BeBeez Magazine n.32 - 31 maggio 225

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L'INTERVISTA/1

Dones (Accenture), l'AI è un'opportunità per i private equity italiani

Factoring e finanza strutturata combinazione vincente

Sommario

Private equity

INCHIESTA

06 Nel 2024 c’è stato un boom degli investimenti nell’intelligenza artificiale da parte delle aziende italiane. Non sempre però vanno nella direzione giusta. Ci vogliono infrastrutture tecnologiche adeguate e competenze. E' un'occasione soprattutto per i private equity di mid market. Ma la loro preparazione su questo fronte rispetto a quella dei grandi fondi esteri è ancora scarsa

Il meglio del private capital

in Italia e

nel

mondo

32 • Private Equity&Spac 33 • Private debt, M&A, Corporate Finance

• Crisi&Rilanci / NPL e altri crediti deteriorati 35 • Angels&Incubators Venture capital/ Crowdfunding

• Real estate

• Private capital e Real estate nel mondo

• Arte&Lifestyle/Libri

18 Dapprima Milano e poi Roma negli ultimi anni sono state destinazione di un flusso continuo di nuovi investimenti nell’immobiliare di pregio. Delle ragioni di questo boom si è discusso a fondo il 26 maggio al Caffé di BeBeez con Phinance Partners, Gruppo Rezza e lo studio legale Whiters

26 E’ emerso chiaro dall’evento organizzato da BeBeez per illimity lo scorso 13 maggio a Milano

Negli USA ritornano le SPAC: da inizio anno quotate in 46 per una raccolta di circa 9,5 mld $, poco meno di tutto il 2024

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Capital

I numeri del Report di BeBeez

13,6

mld euro

Capitali raccolti da gennaio 2024 a oggi da fondi di PE, VC e PD con focus su Italia

Raccogliere capitali in questi ultimi tre anni è diventato piuttosto difficile soprattutto per gli operatori di private equity e venture capital. E i numeri della raccolta globale forniti da operatori come PitchBook lo dimostrano. Ma l’Italia una volta tanto è in controtendenza. Secondo i dati dell'ultimo Report di BeBeez, che mappa anche il fundraising di fondi non necessariamente di diritto italiano, ma con focus principale o significativo sull’Italia, i veicoli di questo tipo attivi nel private equity, venture capital e private debt da inizio 2024 a fine maggio 2025 hanno raccolto poco più di 13,6 miliardi di euro. La netta prevalenza va ovviamente al private equity, che da solo ha catalizzato ben oltre i 10 miliardi di euro di raccolta, seguito dal venture capital con oltre 1,8 miliardi e poi dal private credit con oltre 1,4 miliardi. Dal database di BeBeez emerge anche che nei soli 5 mesi del 2025 il fundraising dei private equity ha raggiunto quota 8,1 miliardi, quello del venture i 366 milioni e quello del credito i 251 milioni, per un totale di circa 8,72 miliardi. Questi dati si confrontano con un target di raccolta finale di circa 13-13,2 miliardi di euro per i veicoli di private equity, di 2,2 miliardi per i venture capital e di circa 3,3 miliardi per i private credit. Leggi tutto (Report disponibile agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data).

10 mld euro

Capitali raccolti nel periodo da fondi di private equity con focus su Italia

8,1 mld euro

Capitali raccolti solo nel 2025 da fondi di PE con focus su Italia

13,2 mld euro

Target di raccolta massimo finale dei fondi di PE in fundraising con focus su Italia

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Stefania Peveraro direttore di BeBeez

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Private equity, dove vai

se l’AI non ce

l’hai

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questo mese con l’inchiesta di BeBeez Magazine vi proponiamo un tema un po’ diverso rispetto ai nostri standard. Nella nostra inchiesta di copertina abbiamo deciso di parlare anche noi di intelligenza artificiale. Volevamo capire se e quanto Chat GPT & company devono entrare anche nel set di strumenti di cui gli investitori si devono dotare per creare valore nelle loro partecipate e quindi a monte anche nelle loro stesse organizzazioni. E la risposta è che non si scappa: l’AI serve e chi non l’ha ancora capito resterà indietro. Non a caso grandi fondi internazionali come Ardian e HIG Capital, con cui abbiamo parlato e trovate le interviste nell’inchiesta, si sono attrezzati per tempo e iniziano ad avere risultati evidenti. Quindi, bottom line, cari fondi di private equity di mid market italiani, il tema c’è e non si può pensare che sia ancora solo una questione da lasciare ai tecnici, perché adottare queste tecnologie rappresenta un cambio di strategia e contestualmente tutto il management ne sia dei fondi sia delle partecipate ne viene coinvolto. Già perché certo non è secondario il tema dei manager vecchia scuola che si devono interfacciare con quelli giovani, smart e alternativi che masticano di AI. Lo hanno ben spiegato, sempre all’interno della nostra inchiesta, infatti Fabio Tomassini, direttore scientifico della H-Farm Business School, e Silvio Fontaneto, partner specializzato in tecnologie digitali presso Di Luccia & Partners, società di head hunting focalizzata proprio sul private equity.

Ma non è tutto. Questo numero di BeBeez Magazine è bello ricco perché nel corso del mese BeBeez ha organizzato due eventi su altrettanti temi caldi. Uno è quello del boom del real estate di lusso a Milano e Roma, un trend che spazia dall’hospitality, al residenziale alle loca-

tion per i negozi dei grandi brand fashion: ne abbiamo parlato nel corso del Caffè di BeBeez del 26 maggio con Gruppo Rezza, noto intermediario di immobili di lusso siano questi iconici appartamenti o asset cielo-terra; con lo studio legale Whiters, che con il suo dipartimento real estate segue numerosi investitori internazionali istituzionali e privati; e Phinance Partners, specializzato in finanziamenti di deal immobiliari attraverso cartolarizzazioni.

Sempre il tema dei finanziamenti, questa volta a supporto della crescita delle aziende, è stato invece al centro dell’altro evento organizzato da BeBeez lo scorso 13 maggio, in collaborazione con illimity Bank. L’idea era capire se e come finanza strutturata da un lato e factoring dall’altro possano essere utilizzati in un’ottica di costante collaborazione, in contrasto con un atteggiamento spesso un po’ ostile da parte dei team di finanza strutturata che vedono il factoring come strumento per “abbellire” i bilanci proprio nel momento in cui si deve andare a fare il controllo del rispetto dei covenant finanziari. Il ragionamento che proponiamo è che nella realtà, al contrario, la scelta vincente per le aziende e per la banca è proprio un lavoro coordinato, che permette alla banca di avere costante visibilità sullo stato di salute delle imprese clienti e a queste ultime di godere del rapporto con un partner bancario che ha anche un approccio industriale e, ben conoscendo l’azienda, a quel punto non teme di supportarla anche in momenti di trasformazione o difficoltà.

Buona lettura!

Stefania Peveraro

Direttore di BeBeez

Founder di EdiBeez srl stefania.peveraro@edibeez.it

BeBeez Magazine è il magazine settimanale di BeBeez, la testata giornalistica quotidiana dedicata al private capital, pubblicata da EdiBeez srl (aut. Tribunale di Milano n. 102 del 3 aprile 2013)

Sede legale corso Italia, 22 - 20122 Milano

Direttore responsabile Stefania Peveraro - stefania.peveraro@edibeez.it

Hanno collaborato a questo numero: Giuliano Castagneto - Progetto grafico: Luca Ballirò

N. 32 - 31 MAGGIO 2025

PRIVATE EQUITY

Italia dove vAI?

Nel 2024 c’è stato un boom degli investimenti nell’intelligenza artificiale da parte delle aziende italiane. Secondo il PoliMi, si è toccata quota 1,2 miliardi (+58% sul 2023). Ma la parte del leone l'ha fatta l'AI generativa, che è solo una delle innumerevoli applicazioni degli algoritmi alla gestione aziendale. E non sempre i progetti AI hanno successo. Sarebbe la situazione ideale per gli investitori tricolore nel private equity mid market. Ma anch’essi sono appena agli inizi, e il gap rispetto ai grandi fondi esteri sembrerebbe notevole

Secondo più di un esperto l’avvento dell’intelligenza artificiale rappresenta per le aziende una svolta di portata persino superiore a quella di internet. Se quest’ultima ha rivoluzionato il modo con cui le aziende si rap-

portano con il mercato, l’AI porta con sé nuovi modi di analizzare e interpretare la realtà, consentendo alle organizzazioni di reagire in tempi molto più brevi alle mutevoli condizioni del mercato stesso e dell’economia.

In sostanza, l’intelligenza artificiale è un game changer: le aziende che si adattano prima delle altre alle nuove regole del gioco possono acquisire vantaggi in grado di fare la differenza tra la sopravvivenza e la scomparsa.

Fase

Sourcing & Scouting

Due Diligence

Negoziazione

Gestione della controllata

Definizione della strategia

Auditing

Crescita – change management

Investor relations –rapporto con LP

Pre- exit

Attività richiesta

Analisi di grandi masse di dati di mercato

Analisi approfondita della situazione della target

Analisi e confronti sui fattori in grado di accelerare le trattative

Gestione operativa

Analisi predittive sui processi di tutte le aree operative

Controllo performance operativa e attuazione strategia

Analisi degli effetti di possibili cambiamenti in tutte le funzioni

Reporting sulla performance operativa e strategica

Individuazione e colloqui con possibili compratori

Competenze necessarie

Big Data analysts

Sviluppatori di agents di ricerca, anche in ambito legale e legale con competenze AI spec Etica

Sviluppatori di agents di ricerca, anche in ambito legale e legale con competenze AI

Sviluppatori di agents di confronto delle best practice industriali-Spec operations con competenze AI

Big Data analysts, sviluppatori di agents di confronto

Agents di confronto tra business plan, mercato e realtà effettiva

Sviluppatori di agents di confronto delle best practice industriali

Generative AI spec e sviluppatori

Comunicazione efficace via Gen AI del valore degli interventi fatti

INVESTIMENTI IN COMPETENZE TRASVERSALI : Architetti di infrastrutture AI e Data Engineers • nel lungo periodo

Fonte: in collaborazione con Di Luccia e Partners

Ma perché ciò sia possibile, l’azienda deve disporre di infrastrutture tecnologiche adeguate e competenze. Nel caso delle medie aziende, quelle più presenti nei portafogli degli investitori di private equity, si tratta di altrettanti ostacoli, avverte infatti  Fabio Tomassini , direttore scientifico della  H-Farm Business School  e fino a pochi mesi fa ceo del retailer di beni

di consumo  Risparmio Casa , manager che ha già applicato con successo strumenti di Robotic Process Automation e di Data Analytics in realtà aziendali complesse.

Riguardo al primo aspetto, quello delle infrastrutture tecnologiche, nelle medie aziende italiane l’utilizzo della tecnologia disponibile è ancora

limitata e applicata a processi aziendali con logiche pre-digitali, che rendono poco efficace qualsiasi tentativo di adozione dell’AI, che va invece applicata in modo orizzontale a tutti i livelli delle funzioni aziendali. Soprattutto, come emerge da alcune recenti indagini come quella del  gruppo Kirey , si tratta di sistemi poco espandibili, molto spesso inadeguati alle esi -

IL CICLO DI INVESTIMENTO DEL PRIVATE EQUITY E L'AI

Conviene l’ outsourcing?

Sì, all’inizio: dapprima per accedere a piattaforme specifiche, poi nel tempo sviluppo Interno di competenze per analisi proprietarie

Si per tool AI (discovery/legal), NO per la supervisione strategica e valutazione di rischi e risultati, che devono rimanere interne

Limitato al supporto dell’analisi di scenario, ma per la negoziazione la regia deve rimanere interna

Si per quanto riguarda l’implementazione di tool (processi-supply chain,marketing) ma il fondo deve agire da catalizzatore guidando la strategia

Si, limitatamente a modelli e analisi, ma l’elaborazione e l’adattamento al contesto deve restare interna

Si per l’utilizzo di piattaforme d monitoring e reporting, ma non per l’interpretazione dei dati el definizione dei correttivi

Si se limitato a consulenze specifiche sul change management, ma la guida del cambiamento deve restare al fondo e alla partecipata

Solo per quanto riguarda l’utilizzo di tool di gen AI e reporting avanzato, la narrativa strategica e relazione con LP devono restare interne

Si per l’utilizzo di strumenti AI di supporto all’identificazione di possibili acquirenti e all’utilizzo di data room, ma la negoziazione deve restare inrterna

periodo per LLM e piattaforme prop. • Big data analyst • Spec. Etica e Governance AI

genze di calcolo dei sistemi AI.

Riguardo al secondo aspetto, quello delle competenze, Tomassini sottolinea che “le competenze in ambito AI sono in larga parte detenute da generazioni più giovani, spesso non attratte dalle condizioni di lavoro offerte dalle pmi. Cultura aziendale poco innovativa, retribuzioni non competitive e

resistenza a modelli di lavoro flessibili fanno sì che proprio le aziende che avrebbero più bisogno di queste competenze sono anche quelle meno capaci di attirarle e trattenerle”.

I numeri della AI tra le aziende in Italia D’altra parte i numeri sono impietosi, nel momento in cui si mettono a confronto con la me -

Fabio Tomassini, direttore scientifico della H-Farm Business School

dia europea. Solo in apparenza, infatti, Le aziende italiane di media dimensione stanno rispondendo bene. Le più recenti statistiche mostrano un numero non piccolo di aziende italiane che stanno introducendo l’IA nei rispettivi processi gestionali. Naturalmente il fenomeno è più evidente tra le imprese di grande dimensione, che affidano alla tecnologia il loro stesso funzionamento. Segnala infatti l’edizione 2025 del  Rapporto Istat sulla digitalizzazione delle aziende che il 32,5% di quelle con più di 250 addetti ha introdotto l’intelligenza artificiale, dal 24% del 2023. Anche le aziende di taglia più piccola sembrano muoversi in fretta. Tra quelle che impiegano da 50 a 100 addetti, quelle più frequentemente nei portafogli dei fondi italiani di private equity, il ricorso a una tecnologia basata sull’AI è salito nel 2024 al 14% dal 5,6% dell’anno precedente. Persino le microimprese fino a 10 addetti, storicamente quelle in cui l’hi-tech fa più fatica ad attecchire, si sono messe al passo, con l’8% (dal 5 del 2023) che ha accettato al sfida degli algoritmi. Di conseguen -

za, nel 2024 il  mercato dell’Intelligenza Artificiale  in Italia ha toccando il livello record di  1,2 miliardi di euro  con una  crescita del 58%  rispetto al 2023, secondo i dati dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano

A oggi in Italia, stando sempre ai dati Istat, le tecnologie di AI più comunemente utilizzate riguardano l’estrazione di informazioni da documenti di testo (54,5%), la IA generativa di linguaggio scritto o parlato (45,3%) e la conversione della lingua parlata in formati leggibili da dispostivi informatici attraverso tecnologie di riconoscimento vocale (39,9%). Seguono l’IA per l’automatizzazione dei flussi di lavoro (28,1%), per il

movimento fisico delle macchine (10,4%) e per il riconoscimento delle immagini (25,4%). In termini assoluti, rispetto al 2023, il numero di imprese che utilizzano almeno una delle tecnologie IA analizzate è aumentato del 71% facendo registrare la variazione massima per la IA generativa (+163,5%), che non a caso rappresenta il 43% degli investimenti secondo il Politecnico di Milano, e quella minima per la IA utile alla movimentazione delle macchine (+3,7%).

In sostanza, le aziende italiane utilizzano soprattutto l’AI generativa, per dialogare con la clientela (tramite i chatbot), o velocizzare i flussi di lavoro negli uffici abbreviando i tempi di elaborazione di documenti scritti. Ma già l’applicazione ad

ambiti diversi di attività, come emerge dai dati, è a livelli alquanto modesti.

Ma appunto, nonostante l’evidente crescita, le percentuali sono ancora inferiori alle medie dell’Unione Europea, dove le aziende più piccole che hanno introdotto l’AI sono il 13,5% del totale, secondo Eurostat

Tuttavia l’Italia sembra sulla buona strada per recuperare il gap. Infatti almeno il 20% delle pmi ha programmato di investire sugli algoritmi nel biennio 2025-2026. E questo perché, “rimanere ai margini di questa rivoluzione comporta il rischio di perdere in modo irreversibile la propria competitività”, sottolinea ancora Fabio Tomassini.

Quali reali cambiamenti con l’AI.

Detto questo, la vera difficoltà per le aziende è capire a che cosa le porterà l’utilizzo della

AI. “L’adozione dell’AI ricalca il Gartner Hype Cycle : nel breve periodo tendiamo a sovrastimarne i benefici, mentre rischiamo di sottostimare le trasformazioni profonde che diventeranno tangibili nel medio termine, entro tre-cinque anni. Superata la fase di hype, i cambiamenti strutturali, come

Thomson (Ardian): Così utilizziamo gli algoritmi per generare valore

Ardian, una delle principali società di investimento private a livello mondiale, con 177 miliardi di dollari in gestione e consulenza, ha iniziato ad applicare la data science e l’intelligenza artificiale ai propri investimenti e alle società in portafoglio nel 2019. Da allora, la società di investimento francese ha costantemente affinato le sue tecniche basate su algoritmi.

“All’inizio abbiamo applicato l’intelligenza artificiale agli investimenti in infrastrutture. Quegli asset, in particolare aeroporti, autostrade e impianti energetici, generavano una grande quantità di dati, la maggior parte dei quali non veniva utilizzata. Con la data science e l’AI vogliamo che queste infrastrutture siano gestite in modo più efficiente”, racconta a BeBeez Magazine Pauline Thomson, responsabile della divisione Data Science di Ardian e anche managing director del dipartimento Infrastrutture.

Nei primi mesi, com’è comprensibile, Ardian si è affidata in gran parte al supporto di consulenti esterni. Oggi, solo una piccola parte del know-how è esternalizzata. “Siamo riusciti a mantenere i dati sensibili all’interno dell’organizzazione e poniamo sempre molta attenzione nel farlo: vogliamo conservare il know-how internamente” aggiunge Thomson. Ardian ha iniziato a utilizzare data science e AI anche nelle società in portafoglio, a supporto delle proprie strategie di creazione di valore. “Siamo convinti che le società di investimento non possano limitarsi a generare capitale, ma debbano anche offrire competenze. E saper utilizzare i dati e l’intelligenza artificiale in modo efficace sta diventando una componente chiave di queste competenze”, sottolinea ancora la manager.

Per questo Ardian impiega oggi la data science e l’AI in diverse fasi del processo di acquisizione. “Nelle fasi di due diligence e valutazione, i data scientist lavorano fianco a fianco con i team di investimento. Non partecipano direttamente alle trattative, ma spesso utilizzano modelli avanzati per simulare strategie

Pauline Thomson, responsabile della divisione Data Science di Ardian,

ottimali. Questo consente ai nostri team di investimento di presentare offerte dettagliate, a volte in anticipo rispetto ai concorrenti”, spiega ancora Thomson.

In altre parole, l’AI agevola le transazioni, un aspetto particolarmente apprezzato dagli investitori istituzionali (LPs). Ma l’uso dell’intelligenza artificiale non si limita alla fase d’investimento. “Ci interroghiamo costantemente su come supportare al meglio le società in portafoglio, e sfruttiamo l’AI anche per rafforzarne le strategie”, prosegue Thomson.

Questo elemento si sta rivelando cruciale nella capacità di un’azienda di generare valore. Ma cosa succede se una società viene venduta a un altro gruppo o fondo? “Trasferiamo a quelle aziende parte del know-how sviluppato appositamente per loro”, risponde Thomson, che aggiunge: “Inoltre, stiamo lavorando a stretto contatto con il nostro dipartimento IT, e i data scientist sono integrati nei team di investimento in modo decentrato.”

Col passare del tempo, e sei anni sono un periodo lungo nel mondo della tecnologia, l’intelligenza artificiale sta emergendo come un potente vantaggio competitivo. “In base alla nostra esperienza, l’AI rende la gestione del portafoglio decisamente più efficace. È un vantaggio rilevante rispetto ai concorrenti che ancora non considerano l’adozione dell’AI. Sono certa che gli algoritmi cambieranno profondamente il panorama competitivo” conclude Thomson.

nuove architetture, processi ridisegnati e flussi di ricavo inediti, emergeranno con forza. Per orientare le proprie scelte, è quindi essenziale anticipare gli scenari futuri e valutare in modo olistico come l’AI possa rimodellare la catena del valore e il vantaggio competitivo”,

HIG: mappiamo le aziende in base alle necessità sull'AI

HIG Capital, gestore statunitense di private equity con 69 miliardi di dollari attualmente in gestione, è un esempio di approccio sistematico all’inserimento dell’intelligenza artificiale come strumento di gestione interna e del portafoglio di società partecipate. “Nel 2022, subito dopo la cessazione dell’emergenza Covid, abbiamo cominciato ad adottare i primi tool basati su algoritmi e analizzare i possibili effetti dell’Ai sulle controllate. A livello globale, è stata effettuata un’analisi su ciascuna azienda in portafoglio, al fine di capire che tipo di impatto l’AI poteva a vere sul business e sul valore. Di conseguenza abbiamo definito due categorie di imprese: quelle per le quali non avere l’AI poteva comportare una minaccia al core business, e un’altra categoria di aziende, per le quali l’AI è una opportunità per migliorare alcuni processi aziendali,” racconta a BeBeez Magazine Raffaele Legnani, managing director da più di dieci anni a capo dell’ufficio milanese e dell’attività sull’Italia di HIG Capital.

Fra le aziende del primo tipo rientrano per esempio gli sviluppatori di software, cioè il settore del coding. L’intelligenza artificiale sta infatti rivoluzionando i metodi di programmazione e chi non ne tiene conto corre seri rischi. “Se non sta attenta, un’azienda di software rischia di essere soppiantata da chi usa l’AI per accelerare i tempi di sviluppo delle applicazioni”. Nella seconda categoria Legnani inserisce il Gruppo Berardi, che dal febbraio del 2022, quando HIG ne ha rilevato il controllo (si veda qui articolo di BeBeez), sta portando avanti una strategia di Buy and Build nel campo della distribuzione di minuteria metallica. In questi casi ci sono degli ambiti in cui effettivamente l’AI può fare la differenza. La Berardi ha clienti dai diversi livelli di sofisticazione tecnologica. C’è chi invia

afferma  Giovanni Bonfanti , AI Lead di  EY Parthenon

“L’intelligenza artificiale va ben al di là di Chat GPT o applicazioni similari, e per un’azienda, soprattutto se di dimensione medio-piccola, limitarsi a quell’ambito vuol dire utilizzare l’AI molto al di sotto del suo

Raffaele Legnani, managing director dell’attività sull’Italia di HIG Capital

email e chi gli ordini li scrive a mano e li invia per fax. “Abbiamo deciso di sviluppare un’app che consente di leggere e interpretare ordini giunti in tutti i formati possibili, in tal modo destinando ad altre funzioni, più produttive, alcune persone prima espressamente dedicate a questo compito”.

Questo sforzo di comprensione è stato portato avanti da un team centralizzato di specialisti di algoritmi distribuito tra la sede centrale di Miami e quelle distaccate di New York e Londra, che si interfaccia con i vari uffici locali, tra cui Milano, tramite uno specialista che a sua volta dialoga con il team di investment manager.

Ma cosa succede se una partecipata che ha già digerito gli algoritmi fa l’add-on di una società più piccola che di AI è totalmente digiuna? “Sarebbe perfetto. Se si tratta di un’applicazione complessa, per la quale l’acquirente ha già fatto un importante investimento di provata efficacia, l’applicazione alla target può ulteriormente esprimerne il potenziale. E visto che le target potenziali che ancora non conoscono gli algoritmi sono tante, ciò può accelerare i processi di aggregazione”, conclude il managing director di HIG.

CHE UTILIZZANO TECNOLOGIE AI

% di imprese sul totale nel 2023 e 2024

potenziale”, avverte Tomassini, che aggiunge: “ Un modo concreto con cui l’AI consente a un’azienda di cambiare marcia è accelerare drasticamente la comprensione del proprio posizionamento competitivo . Ciò significa sviluppare strumenti analitici che, in tempo reale, analizzando sia i dati interni dell’azienda sia l’evoluzione del mercato esterno, completando in pochi minuti analisi che prima richiedevano settimane di lavoro manuale. Task come il monitoraggio dei prezzi della concorrenza, l’analisi dei trend di mercato o la valutazione delle performance relative diventano processi automatizzati e continuamente aggiornati”

Prosegue Tomassini: “Qui i progressi sono estremamente veloci. Oggi l’attenzione è focalizzata alla creazione di un agent (ovvero lo svolgimento di task in modo affidabile e rapidissi -

mo, che si misura in secondi, di processi complessi) mentre fino a pochi mesi fa il prompting (che si focalizza sulla modalità di formulare nel modo più efficace le domande a Chat Gpt e affini, ndr) era la buzz word del momento.

E aggiunge Bonfanti di EY

Parthenon: “Per trarre valore dall’AI, il punto di partenza non è solo la scelta tecnologica, ma la visione strategica del futuro in cui l’azienda opererà Data la natura esponenziale dello sviluppo dell’AI, è cruciale partire da scenari a medio termine, che considerino evoluzione di domanda, filiere, dinamiche competitive e regole del gioco, e confrontarli con le attuali capacità interne: competenze, patrimonio dati, infrastrutture. Ciò permette di identificare dove l’AI inciderà su costi e ricavi. Solo su queste basi si può definire la scala di priorità di use case, architettura

tecnologica, modello operativo perseguito e ridefinizione dei processi chiave, oltre al modello di gestione dei rischi legati all’AI, dalla privacy ai bias algoritmici, integrato fin dall’inizio. E’ così che si traduce l’entusiasmo iniziale in investimenti mirati, risultati concreti e controllo del rischio”. E si chiede Bonfanti: “Ma le attuali strutture di governance aziendale sono realmente attrezzate per pilotare i cambiamenti che l’AI richiederà nel medio periodo? Secondo me è la prima domanda da porsi”.

Anche i private equity devono mettersi al passo Viene spontaneo pensare che tale situazione sia perfetta per l’intervento di investitori finanziari, come i fondi di private equity. Questi ultimi hanno dimostrato nel tempo una grande capacità di rivitalizzare aziende magari prestigiose sui rispettivi mercati ma appesantite da pro -

IMPRESE
Fonte: Fonte: Eurostat

cessi lenti e una governance ancorata a schemi superati, iniettando risorse manageriali più giovani, intessendo relazioni in grado di ampliare i mercati di sbocco e acquisendo azien -

de più piccole ma portatrici di nuovi mercati e tecnologie. Quali attori potrebbero essere più capaci di attuare in un’azienda una trasformazione di tale portata?

Eppure, e paradossalmente, le sgr italiane, specializzate sulle imprese del mid-market, rispetto all’AI si trovano in una situazione non dissimile a quella delle imprese stesse: ancora un basso livello di assimilazione delle logiche dell’AI, con conseguente bassa capacità di sfruttarne appieno il potenziale. “Siamo ancora agli inizi in questo campo. Al momento si utilizzano dei sistemi di elaborazione, tipo data analytics, tuttavia non ancora definibili come gen AI”, conferma  Filippo Gaggini ,  managing partner e co-fondatore di  Progressio sgr , tra i principali fondi italiani di mid-market private equity.

Silvio Fontaneto partner specializzato in tecnologie digitali presso Di Luccia & Partners,
Filippo Gaggini, managing partner e co-fondatore di Progressio sgr

“Attualmente i private equity stanno approcciando il tema dell’AI stanno approcciando il tema dell’AI con crescente interesse, anche sospinti dall’attenzione mediatica, e circa il 70% di essi si sta appoggiando ad advisor esterni”, spiega  Silvio Fontaneto , partner specializzato in tecnologie digitali presso  Di Luccia & Partners , società di head hunting focalizzata proprio sul private equity.

Ma si è ancora ai primi passi, e anche le sgr devono potenziare infrastrutture digitali e competenze. L’utilizzo degli algoritmi peraltro va ottimizzato su un ventaglio di attività che più ampio rispetto a quello di un’azienda, ossia acquisto di input, produzione e vendita. Per un operatore in private equity non c’è solo la fase “produttiva”, cioè raccolta, investimento ed exit. C’è infatti una seconda

Dones (Accenture, l'AI è un'opportunità per i private equity italiani

“L’avvento dell’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa, sta ridefinendo il modo in cui lavorano i fondi private equity”. Non ha dubbi Andrea Dones, managing director responsabile per il settore Financial Services in Italia e Grecia ed Europa Centrale di Accenture, la maggiore società di consulenza del mondo in campo hi-tech e data management. Il cambiamento sta avvenendo a diversi livelli.

“Anzitutto si potenzia il ciclo di investimento, grazie all’aumento di velocità, precisione e scalabilità. Dalla sourcing intelligence in grado di individuare target nascosti alla due diligence automatizzata su dati non strutturati, l’AI consente decisioni più informate. Nella fase post-acquisizione, strumenti predittivi sostengono l’ottimizzazione operativa e il value creation plan. Inoltre, l’automazione dell’analisi ESG e del rischio migliora la compliance e riduce i costi. L’AI rende così il private equity sistematicamente datadriven e reattivo ai cambi di mercato”, spiega Dones a BeBeez Magazine.

Ma le cose non finiscono qui. Migliora infatti l’efficienza operativa delle imprese in portafoglio “L’AI è una leva che consente di reinventare interi processi di filiera” aggiunge l’esponente di Accenture “sfruttando in modo pervasivo il patrimonio dati con impatti dirompenti su modernizzazione tecnologica, automazione delle catene produttive, potenziamento dell’esperienza cliente e decision making. Secondo ricerche di Accenture i settori all’intersezione tra PE e AI a maggior valore sono la manifattura, la tecnologia, l’energia e la sostenibilità” sottolinea Dones.

Andrea Dones, managing director responsabile per il settore Financial Services in Italia e Grecia ed Europa Centrale di Accenture,

L’introduzione dell’AI prevede quindi nuovi paradigmi di interazione uomo/macchina con la valorizzazione dell’ingegno umano affiancato dalla potenza computazionale e operativa degli agenti digitali.

Ma date queste potenzialità, già sfruttate da grandi investitori private equity di proiezione globale, a che punto sono i fondi italiani rispetto alle controparti estere? “Il private equity italiano si concentra spesso su PMI familiari, con approccio paziente e focus su crescita organica e governance. I player internazionali, invece, operano su scala più ampia, con maggior ricorso a leva finanziaria, operazioni cross-border e forte specializzazione settoriale. La differenza principale risiede nella dimensione, nella struttura delle operazioni e nell’accesso al capitale. C’è quindi un tema di scala, che però attraverso l’intelligenza artificiale e l’automazione può essere in parte colmato”, conclude Dones .

fase, successiva all’investimento, che è il supporto alle aziende in portafoglio. Con l’avvento dell’AI, “il fondo deve diventare un catalizzatore di innovazione, in grado di indurre le aziende in portafoglio a rinnovarsi facendo leva sull’intelligenza artificiale” aggiunge Fontaneto, che prosegue: “C’è anche da considerare il complesso dei rapporti con i Limited Partners, che richiede strumenti adeguati”.

Ciascuna fase richiede un dispiegamento specifico di competenze e tecnologie. “Partiamo dalla ricerca delle potenziali aziende target, passo iniziale del processo di investimento. Qui occorre il supporto di specialisti in data analysis. Passan -

do a fasi successive, applicare l’AI alla due diligence pre-acquisizione non può fare a meno di esperti legali già in grado di maneggiare gli algoritmi” sottolinea Fontaneto. E siamo solo agli inizi.

Dopo l’investimento c’è la gestione della portfolio company. Prosegue Fontaneto: “In questo stadio fa la differenza chi è in grado di sviluppare strumenti di analisi dei processi aziendali, combinando dati interni con quelli open source. Tra l’altro questa fase è cruciale per i passi successivi che sono, in ordine di tempo, la creazione di modelli predittivi dei processi in tutte le aree gestionali su cui costruire la strategia aziendale, in seguito

comunicarla ai Limited Partners, infine il controllo dell’attuazione della strategia stessa, che richiede anche modelli di Change Management. Qui l’AI contribuisce a individuare le best practices di settore”.

Infine, la exit. “Che richiede l’efficace comunicazione dei risultati ottenuti dalla strategia, soprattutto se il potenziale compratore prende il testimone per proseguirne il percorso” conclude il partner di Di Luccia.

Difficile che fasi così diverse e articolate possano essere gestite da un solo consulente esterno, per quanto di provata abilità ed esperienza. Ma affidarsi a diverse fonti esterne di competenze,

oltre a comportare costi non indifferenti, implica anche dei rischi. “Inevitabilmente bisogna affidare all’esterno tutto o parte dei propri dati, la cui sicurezza non va trascurata. Inoltre l’esperienza di ciascun operatore può essere caratterizzata da propri modelli di comportamento o fenomeni più ricorrenti rispetto alla media del mercato. E’ il cosiddetto bias, che può produrre distorsioni favorendo conclusioni errate. Bisogna quindi introdurre dei filtri, ed è qui che può essere cruciale l’esperienza del consulente”, sottolinea ancora Fontaneto.

Ma se affidarsi a risorse esterne all’inizio è inevitabile, nel tempo i fondi dovranno dap -

prima sviluppare i propri Large Language Model, cioè le infrastrutture, che integrino le rispettive esperienze. “Ciascun operatore deve costruire il proprio modello basandosi su dati di provata qualità, conferma Gaggini di Progressio. Ma nel frattempo c’è da affrontare l’altra parte della sfida, ossia disseminare la conoscenza nell’utilizzo dell’AI attraverso l’organizzazione. “Le strutture verticali e gerarchiche, i cosiddetti silos, tipiche dei dipartimenti IT nelle aziende, sono del tutto inadatte. L’intelligenza artificiale non è un sistema informatico, ma una struttura aperta che deve attingere anche alle esperienze altrui L’errore da evitare è arroccarsi

sulle proprie convinzioni. Ciò richiede la disponibilità a imparare e investire. E’ ciò che fanno i fondi più lungimiranti, come diversi di quelli esteri, come Blackstone e KKR”, conclude Fontaneto.

Ed è ciò che ha fatto sin dal 2019 anche la francese  Ardian E sarebbe bene che anche le sgr italiane seguano le orme dell’asset manager transalpino, visto che, come sostiene la responsabile della data Science di Ardian,  Pauline Thomson , “l’efficace applicazione dell’Ai alla gestione del portafoglio dà un vantaggio tale da modificare il contesto competitivo del private capital, spingendo ai margini chi non la utilizza al meglio”.

All’Italia va

Dapprima Milano e poi Roma negli ultimi anni sono state destinazione di un flusso continuo di nuovi investimenti nell’immobiliare di pregio. Soprattutto sulle strutture ricettive, in risposta alla crescente domanda di servizi di alto livello da parte di professionisti e turisti facoltosi che da tutto il mondo e in sempre maggior numero visitano la capitale della moda e la Città Eterna. Magari per poi stabilirvisi. Parlano gli specialisti del comparto riuniti a Milano da BeBeez

di Giuliano Castagneto

di lusso

Negli ultimi tre anni, quelli successivi all’uscita dal Covid, l’Italia è stata, e continua a essere, meta di cospicui investimenti immobiliari legati al lusso e al lifestyle, come alberghi top class, ristoranti stellati e flagship store dei marchi dominatori delle passerelle mondiali, i quali spesso giocano a tutto campo, investendo negli spazi vendita ma anche nella hospitality. Questi flussi di capitali, gran parte dei quali provenienti dall’estero, si sono concentrati prima su Milano e via via ora su Roma (riguardo alla prima si veda anche la cover story su BeBeez Magazine N° 30).

L’ultimo grande deal è di pochi giorni fa, quando è passata di mano per oltre 300 milioni di euro la proprietà di Cordusio 2.0 (si veda altro articolo di BeBeez),

il palazzo milanese costruito nel 1892 che ospita inquilini di rilievo quali, fra gli altri, il nuovo hub digitale della sede centrale italiana di Bain&Co (si veda altro articolo di BeBeez) e il primo flagship store in Italia della catena di abbigliamento giapponese Uniqlo, inaugurato il 13 settembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Ad acquisire l’edificio da BVK Highstreet Real Estate Cordusio spa, che fa capo all’asset manager Hines, è stato Tadashi Yanai, imprenditore giapponese, presidente e ceo di Fast Retailing co ltd, la società cui fa capo la stessa Uniqlo.

I motivi alla base di questa febbre dell’Italian luxury sono stati approfonditi nel corso del Caffé di BeBeez tenuto lo scorso 26 maggio in una sede che non sarebbe potuta essere più appropriata, ossia il Four Seasons di Milano, nel cuore del Quadrilatero della Moda (si vedano qui i video dell'evento)

Certo, le due metropoli tricolori negli anni sono diventate mete obbligate per sempre più numerosi turisti facoltosi, nel gergo

tecnico del settore alto spendenti, provenienti da economie emergenti molto più popolose dei Paesi europei, come Cina, India o Brasile, dove i membri delle classi sociali più agiate si contano anche in centinaia di milioni.

Per la stragrande maggioranza di essi, affascinati dall’Italian style e dall’imponenza delle vestigia della civiltà romana, e finalmente liberi dalle restrizioni imposte dalla pandemia, prima o poi diventa irrinunciabile una visita a Roma, l’acquisto di un capo o un accessorio a Via Montenapoleone, e la conoscenza delle virtù di un grande chef in un famoso ristorante stellato.

Il suicidio di Londra

Ma il turismo non spiega tutto. Cominciano infatti a farsi sentire gli effetti della Brexit, che ha finito per diminuire molto l’appeal di Londra come città di riferimento per manager, banchieri e professionisti di successo. Nel suo intervento al Caffè di BeBeez, ha sottolineato Riccardo

Clicca qui per vedere l'intervista a Riccardo Rezza, fondatore del Gruppo Rezza

Rezza, fondatore dell’omonimo gruppo di intermediazione immobiliare specializzato appunto negli immobili di alto pregio, con uffici a Roma e Milano: “Londra con la Brexit si è praticamente suicidata. La perdita di quella centralità che ne faceva la capitale del mondo, un luogo dal quale era impensabile essere assenti, ha indotto tanti professionisti e uomini della finanza a cercare altre mete, e tanti di essi hanno scelto Milano, che seppure relativamente piccola è l’unica città italiana che offre gli stessi

Clicca qui per vedere il video della tavola rotonda su Luxury Real Estate: che cosa c'è dietro il boom

svaghi e caratteristiche di una grande metropoli europea” .

Si è quindi prodotta un’ondata di persone facoltose, e per questo anche molto esigenti, alla ricerca di servizi di alta qualità sia in campo residenziale che turistico. Così l’offerta si sta adeguando. “E’ aumentata molto la richiesta di residenze di lusso, di conseguenza i prezzi sono cresciuti enormemente, a livelli che nel Quadrilatero della Moda toccano spesso i 30 mila euro al mq. Ma se guardiamo anche al retail, ha destato sensazione la vendita a Kering del palazzo in Via Montenapoleone 8, a più di 110 mila euro al mq (si veda qui articolo di BeBeez, ndr) “, ha aggiunto Rezza.

“Sono livelli di prezzo giustificati anche dal livello di servizi che queste nuove iniziative sono in grado di offrire, ai quali i professionisti provenienti da oltreconfine sono abituati ma che raramente sono reperibili in Italia”, ha detto a sua volta intervenendo al Caffè di BeBeez Mattia Biasi, partner responsabile dell’immobiliare presso la sede milanese dello studio britannico Withers

LLP, advisor legale di riferimento per gli HNWI. Che ha aggiunto: “Questo ha anche stimolato il fenomeno delle branded residencies dove un operatore, di solito un grande nome della hospitality internazionale, fornisce una gestione di alto livello dello stabile e degli appartamenti. Ciò sta portando alcuni di questi operatori a divenire dei veri e propri sviluppatori immobiliari, a contribuirà a far sì che a Milano gli investimenti nel segmento si mantengano a un livello superiore a quello delle altre città italiane Tier 1, cioè Roma, Firenze e Venezia”.

Da qui il fluire continuo di nuovi progetti che mettono alla prova capacità e creatività di architetti e arredatori. Sono numerosi i progetti di rinnovo dei flagship store delle grandi griffe della moda come Lvmh o Kering. In diversi casi queste iniziative prevedono anche l’apertura di ristoranti di pari livello all’interno, al fine di rendere completa la user experience dei ricchi turisti d›oltremare. E ovviamente c›è fermento anche nel comparto delle strutture ricettive, con nuovi marchi, come W, al debutto nella città meneghina. Non a caso i progetti sono concentrati sul Quadrilatero della Moda.

Tra i Sette Colli un grande potenziale

Ma se il capoluogo lombardo è stato il primo a essere investito dal fenomeno, questo sta cominciando a toccare anche la Capitale. Ma attenzione, Roma e Milano sono due mercati dalle caratteristiche molto diverse. Nel capoluogo lombardo, i collegamenti sono efficienti e i vincoli all’edificabilità sono molto minori.

Cartolarizzazione immobiliare, una marcia in più

Una struttura finanziaria che ha già dimostrato la sua efficacia nel finanziare nuovi progetti immobiliari legati al lusso, soprattutto in ambito alberghiero, è la cartolarizzazione ex articolo 7.2 della Legge 130 del 30 Aprile 1999, modificato nel 2019, che nella nuova versione estende l’applicabilità della securitization anche ai beni immobili e a quelli mobili registrati, ossia tutti gli asset assoggettabili a ipoteca (si veda in proposito anche articolo su BeBeez International).

Il modello sta incontrando crescente successo nel mondo immobiliare, anche nel comparto lusso, come dimostra l’operazione da 500 milioni di euro effettuata nel 2023 dal Gruppo Statuto, con la regia di Banco BPM, per finanziare il nuovo hotel 5 stelle lusso in via Brera 19 a Milano di prossima apertura e che sarà gestito da Six Senses Hotels Resorts Spas, finanziato appunto tramite una spv le cui abs sono state sottoscritte dalla banca di Piazza Meda e dall’investitore GWM (si veda qui articolo di BeBeez).

In Italia Tra i principali utilizzatori di questa struttura c’è la boutique Phinance Partners, che struttura operazioni di finanza strutturata per investitori terzi oltre a esercitare attività di credit servicing tramite la controllata NPR Management e inoltre gestisce un fondo da 50 milioni di euro. Quest›ultimo sottoscrive anche le abs delle cartolarizzazioni strutturate dalla stessa Phinance, tra i cui fondatori figurano il managing partner Enrico Cantarelli, con alle spalle lunghi trascorsi nel gruppo IMI e in Royal Bank of Scotland, e Pierfrancesco De Martino, anch’egli con un’esperienza in RBS, cui è seguito un biennio come responsabile delle attività real estate del Gruppo TIM. “Abbiamo strutturato una decina di queste cartolarizzazione, di importo compreso tra 2 e 15 milioni”, ha spiegato De Martino intervenendo al Caffè di BeBeez sul luxury real estate lo scorso 26 maggio, “strutture che si sono rivelate strumenti efficaci per finanziare l’acquisto di immobili di vario tipo, da quelli di lusso fino a quelli legati a crediti problematici, perché presenta diversi vantaggi che la rendono appetibile anche per investitori privati di alto profilo, soprattuto esteri. Oltre al trattamento fiscale, molto conveniente proprio per questi ultimi, le spv immobiliari offrono la possibilità di segregare gli asset rilevati”. Quest’ultima caratteristica rende non più necessario accendere un’ipoteca, con conseguente risparmio di tempo e costi, in quanto il creditore/ investitore può rivalersi direttamente sull’immobile della spv in caso di inadempienza o di insolvenza. “Con la spv immobiliare è possibile finanziare progetti specifici senza esporsi a una pluralità di altre iniziative di cui si può avere scarsa conoscenza. Inoltre la struttura, che è alternativa ai fondi immobiliari, è molto chiara e consente livelli di leva finanziaria piuttosto spinti, che ricorrendo al prestito bancario non sono possibili. Infine, dato che gli investimenti comprendono anche lo sviluppo dell’asset acquisito, i ritorni possono essere piuttosto elevati”, ha aggiunto De Martino.

Uno strumento che potrebbe consentire agli operatori di finanziare anche progetti di sviluppo nella hotellerie di lusso, ambito al quale Phinance guarda con interesse.

Roma è invece una città difficile, sotto tanti aspetti. Gli spostamenti sono complicati, perché le distanze sono lunghe, la rete metropolitana è insufficiente e quindi il traffico è caotico. “Roma è molto più estesa e per così dire multicentrica, sebbene il Comune abbia già fatto diversi passi per ridurre i disagi”, ha sottolineato Rezza, che però ha avvertito: ”Questi problemi hanno fatto sì che le valutazioni fossero sensibilmente più basse rispetto a Milano, ma la Capitale è su una rampa di lancio. I prezzi cioè sono destinati a salire perché sta crescendo molto in fretta l’interesse, soprattutto nella hospitality”.

Sebbene infatti a Via Condotti siano presenti tutte le griffe più prestigiose, nell’immaginario collettivo la Capitale non viene associata allo shopping bensì all’emozione che dà l’entrare in contatto diretto con le vestigia di uno dei più grandi imperi della Storia. Inoltre, modificare le volumetrie o ristrutturare esercizi commer-

ciali all’interno delle Mura Aureliane è un’impresa che rasenta l’impossibile, tanto lungo e intricato è l’iter autorizzativo. Tra l’altro la difficoltà di spostamento rende lo shopping un esercizio non dei più semplici.

Per questo è sui nuovi alberghi a cinque stelle che Roma sta puntando le carte migliori. Al centro della Capitale (si veda la mappa in queste pagine) si stanno infatti concentrando i nuovi investimenti in strutture ricettive di qualità top. Tutte le catene più presti-

Clicca qui sopra per vedere l'intervista a Mattia Biasi, partner di Whiters studio legale

giose, da Rosewood a Baccarat, da Nobu a Mandarin Oriental, stanno aprendo nuove presenze spesso in edifici dapprima adibiti ad altri usi. Alcuni per esempio erano sede di istituti bancari o previdenziali, che poi hanno optato per soluzioni più efficienti sul piano logistico ed energetico.

E anche qui, dietro agli immobili ci sono investitori internazionali, sia istituzionali sia family office di grandi famiglie. E’ quest’ultimo per esempio il caso del nuovo Mandarin Oriental che inaugurerà a fine 2026, sviluppato da Merope Asset Management in un parco secolare in un’area di oltre 18mila mq fra le vie Sallustiana, Boncompagni, Piemote e Quinto Sella, a poca distanza da via Vittorio Veneto e Piazza di Spagna. Nel parco si trovano dieci cosìdetti villini sallustiani risalenti al XIX che verranno appunto trasformati in un resort di lusso (si veda altro articolo di BeBeez) e, secondo quanto riferito nei giorni scorsi da Il Sole 24 Ore, il family office che amministra i beni personali degli eredi Hermès, tra cui le famiglie Puech, Guerrand e Dumas, avrebbe acquisito l’80% del veicolo che possiede l’intero complesso immobiliare.

“I grandi nomi dell’hotellerie internazionale inevitabilmente porteranno a Roma molti turisti alto spendenti, quindi la redditività di queste strutture sarà tale da giustificare prezzi notevolmente più alti degli attuali”, ha pronosticato Rezza. A questo proposito, stando a fonti di mercato le valutazioni delle strutture ricettive gestite da grandi operatori internazionali leader di settore, intese come prezzi per camera o key come si dice nel gergo degli immobiliaristi, sono tra il 20 e il 30% superiori alla media del segmento.

“D’altra parte non è pensabile che al centro di Roma le quotazioni medie siano di circa 15.000 euro al mq quando a Parigi o Londra sono almeno il doppio. Roma quindi si allineerà a poco a poco ai livelli delle altre grandi capitali europee, e ciò interesserà anche il segmento residenziale, sempre per la crescente presenza di acquirenti stranieri di alta capacità di spesa”, ha aggiunto Rezza.

Ragionamento evidentemente condiviso dal Gruppo Statuto, che nell’ottobre del 2023 ha rilevato a Roma da Orion Capital Managers il Six Senses per 254

milioni di euro, ossia 2,6 milioni per stanza, il prezzo più alto mai pagato in Italia per un asset del genere, e tra i più alti in Europa (si veda qui articolo di BeBeez).

Aggiunge Biasi di Withers: “Non va dimenticato che l’Italia ha un proprio appeal indipendente dal regime fiscale. Certo la flat tax gioca un ruolo nell’attrarre HNWI dall’estero, ma in Europa sono diversi i Paesi che offrono agevolazioni simili e i nostri clienti le conoscono bene perché si avvalgono di diversi consulenti. Tuttavia chi ha optato per l’Italia non ha basato la scelta sul fattore fiscale, ma per la qualità che il Paese offre”.

Non solo metropoli

Ma il fenomeno è limitato solo alle due principali città italiane oppure ci sono altre aree in grado di catalizzare investimenti nel real estate di pregio? “Ultimamente sta salendo molto l’interesse per Como Per esempio il gruppo Belmond (gruppo LVMH, ndr) ha

acquisito un anno fa il castello di Urio, uno degli edifici più antichi della zona (si veda qui articolo di BeBeez, ndr)”, ha risposto Rezza, aggiungendo: “Anche Sicilia e Puglia stanno entrando nel mirino, mentre già da tempo la Toscana è meta soprattutto degli americani”.

Tanti di essi vengono in Italia per restarci, ovvero acquisiscono abitazioni di pregio per trascorrervi diversi mesi all’anno. “Accade di frequente che i nostri clienti ci chiedano di seguirli sulle pratiche legate alla residenza e altri obblighi legati allo stabilirsi in Italia. Scelta molto spesso guidata da fattori emotivi, che fanno passare in secondo piano la convenienza e il rendimento dell’investimento. Poi non va dimenticato che in quesi mesi tanti americani facoltosi sono preoccupati dalle pressioni inflazionistiche in patria in conseguenza dei dazi e pensano di spostare parte del patrimonio in Europa, con conseguente necessità di seguirlo da vicino’” conclude Biasi.

Clicca qui sopra per vedere il video dell'intervista a Pierfrancesco De Martino, partner di Phinance Partners

18 1 2 3

ALBERGHI PROGETTI RESIDENZIALI

1

Residenza Parco Trionfale

500 appartamenti per circa 32.500 mq

Via Torrevecchia /Via Casale Nero – Roma

2 Cortina Residence Park

26 appartamenti per circa 3.000 mq

4 22

6 Baccarat Hotel Rome – ex Majestic

Gestore: Baccarat Hotels & Resorts

Investitore: Edmond de Rothschild

Private Equity

Investimento: 111 mln di euro (debito)

tra Via Roccaraso e Via del Casale Avenali – Roma

3 Residenze Le Muse

Sviluppatore: Ecopetrolini

53 appartamenti per circa 5.000 mq

Piazza delle Muse Roma

4 Terrazze Marconi

164 appartamenti per circa 7.000 mq

Sviluppatore: CAM Group

Angolo Viale Marconi e Via Borghesano Lucchese - Roma

5 Residenze Chigi

Investitore/Sviluppatore: Torre sgr

(tramite Fondo Residenze Chigi)

50 appartamenti per circa 5.000 mq

Valore di vendita: circa 40 mln di euro

Viale Somalia 206 – Roma

Superficie: 3800 mq

Via Vittorio Veneto 50 – Roma

7 Nobu Ristorante e Hotel

Gestore: Nobu Hospitality Group

Investitore: Oaktree Capital (Fondo Lithium)

Investimento: 135 mln di euro

Superficie: circa 5.500 mq

Via Vittorio Veneto 155 ang. Via Sicilia –Roma

8 Rosewood Roma

Gestore Rosewood Hotels & Resorts

Investitore: Antirion sgr

Investimento: 190 mln di euro

Superficie: circa 7.000 mq

Via Veneto Ang. Via Versilia – Roma

9 Mandarin Oriental

Investitore: Merope Asset Management

Gestore Mandarin Oriental

Investimento (acquisto e capex): 130 mln di euro

Superficie: 18.000 mq

Villini Sallustiani

Via Sallustiana 55 Roma

10 Orient Express Hotel

Gestore: Orient Express

Investitore: Arsenale sgr

Investimento (acquisto e capex):

130 mln di euro

Superficie: circa 3.300 mq

Piazza della Minerva 69 – Roma

11 Bulgari Hotel

Investitore: Gruppo LVMH

Superficie: 7.000 mq

Investimento (acquisto): 130 mln di euro

Piazza Augusto Imperatore – Roma

12 Hotel Romeo

Gestore SLH

Proprietario: Gruppo Romeo

Superficie: circa 5.000 mq

Investimento: 40 mln di euro

Via di Ripetta 246 Roma

13 Ex Café de Paris

Via Veneto 96 -cRoma

Proprietario: Gruppo Shangri La Superficie: circa 10.000 mq

14 Leonardo Boutique Hotel Rome Monti

– ex Hotel dei Borgia

Gestore: Leonardo Boutique Hotel (Fattal)

Investitore: Castello sgr

Superficie: circa 5.800 mq

Via Palermo 20 Roma

15 Aldrovandi Villa Borghese

Investitore: Arlaes Management

Investimento (acquisto e capex) circa 115 mln di euro:

Superficie: circa 12.000 mq

Via Ulisse Aldrovandi 15 Roma

16 Hotel Experimental

Gestore: Experimental Group

Investitori: Experimental e Brookfield AM

Investimento: circa 40 mln di euro

Superficie: 6.300 mq

Via Ludovisi 46 Roma

17 Rocco Forte House

Gestore e proprietario: Rocco Forte Hotels

Via Del Babuino 114 ang. Piazza di Spagna – Roma

18 Nyx Hotel by Leonardo Hotels

Gestore: Leonardo Boutique Hotels (Fattal)

Superficie: circa 8.200 mq

Investimento: 70 mln di euro

Via Cicerone 55 – Roma

19 Hilton Garden Inn Rome Colosseum

Gestori: Hilton e Gruppo Roscioli

Superficie: circa 8.000 mq

Via Emanuele Filiberto 173 – Roma

20 Six Senses Roma

Gestore: Six Senses

Investitore: Gruppo Statuto

Investimento: 245 mln di euro

Superficie: circa 4.000 mq

Piazza San Marcello - Roma

21 Sofitel Villa Borghese

Gestore: Sofitel

Investitore: Extendam

Investimento: 75 mln di euro

Superficie: circa 3.600 mq

Via Lombardia 47 – Roma

22 The Goethe Hotel Roma

Proprietario e gestore: Pacini Group

Superficie: circa 1.000 mq

Via del Fiume 14 Roma

Factoring e finanza strutturata, quando la combinazione è vincente

Nel mondo della finanza aziendale, si tende spesso a vedere il factoring e la finanza strutturata come due strumenti separati, o addirittura alternativi.

Ma la scelta vincente per le aziende e per la banca è invece un lavoro coordinato, che permette alla banca di avere costante visibilità sullo stato di salute delle imprese clienti e a queste ultime di godere del rapporto con un partner bancario che ha anche un approccio industriale.

E’ emerso chiaro dall’evento organizzato da BeBeez per illimity lo scorso 13 maggio a Milano

Clicca qui per rivedere il video della tavola rotonda illimity-BeBeez su Factoring e structured finance: un binomio strategico per la crescita aziendale.

Da un lato il factoring, visto come semplice strumento di gestione del circolante, dall’altro la finanza strutturata, come attività più complessa e strategica per operazioni di mediolungo termine. Tutto vero, ma l’approccio di corporate finance vincente non è quello di scegliere l’uno o l’altro strumento, quanto piuttosto di integrarli, costruendo un modello in cui factoring e finanza strutturata si rafforzano a vicenda. E’ il messaggio che è emerso chiaro dagli interventi di Stefano Ortolano e Franco Marcarini, rispettivamente Co–Head Corporate Banking e Responsabile Finanza Strutturata e Co-Head Corporate Banking e Responsabile Factoring di illimity Bank, ospiti dell’evento dello scorso 13 maggio organizzato da BeBeez per la stessa illimity Bank proprio sul tema finanza strutturata e factoring.

Il factoring è uno strumento valido di per sé, prova ne è che in un momento in cui il sistema bancario italiano riduce l’esposizione alle imprese, il factoring è uno dei pochi prodotti in crescita, con un mercato raddoppiato negli ultimi dieci anni, fino a raggiungere 290 miliardi di euro, ha ricordato Marcarini, aggiungendo che “solo nei primi mesi del 2025 si registra già un incremento del 3%, con una proiezione di crescita di circa 10 miliardi su base annua”.

Ma per Marcarini il vero valore del factoring non sta solo nei numeri, ma nella capacità di costruire una relazione quotidiana con l’impresa. Ha sottolineato ancora Marcarini: “Se nell’ambito di una finanza strutturata si prevede come attività quotidiana, una RCF (revolving credit facility) che però non viene mai tirata, comunque non si ha il polso dell’andamento della controparte a cui è stata erogata a finanza strutturata. Se invece la banca prevede del factoring, questo comporta

certo un po’ un incremento dell’esposizione nei confronti della controparte, però questo permette alla banca di avere veramente l’idea di come quella controparte si stia comportando sia nei confronti dei suoi clienti, quindi quanto sia corretto e puntuale nelle sue interlocuzioni, sia soprattutto nei confronti fornitori-creditori”. E ha aggiunto Marcarini: “Se manca questo pezzo, in sostanza ci si perde l’opportunità di avere delle antenne che consentono di capire prima quando il cliente non sta andando bene. Questo non significa che lo devi sapere per scappare. Ma lo devi sapere per cercare di parlare con il tuo cliente e capire come risolvere la questione. Altrimenti, se con quel cliente hai soltanto un rapporto di finanza strutturata bullet, c’è il rischio di incontrarlo solo una volta all’anno o ancora più in là nel tempo e quindi c’è il rischio che alla fine la banca abbia delle brutte sorprese e che nel frattempo non si sia accorta assolutamente di niente”. In sostanza, non si tratta solo di fornire cassa, ma di garantire un monitoraggio continuo e qualificato, che aiuta sia la banca sia l’azienda a mantenere il polso della situazione.

E questo è ancora più vero per una banca come illimity: in un modello senza filiali fisiche, tutto si basa sulle relazioni e sulla capacità di costruire fiducia.

Clicca qui per vedere l'intervista a Stefano Ortolano, Co–Head Corporate Banking e Responsabile Finanza Strutturata di illimity

Ha detto ancora Marcarini: “Se un’azienda si trova bene con la banca e capisce che è una controparte affidabile, allora si può lavorare su più piani, appunto quello del factoring e quello della finanza strutturata. Questo vale sia per i clienti che crescono e fanno operazioni di m&a sia per le aziende più fragili in fase di turnaround, per cui il factoring diventa uno strumento basilare per colmare il gap tra pagamenti e incassi e sopravvivere alla pressione sul capitale circolante.

Ma se il concetto sembra assolutamente ragionevole, nella realtà, ha ricordato Ortolano, spesso nei contratti di finanza strutturata il factoring viene visto con sospetto, fino a essere limitato o escluso, per paura che serva a “truccare” i numeri di bilancio e aggirare i covenant, dato che il factoring consente all’azienda di trasformare credito in cassa e quindi evidentemente rispettare in specifici momenti dell’anno quelli che sono i vincoli contrattuali, come appunto i covenant. Nella real-

tà, ha detto ancora Ortolano, questa è una visione miope: “A nostro avviso, se invece sistematicamente utilizzato e adottato all’interno dei nostri modelli di business plan, non è un elemento che aggira ma addirittura irrobustisce l’intervento stesso”.

Non a caso il modello di Illimity prevede infatti un’integrazione profonda, resa possibile anche dal fatto che la banca ha sviluppato appunto internamente un’offerta factoring, evitando così i conflitti o le dispersioni tipiche di quando il factoring è gestito da società esterne.

E proprio la relazione stretta con la banca è stata segnalata come vantaggio interessante da Maria Enrica Angelone, Global CFO di Jakala, gruppo italiano specializzato nella martech (la tecnologia applicata al marketing), e Laura Della Chiara, partner della holding di investimento Astraco Capital Holding, entrambe società che lavorano con illimity su base continuativa e che sono interve-

Clicca qui per

vedere l'intervista a Franco Marcarini, Co-Head Corporate Banking e Responsabile Factoring di illimity

nute all’evento del 13 maggio per raccontare come la banca abbia saputo accompagnarle in momenti cruciali, non solo fornendo capitali, ma appunto costruendo relazioni, comprendendo strategie industriali e adattando strumenti finanziari a esigenze complesse e in evoluzione.

“Astraco Capital è una holding di partecipazioni che aiuta le famiglie imprenditoriali a impiegare capitali nell’economia reale, soprattutto nei passaggi generazionali delle pmi italiane,” ha spiegato Laura della Chiara, che ha continuato: “Il momento del passaggio generazionale è critico: cambiamento di assetti organizzativi, cambiamento del capitale, pianificazione degli investimenti. Gli aspetti finanziari non sono secondari”. Per Astraco, la combinazione tra finanza strutturata e factoring è fondamentale. “La finanza strutturata è più utile nel pianificare il lungo periodo, mentre il factoring libera liquidità a breve, che può essere reinvestita. Sono

due strumenti diversi, ma vanno pianificati insieme a una banca che ne comprenda le logiche e che non osteggi il factoring nei contratti di finanza strutturata, perché hanno obiettivi diversi”.

Il factoring trova un’applicazione particolarmente efficace in aziende che hanno dei cicli produttivi lunghi, dove è necessario un mix di linee revolving, magazzino e cessione in massa di crediti. Un esempio concreto è quello di LB Officine Meccaniche, azienda di Fiorano Modenese (Modena), che opera nel campo dell’engineering, dell’installazione e manutenzione di impianti industriali tecnologici ad alte prestazioni per la filiera della ceramica, di cui Astraco ha acquisito il 60% nel 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).

“Con Illimity lavoriamo da anni in modo integrato e sinergico, per avere le risorse necessarie a guardare al lungo termine senza essere troppo vincolati dalla liquidità di breve,” ha raccontato Della Chiara, che ha continua-

to: “La partnership con Illimity è nata nel 2020 ed è cresciuta insieme agli investimenti di Astraco. Abbiamo lavorato anche con altre banche, ma credo che Illimity abbia un elemento unico: un’attenzione estrema a comprendere il piano industriale del cliente. Non abbiamo mai sentito dire da loro che il settore è ciclico, quindi non ci interessa oppure che l’anno scorso il cash flow era negativo, quindi non ci interessa. Al contrario, la banca ha scommesso su progetti di riposizionamento e diversificazione, come nel caso di LB Officine Meccaniche, e i risultati ci hanno dato ragione: fatturato raddoppiato, tre nuovi mercati, passaggio generazionale completato. Alla fine, il costo del funding (si veda il box in pagina, ndr) diventa secondario rispetto a un servizio così personalizzato”

Un altro aspetto su cui Astraco lavora è rafforzare la funzione amministrazione, finanza e controllo nelle aziende familiari, spesso sguarnite. “La prima figura che assumiamo è il CFO, per creare autonomia interna. Tuttavia, nei progetti di build-up, la regia rimane a noi, perché serve guidare dall’alto.”

Il tema della velocità di reazione e della flessibilità di approccio è stato sottolineato anche da Maria Enrica Angelone, group CFO di Jakala, controllato al 60% da Ardian dal febbraio 2021 e par-

tecipato, oltre che dal fondatore e attuale presidente Matteo de Brabant, da The Equity Club, promosso da Mediobanca; H14 di Luigi, Eleonora e Barbara Berlusconi; e PFC, holding della famiglia di Paolo Marzotto (si veda altro articolo di BeBeez)

Jakala, ha spiegato Angelone, “è uno dei player leader nel settore MarTech, aiutiamo i clienti a valorizzare la loro base utenti attraverso advisory, tecnologia digitale e data activation.” Ma dietro a questo modello c’è una complessità finanziaria importante: “Siamo un gruppo internazionale, operiamo in più di 20 Paesi, abbiamo bisogno di strumenti diversi per esigenze diverse, sia di breve sia di lungo

Clicca qui per vedere l'intervista a Maria Enrica Angelone, Global CFO di Jakala

periodo”. E ha proseguito: “Il factoring diventa fondamentale quando si accumula un circolante squilibrato, con tempi di incasso e pagamento che non vanno d’accordo. In Italia, mediamente, le aziende pagano a 75 giorni. Magari non riguarda direttamente noi, ma è un fatto strutturale, e qui il factoring aiu-

La costruzione del prezzo tra rischio, qualità e

Quando si parla di finanziamenti, la domanda che molti imprenditori si pongono è semplice: “Quanto mi costa?”. Ma dietro al prezzo di un’operazione di finanza strutturata o factoring si nasconde un sistema complesso, fatto di calcoli, rischi, rating, ma anche e soprattutto di valore aggiunto, competenze e relazioni. Lo hanno spiegato Stefano Ortolano e Franco Marcarini, rispettivamente Co–Head Corporate Banking e Responsabile Finanza Strutturata e Co-Head Corporate Banking e Responsabile Factoring di illimity Bank, ospiti dell’evento dello scorso 13 maggio organizzato da BeBeez per la stessa illimity Bank proprio sul tema finanza strutturata e factoring (si vedano qui il video della tavola rotonda e qui le video interviste ai relatori).

Il costo del funding e delle persone. “Non è che siamo cari”, ha precisato Marcarini. “Noi cerchiamo di prezzare correttamente le operazioni. Purtroppo non abbiamo della raccolta a costo zero come hanno altre banche e quindi non possiamo permetterci attività residuali. Per noi nulla è residuale: ogni operazione va prezzata a sé”. Marcarini ha spiegato come il modello stesso di Illimity, banca digitale senza sportelli fisici, incida sul costo della raccolta: “Noi siamo una banca che ha soprattutto time deposit. Se voi andate sul nostro sito, vedete subito quanto costa la raccolta:

valore

intorno al 3,5%. Da lì potete tranquillamente costruire i prezzi che riusciamo a fare”

Ma non è solo questione di funding. Illimity mette in campo un approccio “industriale” che implica risorse umane specializzate, advisor di settore e un’analisi approfondita di ogni controparte. “Mettiamo a disposizione tante cose rispetto alle nostre controparti e alla fine, credo anche correttamente, dobbiamo far pagare tutti questi sforzi”, ha aggiunto Marcarini. “Ci avvaliamo, per esempio, di ex cfo, ex managing director di settori specifici che ci aiutano a capire non solo i numeri, ma anche se l’azienda sta seguendo un percorso industriale corretto”.

Il ruolo del rischio e del rating.

Stefano Ortolano a sua volta ha sottolineato che nel calcolo del pricing entrano molte componenti: “Un elemento è il costo del funding, un altro è la componente assorbita di capitale per questa tipologia di operazioni, poi ci sono i costi di struttura e il costo del rischio. Evidentemente il rating determina sia l’assorbimento di capitale sia l’assunzione del rischio”.

Illimity lavora su questi elementi in modo meticoloso, puntando a garantire non solo il rispetto del mercato, ma anche una qualità del servizio che possa giustificare

Clicca qui per vedere l'intervista a Laura Della Chiara, partner di Astraco Capital Holding

ta a smobilizzare crediti performanti in modo sostenibile”.

Oltre alle esigenze di breve periodo, Jakala deve gestire anche

aggiunto

strategie di crescita per acquisizioni e qui entra in gioco la finanza strutturata. Angelone ha portato esempi concreti dalla sua carriera: “Ho visto aziende che

eventuali differenziali di prezzo: “Pur nella percezione di essere un po’ più cari degli altri, in realtà comunque siamo sul mercato. Cerchiamo di far leva su competenze, tempistiche e qualità della struttura, che magari anche con qualche decimo di punto in più riesce a dare un supporto qualificato ai clienti”.

Gli strumenti per ridurre il prezzo. Nonostante ciò, illimity introduce meccanismi di riduzione e flessibilità nel pricing, legati alle performance dell’azienda: “Introduciamo una serie di mitigants, come il margin ratchet, collegato ai parametri economico-finanziari, e ormai da parecchi anni anche obiettivi di sostenibilità”, ha spiegato Ortolano. “Combinando questi elementi, riusciamo a retrocedere nell’ambito delle performance dell’azienda stessa quello che è corretto in un rapporto di medio-lungo termine.” Un ulteriore elemento è l’uso di garanzie esterne, come quelle di SACE, che secondo Ortolano rappresentano “un elemento accessorio che non prescinde dalle componenti fondamentali dell’azienda, ma che, quando presente, viene retrocesso come vantaggio nei confronti del cliente.”

Il limite delle cartolarizzazioni e del funding alternativo

non avevano cash flow perché ancora in fase di investimento e quindi serviva una leva strutturata come un bullet; oppure aziende con incassi anticipati che viaggiavano come un bond. Non è tutto uguale: ci vogliono strumenti diversi per contesti diversi”. Ma c’è un punto che Angelone ha voluto evidenziare con forza: la velocità. “In contesti competitivi, come un’asta per acquisizione, la velocità fa la differenza. Anche se magari lo strumento non è perfetto in quel momento, avere un partner che ti segue rapidamente può fare la differenza tra vincere e perdere l’operazione. E illimity ha questa velocità”.

Infine, Ortolano ha chiarito che, pur utilizzando strumenti di cartolarizzazione dei crediti per ottenere funding più contenuto sul mercato o presso la BCE, illimity non dispone di un portafoglio enorme: “Noi abbiamo come attivi complessivi scarsi 6 miliardi di euro per quanto riguarda crediti verso la clientela, di cui la componente core, cioè factoring, finanza strutturata e altre attività della banca, vale circa 3-3,5 miliardi. Evidentemente non abbiamo un monte crediti enorme, e devono anche essere eleggibili e con determinate caratteristiche”. Anche il funding tramite Cassa Depositi e Prestiti, pur essendo per illimity “estremamente di qualità e a costo contenuto”, rimane limitato: “Banalmente, il 30% del patrimonio di vigilanza. Quindi è comunque un ‘di cui’. Ma diciamo che un mix di tutto ci permette di poter dare un risultato accettabile”.

Un approccio sartoriale, non di massa

In sintesi, la costruzione del prezzo per la banca non segue logiche di massa o di scala, ma si basa su un approccio sartoriale, che tiene conto del costo effettivo del funding, della complessità delle operazioni, della qualità delle risorse umane impiegate e dei rischi specifici di ogni cliente. “L’idea è praticare un pricing che tenga conto non solo del rischio, ma anche del valore aggiunto che possiamo dare al cliente”, ha riassunto Ortolano.

E’ ufficiale, TPG

Rise Climate e Renaissance Partners acquisiscono insieme

Sicit Group (biostimolanti per l’agricoltura)

16.05. Renaissance Partners e TPG Rise Climate, la piattaforma di investimento climatico del fondo statunitense TPG, hanno acquisito congiuntamente una quota di controllo di Sicit Group, azienda di Arzignano (Vicenza) attiva a livello mondiale nello sviluppo e nella produzione di biostimolanti dedicati all’agricoltura per migliorare la resa delle colture. Leggi tutto

Argos Wityu compra la maggioranza di Axitea da Stirling Square, che sigla la exit dal deal dopo 14 anni

15.05. L'operazione è stata finanziata con un finanziamento unitranche da BNP Paribas Asset Management Europe, mentre BNL (gruppo BNP Paribas) ha messo a disposizione una linea revolving Leggi tutto

Plenitude, Eni sigla accordo di esclusiva per cedere

il 20% ad Ares Alternative Credit Management. L’enterprise

16.05. La valutazione è superiore del 20% rispetto a quella riconosciuta a novembre 2024, quando Energy Infrastructure Partners aveva portato al 10% la sua partecipazione. Ares, frattanto, due giorni fa ha comunicato di aver appena aperto la sua sede italiana, a Milano Leggi tutto

value supera i 12mld

Quant>ICO, la club deal company avvia il fundraising. Obiettivo raccogliere 750 mln euro da investire in 12-15 operazionl in 5 anni. La prima già nel 2025

16.05 La piattaforma di investimento di private equity in club deal, lanciata con il supporto di Unicredit Private Banking, arricchisce intanto il team, nomina due membri dell'advisory board e completa il Cda Leggi tutto

Renaissance Partners e Aurora Growth Capital avranno il 50% di Genetic, exit per CVC Strategic Opportunities II

21.05. Accordo vincolante per acquisire il 100% del capitale della società salernitana di soluzioni terapeutiche, in cui la famiglia Pavese reinvestirà per il restante 50% Leggi tutto

Quadrivio e Borletti Group stringono la presa su Twinset (Carlyle), operazione da 200 mln

19.05. Il private equity Carlyle, che controlla il brand di abbigliamento Twinset mediante CEP III Participations sarl sicar, è a un passo dal cedere il pieno controllo (100%) del marchio a Quadrivio Group e Borletti Group. A dare la notizia è stata l’agenzia di stampa Reuters che citando fonti vicine all’operazione ha parlato di un accordo imminente nei prossimi giorni. Leggi tutto

PRIVATE DEBT/M&A

CORPORATE FINANCE

Italpizza incassa

58 milioni di euro da UniCredit, Banco BPM, Bper e CDP. Obiettivo: innovare processi e prodotti

21.05. Le operazioni, della durata di 10 anni, sono assistite da Garanzia SACE. I finanziamenti si inseriscono in un ampio piano di investimenti che ha l’obiettivo di raggiungere una capacità produttiva di 575 milioni di pizze nel 2028 e realizzare un ampio polo logistico Leggi tutto

L’azienda

veronese Bauli acquisisce una quota di maggioranza della storica pasticceria artigianale vicentina Olivieri 1882

16.05. Olivieri 1882 continuerà a operare in piena autonomia, mantenendo l'identità, il team e la libertà creativa Leggi tutto

Banca Sella Holding aderisce all’Opas di Banca Ifis su illimity Bank. Il gruppo bancario biellese

ha il 10%

22.05. A mercati chiusi, il Consiglio di Amministrazione di Banca Sella Holding ha deliberato l’adesione all’Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio (OPAS) volontaria promossa da Banca Ifis su illimity Bank, di cui Banca Sella Holding detiene il 10% del capitale. Leggi tutto

MPS ottiene l’autorizzazione

dell’Ivass per l’ingresso indiretto in Generali: si avvicina l’ops su Mediobanca

22.05. Il via libera arriva all’indomani del deposito in Consob del documento dell’offerta pubblica di scambio su Banca Generali da parte del gruppo di Piazzetta Cuccia Leggi tutto

L’azera Socar, il colosso svizzero Gunvor e gli emiratini di Bin Butti Group in corsa per IP-Gruppo API (famiglia Brachetti Peretti)

19.05. Il conglomerato di Abu Dhabi si inserisce a sorpresa nella due diligence. Le offerte vincolanti fino al 100% del capitale arriveranno entro fine mese all’advisor Unicredit Leggi tutto

Zucchetti ottiene 300 mln da Banco BPM per il suo piano di sviluppo tramite operazioni di m&a

14.05. Zucchetti ottiene un finanziamento da 300 milioni di euro da Banco BPM (qui il comunicato) e così rinforza le fondamenta finanziarie su cui poggia il suo piano di sviluppo tramite operazioni di m&a, che negli ultimi 10 anni ha portato la software house ad acquisire oltre 200 società del settore IT.Leggi tutto

CRISI&RILANCI / NPL

E ALTRI CREDITI

DETERIORATI

Doppia acquisizione di NPL per IPV Investing, che rileva il portafoglio

Oolong con 200 mln e completa il carve out di Anibal con un mld

15.05. Il portafoglio del giovane operatore nato nel luglio 2023, che fa capo con il 60% a Palla e Inguscio e con il restante 40% a ViViBanca, sale a circa 1,7 mld Leggi tutto

L’iconico brand di calzature maschili

Moreschi, fallito nel 2024, passa per 1,73 mln euro alla milanese

Glam, che si aggiudica l’asta giudiziaria

12.05. La società acquirente, proprietaria del brand di scarpe Superglamorous, è partecipata dal veicolo di investimento inglese Earl Crown Leggi tutto

Invitalia al salvataggio di Giochi Preziosi, attraverso un aumento di capitale cui partecipano Dea Capital Alternative Fund ed Europa Investimenti

22.05. Secondo indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, confermate a BeBeez, al rafforzamento patrimoniale dovrebbe partecipare anche Enrico Preziosi, fondatore della società Leggi tutto

Alchimia non partecipa all’aumento di Fenice e lascia Chiara Ferragni. Che resta da sola

1.05. La società fondata da Paolo Barletta aveva il 40% del gruppo dell'influencer. Rinunciano alla ricapitalizzazione invocata dal nuovo ad Calabi anche le famiglie Morgese e Barindelli Leggi tutto

Parte in quarta il 2025 per DoValue, grazie a Gardant e a nuovi mandati di servicing in Europe e Italia

15.05 Nel primo trimestre saliti del 45% i ricavi rispetto allo stesso periodo del 2024, ma più che raddoppiati quelli da servizi a valore aggiunto. L'Ebitda balza del 106% e il gruppo fa 9 mln di utile al netto delle componenti straordinarie Leggi tutto

Unirec, cresce a oltre 220 mld a fine 2024 lo stock di crediti affidati per il recupero, trainati da quelli in conto terzi, che arrivano a 191 mld

21.05. In aumento del 5% i ricavi, mentre cala la redditività con una provvigione media che scende al 3,9% dal 4,1% del 2023. I dati sono stati presentati in occasione dell'Annual dell'Associazione, di cui BeBeez è stata media partner Leggi tutto

ANGELS&INCUBATORS

VENTURE CAPITAL CROWDFUNDING

Panakès Partners

co-guida il round da 50 mln euro della spagnola medtech deepull

1.05. deepull, scaleup spagnola di diagnostica medica, che sviluppa soluzioni diagnostiche senza coltura per l’identificazione rapida di patogeni, ha chiuso un round di finanziamento di Serie C da 50 milioni di euro, che è stato co-guidato dal fondo di venture capital italiano Panakès Partners, insieme a Columbus Venture Partners e Mérieux Equity Partners. Leggi tutto

La biotech di Singapore

Nuevocor incassa round da 45 mln euro. Lo guidano Angelini Ventures e Kurma Partners

7.05. Nuevocor, società biotecnologica che sviluppa cure funzionali per specifiche cardiomiopatie, con sede a Singapore e un ufficio negli Stati Uniti e in espansione in Europa, ha annunciato la chiusura di un round di serie B da 45 milioni di dollari. Leggi tutto

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Svolta nel modello di business di Satispay, che si allea con Amundi, che lancia un comparto di un suo fondo monetario dedicato ai

clienti della fintech

13.05. Il nuovo servizio, battezzato Salvadanaio Remunerato, punta a trasformare i risparmi in investimenti a basso rischio. Un'operazione che avviene mentre la scaleup ha l'obiettivo di raggiungere i 100 mln euro di ricavi annualizzati al prossimo dicembre e pensa alla quotazione tra 4-5 anni. Nominato cfo Giorgio Berardi Leggi tutto

Alternative Capital Partners sgr entra nel venture capital in partnership con il team di Step Venture, guidato da Michele Novelli

1.05. L’annuncio di questo accordo arriva poco dopo l’ottenimento della registrazione EuVECA da parte dell'sgr, che le consentirà di operare su scala europea nel settore del VC Leggi tutto

Exit in Spagna per il venture capital italiano P101, che vende il software di check in on line Civitfun alla quotata madrilena HBX Group

15.05 Civitfun Hospitality, scaleup spagnola che sviluppa software a supporto del check-in online per gli alberghi, partecipata dal venture capital italiano P101 dal marzo 2022 (si veda altro articolo di BeBeez), è passata sotto il controllo di HBX Group, leader nel traveltech B2B quotato alla Borsa di Madrid Leggi tutto

Planet Farms dà vita con Swiss Life Asset Managers a una jv per sviluppare nuove strutture per l’agricoltura indoor. Dotazione iniziale fino a 200mln 2.05. Business in evoluzione per Planet Farms Italia, scaleup fra le protagoniste del vertical farming europeo, che negli ultimi anni ha fatto notizia, oltre che per l’innovativo modello di business, per l’incendio dello stabilimento di Cavenago e per aver raccolto oltre 140 milioni di euro in diversi round fra il 2023, e i due anni precedenti Leggi tutto

Ardian e Rockfield

rilevano lo studentato

Milan Durando a Milano, zona Bovisa. È il quinto investimento in 6 mesi della strategia PBSA 14.05. A vendere sono Blue Noble e Hines, che avevano acquisito l'area nel 2022 attraverso un fondo di nuova costituzione gestito da Collier sgrLeggi tutto

Hliton aprirà 8 hotel in Italia nel 2025. I primi a Milano, il Canopy by Hilton Milan Duomo, e nella capitale, l’Hilton Garden Inn Rome Colosseum 13.05. La catena alberghiera internazionale punta anche su Napoli e Perugia, per alcune delle prossime aperture. Nel capoluogo lombardo e nell'urbe siglata partnership per franchising con Forimi Italia spa, che fa capo alla famiglia proprietaria di Roscioli Hotels Leggi tutto

Missoni (FSI sgr) entra nel mercato real estate portoghese con Aroeira Collection, operazione da 200 mln euro

19.05. Ottavo progetto per Missoni Real Estate, divisione dedicata alle collaborazioni nel settore immobiliare della casa di moda, il cui capitale fa capo alla omonima famiglia mediante Finro spa (58,79%) e a FSI sgr, al 41,21% Leggi tutto

AM (Arsenale Group) incassa finanziamento da 150 mln euro. UniCredit è mandated lead arranger e original lender

19.05. AM, società del Gruppo Arsenale proprietaria dell’hotel Orient Express – La Minerva a Roma, ha incassato un finanziamento da 150 milioni di euro. UniCredit ha agito in qualità di mandated lead arranger e original lender. Leggi tutto

DeA Capital Real Estate sgr ottiene finanziamento da 550 mln euro per un nuovo fondo riservato a investitori professionali

16.05. L'operazione è stata strutturata da Intesa Sanpaolo, BNP Paribas Italia e Natixis Corporate & Investment Banking, con la partecipazione di Eurobank Private Bank Luxembourg, CiaxaBank, National Bank of Greece e Mediobanca Leggi tutto

La famiglia Nassimiha rileva per 50 mln Villa Ci, gioiello dell’architettura milanese di Gio Ponti e Pier Giulio Magistretti

22.05. Passa di mano per 50 milioni di euro la proprietà di Villa Ci, gioiello dell’architettura milanese progettata alla fine degli anni’30 da Gio Ponti e Pier Giulio Magistretti, che si trova in via Marco De Marchi 3. Leggi tutto

eToro sbarca al Nasdaq dopo aver raccolto 620 mln $ in ipo. Capitalizza oltre 5,4 mld $

16.05. Capitalizza oltre 5,4 miliardi di dollari sul Nasdaq ora eToro, la nota piattaforma di social trading online, che ieri ha chiuso la sessione a 66,85 dollari per azione, dopo aver toccato un massimo intra-day a 74,28 dollari a inizio sessione 14 maggio, primo giorno di quotazione, a valle di un’ipo da 620 milioni di dollari raccolti al prezzo finale di 52 dollari per azione rispetto a una forchetta iniziale proposta di 4650 dollari. Leggi tutto

Negli USA

ritornano le SPAC: da inizio anno quotate in 46 per una raccolta di circa 9,5 mld $, poco meno di tutto il 2024 22.05. Dopo il boom del 2021, il mercato si era quasi congelato a causa di politiche poco favorevoli adottate dalla SEC. Ma ora con Trump la guida dell'Autorità di vigilanza è cambiata Leggi tutto

Private equity, ripartono le distribuzioni agli investitori. Ma non è ancora abbastanza

12.05. L’attività dei fondi l’anno scorso è stata in ripresa, con un conseguente recupero dei rimborsi di capitale agli investitori. Che però non è ancora sufficiente. Da qui il successo dei continuation fund. Leggi tutto

Pressione sui multipli di valutazione di mid-market in Europa, che scendono a 9,5x l’ebitda nel primo trimestre da 9,8x a fine 2024, secondo l’Argos Index

21.05. L'indice si Argos Wityu ed Epsilon Research misura l'andamento delle valutazioni delle pmi non quotate dell'area euro, nelle quali negli ultimi sei mesi è stata acquisita una partecipazione di maggioranza Leggi tutto

Danone compra la scaleup californiana del latte vegetale Kate Farms. Exit per tanti grandi investitori di venture capital. Compresa l’italiana Gerber-Rauth 14.05. Per Gerber-Rauth, con focus sul settore lattiero-caseario, alternative al latte e nuove tecnologie alimentari, fondata nel 2015 da Christian Pichler, è la seconda exit con il gruppo food franesce come controparte Leggi tutto

Lo specialista della litigation finance Cartiga prepara lo sbarco al Nasdaq con la business combination con Alchemy Investments Acquisition Corp. 1 19.05. La Spac è stata promossa da Alchemy DeepTech Capital, che a sua volta fa capo a Alchemy Investment Management, co-fondata dagli italiani Vittorio Savoia e Mattia Tomba Leggi tutto

De Chirico, con “Piazza d’Italia”, e Picabia, con “Salaganes”, protagonisti assoluti dell’asta Surrealismo da Bonhams a Parigi 1.05. Il 30 aprile scorso a Parigi, Piazza d’Italia, dipinto nel 1959 da Giorgio de Chirico (1888-1978), è stato venduto a 381.400 euro all’asta Surrealismo di Bonhams.

L’opera aveva una stima pre-asta di 220.000280.000 euro ed è stata uno dei pezzi forti della vendita. Vestali e tempietti in riva al mare, opera su carta realizzata alla fine del 1930 sempre da Chirico, proveniente da una collezione privata italiana, è stata invece venduta a 30.720 euro, a fronte di una stima di 7.000-9.000 euro.

L’asta, composta da 55 lotti, ha raggiunto un totale di 1 milione di euro, di cui il 96% delle opere è stato venduto in base al valore. Leggi tutto

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La mostra “Mecenatismo finanziarioSisterhood beyond space and time” di Chiara

Procaccini a maggio nella sede di Azimut a Milano. Connubio virtuoso tra arte e finanza

11.05. Il progetto è nato dall'idea del consulente Marco Renne e il celebre artista Ercole Pignatelli. Durante il mese di maggio andrà in scena presso la sede Azimut Capital Management di Palazzo Bocconi (corso Venezia 48) a Milano, la mostra di Chiara Procaccini Mecenatismo finanziario-Sisterhood beyond space and time

Durante la conferenza prevista in occasione del vernissage del 15 maggio a Palazzo Bocconi, interverranno Marco Renne, Stefano Bacchelli e l’artista Chiara Procaccini. A introdurre e coordinare i lavori il professor Ruben Razzante, docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano. Leggi tutto

Arriva la seconda quotazione sull’Artex

Global Markets: un Mao di Andy Warhol da 39,5 mln euro, dopo il trittico di Francis Bacon

1.05. Equita è placement agent in esclusiva per l’Italia del nuovo mercato. In programma le negoziazioni di opere iconiche di altri artisti del calibro di Kandinsky e Basquiat

Dopo aver collocato l’anno scorso per 55 milioni di dollari (quasi 48,7 milioni di euro al cambio attuale) l’iconico trittico di Francis Bacon Three Studies for Portrait of George Dyer (si veda altro articolo di BeBeez), ora viene quotato sull’Artex Global Markets il ritratto di Mao del 1972 realizzato da Andy Warhol, attualmente di proprietà della Suñol Soler Collection di Barcellona, del valore stimato di 39,5 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).Leggi tutto

Leggi

e

Apre a Milano un nuovo museo nell’headquarter di BFF Bank. Il senso di comunità attraverso l’arte

1.05. L’inaugurazione di BFF Gallery con la mostra "Baj+Milton, Paradiso Perduto: i paradossi della libertà", aperta fino al 17 ottobre

Nasce BFF Gallery, un nuovo museo a Milano nell’headquarter di BFF Bank che quest’anno compie quarant’anni e decide di aprirsi al pubblico a cominciare dai dipendenti. A partire dalla propria collezione di arte

moderna e contemporanea, la banca mette al centro la promozione dell’arte e della cultura italiana e inaugura con un’esposizione dedicata al Paradiso perduto di Enrico Baj, a cura di Maria Alicata e Giovanni

La Fondazione Merz di Torino

compie vent’anni: un universo di arte, relazioni e visioni

4.05. Grande festa mercoledì 11 giugno in occasione dell’opening della mostra dei finalisti del Mario Merz Prize

Martedì 29 aprile scorso la Fondazione Merz ha celebrato venti anni di attività. Un traguardo importante, che testimonia il lungo cammino di una realtà indipendente, capace di trasformare la propria sede, l’ex centrale termica Officine Lancia di via Limone a Torino, in un centro di produzione artistica riconosciuto a livello nazionale e internazionale; crocevia di idee, persone e linguaggi; attivo sul suo territorio ma anche capace di estendersi oltre i confini delle proprie mura Leggi tutto

Carrada, con accesso gratuito su prenotazione (BFF Gallery, viale Lodovico Scarampo 15, quasi di fronte alla sede storica della Fiera di Milano), ispirato all’omonimo poema di John Milton. Leggi tutto

Una passeggiata a Lucca tra le opere del colombiano Vélez fino

al 21 settembre

18.05. Quattordici sculture in bronzo e marmo di acciaio dell'artista colombiano Gustavo Velez disegnano nel centro della città toscana la mostra "Geometria senza confini" Quattordici sculture in bronzo e marmo di acciaio di Gustavo Vélez, artista tra i più apprezzati a livello internazionale nel centro di Lucca disegnano Geometria senza confini una mostra curata da Eike Schmidt, direttore generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, già direttore della Galleria degli Uffizi, sotto l’organizzazione della Galleria Oblong Contemporary di Paola Marucci, la collaborazione e il supporto di Città di Lucca e Vivi Lucca Events e il patrocinio di Provincia di Lucca e Regione Toscana. Leggi tutto

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