Cuorebio Magazine | Luglio 2016

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approfondimento: salviamo l’agricoltura la natura sotto casa: bellezza in volo: le farfalle il gesto quotidiano: vacanze da mamme storie del mondo bio: una comunità per il futuro dei semi

numero 8 luglio/agosto 2016

COD 29249

Le Terre di Ecor

benvenuti in Romagna

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sommario 3

editoriale

porte aperte: il nostro grazie 4

il lunario

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news dal mondo bio

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le storie de Le Terre di Ecor

benvenuti in Romagna 10 dall’orto con amore

il peperone 12 le vostre domande... a Weleda 13 approfondimento

percorso formativo triennale per agricoltori biodinamici 14 azienda del mese

i Doron di Weleda doni per la salute 16 il gesto quotidiano

20 notizie dalla Fattoria Di Vaira

alla ricerca di nuove varietà di grano duro 22 i nostri progetti

coltivare la terra per coltivare i pensieri

insalata arcobaleno 38 viaggi sostenibili

l’arte di partire per un cammino spirituale 40 consigli per orto e terrazzo

l’irrigazione delle piante in estate

25 perché ho scelto bio

il triathlon di Giovanna Rossi

42 salute e benessere

movimento, sport e arnica

26 approfondimento

Porte aperte 28 oggi leggiamo...

44 green generation

la svolta bio di Amabel

29 homemade in cucina

ghiaccioli di frutta matura

46 la natura sotto casa

bellezza in volo: le farfalle

30 oggi in cucina

dolce cous cous nero alla frutta

vacanze da mamme

32 approfondimento

19 storie del mondo bio

35 l’esperto in cucina

una comunità per il futuro dei semi

36 oggi in cucina con lo chef Martino Beria

salviamo l’agricoltura zuppetta di pomodoro ciliegino

47 con te davanti allo scaffale

cous cous o bulgur? 48 l’angolo degli animali

in vacanza con gli animali 49 notizie da Baule Volante

gallette ai cereali, senza glutine e piene di gusto

LA BONTÀ DELLA NATURA

PRONTA DA GUSTARE Ogni alimento Bionaturae® é il frutto di un’agricoltura biologica realizzata nel pieno rispetto degli equilibri naturali. Frutta e verdura sono raccolte nel periodo della piena maturazione, per offrirti tutta la bontà che la natura può darti. Passione per la tradizione e processi produttivi di approccio artigianale per farti scoprire, ogni giorno, il piacere dei sapori autentici. 2

cuorebio magazine Pubblicazione gratuita per i clienti Cuorebio www.negozicuorebio.it Stampato da Mediaprint (Vr) su carta ecologica riciclata con inchiostri a base vegetale Editore: EcorNaturaSì SpA via De Besi 20/c, Verona Direttore responsabile: Benedetta Frare Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Verona in data 27/02/2014 n. 2011


editoriale

chi siamo

porte aperte: il nostro grazie

la redazione: Giò Gaeta Silvia Valentini Sophie Meneghelli Mariagiovanna Bornia hanno collaborato a questo numero: Serena Federici di Ecocomunicazione progetti di comunicazione ecologica www.ecocomunicazione.it Benedetta Frare giornalista pubblicista, è direttrice responsabile della rivista. Inoltre è autrice della rubrica il Gesto quotidiano Paola Santi per la rubrica Notizie dalla Fattoria Di Vaira Chiara Frascari per la rubrica Homemade in cucina Sabrina Scicchitano fotografa e food stylist per la rubrica Oggi in cucina di p. 30 Carlo Triarico presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e direttore di APAB, per la rubrica Approfondimento di p. 32 Giovanni Giammarino del ristorante NaturaSì di Milano per la rubrica L’esperto in cucina

In questo numero abbiamo affidato l’editoriale a Francesco Iovine, direttore commerciale di EcorNaturaSì, che ha colto l’occasione per ringraziare i numerosi partecipanti intervenuti durante le giornate di “Porte Aperte in campagna. Insieme per la Terra”. È stato bello vedere così tante persone durante questi quattro incontri presso le aziende agricole. Quasi quattromila persone si sono ritrovate in queste giornate di festa e lavoro. Sì, sono state giornate di festa perché quando si radunano persone all’aria aperta, a contatto con la natura, per stare insieme è sempre un po’ una festa. Se poi ci sono bambini e gruppi di amici la gioiosità si diffonde subito nell’aria. E certo sono state anche giornate di lavoro perché, insieme, si sono approfondite tematiche importanti e non solo di natura ambientale. Si è parlato di economia, di agricoltura, di socialità, di comunità e di responsabilità. Se ne è parlato in modo approfondito e con un atteggiamento propositivo e non attendista o critico. Il numero di persone che hanno partecipato è certamente impressionante e sta a significare l’interesse e forse anche il bisogno della società di affrontare seriamente alcune questioni fondanti la società stessa, liberi dagli schemi forniti dal senso

comune, forse un po’ troppo spesso banalizzato dai media. Ma al di là dei numeri la cosa più impressionante e bella è stata la “vibrazione” che si percepiva passando tra i gruppi di discussione che si sono riuniti dopo gli interventi. Consumatori, negozianti, agricoltori che dibattevano di qualità del prodotto, di giusto prezzo, di ambiente e soprattutto di FUTURO. Persone diverse che cercavano di conoscersi attraverso il reciproco ascolto e proponevano soluzioni comuni. La volontà che ci ha spinti ad organizzare questi incontri era di consolidare una comunità; la conoscenza reciproca e l’ascolto sono stato il miglior germoglio in cui si poteva sperare. Al termine di queste giornate spesso mi sono trovato a pensare a come poter dar seguito a questo forte impulso che ci è giunto da questi incontri. Credo che l’unica risposta a questa domanda sia quella di ricreare occasioni di incontro che siano in grado, anche in piccolo, di co-creare lo spirito di apertura, dialogo e ascolto dell’altro.

Martino Beria chef e co-fondatore de www.veganogourmand.it per le foto e i testi della rubrica Oggi in cucina di p. 36 Luca Gianotti guida della Compagnia dei Cammini per la rubrica Viaggi Sostenibili Paolo Pistis esperto di agricoltura biodinamica, per la rubrica Consigli per orto e terrazzo Gianumberto Accinelli docente di entomologia applicata, per la rubrica La natura sotto casa Elena Meglioranzi per la rubrica Davanti allo scaffale Antonella Carteri medico veterinario, per la rubrica L’angolo degli animali Serena Gallorini fotografa, per le rubriche I nostri consigli Metalli Lindberg per la direzione artistica www.metalli-lindberg.com Mediaprint per la stampa

Grazie. La Vostra sentita partecipazione è uno stimolo importante a migliorarci nell’agire quotidiano e a mantenere viva la forza vitale di questo “movimento”. Grazie di cuore. 3


il lunario La luna, passando davanti alle costellazioni zodiacali, trasmette alla terra forze che si manifestano nel comportamento degli organismi viventi. In agricoltura biodinamica, le stesse favoriscono i tempi di semina, lavorazione e raccolta. Agiscono in modo analogo sul corpo umano, in particolare sulla crescita di capelli e unghie. Ogni nove giorni circa la luna, nel medesimo trigono di forze, favorisce o “ostacola” alcune parti della pianta o del corpo.

legenda Luna

luglio

agosto IN CUCINA

CURA PERSONA

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il pane

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lo yogurt

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le conserve

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In cucina:

Cura della persona: taglio ritardante capelli/unghie massaggi attività fisica giornata di relax

Piante di casa:

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a cura dell’Associazione Culturale La Biolca

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news dal mondo bio FestAmbiente Dal 5 al 15 agosto torna FestAmbiente, festival internazionale di Legambiente giunto quest’anno alla 28esima edizione. Tra i più importanti eventi europei dedicati all’ecologia e alla solidarietà, il festival nazionale di Legambiente viene organizzato a Rispescia, presso “Il Girasole”, Centro nazionale per lo sviluppo sostenibile di Legambiente situato alle porte del parco regionale della Maremma, a pochi chilometri da Grosseto. Si articola in un ricco programma di musica, cinema, mostre mercato, dibattiti e conferenze: scoprilo sul sito www.festambiente.it

Venti d’estate! Per il mese di luglio, con l’iniziativa Venti d’estate, ti proponiamo, nei negozi aderenti, una selezione di 20 prodotti per la tua spesa bio, proposti con uno sconto del 20%. Affrettati: l’offerta è valida solo nel mese di luglio!

in evidenza Il biologico anche nel tuo posto di lavoro? Con Argenta lo puoi fare Mangi bio e ti piacerebbe che nel tuo posto di lavoro o di studio ci fosse la possibilità di gustare snack e bevande certificate bio? Lo puoi fare! Da qualche mese è attiva, infatti, nelle città di Milano, Torino, Firenze, Venezia e Roma, una partnership esclusiva del Gruppo Argenta, leader nel settore del vending, ed EcorNaturaSì per proporre prodotti biologici anche nei distributori automatici in apposite vending machine. Snack dolci e salati, ma anche prodotti freschi e bevande. Per pause biologiche in ogni momento della giornata. Per informazioni, potete scrivere all’indirizzo scrivici@gruppoargenta.it

Castle Vegetarian Festival

un ricco calendario di incontri, conferenze e workshop riguardanti alcune tra le tematiche più sentite nel settore. Per informazioni, www.sana.it

Dal 29 al 31 luglio torna a Cittadella di Sarzana (La Spezia), per la sua seconda edizione, Castle Vegetarian Festival, il festival vegetariano ligure. Oltre a un’area espositiva, è previsto un ricco programma di incontri, conferenze, concerti, spettacoli, workshop e laboratori. Per informazioni e aggiornamenti visita il sito www.castlevegetarianfest.it

vacanze a vela a Ventotene

Sana Anche quest’anno EcorNaturaSì rinnoverà la presenza a SANA, il salone internazionale del biologico e del naturale che si terrà a Bologna da venerdì 9 a lunedì 12 settembre 2016. Come di consueto, la fiera si articolerà in tre sezioni espositive: alimentazione (settore riservato al biologico), benessere (spazio dedicato alla cura della persona e alla cosmesi biologica e naturale) e altri prodotti naturali (area focalizzata su prodotti a basso impatto ambientale per la casa e per la vita di tutti i giorni). Accanto all’area espositiva, è previsto

In una delle isole più belle del Mediterraneo, la Lega Navale Italiana offre a tutti, bambini, ragazzi e famiglie, l’esperienza di una vacanza a stretto contatto con gli elementi naturali. È infatti possibile imparare a condurre una barca a vela in tutta sicurezza, provando l’emozione di essere trasportati dal vento e scoprendo una prospettiva del tutto nuova e inaspettata. Ogni giorno sono previste attività di scoperta dell’isola, dalla botanica alla biologia marina, dalla geologia all’ornitologia. E poi l’osservazione del cielo notturno e gli spunti sulla storia, dall’epoca romana e borbonica fino a quella contemporanea. È qui infatti che il regime fascista confinò gli oppositori politici ed è qui che,

grazie alle idee di Altiero Spinelli e al suo Manifesto, nacque l’idea di un’Europa unita e in pace. I pasti sono preparati con cura utilizzando prodotti biologici o di provenienza locale. Per tutte le informazioni sulle vacanze estive, i corsi di vela, i campi scuola e molto altro: www.leganavaleventotene.it Vieni a vivere l’emozione della navigazione in barca a vela, fra sole, mare e vento. Corsi di vela su derive per un’avventura sportiva a stretto contatto con gli elementi naturali in una delle isole più belle del Mediterraneo, Area Marina Protetta dal 1997.

messaggio promozionale

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le storie de Le Terre di Ecor #perunaterrafertile

benvenuti in Romagna 6

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cano; più delle malattie delle piante, a preoccuparli sono i cambiamenti climatici che hanno trasformato le stagioni, alternando periodi assai piovosi ad altri molto siccitosi. Nella coltivazione dell’albicocco, cui l’azienda è particolarmente vocata, nel periodo della fioritura la pioggia incide fortemente, riducendo il raccolto. “Ma le gioie migliori sono quando riesci a raccogliere un prodotto che ha superato tutte queste difficoltà”, conclude Stefano prima di salutarci.

In queste pagine sopra Stefano e Rita (protagonista anche della nostra copertina), dell’Azienda Agricola La Fontanazza, con i figli Nicolò e Francesco; sotto Marisa e Matteo dell’Azienda Agricola Vernelli con la loro figlia Giada e i nonni Alessandro e Carmen.

In questo numero il nostro percorso di conoscenza dei produttori che fanno parte del progetto Le Terre di Ecor ci porta in Romagna, una terra fertile e accogliente, ricca di biodiversità e colori, soprattutto quando si tratta di terreni coltivati a biologico che armonizzano il paesaggio creando sfumature diverse a seconda delle colture praticate. Per riuscire ad arrivare in tempo per la consegna del nostro Magazine e poter condividere con voi nuovi contenuti, dobbiamo però visitare i nostri agricoltori un po’ prima che i loro prodotti arrivino in negozio. Quindi ci siamo recati tra le colline romagnole a primavera avanzata, quando la frutta che ci arriva dalle aziende agricole Rivalta, Fontanazza e Vernelli non era ancora pronta. Ma le cose da vedere sono state comunque tante ed è con gioia che proviamo a raccontarle. Azienda Agricola La Fontanazza Stefano e Rita dell’Azienda Agricola La Fontanazza ci accolgono davanti alla loro casa, dalla quale ha avuto inizio la loro avventura. “Siamo partiti così” racconta Rita. “Siamo venuti ad abitare in questa casa vecchia con un ettaro di terra e, pian piano, abbiamo iniziato ad appassionarci. All’epoca Stefano aveva una gelateria e nostro figlio Nicolò era piccolo; io, pur essendo figlia di contadini, con l’università mi ero un po’ allontanata dalla terra. Poi, un po’ alla volta, abbiamo

capito che questa era la nostra strada. Così Stefano ha lasciato la gelateria e ha imparato a potare; io ho iniziato a fare i mercati, dato che cercavamo di valorizzare i nostri prodotti vendendoli da soli”. Fin dal principio Stefano e Rita non hanno avuto dubbi sul metodo giusto per fare agricoltura: “Abbiamo cominciato questo percorso convinti fin da subito di fare biologico perché non avremmo usato mai dei veleni”. Oggi l’azienda si estende per 11 ettari, impostati più che altro a frutteto (ciliegi, albicocchi, susini, peschi, cachi), ma anche a vigneto e uliveto. Negli ultimi tempi, Stefano e Rita si sono avvicinati alla biodinamica: “Ci ha sempre appassionati” spiegano, “ma i corsi che avevamo fatto erano molto teorici. Un corso organizzato nell’ambito di Le Terre di Ecor ci ha permesso, invece, di concretizzare quello che volevamo fare da anni: abbiamo iniziato a fare più sovesci e a dare i primi preparati”. Dalle loro parole traspaiono entusiasmo e una ferma convinzione: “Crediamo molto in quanto facciamo e io sono tanto felice di fare questo lavoro. Richiede sacrifici, ma dà anche tante soddisfazioni. E poi stare tutto il giorno all’aria aperta è quel che mi gratifica di più”. Stefano aggiunge: “La fatica è fisica, ma alla sera, quando hai finito la tua giornata di lavoro, mentalmente si sta benissimo. La fatica non pesa”. Le difficoltà certo non man-

Azienda Agricola Vernelli A raccontare la storia dell’Azienda Agricola Vernelli è Marisa, la moglie di Matteo Scardovi, erede di questa azienda familiare che conduce insieme a lei e nella quale coltivano specie tipiche della zona, come pesche, albicocche, susine, ciliegie, cachi, kiwi, mele e qualche pera. È stato Matteo che, terminata l’università e presa in mano l’attività, ha scelto di imprimerle la svolta fondamentale: la sua sarebbe diventata un’azienda biologica. Centrale per la scelta è stata sicuramente un’esperienza che ha coinvolto Marisa quando ancora si occupava di miglioramento genetico all’università: “Nel 1998 selezionavo nuove varietà incrociando varietà esistenti e ho avuto dei grossissimi problemi di intossicazione legati ai prodotti chimici utilizzati nell’agricoltura tradizionale”. Così l’azienda è stata convertita al biologico dal 1999 e Matteo si è reinventato completamente, rimettendosi a studiare dopo una formazione universitaria incentrata sull’agricoltura convenzionale. Il percorso, del resto, asseconda una naturale vocazione dell’azienda, circondata dai boschi e con molte aree umide, zone di ripopolamento dei predatori. “Abbiamo anche un lago, cui dedichiamo molta cura” racconta Marisa, “e siepi che abbiamo piantumato ai confini”. Spiega, infatti, Matteo: “Già i miei genitori si erano impegnati in questo tipo di attività e l’attenzione all’aspetto ambientale segnava l’azienda ancora prima della conversione. I miei sono stati tra i primi in Emilia Romagna ad aderire alla lotta integrata già negli anni ’80, quando uscì il primo disciplinare ufficiale. Non è neppure mai stato praticato il diserbo: da sempre si ricorreva alle lavorazioni del terreno e a tecniche alternative. Per Marisa, “Un’agricoltura diversa, a casa nostra, sarebbe impensabile”. L’ultima parola spetta a Matteo che ci affida un pensiero da rivolgere a tutti i nostri lettori: “Credo che il messaggio più breve e incisivo che si possa dare è che, comprando prodotti agricoli biologici, il consumatore fa bene a se stesso, ma senza dimenticare quanto fa bene all’ambiente perché si tratta di prodotti ottenuti davvero con un impatto ambientale bassissimo”. Azienda Agricola Rivalta La fattoria Rivalta, come la chiamano Gianni Rivalta e i suoi fratelli, è un’A7


zienda Agricola che ha alle sue spalle una storia antica. È da 300 anni, infatti, circa dal 1700, che la famiglia conduce questo podere: “Anche noi siamo quelli che si sporcano le mani”, racconta Gianni. Negli anni Sessanta è il nonno ad acquistare questi terreni, prima condotti in mezzadria. Alla fine degli anni Ottanta, poi, il padre inizia la conversione al biologico, ispirato dai consigli della sorella e, soprattutto, dall’esperienza di un contadino vicino che, intossicatosi gravemente in quegli anni, aveva iniziato a coltivare col metodo biologico. “La scelta è stata condivisa da tutta la famiglia”, racconta Gianni. “Allora io e i miei fratelli Marco e Matteo eravamo dei ragazzi; l’azienda è andata avanti su questa strada e adesso abbiamo preso noi in mano le redini. Stiamo parlando di circa 10 ettari, 5 sono occupati da frutteti di vario genere, di cui 3 a pesco. Abbiamo inoltre 2 ettari di ortaggi, un po’ di cereali e di coltivazioni estensive”. Fondamentale è anche la riscoperta di antiche varietà, in un’ottica di tutela della biodiversità tramite il recupero di coltivazioni ormai scomparse. “Come la pesca che chiamiamo vampira, a buccia verde pallido e polpa rosso sangue, che raccogliamo in agosto, o un’altra che chiamiamo limona, pronta in luglio, che assume forma e colori simili al limone e, una volta matura, presenta un ottimo retrogusto”. Dal 1997 l’azienda ha 8

inoltre affiancato alle coltivazioni l’attività di fattoria didattica, su iniziativa di Marco: “Siamo stati tra i primi a creare un’attività collaterale di promozione dell’agricoltura e del biologico, aperta soprattutto a gruppi organizzati, come le scuole, ma non solo a loro” spiega Gianni. Questa iniziativa permette di contribuire allo sviluppo della consapevolezza del consumatore e consente di toccare con mano cosa significa biologico: “La problematica principale, anche per lo sviluppo dell’umanità, è quella della presa di coscienza da parte del consumatore dell’importanza di quel che compra” spiega Gianni. “L’atto di acquistare un prodotto infatti può cambiare le sorti del mondo”. Azienda Agricola Fontanazza Via Provinciale Sogliano 2117 Loc. Montenovo, Montiano (FC) Azienda Agricola Vernelli Via Vernelli, 3 Faenza (RA) Azienda Agricola Rivalta Via Lughese 118 Forlì (FC) In questa pagina Gianni, Matteo e Marco dell’azienda agricola Rivalta insieme a papà Luciano. Nella foto grande il piccolo Giacomo, figlio di Gianni. Le foto di queste pagine e di copertina sono di Filippo Chiesa www.filippochiesa.eu

Le Terre di Ecor è una rete di aziende agricole indipendenti, unite da un rapporto speciale con la terra e da un impegno profondo nei confronti della natura, delle persone e della qualità del prodotto. Il progetto, mantenendo l’identità e la storia di ogni singolo produttore, ha come obiettivo quello di unire le aziende agricole, condividendone esperienze e modalità di lavoro, oltre alla certificazione biologica. Lo scopo è avere prodotti di qualità da aziende di eccellenza ed economicamente sostenibili nel tempo. EcorNaturaSì si impegna ad acquistare i prodotti di Le Terre di Ecor a un prezzo che remuneri adeguatamente l’impegno degli agricoltori e la qualità dei loro prodotti, e a proporli con trasparenza ai consumatori, in modo che possano effettuare scelte consapevoli. Se vuoi conoscere meglio queste aziende visita il sito ecor.it/leterrediecor #perunaterrafertile


consigli per la spesa ANDECHSER NATUR

ECOR

latte fermentato al mango

margherite Prodotte con olio extravergine d’oliva e senza olio di palma, sono biscotti ideali per iniziare al meglio la giornata o per una gustosa merenda, grazie anche alla loro fisionomia che ricorda il fiore da cui prendono il nome e che le rende perfette da inzuppare.

Ottimo a colazione, ma anche come dessert, magari con l’aggiunta di frutta secca o di una pallina di gelato, il latte fermentato intero è un delizioso prodotto a marchio Andechser Natur. Certificato Demeter, è proposto in un pratico vaso richiudibile da 500 grammi.

DR. ANTONIO MARTINS COCO

succo di cocco naturale

Le noci di cocco nascondono all’interno un segreto tutto naturale: il freschissimo e trasparente succo, dal gusto dolce e delicato. Il dr. Martins usa solo le giovani noci di cocco verdi per offrire una bevanda deliziosa, proposta al naturale nel pratico bricchetto richiudibile.

LEEB BIOMILCH

ISOL A BIO

yogurt di latte di capra al mango

bevanda di riso integrale

Uno yogurt cremoso, pensato per gli amanti del latte di capra, di cui conserva il gusto lievemente acidulo, però mitigato da quello gradevolmente dolce ed esotico del mango. Ottimo per chi ama iniziare la giornate con morbidezza, è perfetto anche come fresca merenda.

Pensata per chi ogni giorno sceglie un’alimentazione completa, viene preparata utilizzando riso integrale, dal gusto deciso e autentico e dal colore più scuro, perché mantiene la crusca e il germe. Senza glutine e senza zuccheri aggiunti, come tutte le bevande Isola Bio è completamente vegetale.

ECOR

fette biscottate di frumento Semplici e croccanti, sono perfette a colazione, spalmate con un velo di confettura, miele o crema al cacao, ma sono ottime anche da sole, come snack, oppure a tavola, al posto del pane. Preparate con olio extravergine d’oliva, non contengono olio di palma.

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dall’orto con amore

il peperone Appartenente alla famiglia delle Solanaceae, il peperone è botanicamente noto come Capsicum annum. Probabilmente, l’etimologia deriva dal termine latino capsa, ovvero scatola o contenitore, che potrebbe alludere alla sua forma e, forse, anche ai semi che contiene. È un ortaggio tipicamente estivo, conosciuto per la vivacità e la brillantezza dei suoi colori che, a seconda delle varietà, può essere rosso, verde, giallo, oppure screziato di tutti e tre questi colori. Quello verde è un peperone contraddistinto da una maggiore croccantezza e da un gusto più acre; quello giallo e soprattutto quello rosso hanno invece una consistenza più morbida e un gusto più dolce. I peperoni si distinguono poi in dolci e in piccanti, i cosiddetti peperoncini, la cui piccantezza è dovuta al contenuto di 10

capsaicina, sostanza contenuta nella polpa e nei semi. Anche se ormai il peperone si trova a tutte le latitudini, pare abbia avuto origine nell’America meridionale, dov’era conosciuto sin dai tempi degli Aztechi. Rientra dunque tra quei prodotti d’importazione giunti in Europa con la scoperta del Nuovo mondo. Da quel momento in poi, la sua coltivazione si è diffusa prima in Spagna e poi in tutto il vecchio continente, anche se in un primo momento era noto soprattutto come pianta ornamentale per le sue bacche colorate e lucenti. In campo Il peperone non si semina, ma si trapianta in periodo diversi a seconda delle latitudini. In Italia, al nord si trapianta in tarda primavera per raccoglierlo poi in estate,

mentre al sud a fine estate per raccoglierlo in autunno/inverno. A seconda della zona di coltivazione, può essere una cultivar perenne (in Sud America) o annuale, nelle zone con clima mediterraneo. La pianta del peperone non svetta in altezza: è un cespuglio, alto meno di un metro, con foglie di colore verde chiaro e fiori bianchi. Se ne mangiano le bacche, carnose, ma cave e ricche di semi. Anche se cresce a latitudini piuttosto differenti, predilige i climi caldi, o perlomeno miti, teme le temperature troppo basse e troppo alte. Fondamentale per la crescita è il terreno, che deve essere profondo, fertile e ben drenato, da prepararsi nei mesi precedenti alla semina. Anche l’irrigazione riveste un ruolo di primo piano: sarà la pianta stessa a richie-


la ricetta

tegame di ceci con taccole e peperoni

ingredienti per 4 persone • • • • • • • • • • • •

200 g di taccole 150 g di ceci secchi 1 foglia di alloro ½ peperone rosso 2-3 cucchiai d’olio extravergine d’oliva 1 spicchio d’aglio 1 cucchiaio di prezzemolo tritato 1 cucchiaio di succo di limone fresco 1 cucchiaino di paprica dolce ½ cucchiaino di paprica piccante ½ cucchiaino di curcuma q.b. sale marino integrale

procedimento 1 Mettete i ceci a bagno per una notte intera. 2 Lessateli in acqua non salata con una foglia di alloro per circa un’ora, finché saranno ben teneri. 3 Lavate e mondate le taccole togliendo il filamento. Lessatele al dente, lasciate intiepidire e tagliatele a losanghe in diagonale.

derla, facendo pendere verso il basso le foglie. Attenzione però: anche se richiede molta acqua, teme i ristagni, che possono provocare funghi e altri problemi. Acquisto e consumo All’acquisto, è bene che i peperoni si presentino compatti e sodi, con la buccia ben tesa e lucida e il picciolo ben attaccato al frutto. Se non s’intende consumarli subito, si possono riporre in frigorifero e conservare per alcuni giorni nel cassetto delle verdure. Come tutti gli ortaggi, si consiglia di lavarli sotto l’acqua corrente per eliminare eventuali impurità. Fondamentale prima del consumo è l’asportazione del picciolo con cui il frutto si attacca alla pianta, nonché delle nervature bianche e dei semi. In cucina: caldo o freddo, in insalata oppure ripieno Il peperone è un ingrediente molto versatile e si presta a molteplici utilizzi; è certamente tra gli ingredienti che caratterizzano la cucina mediterranea. Anche se la sua buccia è commestibile, si può rimuovere, così da renderlo più morbido e - sembra - più digeribile: lo si può fare sbollentandolo in acqua qualche istante, passandolo in forno oppure scottandolo appena sulla fiamma, giusto il tempo di arricciare la buccia, rendendo facile la sua rimozione. Oltre a donare a ogni piatto un

piacevole tocco di colore, il peperone ne arricchisce il gusto. Può essere mangiato crudo in insalata oppure cotto: grigliato sulla piastra, oppure saltato in padella, magari con una spruzzata di aceto che ne esalta ancor più il sapore e che, secondo la tradizione popolare, lo renderebbe ancora più facile da digerire. Ottimo da solo, come contorno (nelle classiche e coloratissime peperonate), è indicato anche per la preparazione di sughi per condire la pasta, il riso o altri cereali. Come nella ricetta qui sopra, infatti, anche mezzo peperone può portare colore e allegria a diverse preparazioni. Se ne può preparare, inoltre, una conserva che permetterà di mantenere per tutto l’anno i sapori e i colori di questo ortaggio tipicamente estivo. Grazie alla sua forma concava, il peperone è perfetto da preparare ripieno, farcendolo con formaggio, pangrattato, carne o anche riso, da gustare caldi o appena tiepidi. Per non parlare di alcune preparazioni tipiche della nostra tradizione gastronomica di cui è protagonista, come la bagna cauda, piatto tipico piemontese, oppure la caponata, molto diffusa in Sicilia. I peperoni, soprattutto piccoli, si possono infine conservare sott’olio, sott’aceto oppure in agrodolce.

4 Scaldate l’olio in una padella e fate soffriggere lo spicchio d’aglio tritato insieme al peperone tagliato a dadini. 5 Unite la paprica dolce e quella piccante, la curcuma, le taccole, un pizzico di sale e continuate a saltare, mescolando, per due minuti. 6 Unite i ceci lessati e ben sgocciolati, aggiustate di sale e cuocete ancora qualche minuto. 7 Servite condendo con qualche goccia di succo di limone e una spolverata di prezzemolo tritato. Ricetta a cura dello chef Giovanni Allegro foto di Benedetta Marchi www.fashionflavors.it Scopri questa e le altre ricette sul ricettario Gioia in cucina con ricette buone e semplici. Chiedilo al tuo negoziante di fiducia.

Azienda agricola Daniele Perina L’azienda agricola di Daniele Perina, tra i nostri fornitori di peperoni, si trova nelle campagne che circondano Buttapietra, in provincia di Verona. Daniele ha convertito l’azienda nel 1991, dopo un corso di agricoltura biologica; sui suoi terreni coltiva diverse produzioni in rotazione. “Nell’agricoltura biologica sono fondamentali tecnica, esperienza sul campo, osservazione delle piante e prevenzione” ci spiega. “Non usare la chimica di sintesi comporta sicuramente molto più lavoro manuale e quindi costi maggiori, vuol dire tenere a riposo parte del terreno per rispettarne i ritmi, non forzarne la resa con sostanze non ammesse dalla normativa specifica e accettare rese inferiori”. Molto dipende dal ciclo della pianta, dalla semina al raccolto: più il ciclo è lungo, come nel caso del peperone, minore sarà la resa. ecor.it/leterrediecor #perunaterrafertile

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le vostre domande... a Weleda

Acquistando alcuni prodotti Weleda, mi sono accorta che compare l’alcool tra gli ingredienti: come mai viene utilizzato? La presenza di alcool nei prodotti Weleda per la cura di viso e corpo è dettata principalmente da tre motivi: a) perché la formula contiene tinture madri, per la cui preparazione la farmacopea prescrive l’alcool come mezzo d’estrazione b) perché serve come conservante naturale c) perché può essere contenuto nella miscela di oli essenziali.

cui l’alcool viene denaturato. L’alcool impiegato da Weleda è biologico ed è ottenuto dal grano. È un ingrediente di massima purezza, denaturato con aromi naturali e, proprio per questo, ben tollerato anche da pelli sensibili. Per garantire sempre la massima qualità e sicurezza, sottoponiamo tutti nostri prodotti a test di tollerabilità cutanea eseguiti da istituti indipendenti esterni. Ho visto che nei dentifrici Weleda è indicato una sigla RDA. Che cosa significa?

Si tratta di un ingrediente di provenienza naturale e non estraneo al corpo umano, in quanto anche il nostro organismo lo produce in piccole quantità. Oggi si tende a demonizzare l’alcool come sostanza irritante; spesso, però, a irritare la pelle sono le sostanze con

La sigla RDA (acronimo di Relative Dentin Abrasivity) indica l’abrasività di un dentifricio sullo smalto dei denti. Questa abrasività dipende dalla durezza e dal volume dei corpi pulenti. Un valore RDA di 30 indica un’abrasività molto bassa, valori da 60 a 80 sono medi, mentre valori al di sopra di 100 indicano un’alta abrasività.

I nostri oli extravergine di oliva

Parco di Torre Guaceto, Brindisi Gianfranco presidente della Comunità degli olivi secolari di Puglia

Una selezione di condimenti tipici della tradizione mediterranea: l’olio extravergine di oliva 100% italiano prodotto con olive coltivate nelle zone più vocate del Sud Italia, il Dop Terra di Bari e Bitonto ottenuto dalle varietà Cima di Bitonto e Coratina e il monocultivar Biancolilla, prodotto con olive coltivate in Sicilia Sudoccidentale.

Alce Nero. Agricoltori biologici dal 1978

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Dentifrici con alta abrasività non sono indicati per l’uso quotidiano: nel tempo potrebbero causare danni allo smalto. Per la regolare igiene orale di tutti i giorni si consiglia di usare dentifrici con valori RDA medio-bassi che levigano le superfici dure del dente senza danneggiarlo. Riportiamo di seguito l’elenco dei nostri dentifrici con la relativa RDA: Pasta dentifricia alla calendula RDA 45 (c.p.: Calcio carbonato) Gel dentifricio per bambini RDA 40 (c.p.: Silicio) Gel dentifricio vegetale RDA 30 (c.p.: Silicio) Pasta dentifricia alla ratania RDA 45 (c.p.: Calcio carbonato) Dentifricio salino RDA 15 (c.p.: Sale + bicarbonato di sodio) c.p.= corpo pulente

Le risposte alle domande di questo mese sono a cura dello staff di Weleda.

SCRIVETE A: naturasi.it/contatti negozicuorebio.it/contatti


approfondimento

percorso formativo triennale per agricoltori biodinamici A maggio si sono chiuse le selezioni del percorso formativo triennale per agricoltori biodinamici organizzato da EcorNaturaSì e intitolato a Gianni Catellani, uno dei pionieri del movimento biodinamico in Italia. Il percorso si rivolge a tutti coloro che intendono avviarsi alla professione di agricoltori biodinamici e agli agricoltori che desiderano migliorare le loro competenze in agricoltura biodinamica. Uno dei temi fondamentali per il futuro, non solo dell’agricoltura biodinamica e di una sana alimentazione, ma anche per il futuro della Terra e della vita dell’uomo che in essa vive, sta nella presenza di persone che abbiano attitudine, entusiasmo, capacità tecniche e organizzative, con conoscenze adeguate per abbracciare la professione agricola. Una persona che voglia cimentar-

si nella professione agricola deve fare un serio percorso di esperienza in aziende che negli anni abbiano sviluppato pratiche e conoscenze adeguate.

Nel corso dei tre anni sono previste ritmicamente sette settimane di lavoro ed una di formazione teorica nelle aziende agricole che aderiscono al progetto. Il primo anno sarà trascorso tendenzialmente in un’azienda per vivere il ciclo delle stagioni e dei lavori corrispondenti, il secondo in diverse aziende per una formazione più approfondita delle diverse caratteristiche ed il terzo sarà dedicato alla tesi conclusiva. Nella settimana di formazione si apprenderanno le basi teoriche dell’agricoltura biodinamica, ma ciascun partecipante prenderà parte anche ad attività artistiche e di studio scientifico e spirituale. Per informazioni: formazione@ecornaturasi.it 0438720575

Il percorso formativo si estende per la durata di tre anni, così articolati: 1° anno Esperienza e conoscenza scientifico spirituale di un’azienda agricola biodinamica nel vivere il ciclo dell’anno e delle lavorazioni. 2° anno Approfondimento specialistico in frutticoltura, viticultura, selvicoltura, zootecnia, orticoltura, seminativi. 3° anno Esperienza gestionale-commerciale e tesi conclusiva.

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Pieno d’amore. Andechser Molkerei Scheitz · Biomilchstraße 1 · D-82346 Andechs Tel. +49 (0) 81 52 / 379-0 · www.andechser-natur.de

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azienda del mese

i Doron di Weleda doni per la salute

messaggio promozionale

La società in cui viviamo è in continua e rapida trasformazione e questo, inevitabilmente, si riflette anche sul nostro essere e sul nostro fisico, che è continuamente sollecitato a modulare il ritmo di vita per potersi adattare alle diverse situazioni. Siamo sempre più sobbarcati da impegni lavorativi; spesso e volentieri il tempo da dedicare a se stessi è troppo poco. Questo non solo può generare stress, ma può anche predisporre a uno stile di vita più sedentario, dove si predilige la “seduta sul divano” piuttosto che una camminata all’aria aperta. Per uscire da questo vortice non proprio salutista, occorre un atteggiamento attivo non solo nei confronti della società, ma anche verso la vita, prendendo coscienza che ognuno di noi è il protagonista del proprio cammino e non una semplice comparsa. Possiamo tornare a essere sani sposando un approccio salutogenetico, volto alla salute fisica, psichica e spirituale (il termine salutogenesi è formato dalla parola latina salus/salutis = salute, e dalla parola greca ghenesis = origine, inizio). Quindi non solo un’attività fisica regolare ma anche un’alimentazione corretta, che prediliga alimenti provenienti da coltivazioni biologiche o biodinamiche. In questo concetto risiede anche il senso dei preparati salutistici Weleda:

i prodotti del mese

la gamma Doron

Visiodoron Malva® Visiodoron Malva® collirio idrata e lenisce occhi secchi e irritati: lo ialuronato di sodio, non ottenuto da OGM, stabilizza il film lacrimale, l’estratto di fiori di malva da coltivazione biologica lenisce e idrata. Visiodoron Malva® collirio non contiene conservanti, è ben tollerato e può essere utilizzato per lunghi periodi. Adatto a chi usa lenti a contatto. Al bisogno instillare 1-2 gocce in ciascun occhio. Visiodoron Malva® collirio è in pratiche confezoni monodose. Vitadoron Integratore alimentare a base di foglie essiccate di fragola di bosco e di vite, utile in caso di sovraccarico

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della funzione depurativa epatica del fegato. Consigli d’uso: 2 pastiglie, 3 volte al giorno, prima dei pasti per almeno 3 mesi. Le pastiglie vanno masticate a fondo fino a percepirne il caratteristico sapore. Biodoron Caps È un integratore alimentare a base di ferro solfato e silicio naturale ottenuto secondo una originale modalità di preparazione che ne aumenta la biodisponibilità e tollerabilità. La composizione e la particolare elaborazione attraverso varie forme di calore, lo rende adatto anche come coadiuvante di base nella tendenza alla cefalea. Adatto come integratore negli stati di anemia ferro-

carenziale anche durante la gravidanza. Riequilibratore di funzioni fisiologiche. Venadoron® Venadoron® racchiude nella sua speciale formula in gel le pregiate qualità di estratti vegetali provenienti da coltivazioni biodinamiche o biologiche e da raccolta spontanea certificata e le note proprietà benefiche di sostanze minerali. Di facile assorbimento, dona in breve tempo sollievo e sensazione di leggerezza, tonifica la pelle e apporta un piacevole senso di freschezza, mantiene l’elasticità dei tessuti cutanei e favorisce la microcircolazione superficiale.


messaggio promozionale

non solo sono formulati con ingredienti biologici e biodinamici, ma sono stati anche concepiti per sostenere la capacità di autoguarigione intrinseca dell’organismo, andando quindi a integrare e ampliare gli effetti di uno stile di vita sano o di terapie tradizionali. I “Doron” Weleda ne sono un valido esempio: veri e propri doni per l’essere umano, questi preparati portano un’immagine sana delle funzioni dell’organismo e, se assunti con regolarità e perseveranza, aiutano a riequilibrare le funzioni che possono risultare alterate. L’organismo umano, infatti, può essere influenzato, in senso terapeutico, in due modi: - dall’esterno, attraverso la pelle. Essa, infatti, è un organo di senso che percepisce le sensazioni trasmesse dalla nostra esperienza (caldo/freddo, bagnato/asciutto, ruvido/liscio) ed è in grado di riconoscere le proprietà e le qualità intrinseche delle sostanze che le vengono applicate. La cute trasmette queste qualità all’organismo che, a sua volta, reagisce allo stimolo; - dall’interno, attraverso la bocca. Le sostanze assunte per via orale entrano in circolo attraverso le mucose della bocca, dello stomaco e dell’intestino,

promuovendo diversi processi metabolici. I Doron nascono oltrepassando il semplice concetto fitoterapico e sono preparati con la ratio di sostenere le funzioni fisiologiche dell’organismo. Piante e metalli che non sembrano avere un ambito funzionale specifico di azione, una volta elaborati in particolari associazioni, acquisiscono la caratteristica di “composti che riproducono le sane funzioni” di svariati apparati, insegnando all’organismo la strada per riequilibrarsi, in accordo con uomo e natura.

WELEDA Via del Ticino 6 20153 Milano www.weleda.it info@weleda.it

acqua minerale naturale

una fonte di riflessione L’acqua MONTE ROSA della fonte Graglia sgorga a 1050 metri d’altitudine. MONTE ROSA ti parla anche dei valori dell’acqua: non solo un bene di consumo, ma un principio vitale per l’intero pianeta.

basso residuo fisso di 16,4 mg/l pH di 6,1 sodio di 1,2 mg/l per informazioni: Numero Verde 800-233230

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il gesto quotidiano di Benedetta Frare

vacanze da mamme È arrivato il momento che aspettiamo per tutto l’anno, l’appuntamento irrinunciabile che mette insieme, come raramente accade, i bisogni di grandi e piccini. Le nostre vacanze più belle non sono in qualche paradiso perduto o nelle città d’arte che in ogni caso amiamo visitare, ma in quel campeggio a quattro passi da casa in cui ci rifugiamo insieme ad altre mamme e bambini per una settimana a conclusione dell’anno scolastico. Siamo un gruppo di amiche e ci siamo conosciute, in qualche caso, molto prima che arrivassero i nostri figli. Abbiamo condiviso tante esperienze, ma soprattutto sono i valori ad accomunarci: la convinzione che insieme si sta meglio che da soli, la vicinanza nei momenti belli e difficili della vita, la voglia di stare all’a-

ria aperta, a contatto con la natura... Così il desiderio che anche i nostri bambini potessero vivere in condivisione un periodo durante le vacanze è nato spontaneo da alcune di noi. Chi con la tenda, chi con il camper, chi prenotando un bungalow, ma tutte rigorosamente nella stessa zona del camping, per stare il più possibile vicino. Non siamo compagne di quartiere o di scuola e quindi le occasioni per vedersi durante l’anno non sono purtroppo molte, soprattutto man mano che i bambini crescono e crescono anche gli impegni e le esigenze di ciascuno. Ma quando stiamo insieme nel nostro campeggio, a 80 km da casa, abbiamo l’opportunità di parlare e condividere le nostre storie durante tutta la giornata

mentre i bambini giocano in riva al mare o negli spazi comuni che solo i campeggi mettono a disposizione. L’anno scorso eravamo in 6 mamme con 14 tra bambini e ragazzi, la più grande di 11 anni, i più piccoli di 4. Le occasioni di gioco e di divertimento per loro non si contano, senza considerare l’autonomia che riescono a conquistare imparando l’uno dall’altro e facendo cose insieme: dalla doccia al lavaggio dei piatti, dal preparare da mangiare all’andare da soli a comprarsi il gelato al bar del campeggio. Noi siamo tranquille, perché gli spazi sono chiusi e controllati, loro possono correre indisturbati tra le piazzole e all’interno del parco giochi. I più “grandi” possono sperimentare le prime uscite in compagnia e un po’ di distacco. E noi? Spesso ci invitiamo l’un l’altra a pranzo o per un caffè oppure ci gustiamo una passeggiata, contando sulla disponibilità alla sorveglianza di una di noi. Il momento più bello, però, è la sera, quando abbiamo messo tutti a letto e ci ritroviamo nella stessa piazzola a raccontarci quel che è successo durante l’anno, ad aggiornarci e anche a scambiarci pareri e opinioni sugli argomenti più disparati. È un’occasione per sdrammatizzare e stemperare le nostre fatiche di ogni giorno e per coccolarci un po’. Attorno, il silenzio rassicurante del campeggio ci avvolge mentre i nostri “angioletti” dormono.

I Subito Pronti Ecor

Con i Subito Pronti di Ecor bastano pochi minuti per gustare cereali e legumi biologici. Scegli tra grano duro integrale, avena integrale, riso thaibonnet integrale, farro integrale e orzo. Ecor, per la Vita dell’uomo e della terra www.ecor.it - info@ecor.it

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consigli per la spesa LEIL A

fusilli, penne, spaghetti e stelline di mais La pasta di mais senza glutine realizzata in 4 formati diversi. La trafilatura al bronzo, l’essiccazione lenta a basse temperatura e la selezione delle materie prime garantiscono qualità e gusto per chi ama le cose buone.

Baule Volante teff integrale Dal sapore leggermente dolce e dal profumo speziato, il teff in chicchi è un alimento delizioso, nutriente e ricco di fibre. Come un cous cous, può essere preparato con verdure e legumi, oppure può essere l’ingrediente di ricette originali. È privo di glutine, perciò adatto anche ai celiaci.

ECOR

torinesi integrali Senza lievito, sono preparati con farina integrale, che contiene tutte le parti del chicco (germe, endosperma e crusca), e hanno un alto contenuto di fibre. Croccanti e gustosi, sono ottimi a tavola, al posto del pane, oppure come snack, grazie alle pratiche bustine da 50 grammi.

BERCHTESGADENER L AND

latte fermentato intero naturale senza lattosio (lattosio < 0,1%)

Delicato e dalla consistenza cremosa, è senza lattosio (lattosio < 0,1%) ed è quindi indicato per i consumatori che devono evitarlo, ma anche per tutti quelli che vogliono limitarne l’assunzione.

BUSTAFFA

stracchino con fermenti dello yogurt I prodotti Bustaffa nascono dall’incontro di tradizione e innovazione. Come questo stracchino arricchito con i fermenti dello yogurt, una vera delizia da spalmare sul pane, ottimo da solo oppure in abbinamento a salumi o a verdure grigliate.

ANTICO PODERE BERNARDI

yogurt magro all’amarena

Un gusto intenso per questo yogurt cremoso dal piacevole colore rosato e con pezzi di amarene. Magro con lo 0,1% di grassi è indicato sia per chi è attento alla linea sia per i più golosi. I fermenti lattici L.bulgaricus e S.thermophilus e il latte biodinamico ne fanno un alimento di qualità.

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consigli per la spesa BIOL AB

SOTO

miniveg: salsicce vegetariane e bastoncini vegani

involtini di tofu e spinaci Farciti con un ripieno a base di spinaci in foglie e tofu al naturale, hanno un gusto saporito, reso unico dall’aggiunta del limone e di un mix di spezie. Indicati anche per vegani, si possono cuocere in padella, con un filo d’olio, oppure sulla piastra, per un risultato più croccante.

I miniveg sono l’accattivante novità di Biolab: bastoncini vegani, avvolti in una croccante panatura, e salsicce vegetariane, dall’impasto morbido e saporito. Facili e veloci da preparare, sono ideali per accompagnare gli aperitivi o per comporre intriganti buffet.

BIOL AB

polpettine ripiene di verdure Gustosi bocconcini che racchiudono un delizioso e morbido cuore di verdure. Si portano in tavola in pochi minuti e si accompagnano con facilità a verdure fresche o cotte e a salse leggere. Perfetti come secondo piatto, ma anche come antipasto e sfizioso finger food.

BIO APPETÌ

BIONATUR AE

burger lenticchie e cipolle

maioriso, ketchup e senape

Nati dal delizioso accostamento di lenticchie e cipolle, questi burger a base di seitan hanno un alto contenuto di proteine vegetali. Veloci da preparare, basta dorarli qualche minuto in padella; sono ideali anche per farcire un classico panino bio veg.

Tre salse proposte nel pratico contenitore squeeze che consente di non sprecare nemmeno una goccia. Maioriso è senza uova, a base di riso; Senape è senza zuccheri e dal sapore deciso; Ketchup è preparato con pomodoro italiano e dolcificato con sciroppo di riso.

TAIFUN

würstel di tofu veggie barbecue Con tofu affumicato, sono perfetti per le vostre grigliate vegane. Per gustarli al meglio, spennellateli con olio e cuoceteli sui margini del barbecue per evitare che brucino, girandoli spesso fino a raggiungere il grado di doratura desiderato.

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storie del mondo bio

una comunità per il futuro dei semi In questo numero, più che la storia di una singola persona abbiamo scelto di raccontarvi un progetto legato alla biodiversità e alla tutela del territorio, nato qualche anno fa nella provincia bellunese: Coltivar Condividendo. Per farlo, abbiamo incontrato Tiziano Fantinel, tra i fondatori del gruppo che si propone come “momento di dialogo, condivisione, costruzione comune” a partire dal concetto di “amore per la propria terra”. Il gruppo mette al centro il tema dell’origine delle sementi, della loro riproducibilità e del rischio della monocoltura intensiva, argomenti quanto mai attuali. Tiziano, che nel suo vivaio coltiva piantine da orto biologiche, usa più volte il termine condivisione, già presente nella denominazione del progetto che spiega così: “Coltivar Condividendo nasce all’incirca 7/8 anni fa osservando il territorio bellunese e rendendoci conto delle enormi potenzialità a livello di biodiversità coltivata e a livello di territorio per la sua integrità e bellezza. Però ci sono anche grosse criticità: il tentativo di invasione di coltivazioni intensive (meleti e vigneti) e un’agricoltura basata sul modello agroindustriale, che non valorizza la biodiversità locale”. Proprio la tutela della biodiversità e la salvaguardia delle

specificità del territorio sono gli elementi caratteristici del progetto che si articola in momenti di dialogo e di formazione, attraverso la collaborazione con realtà che coltivano, come Dolomiti Bio, e altre che tutelano la biodiversità, come Civiltà Contadina o Reti semi rurali, nonché l’adesione a iniziative come il coordinamento no OGM, promosso dalla provincia di Belluno, e la campagna Libera dai veleni, che mira alla sensibilizzazione sui danni provocati dall’utilizzo delle sostanze chimiche in agricoltura. L’attività di Coltivar Condividendo si esplicita poi attraverso un’intensa attività di raccolta di sementi tipiche della zona: “Impariamo a coltivarle e a riprodurle, a conservarle e a diffonderle sul territorio, per cercare di farle conoscere innanzitutto alle aziende agricole, ma anche al consumatore”. Finora l’attività si è concentrata sul recupero di una quarantina di varietà di fagioli tipiche del bellunese: “È chiaro: uno che vive in Cadore conosce i fagioli che ci sono là, arriva a Belluno e non conosce quelli tipici del luogo, perché molte volte sono localizzati. È fondamentale mostrare questa biodiversità e far capire che nelle zone in cui si sono rifiutati questi semi e ci si è basati solo sull’agricoltura intensiva,

sui semi ibridi, super ibridi e CSM, si è perso un patrimonio enorme che va recuperato. È uno dei nostri obiettivi: la coltivazione biologica di varietà specifiche del nostro territorio. Vorremmo anche far capire” aggiunge Tiziano “cosa significa mangiare un fagiolo locale tipico: se volessimo potremmo mangiare per un mese intero fagioli diversi, con gusti diversi, ma tutti tipici delle nostre zone. Qualche esempio? I fagioli più conosciuti qui sono il bonet, il giallet, la bala rossa, diffusi un po’ ovunque. Poi ci sono anche il bianchet, che è un fagiolo nano, che veniva coltivato sotto alle viti, i grossoni, che sono dei borlotti che vivono nei climi molto difficili del Cadore, ci sono i fagioli della suora, del frate, della Madonna, dei santi… c’è un repertorio non da poco. Sono molto belli da vedere perché possiedono un’infinità di colori. Poi ci sono anche i mais tipici della zona, i grani, gli altri cereali e via dicendo. Per non parlare delle orticole. Insomma, la gamma è veramente infinita!”. Sorge la domanda: queste varietà tipiche della zona possono essere portate fuori dal loro habitat naturale? “È un dibattito che stiamo affrontando” spiega Tiziano. “Ci sono fagioli che vivono solo in certe zone; la crescita in pianura di un fagiolo tipico del bellunese comporta grossissime difficoltà. Ma uno dei nostri obiettivi fondamentali è fare in modo che le aziende possano coltivare semi riproducibili, rinunciando all’utilizzo di semi ibridi, super ibridi e CSM. Quindi è chiaro che se voglio iniziare una coltivazione, scelgo il seme tra le migliaia di varietà coltivate nelle altre zone d’Italia, lo porto a Belluno, lo sperimento e lo propongo. I semi, del resto, hanno sempre girato: per rimanere ai fagioli, per esempio, l’origine di tutti è il Sud America. L’obiettivo è di tutelare la biodiversità locale e portare avanti la tradizione di questi semi legati al territorio, ma invece di usare un ibrido o super ibrido, è meglio prendere un seme tipico dell’Appennino e coltivarlo qua. Vorremmo collaborare con altre realtà, italiane e straniere, per costruire una vera e propria rete di sementi e dare la possibilità agli agricoltori di riprodurle da sé. Per questo ogni anno, a fine novembre, organizziamo una festa per lo scambio dei semi, così da promuovere l’utilizzo di sementi vitali, riproducibili, magari con una storia nel loro territorio d’origine. Siete tutti invitati!”. www.coltivarcondividendo.blogspot.it

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notizie dalla Fattoria Di Vaira di Paola Santi zione di nuove varietà non ibride adatte all’agricoltura biologica e biodinamica, ma si è sempre occupato di colture per il nord-Europa. La realizzazione anche in Italia della manifestazione di sua invenzione e diffusione, Seminare il Futuro, e le sue visite alla Di Vaira lo hanno invogliato a lavorare con una coltura tipicamente mediterranea. Nasce cosi il progetto: “Costituzione di nuove varietà di frumento duro per i sistemi biologici e biodinamici”, cui ha aderito anche la Cooperativa Gino Girolomoni. Peter Kunz, Luca Sartorato (direttore di EcorNaturaSì per il progetto agricolo) e la Di Vaira hanno quindi individuato dei partner tecnici in Italia con competenza e materiale genetico dal quale partire. Oltre a quelle citate partecipano il genetista ed esperto in grano duro Pasquale De Vita del CREA-CER di Foggia e Alfonso S. Frenda del dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell’università di Palermo. Siamo partiti con le semine autunnali per la produzione 2016/17.

alla ricerca di nuove varietà di grano duro in biologico e biodinamico Oggi in Italia la produzione e la trasformazione di grano duro costituiscono un settore molto importante sia per il mercato convenzionale che biologico. Le esigenze della trasformazione hanno influito enormemente sulle caratteristiche tecnologiche della materia prima: le varietà moderne rispondono appieno a tali esigenze. Dal suo lato l’agricoltore cerca di ottimizzare la produzione aumentando le rese. Tutto questo si traduce in forti concimazioni, grandi diserbi e trattamenti antifungini, con grani sempre meno indicati per la salute dell’uomo e della terra. Gli agricoltori continuano a soffrire di prezzi scandalosi e di suolo agricolo sempre meno vitale e sempre più povero. La selezione è rivolta alle esigenze dell’industria convenzionale e oggi gli agricoltori biolo20

gici hanno a disposizione solo il materiale genetico sviluppato per la produzione convenzionale oppure le antiche varietà. Queste ultime sono importantissime ma, come abbiamo spiegato nel numero scorso, non possono essere l’unica soluzione; si rende quindi necessario lavorare anche a nuove varietà. Ecco perché EcorNaturaSì ha voluto e finanziato questo progetto. Costituzione di nuove varietà di frumento duro per i sistemi biologici e biodinamici La collaborazione di EcorNaturaSì con Peter Kunz si articola in un progetto di ricerca per lo sviluppo di varietà biologiche non ibride per il territorio italiano. Con la sua fondazione Getreidezuchtung, Peter Kunz da 30 anni lavora alla sele-

Le motivazioni Le motivazioni del progetto sono semplici: al momento non sono disponibili varietà di grano duro ottimali per l’agricoltura biologica. Le vecchie varietà utilizzate presentano notevoli problemi agronomici (stabilità, resistenza alle malattie e resa), quelle moderne convenzionali danno spesso problemi tecnologici nella lavorazione a causa della scarsa stabilità della qualità. Gli obiettivi L’obiettivo generale del progetto è la costituzione di varietà di frumento duro adatte alle condizioni di coltivazione dei sistemi agricoli biologici, biodinamici e a basso impiego di mezzi tecnici. Le nuove varietà dovranno sì essere più rispondenti alle specifiche esigenze colturali di questi sistemi, ma anche presentare caratteristiche qualitative in linea con le necessità dell’industria di trasformazione e del consumatore, valorizzando le produzioni tipiche delle principali aree italiane a vocazione cerealicola. Il progetto mira anche all’affinamento delle tecniche colturali a basso impatto, con particolare attenzione a quelle che più influenzano la resa e la qualità tecnologica e nutrizionale della granella (concimazione, contenimento delle avversità biotiche e delle erbe infestanti). In particolare, ci si propone di realizzare una rete di valutazione di nuovi genotipi disponibili già messi a punto dagli enti coinvolti nel progetto, per identificare quelli che rispondono meglio in termini di rusticità, stabilità delle rese e di caratteristiche tecnologiche, qualitative e sanitarie e in relazione alle potenzialità degli am-


bienti di maggiore coltivazione in Italia. I genotipi I genotipi dovranno avere le seguenti caratteristiche: - efficacia nell’azione competitiva verso le infestanti; - adattamento a condizioni di scarsa disponibilità di azoto; - elevata efficienza di accumulo e rilocazione della sostanza secca e dell’azoto nella granella; - elevata resistenza/tolleranza a patogeni fungini della parte aerea della pianta, della parte basale e del seme; - elevato valore nutritivo e assenza di sostanze indesiderate (micotossine e, ovviamente, residui di pesticidi). I genotipi di frumento duro seminati derivano da programmi di miglioramento genetico in atto presso il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Centro di ricerca per la cerealicoltura (CREA-CER) di Foggia e il dipartimento SAF dell’università di Palermo (SAF-UNIPA), che considerano prioritari gli aspetti legati alla capacità competitiva della coltura nei confronti delle infestanti, alla capacità di prelevare l’azoto e trasformarlo in produzione utile (granella) e gli aspetti qualitativi della granella.

Le metodologie adottate in questi programmi sono quelle del breeding tradizionale che fanno capo alla selezione genealogica. È stata applicata una rete di confronto dei genotipi individuati nell’ambito del programma di miglioramento genetico in atto presso il CRA-CER e SAF-UNIPA. 40 nuovi genotipi sono stati posti a confronto con 10 varietà di riferimento (varietà commerciali, antiche e/o di interesse specifico) già disponibili e testate nelle reti di valutazione delle varietà di frumento duro biologico. I 50 genotipi in studio sono coltivati con metodo biologico e biodinamico, senza impiego di azoto organico se non quello derivante da letame compostato eventualmente impiegato in azienda nella normale rotazione. I luoghi di selezione sono diversi e in ciascuna località viene applicato lo stesso protocollo sperimentale utilizzando seme proveniente dallo stesso lotto: 1. Pietranera – presso Saf Unipa di Palermo 2. Crea – Cer di Foggia 3. Fattoria Di Vaira a Petacciato in Molise 4. Cooperativa Gino Girolomoni a Isola del Piano (Pesaro e Urbino) 5. Sede del Getreidezuchtung Peter Kunz Quattro delle 50 linee sono costituite da varietà della selezione di Peter Kunz

(2 varietà di grano tenero, 1 di triticale, 1 di farro spelta) per collegamento diretto dei dati. Su ogni prova e per singola parcella sono periodicamente rilevati i principali caratteri agronomici e produttivi. Oltre alla resa, sui campioni provenienti dalla sperimentazione saranno determinati i parametri quanti-qualitativi di umidità, peso ettolitrico, peso per 1000 semi, contenuto in ceneri, contenuto proteico, test di sedimentazione in SDS (un test che fornisce indicazioni sulla quantità e qualità delle proteine e in particolare sulle caratteristiche del glutine), indice di glutine, glutine umido e secco. Le opportune analisi statistiche dei risultati ottenuti durante il primo anno di sperimentazione dovranno consentire un primo screening per poter ridurre il numero dei genotipi in prova. I migliori saranno sottoposti ad analisi qualitative più approfondite (per esempio l’ indice alveografico, P/L, che determina l’indice di forza delle farine, ecc..). Non è esclusa la possibilità di aggiungere a quelli selezionati al primo anno eventuali nuovi materiali genetici rivenuti in corso d’opera. La sperimentazione dovrebbe andare avanti per almeno 3 anni, ai termini dei quali speriamo di individuare varietà registrabili delle quali potranno usufruire tutti gli agricoltori.

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i nostri progetti

coltivare la terra per coltivare i pensieri 22


Quasi un anno fa abbiamo presentato un progetto che stava nascendo. A distanza di diversi mesi, vogliamo proporvi un resoconto di quanto è stato fin qui realizzato. Per questo, ci siamo fatti raccontare i suoi sviluppi da Sophie Meneghelli, di EcorNaturaSì, che si occupa proprio di questa attività nelle scuole. Nella primavera del 2015 EcorNaturaSì, mossa dalla volontà di responsabilizzare i più piccoli al rispetto della natura e a un’alimentazione sana ed equilibrata, ha contribuito a creare a Milano, in collaborazione con agronomi esperti e dirigenti scolastici illuminati, alcuni orti scolastici biologici, riqualificando aree grigie e in stato di abbandono. Visto l’entusiasmo che l’esperienza ha suscitato, l’azienda ha in seguito deciso di estendere il progetto ad altre località italiane, tra cui Belluno, Bologna, Cittadella, Ferrara, Firenze, Reggio Emilia, Roma, Verona e Vicenza. Per dare ancora più significato al progetto e garantirne la continuità, abbiamo coinvolto attivamente i collaboratori dei negozi e le aziende agricole. Ma anche pensionati, associazioni locali, genitori, nonni e

volontari hanno raccolto l’invito a dare il proprio fondamentale contributo. Teoria in aula e pratica nell’orto Tra lezioni in aula e attività pratiche nell’orto, bambini e ragazzi hanno scoperto i cicli vitali delle piante, la stagionalità delle colture e l’incidenza dei fattori atmosferici sul mondo naturale. L’obiettivo era ampliare la gamma di esperienze motorie e sensoriali, consentendo collegamenti pratici con materie di studio, favorire processi d’interazione e socializzazione con lo sviluppo di nuove competenze ma, soprattutto, stimolare consapevolezza. Il nome scelto per il progetto è “Coltivare la terra per coltivare i pensieri”, come a dire che entrare a diretto contatto con la natura, sondare i suoi affascinanti segreti e quelli della vita, stimola la creazione di pensieri sempre nuovi e innovativi per la vita stessa. Per concludere nel migliore dei modi il primo anno insieme abbiamo portato bambini e ragazzi in gita in aziende biologiche e biodinamiche; su richiesta di genitori e insegnanti, abbiamo organizzato incontri legati al tema dell’agricoltura biologica, dello sport e dell’alimentazione.

Un anno intenso, pieno di emozioni Siamo partiti con un progetto a uno stadio embrionale e, piano piano, l’abbiamo visto prendere forma sempre più definita. Abbiamo anche vinto l’iniziale resistenza di alcuni insegnanti e la diffidenza di qualche genitore. Conquistare i bambini e la loro fiducia è stato molto più semplice, perché i più piccoli tendono a non costruire barriere né hanno pregiudizi di sorta. Un grande aiuto è venuto dall’orto, uno straordinario amplificatore di emozioni e rapporti. Il lavoro di squadra all’aria aperta, sotto il sole o la pioggerellina, faticando insieme per uno scopo comune ha consentito di superare anche difficoltà relazionali tra compagni di classe. Ci sono stati posti anche interrogativi spiazzanti che hanno dato modo a tutti di riflettere: un bambino di seconda elementare a Ferrara ha chiesto “Perché alcuni contadini (e certe aziende) usano il veleno anche se poi fanno ammalare la terra, le piantine che vi ci si coltivano, ma anche se stessi e le proprie famiglie?”. A ciascuno il suo percorso Vedere il sorriso e l’entusiasmo di ragazzi che vivono in zone metropolitane grigie e periferiche mentre si sporcano le mani nella terra, zappano e seminano, sapere che certe dinamiche interne alla classe sono state risolte anche grazie alle attività nell’orto, dà un senso alla fatica che c’è dietro l’organizzazione di un progetto di questo tipo. Ogni scuola ha peculiarità difficilmente confrontabili con le altre, ogni realtà ha seguito un percorso diverso, tarato in base alle sue particolari esigenze. È così che alcune classi sono entrate subito nel vivo dell’argomento, hanno legato il loro percorso scolastico al progetto e l’orto è stato subito rigoglioso; per altre la strada è stata un po’ più lunga e qualche piantina ha faticato di più prima di attecchire. Alla fine, però, anche le insalatine sofferenti sono state d’insegnamento. Ha scritto una bambina di Vicenza: “Questa esperienza mi ha insegnato che per coltivare un orto ci vuole impegno, molto amore e pazienza. È necessario curare la piantina che cresce come se fosse un bambino piccolo e rispettare l’ambiente in cui si trova. È un po’ come la nostra vita: si nasce, si cresce, si muore”. Percorsi diversi, età e dinamiche differenti, ma identica volontà di impegnarsi nel raggiungimento di un obiettivo comune: dare alle giovani generazioni la possibilità di riappropriarsi di un futuro più sereno, a contatto diretto con la natura. Una natura che, se s’impara a guardare con occhi diversi, si può ritrovare anche in un angolo di giardino sotto casa. Non ci resta che augurare a tutti una bellissima estate... E arrivederci a settembre! 23


consigli per la spesa PIÙ BENE

WILD OCEAN

piadine sfogliate senza lievito

filetti di merluzzo bianco

Ottime a tavola, sono ideali da farcire con salumi, formaggi e verdure grigliate, ma si prestano bene anche ad abbinamenti dolci. Senza lievito, sono disponibili nelle varianti farro e frumento.

Sono l’ideale per un pasto dal gusto leggero, ma ricco di sapore. Ottenuti da merluzzi pescati uno a uno nell’Atlantico nord-orientale, vicino alla costa islandese con un metodo di pesca su piccola scala e sostenibile, sono ottimi con un filo d’olio extravergine d’oliva, o con patate e verdure.

ARRIGONI

taleggio DOP porzionato Il Taleggio è un formaggio a pasta morbida dalle origini antiche. Ha una crosta sottile, morbida e rosata, pasta fondente, consistente nel sotto crosta e friabile al centro. Il suo sapore è burroso e dolce. La sua aromaticità si accentua con la stagionatura.

ECOR

LE BIODELIZIE GOLFER A

crackers di farro senza lievito aggiunto

petto di tacchino al forno preaffettato Buono come tagliato al momento, è l’ideale per panini e piatti freddi. La pratica confezione in rotolino, salva spazio e salva ambiente, permette di utilizzare il 60% di plastica in meno rispetto alla vaschetta tradizionale.

Preparati con farina di farro e olio extravergine d’oliva, sono ideali come gustoso snack salato, ma anche in sostituzione del pane con salumi, formaggi e salse. Ma possono dar vita anche a un dolce abbinamento con marmellata o miele.

CANSIGLIO

caciotta di mucca

Una caciotta stagionata 15-20 giorni, con crosta quasi inesistente e una pasta morbida e leggermente occhiata, di color bianco latte, che può avvicinarsi al giallo paglierino durante l’estate e l’autunno, quando le vacche sono al pascolo. Conserva il gusto tipico dei formaggi prodotti in montagna.

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foto di Matteo Nanni, Spazio 59

perché ho scelto bio

il triathlon di Giovanna Rossi Giovanna Rossi: raccontaci chi sei... Sono la mamma di Margherita e Alberto, di 11 e 9 anni; mi occupo di marketing e comunicazione e… faccio triathlon dal 2014. Il dettaglio non troppo insignificante è che ho 12 vertebre bloccate da due barre di titanio e parecchie viti a causa di una scoliosi progressiva che mi avrebbe condannato alla carrozzina. Com’è nata la tua idea di raccontare la tua storia nel sito www.46percento.it Quando ho iniziato a fare triathlon, dopo essere rimasta letteralmente folgorata da una gara all’isola d’Elba, non sapevo nuotare, né pedalare o correre. Però sapevo scrivere e ho pensato di accompagnare questa impresa con una sorta di diario sotto forma di blog. Non sapevo come sarebbe andata a finire, ma sentivo che la mia storia poteva essere utile ad altre persone in difficoltà o che si trovavano ad affrontare un problema di salute. Qual è l’origine del progetto “Prima di tutto”? Con chi lo porti avanti? Dopo la prima gara ho sentito l’esigenza di coinvolgere un’amica alla quale avevano

appena diagnosticato un tumore ovarico. Spesso quando non avevo voglia di allenarmi pensavo a lei, che avrebbe voluto ma non poteva. Quando hanno annunciato la data del Challenge 2016 ho capito che era la nostra occasione, ma senza avere il coraggio di chiederlo a Marina, che ancora era sotto chemio e, che pur avendo fatto 35 maratone, non correva più. Poi ho preso coraggio e gliel’ho chiesto; mi ha guardato dritta negli occhi e ha detto: “Sì, a costo di camminare tutti i 21 km. Ho imparato che devo vivere alla giornata, ma con un obiettivo si vive meglio.” Abbiamo poi coinvolto la sua amica Catia, affetta da un linfoma non Hodkgin che, dopo un esame di controllo per escludere una recidiva, ci ha dato l’ok. Anche lei è solita dire che, come una gara, la malattia richiede impegno costante e tanta voglia di farcela. Non è tutto nelle nostre mani, ma abbiamo il dovere di fare quanto possibile, anche per chi non ce l’ha fatta e non c’è più. Il progetto #primaditutto è dedicato a Simone che, pur avendo lottato insieme a Catia, non è più con noi. Nonostante questo noi sappiamo che quel giorno sarà li.

Insieme a Catia e Marina pratichi il triathlon: com’è entrato lo sport nella tua vita? Cosa rappresenta oggi per te? Lo sport nella mia vita è entrato per caso. Diversamente da Catia e Marina, non sono nata sportiva. Anzi, diciamo che sono stata sempre piuttosto negata nell’attività fisica. Poi, dopo l’intervento, ho iniziato una riabilitazione molto intensa che è coincisa con l’incontro con il mio attuale compagno e allenatore, Gabriele Torcianti. Lui vive di sport e mi ha contagiata: lo sport mi ha cambiato la vita e mi ha ridato speranza. Quant’è importante per lo sportivo una sana alimentazione? Quali sono i prodotti che non mancano mai? La sana alimentazione è uno dei pilastri della mia vita e di quella della mia famiglia. Per sana non intendo noiosa o povera, anzi, mi piace molto mangiare! Cerchiamo di mangiare in modo consapevole e da diversi anni ci orientiamo sul biologico. Consideriamo il cibo la migliore delle medicine e finora la nostra salute ci ha dato ragione. Sulla mia tavola non mancano mai frutta e verdura. Non mangiamo carne, ma proteine vegetali di ogni tipo e qualche volta pesce. Ovvio, tanti cereali integrali, il nostro carburante sportivo principale. Nella sacca degli allenamenti e delle gare non mancano mai barrette naturali di frutta e frutta secca, oppure di semi. Quando sono impegnata in allenamenti molto lunghi mangio panini di pane integrale con burro d’arachidi e composte di frutta senza zucchero aggiunto: li adoro! Sento che corpo e mente sono legati più che mai quando si fa sport e cerco di dedicarmi all’uno e all’altra. Qual è l’insegnamento più grande che hai ricevuto? Quello della gratitudine per tutto ciò che ho. Sembra banale, ma ogni giorno è un dono. Sono un dono gli occhi dei miei figli, anche quando mi fanno arrabbiare, e ogni minuto passato al lavoro, come nel traffico. Tutto ciò che a volte ci pesa è il segno che stiamo bene e stiamo vivendo. Non poter camminare dopo l’intervento mi ha fatto venire voglia di correre. Ci pensi? Cosa ti rende così forte nella vita di ogni giorno? Io non mi sento tanto forte, sento però che c’è qualcosa che mi guida o mi spinge a vivere così, una specie di responsabilità verso il mondo. Sento il dovere di lasciarlo meglio di come l’ho trovato. C’è una specie di empatia che avverto di fronte agli altri, ma anche alle piante o agli animali. Credo che ci sia un equilibrio globale a cui tutti dobbiamo contribuire, un po’ come quando mi allenavo e Marina smetteva a causa del tumore. Ecco, possiamo dare a chi non ha o correre per chi non può: io la vedo così. 25


approfondimento

Porte aperte. Perché la Terra è un bene di tutti Nello scorso numero del magazine vi abbiamo raccontato com’è nata l’iniziativa Porte Aperte in Campagna, un ciclo di incontri, organizzato da EcorNaturaSì, tra produttori, commercianti e consumatori con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo dell’agricoltura bio e di una economia sana, buona e giusta. In questo numero vogliamo condividere il resoconto di queste giornate nate dal desiderio di creare occasioni d’incontro tra i diversi attori della fi liera nella cornice delle aziende agricole che ci danno ciò che diventa il nostro cibo quotidiano. In particolare ci hanno ospitato - l’azienda agricola Amico Bio, Santa Maria Capua Vetere (CE) - l’azienda agricola La Collina, Reggio Emilia - l’azienda agricola Cascine Orsine, Bereguardo (PV) - l’aziende agricola San Michele, Cortellazzo (VE) Avete partecipato in tanti, attratti dalla prospettiva di una giornata di festa in mezzo alla natura, ma anche, o forse soprattutto, dalla curiosità di partecipare a un dibattito per capire i problemi e la situazione di tutte le figure coinvolte nel viaggio del cibo, comprendendo che in economia siamo tutti interconnessi. E lo siamo al punto di rivedere proprio il concetto di economia partendo dalla terra, come ha suggerito Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì, nel suo discorso alle Cascine Orsine: “La terra è di tutti. Da questo germe e da questo archetipo creiamo un nuovo pensare e un nuovo agire che portiamo nell’economia. 26

L’economia deve ricomprendere se stessa: non è far soldi, ma servire i bisogni degli altri. Per sua natura, scriveva Rudolf Steiner, l’economia è altruismo puro perché è lavorare per gli altri. Il primo passo è presentarsi e conoscersi, impegnandosi alla trasparenza tra chi commercializza, chi produce e chi consuma. È il superamento dell’egoismo, anche economico. Quando incontriamo l’altro sentiamo che fa parte di noi”. Questo il senso dell’iniziativa Porte Aperte: “Incontri come questo sono l’inizio del cammino per una nuova economia al servizio di una nuova agricoltura e di una nuova agricoltura al servizio di una nuova economia. Abbiamo lavorato per trent’anni, assieme ai nostri agricoltori e, attraverso i nostri negozi, abbiamo creato una

comunità”. Anche il concetto di denaro va ripensato: “Credo sia ciò che dobbiamo fare nei prossimi vent’anni. Per farlo, abbiamo bisogno di chi, ogni giorno, viene nei nostri negozi e sceglie di utilizzare il suo denaro con coscienza, acquistando prodotti biologici e biodinamici. Chi decide e ha in mano l’economia è il consumatore. Ogni moneta che abbiamo in tasca è la forza per cambiare il mondo e la vita”. Gli incontri di Porte Aperte hanno offerto momenti di riflessione e scambio tra produttori, negozianti e clienti, con preziose opportunità di approfondimento e conoscenza reciproca. A rendere queste giornate indimenticabili sono state anche le molte attività organizzate: dai laboratori della compagnia teatrale Koinè a quelli dedicati ai bambini, dagli interventi musicali alle visite in campo per vedere dal vivo e da vicino le attività che


Paola

È stata una giornata bellissima, non solo per il fatto di trovarsi in campagna, ma anche perché mi piaceva molto l’idea di approfondire e capire meglio il tema del giusto prezzo.

vi si svolgono. È stato bellissimo, dunque, aprire le porte per accogliere tutti coloro che, ogni giorno, fanno scelte bio di lavoro, di acquisto e… di vita.

Sarah

Essere qui per me è una grande emozione perché conosco quest’azienda agricola da sempre. Posso dire di averla vista crescere e quindi sono stata entusiasta all’idea di prendere parte a questa splendida iniziativa.

Silvia e Luca

La mia spesa è biologica e conosco i prodotti delle Cascine Orsine. Per questo, quando ho ricevuto la newsletter che m’invitava all’iniziativa Porte Aperte proprio in quest’azienda agricola, non ho esitato, per vedere come funziona e dove nascono i prodotti che acquisto.

Fatima Un’iniziativa meravigliosa, soprattutto perché durante gli incontri dei gruppi di lavoro si sono dibattuti argomenti importanti, come il tema del giusto prezzo. Ho lavorato per qualche tempo in un negozio bio e quindi so cosa c’è dietro un prodotto, ma da consumatrice m’interessa molto osservare come le persone concepiscono il giusto prezzo di un prodotto.

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Vegano Gourmand

MARTINO BERIA E ANTONIA MATTIELLO Gribaudo

Martino Beria | Antonia Mattiello

VEGANO gourmand

100 RICETTE ORIGINALI, CONSIGLI NUTRIZIONALI E TANTE PROPOSTE PER AUTOPRODURRE, RIUTILIZZARE GLI AVANZI, FARE LA SPESA

G R I B A U D O

lo puoi trovare in libreria

17/09/15 11:59

Vegano Gourmand più che un ricettario o un manuale è un libro che racconta una storia. Il fi lo conduttore è l’insieme di racconti di cucina quotidiana dei due autori, compagni nel lavoro e nella vita. Lui è uno chef meticoloso, lei una creativa food writer: due personalità diverse, ma complementari, che raccontano in modo semplice e genuino come si svolge la loro vita di tutti i giorni tra la cucina e la dispensa. Pagina dopo pagina, ci addentriamo nel loro mondo fatto di sapori semplici, di cene romantiche,

aneddoti di viaggio e di vita, assieme all’inseparabile amico a quattro zampe, Pittore. Sono le ricette, suddivise secondo le diverse occasioni, a narrarci ricordi e abitudini di una coppia che, tre anni fa, ha scelto di vivere seguendo principi etici di non violenza e di rispetto dell’ambiente, eliminando dalla propria dieta ogni derivato animale. Il messaggio è molto semplice: mangiare vegan tutti i giorni non è solo possibile, ma anche semplice, gustoso e colorato. Oltre ad aver raccolto più di cento ricette, la giovane coppia guida il lettore con la sua esperienza frutto di errori e scoperte nei gesti più quotidiani, a partire dai consigli per una spesa consapevole e conveniente, per poi passare agli strumenti di cucina, fino

ad arrivare all’organizzazione della dispensa e del frigo. Non mancano approfondimenti nutrizionali su come bilanciare una dieta priva di proteine animali, né viene tralasciato l’aspetto ecologico della cucina che vuole rispettare non solo tutti gli esseri viventi, ma anche l’ambiente che ci ospita e nutre. Vegano Gourmand, è un’opera completa e variopinta, ricca di contenuti stimolanti e immagini che fanno venire l’acquolina in bocca. Il libro sa coinvolgere ogni tipo di lettore, dal cuoco provetto a quello più inesperto, aprendo la porta di una casa tutta veg i cui abitanti ci invitano a sederci e a unirci a loro davanti a un buon piatto caldo o a una bella fetta di dolce, mentre un gatto sornione si acciambella sul divano.

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oggi leggiamo...


homemade in cucina

la ricetta Ingredienti per 6 ghiaccioli (3 per ogni gusto) 120 g di melone (pesato già pulito) 150 g di cocomero maturo (pesato già pulito) 6 cucchiaini di yogurt bianco intero vaccino (o dessert vegetale) 1 limone 4-5 foglioline di menta fresca

ghiaccioli di frutta matura Il sapore dell’estate è l’irresistibile dolcezza della frutta matura. Cocomero e melone in questa stagione non possono mancare, così freschi e dissetanti... per questo spesso finiamo per comprarne grandi quantità. Ecco un trucchetto per utilizzarli in maniera golosa, sempre gradita a grandi e piccoli: i ghiaccioli!

Pochissimi passaggi, pochissimi ingredienti, un risultato naturalmente dolce. Il segreto è la coloratissima frutta di stagione: oltre a cocomero e melone è possibile utilizzare albicocche, pesche, prugne, banane, fragole, frutti di bosco, a patto che abbiano raggiunto il massimo grado di maturazione. Sì, per i vostri ghiaccioli è perfetta proprio quella frutta molto matura, magari non più bellissima, che è rimasta nella fruttiera o in frigorifero e che certo non volete sprecare. Basterà frullarla con il mixer a immersione, aggiungendo qualche goccia di succo di limone, aromi a piacere (per esempio menta, zenzero, cannella) e otterrete la base dei vostri ghiaccioli. Se il composto vi sembrasse troppo denso e volete dei ghiaccioli più dissetanti, aggiungete un paio di cucchiai d’acqua. Se siete amanti del dolce, o utilizzate frutta un po’ acidula, potete aggiungere uno o due cucchiaini di miele, oppure un cucchiaio di uvetta ammollata e frullata insieme al resto, o ancora qualche fettina di banana matura che, oltre alla dolcezza, regalerà una consistenza meno acquosa.

1. Pulite la frutta con cura, tagliando la buccia ed eliminando tutti i semi. 2. Frullate con il mixer a immersione il cocomero insieme alla menta e a qualche goccia di succo di limone, fino a ottenere un composto liscio e mettete da parte. 3. Frullate allo stesso modo anche il melone, sempre aggiungendo pochissimo succo di limone. 4. Versate in tre stampini* il composto di cocomero, lasciando qualche millimetro dal bordo, in modo che il composto non fuoriesca quando inserirete il manico. Negli altri tre, versate il composto di melone, alternandolo a cucchiaini di yogurt, per ottenere un effetto variegato. 5. Trasferite i ghiaccioli nel congelatore, delicatamente, appoggiandoli in modo che restino ben dritti. Lasciateli riposare per almeno 3 ore. 6. Per estrarli dallo stampo, passatelo velocemente sotto l’acqua calda. Una volta congelati, potete conservare i ghiaccioli in freezer per 2 mesi prima di consumarli. Se lo desiderate, potete anche a inserire frutta a fettine nello stampo, prima di versare il frullato, per un effetto davvero scenografico. Potete anche comporre ghiaccioli arcobaleno, alternando diversi gusti di frutta o ghiaccioli variegati allo yogurt, per una merenda ancora più golosa. *Gli stampini per ghiaccioli sono facilmente reperibili nei negozi di casalinghi ben forniti. In alternativa potete utilizzare piccoli bicchieri da caffè oppure stampini in silicone per muffin o budini inserendo un cucchiaino o uno stecco di legno quando il composto si è un po’ solidificato. Un ultimo consiglio: le dosi indicate si riferiscono agli stampini in foto. Consigliamo comunque di raddoppiarle perché… andranno a ruba!

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oggi in cucina

dolce cous cous nero alla frutta

cous cous di grano saraceno Originario del Nord Africa, il cous cous è ormai usato in tutto il mondo. Questo è preparato con farina integrale di grano saraceno, pseudocereale senza glutine, ed è fonte di fibre.

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• 300 g di cous cous di grano saraceno • 300 g di succo d’ananas • 1 ananas • 2 banane • 2 albicocche • 2 pesche • 1 cucchiaio di miele • 1 noce di burro (facoltativa) • 15 mandorle • 4 foglie di menta

ECOR

mandorle pelate Dal gusto aromatico e inconfondibile, sono utilizzate in molte ricette, a scaglie, oppure macinate in farina, per torte e dessert. Sono anche l’ingrediente principale del latte di mandorla, bevanda buonissima e naturalmente dolce.

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PIÙ BENE

ingredienti per 4 persone


ricetta e foto di Sabrina Scicchitano

• noce moscata q.b. • cannella q.b. • curcuma q.b. Per prima cosa, scaldate il succo d’ananas fino a bollore; unite il cous cous mescolando con una forchetta, in modo da evitare la formazione di grumi. Coprite e lasciate riposare per 10 minuti. Tagliate l’ananas a metà, svuotatene il cuore e tenete la scorza come contenitore da portare in tavola. Tagliate a piccoli pezzetti la polpa dell’ananas e tutta la frutta che avete precedentemente lavato e asciugato accuratamente. In una padella antiaderente versate il miele e la frutta (unendo, se lo desiderate, la noce di bur-

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GIARDINO BOTANICO DEI BERICI

ro) e fate cuocere dolcemente, girando con delicatezza per 10 minuti. A questo punto amalgamate la frutta con il cous cous precedentemente preparato, aromatizzando con cannella, noce moscata e curcuma. Portate in tavola riempiendo le scorze dell’ananas e decorando con le foglie di menta. Questo dolce è buonissimo sia tiepido che freddo a ogni ora del giorno; perfetto, per esempio, da gustare in terrazza in compagnia degli amici.

Cous cous festival Divenuto ormai simbolo di apertura e contaminazione, il cous cous si prepara utilizzando la semola “incocciata”, ovvero mescolata con l’acqua fino a trasformarla in piccoli agglomerati poi cotti a vapore. Ogni anno, San Vito Lo Capo dedica a questo piatto un festival che anima le vie nei giorni di fine estate e che torna anche nel 2016, dal 16 al 25 settembre. Per informazioni www.couscousfest.it

SONNENTOR

cannella in polvere

noce moscata

Spezia tra le più note, dal tocco aromatico che conferisce un gusto caratteristico alle ricette, non solo quelle invernali. Molto usata per dolci e dessert, può essere impiegata anche nelle bevande e in piatti salati.

Botanicamente nota come Miristica fragrans, è una spezia conosciuta sin dall’antichità per le sue proprietà e il gusto caratteristico. Basta grattugiarne una piccolissima quantità per arricchire col suo aroma in ogni ricetta.

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approfondimento di Carlo Triarico, presidente del’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica

salviamo l’agricoltura L’agricoltura è in grave crisi, ma le buone soluzioni sono a portata di mano. È stato stimato che in Italia stiano chiudendo 60 aziende al giorno. L’agricoltura industriale non è stata in grado di eliminare la morte per fame nei Paesi poveri, ma non riesce nemmeno a essere sostenibile in tanti Paesi industrializzati. In più, aumentano i gravi danni all’ambiente e alla salute, a causa di pericolose sostanze chimiche e di un eccessivo uso di carburanti fossili. Mentre tutto questo avviene, l’agricoltura ecologica sta conquistando sempre più importanza. In Italia ormai abbiamo superato l’11% della superficie coltivata con l’agricoltura biologica e biodinamica e siamo riconosciuti tra i leader mondiali per qualità e quantità di produzione biologica; anche una crescente e ampia fascia della popolazione, quella più attenta e acculturata, sceglie i prodotti sani della bioagricoltura. La natura dell’agricoltura sta cambiando. Nell’ultimo secolo all’agricoltura si è chiesto di dimenticare il suo ruolo sociale, per divenire una macchina produttiva volta allo sfruttamento delle risorse naturali. Precedentemente invece, gli agricoltori curavano il territorio, le relazioni sociali, gli anziani e le fasce a rischio, l’educazione delle nuove generazioni, la regolamentazione dei rapporti privati. Facevano cultura e plasmavano il paesaggio. Tutto questo avveniva producendo alimenti per il sostegno degli abitanti della campagna e della città. Era certamente un sistema sociale tradizionale ormai vecchio, ma alla sua fine non è subentrato un nuovo modello. L’agricoltura si è sempre più impoverita di umanità. Aver ridotto l’agricoltura a un mero sistema di produzione e non riconoscere più il ruolo sociale dei suoi addetti ha spinto a estremizzare le produzioni, a ridurre il prezzo pagato all’agricoltore, a compromettere la qualità della vita e dell’ambiente. Oggi, però, possiamo porre rimedio allo sfruttamento indiscriminato, grazie alle nuove pratiche agricole, basate su un’impostazione ecologica e sociale, che comporta un modo illuminato di guardare al mondo intorno. Innanzitutto l’agricoltura deve riprendere in mano la gestione del territorio. Il paesaggio 32

abbandonato dagli agricoltori si degrada e i costi enormi di manutenzione gravano sulla comunità tutta. Le colline franano in città, i fossi che non vengono più puliti trascinano fango, che intasa i fiumi e provoca alluvioni. Invece la terra va coltivata con cura, i boschi e il sistema di controllo delle acque vanno affidati agli agricoltori biologici e biodinamici. Persino gli stessi monumenti storici, che in un paese come l’Italia abbondano anche nel territorio rurale, saranno valorizzati e tutelati se sarà l’agricoltura a governare il territorio, operando con coscienza.

gli agricoltori stanno prendendo coscienza della realtà. Promuovono non solo una nuova agronomia sana, ma anche nuovi statuti sociali, nuove forme di convivenza e di impegno sociale, soprattutto nel settore biologico e biodinamico. Le aziende agricole a ciclo chiuso possono diventare il modulo base di una rete di imprese ecologiche, che regga il territorio e accolga una vita pienamente umana delle popolazioni. Per poterlo fare occorre una riforma agraria di ampie dimensioni, che riporti la terra abbandonata agli agricoltori e riassegni in tutto il mondo il diritto d’uso alle popolazioni rurali di cui si riconosce il ruolo sociale. Il mondo agricolo è capace di affrontare anche le emergenze, che spesso la vita urbana favorisce ed estremizza. Non conosce ospizi, perché può valorizzare il ruolo dell’anziano nella famiglia allargata dell’azienda. Costituisce un asilo naturale per l’infanzia, perché vecchi e bambini vivono insieme e stabiliscono un connubio formidabile. È la vita urbana a separarli in istituzioni specializzate. Lo stesso vale per

l’handicap, per la malattia cronica, per la tossicodipendenza. C’è tanto che il mondo agricolo può dare per una gestione dolce, preventiva e curativa di questi problemi. Pensiamo anche ai territori considerati marginali e abbandonati: quanti disperati, che fuggono dalle guerre e dalla fame, potrebbero oggi trarci da vivere, aiutandoci a curare gli ambienti abbandonati? Certo, occorre un’azione rigorosa e sistematica, con una seria direzione e precisi indirizzi di governance. Anche l’istituzione carcere potrebbe trovare nel mondo rurale un affiancamento. Nei Paesi europei più avanzati la parte finale della pena viene spesso svolta nelle aziende agricole, che ricevono per questo servizio un riconoscimento economico. Lo stato risparmia i costi ingenti della detenzione, le aziende familiari sopravvivono e i detenuti, lontani dagli ambienti della devianza e immersi nel ritmo agricolo, hanno l’opportunità di un percorso sano di reinserimento. Ogni volta che i detenuti sono affidati al mondo agricolo, la percentuale di recidiva dei reati diminuisce drasticamente. Ci stiamo privando di tutto questo. Le aziende agricole, incomprese nel loro potenziale, private della loro missione storica, deperiscono e muoiono. Ma gli agricoltori stanno prendendo coscienza della realtà. Promuovono non solo una nuova agronomia sana, ma anche nuovi statuti sociali, nuove forme di convivenza e di impegno sociale, soprattutto nel settore biologico e biodinamico, perché sono proprio le aziende ecologiche a poter essere impostate come un organismo completo, con un suo ciclo chiuso, al cui interno si sostiene ogni parte, così come Rudolf Steiner prospettò decenni fa. Prima della sua industrializzazione, in agricoltura non sono mai esistiti i rifiuti, tutto diventava preziosa sostanza da riutilizzare. Ogni essere aveva una funzione e anche la sua morte era riportata nel ciclo della vita. Non vi sfuggiva l’essere umano, che solo una società malata può trattare come un rifiuto. Ripartiamo da questo dato identitario, costruiamo realtà agricole con una propria individualità, che trattino l’essere umano come sacro, l’ambiente come casa e la convivenza sociale come preziosa opportunità.


I Rossi di Filiera SostenibilitĂ delle aziende agricole, giusto compenso per il lavoro effettuato e tutela del patrimonio rurale e paesaggistico: ecco il significato della filiera italiana di Ecor. Ne fanno parte anche i Rossi: passata, polpa, pelati e pomodorini. Italiano al 100% e controllato dai nostri tecnici e agronomi in ogni fase della lavorazione, il pomodoro viene trasformato e confezionato entro 24 ore dal momento della raccolta. Buono dalla terra alla tua tavola!

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consigli per la spesa CUCINA BIOLOGICA

insalata di riso integrale con tofu e germogli Una linea di gastronomia vegan che propone piatti pronti realizzati con pochi ingredienti. Come questa insalata di riso integrale con tofu e germogli, cotta a vapore e senza glutine, perfetta nella pausa pranzo, in spiaggia o nei pic-nic.

PERL AGE

vino bianco spumante extra dry “Perlapp” Ottenuto da uve Glera e Manzoni, di colore giallo paglierino con rifl essi verdi, è ottimo come aperitivo o per accompagnare antipasti di verdure e pesce, risotti, primi piatti alle erbe e piatti a base di pesce leggero. Per goderne appieno, si consiglia di servirlo a 10-12 °C.

MOPUR VEGETALFOOD

carpaccio aromatico di mopur La bontà di un affettato, delicato e gustoso, completamente vegano. Le virtù del prodotto vegetale si sposano con le caratteristiche di Mopur, rendendolo unico. Ottimo da solo, con filo d’olio e limone, o accompagnato con le verdure.

R ACHELLI

MACHANDEL

sorbetti in coppetta

ceci e piselli al naturale

Freschi e… fruttati, i sorbetti in coppetta Rachelli sono disponibili in tanti gusti: fragola, lampone, limone, albicocca e mango. Indicati a merenda, sono perfetti anche come rinfrescante fine pasto, da servire dopo pranzi e cene tra amici.

I ceci e i piselli al naturale Machandel sono stati coltivati con passione per permettervi di portare in tavola ogni giorno verdure sempre diverse. Conservati in vetro, sono il contorno ideale per i vostri secondi piatti ma sono ottimi anche per insalate di riso e altri cereali.

NATUR ATTIVA

ministecco di soia arancia e frutti di bosco Negli assolati pomeriggi estivi l’ideale è il goloso ministecco di Naturattiva. Questo gelato è il frutto di un incontro sorprendente tra soia e succo d’arancia o frutti di bosco, con un’irresistibile copertura di cioccolato fondente.

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l’esperto in cucina

zuppetta di pomodoro ciliegino Ingredienti Per la Zuppetta: - 500 g di pomodori ciliegino - 1 cipolla ramata - 20 ml olio extravergine d’oliva - 10 g di basilico Per i capperi liofilizzati: - 10 g di capperi Per la polvere di olive: - 20 g di olive Per il crumble di pane: - 3 taralli Per la gelatina al limone: - 50 g di limone - 100 ml di acqua - 20 g di zucchero - 3 g di agar agar

Preparate la zuppetta cuocendo a fiamma alta e con il coperchio tutti gli ingredienti tagliati a metà, aggiungendo l’olio d’oliva. Frullate il tutto e passatelo al colino fine; aggiustate di sale e conservate al caldo. Nel frattempo, disidratate i capperi in forno e polverizzateli col cutter; allo stesso modo, asciugate le olive passandole in forno a 200 gradi e tagliatele finissime al coltello. Preparate quindi il crumble di pane, spezzettando grossolanamente i taralli. Per la gelatina al limone, portare a ebollizione il succo di limone filtrato con l’acqua e lo zucchero. Aggiungete l’agar agar e sciogliete con la frusta sul fuoco; togliete dalla fiamma e raffreddate per circa 3 ore in frigorifero o in congelatore. Componete il piatto mettendo in una fondina 3 mestoli di zuppetta e facendo

al centro una striscia con capperi e olive, disponendo infine sopra la gelatina. Distribuite il crumble di pane nel piatto e servite. Ricetta di Giovanni Giammarino, del ristorante NaturaSì di Milano, che si racconta così: “L’arte culinaria è sempre in trasformazione perché obbligata a seguire l’evoluzione del gusto. Ed è interessante la sempre maggiore tendenza a semplificare, per raggiungere una sobrietà di linee. I Tempi Moderni, dinamicissimi, impongono una tavola chiara, immediatamente leggibile, perciò ho cercato di rendere tutte le mie proposte – i Menù e la Carta – più lineari possibili senza pregiudicarne la bontà ed il potere nutritivo.”

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oggi in cucina con lo chef Martino Beria

Ingredienti per 2 porzioni • 100 g quinoa • 100 g fagioli azuki in scatola • 1/2 avocado • 1/2 cetriolo • 6 pomodori • 30 g rucola • 60 g cavolo cappuccio • 2 cucchiai di noci di macadamia • succo di 1 lime

insalata arcobaleno in vasetto quinoa bianca italiana Coltivata della provincia piacentina, è l’erede di una varietà originaria della Bolivia e selezionata per il nostro clima. Croccante all’assaggio, rispetto alla quinoa sudamericana ha grani più piccoli e un sapore appena più intenso.

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ECOR

azuki Noti anche come soia rossa, pur non avendo nulla a che fare con la soia sono molto utilizzati nelle ricette orientali: bolliti, fino a formare una dolce purea, oppure interi in insalata. Specialmente questi, già pronti, solo da sciacquare.

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ECOR


ricetta di Martino Beria. Foto di Arbo Vegan Consulting

• olio di semi di canapa q.b. • sale nero q.b. • germogli misti q.b. Sciacquate la quinoa in un colino e bollitela in acqua salata per 15-20 minuti. Consigliamo di salare l’acqua un po’ più del solito per non perdere il sapore una volta che avremo raffreddato la quinoa sotto l’acqua fredda. Tagliate le noci di macadamia grossolanamente. Nel frattempo, scolate e sciacquate i fagioli azuki e teneteli da parte. Procedete tagliando la frutta e la verdura in pezzetti all’incirca della stessa misura, mantenendo separato ogni ingrediente. A parte, preparate il condimento emulsionando

R APUNZEL

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noci di Macadamia tostate Sono il frutto dell’albero di macadamia, pianta tipica dell’Australia. Caratterizzate da un gusto dolce e delicato, sono utilizzate anche per ricavarne un olio molto utilizzato in cucina, ma anche nella cosmesi.

l’olio, il succo di lime e il sale. Se lo gradite, potete aggiungere un cucchiaino di senape medio piccante. Una volta cotta la quinoa, versatela in un colino a maglia fine e sciacquatela perché si raffreddi. Assicuratevi che abbia scolato tutta l’acqua. Potete ora comporre il tutto in un’insalatiera o utilizzare dei vasi per preparare delle monoporzioni. Nel secondo caso, stratificate ogni ingrediente: partite dalla quinoa, poi aggiungete i fagioli, le verdure, la frutta e i semi. L’insalata preparata nei vasetti si conserva anche fino al giorno dopo, basta non condirla e tenerla in frigo. È un’idea perfetta per portare un pasto leggero e completo in spiaggia utilizzando un packaging ecologico o per servire ai vostri ospiti un’insalata di grande effetto!

Martino Beria Martino Beria è chef e si occupa di divulgazione riguardo la scienza e la cultura della gastronomia vegan attraverso conferenze, eventi, consulenze e corsi di cucina che tiene in tutt’Italia. Le sue ricette si possono trovare in diverse riviste, nel suo libro Vegano Gourmand o sul sito www.veganogourmand.it La cucina per Martino è la ricerca della giusta armonia tra sapore e ingredienti di qualità, nel rispetto dell’ambiente e di tutti gli esseri che lo abitano.

BAULE VOL ANTE

Kala Namak sale nero dell’Himalaya alle erbe Un sale di roccia dal caratteristico odore che ricorda quello del tuorlo dell’uovo, insaporito da piante della specie Salsola stocksii.

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viaggi sostenibili nima, come s’incontra nella metropolitana, ma persone che sono lì per motivi tutti interessanti, in qualche modo simili ai miei, persone che sono lì anche per conoscerne altre, persone disposte ad ascoltarmi e ad accogliermi, ad abbracciarmi ogni volta che m’incontrano. I sondaggi sulle motivazioni che spingono i pellegrini a percorrere il Cammino di Santiago dicono che le motivazioni al viaggio più votate sono “per la natura e il paesaggio”, a pari merito con “spiritualità”, poi “mi piace viaggiare a piedi”, “per incontrare nuove persone”. Segue “Beni storici e culturali”, e sorprende che “Motivi religiosi” si sia collocato solo al sesto posto, dimostrazione dell’eterogeneità dei pellegrini moderni. Agli ultimi posti le motivazioni pratiche, “la buona segnaletica e i frequenti ostelli” o l’economicità del viaggio, premessa necessaria, ma non sufficiente a far partire le persone. Insomma, nonostante il Cammino di Santiago sia considerato un itinerario religioso e culturale, le motivazioni religiose e culturali non sono le prime. Più importante è quella di fare incontri con persone simili a noi, persone alla ricerca, cercatori di se stessi e dell’incontro vero.

l’arte di partire per un cammino spirituale Un cammino spirituale può essere vicino o lontano. La Via Francigena passa vicino a casa di molti di noi, il cammino di Santiago si raggiunge in treno o in aereo, a meno di non partire a piedi da casa, come sempre più persone stanno provando a fare. Questi cammini trovano sempre più adepti, persone che camminano tante volte sullo stesso percorso o su percorsi simili, chi fa cinque o dieci volte il Cammino francese, chi invece fa tutti i cammini possibili per arrivare a Santiago, dal nord, dal sud, dal Portogallo, dalla Via della Plata e così via. Nel diario di un pellegrino ho trovato una divertente distinzione dei pellegrini in tre categorie: i pellegrini veri e propri, duri e puri, una minoranza con bordone e conchiglia come divisa, Bibbia nello zaino, 38

camminano quasi sempre da soli, non partecipano ai riti collettivi, per esempio di bere in compagnia, preferiscono meditare e riflettere, leggendo la Bibbia da soli sdraiati nella loro branda. Fanno il Cammino per motivi spirituali, si sentono i veri pellegrini, considerano gli altri rumorosi e disimpegnati. Poi ci sono i pellegrini di tipo esistenziale, spesso reduci da grandi cambiamenti: cercano nel cammino di conoscere qualcosa di più di sé e degli altri. Infine ci sono i pellegrini new age, hippy che fanno baldoria, vanno a letto tardi ogni sera perché bevono in compagnia e quindi la mattina partono tardi. Cosa unisce i pellegrini? Il fatto che il Cammino sia un evento collettivo. È il tratto d’unione che li accomuna tutti. L’essere in tanti. E non una folla ano-

La fortuna di un cammino Dunque il successo del Cammino di Santiago è dovuto a un fortunato mix di elementi: rito collettivo, sentieri ben segnati, tante persone lungo il cammino per potersi relazionare e avere aiuto e supporto, partendo da soli, ma trovando subito il gruppetto con cui camminare, salvo poi decidere di cambiare (è sufficiente fermarsi per un giorno e si cambia compagnia), buona organizzazione logistica con tanti ostelli e luoghi di ospitalità, la suggestione di camminare sulle orme di migliaia di altri pellegrini, da quelli antichi a quelli d’oggi. I numeri sono impressionanti: nel 2015 hanno camminato verso Santiago 265.000 persone. Se si pensa che nel 1988 i pellegrini furono solo 3.501, cosa è successo? Il fenomeno tocca particolarmente l’Italia: i camminatori italiani nel 2015 sono stati 22.121, in continuo aumento (abbiamo superato anche i tedeschi). Siamo secondi solo agli spagnoli che sono molti di più, anche perché spesso fanno tratti più corti. Il Cammino ha una storia molto antica: è intorno all’anno Mille che i pellegrini cominciano ad andare verso la tomba di San Giacomo, ma nei secoli la pratica si era quasi persa. Si deve a Elias Valina, parroco di un piccolo villaggio, l’idea di segnare il Cammino con una freccia gialla. E si deve al Consiglio d’Europa l’aver dichiarato nel 1987 la via di Santiago “itinerario culturale europeo”.


È il senso di libertà che il cammino offre, il poter vivere con poco, lasciando a casa i problemi e lasciandosi guidare in questo fiume, dove si è protagonisti, ma si è anche guidati, perché questo fiume ha delle sponde che ci danno sicurezza. I pellegrini trovano nel cammino persone con cui confrontarsi in modo sincero, al di là delle apparenze che regnano nella vita più ipocrita che hanno lasciato partendo. Si sentono parte di una comunità con cui condividono il cammino durante il giorno e gli ostelli durante la notte, ma da cui possono separarsi con un semplice gesto, rallentando o accelerando. Le barriere sociali si abbattono, i pellegrini si confrontano in modo più diretto e sincero, mettendo subito sul piatto la propria interiorità, trovando nell’altro l’ascolto, che evidentemente manca nella vita quotidiana. Si parte spesso in un momento difficile della propria vita, chi perché è appena andato in pensione, chi perché è disoccupato e non sa cosa organizzare per il suo futuro, chi perché è depresso o malato: subito il cammino diventa una cura. La maggioranza dei pellegrini ritiene che il benessere, l’aver trovato un rapporto più vero con se stessi e gli altri, sia merito di Santiago, non del Santo, ma del rito. E torna molte volte sullo stesso percorso, cercando, e spesso ritrovando, lo stesso benessere. Qualcuno, fortunatamente, identifica il benessere con il camminare, e allora inizia a spostare l’attenzione anche su altri luoghi, prima sulla Via Francigena e sulla Via verso Gerusalemme, perché sono i cammini più simili, sempre calpestando le orme dei pellegrini medievali, infine verso ogni tipo di cammino, perché in tutti si calpestano le orme degli uomini che sulla Terra sono venuti prima di noi. In altre culture e religioni esistono altri pellegrinaggi, pensiamo ai parikarama, i cammini rituali intorno a monti sacri, in uso tra i pellegrini buddhisti e induisti tra India, Nepal e Tibet, il più famoso dei quali è senz’altro il giro del monte Kailash. Pensiamo ai pellegrinaggi tra i monasteri buddhisti del Giappone, anch’essi percorsi da migliaia di persone ogni anno. Ma ogni cammino è un cammino spirituale. Ogni cammino è nelle orme delle migliaia di persone che hanno camminato su quei sentieri per secoli, pellegrini, pastori, viandanti, cacciatori, apostoli. Ogni cammino è adatto per provare esperienze interiori di crescita e consapevolezza, anche se non tutti sono al momento riti collettivi come Santiago.

Luca Gianotti guida della Compagnia dei cammini, autore di diversi volumi dedicati all’arte del camminare.

i nostri consigli

1 Dr. Hauschka Maschera rivitalizzante. Ideale per chi ama il sole, è una maschera di trattamento e bellezza, ricca di piante officinali bio, come la cotogna, l’antillide e la camomilla, e di oli vegetali pregiati per restituire equilibrio e benessere alla pelle, anche quando è stressata dall’esposizione al sole. La maschera rivitalizzante Dr. Hauschka distende, leviga e lenisce la pelle del viso, in ogni sua condizione. 2 Weleda Crema corpo fluida al limone trattamento idratante Il segreto di questa fresca emulsione per il corpo è tutto nei limoni, maturati al sole, che preservano la loro umidità naturale. A rapido assorbimento, è indicata per tutta la famiglia ed è specifica per pelli normali. Con la sua piacevole fragranza agrumata, regala un’intensa idratazione. Ideale dopo la doccia, può essere utilizzata anche come crema doposole, grazie alla sua formulazione a base di aloe vera e agli oli di cocco e di sesamo che idratano e rifrescano la pelle dopo l’esposizione. 3 Bjobj Crema viso anti-age SPF 15. Linea Sole Formulata con una sinergia di ingredienti dalle proprietà anti-age, senza l’uso

di coloranti, filtri chimici di sintesi e parabeni, è una crema solare specifica con un fattore di protezione medio, pensata specificatamente per la pelle del viso. Protegge la pelle dai raggi dannosi del sole e dall’invecchiamento precoce, favorendo l’abbronzatura. 4 Bjobj Olio Capelli. Linea sole Un olio specifico per la protezione dei capelli. Può essere utilizzato durante l’esposizione al sole, così da prevenire secchezza e fragilità, oppure al termine di una giornata passata in spiaggia o in piscina, come maschera-impacco ristrutturante, in grado di ridare tono e lucentezza. 5 Tinti Asciugamano magico L’asciugamano magico renderà il bagnetto ancora più speciale: Tinti ha ideato una divertente e colorata novità, adatta ai bambini dai tre anni in su. Il prodotto, che si presenta a forma di pesciolino, muterà magicamente a contatto con l’acqua, trasformandosi in un morbido asciugamano colorato (50x100 cm), con il quale sarà un piacere asciugarsi a casa oppure in spiaggia.

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consigli per orto e terrazzo di Paolo Pistis

l’irrigazione delle piante in estate Come posso irrigare l’orto? Posso risparmiare acqua? Cosa devo fare con questa siccità? Posso andare qualche giorno in vacanza senza preoccuparmi delle mie piante? Nella giusta misura l’acqua è fondamentale per far crescere le nostre piante sane e forti. Dovremmo quindi adeguarci di volta in volta alla stagione che ci troveremo ad affrontare per decidere quanto irrigare. Per prima cosa sarà molto importante attuare sistemi di pacciamatura che ci permettano di mantenere una costante

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umidità e di non far evaporare l’acqua dal terreno, risparmiandola anche nel caso la luce e il calore siano eccessivi. La pacciamatura protegge anche il suolo dalla pioggia eccessiva, aiutandoci a mantenere le piante più sane. Una pacciamatura naturale può essere di foglie o, ancora meglio, di paglia (chi necessitasse di minime quantità la trova nei negozi per piccoli animali), di lana vergine, eventualmente sostituibile con vecchie coperte o maglie in pura lana, o anche di sacchi di juta dismessi. In questa stagione, però, è molto probabile che oltre alla pacciamatura sia

necessario irrigare per mantenere in vita e produttive molte delle nostre piante dell’orto. Bisognerà scegliere il momento della giornata in cui la temperatura del suolo sarà più bassa, quindi non s’irrigherà mai in pieno giorno, per non indebolire le coltivazioni. Solitamente si irriga di sera, nei giorni di maggior calore la mattina molto presto sarà ancora meglio. Dovremo sempre utilizzare la nostra sensibilità per capire quanta acqua sarà necessaria, tenendo presente che l’ideale per le nostre piante sarà avere sempre il terreno umido. Possiamo utilizzare l’irrigazione manuale oppure

quella automatica con una centralina elettronica che distribuisce l’acqua all’orario desiderato. Ci permette di assentarci per un periodo di vacanza senza che le nostre piante vadano in carenza idrica. Il funzionamento corretto dell’irrigazione automatica va però controllato costantemente. Nel caso irrigassimo le piante manualmente, quando andiamo in vacanza dovremo assicurarci che la pacciamatura sia ben fatta e spessa; nei giorni precedenti la nostra partenza faremo irrigazioni consistenti, per creare una scorta idrica, così da avere piante sane anche se nei periodi caldi non potremo irrigarle. Il miglior modo, però, è far sviluppare loro tanta radice che permetta di pescare l’acqua in profondità. Attraverso l’uso del preparato biodinamico 500 al momento della semina e del trapianto e favorendo la creazione dell’humus avremo piante più resistenti.


consigli per la spesa RIEDENBURGER

ACHILLEA

birra Helles chiara

succo mio pompelmo

Preparata con acqua, malto d’orzo, luppolo e lievito, è una Helles non filtrata, dal corpo leggero, con un caratteristico aroma di lievito e note floreali. Ideale come aperitivo o da sorseggiare tra amici, si consiglia di servirla a una temperatura di 8 °C.

Il pompelmo, agrume contraddistinto da un gusto piacevolmente amaro e, inconfondibile, si trasforma in succo al quale viene aggiunto succo di mela. Ne risulta una bevanda piacevole, perfetta a colazione, ma anche da bere fresca nel corso della giornata.

ANTICHI CONTADINI

uova

Galline allevate con metodo biologico (quindi a terra), libere di pascolare su prati di erba medica. Per migliorare il loro benessere e la qualità delle uova, l’acqua a disposizione degli animali viene “vitalizzata”; inoltre, la vita nei pollai si svolge al suono della musica classica.

Baule Volante

ALCE NERO

bevande vegetali

frutta secca snack

Arricchite con calcio vegetale rappresentano un’alternativa al latte tradizionale. Realizzate con riso, soia e avena solo italiani, sono prive di lattosio e colesterolo. Completa la gamma la bevanda a base di Riso Basmati con riso biologico e Fairtrade indiano.

Sei nuove proposte della linea Frutta secca snack. Mango e Ananas al naturale, Anacardi, Noci, più due mix, Energy (con anacardi, noci, nocciole, mandorle e noci del Brasile) e Beauty (con semi di girasole e zucca, anacardi e bacche di Goji). Un irresistibile concentrato di sapori e di preziose proprietà nutrizionali.

SONNENTOR

curcuma golden milk Una miscela di spezie, nelle varianti vaniglia e zenzero, perfetta per preparare il Golden Milk, bevanda antica, tipica della tradizione ayurvedica, conosciuta anche come “latte dorato di curcuma”. Preparalo seguendo le istruzioni riportate in etichetta e gustalo freddo o caldo.

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salute e benessere

movimento, sport e arnica Oggi più che mai si tende a vivere schiavi dei ritmi scolastici e del lavoro: scrivania, computer e cellulare sono gli attuali compagni di uomini sempre più incarcerati in schemi di pensiero rigidi e freddi come notti invernali. Insensibile e sordo alle richieste del proprio corpo, l’uomo moderno sembra allontanarsi sempre più da se stesso e dalla propria libertà interiore; le malattie cronico-degenerative che caratterizzano il nostro tempo ne sono la logica conseguenza. È necessario che l’individuo diventi attore e interprete della propria salute, rimettendo in moto il proprio corpo in armonia con la natura e i suoi ritmi. Il risveglio avviene quando, attraverso la pratica sportiva e il mutamento dello stile di vita, vengono riscoperti ritmi interiori che

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portano l’uomo a uscire pian piano dalla sua sfera “letargica” per aprirsi al mondo e alla natura. L’attività fisica Un movimento fisico regolare, coscienzioso e armonico, porta beneficio alla mente, poiché ogni volta che facciamo sport produciamo endorfine che migliorano l’umore; sia al corpo, che più si allena, più si rinforza. Il movimento è importante perché ci aiuta anche a eliminare tossine in eccesso, a migliorare la respirazione e l’apparato circolatorio: grazie al movimento il sangue si ossigena e, di conseguenza, porta un miglior nutrimento alle cellule. Attenzione, però. Se non vi è una corretta preparazione e se per lungo tempo non si è fatta attività sportiva è possibile in-

correre in infortuni a carico dell’apparato locomotore, in particolare in tendiniti e stiramenti muscolari. Come prevenire questi spiacevoli inconvenienti? Innanzitutto occorre fare attenzione al regime metabolico che caratterizza la propria attività motoria. Dev’essere totalmente aerobico, cioè deve essere sostenuto totalmente dall’ossigeno che giunge ai muscoli tramite la circolazione sanguigna. Per rispettare questa esigenza basta tenere sotto controllo la frequenza cardiaca durante l’allenamento con un semplice cardiofrequenzimetro. Non si deve superare la soglia in battiti/minuto corrispondenti a 180 – età in anni. Per esempio, un soggetto cinquantenne non dovrebbe superare il valore di 130 battiti/minuto. Sono da preferirsi attività aerobiche cicliche, caratterizzate dalla ripetizione dello stesso movimento (camminata, corsa, nuoto, ciclismo...). L’arnica montana Se intervengono contratture e dolori muscolari da affaticamento, la natura ci offre un valido aiuto. Si tratta dell’arnica montana, una bellissima pianta floreale


protetta che cresce in montagna, sopra i 1000 metri di quota, su terreni prevalentemente silicei. È conosciuta in fitoterapia come la pianta da utilizzare in caso di traumi. Le sue proprietà antinfiammatorie, decongestionanti e analgesiche erano già note nell’antichità e ora sono state confermate da numerosi studi scientifici. L’arnica aiuta a decontrarre i muscoli e svolge un’intensa azione tonificante. È consigliabile l’utilizzo di questa pianta sotto forma di olio per massaggi da applicare prima o dopo l’attività sportiva per la preparazione o il recupero muscolare, al fine di prevenire crampi e/o stiramenti, assai frequenti in chi riprende l’attività sportiva dopo un lungo periodo di riposo atletico. Solitamente si usa solo il fiore, ma nella medicina antroposofica l’arnica viene utilizzata planta tota, ossia interamente, compreso il rizoma (la radice). L’arnica contiene gli oli essenziali volatili (da cui deriva l’effetto) nella radice. Prima di un’attività fisica, si possono preparare i muscoli eseguendo un massaggio con l’olio all’arnica, un accorgimento utile per prevenire contratture e crampi. Dopo l’allenamento, l’applicazione dell’olio favorisce il rilassamento e il recupero muscolare. Vanno naturalmente demandate al medico le decisioni diagnostiche e terapeutiche in merito a infortuni di maggiore entità (stiramenti muscolari, distorsioni articolari, tendiniti acute invalidanti). Altrettanto importante e quindi non da sottovalutare, soprattutto per chi pratica sport, è una sana e corretta alimentazione, che dev’essere bilanciata ed equilibrata, con una particolare attenzione alla qualità degli alimenti. Alimenti provenienti da agricoltura biologica o biodinamica stimolano il nostro organismo a impiegare le forze in modo adeguato, una parte per la trasformazione degli alimenti, l’altra per meglio sostenere le attività che esso svolge.

Dottor Enrico Mariani Medico Antroposofo Specialista in Medicina dello Sport e Scienza dell’Alimentazione

i nostri consigli

1 Raab Cranberry in compresse Piccola bacca originaria dell’America settentrionale, il cranberry (o mirtillo rosso americano), vanta proprietà antiossidanti. Viene proposto in compresse masticabili a base del frutto disidratato. Si consiglia di masticare o succhiare una compressa tre volte al giorno, oppure di assumerla con dell’acqua. In confezione da 120 compresse. 2 Raab Maca in capsule Fin dall’antichità la popolazione rurale delle Ande peruviane utilizzava le radici di maca, pianta conosciuta anche con il nome di Ginseng andino, come augurio di fertilità durante i riti nuziali. In seguito alla scoperta dell’America, già nel XVI e XVII secolo, gli spagnoli le importavano via nave dalla madrepatria. Da questa antica tradizione, nasce questo integratore in compresse che si contraddistingue per l’azione tonica e di sostegno metabolico. Si consiglia di assumere una capsula 3 volte al giorno, accompagnandola con del liquido, senza masticare. Ciascuna confezione contiene 80 capsule.

3 Giardino Botanico dei Berici Infuso di finocchio Da sempre la tradizione popolare attribuisce all’infuso di finocchio proprietà digestive, drenanti e depurative. Indicato da sorseggiare caldo dopo i pasti, l’infuso di finocchio Giardino Botanico dei Berici conserva il gusto aromatico e caratteristico di questo ortaggio. 4 Bjobj Aloe gel Formulato con succo di aloe vera, è un gel in grado di creare un film invisibile che protegge e idrata la pelle arrossata, spenta e stanca, restituendole così freschezza e vitalità. Non profumato, è ideale anche dopo una giornata passata al sole. Si consiglia di spalmarlo generosamente su tutto il corpo, con ampi gesti dal basso verso l’alto, fino a completo assorbimento. 5 Valverbe Tisana relax gambe Anche se è estate, non rinunciamo ai riti che ci fanno bene. Come quello di goderci una tisana calda, specie se indicata in questa stagione. Per esempio la tisana relax gambe di Valverbe: formulata con foglie di vite rossa, foglie e bacche di mirtillo nero, fiori e brattee di tiglio e fiori di achillea, è indicata per favorire il microcircolo delle gambe.

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green generation

la svolta bio di Amabel Amabel Arduini è una bella ragazza dai capelli rossi, dai modi gentili e dal sorriso contagioso. La incontriamo nei giorni successivi all’evento Porte aperte che si è tenuto nell’azienda agricola biologica e biodinamica La collina di Reggio Emilia di cui ancora porta con sé l’entusiasmo. L’entusiasmo traspare anche mentre ci racconta la sua esperienza di vita a partire da quando, nel febbraio 2014, uno stage l’ha fatta approdare in un negozio biologico di Verona. L’incontro giusto nel momento giusto: in quel preciso periodo Amabel proprio di quell’incontro aveva 44

bisogno. Da qualche anno, infatti, cercava di dare un senso alla sua vita e di trovare la sua strada: un percorso non sempre facile, specie quando si è ragazzi e tutto appare nebuloso e complesso. Accade che s’imbocchino percorsi tortuosi, irti di ostacoli, dei quali non è semplice vedere la fine. Ma capita anche, talvolta all’improvviso, che la strada si apra e si faccia più chiara, grazie a un incontro, un evento, un’esperienza. Per Amabel l’incontro è stato quello con il biologico, nel negozio che l’ha accolta nei tre mesi di stage e poi ha fortemente voluto che rimanesse.

“All’inizio ero spaventata” racconta. “Da un po’ di tempo non lavoravo e si trattava di un’attività lontana dalla mia esperienza di impiegata nella concessionaria di veicoli commerciali di mio papà. Mi sono trovata in un mondo completamente nuovo, del quale sapevo poco”. Del tutto nuovo, però, quel mondo non era: ”Mi sono rivista bambina: avrò avuto 9 o 10 anni quando accompagnavo papà a fare la spesa in un negozio biologico sempre a Verona. Ha sempre mangiato bio, ma non sono stata consapevole di cosa significasse esattamente finchè non ho iniziato a


lavorare qui. Ho imparato tante cose tra cui l’impegno che l’agricoltura biologica e biodinamica richiedono”. Nel contesto del punto vendita, Amabel trova anche qualcosa in più, quel senso di famiglia, quel sentirsi a casa, amata e valorizzata, sensazioni di confort che l’hanno fatta sentire a suo agio fin dall’inizio: “Mi sono trovata bene da subito” racconta infatti. “Mi sono sentita in famiglia, accettata e apprezzata.

Il negozio per me è stata un’ancora di salvezza: mi ha aperto un mondo. Oltre all’ambiente che vi si respira, mi sono resa conto che dietro a ogni prodotto c’è una storia: quando afferro una confezione, mi sembra di tenere tra le mani un tesoro. Per questo cerco di trattare ogni referenza con la cura che merita”. Le mie colleghe mi hanno preso sotto la loro ala protettiva e mi hanno permesso di capire il mio valore in un momento in cui ne avevo davvero bisogno”. Inizialmente si trattava di un lavoro come un altro, uno strumento per realizzarsi, certo, ma anche semplicemente un impiego. “All’inizio per me era solamente un lavoro che mi avrebbe permesso di dimostrare quanto valevo e che mi ero sistemata, che avevo messo la testa a posto. Poi me ne sono innamorata!”. Nel corso di quei tre mesi Amabel comprende che è quello il posto in cui desidera stare e si offre di continuare la collaborazione anche al termine dello stage. L’assunzione suggella la stima reciproca che si è sviluppata nel corso di quei primi mesi. Amabel entra sempre più in contatto con quel mondo che le si dischiude davanti agli occhi, e nel cuore: “Il negozio per me è stata un’ancora di salvezza: mi ha aperto un mondo. Oltre all’ambiente che vi si respira, mi sono resa conto che dietro a ogni prodotto c’è una storia: quando afferro una confezione, mi sembra di tenere tra le mani un tesoro. Per questo cerco di trattare ogni alimento con la cura che merita”. Mentre parla del suo lavoro Amabel si illumina: “Mi fa stare proprio bene” ed è in particolare a Elena, la responsabile del negozio, che l’ha sempre sostenuta, che va il suo pensiero più caro: “Ha creduto tanto in me. Qualche settimana fa le ho scritto un biglietto con la frase di Confucio: Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua

vita. Anche se non sono stata io a scegliere questo lavoro: è stato lui a scegliere me…”. Ci racconta di come, col lavoro nel biologico, sia cambiato anche il suo stile di vita, “Faccio molto meglio la differenziata e ho scoperto che il cibo è un modo anche per prendersi cura di sé”. Spiega come ha im-

“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita”. Anche se non sono stata io a scegliere questo lavoro: è stato lui a scegliere me…

pliare di più le mie conoscenze sul mondo del biologico, visitando aziende agricole, seguendo corsi di formazione, conoscendo meglio i produttori. Mi occupo del food, ma sto ampliando la formazione anche nel settore dell’erboristeria. Mi piace avere una visione a 360 gradi”. Ci lasciamo con una sua riflessione “Sono sempre stata una persona che viveva alla giornata, senza fare progetti per il futuro. Entrare in questo mondo ha stravolto il mio pensiero: sto facendo qualcosa non solo per oggi, ma anche per il futuro non solo mio, ma di tutti. Per me il biologico è proprio questo: rappresenta la vita”.

parato a fare la spesa in maniera diversa e a dedicare più tempo alla cucina, scoprendo che programmandosi si possono contenere i costi e mangiare bene: “È tutta questione di consapevolezza e di conoscenza”. Aggiunge: “In futuro vorrei am45


la natura sotto casa di Gianumberto Accinelli

illustrazione di Marco Trevisan

bellezza in volo: le farfalle

Immerse nell’oro dei raggi del sole, avvolte dai mille fiori colorati, volteggiano sicure le perle dell’aria. Sono le farfalle, insetti che, da sempre, accendono la fantasia dell’uomo: per i greci erano il simbolo dell’anima che, trasmigrando dopo la morte, passava da un corpo all’altro, per gli orientali erano il simbolo del cambiamento, mentre per noi occidentali erano e sono il simbolo della bellezza. Ma chi sono in realtà le farfalle? Che tipo di animale si cela dietro la parvenza simbolica tanto usata dalla nostra specie? Sono tante le parole che potremmo adagiare su questi insetti, ma in questa sede mi vorrei soffermare su alcuni luoghi comuni che circondano la loro meravigliosa vita. Quando dura una farfalla? È vero che la vita della farfalla si consuma in un giorno? La risposta è: dipende! Dipende dal tipo di farfalla. Prima di tutto dobbiamo considerare che il ciclo delle farfalla non 46

si limita alla fase di adulto che tutti conosciamo. Prima di volteggiare tra i fiori, la farfalla è un uovo, poi diventa un bruco, una crisalide e finalmente la famosa perla del cielo. Per completarsi, in genere, questo processo richiede alcuni mesi. L’ultima fase, quella di farfalla adulta, è effettivamente piuttosto breve. Dobbiamo ricordare, però, che le specie di farfalle che abitano il nostro mondo ammontano a più di 200.000. All’interno di un gruppo così vasto c’è di tutto: alcune specie durano poche ore, altre invece continuano a volare per vari giorni, altre ancora durano addirittura diversi mesi. Famosa è la farfalla monarca: in autunno parte per un lungo viaggio e dal Canada raggiunge una sperduta valle del Messico con un percorso di oltre cinquemila chilometri in qualche mese. Un entomologo ha calcolato la media della durata della vita di tutte le farfalle del mondo e ha ottenuto il numero

perfetto: tre giorni! Passiamo alla seconda domanda: è vero che se si toglie la polverina dalle ali delle farfalle, non riescono più a volare? Anche in questo caso la risposta è: dipende! Dipende dal tipo di farfalla: esistono farfalle robuste e altre un po’ più deboli. Se si osserva una farfalla di media grandezza a “fine carriera”, e cioè quando ha già volato per diversi giorni, si può notare come le ali siano spesso e volentieri piuttosto rovinate. Il prato è un luogo pericoloso per le figlie del sole che, quasi sicuramente, hanno dovuto fronteggiare piccoli rettili, uccelli e altri predatori: i segni del loro passato avventuroso si riscontrano nelle ali. In realtà, la parte davvero delicata non è tanto la polverina (formata da peli trasformati in scaglie colorate) ma piuttosto le numerose venature che s’intrecciano e percorrono gli organi per la locomozione aerea. Quando teniamo in mano una farfalla rompiamo inavvertitamente questi canalicoli compromettendo così il loro volo. E ora la domanda finale: perché le farfalle sono colorate? Le specie viventi interagiscono e comunicano tra loro con tanti e vari linguaggi. Le piante aromatiche, per esempio, usano l’odore per segnalare ai potenziali nemici la presenza di veleni all’interno dei loro tessuti*. Il profumo del rosmarino, del basilico, della salvia significa, dal punto di vista ecologico: “Attenzione! Se mi mangi ti verrà un terribile mal di pancia”. Gli interlocutori delle piante sono proprio loro: le farfalle e in particolare i bruchi che sono dei vegetariani incalliti. Ma la storia della vita è antica e, in milioni di anni, esse hanno trovato il modo per aggirare l’ostacolo: il loro stomaco è in grado di detossificare i veleni delle piante e trasformarli da un limite a una risorsa. Questi insetti, infatti, prelevano le sostanze tossiche dalla piante e le usano per infarcire a loro volta i propri tessuti. E per comunicare al mondo la loro velenosità, esse si vestono con i colori dell’arcobaleno. Il linguaggio fatto di odori delle piante si trasforma in quello dei colori delle farfalle: cambia la “lingua” ma non il significato. La voce degli organismi viventi non ferma: gli odori e i colori entrano in noi accendendo il nostro mondo interiore. E quindi lo scintillio delle ali, il profumo delle piante e, in generale, la profusione di vita che da milioni di anni abita la nostra terra ci emoziona e, attraverso la difficile lingua dei sentimenti, ci chiede rispetto e ammirazione. * le piante aromatiche sono velenose per gli insetti, ma non per noi. O meglio: sarebbero velenose anche per noi, se ne mangiassimo delle quantità esorbitanti. Assunte in piccole dosi, le sostanze prodotte dalle piante sarebbero, secondo la tradizione popolare, addirittura benefiche.


con te davanti allo scaffale

cous cous o bulgur? Scusi, posso farle una domanda? Quando si fa la spesa tra una corsia e l’altra, nascono sempre interrogativi. Per rispondere ad alcuni di questi abbiamo chiesto a Elena, che da molti anni lavora in un negozio biologico, di raccontarci le conversazioni che avvengono davanti agli scaffali. In questo numero parliamo di macrobiotica. Due amiche stanno scegliendo il cous cous per una cena; le sento mentre si confrontano sui prodotti e si domandano che cosa sia il bulgur. Mi avvicino e insieme proviamo a capire le differenze tra cous cous e bulgur. Finisce che parliamo delle infinite possibilità che i cereali offrono per preparare piatti

gustosi e salutari. D. Ci aiuta a capire le caratteristiche di questi prodotti? R. Il bulgur si ottiene da frumento germogliato che viene seccato e tritato grossolanamente; si tratta dunque di un cereale integrale. Il cous cous viene preparato con semola di grano duro, integrale, semintegrale o bianca, ma come vedete lo potete trovare anche d’orzo, mais, grano saraceno o in mix di cereali, quindi si può scegliere quello più adatto alle proprie esigenze. D. Possiamo utilizzare indifferentemente cous cous e bulgur per realizzare ricette? R. Sì, anche se personalmente preferisco il bulgur in insalate fredde. Spesso ne preparo una veloce veloce, con arance e finocchi; è con il bulgur che si prepara

anche il tabulè. Il cous cous mi piace in accompagnamento a cibi cotti, anche se poco tempo fa ho mangiato un’insalata estiva veramente deliziosa dove il cous cous era mescolato a verdure a dadini e tofu sbriciolato. D. Una volta ho mangiato un dolce a base di cous cous... R. Sì, è vero, si possono realizzare anche torte con la frutta. E non avete mai provato a utilizzare i cereali in chicchi in alternativa al cous cous per realizzare dei primi piatti? D. Quali cereali? R. Per esempio l’avena, il farro, il grano saraceno, l’orzo, il miglio, oppure la quinoa e l‘amaranto... c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ognuno di loro ha caratteristiche e sapori diversi; vi consiglio di utilizzare chicchi integrali, che sono fonte di preziose sostanze utili per il nostro benessere. D. Sì, ma saranno difficili da cucinare! R. Vi posso assicurare che è molto semplice, in fondo i prodotti vanno solo lessati dopo averli lavati, solo qualcuno richiede anche l’ammollo. E una volta cotti... spazio alla fantasia!

Arrivederci alla prossima domanda. D: domanda R: risposta

thebridgebio.com

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l’angolo degli animali di Antonella Carteri, medico veterinario

in vacanza con gli animali Quando decidiamo di affrontare un viaggio con i nostri amici pelosi, dovremmo conoscere alcune norme basilari che assicurino il benessere dell’animale e la nostra sicurezza. Gatti e cani piccoli dovranno viaggiare all’interno di appositi trasportini; i cani grandi nella parte posteriore del mezzo con adeguata barriera separatoria o dentro un kennel adeguato. Per viaggi molto lunghi, sarà bene programmare delle soste per permettere all’animale di muoversi, fare i bisogni e bere. Altro consiglio importante è di non lasciare mai l’animale da solo all’interno di qualsiasi

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mezzo, soprattutto nel periodo estivo. Per chi viaggia in treno o in pullman, sarà d’obbligo tenere i gatti all’interno del trasportino e i cani sempre al guinzaglio, con museruola. Qualsiasi proprietario coscienzioso sarà inoltre provvisto dell’acqua da bere e di sacchetti per la raccolta delle deiezioni. Quando si vola, sarà utile chiedere direttamente alla compagnia aerea le disposizioni per il trasporto degli animali. Sommariamente, la misura adeguata del kennel è quella che permette all’animale di stare in stazione quadrupedale e di girare su se stesso. I cani grandi vengono posti

nella stiva, i piccoli possono viaggiare con il proprietario, ma non è sempre così, la decisione è del vettore. Per quel che riguarda i traghetti, ormai sono tutti attrezzati per il trasporto di animali con aree predisposte alle esigenze igieniche e sgambatoi per assicurarne un adeguato movimento. Quando si decide di andare in montagna, è bene osservare le norme, soprattutto nei parchi naturali; va prevenuta l’infestazione da zecche con spray, collari o spot-on antiparassitari. Andare al mare con il cane è più difficile, soprattutto in certe regioni. In questo caso si può optare per spiagge appo-

sitamente attrezzate. Attenti anche alla scelta degli alloggi per le vacanze, non sempre i cani e i gatti sono i benvenuti! Quando si viaggia in zone a rischio di leishmaniosi (malattia trasmessa da piccoli insetti chiamati flebotomi) o di filariosi (trasmessa dalle zanzare) è consigliabile un trattamento profilattico con prodotti adeguati. Per chi viaggia nella UE e in Svizzera con cani, gatti e furetti, è d’obbligo possedere il passaporto europeo e che la vaccinazione contro la rabbia sia in corso di validità. Alcuni Paesi europei richiedono anche un trattamento profilattico contro l’echinococco o le zecche; ancora più complicazioni per viaggi in Paesi extraeuropei, caso in cui è meglio chiedere aiuto al proprio veterinario di fiducia o all’ufficio veterinario della propria ALSS. Si può anche visitare il sito web del ministero della Salute o delle ambasciate dei vari Paesi che si devono raggiungere.


notizie da Baule Volante

messaggio promozionale

gallette ai cereali, senza glutine e piene di gusto Ultimissime novità della Linea benessere, le gallette ai cereali nascono per soddisfare le esigenze di chi deve seguire una dieta priva di glutine, ma sono un alimento fragrante e buono per tutti. Create con riso, mais e quinoa, cereali naturalmente privi di glutine, le nuove gallette sono prodotte in un laboratorio dedicato, che impiega solo ingredienti gluten free e che effettua scrupolose analisi periodiche, per garantire l’assoluta sicurezza ad allergici e intolleranti. Come tanti altri prodotti a marchio Baule Volante, le gallette ai cereali riportano

la dicitura “prodotto dietetico senza glutine, indicato per i soggetti intolleranti al glutine”, che è riservata ad alimenti che, nella versione corrente, invece ne contengono (pane, pasta, grissini, biscotti, fette biscottate, prodotti da forno in generale). Questa dicitura assicura al consumatore che il prodotto ha un contenuto di glutine inferiore a 20 parti per milione (ppm), quantità infinitesimale che il celiaco può consumare senza alcuna conseguenza. Per poter recare tale dicitura, l’alimento dev’essere indenne da qualsiasi contaminazione da glutine durante l’intero

processo produttivo, dallo stoccaggio alla lavorazione, confezionamento compreso. Dopo una procedura obbligatoria di notifica al Ministero della Salute, i prodotti con questa definizione vengono inseritiì nel Registro nazionale degli alimenti senza glutine, diventando così rimborsabili dal Sistema Sanitario Nazionale. Garantire prodotti sicuri a chi ha esigenze alimentari speciali è fondamentale, così come offrire informazioni corrette in modo trasparente: Baule Volante ha scelto di iscrivere i propri prodotti senza glutine nel Prontuario dell’Associazio-

ne Italiana Celiachia, che ogni anno raccoglie gli alimenti senza glutine che valuta idonei per il consumo da parte dei celiaci. Anche le gallette ai cereali saranno inserite nel Prontuario AIC, nella prima edizione raggiungibile. Gustose e croccanti, accontentano tutta la famiglia e, con il loro basso contenuto di grassi e di sale, rappresentano una valida alternativa al pane. All’interno dell’astuccio, le confezioni monoporzione da tre gallette ciascuna ne preservano la fragranza e ne fanno uno snack pratico ed equilibrato: un motivo in più per portarle sempre con sé.

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Ciao Filippo Il 18 aprile 2016 ha lasciato la sua vita terrena Filippo Zaccaria, autore del Lunario che continuerà ad essere pubblicato sul nostro magazine grazie ai suoi collaboratori dell’Associazione Culturale La Biolca. Lo ricordiamo proprio con le parole che loro hanno scelto di condividere con noi dopo averle pubblicate sul Biolcalenda di maggio. Padova, 18.04.2016 Caro Filippo, nel giorno in cui hai lasciato questa vita terrena, vogliamo ricordarti in questo spazio del giornale che per tanti anni è stato il tuo spazio: un luogo in cui, ogni mese, tu ci parlavi di ambiente, salute, alimentazione, stili di vita ma anche di società, costume, moralità e spiritualità. Un luogo di confronto, di stimolo e di proposta per la soluzione dei tanti problemi che affliggono l’umanità. La tua grande cultura e la tua ampia visione del mondo ti permettevano di spaziare nei campi più diversi:

per ogni quesito avevi sempre una risposta adeguata e per questo rappresentavi per tutti noi una guida, un punto di riferimento. Grande è il vuoto che ci lasci. Ma grande è anche il patrimonio di cultura che hai trasmesso all’associazione in tutti questi anni. Grazie Filippo. Riportiamo un estratto da uno dei suoi ultimi editoriali che sembra quasi un testamento: « …Ecco perché è importante il continuo faticare alla ricerca della visione diversa del mondo. Le “visioni diverse del mondo”, vale a dire la Poesia forse ci salverà, purché sfugga alla prigionia, alle gabbie e forzieri dove si cerca di rinchiuderla, in modo che pochi o nessuno possano conoscerla. Infatti il nostro mondo, dominato dal dio Denaro, non ha né poesia né bellezza, rende tutto paccottiglia rimasticata e rigurgitata in un’immane discarica mortale fino a ricoprire l’intero pianeta. La natura per quanto poca ce ne riman-

Gravina, Bari Filippo agricoltore

Le nostre paste e sughi di pomodoro La nostra pasta è prodotta utilizzando solo grani duri biologici italiani. Completano la gamma le specialità di grano khorasan KAMUT®, farro e i formati speciali. Passate, polpe e sughi sono preparati con pomodori biologici coltivati in Emilia Romagna e lavorati entro 8 ore dalla raccolta, grazie a processi produttivi attenti che non alterano gusto e principi nutritivi.

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ga, è fonte di bellezza e poesia, come ci insegnò Francesco d’Assisi nel suo “Cantico delle creature”. Lui stava terminando la sua vita terrena e scrisse in italiano l’invito all’uomo a rivolgersi al creato. Anche noi ora, nell’immanenza della possibile, probabile morte del pianeta terra, non possiamo che rivolgerci alla bellezza della natura, che ancora ci circonda, perché ci ispiri modi diversi di concepire la vita e quindi la felicità. Per essere contro la guerra dobbiamo avere una possibile prospettiva di pace. Sviluppare i sensi, ad esempio, ottenebrati dall’ingiustizia, dalla speculazione, dalla ricchezza comunque e con ogni mezzo, dal ladrocinio all’assassinio. Comprendiamo che senza dei sensi purificati non possiamo che vedere ovunque morte.» (Biolcalenda Novembre 2015)


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di agricoltura si vive e non si discute Nei mesi scorsi sono stati pubblicati i dati allarmanti sull’inquinamento delle acque da pesticidi usati in agricoltura, abbiamo sentito il dolore degli agricoltori per i prezzi iniqui pagati per i prodotti agricoli e abbiamo assistito ad un dibattito sulla “scientificità “ o non “scientificità“ dell’agricoltura biodinamica. L’agricoltura ha il compito di produrre cibo sano, creare bellezza e armonia del paesaggio, curare la vita del terreno, delle piante, degli animali e degli uomini che vi lavorano. L’agricoltura non necessita di dimostrare la sua “scientificità”. Cento anni fa, quando si iniziarono ad applicare le basi “scientifiche” e tecniche dell’agricoltura moderna, venivano contemporaneamente poste le basi conoscitive e tecniche di un altro modo di concepire e leggere la Natura, e conseguentemente di un’altra forma di agricoltura, la quale di per sé non negasse le conoscenze della scienza, ma le ampliasse con una visione allargata del vivente. Ora, dopo un secolo di “rivoluzione verde”, vediamo il risultato: se l’albero si riconosce dai frutti, scegliamo da quale albero vogliamo nutrirci. L’agricoltura sul modello della “scienza” deve registrare, inconfutabilmente e dolorosamente, come conseguenza del suo operato, l’inquinamento delle acque da pesticidi, la perdita di fertilità dei suoli e la conseguente loro desertificazione, l’impoverimento del paesaggio e della biodiversità, l’impoverimento culturale, sociale ed economico degli agricoltori, la degenerazione della salubrità e qualità del cibo. Invitiamo dunque uomini e donne di scienza, uomini e donne di non scienza, nonché persone alla ricerca di un lavoro sano, come pure cittadini che dei frutti della terra hanno quotidiano bisogno, così come hanno quotidiano bisogno di armonia e bellezza, a visitare un’azienda biologica o biodinamica frutto di quella visione del mondo da alcuni dichiarata “anti-scientifica”, ma che noi vogliamo definire “sovra-scientifica”.

Entrati in un’azienda, convenzionale o bio, ognuno faccia le proprie considerazioni. Guardi e percepisca la qualità del suolo e la sua vita, assapori la pianta e ne colga la sua multiformità, osservi gli animali che ci vivono, parli con le persone che ci lavorano e poi faccia le sue considerazioni e tragga le sue conclusioni. Decida liberamente e coscientemente dove farebbe lavorare suo figlio, quale latte bere, quale verdura mangiare, dove fare una passeggiata la domenica e si chieda dove può sentire la forza della Vita ed il desiderio di mantenerla per proiettarla verso il futuro. Le aziende biologiche e biodinamiche non sono perfette, non corrispondono mai al nostro pieno ideale, ma sono comunque tese ad essere luoghi che creano lavoro, vita e salute per chi ci vive e per chi si nutre dei loro frutti. Le aziende biodinamiche in particolare, da un secolo a questa parte, rappresentano dei luoghi di ricerca e di innovazione e dei punti di riferimento per tutto il mondo del biologico verso una pratica agricola che opera consapevolmente per l’evoluzione dell’Uomo e della Natura. Oggi sempre più agricoltori convenzionali sentono di non avere futuro e si rivolgono ad un’agricoltura ecologica e sostenibile. Sempre più consumatori sentono la necessità di un cibo sano e di voler sostenere un’agricoltura sana. Dalla collaborazione tra chi produce, ed ha bisogno del riconoscimento di chi consuma, e chi consuma che abbisogna di chi produce, sta

nascendo una nuova agricoltura, ma anche una nuova economia, basata non sull’egoismo individuale, ma su un fraterno senso di appartenenza ad un progetto comune per il risanamento della nostra Terra e della nostra Vita su di essa. Bocciare di anti-scientificità l’agricoltura biodinamica è comprensibile per gli attuali concetti della “scienza”. Ma la scienza non è un sistema compiuto e completo di conoscenza della realtà del mondo e dell’uomo. La scienza è parte di un cammino conoscitivo che utilizza le capacità di analisi e di pensiero dell’uomo moderno e che ha sempre e comunque una visione ed una conoscenza parziale della realtà. La scienza, se fosse vera Scienza, dovrebbe essere sempre aperta al non ancora conosciuto, per non cadere in un oscurantismo dogmatico, come era di certe religioni decadenti del passato. Per fortuna dell’umanità la realtà della vita non segue né i vecchi dogmi della religione, né quelli moderni di una scienza per sua natura relativista, ma ubbidisce alle sue leggi intrinseche che ci garantiscono ancora, per grazia e con il nostro cosciente operare, salute, bellezza e cibo sano a cui attingere. Agricoltura, medicina, pedagogia, economia non debbono dimostrare la loro “scientificità”, ma produrre cibo, salute, educazione, comunità economiche che comprovino con i loro frutti l’origine del loro sano e retto operare. La comunità dei produttori, negozianti e collaboratori di EcorNaturaSì SpA


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