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News International
from retail&food 04 2021
by Edifis
Ecommerce in Russia, mercato miliardario da non mancare
La Russia è un Paese enorme, con 11 fusi orari che coprono quasi la metà del mondo e, con una popolazione di oltre 140 milioni di abitanti, ha sempre rappresentato, con alti e bassi nel tempo, un importante mercato di sbocco per le esportazioni dei Paesi mondiali. Recentemente, anche lì, sono balzati i consumi domestici grazie allo sviluppo dell’e-commerce. Un termometro di questo segnale può essere misurato analizzando le esportazioni di Hong Kong verso l’Europa centrale e orientale, dove la Russia pesa per il 30%: quest’ultime sono aumentate nel corso del 2020 dell’8% (va considerato che il porto orientale di Vladivostok è a sole quattro ore e mezza da Hong Kong). Perché è centrale l’e-commerce? Tra le motivazioni contingenti, oltre alle conseguenze del Covid-19, troviamo innanzitutto la sviluppo della banda larga, in progressiva implementazione nelle regioni scarsamente popolate. Inoltre, la Russia ha una quota importante di popolazione giovane incline all’utilizzo delle tecnologie e ben disposta agli acquisti su questo canale (il 28% della popolazione è di età inferiore ai 25 anni. Nel prossimo futuro, si prevede che questo fenomeno possa ancor più accentuarsi. Nel 2019, solo il 9% delle vendite al dettaglio in Russia era rappresentato da transazioni di e-commerce contro il 27% in Cina, nonostante una comparabilità del reddito pro-capite (rispettivamente 11.600 in Russia e 10.260 US$ in Cina). Il governo di Mosca ha poi ha offerto generosi sussidi per l’educazione dei bambini dall’inizio del 2020: 7.600 dollari per il primo figlio e 10.000 dollari per il secondo. Ciò amplierà ulteriormente la base della piramide demografica, aumentando la domanda di prodotti per bambini e neonati oggi e, più in generale, i consumi domani. Vogliamo però concentrarci sulle peculiarità e diversità di questo Paese nell’utilizzo del web, dove Il contesto normativo è relativamente complesso e le informazioni sono spesso solo in russo. Innanzitutto, Il gigante statunitense Amazon rappresenta solo l’1,5% di un mercato molto frammentato. L’operatore principale è Wildberries (nome inglese, ma proprietà russa, controllata da Tatyana Bakalchuk) con il 15% di quota di mercato, seguito da AliExpress Russia (una JV tra Alibaba Group, Mail.Ru, MegaFon e il Fondo Sovrano Russo), Citilink.ru (specializzato nell’elettronica), Lamoda (fashion), Ozon.ru (generalista e cross-border) e quote minori detenute da commercianti indipendenti. Il Cross-border rappresenta una quota crescente di circa il 31% delle vendite. Wildberries, rappresenta quindi il più grande rivenditore online dell’unione economica euroasiatica (EAEU), un gruppo di stati dell’Europa orientale e dell’Asia centrale, e opera anche in Germania, Slovacchia, Ucraina e Israele. Nato nel 2004, ha ora più di 40 milioni di clienti, 8 milioni di visitatori al giorno, 91.000 fornitori e raccoglie oltre 1,5 milioni di ordini al giorno. Il fatturato nel 2020 è stato di 5,9 miliardi di US$ quasi il doppio del livello del 2019. In questo portale spopolano i marchi della moda (45% delle vendite), tra i più popolari troviamo Michael Kors, Aigner, Patrizia Pepe, Sonia Rykiel e Hugo Boss. Il principale social network russo è invece VKontakte, sebbene negli ultimi anni stia crescendo esponenzialmente anche Instagram. Ma le piattaforme presenti sul territorio sono molteplici e si differenziano per target e posizionamento, come Odnoklassniki, Facebook e Telegram. Con riferimento ai motori di ricerca, la maggior parte degli acquirenti russi preferisce utilizzare quello domestico Yandex che detiene il 60% del mercato, seguito da Google con il 38,5%, mentre gli altri non superano l’1%. Gli operatori nazionali dominano anche nelle modalità di pagamento: l’83% dei russi paga tramite Sberbank e il 53% Yandex. Money, mentre il servizio internazionale più utilizzato è PayPal con il 46%. Un’altra caratteristica fondamentale del mercato russo è la preferenza per il ritiro in negozio, una modalità che permette di controllare i prodotti prima di accettarli, particolarmente importante per gli articoli di moda. Gli operatori si appoggiano anche a Russian Post, che è disponibile in tutto questo vasto Paese con regioni scarsamente popolate. Nel caso di Wildberries, i punti di raccolta sono fondamentali per l’infrastruttura. I pickup point sono distribuiti radicalmente sul territorio, risolvendo il problema delle vaste aree geografiche. I punti di prelievo includono sale riunioni e prova, eliminando le preoccupazioni per gli acquisti di abbigliamento e calzature.
Fig.1: RUSSIA: Population Pyramid
DA YUM A CHIPOTLE, I BIG USA FANNO SHOPPING DI TECNOLOGIA
La catena Chipotle Mexican Grill ha investito in Nuro, compagnia che offre un servizio di delivery di prodotti tramite auto a guida autonoma. L’investimento è avvenuto con la sottoscrizione di quote nell’ambito di una raccolta di crowdfunding di tipo “Series C”. Nuro, fondata nel 2016, non è più solo una start up in fase di test, perché lo scorso dicembre ha ottenuto il via libera da 2 contee della California per iniziare il servizio di delivery. La mossa di Chipotle è solo l’ultima di una serie, che vede i grandi franchising della ristorazione americana puntare tutto sulla tecnologia. L’apripista era stata McDonald’s, nel 2019, con l’acquisto di Dynamic Yield (intelligenza artificiale). Ultimamente, invece, il più attivo è stato il colosso Yum Brands (che controlla marchi come Taco Bell e Kfc). Nel solo mese di marzo, il gruppo ha acquisito il controllo di Tictuk, un social media che consente agli utenti di ordinare del cibo mentre stanno chattando, e Kvantum, società specializzata nell’analisi dei big data, rivolti soprattutto alla misurazione della marketing performance analytics.

DISCO VERDE UE AL PASSAGGIO DI GRANDVISION IN ESSILOR-LUXOTTICA
Rivoluzioni in vista nei più noti brand retail dell’ottica e occhialeria. L’Antitrust europeo ha dato luce verde al colosso EssilorLuxottica all’acquisto di Grandvision, un deal da 7,2 miliardi di dollari. Ma la società italofrancese, per non incorrere in sanzioni dovute a posizioni dominanti, dovrà alleggerire la propria rete di circa 300 negozi. Nel dettaglio, EssilorLuxottica dovrà cedere in Italia 174 store, tra cui l’intera catena VistaSi e 72 punti vendita di GrandVision by. Il marchio VistaSi sarà trasferito e i negozi GrandVision verranno rinominati VistaSi o assumeranno il marchio dell’acquirente. In Belgio, invece, dovrà cedere 35 vetrine GrandOptical (senza il relativo marchio) mentre in Olanda usciranno dal perimetri ben 142 negozi EyeWish, oltre al marchio. Una nota specifica che, per la finalizzazione dell’operazione, manca ancora l’approvazione delle autorità antitrust in Cile e Turchia.


PER DECATLHON MEZZO MILIARDO DI UTILI E ACCORDO CON L’NBA
Il colosso francese dell’abbigliamento e attrezzatura sportiva para bene il colpo della pandemia. L’anno scorso il calo del fatturato a livello mondiale è stato solo del 6%, attestandosi a 11,4 miliardi di euro. Di questi, 3,5 provengono dal mercato francese. Il risultato netto globale è stato positivo per 550 milioni, “pressoché in linea con l’anno procedente” segnala una nota del gruppo. Anche nel caso di Decatlhon l’epidemia ha fatto impennare le vendite on line, passate dall’8% del 2019 al 19% nel 2020. “Questa progressione si osserva in quasi tutti i Paesi in cui Decathlon opera, con la rilevante eccezione della Cina, dove la crescita delle vendite digitali è stata più modesta” spiega ancora l’azienda. In Francia, le vendite online hanno pesato per il 15,6% sul fatturato complessivo. Di rilievo l’accordo di licenza pluriennale siglato con la lega americana di basket NBA. Da questo mese, 1.200 negozi Decathlon nel mondo distribuiscono un’offerta di intimo, calzature e accessori a marchio NBA tramite il marchio di proprietà Tarmak, che l’insegna francese ha dedicato alla pallacanestro.
ONE NATION PARIS E THE VILLAGE: INDIPENDENTI SUL PODIO IN FRANCIA
Il Consiglio nazionale dei centri commerciali francese ha commissionato un report sull’andamento del settore nel 2020, redatto dalla società di analisi Narval. A fronte di un mercato degli outlet calato in media del 3,8%, sono emersi alcuni operatori in forte controtendenza. Il migliore in assoluto è stato il One Nation Paris, situato a Clayes-sous-Bois, cresciuto addirittura del 19% come giro d’affari e del 16,7% come presenze. Il risultato si deve alla particolare concezione a cielo aperto del centro, che ha potuto restare operativo anche nei momenti in cui il Governo imponeva la serrata agli spazi chiusi non alimentari. Al secondo posto si trova The Village (Villefontaine), che ha aumentato i ricavi del 17%. “Non posso fare a meno di notare che nelle prime due posizioni ci sono due operatori indipendenti” ha commentato Philippe Catteau, presidente di Catinvest, proprietario di One Nation Paris. “Mi piace pensare che non sia frutto del caso. Ma che, come avvenuto nella grande distribuzione alimentare, l’impegno e la reattività ai cambiamenti tipici degli indipendenti abbiano fatto la differenza”.
RAFFICA DI CHIUSURE IN VISTA PER I DISNEY STORE
Il gruppo Disney ha in programma di chiudere 60 negozi tra Canada e Stati Uniti, circa il 35% di tutti quelli presenti in Nord America, mentre sono 300 gli store sparsi nel mondo. Non è stato comunicato un elenco dettagliato delle location interessate. “La preferenza dei consumatori si sposta sempre di più verso lo shopping on line e la pandemia ha stravolto le aspettative della clientela verso i retailer” ha argomentato in un comunicato stampa Stephanie Young, a capo della divisione “Consumer products, games and publishing”. La contrazione, in realtà, arriva da lontano. Sul finire degli anni ‘90, al massimo della sua espansione, la rete di negozi fisici di Disney era arrivata a contarne 800 in tutto il mondo. (credit: @Disney).
LA PANDEMIA SPINGE IN ALTO IL FAI DA TE DI CASTORAMA
Con i vari lockdown che hanno tenuto a casa milioni di famiglie, molte di queste ne hanno approfittato per il fai da te casalingo. Cosi il colosso Kingfisher (che controlla marchi come Castorama, BricoDépot e B&Q) ha chiuso l’anno fiscale il 31 gennaio 2021 con vendite in crescita del 7%, a 12,3 miliardi di sterline (circa 14,3 miliardi di euro). L’utile ante imposte balza del 44% a 756 milioni di sterline (878 milioni di euro). In Francia, in particolare, il gruppo ha registrato numeri in crescita per la prima volta da cinque anni, con i ricavi combinati di Castorama e Brico Dépot a 5 miliardi di euro, +5% a perimetro costante rispetto all’anno precedente. L’attesa di Kingfisher è di un’ulteriore crescita a doppia cifra nel primo semestre 2021, seguito da un graduale rallentamento.

SCOTCH & SODA SI ALLARGA IN EUROPA, ITALIA COMPRESA
Novità incasa di Scotch & Soda, che ha rinnovato il logo aziendale e annunciato un piano di nuove aperture. “Siamo pienamente ottimisti sul futuro del brand” ha detto in una nota il ceo, Frederick Lukoff. Le nuove aperture saranno 27, di cui 12 shop in shops, in Europa, Nord America e Asia. Tra queste, tre in Olanda, due in Germania, una in Francia e Ucraina, due in Polonia, tre shop in shop insieme a Globus in Svizzera. Una parte dell’espansione riguarda anche Milano, dove il brand aprirà una sede e nuovi showroom. Attualmente, il gruppo ha 225 negozi sparsi per il mondo e 161 shop in shops. La catena è anche fortemente impegnata sul fronte della sostenibilità. Per la stagione estiva in arrivo, già il 41% delle collezioni rispetterà gli standard internazionali per quanto riguarda la sostenibilità dei materiali,, tra cui fibre riciclate, rigenerate o rinnovate mediante processi biologici. Entro il 2024, la quota dovrebbe salire al 70%.

LO STREETSWEAR INGLESE DI END NELLE MANI DI CARLYLE GROUP
La società americana di investimenti The Carlyle Group ha acquisito la quota di maggioranza di End., catena retail inglese specializzata nell’abbigliamento sportivo di fascia alta. I fondatori, Christiaan Ashworth e John Parker, manterranno quote significative nel capitale e le relative cariche, entrambi co-amministratore delegato. Uscirà dalla compagine sociale, invece, il socio Investor Index Ventures. Carlyle aveva già investito nel retail europeo, con l’acquisto del brand di intimo olandese Hunkemöller. End., fondata a Newcastle nel 2005, ha raggiunto un giro d’affari di 170 milioni di sterline (circa 200 milioni di euro) e impiega circa 650 persone. Ma il 65% dei ricavi è prodotto dalla vendite fuori dal Regno Unito.
IL DEPARTMENT STORE DIVENTA MAGAZZINO LOGISTICO: L’ESEMPIO DI EL CORTE INGLÈS
L’operazione in sé è circoscritta. Ma potrebbe segnare l’inizio di un trend. Il colosso spagnolo El Corte Inglés ha deciso di chiudere un centro commerciale a Eibar, nei Paesi baschi, nel nord della Spagna, per riconvertirlo immediatamente in un centro logistico a supporto delle vendite on line, specializzato in food e beni di largo consumo. La trasformazione sarà ultimata nel giro di qualche mese e a regime il nuovo spazio arriverà a contenere fino a 25.000 prodotti. È il primo passo di una strategia annunciata dal gruppo, che vuole ora concentrare gli sforzi sull’e-commerce, dopo essere stata costretta a una serie di chiusure di negozi fisici. Solo dieci anni fa, nel maxi store di Eibar erano stati investiti 80 milioni di euro.

IKEA APRE IL SUO PRIMO DOWNTOWN STORE A TORONTO
Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, Ikea Canada aprirà il suo primo negozio con il formato ridotto, tipico degli store sviluppati nel centro delle città. Lo ha annunciato Ingka Centres insieme a IKEA Canada, entrambi parte di Ingka Group. La location acquisita da Ingka Centres per lo sviluppo è l’Aura Retail Podium (in foto), ceduta da un fondo di Kingsett Capital, cioè uno spazio posto alla base dell’Aura building, grattacielo commerciale molto noto in downtown Toronto. Si tratta di oltre 12.000 metri quadrati lordi dislocati su tre piani. Il nuovo IKEA Toronto Downtown Store dovrebbe prendere posto in 6.148 metri quadrati, sui primi due piani. Saranno a disposizione circa 2000 prodotti, ma niente mobili self-service, e uno spazio food innovativo.


CARREFOUR CRESCE IN BRASILE, ACQUISIZIONE DA UN MILIARDO DI EURO
Il colosso francese della grande distribuzione ha raggiunto un accordo con Advent International e Walmart per l’acquisizione di Grupo BIG, il terzo food retailer del mercato brasiliano. La transazione, pagata al 70% cash e per la parte restante in azioni, valuta BIG circa 1,1 miliardi di euro. Secondo Carrefour, l’operazione permetterà grandi sinergie con i punti vendita già presenti. Infatti il gruppo opera in Brasile sin dal 1975, con 489 store attivi, mentre Grupo BIG apporta 387 negozi, la maggior parte dei quali a marchio Big (supermercati e discount) e Sam’s Club (cash & carry). Il comunicato specifica che alcuni di questi verranno riconvertiti a marchio Carrefour, mentre la formula “Sam’s Club” continuerà a operare in maniera indipendente, grazie a un accordo di licenza con Walmart.
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