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il Tascapane

www.tascapane.it

il giornale che ti porti dietro N.3/ MARZO - APRILE 2009

intervista a Bergonzoni la Cina è vicina Università dei balocchi Spagna

ELETTROSMOG l’inquinamento invisibile



EDITORIALE

IL TASCAPANE

il giornale che ti porti dietro

Foto di copertina: Marco Zavatta

NUMERO 3 / marzo - aprile 2009

DIRETTORE RESPONSABILE A. Giardullo VICEDIRETTORI Luca Iacovone Edoardo Rosso CAPOREDATTORE Cono Giardullo REDAZIONE

Asmaa Aboulabil, Nicola Aporti, Carlo Alberto Biasioli, Bianca Bonati, Elisa Brighi, Annasara Citterico, Enrico de Camillis, Domenico Del Conte, Riccardo Gamba, Nicola Griffante, Veronica Locatelli, Anna McDonald, Andrea Milan, Francesca Moscheni, Federico Pansini, Luca Pianese, Federica Toscano, Marilina Totaro, Silvia Trapani, Carolina Venturoli, Elisabetta Vita, Marco Zavatta

HANNO COLLABORATO

Roberta Continisio, Milosz Saramak, Laura Trevisan, Liceo Classico L. Ariosto di Ferrara

PROGETTO GRAFICO

Luca Iacovone, Edoardo Rosso (lucaiacovone@yahoo.it; edoardorosso@hotmail.it)

MARKETING & COMUNICAZIONE Luca Pianese (joker619@hotmail.it)

Editore: Associazione NoSS - Non Solo Studio – Sede Legale: Via Montebello 111, Ferrara - c.f. 93073220381 Registrazione al tribunale di Ferrara n°11 del 10/09/08 Stampa: ITALIA TIPOLITOGRAFIA S.r.l. - via Majocchi Plattis 36/38, Ferrara - C.F. e P. I.V.A. 01137550388 Il nostro periodico è aperto a tutti coloro che desiderino collaborare nel rispetto dell’art.21 della Costituzione che così recita: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, non costituendo, pertanto, tale collaborazione gratuita alcun rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione autonoma”

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E’ tempo di bilanci Terzo numero, anno nuovo, tempo di bilanci insomma. La redazione del Tascapane vi propone un numero innovativo, quantomeno per le dimensioni. Abbiamo raggiunto le 32 pagine, una liberazione, soprattutto per le più “loquaci” delle nostre penne. Se ci siamo riusciti, non è solo merito nostro, ma dobbiamo ringraziare i vecchi e i nuovi sponsor che ci hanno dato fiducia: il Comune, la Provincia, la facoltà di Giurisprudenza e Digitech. L’aspetto che maggiormente mi entusiasma sta nel rapporto che si sta instaurando con le istituzioni e i nostri partner, i quali non ci domandano soltanto semplice pubblicità o promozione, ma una vera e propria collaborazione; è il caso della Scuola Ferrarese di Diritto, che ci ha presentato la possibilità di tenere una rubrica fissa su un tema di grande attualità quale il rapporto che lega la scienza al diritto. All’inizio 32 pagine sembravano una infinità da colmare, ma un’altra grande forza del giornale è stata quella di ascoltare le critiche che proprio da voi lettori son giunte: “Allora t’è piaciuto il primo numero?”- “bello si, bel progetto, ma lo leggo in 10 minuti, pochi contenuti!!” questo è stato fin da subito il problema, che una rivista come la nostra, bimestrale, ha dovuto affrontare. In effetti era destinato poco spazio ai redattori per esprimere concetti, usare foto e vignette e quindi ci siamo decisi a darne di più, a diminuire i caratteri di scrittura e vi lascio immaginare le paure iniziali “ma si leggerà, sarà chiaro?”. Il risultato sembra soddisfacente. Un’altra gran bella soddisfazione è giunta una di quelle fredde e uggiose mattinate di Febbraio, quando non ti aspetti nulla di buono... da Perugia, gli organizzatori del Festival Internazionale del Giornalismo, ci hanno invitato come ospiti alla conferenza nazionale sui giornali universitari, in Aprile. Sarà un’ottima occasione per conoscere chi come noi ha creduto, come dicevamo nel primo numero, che i nostri anni migliori non vadano spesi soltanto sotto i neon delle aule studio, ma che sia necessario far fruttare le nostre forze. Raccoglieremo nuove idee, ci confronteremo con i “grandi” del giornalismo, e perché no? ruberemo qualche intervista ai nostri miti personali! Do il benvenuto nella redazione a Nicola Aporti, giovane laureato presso la nostra facoltà di Giurisprudenza, che da qualche anno si è trasferito in Cina, a Shangai più precisamente, e che entusiasticamente ha fin da subito accettato di fornirci preziosi resoconti e affreschi di vita quotidiana, che ci aiuteranno a svelare preconcetti e miti del lontano oriente. E per l’inchiesta di questo numero? Chi di noi partendo o arrivando alla stazione ferroviaria non ha mai indugiato con lo sguardo sull’enorme mole dei grattacieli e su quel groviglio di antenne che li sovrasta. Sono pericolose? quali sono i danni che possono produrre? Ed è proprio da queste domande, che è partita la nostra ricerca sulle nuove frontiere dell’inquinamento elettromagnetico, gli effetti ancora sconosciuti e le possibili implicazioni sulla nostra salute. Questo numero vuol partire da tutte queste premesse, con tante nuove idee, con tante nuove proposte sperando che il nostro lavoro continui a soddisfare soprattutto voi, cari lettori. Cono Giardullo Comune di Ferrara

Provincia di Ferrara


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da Ercole D’Este alla Grande Muraglia Sensazioni di Cina Un Paese che in realtà è un continente, culla di una civiltà antichissima che ci ha dato la stampa, la polvere da sparo, la bussola, la carta e l’arte di tessere la seta. La Cina è, oggi come mille anni fa, uno dei Paesi più sorprendenti al mondo, un concentrato di tutto ciò che è umanamente, culturalmente e naturalisticamente immaginabile: le sue città sono ormai degli ombelichi del mondo che ci raccontano dell’incredibile progresso tecnologico e urbanistico compiuto in neanche 20 anni - quartieri ultramoderni da milioni di abitanti sorti in un battibaleno – ma allo stesso tempo ci mostrano ancora come vivono i cinesi di ieri, in case basse di legno, con i servizi in cortile come al tempo della via Gluck. Le sue campagne ci svelano un Paese in gran parte contadino e poverissimo, escluso da ogni traccia di sviluppo e prigioniero della propria ignoranza e arretratezza. Dai suoi deserti sterminati alle foreste tropicali, dalle montagne più alte del mondo alle megalopoli dell’est o del centro, dalle zone musulmane a quelle buddiste e taoiste, è un pianeta nuovo da scoprire, accompagnati dalla rumorosa e naif ospitalità dei suoi abitanti che guardano a noi lao wai con curiosità, ammirazione e la diffidenza di un Paese che per millenni si è chiuso al mondo esterno. Nicola Aporti

Nicola Aporti è un ex studente dell’ Università di Ferrara, e dal 2006 lavora in Cina. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la Cina così come appare agli occhi di chi si trova a viverla per lavoro, un passo dopo la laurea. Visto l’interesse suscitato dalla rubrica sul sito del Tascapane, ora lo sbarco sulla carta.

POST-IT daldiMondo Asmaa Aboulabil RITI: UNA STAMPANTE A DI CAFFE’ E DI TE’

BASE

ria Arriva la nuova e rivoluziona ti:. pan stam e dell ione generaz Si chiama RITI coffee printer. panti Sono delle tipologie di stam le ttate ado o gon ven dove non ze di cartucce, bensì le rimanen usata té e caffè. In sintesi, viene té e la capacità delle macchie di ice e caffè di attaccarsi alle cam alle tovaglie.

gurato nel 08 è stato inau Il 1 ottobre 20 militare do an m co il rale silenzio gene ), che m co fri Africa (A statunitense in fforzare ra di n to ng hi as permette a W ntinente gici con un co i legami strate . m finora ignorato w.africasia.co ww

Quale nuovo corso per la Cina La sua faccia campeggia sulle banconote da 100 RMB, la sua foto è appesa in ogni casa in campagna e in molte città. Sulle mura della Città Proibita, il suo radioso sorriso illumina d’immenso il vuoto di Piazza Tian an Men ed è rivolto, quasi profeticamente, al suo mausoleo situato proprio in mezzo alla Piazza. Eppure, la Cina di oggi ha voltato le spalle a Mao: abbandonata la strada del comunismo reale (e delirante) che ha lasciato cicatrici indelebili nella società cinese (gli attuali sessantenni furono i protagonisti della straziante stagione della rivoluzione culturale), il Paese ha seguito con entusiasmo il nuovo corso di Deng Xiaoping all’insegna dello slogan “arricchirsi è glorioso”. La Cina, oggi, è probabilmente il Paese del mondo che riflette con maggior enfasi i caratteri estremi del sistema capitalistico: speculazioni, corruzione, dinamismo, una fregola collettiva per l’arricchimento, lo sfruttamento dei ceti contadino ed operaio che, mutatis mutandis, costituiscono quello che furono gli schiavi per

gli imperi dell’antichità. E’ facile capire che Mao è ormai soprattutto un collante sociale, uno strumento per sintetizzare in un’identità collettiva di regime le immense diversità sociali, economiche e culturali del Paese. Un collante di cui il Paese ha bisogno. Al di là della crisi economica attuale, la grossa sfida per la Cina è quella di gestire al meglio la sua crescita portentosa: con un divario sempre maggiore tra ricchi e poveri, il Paese tende a spaccarsi in universi opposti tra loro (le città e le campagne). Come verranno gestite le tensioni sociali che pian piano crescono, specie nelle periferie dell’impero? I nazionalismi tibetano e uighuro? Ad oggi, i temi della democrazia e dei diritti umani sostanzialmente sono estranei all’opinione pubblica cinese, principalmente interessata ad “arricchirsi gloriosamente”: sarà così anche domani, quando i cinesi si saranno già arricchiti? Quando gli studenti cinesi che finalmente possono studiare all’estero torneranno in patria? (N.A.)

Un quinto della popolazione mondiale non riesce a vedere la Via Lattea a occhio nudo: le luci delle città creano una nebbia arancione impenetrabile. Una conseguenz a inaspettata è che molte persone sembrano aver perso il senso della grandezza dell’universo, scrive Nature, che dedica uno speciale al 2009, anno dell’astronomia. www.nature.com

esso un minciato, pr febbraio è co rte di Cambogia, Martedì 17 co lla eciale de ader tribunale sp k Eav, ex le a Kaing Gue l sanguinoso il processo de re tto ssi e dire ol Sleng. dei Khmer ro carcere di Tu penhpost.com

www.phnom

La Gran Bretagna ha il record europeo delle maternità tra le minorenni. Nel tentativo di evitare queste gravidanze, il governo sta sperimentando in due zone di Londra la vendita della pillola anticoncezionale senza ricetta. Un provvedimento che divide gli esperti. www.bmj.com


il racconto di Edoardo

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I’M A PASSENGER, AND I RIDE AND I RIDE

Seduti sull’erba di piazza Ariostea, scaldati dal sole ancora lontano di febbraio, io e Dimitri stavamo digerendo il nostro “menù-studenti”. “Sai cosa... Per me il mondo ha sempre viaggiato al doppio della velocità... ma ora viaggia quattro volte più veloce...” aveva detto Dimitri. Seduti uno accanto all’altro, guardavamo avanti. Verso l’ellisse asfaltato della piazza. “Non riesco a stargli dietro, sai... sento che tutto mi sfugge... proseguì lui, sempre guardando il vuoto tra noi e i bambini che calciavano un pallone sproporzionato rispetto ai loro corpi, non ancora del tutto padroni dell’equilibrio – ho la sensazione che tutto intorno si muova, cambi, passi... tipo è tutto intorno a te... e te sei qui, sempre qui, sempre fermo”. Il mio sguardo si era incantato. Capita a volte. Non sai bene cosa stai fissando, né perché, però ti capita che resti così, con gli occhi agganciati magneticamente a qualcosa. Nel mio caso era la striscia bianca che separa il prato dall’asfalto. Con gli occhi fissi laggiù, a guardare la linea bianca ma senza vederla, risposi: “Non proprio del tutto immobile, forse più come quelle macchinine che vanno da sole e quando sbattono contro il muro cambiano direzione, poi sbattono di nuovo e cambiano di nuovo, senza fermarsi mai e senza andare da nessuna parte...” Dimitri non rispose. Quell’illusione di primavera e il torpore della digestione agevolavano quel fenomeno magnetico per cui lo sguardo si aggancia a qualcosa e tu lo lasci là. Continui a parlare magari, ma senza guardare nessuno e nulla. Anche Dimitri era preda di quella innocua trance. “So per certo che mi voglio laureare – fa lui - ma quello che vorrei fare dopo non è strettamente legato alla laurea, sai? ...vorrei aprire un canile per gatti, capisci?” Mi voltai. Si voltò. Ci guardammo. Lui rise e io lo mandai a cagare. “No vabè, dai, hai capito cosa intendo...” insisté lui. Ora guardavamo altrove, sganciati dal magnetico nulla di prima. “Certo che ho capito... ho capito che sei un pirla...” dissi osservando la ragazza che a pochi passi da noi lasciava cadere a terra uno zainetto Eastpak, color viola, tempestato di spillette sulla tasca posteriore. Poi si sedeva nell’erba.

Dimitri mi costringeva a staccare gli occhi dalla terra battuta che avevo sotto le suole e guardare in là, dove il sentiero è soffocato dai rovi prima di inoltrarsi, verso il crinale, attraverso il bosco. “Ci conosciamo da anni, che sono un pirla dovresti saperlo già... - sorrise agrodolce - comunque davvero, io non riesco a starci dietro a questo mondo, quando i nostri amici inizieranno a laurearsi sarà una gran botta...”. Non ci avevo mai pensato... Dimitri mi stava facendo guardare oltre, mi costringeva ad alzare lo sguardo. Staccare gli occhi dalla terra battuta che avevo sotto le suole e guardare in là, dove il sentiero è soffocato dai rovi prima di inoltrarsi, verso il crinale, attraverso il bosco. Mi faceva guardare l’orizzonte. Mi faceva guardare il bosco lassù, sul crinale. Una visione che dava le vertigini... “Potremmo starcene qui, coccolati da ‘sto sole che tra poco è già buio e verrà freddo... o darci una mossa... tipo staccare le chiappe da quest’erba, che tralaltro è pure bagnata, e prendere in mano il pomeriggio prima che ci scivoli addosso...” dissi. Non lo pensai in modo convinto, ma lo dissi. Perché era quello che volevo sentirmi dire. Dimitri era ancora là che guardava verso il suo bosco... Fu lo squillo del telefonino a riportarlo in piazza. Rispose. Parlò poco e ascoltò molto. Poi riattaccò e mi guardò con un’altra faccia. Era sorridente, illuminato di ottimismo. Taceva. “Senti, ora sei perfetto – gli dissi – hai anche la faccia del pirla... chi era?” “Mi hanno preso! Bella-lì! Settimana prossima parto per Roma, hanno accettato il curriculum! – parlava a mitraglietta, raccolse la giacca e la sua borsa a tracolla – scusa, guarda, veramente, devo correre a casa, ho un po’ di cose da sbrigare” Bene – pensai – bene. Ora restiamo io e la mia bicicletta. Pure Dimitri ha trovato il sentiero. Il cielo si era velato appena e ciò bastò a farmi venire voglia di rimettere la giacca (“... i tempi stanno per cambiare...”). Non tornai subito a casa. Presi l’I-pod, infilai le cuffie e dalla cartella “Iggy Pop” selezionai “The passenger”. E fu una lunga pedalata. Edoardo Rosso


CONTRO OPINIONE

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E lo chiamarono QUARTO POTERE

Quando la libertà non ha più parola Uno

dei diritti fondamentali dell’uomo dovrebbe essere la libertà di parola. Di parola, di pensiero e di stampa. Ed è inconcepibile morire perché si è personaggi “scomodi”, alla ricerca della verità. O semplicemente perché si pubblica ciò che si pensa, soprattutto quando si tratta di opinioni diverse da quelle prese “dall’alto”. Ma per capire meglio questo arcano enigma, bisogna citare degli episodi concreti, e abbastanza sconcertanti. Molti di voi ricorderanno sicuramente l’omicidio nel 2006 della russa Politkovskaja, giornalista assassinata in quanto oppositrice del governo che denunciò più volte gli orrori della guerra in Cecenia e da sempre si batteva per i diritti umani. Sempre molti di voi però non avranno avuto modo di apprendere che un fatto analogo è accaduto poco tempo fa, sempre ad una giornalista russa che, guarda a caso, scriveva per la medesima testata della Politkovskaja. Casualità? Sì, sicuramente sarà il fato! Anche Anastasia Baburova si era interessata ai fatti in Cecenia, e stava seguendo assieme all’avvocato Stanislav Markelov, anch’egli freddato, il ricorso ad un processo nei confronti di una ragazza seviziata e poi uccisa da un colonnello senza che giustizia fosse stata fatta. Come mai la notizia in Italia è passata in sordina? Ma soprattutto, com’è possibile che nel XXI secolo la repressione della stampa sia ancora una tale routine, alimentata da un giro d’affari che contorna la politica nazionale e internazionale? Personalmente, mi sembra di esser tornata sotto il regimi

totalitari: ci manca solo che tornino in circolazione le veline, e poi potremmo dire di essere veramente alla frutta. A questo punto, mi permetto di dire che in Italia non si sta meglio, rispetto alla fredda Russia. Non ci saranno morti, ma questo non significa essere migliori. Qui predomina l’audience, il sapersi vendere. Non importa se credi in quello che dici, perché probabilmente ti avranno pagato per tacere altre verità. La manipolazione del pensiero ormai non sappiamo più cosa sia, lobotomizzati da quella grande macchina chiamata TV, appartenente ad un’oligarchia mediatica e politica non indifferente. Fortunatamente ci sono ancora dei giornalisti che preferiscono dimettersi per non dividersi tra reality show e cronaca nera. Ma non è dappertutto così. Ci sono giornalisti “mediocri”, che accettano di scrivere qualsiasi cosa provenga dai vertici, continuando a vivere tranquillamente, e chi invece ancora si chiede il perché di certe cose, e procede per la sua strada spesso mettendo a repentaglio la propria pelle. Il concetto di base è che ciò che riuscirà ad essere messo nero su bianco, passerà alla storia e diventerà tale, mentre tutto il resto verrà buttato nel dimenticatoio. Non è mentire, è omettere. E forse è anche più doloroso. È da qui che parte la censura, il decidere cosa è “meglio” che la gente sappia (e si convinca che sia giusto) e cosa non lo è. Perché il dissenso lo puoi ancora uccidere, purtroppo. Elisa Brighi

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RUBRICHE

SOMMARIO

UNIVERSITA’

CULTURA

PRIMO PIANO

p3 p4 p5 p6

editoriale: è tempo di bilanci post-it dal mondo: la stampante a base di caffè la cina è vicina: sensazioni di Cina / Quale nuovo corso? il racconto di Edo: I’m a passenger, and I ride and I ride contropinione: e lo chiamarono quarto potere

p8

elettrosmog, l’inquinamento invisibile

p 12 p 13 p 14 p 15 p 16

cinema: Superquark al cinema letteratura: lo scoiattolo della penna teatro: intervista con Alessandro Bergonzoni musica: Small Jackets, rock’n’roll italiano arte: dall’orinatoio a second life / ristrutturato il Dosso Dossi p 17 tendenze: Freitag, storia di un Tir che divenne borsa p 19 p 20 p 21 p 22 p 24

diritto e scienza: la Scuola Ferrarese di Diritto community: Libanesi a Ferrara dalle facoltà: Giurisprudenza ma sei fuori?: outgoing Spagna / incoming Cracovia handykey: vacanza... per chi? viviferrara: associazioni p 25 web & co.: trovare lavoro nell’era del web 2.0

SCUOLE

p 26 progetti: galeotto fu il libro... p 27 senza tabù: a domanda risponde

SPORT

p 29 cus ferrara: dove osano i frisbee p 30 spal: tra incidenti di percorso e voglia di ripartire


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PRIMO PIANO

ELETTROSMOG

alla scoperta dell’inquinamento invisibile a cura di Cono Giardullo, Edoardo Rosso e Carolina Venturoli

Non si vede, non si sente. E’ inodore e incolore, non dà fastidio quasi a nessuno... Eppure c’è. E secondo alcuni potrebbe anche essere pericoloso... Il nostro interesse è nato per caso. Tutti noi, almeno una volta, scendendo in stazione a Ferrara abbiamo alzato gli occhi verso quei venti piani di cemento... verso quegli edifici noti semplicemente come “i grattacieli”. E chi di noi si è soffermato più a lungo avrà notato che la cima di quelle torri è letteralmente invasa dalle antenne. Una selva di ripetitori radio-televisivi e di telefonia mobile. E’ il punto più alto di Ferrara. Un ottima base da cui far piovere le onde radio... E se parliamo di radio, ci sono proprio tutte in cima ai grattacieli: Radio Deejay, Radio Capital, Radio 101, Rtl 102.5, RDS, pure Radio Maria... Ma cos’è questa cosa che né si vede né si sente ma è costantemente tra noi? Si tratta dell’elettrosmog. Ovvero dell’inquinamento elettromagnetico. ONDA SU ONDA Un’onda elettromagnetica che si propaga nello spazio trasporta energia che viene in parte assorbita e in parte riflessa dagli oggetti che essa incontra. Le onde sono emesse da emittenti radiofoniche, cavi elettrici percorsi da correnti alternate di forte intensità (elettrodotti della rete di distribuzione), reti per telefonia cellulare, e dagli stessi telefoni cellulari. Ovviamente tra gli “oggetti” che l’onda incontra ci sono anche le persone. Gli effetti di tali onde sull’organismo sono da anni oggetto di studio ma soprattutto di acceso dibattito tra chi sostiene la loro pericolosità e chi sostiene che siano del tutto innocue. Ovviamente esistono delle regole, esistono dei limiti di emissione delle onde... Ma secondo il CONACEM (Coord. Naz. Comitati per la tutela dai campi elettromagnetici) sono 20 milioni gli italiani esposti a campi

elettromagnetici che superano la soglia di legge. Ma cosa si rischia ad essere tra quei 20 milioni? E quando passeggiamo sui prati del Parco Urbano stiamo in realtà nuotando tra le onde che spiovono dai grattacieli che fanno da sfondo al paesaggio? INTERVISTA/1

Per capirne di più abbiamo incontrato Yuri Rambelli di Legambiente Bologna: Quali sono al momento i rischi per la salute dell’uomo? Non si sa con esattezza. Gli studi al riguardo sono troppo recenti per dare risposte certe. Ne sapremo qualcosa tra dieci o vent’anni... Nel frattempo vige in principio di precauzione. Cioè? Non si può affermare con certezza che le onde facciano male, ma non si può neppure dire il contrario. Quindi finora ogni intervento legislativo al riguardo si ispira al “prevenire è meglio che curare”. Qual è la posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità? Ufficialmente l’OMS non si sbilancia. Non ci sono prove sufficienti per dimostrare la relazione causa-effetto tra l’esposizione alle


PRIMO PIANO onde e malattie come il cancro o la leucemia. Nonostante casi piuttosto sconcertanti... Tipo? Un esempio è la vicenda di Mestre del 2000. (vedi specchietto) Solo uno dei tanti casi... Chi abita in un palazzo il cui tetto è affollato di antenne rischia di più? No. Le onde spiovono dall’alto verso il basso. Immaginiamo una fontana. Chi abita proprio sotto (ad esempio nei grattacieli in zona stazione a Ferrara, ndr), si trova come sotto un ombrello. Sono notevolmente più esposte le persone che abitano di fronte o di fianco a grandi impianti. Come si studiano gli effetti? Si tratta di studi epidemiologici. Si prendono degli organismi, si espongono alle onde per un determinato periodo e si osservano le conseguenza (se ce ne sono). (C.V)

IL CASO DI MESTRE nel 2000

STUDIO EPIDEMIOLOGICO: Uno studio epidemiologico serio richiede molti anni e un campione scelto con attenzione per essere rappresentativo della popolazione da cui è estratto, oltre a ingenti investimenti. La ricerca finanziata da privati è guardata con scetticismo da alcuni, poiché un privato in genere è restio a sostenere risultati sfavorevoli ai propri interessi economici. Gli studi che sostengono di aver trovato correlazioni significative tra l’esposizione a radiazione elettromagnetica a bassa frequenza e l’insorgenza di effetti a lungo termine (quali leucemia e vari tipi tumore) sono spesso contestati sulla base della presunta non significatività statistica del risultato, dovuta principalmente alla ristrettezza del campione. (C.V)

(estratto da un articolo di Carlo Vulpio, Corriere della Sera, 27/03/2000)

Giovanni Dallio e sua moglie Giovanna Boccotti hanno abitato per trent’anni dentro due grandi stazioni elettriche: prima a Camin di Padova e poi a Mestre, dove sono stati fino al 1986, sotto una «cappa» elettrica di 132 mila volts. I Dallio avevano tre figli, Annamaria, Enrico e Cristiana. I primi due sono morti: Annamaria a 38 anni, nel ‘ 94, ed Enrico a 27, nell’ 89. Entrambi per tumore. Mentre Cristiana, la figlia «sopravvissuta», ha paura. «Fa continuamente analisi - dice il padre , soprattutto da quando abbiamo appreso, cinque anni fa, che anch’ io ho un tumore. E’ ovvio che sia spaventata, poveretta». Provengono da famiglie di persone longeve, i Dallio, «e soprattutto sane»,

tengono a sottolineare. «Non vogliamo incolpare niente e nessuno - dicono -, ma certo l’ idea che possano essere state le onde elettromagnetiche a uccidere i nostri figli ci ha conficcato nel cuore un dubbio atroce. Che vogliamo sciogliere». Anche perché i due nipoti di Giovanna e Giovanni Dallio, i figli di Annamaria, «hanno più diritto di tutti di sapere come stanno le cose». Che si indaghi e si studi, quindi, per i Dallio è giusto. «Ma è giusto anche per un mio collega, anche lui morto di tumore. Si chiama Giampietro Pasio e ha lavorato con me per vent’ anni. Una coincidenza? Lo spero, risolverebbe tante cose. Ma il tormento del dubbio è forte».

L’UOMO SCHIERATO - Spulciando nella ricca biblioteca di Legambiente a Bologna ci siamo imbattuti in molti studi. Alcuni hanno riscontrato danni al sistema nervoso centrale e a quello cardiovascolare, insorgenza di tumori e leucemie infantili. E dalla folta rassegna stampa, tra i tanti nomi di professori, sindaci, ministri ne è emerso uno: Cesare Maltoni. Oncologo fermamente convinto della pericolosità di queste onde. Fu lui a prendere una posizione netta nell’ottobre 1995. Il prefessor Maltoni dichiarò pubblicamente: “chi nega ancora qualsiasi effetto dei campi elettromagnetici sulla salute umana ignora volutamente i risultati della ricerca scientifica che ha ormai appurato la loro correlazione con l’insorgenza di tumori”. Maltoni non è solo. Nello stesso anno il celebre fisico israeliano, John Goldsmith, dell’Università del Negev, scriveva: “ci sono ragioni politiche, non scientifiche, per negare la nocività dei campi elettromagnetici”. UN COSTO SOSTENIBILE - A questo proposito c’è anche chi ha calcolato quanto verrebbe a costare mettere al riparo dal rischio di inquinamento elettromagnetico l’intero parco elettrico italiano: circa 130 euro a famiglia a detta del Coordinamento nazionale dei Comitati per la tutela dai campi elettromagnetici. Non certo una spesa eccessiva... questo confermerebbe la tesi che gli interessi in gioco siano molteplici... Quante tv e quante radio sarebbero disposte ad abbassare la potenza del proprio segnale? E le compagnie di telefonia mobile? E’ chiaro che si andrebbero a toccare equilibri molto delicati. PRINCIPIO DI PRECAUZIONE - Si è detto che finora principio guida di ogni intervento in questo ambito è stato quello di “precauzione” (fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio). Un


QUALI EFFETTI?

esempio delle gravi conseguenze che potrebbero derivare dall’inosservanza di questo principio base è quello del professor Prusiner: giudicato per molti anni un vecchio pazzo dai biologi molecolari che negavano che una proteina potesse duplicarsi (il prione). Sulla base delle opinioni scettiche e interessate di grandi industrie agricole, governi e industria dei mangimi è maturato il disastro della mucca pazza (e nel 1997 a Prusiner veniva assegnato il Premio Nobel). Chissà quale sarà il prossimo scienziato che resterà inascoltato, salvo poi ricevere il Nobel... In conclusione la vicenda è complessa e interessi economici e politici contribuiscono a intorbidire le acque... Quel che si può fare come semplici cittadini è stare all’erta, informarsi, seguire le vicende dei comitati e delle associazioni sensibili al tema... o più semplicemente non passare troppo tempo al telefonino e guardare meno televisione. Vantaggi sulla salute fisica e mentale ci saranno senz’altro. Edoardo Rosso INTERVISTA/2

Nicola Franceschini, classe 1974, voce di ReteAlfa e volto di Telestense. Laureato in Tecnologia della Comunicazione Audiovisiva e Multimediale, esperto nel settore delle telecomunicazioni e delle frequenze FM. Rete alfa aveva delle antenne sul grattacielo poi si è spostata: quando? perchè? quali sono stati i pro e i contro? Io curo la parte artistica della radio, per cui non spetta me entrare in questo campo che non ho seguito di persona... di certo ti posso dire che si è spostata nell’autunno 2005 e che il Ministero sta indubbiamente incentivando il trasferimento, che però tarda a venire per la maggiorparte dei soggetti... finora in via Aranova ci siamo andati solo noi, la Rai e qualche sporadico soggetto locale... tutti i network sono ancora sul grattacielo Perchè fa così gola avere un’antenna lassù? Probabilmente perchè sei nel centro della città, il segnale (e quindi la potenziale incidenza d’ascolto) è decisamente migliore... non escludo che ci possano essere altre motivazioni, ma la qualità del segnale resta sempre uno dei punti base per ogni emittente affinchè si possa far ascoltare Chi ha interesse a che la situazione di “sovraffollamento” del tetto dei grattacieli non cambi? Non essendo manutentore di antenne (tantomeno di quelle del

Un effetto accertato delle onde elettromagnetiche cosiddette ad alta frequenza è l’innalzamento della temperatura dei tessuti biologici attraversati, soprattutto quelli più ricchi di acqua. Nel caso dei telefoni cellulari, la potenza irradiata è bassa così che il riscaldamento prodotto è dell’ordine di poche frazioni di grado, quasi interamente localizzato nella testa dell’utente, inferiore comunque all’effetto di una esposizione di pari durata alla radiazione solare. Le radiazioni di microonde causano almeno due meccanismi che sono alla base dello sviluppo di un cancro: micronuclei e shock termico delle proteine. Shock termico delle proteine: Quando avviene il surriscaldamento di punti nei tessuti umani, il corpo produce proteine per far fronte allo shock termico nel tentativo di proteggere e riparare le cellule surriscaldate. Queste proteine proteggono anche le cellule cancerose rendendole resistenti alle terapie. In molti tumori il numero di queste proteine risulta altissimo. Formazione di micronuclei: I micronuclei sono filamenti spezzati del DNA ed indicano che le cellule non sono più in grado di ripararsi correttamente.

grattacielo) non posso darvi alcuna risposta certa a riguardo... come dicevo prima, la postazione permette una illuminazione migliore del centro città, e questa la reputo una motivazione non irrilevante... basta farsi un giro in macchina (o due passi a piedi o in bici con una qualsiasi radio FM portatile) in viale Cavour o in corso Porta Po e confontare i segnali del grattacielo con quelli di altra provenienza... chi non parte da lì, viene quasi cancellato... Quanto costa un impianto lassù e la sua manutenzione? Non esiste un costo effettivo... dipende che direzione ha l’antenna, qual è la potenza censita dal Ministero, la copertura del segnale ecc... insomma, ogni impianto è una storia a sè, ma certo i costi sono accessibili a pochi... oggi rilevare una frequenza radio sul grattacielo può richiedere centinaia di migliaia di euro... l’etere è una risorsa scarsa per cui chi è editore può vendere un impianto (ceduto come ramo d’azienda) al prezzo che vuole... poi è il mercato che determina se il prezzo richiesto è accessibile o meno... Chi trasmette da lassù? solo radio o anche TV? Quasi tutto: radio e tv, comprese molte nuove frequenze del digitale terrestre... per la tv il discorso è più complicato in quanto le antenne che abbiamo sui tetti di Ferrara sono in buone parte orientate verso il grattacielo... se si cambiasse postazione delle emissioni, bisognerebbe riorientare tutte le antenne di Ferrara... per le radio il discorso è diverso, ma - ribadisco - una postazione fuori città non garantisce una copertura analoga del centro storico... forse qualcosa cambierà quando tutte le emissioni saranno delocalizzate (e quindi torneremo ad un certo equilibrio di ricezione nel cuore di Ferrara), ma la tempistica del trasferimento sembra essere piuttosto lenta... (E.R.)


Il curioso caso della legislazione italiana troppo restrittiva, ma viene sempre rispettata?

La legge italiana sugli indici di protezione delle persone da campi elettromagnetici è molto restrittiva. Basti pensare che essa prevede un valore massimo di 6 V(olt)/m(etro) di potenza riguardo le onde elettromagnetiche. Circa quattro volte più basso rispetto ai livelli di Germania e Regno Unito. Prendiamo in esame una delle decine di leggi disponibili sulla questione, la legge quadro 36/01, la quale prevede per le intensità dei campi :1) un limite di esposizione; 2) un valore di attenzione; 3) un obiettivo di qualità. Il limite di esposizione è il valore che non deve mai essere superato per le persone non professionalmente esposte (quindi il pubblico).Il valore di attenzione si applica agli ambienti residenziali e lavorativi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili. Sono quindi escluse, ad esempio, strade e piazze, per le quali si applica il limite di esposizione. L’obiettivo di qualità, invece, è un valore che dovrebbe essere raggiunto nel caso di nuove costruzioni. Per i campi ad alta frequenza (da 0,1 MHz a 300 GHz) il limite di esposizione previsto dal DPCM 199/2003 è compreso fra 20 V/m e 60 V/m a seconda della frequenza. Il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità sono invece di soli 6 V/m. Da notare che questi valori si applicano alle stazioni radio base e non ai dispositivi mobili come i cellulari, per i quali non esiste una normativa. A titolo di esempio, un cellulare con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m a un metro

QUALCHE CONSIGLIO: - evitare di dormire con la coperta elettrica in funzione - allontanare il letto dalle radiosveglie (almeno un metro) - evitare di sostare dietro o di fianco a video terminali (tv e pc) - evitare conversazioni troppo lunghe al telefonino PER SAPERNE DI PIU’: www.greenpeace.it/archivio/ clima/elettrosmog.htm www.elettrosmog.org www.elettrosensibili.it www.legambienteonline.it

di distanza e di 60 V/m a 10 cm. Nello specifico panorama italiano, quindi le attuali leggi vigenti sono particolarmente severe a vantaggio della popolazione esposta. Il problema, nel caso specifico dei grattacieli di Ferrara è che probabilmente all’ultimo piano il livello del campo elettromagnetico è maggiore del limite consentito di 6 V/m. Ma gli interessi in gioco sono altissimi, avete mai pensato al fatto che la somma dei valori di mercato di quegli impianti radiotelevisivi, valga più dell’intero palazzo su cui poggiano. Ciascun impianto può valere sul mercato privato tra le 500 mila e 1 milione di euro, il valore dei soli impianti radiofonici presenti (circa 40 impianti) si aggirerebbe sui 20/30 milioni di euro. Inoltre, essi fanno la fortuna anche delle società di gestione e di manutenzione degli impianti che solo per la manutenzione o installazione percepiscono più di quanto costi affittare un intero appartamento! Cono Giardullo

COME TUTELARSI? risponde l’esperto Nato a Roma il 5 aprile 1968, Guido Santonocito ha fondato, nel 1995, il settore Elettrosmog del WWF, di cui attualmente è responsabile. Che cosa può fare un cittadino per sapere se la zona in cui abita è a rischio? Prima di tutto guardarsi intorno distinguendo i grossi impianti radio-TV e i mega elettrodotti dalle stazioni radio-base per telefonia e i piccoli elettrodotti. La distanza degli impianti deve essere tanto maggiore quanto più potente è l’impianto. Per le antenne della telefonia in genere 40/50 metri possono essere sufficienti o anche meno, se si è su una altitudine inferiore rispetto all’emittente. Se vi sono dubbi vale la pena richiedere la documentazione di autorizzazione dell’impianto ai gestori, ai sensi della l. 241/90 e del diritto all’informazione in materia di ambiente. Il WWF attraverso il suo sito è disponibile per dare informazioni e consigli. (C.G.)


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CINEMA

SUPER QUARK AL CINEMA La recente questione dell’esclusione del film “Gomorra” dalla candidatura all’oscar in quanto considerato documentario più che film, ha posto un importante interrogativo: che cos’è un documentario?

La risposta a questa domanda non è così semplice e molto spesso i confini di questo genere si confondono, ecco alcuni maniera semplice e diretta, senza troppi giri di parole. esempi di come è stato diversamente affrontato nei pochi casi in Altro genere di documentari sono quelli biografici, che analizzano la vita di un personaggio importante e delle influenze che ha cui è approdato sul grande schermo. L’esempio più classico di documentario è quello naturalistico: è avuto sulla società del tempo che ha vissuto; ne sono esempi: il caso di “Microcosmos” del 1996, opera di due biologi francesi “The U.S. vs. John Lennon”del 2006, il quale racconta la vita del che si sono dedicati allo studio di animali attraverso particolari più “politico” dei Beatles, con particolare attenzione al periodo tecniche di ripresa, il risultato sono immagini Americano e alle controversie spettacolari accompagnate dalla musica; o de “La avute con l’allora presidente VERO COME LA FINZIONE marcia dei pinguini” del 2005, commovente storia Nixon; esemplare del genere Si presentano come documentari ma in dell’avventura annuale che devono compiere i pinguini è anche “Comandante” realtà sono prodotto di finzione, sono i imperatore, costruita come un film sentimentale in cui di Oliver Stone del 2003, mockumentary ovvero falsi documentari, l’amore trionfa sul gelido inverno del Mare Antartico; riassunto di trenta ore di il termine deriva dalla combinazione delle nel genere rientra “La storia del cammello che piange” riprese di intervista fatta dal parole inglesi “mock” che significa finto, del 2005, prova di esame di due giovani registi regista a Fidel Castro, che simulato, e “documentary”; utilizzato tedeschi, ambientato in una piccola comunità del propone un ritratto che fa soprattutto da autori di critica e satira, deserto della Mongolia in cui un cucciolo di cammello emergere l’uomo Castro con recentemente è stato sfruttato dal genere viene rifiutato dalla madre, solo il suono della musica le sue passioni e con i suoi horror. riuscirà a riavvicinarli, anche in questo caso più che difetti. Alcuni esempi: ”Zelig” di Woody Allen; un semplice documentario che si limita a spiegare o Come si può capire dalla ” The Blair Witch Project”; ” Borat”; ” descrivere delle immagini, si tratta di una struggente diversità di esempi, il genere Cloverfield” e “Death of a president”. storia a lieto fine. del documentario può essere Più recente è “Una scomoda verità” del 2005 di Davis più complesso di come Guggenheim, che tratta dal problema del surriscaldamento lo si crede, da una semplice serie di immagini accompagnate globale visto attraverso la storia della presentazione multimediale dalla musica, ad un mezzo di propaganda per far conoscere elaborata dall’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore durante verità scomode e denunciare un sistema o semplicemente anni di campagna di informazione sulla tematica in questione. per raccontare una storia o un uomo, il documentario può Ma documentario non significa solo natura, documentario significa avere diverse sfumature e, anche se non è un genere molto anche denuncia e critica politica, lo sa bene Michael Moore, che cinematografico, può comunque dare qualcosa. sembra aver fatto del genere la sua ragione di vita, tutti e tre i suoi documentari (bowling a columbine, fahrenheit 9/11 e Sicko) Bianca Bonati infatti, mirano a raccontare e a denunciare una certa situazione in

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LETTERATURA

Sotto un cielo di stelle e di satelliti

a cura di Asmaa Aboulabil

natura e stagioni nella città dello scoiattolo della penna

industrializzata e consumista. Dopo il Neorealismo, che aveva messo in scena un’Italia povera, Calvino dipinge un’Italia cambiata, denuncia il sotterramento dei valori morali. Tutto diventa prodotto da comprare e vendere. Descrive una città divorata dalla pubblicità, dal continuo lampeggiare dei semafori, dalle insegne luminose che fanno credere a Michelino (figlio di Marcovaldo) che anche la luna sia una luce In un vortice di manifesti pubblicitari, edifici, insegne luminose, tra i artificiale. rumori delle strade: clacson, squilli di cellulari, altoparlanti... In mezzo a questa tempesta di passioni, Marcovaldo cercava Ognuno ha il suo tempo. d’insegnare ai figlioli la posizione dei corpi celesti. Ognuno segue la sua direzione. - Quello è il Gran Carro, uno due tre quattro e li il timone, quello è il La città ci protegge nel nostro andare cosi frenetico e monotono, Piccolo Carro, e la Stella Polare segna il Nord. dentro le case troviamo rifugio e mentre guardiamo lo scorrere delle - E quell’altra cosa segna? stagioni dalla nostra finestra, là fuori, lontano dalle mura la natura - Quella segna “C”. Ma non c’entra nulla con le stelle. E l’ultima rimane immobile nelle sue geometrie. lettera della parola COGNAC della ditta Spaak. Le stelle, invece, Natura generosa, natura crudele, dimenticata, trasformata, frustata, segnano i punti cardinali. Nord Sud Ovest Est. La luna ha la gobba forte e umiliata, cacciata e cacciatrice, vestita di giorno e nuda di notte. a ovest. Gobba a ponente, luna crescente. Gobba a levante, luna Sola e silenziosa la cerchiamo nel sole, nella luna, nelle nuvole, nel calante. mare, la notiamo nel rotolare annoiato delle foglie, la cerchiamo nel - Papà, allora il cognac è calante? La “C” ha la gobba a levante! buio del cielo stellato, la guardiamo rispettosi nei giorni di tempesta. - Non c’entra, è una scritta messa dalla ditta Spaak. Marcovaldo di Calvino la cerca e la scruta ovunque, la osserva attraverso - E la luna che ditta l’ha messa? gli occhi di un operaio, la tocca come un uomo di campagna, la sente come poesia nascosta, la vive come un uomo di città. La guarda come si guarda la persona che ami ma che non puoi avere. Si, un amore negato il loro. Perché Marcovaldo non può scegliere di vivere nella natura. Siamo negli anni del boom economico e trasferitosi in città con la famiglia non può permettersi di campare con i frutti del raccolto, ma ha bisogno di uno stipendio sicuro. Ecco perché Marcovaldo ha scelto la città. Una città che con i suoi aspetti negativi e positivi trasforma il suo modo di vivere ma non la sua anima da nobile amante. In uno scenario cittadino che nasconde indizi sulla natura, a volte Marcovaldo sembra vivere in un mondo che sta in bilico tra l’immaginazione e la Italo Calvino con la sua scrittura comica-melanconica suscita nel realtà. Il libro Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città, scritto tra il 1952 lettore cupi sorrisi. Pavese lo definisce scoiattolo della penna e di lui e il 1963, è composto da venti novelle che seguono il ritmo ciclico delle dice “sa che per raccontare non è necessario creare personaggi bensi stagioni. Primavera, estate, autunno, inverno si ripetono per cinque trasformare dei fatti in racconti”. E questo l’ha saputo fare benissimo. volte facendo da sfondo alla comica-critica della società moderna, Carolina Venturoli

Il suicidio in diretta Vi siete mai chiesti cosa può spingere un ragazzo di vent’anni a filmare il proprio suicidio? Circa un mese fa, il 25 gennaio un ventenne di Modena ha deciso di accendere una telecamera nella sua stanza e puntarla verso il suo letto. E dopo essersi iniettato un cocktail mortale di farmaci ha aspettato diligentemente la sua fine, che puntuale è arrivata tra spasmi e terribili contorcimenti, in diretta. Il corpo del ragazzo è stato trovato dai genitori insieme al filmato che poi è stato subito sequestrato dalla procura prima che finisse nel tritacarne del web, e così i media se ne sono praticamente scordati, liquidando il fatto in trenta secondi nel tg serale o in trenta battute nei quotidiani. Il ragazzo, hanno detto, era disturbato e non aveva né amici né tantomeno ragazze con cui condividere il suo disagio. Probabilmente il suo essere introverso è stato la causa prima della depressione che lo ha portato alla tragica decisione, ma quello che mi ha fatto paura davvero è stato il modo in cui si è tolto la vita. Provate a pensare quanto cinismo e quanto sangue freddo occorrono per accendere una telecamera, fermarsi un secondo allo specchio a guardare i propri occhi sapendo che sarà l’ultima volta, e poi prendere una siringa e spararsi in vena tutti quei farmaci sempre

davanti all’obiettivo, senza mai mostrare una leggera esitazione, dritto verso la morte. Quello di Modena è solo l’ultimo caso di una scia di suicidi in diretta, il primo in Italia. Casi simili si sono verificati in Inghilterra - emblematico quello di un diciassettenne di Derby che salito su di un tetto con l’intenzione di buttarsi giù è stato incitato a farlo con urla e cori dalla folla che si era radunata in strada, pronta a filmare tutto con il telefonino, nonostante gli sforzi della polizia che non ha potuto evitare il peggio - e in America dove un diciannovenne aveva addirittura annunciato su internet che si sarebbe ucciso con delle pillole, mostrando tutto con la sua webcam. Tutti pensavano si trattasse di uno scherzo ma lui lo ha fatto davvero: 1500 persone a guardarlo mentre smetteva di respirare. Nessuno di questi ragazzi ha parlato o lasciato biglietti, si sono semplicemente sdraiati, accontentandosi di essere visti, senza nessun messaggio rivolto agli spettatori. Cosa li ha spinti a filmarsi? La celebrità? Non credo. Il disperato tentativo di essere notati di persone emotivamente sconvolte? Forse. Si intravede comunque dietro questi fatti l’egocentrismo mediatico che sta schiavizzando la nostra generazione, il cui enorme potenziale comunicativo si risolve spesso e paradossalmente nell’incomunicabilità. Col pc possiamo raggiungere e parlare ad ogni persona presente sul pianeta, e magari non riusciamo nemmeno più a dire “ciao” alla ragazza che a scuola ci sorride. Nicola Griffante


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ALESSANDRO BERGONZONI

l’arte del saper cosa dire quando bisogna tacere

Alla seconda riga della sua biografia si legge: “... laureato in Giurisprudenza...”. C’è qualche rapporto tra la sua formazione giuridica e l’uso teatrale della parola? Direi di no. Usiamola questa parola: il fiuto che mi ha portato al teatro è stato il rifiuto che mi ha dato Giurisprudenza. Sono stati gli anni più brutti della mia vita. Per far felice mio padre, ho studiato come un ossesso cose che non mi interessavano, escluso diritto penitenziario e poco altro... Un attore crea, inventa, male che vada interpreta, ma dentro ha un percorso quantomeno artistico. Un avvocato, per bravo che sia con le parole, è sempre una persona che deve vincere o far vincere... Un attore queste cose non le ha. Lei dice spesso “amo il silenzio, per questo lo lascio riposare molto” dove va a riposare il silenzio? Oggi c’è veramente un abuso acustico, un inquinamento di rumori. Spesso però la gente con il silenzio intende non pensare, non far niente... Ecco, c’è un niente che io non concedo, poi c’è un niente che invece è importante: non è il rilassamento, la spensieratezza, è una meditazione, una concentrazione che porta al silenzio. Comunque il mio silenzio va a dormire in via Santo Stefano 28, se volete andarlo a trovare è là.

Alessandro Bergonzoni, attore classe 1958, funambolo della parola, divenuto celebre per i suoi monologhi, veri e propri laboratori, dove le parole vengono smontate e ricostruite scoprendone significati nuovi. Lo scorso 10 febbraio ha portato al Teatro Comunale di Ferrara lo spettacolo “Nel” (regia Alessandro Bergonzoni e Riccardo Ridolfi). In quell’occasione ci ha accolti nel suo camerino...

certa stampa non c’è scritto procura cancro intellettuale, procura metastasi culturali. Tutti credono che dietro la cronaca ci sia l’attualità. Dietro la cronaca se non c’è un essere, se non c’è un’anima, non c’è niente.

Ho sentito dire che raccontava favole piuttosto singolari ai suoi figli: che rapporto c’è tra educare e raccontare? Da qualche anno lei è anche pittore, cosa lega parlare, Vedo un rapporto nell’educare al raccontare. Probabilmente io stesso ho scrivere e dipingere? voluto educare i miei figli a raccontare. Ma non per portare i figli a fare ciò Segni e sogni. Sogni e bisogni. Caro Tascapane, ricordati una che fa il padre, indurre i ragazzi a fare gli attori eccetera... è piuttosto l’idea cosa: se confonderai sogni con bisogni non editerai più una della curiosità furiosa o della furiosità curiosa che mi attrae più d’ogni altra copia. Per un pittore, per uno scrittore, per un attore i sogni sono cose impossibili, cose invisibili, cose cosa. Quando andavo al Ciak di Milano a far spettacoli, incredibili. Questo è il sogno. Non ciò per i miei figli registravo dei nastrini con le favole per le Dimenticate di essere che vorresti. “Sogno di andare alle sere che non c’ero... Per me non è importante educare studenti, di essere giovani, non stai sognando. Quello ma sollecitare, far detonare la testa e l’energia... cominciate a essere esseri Maldive”, è un bisogno. Allora indubbiamente ti Educazione, esempio, sono cose importanti ma già più complesse, ciò che è veramente triste è quando tra genitori e figli manca la devo dire... qual era la domanda? sollecitazione. L’ho dimenticata anch’io... Ma non importa, proseguiamo: ha A proposito di quello che lei chiama “morbo di Cronic”, il morbo della senso parlare di non senso? cronaca, si può guarire? No, il non senso è l’apoteosi del senso e il senso è l’apoteosi No. Ne sono ormai certo. Guarda del non senso. Stiamo fuori da queste categorie. Andiamo a la vicenda Englaro: l’indegna vedere l’energia che passa tra sensi e non sensi, fino al senso campagna fatta dai giornali... di nausea... fino al non senso. Andiamo a caccia di un senso che quella giornalista deprecabile che sia anche non senso, non fermiamoci al gioco di parole perché se ha visto per l’ultima volta Eluana non c’è un pensiero il gioco di parole è solo enigmismo, con tutto e ha parlato di cerebrolesa... il rispetto per l’enigmismo... Qui ragazzi non ce n’è più... Non capisco: se io vado ai Lei incontra spesso i giovani, specialmente nelle Università, duecento all’ora tra Bologna e come ci vede? Ferrara mi tolgono la patente e Esistono i giovani? Esistono le persone, gli esseri... si parla sempre vengo segnalato, perché invece di Facoltà e mai di facoltà mentali, di materie e mai di materia certi giornalisti hanno ancora grigia e dei suoi mille arcobaleni. Lo studente è sottovalutato e la “patente da giornalisti”? Non sopravvalutato, è lasciato solo e tenuto per forza in compagnia. riesco a capire perché sui miei Dimenticate di essere studenti, di essere giovani, cominciate a sigari, che fumo poco, massimo essere esseri, cominciate a parlare di altrove, di oltre, di nuova tre al giorno, c’è scritto nuoce energia... gravemente alla salute e su Edoardo Rosso


MUSICA Rock’n’Roll genuino, questi sono gli Small Jackets. Il nucleo si forma ad inizio 2000 dal batterista Danny “Savanas” (impegnato per diversi anni come batterista ufficiale nei progetti discografici dell’eclettico Paul Chain) e da Lu Silver (batterista-cantante nel gruppo beat Thee Hairy Fairies) qui voce e chitarra ritmica. Il 2003 si conclude con un uscita imprevista: lo staff del sito web www.idbox.it, li inserisce nella compilation “Idbox.it Compilation Vol.I” con la canzone “Tell Me Baby”, assieme ad Afterhours, Giardini di Mirò, Yuppie Flu, Julie’s Haircut e Perturbazione. La formazione comprende anche Mark Oak, bassista e Eddy Current, chitarra solista.

ITALIAN ROCK’N’ROLL la strada di un gruppo rock contemporaneo

Carlo: L’idea di questo gruppo da cosa è nata? Danny: Eravamo stanchi di quello che facevamo prima.. Lu: Danny prima suonava con Paul Chain, icona dell’underground italiano anni 80-90.. D: E non trovavamo persone che facessero per noi, a livello di convinzione e di determinazione L: Necessitavamo di fare cose che ci piacessero di più.. anche io inizialmente facevo parte solo di un gruppo cover e quindi eravamo arrivati un po’ al limite. C: Definite il vostro genere “Boogie Rock’n’Roll”, cosa significa esattamente? L: E’ il vecchio Boogie degli anni 40-50 riportato “alla AC\DC” come facevano appunto gli AC\DC stessi. Anche perché il Rock’n’Roll è un po’ generico, Boogie specifica di più. C: Cos’è il Rock’n’Roll per voi? D: E’ un modo di vedere le cose, di vedere la società, di esprimersi.

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Non è nemmeno una scelta che uno fa, è una cosa spontanea. L: Oggi però è difficile essere credibili perché, nel corso del tempo c’è stata molta gente che si definiva Rock’n’Roll, ma che ha fatto solo finta. C: E quindi voi siete così tutti i giorni, sempre stivali nei piedi, sempre questi atteggiamenti qui.. L: Guarda se vieni il lunedì sera a casa mia dopo il lavoro mi trovi sempre così.. – si sdraia sul divano mostrando gli stivali- poi vado anche a lavorare con la bandana! Ho i testimoni!! C: Parliamo ora del vostro ultimo cd, “Cheap Tequila”. In “Play at high level” il suono è molto più heavy, mentre in “Walkin’ the Boogie” il suono è molto più classic rock. Da questo terzo cd cosa vi aspettate? D: Ci aspettiamo che venga consolidato il discorso di fare un suono genuino, e realizzare quello che non siamo riusciti a fare con gli altri due dischi. L: In questo caso la produzione sarà di Chip K e ci siamo capiti molto bene, ci crede molto anche lui sul fatto dei suoni più reali. D: Ci riponiamo nelle sue mani.. L: Non che “Walkin’ the Boogie” non abbia suoni reali però secondo noi nel mixaggio ha perso un certo tipo di aggressività. - arriva Eddy, il chitarrista del gruppo – C: Nel nuovo cd c’è la partecipazione di Walt Lafty , cantante dei Silvertide, in “Walkin’ the Boogie” c’erano degli assoli dei chitarristi degli Hellacopters, come nascono queste collaborazioni? D: Mah, quella degli Hellacopters è nata così per gioco, eravamo in tour con loro, noi stavamo ultimando le registrazioni, così gli abbiamo chiesto se avevano voglia di venire a fare un paio di assoli nel nostro cd. Invece la collaborazione con questo cantante americano è una “culata” del nostro chitarrista che si è tenuto in contatto con lui tramite internet, e gli ha fatto sentire un paio dei nostri lavori e si è dimostrato interessato.. - arriva Mark, il bassista – C: E’ così difficile riuscire a vivere di musica al giorno d’oggi? D: Beh sai, con quello che costa la benzina, l’affitto.. L: Soprattutto se non hai l’appoggio finanziario.. Eddy: E soprattutto se suoni con una sola band, e suoni del rock’n’roll.. L: Le spese sono tante, anche dietro alla produzione di un disco, al furgone per trasportare l’attrezzatura, sono veramente tante! E: Anche la promozione. Diciamo che i gruppi che fanno dischi e riescono a vivere di quello, in Italia sono veramente pochi, e sono nomi molto grossi! Carlo Alberto Biasioli Con l‘indispensabile collaborazione di Alberto Grandi


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ARTE

Marcel Duchamp, Fountain, 1917. L’opera che fonda la contemporaneità: un orinatoio imbiancato e capovolto prende posto nei luoghi istituzionali dell’arte. Eva e Franco Mattes aka 0100101110101101.ORG, Synthetic Performances - Gilbert&George’s The Singing Sculpture, 2007. Eva e Franco Mattes ripropongono nel mondo di Second Life alcune opere dell’arte concettuale.

“Arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte” Il 26 gennaio si è chiusa la 33esima edizione di Arte Fiera – Art First, la fiera internazionale d’arte contemporanea di Bologna. Anche in questa occasione si è sentito un riflesso del generale momento di difficoltà cui anche l’arte si deve adeguare, avanzando proposte più “vendibili” e caute rispetto agli anni precedenti, a discapito di quelle più fresche e nuove. C’è da chiedersi se la scelta sia dettata da un adeguamento del gusto ai cambiamenti socio-economici o, piuttosto, da un ritorno all’ordine che sappia far chiarezza sulla condizione dell’arte contemporanea, ormai sentita sempre più distante dal grande pubblico a causa sia di operazioni ritenute discutibili sia dell’opinione diffusa che

Riapertura di Palazzo Cavalieri

Il “Dosso Dossi” ritorna nella sede originale Dopo cinque anni di restauro, riapre finalmente Palazzo Cavalieri, sede storica dell’Istituto d’Arte “Dosso Dossi”. Questo edifico, vero e proprio gioiello della città, è disposto su tre piani e intonacato semplicemente di bianco. Già da solo lo splendido portone dimostra la bellezza di questo palazzo. In legno, decorato da fregi floreali, accoglie con maestosità gli allievi. L’interno conta quarantadue stanze: sette bagni, dieci laboratori, nove cunicoli di sotterranei e un piccolo giardino; in esso lavorano e studiano nove classi fisse, per un totale di duecentosette alunni. Illustro brevemente la disposizione e la caratterizzazione degli ambienti: • Scendendo alcuni gradini decisamente ripidi, si ha l’accesso ai sotterranei, usati come magazzini. Qui il soffitto è molto basso, per cui ne sconsiglio la visione a persone particolarmente alte; • Al piano terra sono presenti dodici aule, laboratorio di Decorazione Pittorica, laboratorio di Lacche e Doratura, laboratorio di Incisione e l’aula di Plastica ovvero di Scultura. • Il pavimento marmoreo è presente in tutte le stanze, decorato da motivi floreali e geometrici; • Le pareti adiacenti le scale sono impreziosite da stupendi trompe l’oeil

chiunque possa fare arte, avendo questa perso una delle caratteristiche ritenute connotanti come la perizia tecnica. Punto di partenza di questo processo è l’opera di Marcel Duchamp che svincola la sua arte dall’estetica del bello a favore di quella dell’indifferente, secondo la quale l’oggetto o l’azione più banali diventano Arte grazie al gesto dell’artista: travalicando la semplice manualità si vuole dare maggiore importanza al concetto di opera; mimesi e “bella forma” perdono il loro significato, diventando ancora più relativi in rapporto con il contesto in cui nascono e con il pubblico con cui si confrontano. Un altro aspetto importante da considerare è l’incidenza delle nuove tecnologie, che disintegrano la materialità dell’opera e permettono di ridimensionare l’importanza data all’autorialità: dagli anni settanta si può fare arte demandando a terzi l’azione artistica o coinvolgendo il pubblico che ne diventa attore principale. Oggi si può fare arte anche in Second Life: lo dimostrano, ad esempio, Gazira Babeli, Mata Hari e il duo 01.org. L’arte può esistere anche su mondi paralleli, così come la vita. Date queste premesse, la definizione più concreta di arte è fornita dallo storico dell’arte Dino Formaggio, secondo cui “Arte è tutto ciò che gli uomini chiamano Arte”: nel Novecento, l’arte è diventata espressione fin troppo umana che intende ricalcare ciò che gli uomini vogliono vedere in una certa epoca. Per comprendere il portato dell’arte contemporanea bisogna inserirla nel suo contesto: l’arte rimane manifestazione schietta del tempo in cui vive e di cui si nutre. La semplificazione dei suoi mezzi è sintomo di un degrado, di un’incapacità di fondo? A nostro avviso no, è un modo per guardare avanti, consci ma non schiavi della tradizione artistica; è un modo per aprire davvero a chiunque vi si voglia accostare la possibilità di fare e fruire arte; è un modo per esprimere nel campo del simbolico la propria opinione. Dal prossimo numero, Il Tascapane proporrà una serie di interviste ad alcuni protagonisti dell’arte contemporanea italiana che, allo stesso tempo, rappresentano modi diversi di intendere l’arte: arte come poesia, arte come critica e ironia, l’arte come ricerca. Veronica Locatelli floreali, visibili dietro protezioni di vetro; •Al primo piano, in una disposizione decisamente labirintica, sono presenti altre dodici aule, tra cui un laboratorio di Informatica, l’aula di Fotografia e l’aula di Disegno dal vero; •Al terzo piano si presenta il maestoso lucernario; •Il soffitto di tutte le stanze è decorato da eleganti cassettoni (e non cassonetti come ho sentito spesso dire), talvolta dipinti e talvolta laccati in oro. Naturalmente questo splendido edificio non ha mancato di sorprendere anche in senso meno artistico. Ma questa è un’altra storia. Consiglio a tutti gli appassionati di arte e architettura di andare a visitarlo. Annasara Citterico


tendenze

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Riciclaggio griffato storia di un Tir che divenne borsa

Da telone di un TIR a borsa a tracolla. E’ la storia dei prodotti marcati Freitag. Una storia di contemplazione. Perché l’azione è scaturita dal contemplare. Contemplare cosa? I camion che sfrecciano in autostrada. Immaginatevi al tavolino di un autogrill, uno di quelli affacciati sulle grandi vetrate che guardano verso le corsie dell’autostrada. Il trancio di pizza nella pancia e la bibita ghiacciata in mano. Oltre le vetrate sfrecciano i Tir: teloni scuri, teloni colorati, loghi e scritte. Frustati dall’aria della velocità autostradale. Erano due grafici svizzeri quelli seduti in autogrill e il passo dalla contemplazione all’azione è stato brevissimo. Perché non ritagliare quel materiale plastico e ricavarne delle borse? DOVE E QUANDO - Siamo a Zurigo, nel 1993, quando i fratelli Daniel e Markus Freitag producono le prime 40 borse. Un anno dopo il numero è già quintuplicato. In quel periodo era molto vivace la discussione circa la morìa dei boschi, il riciclaggio e l’inquinamento ambientale. Non era certo una borsa fabbricata con teloni dismessi dei camion che avrebbe salvato il mondo ma senz’altro i due imprenditori beneficiarono di quel clima. Il soggiorno della loro abitazione divenne la sartoria per i primi modelli, che diedero un letterale scossone al mondo delle borse. I due fratelli erano gli unici dipendenti. Oggi ne hanno 64. Hanno disegnato 50 modelli, prodotti in serie e commercializzati in oltre 350 paesi. COM’E’ FATTA UNA BORSA FREITAG - Un “tascapane” a tutti gli effetti: il corpo principale è ricavato dai ritagli dei teli “copri Tir”. Il materiale non subisce alcun trattamento particolare. Ogni borsa è quindi unica. Quel ritaglio è inimitabile così come i segni dell’usura, le strisciate nere, le piccole sgualciture. Insomma, quella plastica prima

Ne vanno pazzi i giapponesi ma è molto venduta anche in Germania, Italia, Scandinavia e Benelux di avvolgere i vostri libri o affetti personali ha davvero traversato viadotti e gallerie di chissà quali paesi. La tracolla è invece ricavata da vecchie cinture di sicurezza e nell’assemblaggio del prodotto sono utilizzati anche airbag e camere d’aria. LA FILOSOFIA - La scelta di questi materiali di recupero ha anche una forte presenza olfattiva. Un intenso odore di gomma. Ma non temete, la soluzione è all’interno della borsa: la piccola guida alla “filosofia freitag” offre il rimedio per far sparire il sentore di gomma. Quale? Una passeggiata al parco! Ecologia? Marketing? Moda? Riciclo intelligente? Chi lo sa... Certo è che se vi guardate un po’ intorno, vi accorgerete che i Tir che rivivono in forma di borsa sono molto più numerosi di quel che pensate... Edoardo Rosso


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Morandi. L’arte dell’incisione Ferrara Palazzo dei Diamanti 5 aprile – 2 giugno 2009 Informazioni e prevendita: tel. 0532.244949 www.palazzodiamanti.it diamanti@comune.fe.it COMUNE

DI FERRARA

PROVINCIA

DI FERRARA


Diritto & Scienza

cronaca dei telegiornali, scopriremmo che il Diritto rischia di lasciare sempre più ampi spazi tra sè e il progredire vorticoso delle Scienze esatte. Da qualche anno imperversano in rete siti che offrono “test DNA predittivi”: un po’ di saliva su un tampone, un pacchetto da rispedire al mittente, e la promessa di conoscere la propria predisposizione a malattie come il cancro, l’aterosclerosi, il diabete e altre ancora.

Imperversano in rete siti che offrono “test DNA predittivi”: un po’ di saliva su un tampone e la promessa di conoscere la propria predisposizione a svariate malattie

All’elenco di enti, esercizi commerciali e associazioni che hanno deciso di sostenere il progetto del Tascapane, si aggiunge il patrocinio della Scuola ferrarese di Diritto (SfD), un corso interno alla Facoltà di Giurisprudenza della nostra Università. Un patrocinio, e un riconoscimento importante, che ci spinge a ripensare e a reinventare lo stesso ruolo del nostro giornale all’interno dell’Università. Non più soltanto uno spazio comune di informazione, confronto e, perchè no, di “intrattenimento da aula studio”, ma da oggi un laboratorio aperto che si propone di dare spazio ad un aspetto della vita accademica troppo spesso esiliato al chiuso di buie biblioteche: la ricerca. Abbiamo deciso di dedicare questa nuova pagina ad un ambito ristretto - ma in continua e rapida espansione - della ricerca: il rapporto tra il Diritto e la Scienza. Il rilievo che i dati scientifici e le nuove tecnologie hanno assunto nello studio e nella pratica del diritto costituisce uno degli aspetti più innovativi e interessanti dello sviluppo recente delle attività dei giuristi. Il binomio Diritto-Scienza costituisce uno dei principali “fili rossi” lungo cui si snodano le attività degli studenti della SfD, e sarà per il Tascapane, e per i suoi lettori, uno stimolo nuovo per ripensare al variegato mondo della Scienza, e alle domande che questa pone al Diritto. Pensiamo ai delicati temi dell’eutanasia, o del testamento biologico. E se solo provassimo a discostarci dalla

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Può il DNA dire tanto? e soprattutto, può il mio datore di lavoro, o il mio assicuratore, subordinare la mia assunzione, o il premio della mia assicurazione,

all’esito di un test di questo tipo? La Genetica e il Diritto non possono da sole rispondere a queste domande. Si pensi altrimenti ai sofisticati meccanismi di protezione con cui le grandi aziende informatiche proteggono i propri software dalla clonazione: può legittimamente Windows impedire la copiatura su altro supporto del software che ho acquistato per preservarlo dall’usura o dal possibile smarrimento dell’originale? Luca Iacovone http://lucazzimia.wordpress.com

Economia e Diritto: che c’azzeccano?

Analisi economica del diritto (in inglese Law and economics o Economic Analysis of Law) è il termine usato per indicare gli studi interdisciplinari di diritto e discipline economiche che hanno come oggetto di indagine l’analisi economica delle norme giuridiche. Più in particolare, secondo la prospettiva dell’Analisi economica, i problemi giuridici debbono essere analizzati e risolti attraverso una comparazione tra i diversi gradi d’efficienza economica delle molteplici soluzioni ipotizzabili. Da questo confronto, effettuato con modalità analitiche “prese a prestito” dalla scienza economica, emergerà la scelta più efficiente, ossia quella in grado di garantire a ciascun soggetto coinvolto il maggior numero possibile di vantaggi.


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Community ...e il viaggio tra le comunità di studenti fuori sede a Ferrara continua

Libanesi a Ferrara

La curiosità:

Chi frequenta le aule studio o le vie del centro può facilmente incontrarne uno; sono socievoli, aperti, un popolo “mediterraneo” nel vero senso della parola, sono i libanesi. Ziad Osmani è uno studente venticinquenne di ingegneria, ragazzo spontaneo e disponibile. Quando gli propongo di parlare della sua terra mi risponde subito con sincero entusiasmo. “Io vengo dal Nord, da Tripoli, la seconda città più grande del Libano, ricca di monumenti e vecchissimi mercati”, ci racconta. “Il mio è un paese bellissimo, nell’arco di pochi chilometri puoi decidere se trascorrere la giornata sulle spiagge ad apprezzare l’azzurro del mare o stenderti all’ombra di un cedro, che è anche il simbolo nazionale, sulle montagne restrostanti”. Il Libano è stato per millenni un punto di incontro tra civiltà differenti, abitato da molte confessioni religiose, ciascuna con una propria identità ed offre un panorama culturale

straordinariamente ricco. Le feste religiose sono motivo di vita sociale, di condivisione. “Anch’io a Natale faccio l’albero e il presepe, mentre i miei amici cristiani si uniscono a noi nell’onorare la fine del Ramadan”. Ma perché un ragazzo libanese dovrebbe scegliere di venir a studiare in Italia e a Ferrara? “Ho scelto l’Italia per imparare una lingua nuova: parlo già l’inglese, l’arabo e il francese come la maggior parte dei libanesi. Ferrara è una città molto tranquilla e comoda e mi piace che siano così vive e conservate le tradizioni, come il palio o la sfilata storica. Tuttavia nemmeno la città degli Estensi è immune dal germe del razzismo, frasi come: “Torna al tuo paese!!!”, fanno ancora più male se provengono proprio da quegli insegnanti che dovrebbero essere di esempio”. Marilina Totaro

In Libano fumare il narghilè è un momento di aggregazione, ci si incontra per strada, nei “caffè trottoire” a parlar di politica o a scambiar due chiacchiere con gli amici, bevendo tè e mangiando pistacchi. Ma la situazione più curiosa, continua a raccontarmi il nostro amico, si verifica durante la mattina, soprattutto il venerdì (giorno di riposo per la religione musulmana, ndr) quando le signore si invitano nelle loro case, per trascorrere in compagnia qualche ora. A quel punto ci si imbatte in una scenetta, che agli occhi di noi occidentali, potrebbe apparire quantomeno curiosa. Le donne si accomodano tutte nella stessa stanza, e al posto del classico tavolino basso da caffè che potremmo trovare al centro del nostro salotto, si trova il narghilè che viene offerto a ciascuna invitata, insieme col caffè o con il tè. La particolarità consiste anche nello specifico tipo di tabacco che viene inserito nel narghilè, ossia l’ajami, un tabacco molto pregiato e leggero. Così tra una boccata e l’altra, anche le signore si scambiano i loro pettegolezzi…

il narghilè

Significato e modalità d’uso: “Il termine indica il contenitore d’acqua, spesso profumata, al cui interno viene fatta passare una spirale che consente al fumo - prodotto da un blocchetto di tabacco impregnato di melassa e che è tenuto a contatto con la brace di carbone - di raffreddarsi prima di giungere attraverso un tubicino flessibile alla bocca del fumatore.”

La ricetta: il Tabouleh. INGREDIENTI : 8-10 porri - 2 cucchiai di sale - ¼ cucchiaio pepe nero - ¼ cucchiaio spezie miste. Prendete 5 tazze di prezzemolo tagliato a pezzettini, un ¼ tazza di menta tagliata a pezzettini oppure 2 cucchiai di menta essiccata, 3 pomodori grandi tagliati a pezzi e approssimativamente ¼ tazza di succo di limone con ¼ L di olio d’oliva. Lavate il bur’ghul (o cuscus) e poi asciugatelo spremendo l’acqua con le mani. Mettete in una ciotola e riponete in frigo per 1 ora. Tagliate i porri e mettete il bianco del porro con il bur’ghul asciugato con sale pepe e spezie. Tagliate il verde del porro e mischiatelo con prezzemolo, menta, pomodoro e cetriolo. Mettete in frigo finché viene servito. Ricordatevi che prima di servirlo dovete aggiungere del succo di limone e dell’ olio d’oliva. Infine, come decorazione mettete intorno alla ciotola delle foglie di lattuga.


dalle FACOLTA’

Aula Officina... solo giuri ce l’ha! “Dov’è lezione ora?” “In officina...” “...nooooo ma...” No, ma è fredda; no, ma è sporca; no, ma si sente male; no, ma oggi c’è vento, non capiremo nulla, no, ma... L’aula 11 di giurisprudenza viene comunemente chiamata Officina e non solo perché confina con una vera carrozzeria, ma soprattutto perché ne ha le sembianze e...tutti i comfort!!! Gelo d’inverno e caldo afoso d’estate, acustica pessima...insomma non è il luogo più adatto per ampliare le conoscenze e arricchire le menti. Non solo proteste provenienti dagli studenti ma anche dagli stessi professori.

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Le prime parole che si ascoltano all’inizio di ogni lezione sono sempre le stesse: “Scusate ragazzi, ma quest’aula...ora cominciamo...”; oppure: ”Anche quest’anno mi hanno messo qui... comunque procediamo...”. S’inizia ma i disagi continuano: alla stessa ora, ogni giorno i docenti vengono interrotti da un acuto e lungo fischio proveniente dalla carrozzeria; “Ragazzi, anche oggi il nostro vicino ha aperto, continuiamo, dov’eravamo rimasti?...” Un sospiro di sollievo giunge con la pausa caffè: tutti, prof inclusi, si riversano all’esterno, dove le automobili parcheggiate a pochi centimetri dalla porta di ingresso dell’aula fungono da schienali sia per i fumatori e sia per chi vuole solo scambiare due parole; diciamolo, è proprio questo l’unico aspetto positivo: il “Fiancata Auto salotto”! Tutti gli iscritti di giurisprudenza conoscono l’Officina e... la temono. Leggende narrano di studenti che piuttosto di entrarci scappano terrorizzati in Piazza Ariostea...altre però raccontano di allievi senza macchia e senza paura che con attenzione e...coraggio seguono comunque, anche lì. La verità è questa: i professori riescono a far passare in secondo piano questi disagi, una lezione interessante si ascolta volentieri, anche in aula 11! Inoltre siamo l’unica facoltà a poter vantare un ambiente così particolare da poter addirittura essere definito INNOVATIVO dai “ciao bel”, FRICCHETTONE dagli anticonformisti, DI TENDENZA dai “modaioli”...dai ammettiamolo: l’Aula Officina solo giuri ce l’ha! Elisabetta Vita

Dimmi come ti vesti, ti dirò cosa studi. Inauguriamo questo spazio illustrando l’abbigliamento tipico dello studente di Giurisprudenza. Come un camicia può far la differenza L’abito fa il monaco, eccome. Non c’è un per fortuna o un purtroppo. È un dato oggettivo. La ricordate quella scena del grande papà Disney? L’elegante quadrupede dal manto chiazzato che trova svago nel classificare le varie coppie di “cani&padroni” che passeggiano nella via sottostante. E’ così: la mente, inzuppata del tessuto sociale, elabora inevitabilmente dei prototipi che inserisce in delle caselle ben precise. Questo processo mentale tanto criticato lo si riscontra quotidianamente. Persino all’università. Ogni luogo ha il suo segno distintivo, il suo emblema. Quello che meglio può rappresentare una facoltà come quella di Giurisprudenza, è indiscutibilmente la camicia. Icona principe dell’eleganza, qualunque sia la sua nuance o la sua fantasia, la camicia corona egregiamente la figura tipica della persona per bene. Ed evidentemente in questa facoltà ce ne sono molte! Entrate in una qualsiasi delle aule studio, nel

chiostro esterno o lungo i corridoi: noterete subito come questo capo d’abbigliamento sia largamente adoperato dai giovani giurisprudenti, di entrambi i sessi. Apprezzate la precisione del collo stirato, l’accuratezza del polsino che sbuca dal pullover, talvolta l’iniziale del nome fatto cucire dalla sarta di famiglia una spanna sotto il cuore... No, non sto esagerando, né enfatizzando la faccenda. C’è anche questo. Ma la camicia non è solo sinonimo di classe; rappresenta l’essenza della versatilità, polivalenza e adattabilità, dato che è un suo diverso abbinamento la fa oscillare con disinvoltura tra il casual e l’eleganza. C’è da chiedersi ora...e sotto? Una camicia può davvero far la differenza? Francesca Moscheni


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Ma sei Fuori? a cura di Andrea Milan

Outgoing

La Passeggiata

verso la “costa della luce” da Cadiz

ERASMUS IN SPAGNA: UNIVERSITA’ DEI BALOCCHI? 9 esami in 6 mesi. No, non è lo slogan della Cepu, ma ciò che è riuscito a fare un mio amico in Erasmus a Tenerife. Un genio? Non proprio, dato che sei di questi esami venivano superati semplicemente seguendo le lezioni e che due degli altri tre erano facili scritti con domande a risposta multipla. Di certo la sua esperienza risponderebbe in maniera positiva a tutti coloro che si chiedono se è vero o no che l’Università in Spagna è più semplice. Non tutti però raccontano la stessa cosa.. Io sono a Salamanca, dove si trova l’Università più antica e prestigiosa di tutta la Spagna. Fin dal primo giorno di lezione, indipendentemente dal corso di studi seguito, viene subito messo in chiaro che, in sede d’esame, non verranno fatti sconti agli studenti stranieri. Gli esami sono tutti scritti, con domande a risposte aperte e risulta inutile scrivere a caratteri cubitali

“ERASMUS”per assicurarsi la benevolenza del professore. E’chiaro che se si fanno degli errori grammaticali, questi non faranno media nel voto finale, ma è indispensabile studiare, tra una sangria ed un’altra. Altra cosa fondamentale: andare a lezione! So che può essere un po’ difficile, quando si ha solo un’ora di sonno, ma qui non esistono manuali, per cui può essere utile farsi amico uno spagnolo secchione che fa il suo dovere, facendosi passare i suoi appunti, ma anche farsi vedere dal professore ha i suoi vantaggi. E sistono infatti le “fichas” che sono schede con dati e foto degli studenti, spesso determinanti nella scelta tra un 5 o un 6, voto minimo per passare un esame. Insomma il verbo “studiare” esiste anche in Spagna, ma è un piccolo sacrificio all’interno di un’esperienza indimenticabile. Roberta Continisio.

Piccoli consigli per chi ha deciso di iniziare una nuova vita in Spagna - decidere prima di partire dove farsi un Paese il vostro luogo ideale, dove tornare piercing o cosa tatuarsi, per sentirsi un po’ prima delle 8 della mattina è una pazzia. meno straniero in terra spagnola. - se avete bisogno di compare qualcosa gli - smettere di preoccuparsi della difficile scelta orari dei negozi sono: 9.00-14.00 - (siesta) tra un Dolce e Gabbana o un Armani, qui 17.00-21.00. nessuno noterà la differenza! - Colazione tipica: churros con chocolate o - per gli astemi: cercate un modo per essere tostada con aceite y tomate y cafè con leche brilli anche con un bicchiere di succo di frutta. (pane tostato con olio d’oliva, pomodoro e Qui in Spagna l’unica cosa che conta è bere! caffellatte) - per chi soffre di insonnia: troverete in questo

Terminata la lezione di spagnolo comincia la “passeggiata verso la costa della luce”. Il cammino di circa 6km inizia in un labirinto di “calles” che collega una moltitudine di piazze e piazzette. Ad ogni angolo puoi sentire uomini urlare numeri da giocare alla lotteria, incrociare farmacie dalle insegne psichedeliche, così che già a metà percorso, vista e udito sono stati messi a dura prova! E’ l’ora di punta, un brulichìo di gente del posto trascina speciali trolley per la spesa e non c’è da rimaner perplessi se quelle borse con le rotelle girano in tutte le direzioni. La quantità di supermercati è impressionante! Se non si crede in maghe e chiromanti è consigliabile passare oltre evitando di dar corda alle mujeres che vagano con mazzetti di rosmarino in mano. Proseguendo attraverso la Puerta de Tierra ci si lascia alle spalle i barrios (quartieri) e i palazzi storici della vecchia città fenicia per entrare nella zona nuova con i suoi grandi e anonimi edifici. Ora l’ardua scelta del tragitto: talvolta il vento di levante mi invita a percorrere la più protetta avenida principale. Di norma si incrociano personaggi che sgranocchiano semi di vario tipo e sputacchiano ovunque i rimasugli. Ogni 50 passi si incontrano le popolarissime “barracas”, negozietti di “gominolas”(caramelle gommose) di infinite varietà. Gli attraversamenti pedonali sono memorabili: non si fa in tempo a raggiungere le strisce che le auto già si fermano! Meglio non assuefarsi a questo costume se non si vuol rischiare grosso poi in Italia! L’altro percorso non è lontanamente paragonabile. Un meraviglioso lungomare che offre tramonti mozzafiato sull’Oceano Atlantico. La costa della luce. Se si va di fretta è consigliabile non scegliere questa opzione, le fermate per godere della vista impagabile sono innumerevoli e impossibili da evitare! Ahimè le distrazioni di questo genere possono essere fatali... più di una volta mi sono ritrovata in braccio a gente ugualmente distratta o pattinatori incapaci di frenare! Poco dopo il tramonto, la mia passeggiata volge al termine. Laura Trevisan


Incoming

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In Erasmus a Ferrara da Cracovia Di notte, alla fine di settembre, con la mia grande valigia sono di essermi sentito come fossi senza una mano. All’improvviso mi sono arrivato a Ferrara. Dopo qualche ora di viaggio, finalmente, arrivavo reso conto di come tutto sembrasse più lontano. A Ferrara, il concetto alla città e cominciava il mio Erasmus, quella opportunità unica di distanza e’ cosi relativo... che viene data ad ogni studente europeo di studiare per un po’ di Non dimenticherò di certo i miei mercoledì al Duomo. Che strana idea mesi all’estero. Studiare? Ascoltando amici che hanno già terminato quella di festeggiare regolarmente a metà settimana; mi domando, la loro avventura e guardando film come “L’auberge espagnol”, chi ha inventato questa cosa? Tutto il mondo aspetta la fine della sembra più che altro una possibilità di sperimentare emozioni prima settimana, a Cracovia si comincia ad uscire di giovedì (la maggioranza sconosciute, legate alla vita in un altro paese, con gente da tutto il degli studenti non ha lezione di venerdì); a Ferrara preferiscono il mercoledì. Ai ferraresi piacciono i problemi con la continente. Qualcosa di indimenticabile. Che strana idea quella di sveglia del giorno dopo, mi sono detto! Inoltre, che cosa Mi hanno sconsigliato di andare a festeggiare a metà settimana; chi rimarrà nella mia memoria di questo periodo? Ritornare Roma (troppo grande, non si sente ha inventato questa cosa? Tutto al mio appartamento la notte: scelgo sempre i vicoli quell’atmosfera speciale tipica il mondo aspetta la fine della intorno a Via della Volte, completamente vuoti, per la dell’erasmus), e mi hanno suggerito di settimana, a Cracovia si comincia loro incredibile atmosfera. La migliore pizza del mondo, scegliere una città più piccola. Va bene, pensavo, sarebbe interessante trasferirsi ad uscire di giovedì; a Ferrara mangiata alle cinque di mattina. Lo spritz, il McDonald’s in un posto un po’ più tranquillo. Cracovia, della piazza principale (che disgrazia!), la gente che preferiscono il mercoledì. la città da cui provengo, con quasi un urla “Dottore! Dottore!” per la strada, il cinema porno milione di abitanti (uno su dieci e’ uno studente), mi piaceva un sacco, nell’ex-chiesa, le pause durante gli spettacoli al cinema... ma avevo voglia di cambiare. “E’ carina”, mi hanno detto quelli che Nel corso di lingua italiana abbiamo sentito alcune volte che una erano già stati a Ferrara, “piccolissima, ma carina”. E qualcuno ha delle parole più italiane e’ la parola “magari”; è una parola da usare aggiunto: “Appena arrivi, la prima cosa che devi fare è comprare una con attenzione, perché il significato dipende anche dall’intonazione bici”. Con tali informazioni (e alcune trovate su Wikipedia), ho scelto che si usa. Dunque, con il massimo dell’attenzione, con la migliore “la città delle biciclette” per il mio Erasmus. intonazione possibile, dichiaro: un giorno, vorrei avere la possibilità di Ricordo che all’inizio ero soprattutto sorpreso dal fatto che spostarsi tornare a Ferrara, magari... da un posto ad un altro era così facile, i posti erano così vicini tra Milosz Saramak loro. Solo dieci minuti dalla stazione all’ albergo? Ce ne vogliono cinque dal mio appartamento per la piazza principale? Lo stesso per l’Università? Perfetto! Dopo gli anni a Cracovia, dove ogni giorno si perde un’ora nei tram o negli autobus, un vero lusso: tutto a portata di mano. Inoltre, ho avuto la bici! Negli ultimi cinque mesi, non ho usato nemmeno una volta i mezzi pubblici. La mia bici mi porta dappertutto. Quindi non e’ strano che in questa situazione, si sia creato un vincolo emozionale tra me e la mia bicicletta. Me ne sono accorto un giorno, quando me l’hanno rubata. Non esagero se dico

rto


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Handy-key

VACANZA... PER CHI?

(A)

Dove andiamo in vacanza quest’estate? una domanda che molti di voi già si stanno facendo. Non sarebbe un problema rispondere... ma per chi come me, ha esigenze particolari, non è facile. Bisogna intraprendere un viaggio attraverso una giungla di informazioni su strutture turistiche, che nella maggior parte dei casi risultano essere sbagliate, superficiali… insomma totalmente inattendibili. Si rischia anche, dopo aver riscontrato problemi nell’alloggio, di sentirsi rispondere, una volta arrivati lì:“ le informazioni da lei forniteci riguardo la sua disabilità non sono state abbastanza precise...”. Così mi è capitato. Come obiezione ci sarebbe potuta anche stare, se non fosse che nel locale (considerato idoneo per persone in carrozzina) a me assegnato, l’unica porta accessibile era quella d’entrata. In realtà, il solo particolare che poteva portarmi a considerare quel bilocale un luogo assegnato alle persone disabili era una piccola rampa che mi permetteva l’ingresso. Il resto dell’appartamento non aveva neanche le caratteristiche di base per poterlo considerare idoneo a soddisfare le mie esigenze. Un esempio? era totalmente impossibile entrare nella camera da letto, l’unico modo consisteva nello scardinare le porte. Volendo, poi, parlare del bagno, non solo era impossibile accedervi ma ci sarebbe voluta una notevole dose di fantasia per poter cercare di immaginare un sistema che mi permettesse di usufruire dei servizi igienici più elementari, tipo il lavabo, figuriamoci il wc o la doccia. Dopo aver segnalato la totale inadeguatezza di quelle quattro mura,

la direzione del villaggio ha pensato, alla fine, di farci soggiornare all’interno del residence, che comunque ha richiesto da parte mia un notevole sforzo di adattamento. Ma come può, o meglio, come possono determinati impianti ricevere la qualifica di strutture idonee ad ospitare persone diversamente abili in carrozzina? È questa la domanda che mi ha tormentato in questi mesi... È un problema di legge? è la totale indifferenza e inadeguatezza professionale e culturale dei titolari delle strutture turistiche? oppure un problema concernente i controlli e il labirinto burocratico dei permessi? Beh, ci si potrebbe scrivere un libro. Però una cosa la posso dire, sicuramente non è un problema di legge. Il D.M. 236/1989 fornisce tutte le indicazioni necessarie affinché un locale sin dalla progettazione rispetti i requisiti minimi di Accessibilità, Visitabilità e Adattabilità, menzionati nel testo normativo. Il problema dunque è da tutt’altra parte. Vorrei invitare, a questo punto, tutte le persone che come me hanno avuto disagi, a raccontare la propria esperienza sul forum del sito del Tascapane. Inoltre vorrei stimolare coloro che sono titolari di strutture turistiche a rispettare quegli elementari diritti civili che permettono di trascorrere, a noi disabili, una vacanza che possa continuare ad essere sinonimo di relax e non di preoccupazioni. Domenico Del Conte

(B)

handykey.iltascapane@gmail.com

Sondaggio: chi preferiresti non avere come vicino di ombrellone? (A) o (B)

Vita da Associazione Il Segretariato Italiano Studenti in Medicina è una associazione no-profit, apartitica e aconfessionale creata da e per gli studenti di medicina. Ci occupiamo di tutte le tematiche sociali di interesse medico, dei processi di formazione dello studente in medicina, degli ordinamenti che regolano questi processi, dell’aggiornamento continuo dello studente e riusciamo a realizzare tutto ciò attraverso attività di vario tipo: laboratori, conferenze, peereducation nei licei, progetti di cooperazione internazionale... Tra le altre attività, ci occupiamo di CLAUN TERAPIA; il 4 e 5 aprile si terrà il CORSO CLAUN che permetterà a chi lo desidera (studenti di medicina e non) di diventare un vero Claunterapista e, per chi lo desidera, di svolgere attività di volontariato in ospedale. scrivici a: sismfe@gmail.com www.sismferrara.org

IBO ITALIA

Chi Siamo IBO Italia (acronimo di Internationale Bouw Orde, che in fiammingo significa Soci Costruttori Internazionali) è un’organizzazione non governativa che fa parte di un network internazionale. L’attività ebbe inizio nel 1953 nel Nord Europa con i primi campi di lavoro per la ricostruzione di case destinate ai profughi della Seconda guerra mondiale. Presente in Italia dal 1957, la sua attività si è allargata al campo della cooperazione in Europa e paesi del Sud del mondo pur rimanendo, quella dei campi di lavoro, la sua vocazione principale. È federata a Volontari nel mondo FOCSIV dal 1972. IBO Italia inoltre si occupa di: - Servizio Volontario Europeo (esperienza di volontariato di 3-12 mesi) per un’esperienza di cittadinanza attiva e impegno sociale.

ELSA è la più grande associazione di studenti di giurisprudenza a livello europeo. Opera attraverso sezioni nazionali e locali, ed è attualmente presente in 39 nazioni europee e in circa 200 università. E’ un’associazione indipendente, apolitica e senza scopo di lucro.Come ELSA FERRARA, proponiamo attività culturali, formative e sociali, contribuendo così alla crescita professionale dello studente in materie giuridiche attraverso conferenze, gruppi di ricerca ed esperienze di tirocinio sia in Italia che all’estero… oltre ovviamente alla possibilità di stabilire contatti con altri studenti italiani e stranieri!! Ma ovviamente sappiamo che non c’è solo lo studio... Vi invitiamo a sperimentare di persona il famoso “Elsa Spirit”, con attività, viaggi e numerose occasioni per conoscerci meglio!!! www.elsaferrara.it - Servizio Civile Internazionale e Nazionale (esperienza di volontariato di 12 mesi). - Campi di lavoro e solidarietà. La scorsa estate hanno partecipato più di 250 volontari in totale, - Adozioni a distanza in India - Educazione allo sviluppo nelle scuole. La nostra Mission IBO Italia pone al centro delle sue attenzioni e scelte lo sviluppo dell’uomo in tutte le sue possibili forme. Per conseguire queste finalità l’organismo si fa promotore di progetti di sviluppo e solidarietà rivolti a popolazioni bisognose indipendentemente da culture, etnie e religioni. info@iboitalia.org Anna McDonald


web & co.

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Linkedin, ovvero come trovare lavoro nell’era del web 2.0 Mentre tutti gli altri media si affannano nel disperato tentativo di Linkedin per la modica cifra di 10 mila dollari mensili, permette a ricostruire il fenomeno Facebook, noi del Tascapane vi portiamo olcompagnie come Microsoft, eBay, Target e l’Oreal - per citarne tre, presentandovi quello che viene annunciato da più parti come il solo alcune - di esaminare il profilo dei suoi abbonati alla ricerca prossimo futuro del networking. Il riferimento è a Linkedin, un social di potenziali impiegati. Tanto nelle grandi aziende, come Google, network che consente ai propri utenti di trovare lavoro, fare offerte, e Apple, quanto nelle piccole - spiega Reid Hoffman - il primo probdi gestire il proprio curriculum online, attraverso soprattutto il manlema che si presenta a chi deve vagliare le innumerevoli richieste tenimento di una lista di persone conosciute e ritenute affidabili in di lavoro è quello di identificare subito a quali di queste prestare ambito lavorativo. maggiore attenzione. E nella maggioranza dei casi a ricevere Secondo Reid Hoffman, amministratore delegato di Linkedin, oltre il questa via di favore sono le domande che vengono “segnalate” 50% delle nuove assunzioni avviene, già nel “mondo reale”, attraverda persone di fiducia.Insomma le “raccomandazioni” contano so il passaparola all’interno della propria dappertutto. E proprio queste sono il punto di A Gennaio 2009 Linkedin contava circa 30 milrete di conoscenze. Linkedin riproduce e ioni di utenti in America del Nord, Asia e Eu- forza di Linkedin: è possibile chiederne e offrirne agevola questo meccanismo portandolo ropa e cresce a una velocità di 100.000 iscritti all’interno del proprio Il gruppo “Unife Alumni” sul web, permettendo ai propri utenti di a settimana. Copre circa 150 diversi comparti network, o anche di su LinkedIn conta ateconomici e oltre 400 “regioni economiche”. costruire un proprio network di connessioni volta in volta cercare tualmente 140 membri e la crescita negli ultimi all’interno del quale è possibile trovare oftra le proprie connessioni qualcuno giorni è stata in media ferte di lavoro, opportunità di business e che sia collegato al reclutatore al di 5 nuovi iscritti alla ricercare potenziali candidati. quale ci si vuole rivolgere, per chie- settimana. E se ancora La forza di Linkedin sta proprio nella natura del suo network. Il suo pool dere di essere a questi presentato, o non esiste un gruppo dedicato interamente di professionisti, che non disdegnano mai di intrattenere una buona magari “raccomandato”. Come dire, alla città degli Estensi, proposta d’affari, fa gola alle più grandi corporazioni del pianeta, che sembra quasi strano che a pensarci non poteva di certo mancare quello che tra i loro ranghi cercano cervelli da assumere. E così oltre a vendere non sia stato un italiano. spazi pubblicitari alla BMW, alla American Express e alla Virgin Atlantic, Luca Iacovone riunisce gli “Amici della SPAL”. http://lucazzimia.wordpress.com


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spazio SCUOLE

I GALEOTTI DELL’ARIOSTO INCONTRANO BENEDETTA CIBRARIO “Un secolo di storia. Un matrimonio spento. Una passione mitteleuropea. Le colline del Chianti. La passione che spezza un incantesimo lungo una vita”. Questi gli ingredienti del libro di Benedetta Cibrario, scrittrice emergente, vincitrice del premio Campiello 2008. Rossovermiglio racconta la storia di una nobildonna incatenata ad un matrimonio combinato, sullo sfondo del trasformismo italiano in atto alla fine degli anni ’40: la chiave che la farà sentire veramente libera sarà la passione non solo per i cavalli, ma anche per un giovane straniero. La storia ha più ambientazioni: prima la città di Torino e poi il paesaggio senese, dove la protagonista imparerà l’arte della coltivazione della vite. Il 10 febbraio Benedetta Cibrario è stata ospite del Liceo Ariosto per la presentazione del suo romanzo curata dal gruppo “Galeotto”. Durante l’incontro le domande si sono focalizzate sulla figura della protagonista e sulla sua personalità. Non sono mancati i riferimenti alle citazioni introduttive, come quella al Barone Rampante di Italo Calvino o alla famosa fiaba La bella addormentata nel bosco di Perrault, storia che ha da sempre affascinato la scrittrice per la

Benedetta Cibrario è nata a Firenze, è cresciuta a Torino ed ora risiede in Toscana. Laureata in storia del cinema. “Rossovermiglio” è il suo romanzo d’esordio (premio Campiello 2008).

singolare situazione raccontata: un microcosmo che dopo anni di un lungo sonno si risveglia in una realtà ormai irreversibilmente modificata. Interessante la tecnica di scrittura in prima persona; la scrittrice ci ha illustrato la sua difficoltà nella scelta del nome durante la stesura del romanzo e alla fine ha deciso di ometterlo. Parlando del titolo del libro, la Cibrario ha spiegato che rosso vermiglio è il colore della luna in certe sere d’estate, una luna così grande da sembrare uno sbaglio. Così è stata la vita della protagonista: tutto uno sbaglio. Benedetta Cibrario si è laureata in storia del cinema, in particolare sulle pellicole di Michael Powell; alla nostra domanda a proposito di una particolare influenza di questo regista sulla sua produzione, la scrittrice ci ha risposto che questa è stata minima, ma sicuramente presente. Il suo libro galeotto è Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: da questo ha preso l’ambientazione del suo romanzo. Infine ci ha raccontato un aneddoto GALEOTTO FU IL LIBRO... personale molto interessante: l’invito, mandatole Ormai da anni il liceo Ludovico Ariosto accoglie al suo interno il più grande gruppo di dal figlio adottivo dello scrittore, Gioacchino Lanza ‘ragazzi galeotti’ della città: niente maglie a strisce in giro per la scuola, però. Solo tanti Tomasi, che l’ha accompagnata durante la visita giovani con una grande passione per la lettura che partecipano al progetto Galeotto fu il al palazzo di Palermo, dove Tomasi trascorse la libro: laboratorio all’interno del quale una settantina di studenti, coordinati da professori di sua vita; molto emozionata, ci ha anche mostrato varie materie umanistiche, esercitano e approfondiscono la lettura, sia di classici che di la prima edizione de Il Gattopardo, nell’anno in nuove pubblicazioni, e incontrano e intervistano gli scrittori. cui vinse il premio Strega, ricevuta in dono da Le interviste, organizzate e curate dal gruppo di ragazzi, si orientano sul libro presentato Gioacchino durante quella visita. e sul libro cosiddetto galeotto: un libro scelto dall’ autore perché legato al suo percorso di Gli applausi sono stati numerosi e tutti hanno crescita letteraria o a suoi particolari ricordi. ringraziato Benedetta Cibrario per averci permesso Gli incontri con gli autori si svolgono solitamente nel pomeriggio, al liceo Ariosto, e sono di trascorrere un interessante e coinvolgente aperti a tutti. Sono programmati per il prossimo mese incontri con Serge Quadruppani pomeriggio letterario. (per galeotto fu il traduttore, sezione galeotta che si occupa di scrittori stranieri) ed Eliana Bouchard. Stefano Tortora e Elisabetta Toselli del gruppo Federica Coscia e Chiara Mestieri del gruppo Galeotto fu il libro Galeotto fu il libro


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27 SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ CURIOSITA’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ Elisa Brighi SENZA TABU’Cleopatra all’epoca pos-

A Domanda Risponde:

Salve! Vorrei chiedere quante calorie si bruciano in un rapporto sessuale attivo? Grazie Gentile lettrice, dieci minuti di rapporto sessuale classico, fanno perdere 250 calorie. Venti minuti di preliminari: 107 per lui e 87 per lei. Spogliare completamente la partner: 80 calorie. L’orgasmo? Fa perdere solo 27 calorie. Si tratta, comunque, di valori piuttosto indicativi su cui, peraltro, non tutti gli studiosi concordano. Ho 16 anni e da più di un anno ho rapporti sessuali frequenti col mio ragazzo. Il problema è che sempre quando lo facciamo ho dei dolori fortissimi, anche se usiamo la vaselina... Dopo un po’ i dolori smettono, ma lo stesso non raggiungo l’orgasmo. In realtà non ho mai avuto un orgasmo durante il rapporto sessuale. Col mio ragazzo ho un rapporto aperto, ma questa cosa lo deprime, perchè si sente inutile. Da cosa pensa che sia dovuta la mia mancanza di orgasmo e i dolori? Grazie per la risposta! Diciamo per prima cosa che i due problemi: dolore ed assenza di orgasmo sono tra loro collegati perchè è ovvio che se il tuo fisico percepisce una sensazione dolorosa intensa non possa concentrarsi sul raggiungimento di una sensazione del tutto opposta come quella del piacere. Occorre capire se la sensazione dolorosa sia da imputare ad un problema organico (per esempio vaginite) o, come più spesso accade, essa sia dovuta ad un’eccessiva contrazione dei muscoli posti all’imbocco della vagina che invece di rilassarsi durante il rapporto si contraggono rendendo così dolorosa la penetrazione. Questo disturbo prende il nome di vaginismo ed ha un’origine psicosomatica. Il blocco è del tutto involontario e può accompagnarsi ad un intenso desiderio sessuale. I motivi possono essere diversi: educazione rigida che ha indotto un’inibizione inconscia verso il sesso, eventi traumatici legati alla prima esperienza che hanno creato una sorta di “memoria del dolore”, conflitti non dichiarati con il partner. Si possono contrarre malattie praticando

sesso orale? I rapporti orali presentano gli stessi rischi di quelli vaginali o anali, quindi vanno praticati con preservativo se la donna lo fa all’uomo, e nel caso inverso esiste una sorta di pellicola da applicare sulla vagina. Sono un ragazzo di 19 anni, ed ho rapporti sessuali completi con la mia ragazza, ma non usiamo protezioni (di comune accordo), quando sento che sto per avere un’erezione esco e vengo fuori... volevo sapere se c’è rischio di fecondazione, anche se esco in anticipo prima dell’erezione, grazie.

sedeva già un rudimentale vibratore: una piccola scatola contenente api o mosche vive. Il vibratore moderno invece è stato creato per curare l’isteria femminile e, pensando che oggi il suo prezzo può variare dai 20 ai 1000 euro, dovrebbe incoraggiare i maschietti ad impegnarsi di più se non vogliono pagare a caro prezzo le gioie del gentil sesso! E comunque, c’è sempre il buon vecchio spazzolino elettrico!

Forse fai confusione tra erezione ed eiaculazione. Oltre a rischiare molto, dal momento che non sempre l’eiaculazione può essere controllata, non puoi parlare di rapporto completo in quanto esso termina spesso in modo brusco (chiedi cosa ne pensa la tua compagna?). Vi sono molti metodi anticoncezionali, che vi permetteranno di vivere il sesso in maniera tranquilla e sempre piacevole per entrambi. Ho scoperto che la mia ragazza, per raggiungere l’orgasmo, ricorre a fantasie sessuali più o meno “particolari”, di cui sono protagonisti altri ragazzi. C’è qualcosa che non va tra noi? Oppure è una cosa normale di cui non mi devo preoccupare? La trasgressione può essere uno strumento del piacere primario. Se rimane relegato alla fantasia, non penso crei problemi, ma vorrei darti un consiglio: fatti coinvolgere in queste situazioni e non rimanerne semplicemente e passivamente “spettatore”! In fondo, potresti scoprire nuovi orizzonti interessanti… Marilina Totaro La notizia apparsa sul numero 2, riguardo la non punibilità, in Libano, degli uomini che abbiano rapporti sessuali con gli animali di sesso femminile è risultata falsa, ci scusiamo con i lettori.



Sport-Cus

Dove osano i Frisbee

Sport e Benessere

vignetta di Carlo Biasioli

Alzi la mano chi pensa che con il frisbee si possa giocare come in un qualsiasi sport, con due squadre che si fronteggiano. E fra questi, alzi la mano chi sa che questo sport esiste davvero, e si chiama Ultimate. Temo che alla fine le mani alzate siano poche, soprattutto qui a Ferrara. Eppure solo il fatto di essere poco conosciuto impedisce all’Ultimate di avere il seguito che meriterebbe nel panorama sportivo italiano. Nasce negli U.S.A. alla fine degli anni ‘60 e pian piano si diffonde anche negli altri paesi, fino a contare oggi 62 paesi iscritti alla Federazione Mondiale (FIFD). In Italia la maggior parte delle squadre si trovano nel centro nord, specialmente attorno alle realtà universitarie e in luoghi dove vengono svolti grandi tornei di livello internazionale, come ad esempio Rimini, sede del famoso torneo “il Paganello”. Spinto dalla volontà di promuovere questo sport, il C.U.S. Ferrara ha avviato un corso, gratuito per gli universitari, che viene svolto nelle giornate di lunedì e di mercoledì dalle 19 alle 20. Per quanto riguarda il gioco, esso consiste nell’avanzare passandosi il disco, non si può infatti correre con esso in mano, fino ad arrivare a segnare una meta nell’apposita zona di campo avversaria. Il frisbee utilizzato ha dimensioni e peso regolamentari. Le squadre possono essere formate da 7 giocatori (se si gioca su erba) o da 5 (se al chiuso o su sabbia) ed essere composte da soli maschi, da sole femmine, o miste. Avendo caratteristiche di molti altri sport, come ad esempio il “piede perno” del Basket (unico modo di muoversi permesso quando si ha il disco in mano), o il fatto di dover Il C.U.S. Ferrara ha organizzato nelle sue palestre i corsi di Prepugilistica e di Kick-Boxing di livello amatoriale, nello spirito di diffusione della cultura dello sport. Per gli universitari sono previste riduzioni sul costo delle lezioni.

segnare una meta e di passare il post-partita con gli avversari come si fa nel Rugby, a volte può risultare difficile iniziare. Niente che comunque non possa essere superato dopo qualche mese di pratica. Quello che forse risulter più arduo sarà imparare la cosiddetta “lettura del disco”, cioè riuscire a capire dove andrà il lancio del compagno o dell’avversario senza seguire tutta la traiettoria del frisbee; anche qui, l’esperienza sul campo aiuta moltissimo. Per questo il C.U.S. Ferrara fa anche partecipare i propri giocatori ad allenamenti condivisi con altre squadre, che possono terminare con una partita tra le due formazioni stesse oppure con membri sorteggiati tra i presenti. La cosa che colpisce di più in questo sport è l’assenza della figura dell’arbitro, non prevista dal regolamento. Parlando con l’allenatore Enrico... un ragazzo che studia all’Università di Ferrara, la risposta che mi è stata data è: Possiamo dire che non c’è l’arbitro, ma possiamo anche dire che ce ne sono 14! Infatti i giocatori decidono insieme sulla singola infrazione o presunta tale e, se non si giunge a una soluzione condivisa, l’azione riprende dal momento prima del fallo. Questo, sempre secondo Enrico... anche se non necessariamente aumenta la sportività durante il match, sicuramente permette la socializzazione post-partita, un must in questo gioco. Nonostante qualche difficoltà nell’iniziare, si sta creando un gruppo abbastanza affiatato che ha già partecipato ad alcuni tornei ottenendo dei buoni risultati. E allora... lunga vita all’Ultimate! Enrico De Camillis

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SPORT

SPAL, TRA INCIDENTI DI PERCORSO E VOGLIA DI RIPARTIRE Analizziamo il difficile inizio del nuovo anno in casa biancazzurra Lo spazio per la consueta pagina dedicata allo sport locale, avrebbe, per questo terzo numero di “Tascapane”, dovuto vedere protagonista in un intervista a 360° il presidente della Spal, Cesare Butelli. L’uomo della svolta, che dopo aver rilevato la Spal dalla precedente gestione lo scorso giugno, ha riportato nuova linfa vitale ai colori biancazzurri, circondandosi di collaboratori validi e fidati per dare vita ad una programmazione professionistica, moderna ma tenente conto dei valori della storia della Spal. Il nuovo corso dirigenziale ha riacceso e riavvicinato il sentimento del pubblico e dei tifosi ferraresi ad una maglia storica, la fortuna e le capacità di grandi manager (Bortolo Pozzi), con il ripescaggio in Prima Divisione ed una squadra che sin qui ha figurato fra le protagoniste del campionato, hanno fatto il resto. Butelli è personaggio eclettico, artistico, sentimentale del calcio puro. Butelli è uomo di parola nel rispettare le scommesse più stravaganti, come quella della scorsa estate: «In caso di ripescaggio – aveva dichiarato lo stesso Butelli -, faccio LuccaFerrara in bicicletta». Detto, Quattro gli acquisti conclusi dalla società nel mercato invernale: Umberto Cazzola (1982) giorno di ritardo), fatto, con partenza dal centro dal Taranto, esterno offensivo; Paolo Castellazzi (1987), dalla Ternana, centrocampista; la Spal ha infatti della Toscana e arrivo, accolto Roberto Cortellini (1982), dal Cesena, terzino sinistro; Zoltan Takacs (1983), dal Debrecen perso, per la prima dall’ovazione dei tifosi, dentro (Ungheria), terzino sinistro, la scommessa di Dolcetti che il campionato ungherese lo volta malamente (0il “Paolo Mazza”. Il “pres”, conosce molto bene. Ceduti Bianchi (Cassino) e Bisso (Bassano), la Spal dispone ora di 3), l’incontro con il però, dopo aver accettato di una rosa di 27 giocatori. Ravenna uscendo buon grado il nostro invito, in queste settimane non parla: parlerà, oltretutto fra i fischi del pubblico del “Mazza” (ma non della Curva, ma non in questo momento, il che, volenti o nolenti, coinvolge e capace di sostenere la squadra per novanta incessanti minuti). stravolge la rubrica sportiva di questo numero di “Tascapane”. Non Casualità? Non crediamo. Il motivo è semplice: la forza del progetto sono state infatti settimane semplici nell’universo biancazzurro, Spal, sino ad ora, è stata proprio quella di un unione d’intenti fra queste ultime e segnano l’unica macchia di una stagione sin qui società, squadra, pubblico e stampa. E’ bastato andare a toccare semplicemente entusiasmante. Motivi extra calcio, di cui si è scritto o spostare l’equilibrio di una di queste componenti, e i risultati e detto tanto, a livello cittadino e soprattutto nazionale e che hanno sono stati deleteri. Un segnale, non un campanello di allarme, visto coinvolto il capitano della squadra, Luis Centi, in una violenta ma un avvertimento per capire che proprio attraverso il legame lite con Andrea Santini, figlio di Alfredo, presidente della Carife instauratosi in questi mesi si può superare anche l’ostacolo, culminata in una scazzottata notturna. L’aggravante ad un fatto speriamo l’ultimo, all’interno di una strada affrontata sino ad ora in di per sé già deprorevole, è che la Carife è il main sponsor della grande stile. C’è bisogno di tutti, anche di Centi, si. Uno dei migliori Spal: un comprensibile imbarazzo che fa da sfondo alla vicenda, sino ad oggi, che può essere condannato per un gesto sbagliato, in cui la società biancazzurra si è trovata a gestire una situazione ma non messo in discussione come valore all’interno del rettangolo non semplice ed in cui, il silenzio, più di mille parole è stata la di gioco. Il “Guerin sportivo”, noto settimanale nazionale sportivo, ha scelta forse più sensata. Il giocatore è stato punito e la società si commentato, nel suo spazio dedicato alla Lega Pro, le questioni di è adoperata per ricucire privatamente l’incidente “diplomatico”, si casa Spal in maniera abbastanza sarcastica: «Dai tre pugni alle… sa questo e questo dovrebbe bastare a non alimentare il clamore tre sberle (cfr. Ravenna)». Ora, dopo questo sgradevole incidente mediatico inevitabilmente creatosi attorno alla “querelle” e che già di percorso, è la Spal a dover tornare a recitare la parte del pugile ha mostrato quanto può essere deleterio se trasportato sul campo. spacca campionato. Calcisticamente parlando, s’intende. Nella settimana in cui il caso-Centi è venuto a galla (con qualche Federico Pansini


il Tascapane informa

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Il quarto numero del Tascapane uscirà a maggio. Cercalo in tutte le facoltà e presso questi locali: - Circolo dal Tramonto all’Alba, via Guido D’Arezzo, 2 - Pizzeria da Alice, via Palestro 89/91 - L’Oasi di Orsatti, centro commerciale “Le Mura” - Inlingua - School of languages- Via Mascheraio, 17 - Cts, Centro turistico studentesco , Via Cairoli, 35 - Circoli Arci di Ferrara - Trattoria “Il Cucco”, Via Voltacasotto, 3. - Digitech, via Ferrariola, 36. - Ottica Vision, via Mazzini, 82 - Cus Ferrara - Biblioteca Ariostea e nelle maggiori librerie di Ferrara

concorso fotografico Sul prossimo numero si parlerà di “Giornalismo e new media”. Mandate le vostre foto a noss@live.it. La vincitrice illustrerà la prossima copertina!



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