venuto il momento in cui nessun meeting planner può più permettersi di definirsi tale. Se siete dei planner, studiate da event manager e preparatevi a scenari molto più complessi anche nell’organizzazione dei convegni più basici. Il porta a porta docet.

LUCA CORSI Responsabile Comunicazione & Eventi Vorwerk Folletto luca.corsi@folletto.it

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