Economy Marzo 2020

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ECONOMY | ANNO IV | N.32 | MENSILE | MARZO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 3 MARZO 2020

POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI

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Marzo 2020 Euro 3,50

eCampus manda in Rete la laurea con Ronaldo testimonial - L’ALTRA COPERTINA

UGUAGLIANZA S.P.A. SI PUÒ RIFONDARE UN CAPITALISMO CHE CREA MALESSERE? SECONDO IL PAPA È NECESSARIO. E PER CAPIRE COME HA CHIAMATO A RACCOLTA AD ASSISI 500 GIOVANI ECONOMISTI. TRA VALORI, IDEE, UTOPIE E QUALCHE POLEMICA

Muhammad Yunus

Vandana Shiva

Amartya Sen

Luigino Bruni

Giandonato Salvia

Stefano Cuzzilla

Giulio Sapelli

Giordano Fatali

TRASPORTI E INFRASTRUTTURE, FARE PRESTO

ALITALIA, AIR ITALY, MOBY-TIRRENIA, È IMPASSE. MA L’ALIS RILANCIA LA SFIDA DIGITALIZZAZIONE

Elio Catania: cari dirigenti non potete più nascondervi

FACCIAMO SCINTILLE

L’INGRESSO DEL MINISTERO DEI TRASPORTI

Roche acquista Spark e punta su big data e terapie geniche

RITORNO AL FUTURO

QUOTE ROSA PALLIDO

Eurizon macina profitti e investe sull’economia reale

Modeste proposte per arrivare (era ora...) alla parità di genere

Diffuso negli Usa, il lobbista da noi è ancora visto con sospetto

Così Valsir ha aumentato i ricavi e riqualificato il suo habitat

COMUNICARE È POTERE IMPRESE E TERRITORIO


LA LAUREA VA IN RETE COME I TIRI DI RONALDO L’università digitale eCampus ha scelto come testimonial il grande campione per la somiglianza della sua storia con quella di chiunque voglia e sappia “farsi da sé”. E il goleador ha deciso di finanziare anche trentasei borse di studio per giovani non abbienti

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EDITORIALE

LA POLITICA BALBETTA, L’IMPRESA FACCIA DI PIÙ

L

a politica, diceva Paolo VI, è la più alta forma di carità. Pia illusione, vien da dire osservando il panorama lunare della politica DI SERGIO LUCIANO occidentale – quella di Russia e Cina non è politica: si chiama dittatura – nell’era della Rete. Le ridicolaggini del teatrino italiano sono al surreale. Tra grillini allo stremo, armati solo di una supponenza impotente e della miracolosa personale credibilità di un premier come Giuseppe Conte - da essi designato ma del tutto autonomo - e un Pd sbandato nella nebbia della confusione dei programmi e delle frizioni interne e con i compagni di strada renziani, la maggioranza ha la strada forse ancora lunga, ma sostanzialmente cieca come il più breve dei vicoli. L’opposizione continua a interrogarsi da ormai dieci anni sull’eredità impossibile di Berlusconi e sulla vocazione ultima dell’attor giovane, Salvini, tra segnali di moderazione e persistenti derive oltranziste. In mezzo, un mare di chiacchiere e di promesse vane, infattibili, in mancanza di soldi veri e di burocrazia efficiente. L’elenco sarebbe sterminato: infrastrutture millantate e inattuate, investimenti a parole, commissariamenti infi-

IL CORSIVO

niti, impasse economiche gravissime, una totale incapacità gestionale. Non che nel resto del mondo le cose vadano assai meglio, però: tra le inedite fibrillazioni politiche dei tedeschi, infuriati a dispetto del benessere, le gaffe seriali di Macron, in una tensione sociale senza precedenti da decenni in Francia, e infine la corsa alle presidenziali americane, dove tra i democratici svettano solo ultrasettantenni di dubbio curriculum e confusa vocazione, mentre il becerissimo Trump sembra lanciato alla riconferma. Ma l’Italia cresce meno di tutti gli altri. Quindi soffre di più. Se questa è la politica dei tweet e del populismo – sia quello incolto che quello chic – il peso reale dello sviluppo economico e dei suoi problemi grava più direttamente sulle spalle delle imprese. Senza mediazioni e sostegni. La corsa alla presidenza di Confindustria, dopo l’ottimo quadriennio di Vincenzo Boccia, è dunque assolutamente cruciale. È come se la categoria fosse chiamata a un ruolo politico più diretto: non perché gli imprenditori debbano scendere in politica – c’è chi ci ha provato e non è stato il massimo – ma perché dalla proposta è forse ora di passare a proteste e pressioni più severe e incisive, nel solco peraltro già aperto da Boccia. Quello del presidente di Confindustria è dunque ormai un lavoro a tempo pieno. Come ha saputo svolgerlo Carlo

Bonomi in Assolombarda, da sempre il cuore e la mente dell’imprenditoria nazionale. Ma anche Licia Mattioli, che a Roma ha ben promosso le attività confindustriali per l’internazionalizzazione. È un lavoro che richiede “soft skill”, idee chiare, leadership e capacità negoziali spiccate. Richiede la capacità di non essere divisivi. Richiede la sensibilità di “leggere” le esigenze dell’impresa e della società a tutto tondo, non soltanto nella logica della grande industria ma anche delle imprese medio piccole e dei servizi. Richiede la determinazione a tenere coesi i territori, valorizzando al massimo anche il Sud, ma anche perseguendo quella meritocrazia tra persone e comunità che non è mai stata abbastanza valorizzata in Italia. L’obiettivo è ottenere regole semplici, meno vincoli, un fisco equo, più investimenti infrastrutturali. Tutto quanto può creare le condizioni per la crescita. Una giustizia giusta, tra l’altro e prima di molto altro, e non interminabile come vorrebbero i fautori del “fine prescrizione: mai”. E più spazio al ruolo dei corpi intermedi, delle categorie professionali con le loro competenze, dei manager, della famosa società civile che da troppi anni viene presa per il naso. Poi che la politica trovi la sua quadra resta comunque una priorità. Ma è ancor più cruciale che nel frattempo l’impresa non rimanga ferma per colpa del Palazzo.

QUEL PASTICCIO BRUTTO DELLA RC FAMILIARE, DOVE TUTTI HANNO TORTO

«L

e compagnie aumenteranno i prezzi e rivedranno le componenti tariffarie per far sì che questa operazione sia un gioco a somma zero»: parola di Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol-Sai, in un incontro con gli analisti finanziari. Come dire: “Fatta la legge, trovato l’inganno”. Si riferiva alla prevedibile reazione della categoria alla legge sulla Rc Familiare. Una previsione formulata con tale grinta da sembrare una dichiarazione d’intenti, la deliberata elusione di una legge dello Stato da parte di un’intera categoria, già varie volte in passato sospetta di agire in una logica di trust.

Ma, a parte le inopportune muscolarità che ben connotano chi le sfoggia, su un punto gli assicuratori hanno ragione: la Rc Familiare è una scemenza clientelare voluta da molti parlamentari soprattutto del Sud per compiacere i propri collegi. È quella legge assurda per cui ai neopatentati viene attribuita la classe di merito del padre. I meriti dei padri ricadono sui figli, la Bibbia al contrario. E dunque è una legge che giova alle famiglie che hanno più veicoli, quelle più abbienti; e calpesta il concetto del bonus-malus. Invece la legge più seria, l’unica da fare, per normalizzare

il settore, sarebbe quella di imporre a tutti l’uso della “scatola nera” che, tracciando i comportamenti degli automobilisti, permette, in caso di contenzioso sui sinistri, di accertare nel 99% dei casi la loro dinamica e di contrastare così le truffe ai danni delle compagnie, che allignano soprattutto al Sud. Ma il costo della scatola nera andrebbe addebitato alle compagnie - e senza rincari tariffari - e non degli automobilisti, perché sarebbero poi le compagnie ad avvantaggiarsi della bonifica del mercato dai troppi truffatori. Ma le compagnie non vogliono sostenere quel costo. E lo Stato emana regole sbagliate. (s.l.)

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SOMMARIO

Marzo 2019 011

COVER STORY

DAL CAPITALISMO ALL’APOSTOLATO DELL’EQUITÀ

012

IDEE A CONFRONTO

016

PADRE AUGUSTO ZAMPINI DAVIES

I giovani economisti di tutto il mondo, convocati ad Assisi da Papa Francesco, si confronteranno sul futuro che verrà

I progetti concreti dei giovani economisti «La lezione delle favelas ci indicherà la strada»

018

In copertina, intorno a Papa Francesco, i premi Nobel Muhammad Yunus e Amartya Sen, l’ambientalista Vandana Shiva, gli economisti Luigino Bruni e Giulio Sapelli, il presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla, il fondatore di Hrc Giordano Fatali, lo startupper Giandonato Salvia. Insieme a loro i 500 giovani chiamati ad Assisi da Bergoglio stipuleranno un patto per ridisegnare l’economia mondiale.

020

GIULIO SAPELLI

Dalla produttività all’equa distribuzione

FEDERMANAGER

Per gli under 40 il cambio è già in corso

008 ECONOMY&POLITICA SERVIZIO PUBBLICO, BUSINESS PRIVATO Il disastro di Air Italy va a sommarsi alla surreale vicenda della crisi Moby Tirrenia dell’armatore Vincenzo Onorato

042

ALIS

044

HRC COMMUNITY

045

ITALIA RISK FORUM

023 L’ALTRA COVERSTORY DIMENTICARE LISISTRATA

L’expo della logistica sostenibile AAA nuovi talenti cercasi L’importanza della condivisione

La nuova leadership femminile

047 FINANZIARE L’IMPRESA

028

KLAUS DAVI

Genderizzare è inutile

031 GESTIRE L’IMPRESA

057 STORYLEARNING

SPACE ECONOMY

L’eccellenza del made in Italy

Un tesoro da scoprire per le Pmi

CAPITALI PRIVATI

060

MONOGRAFIA D’IMPRESA

050

BANKING

063

FISCATECH

Eurizon punta sull’economia reale

Valsir, la sostenibilità in provincia Dal grafene alla pelle vegan

Gli stranieri investono sull’Italia

MANIFATTURIERO

052

NSA ECONOMY RANKING

064

ROCHE

034

INCENTIVI

054

BEMYCOMPANY

066

E-CAMPUS

036

ELIO CATANIA

068

DKC

038

ITALIAN SOUNDING

070

SORGENIA

041

SCANIA

071

STREET RADIO

Ecco la platea dei nuovi bandi

La “transformation” dei manager

La holding a caccia di Pmi

Si fa presto a dire “Parmesan”

La sostenibilità dei camion “green”

047 4

Le imprese che “illuminano” l’Italia

Terapie geniche e big data La laurea è in rete. Come un goal Internazionalizzare... al contrario La banda larga “eco-friendly” Il business surfa in vetrina


SOMMARIO

Approfondimenti 077 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo

077

091

078

SCENARI Altro che elettrico, il futuro andrà a idrogeno

080

PWC Il Return on experience

081

CONFPROFESSIONI Pari opportunità: c’è molto da fare

082

AIFI I percorsi dello sviluppo

083

AITI Col fintech la finanza diventa democratica

091

PRIVATE BANKER di Ugo Bertone

092

CI PIACE/NON CI PIACE Affari, i promossi e i bocciati

095

DA DUBAI Uno sguardo sul mondo

099 COMUNICARE L’IMPRESA

115 VITA DA MANAGER

Il mensile dell’economia che cambia

Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Davide Passoni, Marco Scotti, Riccardo Venturi redazione@economymag.it Hanno collaborato Ugo Bertone, Eugenio Bettella, Nevio Boscariol, Stefano Bravo, Massimiliano Cantafia, Giuseppe Capriuolo, Giacomo Ciambotti, Isabella Corrias, Giuseppe Corsentino, Lorenzo Dornetti, Giovanni Francavilla, Giuliana Gemelli, Franco Oppedisano, Maurizio Pitzolu, Giada Rosignoli, Francesco Rotondi, Alfonso Ruffo, Giancarlo Salemi, Giandonato Salvia, Roberta Schira, Monica Setta Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Consiglio nazionale consulenti del lavoro Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Per la pubblicità su questa rivista commerciale@economymag.it Segreteria di redazione Monia Manzoni

LOBBYING Quella “brutta parola”...

L’importanza di saper “cadere”

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SOCIAL MARKETING Attenti al doping

117

IKIGAI

104

PUBLISHING

Autorevolezza da manuale

118

COACHING/1

107

FRANCHISING&PMI

120

COACHING/2

La ricetta della felicità L’allenamento per l’impresa Zittire le “scimmiette”

Quasi quasi mi metto in proprio

123

E POI....IL PIACERE

109

HOME RESTAURANT

Farsi coccolare dai Cerea

110

BENESSERE

126

MOTORI

112

IN BREVE

130

LE RAGIONI DEL GOSSIP

IMPRESE LOCALI

SCUOLA DI FALLIMENTO

Il fenomeno del social eating Il fast fitness velocizza gli affari Le news dalle aziende

RISTORANTI STELLATI

Driftando sulla neve a cura di Monica Setta

Comitato scientifico Pier Carlo Barberis, Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Responsabile commerciale Fabrizio Spaolonzi Casa editrice Economy Group s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Numero iscrizione ROC: 29993 Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097 Stampa Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI)

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COVERSTORY

SARÒ FRANCO

ESCLUDERE L’INVALSI RITORNANDO ALLE IDEE

L

può solo ottenersi, oltre che eggo che Nicola con un sistema scolastico Fratoianni, deputato funzionante e moderno, con di Leu, e Anna Ascani, una misurazione obiettiva dei viceministro dell’Istruzione, progressi conseguiti nello sono esultanti per il fatto studio e una comparazione che il parlamento abbia obiettiva dei nostri risultati approvato un emendamento con quelli degli altri paesi, che esclude i risultati dei che funga da orientamento al test Invalsi del curriculum Ministero dell’Istruzione ed scolastico. La responsabilità al governo per provvedere ad per questo vero crimine adeguare il nostro sistema nei confronti dei giovani e scolastico alle esigenze del futuro del paese è del dei tempi e alla pressione Ministero dell’Educazione, competitiva alla quale siamo quindi dell’intero governo tutti esposti, destinata ad e, cosa ancor più grave, del aumentare. Che cosa è parlamento. Questo ritorno successo per renderci così alle idee del ‘68, come se timorosi della competizione, in tutti questi anni non così timidi dell’accettare le avessimo imparato nulla, sfide della modernità? Io è un segnale pericoloso, ho il ricordo ma certo GLI ITALIANI DI OGGI HANNO di un’altra non l’unico, PAURA DELLA Italia, che pur della grave COMPETIZIONE E NON nella tensione decadenza nella ASPIRANO A MIGLIORARE tra modelli quale siamo alternativi era capace di precipitati. I nostri governanti misurarsi con i problemi sembrano non rendersi e desiderosa di migliorare conto che con questo tipo di le condizioni di vita e di decisioni escludono il paese convivenza. Per questo, dal consesso internazionale, confesso, faccio fatica a relegandolo in un ghetto riconoscermi nell’Italia di di ignoranza e di ottusità. oggi. Mi prende l’angoscia Con questa decisione quando vedo che più della siamo usciti dall’Europa metà dei miei concittadini, senza saperlo e senza quindi le persone che neppure l’aiuto di Matteo conosciamo, quelle con Salvini. È incomprensibile cui ci vediamo sul lavoro o come ancora oggi si possa al circolo e che tacciono, pensare che le nuove votano per la Lega o per generazioni si sviluppino il Movimento 5 Stelle o in termini professionali, per i sogni nostalgici dei culturali e umani senza Fratelli d’Italia. Riflettiamo: un’adeguata istruzione che

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il Movimento 5 Stelle, che pareva addirittura prendere la maggioranza del parlamento e guidare il paese, è un movimento fondato da un comico che ha trascinato le folle pronunciando parolacce all’indirizzo delle classi dirigenti, che probabilmente meritavano critiche più serie. Con un accordo innaturale con la Lega sono riusciti a mandare al governo un gruppo di persone ignoranti e incompetenti che ci ha reso ridicoli non solo a livello europeo. Proprio la Lega, guidata da Matteo Salvini senza un’opposizione interna percepibile, è diventata un partito nazionale con l’obiettivo di formare il prossimo governo a capo di

un centro destra affaticato, condizionato dai fascisti di Fratelli d’Italia che nessuno prenderebbe sul serio se non per disperazione. Chi vota per la Lega oggi, motivato da sondaggi che la danno vicina ad ottenere il potere, sono pronti ad affidare le sorti del paese ad una persona rozza, ignorante, volgare nei modi e sguaiata negli atteggiamenti, antieuropeo, anti Euro, xenofobo, antisemita, sopraffattore nelle dichiarazioni e negli atteggiamenti. Di questo abbiamo bisogno? Di battere i pugni sul tavolo, di dare voce in ogni occasione ai nostri complessi di inferiorità senza ottenere nulla se non il compianto di chi può permettersi un


di Franco Tatò

DEL‘68 PER MARCIARE COMPATTI...VERSO IL DISASTRO sereno giudizio? Ma non basta. In un agghiacciante articolo pubblicato dal Corriere della Sera, un professore universitario di nome Scurati attribuisce gli evidenti segni di disfacimento dell’Università italiana, che arricchisce di qualche elemento inedito, alla complessità burocratica delle misurazioni di performance di docenti e allievi, suggerendo come rimedio un ritorno ai bei tempi antichi. Forse il Corriere della Sera, pubblicando queste strampalate idiozie ha

voluto bilanciare I PICCOLI PARTITI ESISTONO dare alcun vero SOLO COME FORMA contributo alla gli eccessi DI RICATTO PER OTTENERE soluzione dei meritocratici QUALCHE VANTAGGIO gravi problemi dei pregevoli del nostro contributi di paese. Roger Abravanel, venendo Chi può infatti seriamente meno alla sua funzione pensare che i termini di istituzionale. prescrizione dei processi La miriade di partitini nati penali siano un serio dalla frantumazione dei problema per i cittadini grandi partiti tradizionali non italiani? Tale da meritare meritano neppure di essere l’assorbimento di tutte nominati, se non per dire le forze di governo e di che formazioni dell’uno o del opposizione in un insensato 2% esistono esclusivamente turbinio di discussioni? come forma di ricatto per Del vero problema non ottenere qualche vantaggio parla nessuno: quali sono per la loro clientela, senza

le misure da prendere urgentemente, non solo per ridurre la scandalosa durata dei processi, ma anche per ridare alla giustizia penale dignità e rispetto, con giudici capaci, seri e onesti. Si può pensare una riforma della giustizia penale senza una valutazione vincolante dell’operato dei magistrati? Questo sembra essere troppo difficile. Il titolo, “L’Italia in marcia”, non dice in quale direzione. Credetemi: se continuiamo così, andremo verso un disastro senza precedenti.

IL CORSIVO

“PICCOLE” ECONOMIE DI SCALA NELLA SANITÀ: I CARE GIVERS di Giuliana Gemelli*

D

iversi anni fa

e della sua bambina affetta da una

vita la sua stupenda e intelligentissima

durante un

gravissima malattia genetica rispetto

bambina, al punto che il suo lavoro

viaggio di ricerca

alla quale, pur avendo solo 11 anni, è

viene presentato nei congressi

in Sud Africa ho

la più anziana paziente sopravvissuta.

medici.

avuto modo di

Praticamente la bambina fin dalla

Non sono certa che questo suo

studiare l’organizzazione degli hospice

diagnosi, nei primi mesi di vista, vive

impegno venga pienamente

e dei servizi di cure palliative in quel

in cliniche altamente specializzate

riconosciuto in un contesto culturale

magnifico paese. Un aspetto ricorrente

prima in Europa poi da cinque anni

ed organizzativo molto diverso

nelle diverse strutture è la presenza

negli Stati Uniti, dove ha subito

da quello sudafricano. La forza

dei care givers: familiari e amici che

un trapianto multiplo degli organi

dell’amore è una risorsa immensa.

vengono formati ad assistere i propri

addominali - intestino, stomaco, milza.

Le nostre sofisticate tecnologie

cari con corsi ad hoc e che ricevono

Accanto a lei in ogni istante con una

mediche non sempre riescono a

supporti di varia natura incluso un

determinazione, una dedizione, uno

sostituirla e purtroppo neppure

piccolo salario che aiuta la famiglia

slancio d’amore a flusso continuo la

ad integrarla.

e che ha come ritorno un’economia

mamma: una persona semplicemente

di scala a livello delle spese per

straordinaria che è riuscita persino

l’assistenza nelle singole strutture.

ad ottimizzare le tecniche di

Recentemente mi sono appassionata

manutenzione e pulizia dei sofisticati

alla storia di una mamma

e complessi strumenti che tengono in

Contatti per saperne di più: giuliana.gemelli@unibo.it http://grandegiu.blogspot.it/p/progetti. html

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GESTIRE L’IMPRESA

SE IL SERVIZIO È PUBBLICO MA IL BUSINESS È PRIVATO

Mentre al Governo la forza negazionista sui lavori pubblici dei Cinquestelle blocca la realizzazione di infrastrutture moderne, il disastro di Air Italy va a sommarsi alla surreale vicenda della crisi Moby Tirrenia dell’armatore Vincenzo Onorato. E il leader di Unidos, Mauri Pili, ribadisce: «La convenzione va rescissa» di Sergio Luciano

“A

bbiamo bisogno di infrastrutture moderne e sicure, e gli investimenti pubblici, soprattutto in questo settore, generano occupazione e aiutano la crescita del Paese”, dice Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ed è già molto che un ministro parli con competenza e buona fede: “Abbiamo sbloccato opere per 9,6 miliardi di euro”, aggiunge. “In tutte le regioni del Sud e nelle isole saranno effettuati 255 interventi per nuove opere o il completamento di opere da in corso, per un totale di circa 16 miliardi”. Numeri importanti e impegni precisi, esposti in una recente audizione al Senato. Ed è veramente cruciale, per il Paese, che il settore della logistica – soprattutto sostenibile – delle infrastrutture e dei trasporti si sblocchi. Con gli investimenti pubblici, naturalmente, ma anche e in certi casi soprattutto con una ridefinizione delle regole e delle assurde impasse, come Alitalia e ora anche Air Italy, che appunto bloccano intere aree del Paese. Alla paralisi generale, indubbiamente aggravata (indotta no,

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perché già c’era) dalla presenza nel governo di una forza negazionista sui lavori pubblici come i Cinquestelle, si sono aggiunte le crisi aziendali. Quella mai risolta di Alitalia, e da poche settimane quella di Air italy, drammatica però perché a brevissimo termine, se non gestita, priverà la Sardegna del grosso dei suoi collegamenti aerei: “Una follia. Costruita nei minimi dettagli da una classe politica incapace e inetta, da un management societario totalmente inadeguato, figlio di giochetti perversi che appartengono più al gossip che alla gestione di una compagnia aerea”: è il commento che ne fa Mauro Pili (nella foto), leader di Unidos, il movimenti politico cui ha dato vita per tornare al centro della progettualità in Sardegna: “Il tracollo di Air Italy è la nefasta conclusione di una gestione spregiudicata e scellerata messa in campo da soggetti ben individuati e individuabili”. Il drammatico stallo di Air Italy, oltre a gettare nel panico i 1500 dipendenti che rischiano il posto, riconferma la sbalorditiva mancanza di visione di tanti, se non tutti, coloro che dovrebbero presidiare gli ottimali collegamenti

PROROGARE LA CONVENZIONE CON LA EX TIRRENIA SAREBBE ILLECITO FAVOREGGIAMENTO delle isole maggiori con il continente, e in particolare della Sardegna. Già: perché il disastro Air Italy va a sommarsi alla surreale vicenda della crisi Moby Tirrenia, il gruppo controllato dall’armatore Vincenzo Onorato che ha visto il suo debito declassato da S&P al gradino “SD”, che indica il default selettivo, dopo che Moby ha deciso di differire i pagamenti sui suoi 300 milioni di euro di bond in scadenza nel 2023, sui 200 milioni di ulteriori prestiti in essere e sulle linee revolving da 60 milioni di euro con scadenza 2012 che ora vengono valutate “D”. Un disastro finanziario già finito sotto i riflettori del Tribunale di Milano che, pur respingendo l’istanza di fallimento presentata dai bondholder, ha perentoriamente invitato la società a trattare il concordato. Ebbene, di fronte a un’insolvenza conclamata e ad un’imminente scadenza della convenzione – peraltro contestatissima da anni per una serie di inadempienze non solo finanzia-


&POLITICA

rie al contratto da parte dell’armatore – tra la Tirrenia e lo Stato, c’è stato addirittura chi ha proposto di prorogarla! Una sorta di premio alla mala-gestio. Surreale: “La convenzione dello Stato con Cin-Tirrenia va rescissa e non prorogata; chiunque nel governo dovesse perseguire, favorire o indurre alla proroga dell’illegittima e illegale convenzione deve essere perseguito penalmente. Si tratterebbe di un illecito favoreggiamento e arricchimento ingiustificato e ingiustificabile di una società privata”dice Pili. “Lo Stato aveva 8 anni per pianificare, predisporre e gestire la nuova continuità territoriale, e non l’ha fatto; arrivare all’ultimo momento per poi decidere una proroga significa aver palesemente perseguito il favoreggiamento della ex Tirrenia e di Onorato. Questa ipotesi non deve nemmeno essere presa in considerazione”. Coerentemente Pili, che ha raccolto sino ad oggi quasi 64.000 firme certificate contro la convenzione con Tirrenia-Moby, ha presentato un formale esposto alla Procura della Repubblica di Roma e ha trasmesso una segnalazione all’Autorità nazionale Anticorruzione. Tra le altre cose, nell’esposto Pili scrive che “affermare, come ha fatto il vice presidente della Moby Alessandro Onorato, che si prevede una proroga dei termini della

concessione costituisce già di per se un’ipotesi di reato sulla quale si chiede all’Ill.ma Procura di valutare l’eventuale dolo nelle affermazioni riportate nel Piano ed, eventualmente, su quali presupposti tali scenari sono stati posti in modo così rilevante alla base di un Progetto di fusione così delicato e complesso”. Affermazioni aperturiste per una proroga della convenzione sono state anche attribuite, pur dopo un pronunciamento totalmente contrario dell’Autorità garante per la concorrenza per una proroga della ConPILI: «LO STATO HA AVUTO OTTO ANNI PER PIANIFICARE, PREDISPORRE E GESTIRE LA NUOVA CONTINUITÀ TERRITORIALE E NON L’HA FATTO»

venzione stessa, sono state anche attribuite dai sindacati alla dottoressa Di Matteo, vice capo di gabinetto del Ministro dei trasporti, con la quale si sarebbe sostenuta la certezza della proroga: secondo Pili, un’altra ipotesi di reato. In questo scenario, Moby Spa ha predisposto di fondere per incorporazione la Moby, e nel documento di fusione è chiarito che la convenzione è “in essere per il periodo 2012-2020 con termine nel luglio 2020” ma nel contempo dà per acquisita una proroga rilevante della convenzione. E dunque?

Dunque le cronache politiche e giudiziarie si sono incaricate, negli ultimi mesi, di ricomporre uno scenario in cui il gruppo Onorato ha certosinamente lavorato a un network di supporti politici. Non pago di aver finanziato ben sei edizioni della Leopolda di Matteo Renzi ha commissionato attività importanti alla Casaleggio Associati, l’azienda di comunicazione retta da Davide Casaleggio, per molti versi riconosciuto stratega del Movimento Cinquestelle. In materia di convenzioni statali con compagnie di navigazione private la Commissione europea si è chiaramente pronunciata e sostiene l’adozione di un modello “più ampio di oneri di servizio pubblico che riguardi tutte le compagnie marittime, nessuna esclusa”. Non deve esserci più, dunque, un’unica compagnia che incassa i contributi per agevolare il cosiddetto diritto di continuità territoriale dei residenti isolani. I soldi che lo Stato spende per ridurre i prezzi dei biglietti – il che peraltro nel caso Moby-Tirrenia non accade più, essendo i più alti in assoluto – e garantire una fitta rete di collegamenti, anche in stagioni e orari poco richiesti, dovrebbero andare dunque direttamente ai passeggeri, lasciandoli liberi di scegliere la compagnia con la quale viaggiare. È il modello adottato dalla Spagna per i collegamenti “in modalità servizio pubblico” con le sue isole maggiori. L’obiettivo dell’Unione Europea è quello di evitare nuovi monopoli sulle rotte da e per la Sardegna e in generale sulla nuova continuità territoriale; non vuole nuove gare, non vuole nuove esclusive, non crede né propugna la “clausola sociale” per il riassorbimento del personale espulso da una compagnia a fine convenzione da parte della compagnia subentrante. Niente di tutto questo. “Basta un decreto – conclude Pili - che faccia scattare dal 20 luglio prossimo la continuità territoriale con il contributo di riequilibrio per tutti i passeggeri e per le merci. Basta monopoli, sì ad una continuità territoriale dove il passeggero è centrale nel sistema del servizio pubblico”.

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CIRCULAR I PROTAGONISTI DELLA SOSTENIBILITÀ

E TU CHE MONDO VUOI?

Un tour in 10 città per raccontare le imprese che contribuiscono a fare del mondo un posto migliore. Guadagnandoci. Un progetto multimediale e multipiattaforma che si dispiegherà per l’intero 2020, dieci momenti nell’anno, ciascuno scandito da una produzione editoriale multimediale e da un grande evento itinerante. Con il patrocinio dell’Enea e dell’Università Cattolica. Format multimedia-live di Per partecipare: 02.89767777 - commerciale@economymag.it

GROUP


COVERSTORY DAI FALLIMENTI DEL CAPITALISMO ALL'APOSTOLATO DELL'EQUITÀ Papa Francesco ha convocato ad Assisi i giovani economisti di tutto il mondo: a loro spetta il compito di ridisegnare l'economia del futuro di Sergio Luciano

S

econdo l’annuale rapporto dell’Oxfam, alla metà del 2019 l’1 per cento più ricco della popolazione mondiale deteneva più del doppio della ricchezza netta posseduta dagli altri 6,9 miliardi di persone. Per quanto su questo dato – rielaborato dalle statistiche del Global Wealth Databook del Credit Suisse – ci siano polemiche e ironie, rimane fondamentalmente vero, e impressionante. E se la morte per fame sembra finalmente aver quasi sgombrato il campo dell’umanità - salvo alcune atroci sacche in Africa e in pochi altri angoli sperduti dei continenti – forme diverse di povertà estrema restano e si estendono. Il capitalismo non è più fronteggiato da ideologie laiche decise a temperarlo, se non a contrastarlo come fece invano il comunismo di stampo sovietico fino agli Anni Ottanta. E di fronte al malessere sociale diffuso, si è alzato solo, da qualche anno, la voce di un uomo straordinario ma indubbiamente divisivo: Papa Francesco. Cinque anni fa – era il maggio del 2015 - con la sua enciclica Laudato si', Bergoglio puntò il dito contro l’abuso delle risorse naturali che l’uomo perpetra da troppo tempo, dando il via ad una stagione, speriamo non tardiva, di nuova sensibilità globale sul problema del cambiamento climatico. Il fenomeno Greta non sarebbe stato forse possibile senza quell’Enciclica, e gli obiettivi dell’Unione Europea e dell’Onu per il 2030 e il 2050 non sarebbero stati scritti, o per lo meno non così. Ora il Papa si ripropone in un ruolo che gli attira entusiasmi almeno quanto ostilità. Scuotere le coscienze assuefatte a un capitalismo che non si pone domande e non risponde a chi gliele pone. Un capitalismo drogato di finanza. Con Borse che s’inebriano solo quando le aziende licenziano, magari sostituendo gli espulsi con i robot, un capitalismo che non si preoccupa più di estendere a quante più persone possibile le opportunità del benssere crescente, ma si arrocca in una comunità sempre più chiusa di pochissimi super-ricchi, comprimendo perfino la classe media.

Già con l'enciclica Laudato si' Bergoglio si era scagliato contro l'abuso delle risorse naturali. Ora è la volta del capitalismo drogato di finanza e della diseguaglianza sociale. Saranno gli under 35 a mettere in campo idee e progetti per andare oltre i meri proclami

12 PROGETTI CONCRETI

SUSSIDIARIETÀ, BUSINESS SOSTENIBILE, ATTENZIONE ALLA PERSONA: ECCO LE IDEE DEI GIOVANI ECONOMISTI

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DAL VATICANO

PADRE AUGUSTO ZAMPINI DAVIES: «LA LEZIONE DELLE FAVELAS CI INDICHERÀ LA STRADA»

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INTERVISTA A GIULIO SAPELLI

«BISOGNA ROMPERE I TABÙ E TORNARE A PARLARE DI DISEGUAGLIANZA E FORME DIVERSE DI PROPRIETÀ»

20 FEDERMANAGER

MA PER I MANAGER UNDER 40 IL CAMBIAMENTO È GIÀ IN CORSO

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Rispetto a questo scenario, Papa Francesco ha già detto parole chiarissime, parlando un mese fa a banchieri, economisti e ministri delle Finanze riuniti in Vaticano dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali su “Nuove forme di fraternità solidale, di inclusione, integrazione e innovazione": «Non siamo condannati alla disuguaglianza sociale né alla paralisi di fronte all’ingiustizia», ha detto, «Un mondo ricco e un'economia vivace possono e devono porre fine alla povertà, generare risposte creative per includere e nutrire gli ultimi, invece di escluderli». Creando una «nuova architettura finanziaria internazionale» che sostenga lo sviluppo dei Paesi poveri, alleviando il loro debito, senza paradisi fiscali, evasione e riciclaggio di denaro sporco «che derubano la società», con governi che difendono giustizia e bene comune «rispetto agli interessi delle imprese e delle multinazionali più potenti». Parole pesanti, come pietre. Che stanno già facendo sentire il loro effetto, prima ancora che Assisi abbia inizio. Già: la due giorni de “L’economia di Francesco”, ad Assisi, dal 26 al 28 marzo 2020. Un nome per un evento inedito, che certamente gioca sul nome del Santo poverello, e sul fatto che Papa Bergoglio lo abbia scelto per sé. Ha convocato ad Assisi 500 giovani economisti tra i 20 e i 35 anni – giovani, perché il mondo è e sarà loro – chiedendogli idee riflessioni e proposte in dodici filoni, quanti erano gli apostoli, su come cambiare realmente il mondo con le risorse della carità, dell’etica cristiana, della fede. Velleitario, forse. Affascinante senz’altro. E prima ancora che tutto questo abbia inizio, la mobilitazione delle categorie economiche e professionali è già partita. Da Confindustria – già attiva nelle fasi di preparazione di Assisi - a Federmanager (vedere il servizio nelle pagine seguenti) a tutte le grandi associazioni d’impresa e professionali, quale più quale meno. Tante, troppe forse per essere tutte sincere, tutti “di buona lena” in questo loro impegno. Però comunque tutte ormai costrette a bere fino in fondo, che lo apprezzino davvero o che semplicemente lo subiscano, questo calice di verità.

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I giovani economisti mettono in campo le idee Sussidiarietà, modelli di business sostenibili, attenzione alla persona: ecco i progetti sui quali i protagonisti di Economy of Francesco si confronteranno ad Assisi dal 26 al 28 marzo

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di Giacomo Ciambotti

gresso tecnologico in questa transizione? D. Che ruolo hanno le istituzioni, e soprattuta diversi anni ormai stiamo assito le università in questa transizione? stendo a grandi sfide a livello internazionale E. Con che modalità e strategie può l’impreche stanno trasformando profondamente il sa guardare alla persona nella sua interezza modo di concepire e gestire l’attività d’im(cliente, beneficiario, dipendente)? presa. A questi cambiamenti epocali (crisi Tutti questi aspetti sono vivi nella mia gioambientali, crisi sociali e demografiche, rivovane esperienza di ricercatore nel campo luzione tecnologica ecc.), le imprese stanno dell’imprenditorialità sociale. Infatti, mi rispondendo con moreco spesso in Paesi AL CUORE DEL NUOVO MODO delli e strategie creatiAfricani come Kenya, DI FARE IMPRESA C'È LA PRESA ve che mettono al cenUganda e Ruanda, per DI COSCIENZA DELL'IMPATTO SOCIALE tro la persona in tutte attività di ricerca ed E AMBIENTALE DELL'IMPRESA le sue sfaccettature. insegnamento a imQuesto è il tema centrale del villaggio "Imprenditori, e ho avuto modo di confrontarmi prese in Transizione”, che vuole rappresenproprio con questo fenomeno: l’impresa ha tare un’ipotesi concreta di lavoro su come le sempre più sfuocato i confini dei mondi proimprese stiano affrontando questa transiziofit e non profit, per creare invece soluzioni ne e quali siano le sfide e le azioni da attuare ibride che siano risposta viva ai bisogni delle a livello individuale e organizzativo per suppersone e della società. Dunque, le imprese, portarla. soprattutto in questi contesti, nascono, si Insieme ad Isaías Hernando (imprenditore sviluppano e competono proprio per risponspagnolo con il quale coordino il villagdere a bisogni degli individui (come acqua gio) e ad altri senior coinvolti, ci siapotabile, energia negli slums o centri mo trovati a scandagliare questo medici e beni di consumo accessibili ai vasto tema, trovando al fondo di più poveri). esso alcune domande che saranno Ho chiesto di recente ad una giovane gli spunti di lavoro per circa 200 imprenditrice che produce assorbenti giovani. Cerchiamo di sintetizzarli lavabili in Uganda: «Perché hai iniziacosì: to tutto questo? Cosa ti muoA. Come cambia la missione e ve?». E lei mi ha risposto il ruolo dell’impresa? decisa: «la mia comunità B. Che modelli di business ha bisogno di questo». sostenibili esistono e La ragione che accende e come strutturarli? muove è un bisogno e una C. Che opportunità e responsabilità, e l’impresa si sfide genera il protrasforma quindi in sussidia-


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PEACE & BUSINESS, UN BINOMIO CHE AFFONDA LE RADICI NELL'ANTICO TESTAMENTO

Giada Rosignoli - Business and Peace Mi chiamo Giada, ho 35 anni, sono laureata in Consulenza Economica e Giuridica per l’Impresa, attualmente impiegata nel settore bancario. Partecipo con gioia ed entusiasmo a questo evento perché credo profondamente che si debba ridare un’anima all’economia! Mi è stato chiesto in particolare di occuparmi del villaggio Business and Peace, ed essendo io di Assisi (città della Pace) non potevo trovare miglior terreno di lavoro. Le mie iniziali riflessioni su questo

tema sono state guidate dal capire il significato della parola “pace” nella Bibbia. Nell’Antico Testamento troviamo la parola “Shalom” come saluto di pace ma anche come condizione di pienezza e di armonia. Nel Nuovo Testamento per pace s’intende l’intima unione tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e il creato. “Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9) è innanzitutto uno stile di vita che richiede il coraggio di assumere scelte controcorrente: essere operatori di pace è tessere occasioni di riconciliazione nella propria vita e nella vita degli altri. È un cammino non semplice quello della pace. Desiderare di costruire l’unità, la fraternità, la comunione che porta al bene comune vuol dire mettersi in discussione e lavorare per favorire l’incontro reciproco. Non basta dire «che bello sarebbe un mondo senza guerra», bisogna impegnarsi perché tutto sia orientato alla pace. Non è vero che «una guerra ogni

ria al welfare. Al cuore di questo modo di fare impresa, vi è quindi la coscienza dell’imprenditore che tramite la propria attività (anche profit) si può generare impatto sociale e ambientale. Pertanto, ci accorgiamo sempre di più della necessità e della grazia di un dialogo vivo e produttivo a partire da Assisi, dal quale emergeranno azioni concrete (e creative) per contribuire a questa trasformazione del mondo imprenditoriale. Ciascuno di noi giovani potrà poi fare emergere nel proprio campo quella responsabilità verso il bene comune e muoversi con questo sguardo teso al bisogno di felicità che tutti abbiamo.

tanto serve all’economia». Numeri alla mano, le guerre portano solo devastazione, dolore e perdite: umane ed economiche. Ci rendiamo conto dell’impatto delle spese militari? È tutto necessario per la sicurezza nazionale? La finanza poi è percepita come qualcosa di troppo complesso e difficile, quindi lasciato agli “addetti ai lavori”. Questo ha creato un clima di disinteresse e impotenza - «Tanto io che posso fare?» - che ha giocato a favore di chi vede l’economia come tecnica per massimizzare i guadagni riducendo gli sforzi. Le aziende che producono armi, oggi, riescono ad avere utili importanti, ma questa non è la strada che conduce alla pace! Per questo ci chiederemo: quali interazioni ci sono tra attività economiche, grandi aziende, funzionamento del mercato ed emersione dei conflitti? I consumatori possono agire come promotori della pace? Come

riconvertire l’industria delle armi? Qual è il ruolo delle banche, del settore finanziario e degli investitori etici nel promuovere o nel mitigare conflitti locali e globali? Ci è chiaro che la velocità che caratterizza i comportamenti di questi ultimi tempi ci lascia perplessi circa le nostre capacità di gestirli ed adattarci. La miglior risposta ai nostri dubbi, perciò, rimane la consapevolezza che ciascuno di noi deve maturare. Le cicatrici che lascia una guerra sono devastanti. Colpiscono soprattutto i poveri e i vulnerabili. Se continueremo a subire passivamente e acriticamente quello che il mercato ci propone non sarà possibile un futuro di pace. È necessario cambiare rotta. La speranza riposta in Economy of Francesco è questa. Tutti abbiamo bisogno della pace. Noi giovani ci crediamo, e voi? Pace e bene a tutti!

La spinta al cambiamento Maurizio Pitzolu

significa spinta ad un cambiamento radicale del paradigma economico e sociale del nostro tempo. Sono un ingegnere civile. Per molti anni diQuesta chiamata mi ha portato ad incrociapendente di società multinazionali nel camre il mio cammino con quello di uomini di po dell’energia, ho buona volontà che mi LA DEMOCRATIZZAZIONE recentemente camhanno coinvolto da biato direzione alla DELL'ENERGIA RESTITUIRÀ UGUAGLIANZA subito sull’organizzaTRA CHI LA PRODUCE mia carriera dopo zione dell’evento EcoE CHI NE USUFRUISCE aver letto l’enciclica nomy of Francesco: di Papa Francesco che tanto ha contribuito parlo di Luigino Bruni in particolare, l’uomo al cambiamento di pensiero dei giovani che che più di tutti ha voluto questo evento e che verranno ad Assisi. Una chiamata quella della maggiormente si è speso con Papa Francesco Laudato si' che, come per tanti altri ragazzi, per la sua costruzione.

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E la chiamata non poteva essere che quella di diventare il custode del villaggio “Energia e Povertà”. Una responsabilità grossa soprattutto perché accanto alla parola già impegnativa di “energia” ne abbiamo una ancor più complessa, “povertà”, che persino in una città come Assisi a volte è difficile pronunciare. Sono rimasto colpito infatti dallo scoprire che tra i 28 dipinti di Giotto in cui vengono rappresentate le scene più significative della vita del fraticello di Assisi ne manchi una importante: quella dell’abbraccio con il lebbroso, che incredibilmente è stata omessa dai mecenati dell’epoca perché non si sapesse che ad Assisi c’erano i lebbrosi! A noi tutti pertanto il compito di rimettere al centro quella scena e soprattutto di trovare idee, progetti, parole profetiche che possano ispirare i giovani di buona volontà a rimettere al centro il lebbroso, lo scartato di oggi, il povero vero, quello che da secoli paga

il conto per gli altri. E quello dell’energia è un tema che non può esulare dalla parola povertà. Per decenni le guerre sono state spesso originate per garantire a stati potenti di potersi approvvigionare di risorse energetiche più economiche. Ancora oggi gran parte delle crisi internazionali nascono nelle zone ricche di petrolio e gas, instabili politicamente spesso per volontà dei paesi più ricchi. Per non parlare poi delle povertà energetiche negli stessi paesi produttori di energia, spesso paesi africani, che pur essendo ricchissimi da un punto di vista minerario si ritrovano a dover esportare le loro materie prime e a doverle reimportare raffinate ad un costo proibitivo per i locali. È un tema altrettanto importante poi l’impatto che il costo dell’energia ha sulla vita delle persone: l’energia infatti ha un peso importante nei budget delle famiglie ma il suo costo

Amministratori delegati in missione per la vita

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n’esperienza che merita attenzione è quella che il suo promotore, Giordano Fatali, fondatore dell’associazioni di direttori delle risorse umane Hrc Community, ha battezzato “Ceo for life”. Un gruppo di a.d. di aziende importanti o importantissime che desiderino «contribuire con la loro visione a realizzare una coesistenza felice e fruttifera fra business e sostenibilità, promuovendo la dignità e il rispetto della vita in tutti gli ambiti: produttivi, tecnologici, sociali, istituzionali, media», spiega il promotore, «e si diano la missione di costruire

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un amplificatore delle iniziative di responsabilità sociale al fine di creare relazioni generative di sinergie, innovazioni e visioni positive sul futuro della vita ed ottenere al contempo un importante incremento di efficacia e di Roi». Già: il Roi. Se il Santo al quale le giornate di Assisi sono intitolate respinse la ricchezza in radice e rischiò l’espulsione dal consesso civile prima di esservi riammesso come un santo da un Papa illuminato, nella vita dell’economia reale quotidiana occorre conseguire l’indispensabile sostenibilità economica. «Il nostro obiettivo», prosegue

I 12 VILLAGGI • Lavoro e cura • Management e dono • Finanza e umanità • Agricoltura e giustizia • Energia e povertà • Profitto e vocazione • Policies for happiness • CO2 della disuguaglianza • Business e pace • Economia è donna • Imprese in transizione • Vita e stili di vita

unitario è uguale per tutti, famiglie alto spendenti e famiglie più povere. Si può parlare di una democratizzazione dell’energia? Questi ed altri saranno i temi trattati nel nostro villaggio, con la speranza e l’auspicio che lo spirito che soffierà leggero in quel di Assisi possa ispirare una nuova e profonda risposta al grido del lebbroso del nostro tempo. Fatali, «è promuovere i progetti per la vita, già attivi o da lanciare, che i nostri Ceo perseguono. Con una serie di incontri sul territorio che li promuoveranno e diffonderanno in diversi ambiti, dalla diversity & inclusion all’intelligenza artificiale, dalle politiche per i giovani, all’ambiente all’ energia, alla mobilità integrata, alla ricerca in ambito medicoscientifico al futuro del lavoro».


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«Ho studiato Economia per trasformarla» Dal "pasto sospeso" usufruibile grazie a un'App al prendesi cura delle relazioni, dell'ambiente e della società: ecco le soluzioni dei giovani impegnati sui temi della povertà e delle diseguaglianze

di Giandonato Salvia - coordinatore di "Profitto e Vocazione"

conomy of Francesco è qualcosa di zione” ci conduce ad un concetto di “co-responrivoluzionario. Già il nome scelto dal sabilità in cammino”, la parola "profitto" ci svela Papa spiega la profondità e la forza a una dimensione inattesa del lavoro. «Proficecui siamo stati chiamati a lavorare per rinnovare», ossia “andare oltre”, è saper guardare ciò re la nostra casa comune. Sì, perché le parole che non è conveniente agli occhi del mondo: il udite da San Francesco 800 anni fa sono per prendersi cura delle relazioni, dell’ambiente, noi attualissime: «Francesco, va’ ripara la mia della società. In altri termini, l’utile, la voce che casa che, come vedi, è tutta in rovina». Mi chiain contabilità compare all’ultima riga nei bilanmo Giandonato Salvia, ho 30 anni, e sono un ci aziendali, non può essere il solo obiettivo del economista impegnato sui temi delle povertà e nostro operare. Anche se tutto intorno a noi ci delle disuguaglianze sociali. Ho studiato questa dice il contrario, nel nostro villaggio oseremo economia non per capirla, ma per trasformarla. andare oltre le logiche del puro profitto. Scusate se quest’ambizione scuote qualcuno. I giovani saranno i protagonisti e nel nostro vilPersonalmente, però, laggio daremo ampio L'APP TUCUM PERMETTE DI OFFRIRE sono più scosso dall’inspazio alle loro esigenUN PASTO AI PIÙ BISOGNOSI differenza che ci cirze. Lavoreremo affinCONTRASTANDO IL FENOMENO conda nel vedere come ché si possano sentire DEL RACKET DELL'ELEMOSINA le attuali regole di mercome a casa, per fare cato cancellino, in un imbarazzante silenzio, l’eemergere il loro pensiero e sorprendere il sistenza di milioni di esseri umani; violentino mondo intero. Con gioia scrivo quanto segue, con dolore nostra madre Terra; sfruttino senza perché il nostro villaggio non solo è collocato ritegno i nostri fratelli più deboli. Sono coordiin un luogo carico di una simbologia altissima, natore junior del villaggio “Profitto e Vocazioma è anche un luogo “abitato” da un giovane ne” che si svolgerà a Santuario della Spogliaziotestimone della fede, un amico prima ancora ne, uno dei luoghi più significativi della vita del che santo. Poverello di Assisi. Lì Francesco ha risposto con Dal 6 aprile 2019, infatti, il Santuario della Spocoraggio alla sua personale vocazione. gliazione accoglie il Venerabile Carlo Acutis, un Non si possono prendere decisioni illuminanti, ragazzo originario di Milano morto nel 2006 a non si può vivere in pienezza la propria vita se soli 15 anni a causa di una leucemia fulminante. non ci si ferma a rispondere alla propria chiaUn giovane amante della vita, di Gesù Eucaristimata. Vocazione, infatti, è una questione di seco e attento ai bisogni degli ultimi. Un ragazzo quela ma anche di compito da portare avanti semplice, con la passione per l’informatica, che con responsabilità. E se l’etimologia di “vocaha saputo utilizzare le potenzialità di Internet

E

L'UTILE NON PUÒ ESSERE IL SOLO OBIETTIVO DEL NOSTRO OPERARE per veicolare i valori alti dell’amore. La vita di Carlo sta ispirando tantissimi giovani nel mondo ed ha incoraggiato anche il mio cammino. Insieme a mio fratello Pierluca, ingegnere softwerista, abbiamo sviluppato Tucum, un'App che sull’esempio del caffè sospeso, permette di offrire un pasto alle persone più bisognose contrastando il fenomeno dei falsi poveri e del racket dell’elemosina (maggiori info su www.appacutis.it). È nata così “L’economia sospesa”: finanza e dono a servizio dell’uomo e del bene comune. Economy of Francesco, dunque, preparerà gli spazi e i tempi affinché possa esprimersi tutta la meraviglia che siamo. Del resto, scriveva Dostoevski, la bellezza salverà il mondo. Agli adulti chiediamo, per favore, di credere nei giovani e di sostenere quanto stiamo costruendo.

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«La lezione delle favelas ci indicherà la strada» Da avvocato di banche e multinazionali a economista che promuove la sussidiarietà: Padre Augusto Zampini Davies, a capo del Dicastero per lo sviluppo umano integrale, spiega a Economy la sua visione

nel 2017 padre Augusto Zampini Davies è arrivato in Vaticano, nel Dicastero per lo sviluppo umano integrale. «Quando sono entrato in seminario volevo diventare un prete normale, lavorare con i poveri, gli ultimi. Sto ancora lavorando per loro, ma non precisamente da una favela».

Ad Assisi sono in arrivo più di duemila economisti e imprenditori under 35 da tutto il di Riccardo Venturi mondo. Per decidere cosa fare abbiamo chiamato chi «ORA SI TRATTA DI PASSARE AI PROGETTI anche contro alcuni governi. Ma l’esperienza sarà in grado di cambiare in modo concreto il CONCRETI, SI DEVONO PRENDERE DELLE DEdi pastorale missionaria gli ha cambiato la modello economico: giovani dai 20 ai 35 anni CISIONI». Padre Augusto Zampini Davies, arvita: «La chiamata di Dio mi ha fatto lasciare che lavorano in ogni settore dell’economia: gentino, direttore del settore Fede e sviluppo tutto» racconta a Economy. Una volta ordinabusiness, finanza, banche, agricoltura, salute, del Dicastero per lo sviluppo umano integrale to sacerdote, ha vissuto per due anni in una università, governo. Vogliamo che generino istituito da Papa Francesco, a Economy spiega favela nella periferia di Buenos Aires: «Lì ho qualcosa di nuovo, di diverso. Non lo creeranche «Papa Francesco e la Chiesa in generale scoperto che il sistema no in due giorni, certo, LA DUE GIORNI DI ASSISI INNESCHERÀ fanno bene a dire cosa c’è di sbagliato nell’eeconomico genera una ma prenderanno un UN PROCESSO A CATENA CHE RINNOVERÀ conomia». E rilancia: «Vogliamo un’economia terribile diseguaglianimpegno a vita con I PARADIGMI DELL'ECONOMIA che serva e che non sia autoreferenziale, che za. Un conto è saperlo Papa Francesco e diGRAZIE ALL'IMPEGNO DEI GIOVANI generi opportunità per tutti e non solo disein astratto, un altro venteranno agenti di guaglianza e morte, che generi sostenibilità e toccarlo con mano: ti spezza il cuore. Ho visto un nuovo processo di cambiamento. Speriamo non la distruzione della terra, basata su printanti bambini senza futuro finire in circuiti criche queste persone abbiano un’esperienza cipi come la solidarietà, la sussidiarietà». Lo fa, minali, di spaccio. Così ho deciso che dovevo così forte nei giorni di Assisi da volerla replicaancora prima che da prelato, da uomo di monstudiare lo sviluppo economico, e legarlo alla re nei loro paesi e nelle loro città. do: Padre Augusto era un avvocato che difenteologia». Così, dopo un periodo di studio e ladeva gli interessi di banche e multinazionali, voro a Londra con il cardinale Vincent Nichols, Padre Zampini Davies, non crede di essere

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troppo ottimista? Se vogliamo il cambiamento dobbiamo creare le condizioni di un processo concreto che parta e che continui: e questo è proprio quel che faremo. Quindi non credo di essere ottimista bensì realista, perché i processi di cambiamento si sono già diffusi e sono in corso: quello nella finanza verso l’impatto degli investimenti non solo in termini di ritorno, ma anche da un punto di vista ambientale e sociale, l’attenzione agli stakeholders e non solo agli shareholders, quello in alcune industrie che vogliono essere sostenibili, come nel tech, nelle costruzioni, nell’automotive; e ancora quello nel business dell’energia, con le nuove fonti e la transizione energetica. Quel che vogliamo fare è creare una piattaforma di persone che sono in sintonia con la visione di Papa Francesco e che possono generare concreti processi di cambiamento nei loro campi. Possono farcela.

Come, in concreto? Quella di Assisi non è la classica conferenza con l’oratore che parla e gli altri che ascoltano. È organizzata in diversi villaggi, ognuno in una parte diversa della città, abbiamo il pieno sostegno del sindaco di Assisi Stefania Proietti e del vescovo Domenico Sorrentino. Il titolo di ogni villaggio mostra una tensione; lavoro e cura, finanza e umanità, agricoltura e giustizia, profitto e vocazione, policies for happiness, business e pace... Se fai business, per esempio, certo vuoi fare profitto, ma ti dovresti interrogare anche sulla tua vocazione a non farlo a tutti i costi. Se sei nella finanza vuoi assicurare investimenti sicuri, con meno rischi e un buon ritorno: ma che spazio ha l’umanità? L’agricoltura è profondamente legata alla giustizia: i dati Fao ci dicono che per il terzo anno consecutivo è aumentato il numero delle persone affamate nel mondo, 800 milioni. Eppure produciamo cibo a sufficienza per tutti, com’è possibile? C02 e diseguaglianza: le aziende e i paesi che inquinano di più sono molto molto poche, ma chi ne soffre le conseguenze sono i più poveri, che non sono responsabili delle emissioni. Ogni villaggio ha molti consulenti da tutto il mondo. Alla fine i giovani economisti

sottoporranno a Papa Francesco il loro impegno. Ci sono tantissime persone che volevano venire, ma non c’era più posto. Speriamo quindi che in altre parti del mondo più città vorranno replicare Economy of Francesco: se questo accadrà, inizieremo un movimento rivolto a diversi aspetti dell’economia in un modo concreto, con giovani che decideranno quali cambiamenti vogliono intraprendere. Quali sono i punti chiave del processo di cambiamento che dovrebbe partire ad Assisi? Il primo è la spinta che viene dalle generazioni più giovani, che sono le più desiderose LA SPIRITUALITÀ È LA FORZA SPECIALE CHE CONSENTE A CHI VUOLE TRASFORMARE UN'IDEA IN REALTÀ DI NON GETTARE LA SPUGNA

di cambiare. Il secondo è l’aspetto olistico del cambiamento, che riguarda tutti i differenti ambiti economici, dalla salute al cibo, dall’educazione all’urbanizzazione. Non è insomma un cambiamento settoriale. Il terzo è che è un processo universale: ad Assisi ci saranno persone di tutto il mondo, selezionate attentamente. Si sono iscritte così in tanti che abbiamo potuto scegliere i giovani che sono leader potenziali delle loro zone, e che possono avviare un processo di cambiamento, o magari l’hanno già iniziato, ma forse erano soli. Anche se lavori in una banca, e magari non sei il Ceo, se sei parte di un movimento globale per il cambiamento lo promuoverai. Basta guardare il movimento

PADRE AUGUSTO ZAMPINI DAVIES

di Greta Thunberg, una volta che hai un senso di appartenenza a qualcosa di grande, questo promuoverà il cambiamento. Quarto, abbiamo esperti globali in ogni villaggio che vogliono aiutare. Non vengono solo per parlare o per farsi vedere, perché non ne hanno bisogno. Vengono per aiutare questi giovani e Papa Francesco a generare qualcosa di nuovo.

Alla base di Economy of Francesco c’è la filosofia dell’Ecologia integrale dell’enciclica Laudato si’. Tutti gli aspetti della crisi sono legati tra loro? Il grido ambientale e quello sociale sono interconnessi perché hanno la stessa causa: il mono-sviluppo economico che estrae dalla terra e produce sulla base del mito del progresso, il commercio non fatto in modo equo, il consumo eccessivo… tutto questo processo sta causando un grande danno alla terra e alla società in termini di diseguaglianza. Questo è quel che vogliamo cambiare, e se vuoi andare alle radici non puoi rispondere a un grido senza rispondere all’altro. Papa Francesco propone tre linee di azione. La prima è politico-economica, la seconda è educativa, la terza è spirituale. L’evento di Assisi ha a che fare con la prima e anche la seconda, ma poi vanno combinate con quella spirituale che ne sta alla base. Lo spirituale assicura la spinta per la trasformazione. Quando vuoi cambiare qualcosa ed è molto difficile hai bisogno di una forza speciale, altrimenti prima o poi getti la spugna. La spiritualità è l’arma segreta di chi desidera il cambiamento? Gli studi psicologici dimostrano che se vuoi cambiare qualcosahai bisogno di una motivazione. Se vuoi cambiare qualcosa di collettivo come l’economia allora hai bisogno anche di qualcosa che unisca gli attori collettivi e crei una radice collettiva: la spiritualità ha queste caratteristiche. L’80% del pianeta afferma di essere religioso, di credere in qualcosa. E la maggior parte di chi è religioso crede nel prendersi cura degli altri. Se possiamo tradurre questo prendersi cura in un modello economico, anche questo sarà una rivoluzione.

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DALLA PRODUTTIVITÀ ALL'EQUA DISTRIBUZIONE Al di là delle intenzioni, lo storico dell'economia Giulio Sapelli mette in dubbio solidità e praticabilità dei messaggi che verranno espressi ad Assisi. E dà la sua ricetta per un'economia davvero "cattolica" di Sergio Luciano

BISOGNA ROMPERE IL TABÙ E TORNARE A PARLARE DI DISEGUAGLIANZA E FORME DIVERSE DI PROPRIETÀ scurata da buona parte dei cattolici mentre aveva ed ha un contenuto rivoluzionario. SA E BUONA, MA NON SONO CONVINTO CHE Oggi invece, in un clima generale di moda SIA PROTETTA – IN PARTICOLARE NEL CASO green e di afflato un po’ sospetto verso un DI QUESTO EVENTO AD ASSISI - DA RISCHI capitalismo solidale che nei fatti non si vede, DI STRUMENTALIZZAZIONI E BANALIZZAtemo si usi anche il Papa per dare una mano ZIONI»: è preoccupato Giulio Sapelli, storico di vernice alla riproposizione degli schemi dell’economia insigne e convinto cattolico, di sempre. Il capitalismo trasforma anche il non tanto dei contemessaggio papale in LE BORSE PREMIANO LE QUOTAZIONI nuti che “L’economia un fattore di produDELLE AZIENDE CHE LICENZIANO di Francesco” produrzione e di non equa DI PIÙ E POI GETTONANO I FONDI rà né tantomeno delle distribuzione! Per CHE SI AUTODEFINISCONO "ETICI" intenzioni e dei mesquesto mi mette un saggi ma della loro solidità e praticabilità. po’ in sospetto tanta enfasi su quest’iniziativa. Ma lei che legge nella storia dell’economia i germogli dell’etica e del suo opposto, Non negherà che nei Paesi cosiddetti svicrede possibile rendere etico il capitaliluppati si viva un clima di malessere e insmo? certezze con pochi precedenti. Perché? Mi riallaccerei all’Enciclica di Benedetto XVI Perché è esploso il tema della disuguaglianza Caritas in veritatem, che peraltro è stata trache cresce! «IO PENSO CHE LA PREDICAZIONE DI PAPA

FRANCESCO SIA NATURALMENTE PREZIO-

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Non della spropositata ricchezza di pochi a fronte dell’imperimento dei più? In definitiva l’anatema della cruna dell’ago? Non vedo tanto un problema sul tema della grande ricchezza dei pochi. Il problema è l’aumentare delle disuguaglianze e che non se ne parli abbastanza.

Che fare? Per recuperare terreno sulla strada dell’eguaglianza bisogna rompere il tabù e tornare a parlare di forme diverse di proprietà. Si pensa che la disuguaglianza sia solo un problema di reddito, ma non è proprio così. Ci sono forme di allocazione dei diritti di proprietà che producono più disuguaglianza delle altre, e tale sicuramente è il modello capitalistico. Una risposta sicuramente incisiva anche se parziale è la proprietà cooperativa che fa fare grandi passi avanti al sistema verso una minore disuguaglianza. E vorrei soprattutto


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citare quel che Amartya Senn indica come fondamentali in una società, cioè la massima disponibilità dei mezzi che ciascuno ha a disposizione per elevarsi, per migliorare la propria condizione.

Ci definisca allora l’uguaglianza possibile e necessaria…. Uguaglianza non vuol dire essere tutti uguali ma che non ci siano gradi estremi di povertà e gradi immensi di ricchezza; ma soprattutto vuol dire offrire a tutti pari opportunità di accedere a beni essenziali. Questa è l’uguaglianza vera, l’unico modo per tenere insieme la visione del mondo liberale e quella socialista.

Ma torniamo al tema delle forme diversificate e compatibili di proprietà… Io ribadisco che la proprietà capitalistica deve essere temperata da forme cooperative e not-for-profit, che sono a loro volta uno strumento poderoso. Ovviamente bisogna valutare da caso a caso. Per esempio, nel vasto settore dei cosiddetti common goods, come l’acqua, ci sono numerose forme di comunità di gestione collettiva delle risorse essenziali. Ancora oggi come secoli fa ci sono Paesi in cui in alcune comunità l’acqua ancora viene amministrata dagli anziani dei villaggi, e quando occorre sostituirli subentarno funzionari statali che la ripartisocno alle famiglie in proporzione con il numero di figli che hanno… E credo che alcune tipologie di servizi pubblici sarebbe meglio per tutti anche nei paesi ricchi se fossero gestiti da cooperative dove i consumatori vengono a coincidere con i proprietari, un po’ come accade, nei casi virtuosi, con le aziende municipalizzate. Non trascuriamo l’inquietante fenomeno dei mercati borsistici che premiano le quotazioni delle aziende quando tagliano il personale. Come per encomiare il trasferimento del valore dal fattore-lavoro al fattore-capitale… Certamente, il fenomeno è questo: si riduce la redistribuzione del reddito al lavoro e la si incrementa al capitale. Navigando intanto in un

mare di contraddizioni. Perché le stesse Borse che premiano le quotazioni delle aziende che licenziano di più, poi gettonano i fondi che si autodefiniscono etici. Personalmente sono stato consigliere d’amministrazione in varie società dove, quando si chiudevano i conti annuali, si sentiva sempre il bisogno di annunciare un piano di tagli, altrimenti si diceva che il titolo in Borsa non sarebbe salito, a dispetto magari di ottimi risultati. E io votavo sempre contro! E’ il paradosso della finanza: premia i fonti etici e premia chi licenzia! Non servirebbe un po’ di nuova regolamentazione? No, sono contrarissimo. Si può solo auspicare e promuovere l’autoregolamentazione, abbiamo già troppe leggi, abbiamo creato già disastri, fissato prezzi a casaccio come nella vecchia Unione Sovietica. Ci si può affidare solo alla libera volontà di imprenditori e lavoLA PROPRIETÀ CAPITALISTICA DEVE ESSERE TEMPERATA DA FORME COOPERATIVE E NOT-FOR-PROFIT DA VALUTARSI CASO PER CASO

ratori e consumatori, i fallimenti della regolamentazione imposta dall’alto sono davanti ai nostri occhi.

Però come attendersi un’autoregolamentazione da imprese che poi, sui mercati globali, devono fronteggiare concorrenti che operano in regime di social-dumping? Be’, certo: la fattibilità di questi interventi va commisurata a quanto sia possibile fare sostenendo la competizione, dunque deve essere associata all’efficacia e all’ esigenza del contesto di mercato dato. Come del resto va fatto anche con le altre forme di allocazione della proprietà capitalistica. I criteri organizzativi di efficacia ed efficienza devono sovradeterminare tutto questo. Una domanda specifica: che ne pensa della tassa sui robot? Persino Bill Gates l’ha definita forse utile. Sono contrario: la redistribuzione non si ot-

tiene con le tasse ma con l’aumento dei salari… Quanto ai rischi dell’automazione per il lavoro umano, sono tutti da misurare e leggo pareri e stime discordi. Comunque tassare le imprese non porta mai nulla di buono.

Lei ha vissuto la fine dell’utopia di Olivetti, cosa resta di quella lezione? Solo molti discorsi senza senso, salvo rare eccezioni. Perché chi fa, oggi, quello che faceva Olivetti? Per esempo dare un aumento salariale a chi frequenta l’università? Una pietra miliare per la dottrina sociale della Chiesa fu l’enciclica Rerum Novarum. Che ne pensa? Ebbe un’importanza enorme perché creò le organizzazioni sindacali cattoliche. La Chiesa, pur non essendo favorevole alla sindacalizzazione, di fatto la rese possibile: senza quell’enciclica non avremmo avuto l’importantissimo sindacalismo cattolico e la stessa nascita del cattolicesimo sociale che ha cambiato il mondo quanto la nascita del socialismo. La Rerum Novarum fu una dura critica allo stato liberale, un atto rivoluzionario. L’iniziativa di Assisi mi sembra un atto minore.

Commentando la Caritas in veritate, l'ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha detto: «Uno sviluppo di lungo periodo non è possibile senza l'etica. Questa è una implicazione fondamentale, per l'economista, dell'"amore nella verità" (caritas in veritate) di cui scrive il Papa nella sua enciclica. Per riprendere la via dello sviluppo occorre creare le condizioni affinché le aspettative generali, quelle che Keynes chiamava di lungo periodo, tornino favorevoli. È necessario ricostituire la fiducia delle imprese, delle famiglie, dei cittadini, delle persone nella capacità di crescita stabile delle economie». Che ne pensa? Penso che alla fin fine è lo spirito di carità che si deve stimolare, quello che nasce nei cuori degli uomini, non quella istituzionalizzata che si pretende di imporre per decreto…

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COVERSTORY

MA PER I MANAGER UNDER 40 IL CAMBIO È GIÀ IN CORSO A rappresentare Federmanager nell’appuntamento di Assisi ci saranno tre giovani: Giovanni Moraglia, Paola Vitale e Luigi Lancione. Che a Economy spiegano come per loro la sostenibilità sia un valore condiviso di Marco Scotti

«I

nostri giovani manager andranno ad Assisi e noi saremo presenti a maggio in Vaticano quando il Pontefice chiamerà a partecipare al Patto educativo globale tutti i soggetti che possono contribuire a un nuovo modello di sviluppo sostenibile». La chiamata alle armi (rigorosamente pacifiche e ci mancherebbe) è quella di Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, che annuncia la presenza della sua associazione agli appuntamenti principali di Economy of Francesco. Il motivo? Perché non è più procrastinabile l’attenzione del management ai temi che il Papa ha ribadito in più di un’enciclica. «Sostenibilità – aggiunge il numero uno della Federazione dei dirigenti – significa attenzione alla questione climatica ma non A LATO, STEFANO CUZZILLA, PRESIDENTE DI FEDERMANAGER solo. Noi dobbiamo innovare il sistema, di cui l’impresa è il fulcro, e farci responsabili degli effetti generati sul territorio circoetiche, sociali e ambientali del fare impresa. stante, sulle città, sulla collettività. È il solo Non più un’attenzione pressoché esclusiva modo che abbiamo per garantirci un futuro rivolta al raggiungimento di risultati finanprospero e senza conflitti». A rappresentare ziari tout court, ma una coabitazione di diFedermanager nell’appuntamento di Assisi versi valori fondativi che concorrono all’otci saranno tre esponenti del gruppo giovani: tenimento di traguardi ancora più ambiziosi Giovanni Moraglia della sezione di Verona; e soddisfacenti. Paola Vitale in rappresentanza di quella toTre, come tre sono i scana; Luigi LancioPER I GIOVANI MANAGER NON ESISTE giovani con cui abne dalla Puglia. Tre UN BUSINESS SANO CHE NON SIA biamo parlato, le dodirigenti giovani, che ANCHE SOSTENIBILE, MA ANCHE I PIÙ mande fondamentali provengono da tre SENIOR CONVERGONO SUL TEMA che necessitano di diverse realtà lavoraun approfondimento: il ruolo degli under tive (utility, oil&gas, farmaceutico) ma con 40 nel raggiungimento di una leadership più tre visioni che convergono quando si tratta sostenibile; le aspettative che nutrono nei di parlare di questi temi che sono ormai imconfronti del convegno di Assisi; il commitprescindibili per l’agenda di qualsiasi execument dei manager più anziani nella causa. La tive. Attraverso i loro occhi e le loro azioni, sensazione diffusa, infatti, è che i più giovani dunque, il ruolo manageriale è reinterprediano ormai per assodato che non esiste un tato anche nella funzione di promozione di business sano che non abbia un occhio di un’economia più sensibile alle implicazioni

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riguardo alla tutela delle risorse del pianeta. Ma è così anche per chi non è più tanto giovane? «Vedo molte realtà – spiega Giovanni Moraglia, manager del Gruppo Tea – che stanno iniziando a cambiare pelle indipendentemente dall’età dei dirigenti. C’è una maturità e una voglia di seguire la propria attività lavorativa e la produzione, tenendo però conto degli aspetti di sostenibilità. Le strategie dovranno fare riferimento a questi obiettivi, alcuni dei quali fanno parte dei 17 punti stabiliti dall’Onu nell’agenda 2030». L’idea che prende piede, dunque, è che davvero ci sia stato un cambio di passo. Non per un semplice avvenimento, ma per una presa di coscienza collettiva che così si rischia davvero grosso. E dunque, in un momento in cui si registrano venti gra-


ECONOMY OF FRANCESCO

di al Polo Sud e Greta Thunberg riesce a smuovere gli animi, in cui gli Esg diventano – finalmente – una parte sempre più importante del business delle aziende, le imprese hanno capito che serve un segnale, forte, di discontinuità. Smettendo di trincerarsi dietro al fatto che per oltre mezzo secolo ci si è sempre comportati in un determinato modo. «Sino a qualche anno fa – ci racconta Paola Vitale – era avvertibile il problema del “si è sempre fatto così”, la sostenibilità era solo una moda di chi se lo poteva permettere. Ma abbiamo raggiunto un momento in cui c’è coscienza da parte di tutti che serve un cambiamento, i giovani lo devono guidare, ma anche la classe dirigenziale che è in piedi da un po’ di anni si trova di fronte a un punto in cui le ripercussioni sono talmente forti che il cambiamento non è più procrastinabile». Una visione confermata anche da Luigi Lancione, Hr manager di Farmalabor, che nota come anche nelle azioni pratiche si mostri chiaro il cambio di passo: «Da qualche anno vedo che viene redatto un budget per la sostenibilità. Anche il tema della sicurezza è diventato nodale e i manager si stanno sempre più spendendo per avere sempre ben chiara la necessità di un’azione sostenibile. Si tratta di un tema etico fondamentale, che non può più essere visto semplicemente come un aspetto che pertiene al singolo individuo».

GIOVANNI MORAGLIA - GRUPPO TEA

Dunque, mai come ora un appuntamento come quello di Assisi diventa nodale per far capire che una sensibilità nuova c’è, è stata introiettata da tutti i livelli aziendali e deve essere ora estesa a qualsiasi ambito della nostra vita. «Abbiamo iniziato – prosegue Moraglia – un percorso già da Catania, dove abbiamo avviato un progetto di riciclo per gli oggetti che normalmente sarebbero finiti nella spazzatura. Da lì la volontà di partecipare ad Assisi non tanto per portare dei contenuti, CI SONO SETTORI CHE PIÙ DI ALTRI DEVONO CAMBIARE PROSPETTIVA. PER QUESTO È IMPORTANTE IL CONFRONTO TRA MANAGER

ma per intraprendere un percorso utile di condivisione e di commistione di esperienze diverse. Non è facile mettere sotto lo stesso cappello il mondo del lavoro, della famiglia e della chiesa, ma sono certo che non sia difficile trovare un denominatore comune, una chiave di volta che permetta di cambiare passo. Io stesso voglio essere un motivatore all’interno dell’ecosistema in cui mi muovo». Ci sono poi settori che più di altri – naturalmente – devono cambiare approccio e prospettiva. È il caso di Baker Hughes, di cui Paola Vitale è Financial Planning & Analysis Director. «La

LUIGI LANCIONE - FARMALABOR

mia azienda – ci spiega – si è impegnata a ridurre del 40% le emissioni entro il 2030 e a portarle a 0 entro il 2050. Più in generale, il motivo per cui io ho aderito a Economy of Francesco, è la necessità da parte di noi giovani di assumerci qualche responsabilità in più. La sostenibilità non è una moda, ma una parte fondante del nostro agire quotidiano. In un convegno come quello di Assisi vedo la possibilità di confrontarmi con persone che provengono da tutto il mondo per trovare una via comune d’azione». «Papa Francesco – conclude Lancione – è già da diverse encicliche che ha introdotto i temi relativi all’economia sociale. Per questo, sia come individuo, sia come membro del gruppo di Federmanager, ho reputato che questa occasione di Assisi fosse un’opportunità cui non si poteva rinunciare. L’internazionalità di questo appuntamento, con partecipanti eterogenei che provengono da gruppi di diverse estrazioni sociali, lavorative, esperienziali, mi rendono veramente fiducioso. La diversità è il vero valore aggiunto dell’appuntamento di Economy of Francesco. E sono certo che sapremo tutti cogliere questa opportunità». La via è sicuramente tracciata, e il coinvolgimento sempre più convinto dei più giovani non può che farci guardare a questo incontro con un pizzico di ottimismo in più. È già una gran bella novità.

PAOLA VITALE - BAKER HUGHES

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L'ALTRA COVERSTORY

DONNE SULL'ORLO DI UN'EVOLUZIONE DI LEADERSHIP Nei board delle principali 40 società quotate le donne rappresentano il 35,5% dei membri. E negli ultimi anni tra i dirigenti sono passate dall'11,9% al 17,6%. Ci sono (notevoli) margini di miglioramento, ma non si potranno raggiungere proseguendo nella contrapposizione tra mondo maschile e femminile. Ecco perché Economy ha organizzato "Dimenticare Lisistrata", per capire cosa significa per una donna ricoprire ruoli di responsabilità in contesti lavorativi sempre più complessi.

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Come andiamo con la gender equality? Bene, ma non benissimo. Perché, al di là dei numeri, va aperto un confronto sulla leadership al femminile. Per trovare modelli che vadano oltre gli stereotipi di Marina Marinetti

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e cediamo, se gli diamo il minimo ottenuta con votazioni più elevate e in tempi appiglio, non ci sarà più un mestiere più contenuti. E nei board delle 40 maggiori che queste, con la loro ostinazione, società quotate, le donne sono passate dal non riusciranno a fare. Costruiranno navi, 5,7% del 2011 al 35,5%, del 2019 (la media vorranno combattere per mare […]. Se poi si mondiale è del 20,6%). Ma c’è voluta una mettono a cavalcare, è la fine dei cavalieri». Ve legge, la Golfo-Mosca, per imporre la presenla ricordate Lisistrata? Nella commedia di Ariza di almeno un terzo di donne nei board. E stofane (correva l’anno 411 a.C.) convince le l’effetto “tetto” è talmente evidente che è stata donne greche a metprorogata, alzando la L'EFFETTO "TETTO" DELLA LEGGE tere in atto lo sciopero soglia da un terzo a del sesso per indurre GOLFO-MOSCA È TALMENTE EVIDENTE due quinti dei sindaci CHE SONO STATE INNALZATE QUOTE gli uomini a cessare e degli amminisratori E AUMENTATI I MANDATI la guerra. Sono paseletti ed estendo i rinsati più di 2.400 anni, ma lo stereotipo sulla novi del mandato da tre a sei. Tante (poche) polarizzazione tra mondo maschile, legato quante sono le società quotate che hanno un allora alla guerra e oggi al business, e mondo presidente donna: Amplifon, Eni, Enel, Poste, femminile, vincolato al welfare e all’estetica Terna e Ubi Banca. E solo il 5% delle società (oggi come allora), è duro a morire. Eppure, ha un ceo donna. Mentre tra i dirigenti le donoggi in Italia abbiamo un milione e 340mila ne sono passate dall'11,9 al 17,6%. Bene, ma imprese femminili e nella fascia d’età fra i 25 e non benissimo. Peccato, perché è assodato – 44 anni il 30% delle donne possiede una lauanche per la Consob – che le imprese sensibili rea (a fronte del 20% degli uomini), in media alla parità di genere hanno più probabilità di

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L'ALTRA COVERSTORY DIMENTICARE LISISTRATA

Un momento dell'evento "Dimenticare Lisistrata" nelle Sale Nobili di Palazzo Turati a Milano

migliorare le proprie performance. Beh, almeno il gender pay gap si sta ridimensionando: il nostro Paese risulta tra i più virtuosi, con una differenza salariale del 5,6% tra uomini e donne (la media europea è del 13,8%). Insomma: i margini di miglioramento non mancano. In particolare per quanto riguarda il tasso di partecipazione femminile nel mercato del lavoro, ancora fermo al 56%, il più basso tra i 28 (pardòn, 27, dopo la Brexit) paesi dell’Unione europea: alzandolo di un misero punto percentuale, secondo la Banca d’Italia il Pil si impennerebbe del 7%. Ma diciamo che Lisistrata può andare in pensione, abbandonare le armi e ripartire con nuovi presupposti. Ecco perché Economy ha organizzato, l’11 febbraio a Milano, “Dimenticare Lisistrata. La leadership femminile: otto protagoniste oltre gli stereotipi”, che nella “meravigliosa cornice” (si dice così, no?) delle Sale Nobili di Palazzo Turati si sono confrontate su cosa davvero significa oggi per le donne ricoprire un ruolo di responsabilità in contesti lavorativi sempre più complessi. La laurea non basta La laurea in Economia aziendale con specializzazione nel settore Finanziario non basta per diventare analista quando, oltre a essere una mosca bianca per l’epoca – in quanto donna – sei anche una biondina appena sposata che potrebbe rimanere incinta da un momento all’altro. Poi, dopo aver fatto il giro delle sette chiese (banche) invano, la fortuna ti fa incontrare, nel bar dove ogni mattina vai a fare colazione, un signore che è a capo di Banque Bruxelles Lambert. Inizia così, a 25 anni, la carriera nel mondo finanziario di Maurizia Villa, una delle prime a lavorare come advisor per il private equity. Una carriera consumata tra Barclays, Cominvest, Cofilp (la banca d’affari del Gruppo Banca Popolare di Novara), eccetera. «A un certo punto, però, il mondo

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finanziario stava crollando agli occhi della mia generazione. E mi corteggiavano nell’attività di executive search, ma ero convinta che fosse un "non lavoro" da ultima spiaggia». Oggi Maurizia Villa è managing partner e country chair di Korn Ferry, in cui è entrata nell’agosto 2010. È lei, si dice, che il Tesoro ha incaricato di individuare il successore di Marco Morelli alla guida di Monte dei Paschi di Siena. È a lei che il fondo sovrano di Abu Dabhi, Aabar LE DONNE IN POSIZIONI DI RILIEVO SANNO CHE IL VERO SUCCESSO DI UN MANAGER STA NEL CONDIVIDERE IL PERCORSO CON LA SQUADRA

Luxembourg, primo azionista di Unicredit, avrebbe chiesto di sondare il terreno per individuare una lista di candidati da mettere al comando della banca. È lei che ha consegnato la cloche di Alitalia a Gabriele Del Torchio. Altro che “ultima spiaggia”. Chi meglio di lei per denifinire le skill femminili? «Si parla sempre di soft skill, ma quelle delle donne sono molto hard». E (sorpresa!) invece di snocciolare doti come multitasking, ascolto, pianificazione, Maurizia Villa ha parlato invece di «esempio, stimolo, guida. La caratteristica delle donne è il raggiungimento dell’obiettivo attraverso un atteggiamento costruttivo. Le lamentele non funzionano: tutto si può risolvere attraverso un’attitudine positiva». Specie se si oc-

cupa una posizione di leadership: «Occorre occupare il ruolo con determinazione e consapevolezza di cosa voglia dire lavorare in un’organizzazione. Ci vuole anche serietà nel percepire i propri punti di forza e di debolezza e di questi fare un elemento su cui lavorare. Le donne oggi in posizione di rilievo hanno maggior senso di consapevolezza che il risultato non deve essere ascrivibile a se stesse come must, ma il successo vero di un manager sta nel condividere il percorso con la squadra, nel bene e nel male». Tant’è che quando si parla di donne, si parla di “leadership partecipativa”. «Va detto che è una conquista proporzionale e speculare all’evoluzione nel tempo: delusioni, cadute, disillusioni aiutano a costruirsi un livello di consapevolezza più lucido di quello degli uomini, che se la raccontano molto e hanno fragilità più evidenti delle donne. Parlo di donne risolte, chiaramente». E il modello yuppie anni ’80? «Allora per emergere bisognava essere aggressive, lottare contro l’uomo sbagliato. Oggi siamo elemento di aggregazione, modulazione, mediazione. È questo che porta poi al risultato». Ma arrivarci, al risultato, può richiedere anche un quarto di secolo. Prima di cambiare pelle, fondando la Pierri Philanthropy Advisory per occuparsi a tempo pieno di consulenza e formazione in tema di filantropia e finanza sociale per aziende, banche, family offices e fon-


IL CORAGGIO DI VOLTARE PAGINA PREMIA CON IL SUCCESSO PROFESSIONALE E poi ci sono le sliding doors. Come quelle che hanno attraversato Sara Biglieri (che peraltro assomiglia come una goccia d’acqua a Gwyneth Paltrow), partner di Dentons, il più grande studio legale internazionale del mondo, e Cristina Santucci, Vice President e Managing Director (che poi sarebbe come dire “amministratore delegato”, declinato rigorosamente al maschile) di Juul Labs Italia, che ha portato nel nostro Paese “l'iPhone delle sigarette elettroniche”. Entrambe hanno mollato una carriera molto ben avviata per intraprendere una nuova avventura. Due startupper... senza garage. Per Sara Biglieri la vita avrebbe potuto essere decisamente più tranquilla: «Quando facevo l’avvocato a Pavia in pausa pranzo riuscivo persino ad andare a giocare a tennis». Ma quella non era la vita che faceva per lei, e Milano chiamava come una sirena. Così approdò in uno studio legale decisamente quotato. Da neoavvocato a socio - «senza santi in Paradiso», ci tiene a sottolineare – con clienti consolidati (anche grandi nomi, che, in più d’uno, s’è portata dietro nella nuova avventura) e posizioni in cda di aziende importanti e holding. «Avrei potuto rimanere lì», ha spiegato alla platea. «Non mi sono mai sentita una “donna” sul lavoro... a parte quando, unica fra venti avvocati uomini, qualche cliente si permetteva di darmi della “signorina” chiedendomi di fotocopiare un documento». È un po’ l’annosa questione del “buongiorno, dottore" versus "buongiorno signora” (scovate le differenze). «Dopo vent’anni mi sono resa conto di aver raggiunto il limite della mia crescita personale». Così, nel 2016, decise di seguire Federico Sutti, che aveva da poco aperto la sede italiana di Dentons. A seguirla, dal vecchio studio, il suo team, una decina di persone che hanno creduto nel suo progetto. «In

un mercato saturo, era un’operazione rischiosa. Si partiva da zero con uno studio internazionale. Ma già dopo pochi mesi capimmo che si trattava di un’iniziativa di successo». Entrata da subito come partner di peso dello studio, Sara Biglieri ha fatto il salto. «Non sono tanto i soldi che hanno fatto la differenza, ma una cosa con cui noi donne non siamo abituate ad avere a che fare: il potere. Per stare al tavolo con gli altri alla pari, o anche un gradino sopra, devo poter portare dei risultati. Poi è chiaro che se dici cose intelligenti ti ascoltano». Cristina Santucci, che oggi è Vice President e Managing Director di Juul Labs Italia, la sua sliding door l’ha attraversata alla vigilia del coronamento di una fulgida carriera in Coca-Cola, dove, in 15 anni, ha ricoperto posizioni in Italia e in Europa, spaziando dal Marketing al General Management. «Coca-Cola è stata una straordinaria avventura professionale, ma anche, in parte, una prigione dorata», ha raccontato.«Ho fatto un carrierone, ma ero un talento anomalo, perché in tutte le grandi multinazionali i talenti e i potenziali vengono definiti anche in base alla loro mobilità. Ma io non mi ero mai mossa dall’Italia, per questioni familiari: avevo perso mio padre a vent’anni, una responsabilità quindi nei confronti di mia madre, e nel frattempo avevo costruito una mia famiglia. Nel 2015 mi arrivò la classica offerta che non potevo rifiutare: andare ad Atlanta a ricoprire una posizione

molto prestigiosa. Ma dovevo scegliere tra famiglia e carriera. “Santucci è brava, ma non è mobile”, equivaleva a “Santucci è brava, ma non è un uomo”. Scelsi la famiglia». E una carriera diversa nel mondo delle start up e nel business dell’innovazione digitale, «una carriera che paradossalmente ha preso presto una velocità molto più alta di quella che avrebbe avuto se fossi rimasta in Coca-Cola». Tramite un headhunter, infatti, è squillata la sirena di Juul Labs. Che le chiedeva di aprire una startup da zero, contando su investimenti e supporto dalla casa madre, in un contesto supersfidante, quello delle “svapore”, in Italia, in cui di donne non c’era neppure l’ombra. «È scattata la scintilla. E l’arrivo di Juul Labs in Italia, per giunta guidata da una donna e costituita da un team giovane e proveniente da settori diversi dal tabacco, è stato l’elemento dirompente. Tra l’altro, guadagno più ora di quando ero in Coca-Cola». Certo: ora. Perché anche Cristina Santucci, come (quasi) tutte le donne, tende a gettare il cuore oltre l’ostacolo, mentre il portafoglio lo si dimentica in fondo alla borsa. «Parlando con i miei omologhi uomini in giro per il mondo mi sono resa conto che, nella determinazione del mio compenso, avevo privilegiato la parte variabile relativa alle azioni rispetto alla retribuzione». Tradotto: aveva un salario fisso inferiore. «Ma quando ho fatto presente la questione, l’azienda ha subito adeguato il trattamento».

SEDUTE, DA SINISTRA: SARA BIGLIERI (DENTONS) E CRISTINA SANTUCCI (JUUL LABS)

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L'ALTRA COVERSTORY DIMENTICARE LISISTRATA

Da sinistra: il caporedattore di Economy Marina Marinetti (di spalle), Paola Pierri, founder di Pierri Philantophy Advisory, e Maurizia Villa, country chair di Korn Ferry

dazioni, Paola Pierri ha toccato con mano cosa significa appartenere a una specie protetta. Per più di 25 anni ha lavorato nel settore bancario e finanziario - «tutti guadagnavano molto più di me in quanto specialisti e in quanto uomini, perché gli uomini chiedono, e hanno bisogno di segni esteriori del potere», ha sottolineato - concludendo la sua (prima) carriera con il ruolo di Direttore Generale di Ubm, la banca di investimento del Gruppo UniCredit, che ha lasciato nel 2009. La differenza tra ieri e oggi, in cui le quote rosa sono imposte per legge? «Una volta non c’era un numero significativo donne neppure in posizioni intermedie, quindi era ovvio che bisognasse fare spazio. Adesso che ce ne sono molte di più il clima è drammaticamente cambiato, ma in senso negativo. Se è diventato politicamente corretto avere donne in azienda, significa che non è così scontato che le donne abbiano dei diritti. E infatti c’è voluta la legge sulle quote rosa. Doveva essere un modo per cominciare a inserire le donne, ma questa quota è diventata un tetto». Lei è stata “specie protetta” in diversi consigli di amministrazione, inclusi quelli di Ansaldo, Olivetti, Edison, Veneto Banca. E nei cda in cui non è

entrata, il motivo non è stato certo quello della mancanza di competenza, anzi: «Tantissimi cacciatori di teste mi hanno detto: “grazie, ma abbiamo già trovato un’altra donna”. Non “una persona”, proprio “un’altra donna”. Mi ha sempre scioccato questa frase... E chi l’ha pronunciata era sempre un uomo. Questo dà la misura di quanto sia forte il concetto che non sei una competente normale di un cda, ma sei una componente protetta. Le donne non sono risorse umane: sono commodity».

neppure l’aggressività verbale. Soffro un po’ negli ambienti maschili, in cui c’è un utilizzo della voce alta per conquistare il predominio». Lei è una delle poche che frequentavano la Bocconi quando ancora le discipline economiche non erano roba LE DONNE FANNO SENZA CHIEDERE: da femmine: «Saremo UNA DOTE PARTICOLARMENTE Anacronismi state cinque o sei su APPREZZATA QUANDO SI LAVORA Sembra anacronisticento. E tutte siamo IN TEAM SU UN PROGETTO co parlare di “sesso arrivate alla fine del debole”. Eppure anche questo è un tema. «La percorso». Terminati gli studi, per Antonella presenza fisica è l’handicap che hanno le donMassari si sono aperte le porte del Credito ne», ha esordito Antonella Massari, segretario Italiano: «Cercavano un economista all’Ufficio generale dell’Associazione italiana Private Studi e mi chiamò Pietro Modiano. Allora mi Banking: «in quanto donna non ti è concessa sembrava che mi dessero un sacco di soldi: in realtà non erano tanti». L’ambiente finanziario? «È ancora abbastanza maschile. Molto, però dipende dal leader. Qua in Aipb siamo in 12 e abbiamo solo tre ragazzi». Una scelta dettata dall’esperienza: «Ho sempre lavorato molto bene con le donne: le donne fanno senza chiedere, gli uomini quando fanno chiedono. E per un capo avere qualcuno che ogni due minuti chiede qualcosa è pesante». Ma c’è un ma: «Le donne sono fidate, ma un ambiente misto è preferibile», avverte. Anche se l’ambiente della comunicazione, nel quale per anni si è mossa nell’era di Profumo «e dal quale sono uscita con lui», aggiunge, è tipicamente declinato al femminiDA SINISTRA ANTONELLA MASSARI, SEGRETARIO GENERALE AIPB, E GIULIANA PAOLETTI, PRESIDENTE IMAGE BUILDING le: «Quando ero all’Identity communication,

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si diceva che il team fosse tutto di donne. In realtà era assolutamente bilanciato tra i due generi: 50 e 50%». Molto più di quello dei consigli di amministrazione: «Finita l’era Profumo, sono entrata nel cda di Amber Capital, poi in Vittoria Assicurazioni». Poi, a un certo punto, il presidente di Aipb, Fabio Innocenzi, mi propose di fare il segretario generale. Me lo descrisse come un’attività part time: in realtà è più che full time. Noi donne siamo sempre ingenue, ma molto appassionante». «Sarà per quello che ci facciamo pagare meno: anche io all’inizio mi vergognavo a chiedere dei soldi, adesso sono peggio di una marocchina nel suq di Marrakech», ha scherzato Giuliana Paoletti, che nel 1987 ha fondato (fondò, bisognerebbe dire, anche per rispetto dei 33 anni trascorsi nel frattempo) Image Building, una delle più importanti agenzie di comunicazione italiane. «Per le donne nella maggior parte dei casi il lavoro è un mezzo, per gli uomini è solo un fine: gli uomini tendono a voler esercitare il potere, ce l’hanno nel dna, mentre le donne si divertono nel viaggio. Di contro, nel mondo maschile le regole sono banali: avere a che fare con un uomo è più semplice che avere a che fare con una donna». Guai a dire a Giuliana Paoletti che la comunicazione è femmina: «Niente affatto. Chi c’è a capo della comunicazione di Fincantieri? Un uomo. E di Intesa Sanpaolo? Un uomo. E nelle agenzie di comunicazione, ai vertici chi c’è? Da Barabino a Sec, tutti uomini». Ma non con lei, in Image Building. «Su 50 persone che lavorano con me, 45 sono donne. All’inizio perché i simili scelgono i propri simili e poi perché è banalmente complicato ricevere curricula da parte di uomini. Detto per inciso: non è vero che le donne si fanno la guerra, a meno che non debbano piacere di più a qualcuno - specie a un capo narcisista, ndr - Se c’è una donna come capo questo equivoco non c’è, non esiste nessun malinteso di genere».

E LO HUMOR SI FA LARGO TRA LE SKILL DELLE DONNE «Ci sono problemi nella leadership al femminile in Italia? Beh qualcosa ci dice di sì se su 50 amministratori delegati, 49 sono uomini». E uno è donna? «No: è un Koala». Alessandra Faiella, attrice comica dalla lunga carriera, all'evento "Dimenticare Lisistrata" organizzato da Economy ha puntato il dito, con l'ironia che la contraddistingue, contro gli stereotipi di genere. Che in parte sono anche veri, per carità. Ma vanno superati, sfruttando le skill femminili e lo humor. Alessandra Faiella l'ha fatto durante tutta la sua lunga carriera in teatro anche con Dario Fo e in televisione con Serena Dandini, Gialappa’s, Bertolino, Chiambretti e persino Cochi e Renato - «Tutto quello che in tv c’era di decente l’ho fatto», ha detto - Certo, continua a recitare, ma è anche

coach e formatrice aziendale nell’ambito della comunicazione, dello humor training e della leadership. «Pregiudizi culturali, diversità naturali, stereotipi duri a morire, tutto questo rende difficile alle donne fare carriera», ha spiegato. «Ovunque ci imbattiamo nel cosiddetto “soffitto di cristallo” quella barriera invisibile ma onnipresente che blocca le donne nella loro ascesa al vertice. Ho chiesto ad una mia amica manager : “Che cosa fai quando incontri il soffitto di cristallo?” Mi ha risposto “Lo pulisco col Vetril”. Eppure i profitti delle aziende che hanno affidato la leadership ad un alto numero di donne hanno prestazioni più alte, fino al 20% di profitti in più. Ecco smentita la leggenda che le qualità dirigenziali, sono appannaggio

esclusivamente maschile. Sembrerebbe piuttosto che le skills di empatia, flessibilità, capacità di condivisione, ovvero qualità molto più femminili, servano a gestire il potere in modo efficace. Il problema qual è? Che le donne non lo sanno. Il modello “maschile” ha da tempo mostrato i suoi limiti, ma manca ancora un modello culturale a cui fare riferimento per le donne che non vogliano aderire a stereotipi ormai superati. La leadership del presente e del futuro unisce competenze maschili e femminili e le rende trasversali. La nuova leadership deve saper usare la forza e la tenerezza, il coraggio e la prudenza, l’espressione di sé e la capacità di ascolto». E in questo nuovo stile di leadership, lo humor gioca un ruolo fondamentale.

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L’ALTRA COVERSTORY

Inutile “genderizzare” meglio puntare a fare rete Il vittimismo non funziona, la ghettizzazione neppure, ma alle donne manca la capacità di fare “cartello”: Klaus Davi punta il dito contro l’ideologia post-femminista che finisce solo per intimorire l’uomo di Davide Passoni

«NEL SISTEMA DI POTERE AZIENDALE MANCA ALLE DONNE LA CAPACITÀ DI FARE “CARTELLO”, DI OCCUPARE POSIZIONI CHIAVE GRAZIE ALL’AIUTO DI RETI DI SUPPORTO, A DIFFERENZA DI QUANTO ACCADE PER GLI UOMINI, CHE SONO PIÙ “POLITICI” NELLA GESTIONE DEI RAPPORTI. Per molto tempo que-

sta mancanza è stata per le donne un fattore di debolezza. Certo, noto che la cosa si sente meno con l’avanzare delle giovani generazioni, ma resta un fatto: per le donne, la logica del branco non funziona». Tagliente e lucido come spesso gli capita di essere, Klaus Davi va diretto al punto quando gli si chiede di analizzare la condizione attuale della leadership femminile, in azienda e non solo. «La mia è un’analisi sociologica spicciola, ma penso sia corretta: un approccio all’acquisizione del potere più solidale tra donne si sta concretizzando solo con le nuove generazioni ed è inutile “genderizzare” sempre tutto, perché così si colloca la donna in una posizione di minoranza, che in realtà non occupa», aggiunge il massmediologo. Si parte con delle buone intenzioni, ma si finisce per fare del male... Si rischia di ghettizzare, di fare peggio, di svilire persino coloro che ce l’hanno fatta. Che sono tante. Non ci deve essere vittimismo, è un atteggiamento che non mi piace, in qualsiasi minoranza. Il vittimismo ti taglia fuori da tutto. Vediamo per esempio la questione omosessuale. Io sono omosessuale, lo dico apertamente,

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ma posso assicurare che nessuno ci fa caso. Se incentrassi il mio lavoro su questo, finirei per applicarmi un’etichetta che non mi toglierei più e che a nessuno interessa. Tornando alle donne, non perdiamo però di vista il tema delle disuguaglianze che ci sono: a livello di responsabilità, di retribuzioni, del numero di quante occupano posizioni di vertice. Forse su questo aspetto la discussione dovrebbe fare uno scatto. La donna deve essere tosta nei fatti, non deve aggrapparsi a una ideologia post-femminista, sicuramente legittima, ma che porta a seguire una strada sbagliata, quella di intimorire l’uomo. In questo senso, credo che il movimento del “Me Too” non abbia fatto poi così bene. È quindi superata anche la logica delle quote rosa? Personalmente non sono convinto che nelle aziende siano utili, a differenza di quanto lo sono in politica. L’impresa, multinazionale o Pmi che sia, è un organismo mediamente intelligente e può arrivare da sola a capire il valore che una donna le porta quando è leader. Risolvere il tutto con le quote rosa nei consigli di amministrazione non serve, deve cambiare la cultura: le imprese devono capire che la gestione femminile apre opportunità a tutti i livelli. Tanto più che in molte filiere la presenza delle donne è ampia: penso alla magistratura, al mondo accademico, al giornalismo. È chiaro che c’è poi un problema di vertici: quante di queste occupano posizioni apicali? E quante si mascolinizzano? Sul lavoro la donna deve fare la donna, non

deve fare l’uomo. Per un certo periodo, invece, lo ha fatto: penso alle donne in carriera degli anni ’80, che non mi sento di attaccare perché dovevano adattarsi, anche stilisticamente, a un modello che non era il loro. Ora però le cose sono cambiate, le donne rimangono pienamente con il loro modo di essere, la mascolinizzazione sta venendo meno. Abbiamo donne in posti apicali che sono femminili nello stile di vita e manageriale che adottano. E che collaborano tra di loro Sono tante e sempre di più le donne che lavorano con donne, anche in posizioni di potere. È una dinamica nuova, che fino a pochi anni fa non esisteva; la vera o presunta incompatibilità tra donne è sempre meno visibile, specialmente per le under 40. E aggiungo una cosa: l’impresa ne giova, perché la presenza di una donna è rassicurante. In che senso? Mi rifaccio a un campo che conosco molto bene: quello televisivo. Dalle analisi che mi trovo a studiare, risulta che in televisione la figura femminile è rassicurante. La donna - non la donna oggetto, però - rassicura l’audience; metti due o tre uomini intorno a un tavolo a dibattere e questa tende a calare. La presenza di un punto di vista femminile, invece, serve, perché l’uomo da solo appesantisce e il telespettatore cambia canale. Si cerca la visione femminile, si vuole un’angolatura diversa nel racconto e nell’analisi dei fatti. Per la donna il terreno è aperto, come si vede. La strada è segnata.


ondazione Consulenti per il



GESTIRE L’IMPRESA

LA FRENATA INDUSTRIALE (PER ORA) NON SPAVENTA GLI STRANIERI 34

La manifattura italiana rimane la seconda in Europa e un modello efficace, anche grazie alla dinamica degli incentivi. Così, da Hitaci a Hyva, da Fanuc a Bosch, le multinazionali puntano sul Belpaese

INCENTIVI

di Marco Scotti

NON SOLO CREDITO D’IMPOSTA: ECCO LA PLATEA DEI BANDI

36 ELIO CATANIA LA DIGITAL TRANSFORMATION NON È (SOLO) ROBA PER TECNICI

38 ITALIAN SOUNDING SI FA PRESTO A DIRE “PARMESAN” MA CI SI PUÒ DIFENDERE

41 SCANIA LA SOSTENIBILITÀ VIAGGIA SULLE RUOTE DEI CAMION “GREEN”

42 LOGISTICA LETEXPO, LA FIERA DI SISTEMA SU LOGISTICA, TRASPORTI E MOBILITÀ

44 HRC COMMUNITY A.A.A. TALENTI CERCASI NEL SISTEMA ITALIA

45 ITALIA RISK FORUM CONDIVIDERE LE ESPERIENZE PER AFFRONTARE I RISCHI

S

e coi tempi che corrono basta un coltratta dello stop più brusco dal 2013 – quando po di tosse per essere additati come ancora si sentiva forte e chiara l’eco della crisi untori e come veicolo del temutissifinanziaria – e dal 2014 in assoluto. Non va memo Coronavirus, è forse il caso di sottoporre a glio sul fronte degli ordinativi: anche nell’ultiun esame più approfondito l’industria italiana. mo trimestre del 2019 si è visto un calo degli Non perché sia affetta da un male contagioso acquisti di macchine utensili, con un -21,2% – ci mancherebbe – ma perché sta vivendo un rispetto al quarto trimestre dell’anno precemomento complicato che potrebbe essere cadente. Ma questa dinamica è più comprensitalogato come banale malanno di stagione o bile: il Piano Calenda, con iperammortamento come sintomo di un disturbo più grave. Fuor e superammortamento, ha dato il via a una di metafora, sono due corsa all’acquisto che IL PIANO CALENDA HA DATO IL VIA i fattori che fanno ha permesso di svecA UNA CORSA ALL’ACQUISTO DI MACCHINE: drizzare le antenne QUESTO SPIEGA IL CALO DEGLI ORDINATIVI chiare un parco macagli osservatori e agli chine tra i più vetusti E LA FRENATA DELLA PRODUZIONE addetti ai lavori: un del continente. Ovviarobustissimo calo degli ordinativi di macchimente, si tratta di dispositivi che non possono nari industriali (attendibile ma non per questo essere ricomprati con cadenza annuale e di meno allarmante) e la prima frenata della proconseguenza anche Ucimu, l’associazione dei duzione dal 2014. È soprattutto quest’ultimo costruttori di macchine utensili, ha parlato di parametro che preoccupa: l’Istat, infatti, ha stifrenata “fisiologica”. mato per il dicembre 2019 un calo del 4,3% su E dunque? Dunque serve dare una scossa base annua. Non siamo soli, per carità: Francia all’intero comparto provando a puntare su al(-3%) e Germania (-6,9%) ci fanno compagnia. cune opportunità, che possono rientrare sotto Ma il detto “mal comune mezzo gaudio” semdue grandi “cappelli”: aprirsi al capitale strabra decisamente fuori luogo. Anche perché si niero o innovare (e rinnovare) i propri modelli

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GESTIRE L’IMPRESA

di business. Perché le multinazionali estere Ansaldo – ci spiega Alistair Dormer, Executive guardano a noi con favore, mentre la maniVice President Hitachi Ltd – abbiamo consofattura italiana rimane comunque la seconda lidato la nostra presenza nell’industria ferroin Europa e un modello efficace, nonostante viaria. La nostra azienda è un attore globale qualche giramento di testa passeggero. Ecco del settore con un portfolio ampio che include qualche caso di successo sia per quanto riguartreni, servizi e segnaletica, ma anche una magda la presenza estera, sia per quanto concerne giore offerta digitale. Abbiamo una competenl’imprenditoria noza che mette insieme CON L’ACQUISIZIONE DI ANSALDO, strana. le nostre esperienze LA MULTINAZIONALE HITACHI C’è Hitachi, una multinel mercato delle tecHA CONSOLIDATO LA PROPRIA nazionale giapponese PRESENZA NELL’INDUSTRIA FERROVIARIA nologie operative con da quasi 80 miliardi quelle nell’It, digital di euro di fatturato, che in Italia c’è e non ha technology e intelligenza artificiale. Operiamo alcuna intenzione di andarsene, nonostante inoltre su scala internazionale, con expertise condizioni non particolarmente vantaggiose, in ogni aspetto legato a mobilità, trasporti e soprattutto per quello che concerne la rete IT, garantendo ad Ansaldo un vantaggio comelettrica, sia in termini di costi, sia dal punto petitivo. Stiamo lavorando per migliorare la di vista dell’affidabilità. Tra il 2007 e il 2017, qualità dei servizi che offriamo. Ad esempio, ad esempio, il tempo perso a causa delle interl’abilità di intercettare i malfunzionamenti ruzioni di fornitura di energia elettrica è auci potrà permettere di mantenere i treni in mentato di 19,5 minuti. «Con l’acquisizione di condizioni ottimali e di eliminare i problemi

La ricetta vincente? Innovare puntando sul Made in Italy

prima che si manifestino, aumentando i livelli di sicurezza». E l’Italia beneficia di una certa similitudine con il Giappone, come ricorda Dormer, in particolare per quanto concerne il tessuto economico e sociale. Anche da noi, infatti, «la popolazione anziana rappresenta un’ampia percentuale rispetto al totale, si pensi che il 23% è over 65. Inoltre, l’Italia vive il calo demografico e ha performance basse in termini di crescita economica rispetto ad altre economie avanzate. Ma nonostante questo contesto, entrambi i paesi sono caratterizzati dalla presenza di alti livelli di competenze in svariati settori: il Giappone è il quarto paese al mondo per la registrazione di brevetti, l’Italia l’ottavo; entrambi i paesi sono precursori nel campo della robotica, il Giappone è il secondo al mondo e l’Italia il decimo». Oppure c’è chi ha scelto il nostro Paese non soltanto come territorio in cui investire, ma come zona di punta dell’intero business, tanto At the intersection of readiness and responsibility”) mostra che l’impatto più profondo sulle organizzazioni

L’Italia che annaspa, che spinge, che cerca

dureranno questi fattori critici, gli effetti

di tenersi a galla aggrappandosi alle “tre

potrebbero essere ancora più negativi

F” (fashion, food e furniture): facciamo il

rispetto a 18 anni fa, quando la Sars partì da

IoT (72%), intelligenza artificiale (68%) e cloud

tagliando al nostro Paese con l’Ad della

una Cina che contava il 4% del Pil mondiale,

(64%): tecnologie avanzate che integrano

branch italiana di Deloitte Fabio Pompei.

mentre oggi è arrivata al 18%. L’Italia deve

mondo fisico e mondo digitale, ridisegnando

farsi trovare pronta con misure di ripresa

completamente lo scenario industriale. È il

Dal 2016 a oggi si sono alternati il Piano

e investimenti pubblici, per sospingere

momento di investire su questi ambiti per

Calenda e quello Transizione 4.0. Eppure,

il reparto industriale e fare da traino ai

creare un terreno fertile per lo sviluppo e la

dopo un primo periodo di “decollo” degli

consumi interni”.

modernizzazione delle imprese italiane.

investimenti, abbiamo assistito a un calo

Chi investe in 4.0, anche grazie agli incentivi

Dopo anni di delocalizzazione industriale,

della spesa in macchinari già dalla fine del

statali, ha migliorato le sue performance

stiamo entrando in una fase di reshoring.

2018 e alla prima flessione robusta della

finanziarie, nonostante un 2019 nero per

Che cosa ci dice questa tendenza?

produzione industriale dal 2014. Si tratta di

la manifattura nostrana. Ma basta davvero

Che nonostante tutte le difficoltà e le

una “tempesta perfetta” data dal combinato

dotarsi di una cultura nuova per emergere

innovazioni il Made in Italy non tramonta

disposto tra dazi, Coronavirus e Brexit?

in un momento complicato?

mai. Questo controesodo conferma che se

Il quadro internazionale non aiuta, il segno

Una cultura nuova non basta. La vera

si vuole realizzare un prodotto di altissima

meno vale per tutta l’Eurozona. I venti che

innovazione passa dalla strategia aziendale,

qualità bisogna farlo nel nostro Paese,

agitano conflitti commerciali generano

dal modello di business e dai servizi

soprattutto in settori dove siamo protagonisti

incertezza così come il diffondersi del

offerti. Il report Deloitte presentato a

come Fashion&Luxury, farmaceutica

Coronavirus. Molto dipenderà da quanto

Davos (“The Fourth Industrial Revolution:

e alimentare. Il recente “Censimento

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aziendali ce l’avranno


PROFESSIONI E DIGITALE «Se la nostra categoria non riesce a dare un colpo di reni rischia di restare fuori dall’evoluzione digitale»: è esplicito Andrea Cortellazzo, commercialista padovano, da vent’anni in prima linea sulla digitalizzazione della professione. Cortellazzo è stato tra i relatori di “Imprese, professioni & digitale: nuovi rischi, nuove professioni”, l’incontro organizzato da Economy Group con il sostegno dell’Ordine dei commercialista di Padova, che ha riconosciuto all’evento i crediti formativi. Per Cortellazzo l’evoluzione tecnologica della categoria è un imperativo categorico. Concetto condiviso dagli altri partner dell’incontro, da Mauro Tranquilli, Ceo di DocFinance, a Fabrizio Bulgarelli, partner di Rsm, dall’ex procuratore aggiunto di Milano e oggi presidente della Sangalli di Monza Alfredo Robledo a Enrico Causero di TeamSystem, Roberto Guerrini di Ic&Partners e Carlo Rossi Chauvenet, partner di CrcLex.

da affidarsi a un manager nostrano. È il caso di Hyva, multinazionale olandese – presente in oltre 30 Paesi e con 80 nuovi modelli di gru in rampa di lancio – leader mondiale nella produzione di macchinari per l’edilizia che, dal 2013, ha deciso di “traslocare” nel nostro Paese (dall’Olanda) l’intera linea produttiva delle gru a Poviglio, in Emilia. Non solo: l’amministratore delegato del gruppo è l’italiano Marco Mazzù. Sotto la sua guida i ricavi sono raddoppiati, arrivando a 729 milioni di euro. «L’Italia – ci spiega l’ad di Hyva – rappresenta il 10% del fatturato complessivo, ma il 95% della produzione viene esportata. Abbiamo quattro centri di sviluppo in tutto, compreso uno in Italia, tramite il quale lanceremo quest’anno le prime due unità di gru completamente elettriche. Si tratta di un’innovazone fondamentale perché sempre più, nelle grandi città, ci sarà la tendenza a richiedere meno camion per abbattere l’inquinamento sonoro e ambientale.

È vero, il sistema elettrico è più caro di quello tradizionale, per questo servirà una volontà da parte dei governanti per quanto concerne gli incentivi». L’avventura di Hyva nel nostro Paese è iniziata nel 2007 con l’acquisizione di Amco Veba: si è gradualmente deciso di puntare sempre più su questa azienda, storico produttore di gru, per la realizzazione di un centro di eccellenza per la produzione globale, investendo molto in ricerca e sviluppo. Oggi la spesa in r&d per l’Italia si attesta intorno ai 4-5 milioni di euro. Altre due multinazionali che hanno deciso di scommettere sul nostro Paese sono Fanuc – azienda giapponese di robotica con un fatturato vicino ai 7 miliardi all’anno - e Bosch Rexroth – branch dedicata all’automazione del colosso tedesco. La prima ha inaugurato lo scorso anno un nuovo spazio multifunzione a Lainate, in provincia di Milano, con un investimento di 25 milioni di euro. A riprova che il

permanente delle imprese 2019” diffuso

perché anche se, spesso, non sono grandi

passaggio generazionale che, nei prossimi

dall’Istat conferma che le aziende italiane

quanto le competitor internazionali, hanno

anni, riguarderà molte aziende nostrane”.

fanno leva soprattutto sulla qualità del

una brand identity tale da poter penetrare in

Negli anni ’60 e ’70 l’automotive ha

prodotto o del servizio offerto e le PMI lo

tutti i mercati esteri con successo. Certo, il

rappresentato il vero motore del nostro

indicano come principale fattore competitivo

costo del cambiamento sarà significativo, ma

Paese. Oggi può ancora dire la sua? O verrà

nel 70% dei casi, mettendolo davanti a

i motivi per essere ottimisti ci sono tutti.

soppiantato da altre industrie?

professionalità e competenza del personale

Quali sono le industry più innovative che

Il contesto degli anni ’60 e ’70 era

(49%) e prezzo di vendita (35%).

possono fare da “traino”?

completamente diverso da quello di oggi

Come si posiziona l’Italia nell’ambito

Come dimostrano i dati Istat, la manifattura

e fare una comparazione è molto difficile.

dell’Industria 4.0 a livello europeo?

è ancora una delle attività caratterizzanti

I mercati asiatici non esistevano e la

Le nostre performance su innovazione,

del nostro tessuto imprenditoriale. Se i

globalizzazione nemmeno: in Italia c’erano

in ambito Ue, sono nella media: non

trend rimarranno invariati, come abbiamo

delle condizioni di mercato (costo del

siamo ancora ai livelli dei Paesi del Nord

ragione di credere, le tre f del made in Italy

lavoro, domanda interna, etc.) che oggi

Europa o della Germania - ci dicono i dati

– food, fashion, furniture – continueranno a

semplicemente non esistono più, per cui

della Innovation Scoreboards 2019 della

trascinare il nostro export in tutto il mondo.

è tutto molto più complicato. In generale, i

Commissione Europea. Per la prima volta,

In questi settori siamo leader incontrastati

dati ci dicono che le imprese italiane sono

nel 2019, l’insieme dei paesi UE ha superato

e abbiamo ancora margini di crescita,

sempre più legate a terziario e sempre

gli Stati Uniti per tasso di innovazione.

perché la nostra reputazione in questi

meno all’industria in senso stretto. Ma la

Questo significa che, con i giusti stimoli di

ambiti è inattaccabile e sta penetrando

fusione di Fca con Psa è una buona notizia:

Ue e governo – ovvero se ci saranno gli

anche nei mercati emergenti – su tutti quelli

in un contesto in cui, anche nell’automotive,

investimenti pubblici necessari –, l’Italia può

asiatici, ovviamente. Anche in questi settori

la competizione è tra colossi, la fusione

migliorare le sue performance e lanciarsi

l’innovazione dei processi produttivi sarà

con il gruppo francese è una grande

nelle sfide del futuro. Le nostre aziende,

inevitabile: prevedere con esattezza i tempi

opportunità che potrebbe estendere i suoi

peraltro, secondo i dati Istat, hanno tutto il

con cui avverrà è difficile. Ma di certo una

benefici a molti altri attori dell’ecosistema

potenziale per abbracciare la rivoluzione 4.0:

transizione è già in atto e verrà accelerata dal

imprenditoriale italiano.

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GESTIRE L’IMPRESA

nostro è un mercato che funziona e che piace. Bosch Rexroth, invece, ha trovato nel nostro Paese il luogo adatto per innovare, grazie a un Customer Center che offre ai clienti di lavorare in un ambiente che permette una vista diretta sui prodotti. Non solo: l’azienda ha deciso di puntare su un italiano, Federico Perelli, come direttore di progetto per l’elettrificazione mobile nel quartier generale in Germania. C’è poi un esempio, invece, di come la costante ricerca di un’innovazione “buona” sia una soluzione efficace anche per aziende interamente italiane: è il caso di Elmec, che da quasi mezzo secolo offre varie soluzioni alle imprese. Inizialmente, attraverso l’elaborazione meccanografica, poi, a partire dagli anni ’80, con l’impiego delle tecnologie sempre più avanzate. In particolare, negli ultimi 7-8 anni si è data una fortissima spinta alla ricerca e sviluppo. «Abbiamo investito – ci spiega il Ceo Alessandro Ballerio – una settantina di milioni BOSCH REXROTH HA DECISO DI PUNTARE SU UN ITALIANO, FEDERICO PERELLI, COME DIRETTORE DI PROGETTO PER L’ELETTRIFICAZIONE MOBILE IN GERMANIA

in innovazione. Oggi ci stiamo concentrando sulla sicurezza informatica. Proprio la parte più squisitamente It sta cambiando pelle rapidamente: la divisione oggi vale 120 milioni, fatti per il 55% dalla vendita di servizi. Dieci anni fa la quota arrivava a fatica al 20%». La cybersecurity, che solo ora sta diventando un tema di rilevanza mondiale, è l’ultima tecnologia su cui Elmec ha deciso di concentrarsi. D’altronde, secondo l’azienda entro il 2021 i danni del cybercrimine supereranno in valore quelli di tutti i disastri naturali combinati, con profitti che – udite udite – sopravanzeranno perfino quelli del narcotraffico. Infine, per ampliare la propria presenza sul territorio, a ottobre dello scorso anno è stato inaugurato un centro a Varese particolarmente “intelligente”. «Si tratta - conclude Ballerio - di un ambiente che favorisce la creatività e l’innovazione. Favoriamo lo smart working e abbiamo avviato una serie di soluzioni, a volte anche “spinte” in termini di sicurezza, di sostenibilità e di comfort».

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Non solo credito d’imposta ecco la platea dei bandi Dai bandi “Macchinari innovativi” e “Smart & Start” fino a “Resto al Sud” per stimolare gli investimenti nel Mezzogiorno: la legge di Bilancio promuove il trasferimento tecnologico e la nuova imprenditorialità di Giuseppe Capriuolo

L

a platea di incentivi riservati alle imprese che investono in innovazione e competitività non si esaurisce con i pur apprezzati crediti di imposta, ma accoglie numerosi bandi gestiti da Invitalia, la partecipata del Mef cui sono demandate le attività istruttorie delle misure destinate a favorire la nascita e lo sviluppo di nuove imprese e startup innovative. In tale ambito, il Ministero dello Sviluppo EcoNELLA FOTO L’AUTORE GIUSEPPE CAPRIUOLO, AMMINISTRATORE DELEGATO ENG4LIFE

nomico è recentemente intervenuto sui bandi “Macchinari Innovativi” e “Smart & Start”, rifinanziando il primo e semplificando le procedure di accesso al secondo. La legge di Bilancio 2020, inoltre, ha ampliato notevolmente le fattispecie agevolabili del bando “Resto al Sud”, la misura destinata a stimolare nuovi investimenti nel Mezzogiorno da parte di giovani imprenditori e professionisti. Vediamo nel dettaglio il contenuto dei principali bandi attivi nel 2020. Resto al Sud, le novità del 2020 → Facendo seguito alla modifica introdotta dalla legge 156 del 12 dicembre 2019, che aveva eliminato i limiti di età dei soggetti beneficiari per le iniziative avviate nei 24 comuni dell’area del cratere sismico Centro Italia, la Legge di Bilancio 2020 introduce un regime transitorio ge-


neralizzato di accesso al bando “Resto al Sud”, che estende retroattivamente i limiti di età dei soggetti beneficiari. Fino al 31 dicembre 2020, infatti, potranno presentare domanda di accesso agli incentivi anche coloro che possedevano il requisito dell’età inferiore a 46 anni al 1 gennaio 2019, data di entrata in vigore della legge di bilancio 2019. Dal 1° gennaio 2021, invece, il suddetto requisito d’età dovrà essere posseduto alla data di presentazione della domanda. Il bando “Resto al Sud”, ricordiamolo, era stato introdotto dall’omonimo Decreto n. 174 del 9 novembre 2017 al fine di sostenere la nascita di nuove iniziative imprenditoriali ad opera di giovani under-35, anche professionisti, residenti nelle regioni del Centro-Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) nei seguenti settori: - produzione di beni nei settori industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, pesca e acquacoltura; - fornitura di servizi alle imprese e alle persone; - turismo. La Presidenza del Consiglio dei Ministri era poi intervenuta con il Decreto del 5 agosto 2019 modificando il limite massimo di età dei soggetti proponenti, attualmente fissata a 45 anni. L’incentivo consiste in una sovvenzione par-

zialmente rimborsabile di importo massimo rispetto alle spese ammissibili pari al 75%. pari ad euro 50 mila per ogni partecipante, Il finanziamento agevolato, senza interessi e fino ad un massimo di euro 200 mila, di cui non assistito da alcuna forma di garanzia, deve il 35% concesso a fondo perduto ed il 65% a essere rimborsato dall’impresa beneficiaria in titolo di prestito a tasso zero da restituire in un periodo della durata massima di 7 anni a 8 anni. decorrere dalla data di erogazione dell’ultima Bando Macchinari Innovativi → Il nuovo quota a saldo delle agevolazioni. bando Macchinari innovativi agevola i nuovi Smart & Start Italia→ La Circolare Direttoriaprogrammi di investimento diretti alla trasforle del MiSE 16.12.2019 n. 439196 interviene, mazione tecnologica e digitale o alla transiziosemplificandole, sulle tempistiche e le modaline verso il paradigma dell’economia circolare tà di presentazione delle domande di accesso delle imprese localizzate operativamente al bando “Smart & Start Italia” inviate a partire nei territori delle regioni Basilicata, Calabria, dal 20 gennaio 2020. Campania, Puglia e Sicilia. La misura è riservata alle start-up innovative, Gli incentivi finanziano l’acquisto di macchinacostituite o costituende, localizzate sul territori, impianti e attrezzature, nonché programmi rio nazionale e iscritte nell’apposita sezione informatici e licenze, che siano in grado di auspeciale del registro imprese. mentare il livello di efficienza e di flessibilità Secondo la nuova disciplina, introdotta dal Dedell’impresa nello svolgimento della propria creto del Ministro dello Sviluppo Economico attività economica. del 30 agosto 2019, sono ammissibili alle ageLa dotazione finanziaria complessiva dello volazioni i piani di impresa aventi ad oggetto strumento, a valere sul Programma operativo la produzione di beni e l’erogazione di servizi nazionale “Imprese e competitività” 2014che presentano almeno una delle seguenti ca2020 Fesr, ammonta complessivamente a ratteristiche: 265milioni di euro, e sarà messa a disposizio- significativo contenuto tecnologico e innovane delle imprese attraverso l’apertura di due tivo; distinti sportelli agevolativi. - sviluppo di prodotti, servizi o soluzioni nel Soggetti beneficiari dell’agevolazione sono le campo dell’economia digitale, dell’intelligenmicro, piccole e meza artificiale, della LA LEGGE DI BILANCIO PREVEDE die imprese e i liberi blockchain e dell’interRIFINANZIAMENTI, SEMPLIFICAZIONI professionisti che, net of things; E AMPLIAMENTI DELLE MISURE individualmente o at- valorizzazione ecoA FAVORE DELLE IMPRESE traverso un contratto nomica dei risultati del di rete, attivino un piano di investimento nel sistema della ricerca pubblica e privata (spin comparto manifatturiero o dei servizi alle imoff da ricerca). prese, con limitate esclusioni. I piani d’impresa, che possono essere realizI programmi di investimento ammissibili dezati anche in collaborazione con organismi di vono riguardare beni nuovi e prevedere spese ricerca, incubatori e acceleratori d’impresa, non inferiori a euro 400mila e non superiori a Digital Innovation Hub, devono avere un imeuro 3 milioni. Nel caso di programmi presenporto compreso tra 100 mila euro e 1,5 milioni tati da reti d’impresa, ciascun programma dei di euro, su cui viene riconosciuto un finanziasoggetti aderenti deve prevedere spese ammento agevolato dell’80%, che sale al 90% nel missibili non inferiori a euro 200mila. caso in cui la start-up sia interamente costituiLe agevolazioni sono concesse nella forma del ta da donne e/o da giovani di età non superiocontributo in conto impianti e del finanziare a 35 anni, oppure preveda la presenza di un mento agevolato, modulate differentemente a dottore di ricerca. Il finanziamento è restituito seconda della dimensione del soggetto propoin misura pari al 70% dell’importo concesso nente, per una percentuale nominale calcolata dalle imprese insediate al Mezzogiorno.

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GESTIRE L’IMPRESA OBIETTIVO INNOVAZIONE

La digital transformation non è (solo) roba per tecnici La quarta rivoluzione industriale non si esaurisce acquistando un software o un macchinario, ma deve salire nelle priorità dei leader. Il punto con il presidente di Quid e di Confindustria Digitale Elio Catania

di Marco Scotti HA UNA LISTA D’INCARICHI “LUNGA COSÌ”. È STATO PRESIDENTE DI FERROVIE E DI ATM. MA DA QUALCHE ANNO ELIO CATANIA È SOPRATTUTTO UN AMBASCIATORE DELL’INNOVAZIONE. Per questo, come presidente di Confindustria Digitale, ha deciso di evangelizzare le imprese italiane, convincendole che la quarta rivoluzione industriale non si esaurisce comprando un software o un macchinario di ultima generazione, ma richiede competenze e capacità di mettere in pratica i dettami della nuova grammatica tecnologica. Anche perché questo 4.0 «tocca l’anima dell’azienda, rendendo il tema non delegabile ai tecnici. Sono gli amministratori delegati e gli imprenditori che devono farsi portatori del nuovo verbo».

Ingegner Catania, tutto vero, ma i dati non dicono questo. Quasi il 40% delle aziende che stanno affrontando la trasformazione tecnologica affida il cambiamento ai Cto e ai tecnici. E gli amministratori delegati quando entrano in gioco? Dovrebbero farlo fin da subito. Anche se la matrice è una nuova tecnologia, la digital transformation è un processo che tocca il modo di fare business, di disegnare prodotti, di erogare servizi. A differenza delle precedenti rivoluzioni, non siamo più di fronte a un argomento che si

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può “delegare”. Devono essere la squadra dirigenziale dell’azienda o l’imprenditore stesso a sapere che cosa fare e come muoversi. Questo è il punto fondamentale. Già, come? È necessario che questa trasformazione salga nelle priorità dell’impresa. Serve che ogni settimana il management interroghi se stesso e i dipendenti sullo stato di avanzamento del cambiamento. Urge conoscere a che punto sono arrivati i lavori per introdurre la robotica collaborativa, il digital marketing, la supply chain di moderna concezione e via dicendo. Ed DAL PUNTO DI VISTA DELLA DIGITALIZZAZIONE SIAMO INDIETRO PERCHÉ LA CLASSE DIRIGENTE NON NE HA COLTO IL VALORE STRATEGICO

è necessario darsi delle scadenze, ovvero passare da una fase di “chiacchiere” e annunci a una di execution. Se il numero uno batte il tempo, l’azienda pulsa. Facile a dirsi, meno a farsi: che cosa manca perché questo processo si traduca in una best practice adottata dalla stragrande maggioranza delle imprese? Siamo davanti a un grande problema di leadership. O, per girare la questione, di fronte a una grande opportunità per cambiare le cose.

ELIO CATANIA

Siamo indietro come Paese dal punto di vista della digitalizzazione, le classifiche concordano nel posizionarci agli ultimi posti. Ed è giusto così, ce lo meritiamo, perché negli ultimi 15 anni non abbiamo colto come classe dirigente – pubblica e privata – il valore strategico delle nuove tecnologie. Pensavamo bastasse comprare un nuovo computer o avere una banda ancora più larga. E invece? Invece eravamo di fronte a qualcosa di molto più rivoluzionario. E gli esempi ce li abbiamo sotto gli occhi, da Uber ad Airbnb arrivando al fintech. Una pletora di nuovi attori che hanno spiazzato e rimpiazzato i vecchi modelli d’impresa. È successo non perché siamo più stupidi degli altri, ma perché abbiamo un tessuto imprenditoriale composto da piccole e piccolissime aziende e una pubblica amministrazione lenta nella sua capacità di trasformarsi. E ci siamo appisolati su questo tema. E il Piano Calenda? È stato fondamentale perché ha riportato al centro della politica industriale di questo Paese i temi del digitale, della formazione, dei competence center e dei digital innovation hub. Abbiamo costretto gli imprenditori ad assumersi le loro responsabilità. Prima c’erano i bandi, ora invece gli incentivi fiscali sono


L’ITALIA OFFRE STRAORDINARIE OPPORTUNITÀ SIA NEL SETTORE FINANZIARIO CHE IN QUELLO MANIFATTURIERO automatici. Solo così è stato possibile cambiare passo. Nel 2017 e nel 2018 sono stati fatti 11 miliardi di investimenti in tecnologie digitali legate al 4.0 a fronte di un miliardo di costi per lo stato. Chi ha scelto di puntare sulla trasformazione ha un fatturato superiore a chi non lo fa del 7-8%, un Ebitda maggiore del 5-6%, esporta di più e occupa di più. Solo che noi siamo sempre a sottolineare i rischi (“perderemo tutti il lavoro”) e mai le opportunità. Eppure abbiamo circa 800mila imprese nel manifatturiero e servizi e solo il 15% di esse ha un livello accettabile di digitalizzazione. L’importante è non fermarsi. A questo proposito, servirebbero maggiori

garanzie da parte del governo che gli incentivi non siano una tantum, ma che proseguano in futuro, magari a tempo indeterminato… Abbiamo avuto l’impegno da parte dell’esecutivo perché questi sgravi rimangano per i prossimi tre anni. Questo è importante perché chi deve investire lo fa se ha una visibilità di lungo periodo. Non si poteva chiedere una promessa eterna, ma almeno abbiamo un indirizzo programmatico. Siamo in un momento positivo, a suo giudizio? Direi proprio di sì. In questa fase l’Italia mostra straordinarie opportunità, in particolare in due segmenti: quello finanziario e quello manifatturiero. Per questo motivo – e qui indosso il “cappello” di senior advisor di Equinox (il fondo di Salvatore Mancuso che investe soprattutto in aziende ad alto contenuto innovativo, ndr) – abbiamo scelto di concentrarci su chi avesse quel dna avanzato che andiamo cercando. Il più recente è Quid (di cui lei è anche presidente): di che cosa si tratta? Stiamo parlando di un’impresa medio-piccola, perché fattura “solo” 34 milioni, ma è una boutique di altissima qualità che lavora nelle aree del fintech e della manifattura. Ha realizzato

una piattaforma aperta, di facile integrazione, molto flessibile sia verso l’interno che verso l’esterno. Ci rivolgiamo principalmente alle banche, che capiscono che possono ridurre i tempi di sviluppo ed economicizzare l’integrazione. Nel campo del credito al consumo abbiamo una quota di mercato molto rilevante, tanto da essere leader nello sviluppo di piattaforme per il settore consumer finance. Come ha fatto a conquistarvi? Noi non siamo un fondo come gli altri: certo, abbiamo bisogno di ottenere dei risultati finanziari, come tutti. Ma abbiamo una grande vocazione industriale, non investiamo capitali e poi restiamo a guardare in attesa che succeda qualcosa. Accompagniamo il management e lo supportiamo nel suo processo di sviluppo. Abbiamo una visione industriale e affianchiamo l’impresa, mettendo delle “nostre” persone all’interno del management. Nel caso di Quid si è scelto di insediare me come presidente. E poi apprezziamo molto il modo in cui l’azienda si è sempre concentrata sul cliente e sui valori che condividiamo. Prospettive future? Saremo sempre più pervasivi, anche nelle assicurazioni e nelle altre branche del credito al consumo. Lato Equinox, non abbiamo intenzione di uscire in tempi brevi dal nostro investimento. Il nostro obiettivo è quello di far crescere l’azienda. Naturalmente, poi, valuteremo in futuro eventuali opzioni. Ma non è al momento in agenda una dismissione di questo asset. E per quanto riguarda la blockchain? Ne abbiamo avviato la sperimentazione con il progetto Sea Factory, certificando l’intero processo di allevamento in ambito ittico. Inoltre, Quid sta proponendo una soluzione denominata Made In, estendendone l’applicabilità alle filiere di produzione nei settori tessile/fashion ed agroalimentare. Ma non vogliamo neanche anticipare troppo i tempi con i clienti.

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GESTIRE L’IMPRESA TUTELA DEL MARCHIO

SI FA PRESTO A DIRE “PARMESAN” E “PASTA SCHUTA” Dal prosciutto di Parma canadese al San Marzano newyorkese: il giro d’affari che ruota intorno all’italian sounding sottrae al nostro Paese 100 miliardi di euro e 300mila posti di lavoro. Ma tutelarsi è possibile. Ecco come di Marina Marinetti

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i sono gli SpaghettiOs in barattolo Campbell’s, le Italian Lasagne limited edition formato sandwich sugli scaffali di Tesco, la Pasta Schuta Bernbacher con Nudelsalse Bolognaise, il Parmesan 100% grated cheese di Kraft (ma c’è pure il Parmesan di Perfect Italiano), le orechiette brandizzate Mafia, il Valpolicella californiano (che si chiama Calpolicella), il Parma Ham fatto in Canada, la Zottarella filippina, il San Marzano neyworkese... Ci sarebbe da ridere, se non che il giro d’affari che ruota intorno al mondo dei falsi made in Italy nell’agroalimentare si aggiri, secondo Coldiretti, intorno ai 100 miliardi di euro e sostituisca i due terzi circa del settore, sottraendo all’Italia circa 300mila posti di lavoro. Ma abbiamo tutti gli strumenti per difenderci. «La legge fornisce diversi tipi di tutela dei marchi, così come dell’ indicazione geografica di provenienza», spiega a Economy l’avvocato Elena Cristofori di Rapisardi Intellectual property, la centenaria law firm con quartier generale a Milano e uffici a Londra, Lugano e San Marino. «Nel 2003 è stato introdotto a livello legislativo il marchio made in Italy, che

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funziona molto bene. Richiede che almeno il 60% del prodotto sia realizzata in Italia: chi acquista un prodotto italiano guarda bene l’etichetta». Tra i clienti di Rapisardi Intellectual property figurano consorzi, produttori di vino, LE INDICAZIONI DOC, DOCG, IGP VALGONO SOLO IN EUROPA. MA REGISTRANDO MARCHIO E PRODOTTO ALL’ESTERO CI SI METTE AL RIPARO DALLE IMITAZIONI

di formaggi, di olio, un pastificio di Gragnano, di conserve, di piatti pronti e persino un ristorante tristellato che ha brevettato un

particolare procedimento di lavorazione. Ma il marchio made in Italy non basta. «È fondamentale depositare il proprio segno distintivo non solo nel proprio Paese di origine, ma anche nei Paesi in cui si produce, si esporta o sia intenzione di farlo, così come nei Paesi dove tradizionalmente i nostri prodotti vengono contraffatti, come Cina e Turchia», sottolinea Gianluigi Volontè, trademark attorney dello studio Rapisardi, «e in tutte le aree dove c’è familiarità col gusto italiano, come il Sudamerica». «Ci vuole una visione di ampio respiro», gli fa eco Elena Cristofori, «altrimenti si fa la fine del prosciutto di Parma». Che fino al settembre 2017, quando è stato siglato il Ceta, trattato internazionale che sancisce un accordo commerciale di libero scambio tra Canada e Unione europea, non poteva essere venduto in Canada come “Prosciutto di Parma”, ma solo come “the original prosciutto”, perché nel 1964 la Maple Leaf Food aveva registrato il marchio “Parma”. Nome, logo, indicazione geografica, design, brevetto, nome a dominio: più ampio è il perimetro di ciò che si deposita, più si è tutelati. E allora le varie indicazioni Doc, Docg, Igp,


di cui l’Italia vanta ben 171 prodotti sui 780 riconosciuti in Europa, a cosa servono? «Non a molto fuori continente, perché l’art. 29 del codice della proprietà intellettuale non è stato recepito in America». Dove, appunto, l’italian sounding è un mercato decisamente ricco. Ma quanto costa la registrazione? Dipende. Perché esistono 45 classi merceologiche diverse (stabilite dalla cosiddetta “classificazione di Nizza” (che vanno dai prodotti chimici ai servizi legali, dagli utensili ai cosmetici, dalle bevande alcoliche ai prodotti lattiero-caseari, per citarne alcune) e circa 200 Paesi nel mondo in cui farlo. Ognuno con le proprie regole. «In Italia registrare un marchio in una sola classe costa circa 500 euro, ed è possibile depositare per più classi», spiega Volontè; «registrare un marchio in luoghi extra Ue che hanno familiarità con il gusto italiano, come Giappone, Corea del Sud, Federazione degli Stati Russi e Norvegia è nell’ordine degli 8mila euro. Ma i Paesi più cari sono quelli arabi, dove il deposito costa quasi dieci volte tanto e va fatto per ogni singola classe di prodotto, come in Brasile, oltre al fatto che all’estero ci si deve interfacciare con un partner locale». Fatti due conti, significa magari spendere 180mila euro per tutelarsi solo negli Emirati. Figuriamoci un brand come Armani, che va dal tessile all’arredamento, dall’hotellerie alla ristorazione: «Depositare tutti i prodotti in tutte le classi dappertutto costerà almeno un milione di euro». Salvo complicazioni, perché, come nel caso del

Da sinistra: Gianluigi Volontè, trademark attorney dello studio Rapisardi, e l’avvocato Elena Cristofori

prosciutto di Parma canadese, qualcuno potrebbe anche fare opposizione. Per fortuna ci sono le convenzioni internazionali, che con un solo deposito tutelano in più nazioni: c’è il marchio europeo, valido per tutti i 28 Stati dell’Unione, quello internazionale, che fa capo agli oltre 100 Paesi aderenti al Trattato di Madrid, quello dell’Organizzazione centro africana della proprietà intellettuale, valido nei 27 (post Brexit) Stati membri. «E volendo aggiungere altri Paesi, basta pagare qualche tassa in più», spiega ancora Cristofori. «Nel frattempo stanno uscendo bandi ottimi, come il Marchi+ del Mise, per il quale occorre depositare domanda entro il 30 marzo e che ripaga fino all’80% dei costi per la registrazione o la creazione grafica del marchio a livello europeo o internazionale». Ma registrare non basta: «esiste un sistema di sorveglianza, sia per marchi che per settori. Lo monitoriamo in continuazione per conto dei nostri clienti, anche per controllare cosa stanno facendo i loro competitor. Quando qualcuno cerca di registrarne un marchio che richiami il proprio, si fa opposizione: la pubblicazione serve proprio a questo, come per i matrimoni». Quando, nel 2016, la Popcorn Design llc ha depositato il marchio “Calpolicella” in California, per un vino locale, il Consorzio di Tutela del Valpolicella Doc ha presentato opposizione, impedendo la registrazione del nome del vino. Più recentemente, nell’aprile dello scorso anno, Kraft Foods ha depositato la domanda di marchio “Kraft Parmesan Cheese”, per esempio, il Consorzio Parmigiano Reggiano si è opposto. L’Ufficio Marchi Neozelandese non ha ancora presa una decisione, e nel frattempo il Parmesan di Kraft è già sugli

scaffali. Secondo il Consorzio, il turnover di Parmigiano reggiano falso fuori dall’Ue è pari a circa 2 bilioni di euro, circa 15 volte il volume di formaggio orginale esportato. E se si arriva tardi, a registrazione effettuata? «Resta solo l’azione legale. Fare un causa in Italia costa poco e abbiamo sezioni specializzate efficientissime e veloci. In America conviene rinunciare: le cause costano milioni. Meglio tentare una chiusura extragiudiziale, magari proponendo il proprio marchio in licenza o il proprio prodotto in distribuzione».

LA NORMA PERNIGOTTI

Quando, sei anni fa, Averna cedette alla turca Toksoz la Pernigotti, storica dolciaria piemontese fondata nel 1927, non ritenne di impegnare l’acquirente a mantenere la produzione nel sito di Novi Ligure. Che infatti finì in Turchia. Così, il aprile 2019, nel Decreto Crescita è stata introdotta la tutela del “Marchio storico di interesse nazionale”. Una sorta di golden share sulla proprietà intellettuale. I titolari o i licenziatari esclusivi di marchi d’impresa registrati o utilizzati (in modo dimostrabile) da almeno 50 anni da un’impresa di eccellenza storicamente collegata al territorio nazionale potranno essere iscritti nel registro speciale dei marchi storici che verrà istituito presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi. E se l’impresa si dovesse trovare in difficoltà, invece di chiudere o delocalizzare, potrà accedere al fondo del Mise per la tutela dei marchi storici di interesse nazionale.

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GESTIRE L’IMPRESA SUSTAINABILITY

italiano, perché da una parte consentono di ridurre le emissioni inquinanti, e dall’altra possono contare su uno sviluppo costante della rete di stazioni di rifornimento. «La scelta di adottare soluzioni di trasporto a metano liquido da parte di Barilla sottolinea ancora una volta la sensibilità dell’azienda in ambito sostenibilità e la volontà di mettere in atto azioni concrete per ridurre il proprio impatto su clima ed ambiente. I veicoli di Scania, da questo punto di vista, rappresentano una soluzione estremamente concreta per ridurre l’impatto del trasporto; il mercato li sta riconoscendo come particolarmente parsimoniosi nei consumi, elemento che va esattamente nella direzione della sostenibilità, sia per quanto riguarda gli inquinanti locali che per le emissioni climalteranti», ha evidenziato Franco Fenoglio, presidente e amministratore delegato di Italscania. I veicoli a Lng di Scania sono stati acquistati da Nicolosi Trasporti, fornitore di trasporto I veicoli a Lng (gas naturale liquefatto) di Scania sono stati scelti in Sicilia di Barilla, e sono dotati di motore a da Nicolosi Trasporti e da Barilla per ridurre non solo le emissioni metano da 13 litri, con una coppia di 2.000 di CO2, ma anche di ossido di azoto, particolato e monossido di carbonio Nm e 410 cavalli. Si tratta di veicoli pensati per le missioni a lunga distanza che hanno di Franco Oppedisano un’autonomia fino a 1.100 chilometri e prestazioni del tutto paragonabili a un motore a immi cosa scegli di comprare e ti pasta e “mille” altri prodotti firmati Barilla. Si diesel di pari potenza. «Siamo costantemente dirò se il tuo business è sostenibile. tratta di mezzi a metano liquido che consenimpegnati nel mettere in atto un processo di Tutto sommato, è facile produrre tono di ridurre in maniera concreta non solo crescita nel segno dell’innovazione e della sonegli stabilimenti in maniera eco friendly perle emissioni di anidride carbonica, ma anche stenibilità», ha evidenziato Gaetano Nicolosi, ché dipende solo dalla tecnologia disponibile gli altri agenti inquinanti come gli ossidi di titolare della Nicolosi Trasporti. «Abbiamo e dalla volontà dell’imprenditore, dei soci o azoto, il particolato e deciso di rinnovare il I VEICOLI A METANO DI ITALSCANIA dei manager. È più difficile mettere la mano il monossido di carbonostro parco veicoHANNO UN’AUTONOMIA FINO A 1.100 sul fuoco sulla sostenibilità delle materie prinio. «La strategia del lare con l’acquisto di CHILOMETRI E PRESTAZIONI PARI me e dei semilavorati che entrano in azienda, nostro Gruppo, foca50 mezzi Scania Lng, AI DIESEL DI UGUALE POTENZA mentre molti si dimenticano proprio della lolizzata sulla riduzione con il chiaro obiettivo gistica che distribuisce i prodotti finiti. di emissioni inquinanti» racconta Riccardo di rispondere al meglio alle esigenze di una Tra questi molti, però, non c’è Barilla che Stabellini, Logistics Director-Italy di Barilla committenza, sempre più attenta al tema all’insegna del claim “Buono per Te, buono «caratterizza tutti i nuovi progetti in ambito della sostenibilità. Si tratta solo di un primo per il Pianeta” promuove da tempo filiere sologistico. Continueremo a essere costantepasso, in futuro abbiamo infatti l’intenzione stenibili, riduzioni delle emissioni di CO2 e dei mente attenti a tutte le innovazioni in campo di convertire l’intero parco con mezzi a gas consumi di acqua in tutti i processi di supply tecnologico nell’ambito del trasporto che ci naturale liquefatto. Stiamo inoltre complechain, compresa anche la distribuzione. L’ultipermettano di raggiungere tale obiettivo». tando la realizzazione del primo impianto di mo passo in questa direzione è stato l’entrata I veicoli Lng (gas naturale liquefatto) nelle rifornimento di Lng della Sicilia nella nostra in servizio di dieci mezzi pesanti Scania per tratte medio lunghe rappresentano una soazienda così da garantire un punto di approvportare in Sicilia biscotti del Mulino Bianco, luzione molto interessante per il mercato vigionamento per i nostri mezzi».

La sostenibilità viaggia sulle ruote dei camion green

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GESTIRE L’IMPRESA LOGISTICA

IL TRASPORTO SOSTENIBILE ORA HA IL SUO EXPO A Verona dal 21 al 25 marzo appuntamento con Logistic Eco Transport, la manifestazione promossa dall’Associazione logistica per l’intermodalità sostenibile: 130 espositori, 80 delegazioni e più di 300 relatori di Giancarlo Salemi

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ostenibilità sociale e ambientale del trasporto e di tutta la filiera della logistica, internazionalizzazione, riconversione energetica, mobilità sostenibile delle merci e delle persone. Sono solo alcuni dei temi che verranno affrontati a Let Expo, un progetto che già nel nome - “LET” è un acronimo che sta per Logistics Eco Transport - fa capire gli ambiziosi obiettivi di questa manifestazione fieristica e convegnistica che esordisce quest’anno per durare nel tempo e che si traduce in un programma con oltre 100 eventi, 130 espositori, 80 delegazioni internazionali e più di 300 relatori nazionali ed europei provenienti dal mondo imprenditoriale, istituzionale, politico e accademico. A promuoverla è Alis - l’Associazione Logistica dell’Intermodalità Sostenibile, fondata quattro anni fa e presieduta da Guido Grimaldi (al centro nella foto di questa pagina, tra Giovanni Mantovani a sinistra e Marcello Di Caterina) - in collaborazione con Veronafiere e nel quartiere fieristico della città scaligera l’evento terrà banco per cinque giorni, dal 21 al 25 marzo. Il cartellone prevede la partecipazione di aziende di logistica e di trasporto marittimo, ferroviario e stradale, di almeno il 25% di buyers stranieri sul totale dei visitatori, provenienti dal Nord Europa, ma anche da Nord e Sud America e anche da molti paesi africani. Spazi espositivi ma molto di più. Let Expo ospiterà conferenze ed eventi, sarà un luogo di incontro e confronto aperto anche ai giovani, attraverso confronti con le aziende per favorirne l’avvicinamento al mondo del lavoro. Lo slogan scelto per l’evento, “Let’s be sustainable”, indica quale sarà il comune denominatore della fiera, ovvero l’ambiente e la promozione di una maggiore sensibilità green. D’altra parte se anche Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, la più grande società d’investimento del mondo,

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con asset in gestione per 7.430 miliardi di dollari a fine 2019, ha annunciato di voler raddoppiare l’offerta di fondi indicizzati (a quota 150) conformi ai principi Esg, vale a dire a tematiche ambientali, di inclusione sociale e buone regole di governo aziendale, vuol dire che la strada della sostenibilità non è più un’opzione ma una LA SCELTA DI VERONA NON È CASUALE: CON IL SUO INTERPORTO SI TROVA IN POSIZIONE STRATEGICA TRA ASSE DEL BRENNERO E MEDITERRANEO

necessità. Anche la scelta di Verona non è casuale. Con il suo interporto la città si trova collocata strategicamente tra i corridoi Scandinavo-Mediterraneo (Asse del Brennero) e Mediterraneo (Asse Est-Ovest). Una localizzazione geografica che ne fa uno snodo fondamentale per il traffico merci ferroviario sulla direttrice Nord-Sud attraverso il transito del Brennero, cioè il passaggio alpino attraverso cui passa la maggior parte delle importazioni/esportazioni italiane.

Oggi infatti oltre il 70% delle merci transita attraverso i valichi alpini, ed il Brennero è indubbiamente il primo di essi, con oltre 47 milioni di tonnellate di merce sugli oltre 160 milioni annui. L’Alis ha avuto la forza organizzativa di lanciare il maxi-evento grazie alla crescita che ha saputo maturare nei suoi quattro anni di vita, che l’ha porta a essere un network forte oggi di oltre 1.500 aziende associate, 172.000 unità di forza lavoro, un parco veicolare di oltre 128.500 mezzi, più di 140.500 collegamenti marittimi annuali, più di 125 linee di Autostrade del Mare, oltre 160 linee ferroviarie, 200.000 collegamenti ferroviari annuali e 25 miliardi di euro di fatturato aggregato. «Potremo contare sulla presenza di oltre 15 porti, nazionali ed internazionali ed una buona parte dei più importanti interporti di tutta Europa» ha spiegato Guido Grimaldi, presidente dell’Associazione, durante la presentazione di queste cinque giornate della logistica sostenibile. «Abbiamo promosso questa iniziativa perché riteniamo che in questo Paese si debba


valorizzare l’idea del trasporto e della logistica come possibilità di rilancio e sviluppo nazionale e internazionale. Il mondo sta cambiando, serve un atteggiamento di maggiore sensibilità verso la sostenibilità e il rispetto del nostro pianeta e la sostenibilità non passa solo attraverso il rispetto di importanti temi ambientali, ma anche e soprattutto attraverso la sostenibilità sociale ed economica». Let Expo sarà certamente un’occasione per fare emergere nuove proposte, alla luce delle criticità che interessano, nel nostro Paese, il settore dei trasporti e dell’intermodalità. Criticità che il presidente di Alis ha riassunto in tre punti: «infrastrutture, sleale concorrenza e nanismo». In particolare sul primo punto Grimaldi ha insistito sottolineando che «il nostro gruppo ha navi grandi ibride o elettriche, ma quando arrivano nei porti abbiamo problemi infrastrutturali di banchine che non tutte sono in grado di accoglierle. Dobbiamo essere al passo con i tempi e la tecnologia». Altro tema molto sentito è quello della concorrenza sleale, in riferimento al «dumping che le aziende internazionali possono fare attraverso costi più bassi di manodopera, verso trasporti di cabotaggio nazionale o Italia-estero. Nel settore dei trasporti - ha rimarcato Grimaldi - le piccole aziende saranno sempre importanti, la colonna vertebrale utile e indispensabile. Ma le aziende grandi devono necessariamente crescere, per essere in grado di competere con le aziende internazionali». Molto importante per la riuscita della manifestazione è la partnership con VeronaFiere che solo lo scorso anno ha registrato più di 1,3 milioni di visitatori, 14.000 espositori, 738.000 metri quadrati di aree e stand venduti, 72 manifestazioni organizzate, di cui 48 in Italia e 24 all’estero in 13 nazioni, con un fatturato consolidato di 92,8 milioni di euro ed un Ebitda di 13,9 milioni di euro. Un impegno sottolineato dal direttore generale, Giovanni Mantovani che ha sottolineato come «l’intesa con Alis consente di lanciare una manifestazione innovativa, che ha tutte le carte in regola per diventare evento di riferimento in Italia e in Europa per i trasporti e l’intermodalità sostenibile. Veronafiere vanta una tradizione come sede di manife-

stazioni rivolte anche ad operatori professionali del mondo dei trasporti e delle infrastrutture. L’efficienza logistica rappresenta una variabile di successo di cui conosciamo bene l’importanza. Manifestazioni leader a livello mondiale come Vinitaly, Marmomac o Fieracavalli, devono il proprio successo proprio alla nostra capacità di gestione di una grande complessità sul piano logistico e organizzativo». E nonostante i timori che in queste settimane si ALIS CONTINUA A CRESCERE CON L’INGRESSO DI NUOVI SOCI COME MERCITALIA RAIL, ENEL X E SIT LOGISTICS (GRUPPO SMET)

GUIDO GRIMALDI

è diffuso per l’epidemia del coronavirus, gli organizzatori pensano che l’evento verrà visitato da oltre 150mila persone. «È vero – ammette Mantovani – la Cina e qualche paese del sud est asiatico non saranno presenti all’evento, ma Pechino è un partner fondamentale per Verona e non solo, gran parte dell’economia italiana dipende dalle sorti del Dragone e siamo convinti che, passata l’emergenza, bisognerà riannodare presto i fili di questo feeling con le aziende cinesi». Nelle 5 giornate si alterneranno ben 100 momenti di incontro organizzati ad hoc per mettere in contatto le aziende ed approfondire i più importanti temi del settore attraverso convegni, conferenze, presentazioni aziendali, incontri B2B e seminari tecnici. Il tutto si svolgerà all’interno dei padiglioni 4 e 5 del polo fieristico di Veronafiere dove si riuniranno e confronteranno tutti gli attori dell’evento tra loro e con le istituzioni, italiane ed europee, e con altri imprenditori di successo. «Insieme dialogheranno – ha concluso Grimaldi - per riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e all’ordine del giorno delle agende politico-istituzionali nazionali ed europee l’importanza strategica dello sviluppo dei trasporti e della logistica sostenibile». Tutto questo mentre Alis continua a crescere visto gli importanti recenti e ulteriori ingressi di nuovi soci come Mercitalia Rail (Polo Mercitalia – Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane), Enel X (Gruppo Enel) e Sit Logistics (Gruppo Smet).

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GESTIRE L’IMPRESA

AAA talenti cercasi nel Sistema Italia Non è vero che il lavoro manca, anzi: la verità è che c’è un’Italia che assume. Ma non sempre trova le persone giuste. Prova ne è il sondaggio che Hrc Community, tra le associazioni più attive della galassia delle Risorse Umane ha svolto per Economy, che già sullo scorso bìnumero di febbraio ha pubblicato le posizioni ricercate da 70 aziende.

Ebbene, ci sono altre aziende che cercano talenti. Le pubblichiamo in questa pagina e su www.economymag.it. Scasionate il QR per vederle tutte.

DORNA FIGURE RICERCATE

MANSIONI

www.economymag.it

LEROY MERLIN RICERCATE

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MANSIONI

Receptionist

HR@worldsbk.com

UNI FIGURE

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ENTE NAZIONALE DI NORMAZIONE

FIGURE RICERCATE

https://lavoro.leroymerlin.it/ www.leroymerlin.it/lavoraconnoi

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MANSIONI

Marketing Analist

personale@uni.com

DEMAND PLANNER, Store leader, capo settore commercio, manager relazione e servizi cliente in punto vendita, capo settore supply Chain in punto vendita

COOP Italia Soc. FIGURE RICERCATE

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MANSIONI Analista funzionale Italia

https://www.linkedin.com/jobs/ cap/view/ 1632982566/? pathWildcard =1632982566 &trk=mcm

P&G FIGURE RICERCATE

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MANSIONI Stage nel settore vendite strategiche

www.pgcareers.comjob/rome/ strategic-salestrademarketinginternship-mf/936/12425009

DEDALUS ITALIA S.p.A. FIGURE RICERCATE

MANSIONI

Recruiting & HR Management Specialist

curriculumvitae@bludis.it

FERROVIE DELLO STATO FIGURE RICERCATE

DIVERSE

www.fsitaliane.it/lcn

MANSIONI Ingegneria (tutte le specializzazioni), economia e giurisprudenza- giovani diplomati per il presidio dei ruoli operativi 44

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CONDIVIDERE LE ESPERIENZE PER AFFRONTARE I RISCHI Un confronto fra imprese, professionisti e formatori come “vaccino” per il futuro. È l’obiettivo della quinta edizione di Italia Risk Forum organizzata da Blulink e DocFinance. L’appuntamento è per il 13 marzo a Reggio Emilia di Alessandro Faldoni

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accontare il rischio da ogni possibile angolazione. È l’ambizioso obiettivo che si sono poste Blulink e DocFinance, due aziende di Reggio Emilia, che nella loro città hanno organizzato per il 13 marzo prossimo l’Italia Risk Forum. In un’epoca in cui tutto è potenzialmente pericoloso – dall’imprenditoria ai viaggi, dalla guerra dei dazi all’esplorazione di terre lontane – come si può ancora raccontare quali siano i confini del rischio e le sue peculiarità? Le due software house emiliane ci sono riuscite con questa quinta edizione di Irf in cui si alterneranno diversi speaker con un’unica missione: rispettare il payoff della manifestazione che è “Imparo, condivido, cresco”. Apprendere, dunque, è il primo passaggio – necessario – per capire in che mondo viviamo e che rischi ci sono. Condividere, poi, significa essere pronti a diffondere le proprie esperienze, rendendole un bene comune anche per gli altri. Infine, la crescita: con le testimonianze che si alterneranno a Reggio Emilia è difficile non uscire più forti dalla giornata di appuntamenti del 13 marzo. Una giornata, appunto, che si declinerà lungo due momenti distinti. Al mattino ci saranno eventi formativi, attività laboratoriali e workshop aperti al massimo a un centinaio di

partecipanti. A guidare le danze, due formamondiali impegnate a studiare e divulgare tori professionali: Ornella Thiebat e Marco una nuova verità sulle piante, creature intelVaccari. La prima, laureata in pedagogia, ha ligenti e sensibili, capaci di scegliere, imparafocalizzato il suo interesse sulla progettaziore e ricordare. Il secondo protagonista sarà ne di interventi legati all’educazione in natura Bepi Pezzulli, avvocato d’affari britannico nelle diverse età della vita. Il secondo è spe(ma dalle chiare origine italiche) che si occucializzato in psicoterapia funzionale corporea pa di finanza, mercati e investimenti e che è e in sessuologia clinica e vede le relazioni tra autore del best seller “L’altra Brexit” (Milano corpo, emozioni e coscienza sono da sempre Finanza, 2018); editorialista Brexit per il quoal centro del suo percorso di studio, di ricertidiano finanziario Milano Finanza; esperto di ca personale e di lavoro clinico. Lavora anche geopolitica per il canale televisivo finanziario come formatore, consulente e supervisore in Cnbc; direttore editoriale di Italia Atlantica. contesti aziendali, sanitari e sportivi. Il terzo intervento verterà sul tema delle cripLa seconda parte dell’appuntamento sarà intovalute, che rappresentano un terreno fonvece una sorta di “TedX”, con dei relatori capadamentale per la percezione del rischio, date ci di declinare il tema del rischio negli ambiti la loro difficoltà d’inquadramento e il loro anpiù disparati, compredamento ondivago in ITALIA RISK FORUM SI SVILUPPERÀ sa la musica. Per l’editema di valutazione. CON EVENTI FORMATIVI, LABORATORI zione di quest’anno i E WORKSHOP, MA ANCHE TESTIMONIANZE Infine, si parlerà anprotagonisti saranno che di alimentazione SUI RISCHI NEGLI AMBITI PIÙ DISPARATI sei, ed Economy vi sana e lo si farà in un può anticipare i nomi di due di essi, oltre agli modo alternativo ed estremamente “pratico”: argomenti di altri due interventi, in attesa che il coffee break, infatti, sarà declinato nell’amanche gli ultimi due posti vengano “occupati”. bito del mangiar bene e sano. Reggio Emilia Si tratta di Stefano Mancuso, neurobiologo sarà protagonista di questo evento perché è vegetale e appassionato divulgatore, incluso città italiana del tricolore e capitale del valodal New Yorker tra coloro che sono “destinati re, ma anche perché è il territorio da cui sono a cambiarci la vita”. È il fondatore della neupartite le due aziende organizzatrici, Blulink robiologia vegetale e tra le massime autorità e DocFinance.

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PRIVATE BANKING DAL 1973 Banca Euromobiliare, firma storica della finanza italiana, è la boutique finanziaria del Gruppo Credem, focalizzata nella gestione degli investimenti e nell’advisory di alta gamma per imprenditori, investitori istituzionali, professionisti e clientela private.

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FINANZIARE L’IMPRESA

C’è un enorme potenziale di risorse finanziarie che oggi si disperdono in impieghi indiretti o giacciono in liquidità infruttifera: sono i capitali privati, una massa di più di 4mila miliardi che potrebbero essere iniettati nell’economia reale. Il Private Banking si candida così a fare da collettore con il tessuto produttivo.

50 BANKING INTESA CON EURIZON RILANCIA SULL’ECONOMIA REALE

52 NSA ECONOMY RANKING ECCO LE AZIENDE CHE “ILLUMINANO” L’ITALIA

54 BEMYCOMPANY LA HOLDING INDUSTRIALE CHE VA A CACCIA DI PMI

QUEL TESORO CHE LE PMI NON HANNO (ANCORA) SCOPERTO Il Private Banking finanzia, direttamente o indirettamente, le aziende italiane con 125,7 miliardi di euro. Ma ce ne sono altri 718 che, almeno in parte, potrebbero confluire nel tessuto produttivo. Ecco come di Marina Marinetti

C’

è un tesoro al quale le Pmi posso d’Italia e Istat, da 9.743 miliardi di euro (creattingere: è quello della ricchezza sciuto di 98 miliardi rispetto alla precedente privata. Perché quello che gli investiedizione), circa 8,4 volte il reddito disponibile. tori istituzionali considerano un investimento A fronte di passività finanziarie (prestiti a brediseconomico, ovvero puntare sulle aziende ve, medio e lungo termine) di soli 926 miliardi. di piccole e medie dimensioni, non lo è invece Nessun altro Paese avanzato può vantare un per gli investitori individuali del Private, che, risparmio privato di questa portata. Vogliamo grazie alla diversificazione del portafogli, hantogliere dal “tesoro” i 5.246 miliardi di valore no, decisamente, una degli immobili? Tomaggiore tolleranza INTERMONTE CON AIPB HA ANALIZZATO gliamo anche macchiIL FLUSSO DI RICCHEZZA PRIVATA al rischio. Tanto che, nari e altri beni reali, CHE ATTRAVERSO LE FAMIGLIE dei loro 844 miliardi che pesano per 123 CONFLUISCE NELL’ECONOMIA REALE di euro, ne hanno già miliardi? Ne restano iniettati, consapevolmente o meno, 125,7 nel comunque 4.374. Molti, moltissimi. Ma quanta tessuto produttivo del Paese. Ma siamo solo parte, di questa ricchezza, finisce davvero ad all’inizio. alimentare il tessuto produttivo che manda Il debito è pubblico, ma la ricchezza è privavanti il paese? Secondo l’ultimo dei “Quaderni ta. Se il primo ammonta a 2.458 miliardi, il di ricerca Intermonte” si tratta di 1.306 miliar134,8% del Pil, la seconda è una fortuna, sedi euro: moltissimo in valore assoluto, ancora condo l’ultimo rapporto congiunto tra Banca poco in termini relativi. A questo punto viene

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FINANZIARE L’IMPRESA A CACCIA DI CAPITALI PRIVATI

da chiedersi “come” questa massa di denaro finisca nell’economia reale. La ricerca condotta in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano elaborando i dati raccolti grazie al contributo dell’Associazione Italiana Private Banking, ha ricostruito i flussi che direttamente (attraverso la sottoscrizione di titoli mobiliari, debito o equity) e indirettamente (attraverso la raccolta di banche, intermediari, fondi comuni e assicurazioni) fluiscono da chi produce risparmio in Italia (le famiglie in generale e il segmento Private in particolare, ovvero soggetti con un patrimonio mobiliare e immobiliare superiore ai due milioni di euro) a chi ha bisogno di questo risparmio per creare sul territorio nazionale lavoro, innovazione, benessere (le imprese non finanziarie, ovvero l’economia “reale”). Cos’è emerso? Che nei 18 mesi di analisi (dal 31 dicembre 2017 al 30 giugno dello scorso anno) questo stock totale delle famiglie è diminuito di 136 miliardi di euro a vantaggio di impieghi verso l’estero e soprattutto verso il debito pubblico italiano, che ha drenato una parte importante di risparmio (con un aumento complessivo di 24 miliardi a beneficio del debito della Pubblica Amministrazione). E gli intermediari hanno giocato un ruolo determinante in questo trasferimento di risorse, in particolare verso

ANTONELLA MASSARI, SEGRETARIO GENERALE DI AIPB

impieghi esteri. Di fatto, su un totale di stock di ricchezza di 1.306 miliardi euro investito al 30 giugno 2019 dalle famiglie nell’economia “reale”, 931 circa sono investiti direttamente (perlopiù nelle proprie aziende di famiglia, mentre solo 33 miliardi circa grazie a scelte consapevoli di investimento in azioni e obbligazioni), mentre il resto arriva indirettamente tramite intermediari, banche e investitori istituzionali. Quanto al Private Banking italiano, con un totale di 844 miliardi di euro di asset in gestione al 30 giugno 2019, per caratteristiche

Raccolta e investimenti dei portafogli Private 199 mld €

183 mld € 0,6 Altro Ec.Reale

0,6 Altro Ec.Reale

20,2 Azioni Ec.Reale 2,3 Obbligazioni Ec.Reale

20,2 Azioni Ec.Reale 2,3 Obbligazioni Ec.Reale

30/06/2019

31/12/2018

Obbligazioni: Obbligazioni bancarie di altri istituti, obbligazioni corporate italiane ed estere

Azioni: Titoli rappresentativi di quote di proprietà di S.p.a.

FONTE: QUADERNI DI RICERCA INTERMONTE

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Titoli di Stato: Titoli di Stato italiani e obbligazioni statali estere

Altra raccolta amministrativa: ETF, Certificares, Altro

Investimenti in economia reale

LE IMPRESE DEVONO APRIRSI CON TRASPARENZA E SPIEGARE LE LORO STRATEGIE di clientela e livello di servizio rappresenta sicuramente il candidato ideale per veicolare risorse private allo sviluppo dell’economia “reale”. Offre servizi di gestione e di consulenza a soggetti che vantano un patrimonio di una certa consistenza (e con una maggiore tolleranza al rischio) e quindi svolge infatti un ruolo fondamentale in questo ecosistema. La ricerca, elaborando dati forniti da 38 soci Aipb e da Morningstar, ha calcolato un totale investito dal settore nell’economia “reale” italiana di 120,6 miliardi di euro a fine 2018, e di 125,7 miliardi al 30 giugno 2019, con un incremento quindi di 5,1 miliardi nei primi 6 mesi 2019, contro un calo 12 miliardi delle famiglie italiane. Nei primi 6 mesi del 2019, gli impieghi diretti, quindi consapevoli, del private banking sono cresciuti di oltre mezzo miliardo di euro passando da 22,5 a 23,1 miliardi, mentre sono restati invece stabili per le famiglie italiane. Anche lo stock di finanziamenti indiretti è risultato in aumento: da 15,4 a 15,5 miliardi. «In particolare, al private banking compete una quota molto rilevante degli investimenti diretti in economia “reale”: il 68% del totale al 30 giugno 2019», spiega a Economy Antonella Massari, segretario generale di Aipb: «nel periodo di riferimento dell’indagine il settore è stato più attento a conservare le risorse investite nel Paese rispetto alla media dell’ecosistema». Morale: il private banking mostra, una


maggiore resilienza verso l’economia “reale” non solo attraverso l’allocazione diretta, ma anche attraverso la capacità di meglio selezionare gli impieghi in fondi e in intermediari che offrono una preferenza stabile verso le società industriali rispetto al debito pubblico. In Italia abbiamo una presenza consistente di famiglie con un patrimonio finanziario che va dai due milioni in su: sui conti delle banche retail giacciono parcheggiati patrimoni di fatti inutilizzati. «Le banche che non hanno una divisione private non hanno nessun interesse a cedere i clienti. Specialmente quelli che sono più interessanti da gestire. C’è quota di almeno il 25-30% di potenziali clienti del private che non sono gestiti», continua Antonella Massari: «Per il private significa che esiste l’opportunità di accrescere la quota di mercato in prospettiva». L’altra faccia della medaglia? C’è, ed è un tema degno di riflessione: « In Italia i clienti benestanti non sono giovani, non c’è crescita, non c’è reddito e prima di accumulare risparmi ci si mette molto, moltissimo tempo. In Asia il flusso di reddito cresce più della ricchezza e della performance, ma in Italia è l’inverso». Così, secondo il segretario generale di Aipb, «il Private dovrebbe spostare gli investimenti non solo sull’economia reale quotata, ma anche su quella illiquida, non quotata. Certo, ci vogliono portafogli capienti, gli investimenti devono essere diversificati e soprattutto occorre far capire alla clientela che per assicurare la performance occorronno investimenti di lungo periodo, dai 5 ai 7 anni, quando i cicli economici stanno diventando sempre più veloci. E piuttosto che tenere liquidità per le emergenze, sarebbe meglio tutetalrsi con un prodotto assicurativo». Ma Aipb si sta muovendo perché il Private diventi davvero il volano dell’economia reale. Perché i sacrosanti paletti imposti dalla Mifid finiscono per ingessare i potenziali investimenti da parte di quei clienti che, pur sedendo su patrimoni interessanti, hanno una conoscenza finanziaria decisamente basic. «Ora, anche volendo, un investimenti capiente ma senza conoscenze finanziare non può investire. Stiamo ragionando con i regolatori su una possibile figura intermedia che possa surroga-

La ricchezza delle famiglie italiane ~10.500 mld € Ricchezza finanziaria investibile depositi, titoli, risparmio gestito, altre attività finanziarie

Richezzza finanziaria non investibile

Azioni proprie, riserve ramo vita, altre riserve

28% 28%

13%

844 mld € Ricchezza finanziaria investibile gestita dal Private Banking (Portafoglio finanziario medio 1,7 mln €)

Ricchezza immobiliare

abitazioni e immobili non residenziali

56%

Ricchezza non finanziaria

terreni, prodotti di proprietà intellettuale, altro

3%

FONTE: ELABORAZIONI AIPB SU DATI BANCA D’ITALIA E PROMETEIA

L’IMPATTO DEI FONDI re la responsabilità tra chi possiede i patrimoni e chi li gestisce. Come la guida per gli scalatori, o l’istruttore subacqueo per le immersioni. In altri campi è concesso: si tratta di una responsabilità condivisa. Sarebbe utile anche abbassare le soglie per gli investimenti illiquidi: ora sono a 500mila euro, il che significa, per poter diversificare , avere un patrimonio da almeno cinque milioni. Sarebbe meglio portare la soglia a 100mila euro». Come fare per accedere alla fortuna offerta dalla ricchezza privata? «Le imprese devono aprirsi come trasparenza, raccontare chiaramente le loro strategie, curare molto la governance, avere nel board elementi indipendenti, un cfo per saper spiegare propri conti con costanza e avere anche piani di successione chiari. L’Aim è una buona palestra, il programma Elite un’ottima scuola. E i consulenti devono saper trasmettere in modo semplice alla loro clientela queste cse». Poi ci sono i criteri Esg: «se l’impresa è sensibile alle tematiche ambientali e di sviluppo, deve anche saperlo raccontare, tenendo ben presente che nell’attrarre investimenti sta competendo con il resto del mondo». Poi c’è il lato del consulente: «conoscendo la famiglia da tempo, avendone acquisito la fiducia, è il partner ideale per capire cosa fare in azienda, se rivolgersi ad altri professionisti, come gestire il passaggio generazionale».

Da un’analisi condotta da Aipb sui dati Morningstar è emerso che dei fondi comuni di investimento domestici ed esteri distribuibili in Italia, la quota di quelli che investono in economia “reale” italiana corrisponde al 32% del totale (in particolare si tratta di 13.278 fondi su un totale di circa 41.000 autorizzati per la distribuzione in Italia). La quota più ampia è di fondi lussemburghesi, seguiti da quelli irlandesi. L’offerta dei fondi italiani si posiziona al terzo posto, e rappresenta il 5,5% del totale dei fondi che investono in società non finanziarie italiane. Dei 13.278 fondi che investono una quota degli asset in economia “reale” italiana, ne sono stati rilevati circa 4.500 nei portafogli dei clienti del Private Banking per un valore totale di Aum (Asset under management) pari a circa € 65 miliardi. 
Considerato che l’offerta di fondi italiani non è molto ampia, nei portafogli Private risultano prevalere i fondi lussemburghesi, sia per numerosità che per ammontare di asset investiti. Seguono i fondi irlandesi e, di nuovo al terzo posto, i fondi italiani che, approfondendo l’analisi, media- mente presentano una asset allocation più esposta verso l’Italia (12%). Tra le azioni selezionate nell’asset allocation di questi veicoli, l’esposizione verso i diversi settori dell’economia “reale” italiana risulta piuttosto diversificata, con un peso lievemente preponderante del settore delle imprese tecnologiche, dell’energia e delle utilities piuttosto che della manifattura industriale e del settore dei beni di consumo.

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FINANZIARE L’IMPRESA

INTESA CON EURIZON RILANCIA SULL’ECONOMIA REALE Il gruppo bancario guidato da Carlo Messina costruisce strategie di lungo termine sia all’esterno del perimetro attuale che all’interno, puntando sulla connessione tra la finanza e il sistema economico di Sergio Luciano

C

he lo si valuti dal punto di vista delle strategie o da quello delle specializzazioni, il gruppo Intesa Sanpaolo è senza dubbio al centro della scena bancaria e finanziaria europea. Non solo per dimensioni ma anche per intraprendenza imprenditoriale. Il pensiero corre alla maxi-offerta lanciata da Intesa, nella notte tra il 17 e il 18 febbraio scorsi, su Ubi, un’operazione dal valore di 4,9 miliardi di euro che premierebbe – se andrà in porto – con un apprezzamento del 28% sui prezzi ante-offerta, gli azionisti della banca bersaglio. Ma sarebbe sbagliato focalizzare l’analisi soltanto su questa pur rilevantissima intenzione che al momento in cui questo numero di Economy viene chiuso deve ancora attraversare le fasi preliminari (e complesse) riSILVANA CHILELLI spetto all’eventuale successo. L’imprenditorialità di Intesa Sanpaolo si misura in realtà, passo dopo passo, su tutti nell’investimento in asset class alternative, i fronti dell’attività gestionale degli ultimi focalizzate sull’economia reale. L’iniziativa anni, in costante e coerente sviluppo. Prosi inserisce nella realizzazione del Piano prio pochi giorni prima dell’annuncio su di Impresa 2018-2021 del Gruppo Intesa Ubi, ad esempio, Eurizon Capital Sgr ha anSanpaolo, rappresenta uno dei pilastri di nunciato una mossa altamente rappresencrescita della Divisione Asset Management tativa della visione del gruppo sui mercati e rafforza l’impegno di Eurizon a sostegno finanziari e sul loro dell’economia reale IL PIANO È QUELLO DI ACCENTUARE rapporto essenziale dopo l’iniziativa di ULTERIORMENTE E DIVERSIFICARE con l’economia resuccesso dei Pir e deL’IMPEGNO A FIANCO DELLE IMPRESE ale. Ne ha parlato a gli Eltif. CHE INVESTONO E CRESCONO caldo l’informazione La società si propone economica, ma l’annuncio merita un’analisi come polo distintivo negli investimenti alapprofondita per le implicazioni che potrà ternativi di private market, e nasce con un avere. patrimonio di 3,4 mld di euro ricevuto in Dunque: Eurizon Capital Sgr e Intesa Sanpadelega di gestione da Intesa Sanpaolo Vita olo Vita hanno costituito (rispettivamente e una struttura composta da 10 professiocon il 51% e il 49%) una newco battezzata nisti. Il 40% di questi 3,4 mld è investito in Eurizon Capital Real Asset sgr, specializzata imprese, oltre il 35% in infrastrutture e la

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VOGLIAMO DIVENTARE IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER GLI INVESTITORI IN ITALIA restante parte in real estate. A livello geografico il 20% è investito in Italia. La sfida è all’altezza di queste autorevoli premesse: «Vogliamo diventare il punto di riferimento per gli investitori istituzionali in Italia», spiega Silvana Chilelli, amministratore delegato di Eurizon Capital Real Asset: «Grazie a un piano di investimento in asset class alternative – prosegue - avviato in Intesa Sanpaolo Vita già dal 2015, ci avvaliamo di un know-how solido e strutturato. Inoltre abbiamo accesso ai principali operatori internazionali, con cui abbiamo costruito relazioni stabili su tutte le componenti di business. Con Eurizon Capital Real Asset riteniamo che ci siano ampi margini di crescita. Il nostro piano industriale si racchiude nel voler continuare a fare bene ciò che abbiamo già fatto bene».


LA GALASSIA DI INTESA SANPAOLO

È chiara la valenza macroeconomica e collettiva di questa scelta del gruppo: accentuare ulteriormente, e diversificare, l’impegno nell’economia reale, a fianco delle imprese che investono e crescono. È lì che un sistema economico sano crea valore, è lì che gli investitori illuminati devono con-

TOMMASO CORCOS

centrare le loro attenzioni e le loro risorse. Portando il risparmio qualificato più vicino all’economia reale, che non è soltanto Borsa e non è soltanto titoli di Stato. Anche per questo, sottolinea l’amministratore delegato di Eurizon, Tommaso Corcos, «gli asset alternativi stanno continuando a crescere a tassi interessanti e ci aspettiamo possano assumere una quota sempre più importante del risparmio globale». Eppure «il mercato italiano presenta oggi una sotto-penetrazione su questa tipologia di investimenti nei segmenti istituzionali, family office e private banking». Dunque i margini di crescita sono amplissimi. Operativamente, il progetto della società di asset management del gruppo Intesa Sanpaolo «prevede lo sviluppo di un’offerta distintiva sugli investimenti alternativi di private market, per soddisfare i bisogni di extra-rendimento della clientela privata e istituzionale, supportando al contempo la crescita del sistema produttivo con investi-

menti a diretto beneficio delle imprese». Il tutto – non va trascurato – va letto nel contesto in cui nasce, quello di una società come Eurizon che nel 2019 ha raggunto risultati da record. Il patrimonio gestito si è attestato a 335,5 miliardi di euro (+11%), l’utile netto a 518,5 milioni (+11,5%) e il margine di commissioni a 799 milioni (+14%). Eurizon ha ottenuto ottimi risultati anche sul versante dei livelli di efficienza con il cost/income ratio che si è attestato al 18,7% a fine 2019, rispetto al 21% del 2018. La società risulta prima in Italia nella raccolta del quarto trimestre sia a livello complessivo, con 8,1 miliardi, sia sui fondi aperti, con 4,2 miliardi di euro. L’amministratore delegato Tommaso Corcos si è detto molto «soddisfatto per i risultati conseguiti nel 2019 con un patrimonio gestito che ha registrato un trend di crescita costante e raggiungendo il record storico. In crescita anche gli altri principali indicatori economici e finanziari».

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FINANZIARE L’IMPRESA NSA ECONOMY RANKING

Ecco le aziende che “illuminano” l’Italia Quello della produzione e fornitura di materiale elettrico è un comparto florido che in Italia vale 5,3 miliardi di euro di fatturato, composto da aziende efficienti che l’Nsa Economy Ranking classifica per affidabilità di Davide Passoni

Q

uando chiuderà l’Esposizione di Pache. Abbiamo l’80% di clientela estera, con la rigi, di luce elettrica non sentiremo quale applichiamo una politica di pagamento più parlare». È bastata questa proanticipato, aiutati dal fatto che produciamo fezia clamorosamente sbagliata, pronunciata sull’ordinato, tutto a mano, con consegna a 2-3 all’Expo francese del 1878, per far entrare suo settimane dall’ordine: mai avuto problemi di malgrado nella storia il medico inglese Erainsolvenze. Con il mercato italiano abbiamo smus Wilson, al di là dei suoi meriti in campo politiche differenti ma comunque efficaci. In clinico. Oltre a essere uno dei motori dell’umaquesto modo lavoriamo da trent’anni senza renità, il settore dell’energia e dell’illuminazione cupero crediti, cercando di mettere da parte i è anche una voce importante all’interno del siguadagni per creare un patrimonio che ci svinstema economico italiano e comprende svariacoli dagli istituti di credito». «Se si guarda l’ulte realtà, che vanno dalle imprese specializzate timo nostro bilancio e lo si confronta con quelli nella fornitura di materiale elettrico a quelle dei vent’anni precedenti, si vede che sono tutti dell’illuminotecnica e dell’illuminazione indusolidi e in linea tra loro - gli fa eco Pierpaolo striale. Secondo gli ultimi dati completi, diffuMorandi, presidente della Raytech di Settisi dalla Fme (Federazione nazionale grossisti mo Milanese - Siamo un’azienda italiana, che distributori materiale produce tutto in Italia elettrico), nel 2018 il BILANCI SOLIDI, BUSINESS BILANCIATO e che cerca di dare al TRA ITALIA ED ESTERO E BASSO comparto ha fatto remercato non solo proTURNOVER: COSÌ LE PMI RIESCONO gistrare un fatturato dotti eccellenti, ma un A TAMPONARE ANCHE I PERIODI DI CRISI complessivo di circa marchio in cui il cliente 5.330 milioni di euro e una crescita del 7,1% può riporre fiducia. Ogni anno investiamo circa anno su anno. Nonostante nella prima parte l’8% del fatturato in ricerca e sviluppo, il che ci del 2019 si sia registrato un rallentamento nelconsente di immettere sul mercato tra gli 8 e la progressione del settore, le 92 imprese assoi 10 prodotti completamente nuovi all’anno: il ciate a Fme continuano a rappresentare circa 45-50% degli articoli che abbiamo a catalogo l’85% del totale della popolazione commerciaha meno di tre anni. Tornando al bilancio, oltre le, impiegando circa 15mila addetti. alla ricerca e sviluppo destiniamo il rimanente In questo ramo vi sono realtà solide da un punagli investimenti produttivi e all’autofinanziato di vista finanziario, classificate dall’Nsa Ecomento e il nostro fatturato è diviso al 50% tra nomy Ranking (vedi tabella a fronte), distribuItalia ed estero, grazie anche a una gestione da ite su tutto il territorio nazionale. Tra esse, la multinazionale mutuata dalla mia esperienza Catellani & Smith di Villa di Serio, in provincia in un’azienda americana. Infine tengo a dire di Bergamo. Giulia Catellani, cfo dell’azienda: che, oltre al fatto che le persone dell’azienda «Il nostro obiettivo è sempre stato quello di hanno un forte senso di appartenenza, che sfoessere il più indipendenti possibili dalle bancia in un basso turnover, abbiamo una prima li-

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nea dirigenziale che, a parte me, è composta interamente da donne. E questo da sempre, non da ieri». La Di.m.el di Fondi (LT), infine, è attiva nel campo delle forniture elettriche e ha scelto la via dell’autosufficienza finanziaria, come dichiara il responsabile amministrativo Massimiliano Pernarella: «La nostra situazione positiva viene da anni di esperienza, che ci hanno consentito di superare la crisi del 2008, anche se finché il ceto medio non tornerà a guadagnare il giusto per poter spendere, aziende come la nostra rischieranno sempre di andare in difficoltà. Abbiamo lavorato sui costi, chiudendo le linee di credito aperte con le banche e lavorando sulle scadenze di incassi e acquisti per essere finanziariamente autosufficienti».

M

olte imprese che fanno della fornitura di materiale elettrico e dell’illuminazione le loro linee di business sono caratterizzate per una solidità patrimoniale importante, data anche dalla capacità di adattarsi all’evoluzione del mercato. Per Economy, ha classificato queste realtà il Gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Nsa è un mediatore creditizio specializzato nella erogazione di finanziamenti alle imprese, capace di garantire efficacia ed efficienza nei rapporti con il sistema bancario. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Viene calcolato sull’analisi dei bilanci, regolarmente depositati. In particolare, l’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività: i medesimi parametri utilizzati per l’elaborazione nsaPmindex, l’indice sul merito creditizio. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle Pmi italiane. E la tabella a fianco rappresenta una fotografia dello stato di salute delle imprese italiane del settore, suddivise per area geografica.


Illuminotecnica - classifica per area geografica

SUD

NORD-OVEST

NORD-EST

CENTRO

AREA GEOGRAFICA

CLASSIFICA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

RAGIONE SOCIALE S.E.M. SOC. ELETTRODISTRIBUZIONE MARCHE S.R.L. ELETTROLED S.R.L. G.D. GENERAL DEVICE S.R.L. TUONOLED S.R.L. G.M. ELETTRON S.R.L. TEAM IMPIANTI S.R.L. SCF S.R.L. NUOVA COMET ROMA S.R.L. DI.M.EL. S.R.L. DOMOLIGHT S.R.L. ESPO ELECTRONIC S.R.L. FOSCARINI S.P.A. OSRAM CONTINENTAL ITALIA S.R.L. VAHLE S.R.L. HELLERMANNTYTON S.R.L. HSL AMERICA S.R.L. BEST LIGHT S.R.L. KAMAE S.R.L. ELECO S.R.L. C.C.E.A. S.R.L. ENERGIZER ITALY S.R.L. FOS NOVA S.R.L. MURRELEKTRONIK S.R.L. AIGOSTAR S.R.L. VEGA ITALIA S.R.L. RAYTECH S.R.L. CATELLANI & SMITH S.R.L. RENGHE S.R.L. WIELAND ELECTRIC S.R.L. CHAMPION LUCE S.R.L. STEM S.R.L. UNIPERSONALE WEB MARKET S.R.L. LUX S.R.L. SIRIO GROUP S.R.L. F.LLI CHIERCHIA ELETTROFORNITURE S.R.L. SUDELETTRICA S.R.L. DRF S.R.L. TABAWORLD S.R.L. ITALMACH S.R.L. MILLELUCI S.R.L.

FATTURATO

INDIRIZZO

11.673.345 € 5.496.334 € 5.328.186 € 1.586.970 € 1.366.424 € 1.333.325 € 1.265.634 € 971.831 € 672.462 € 644.969 € 20.073.673 € 36.075.357 € 9.280.321 € 9.061.584 € 13.137.847 € 5.848.488 € 5.710.910 € 4.708.355 € 3.111.504 € 3.029.400 € 24.670.367 € 22.539.736 € 20.984.616 € 17.208.096 € 15.152.033 € 11.407.924 € 9.922.174 € 9.035.630 € 8.749.735 € 2.512.250 € 2.880.401 € 2.819.388 € 2.333.370 € 1.929.619 € 1.117.823 € 1.062.069 € 838.672 € 842.603 794.499 686.026

Morrovalle (MC) Roma Roma Roma Monte Compatri (Roma) Roma Roma Roma Fondi (LT) Montepulciano (SI) Chiusa/Klausen (BZ) Marcon (VE) Treviso (TV) Bolzano/Bozen (BZ) Limena (PD) Trento (TN) Albignasego (PD) Caldogno (VI) Camposampiero (PD) Altavilla Vicentina (VI) Assago (MI) Rozzano (MI) Vimercate (MB) Trezzo sull’Adda (MI) Assago (MI) Settimo Milanese (MI) Villa di Serio (BG) Milano Settimo Milanese (MI) Venezia Ottaviano (NA) Napoli Mola di Bari (BA) Napoli Pompei (NA) Belpasso (CT) Napoli Terzigno (NA) Siracusa (SR) Gioiosa Ionica (RC)

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FINANZIARE L’IMPRESA OBIETTIVO CRESCITA

La holding industriale che va a caccia di Pmi Aggregazioni, acquisizioni, affiancamento al management e supporto agli investimenti, fino alla quotazione in Borsa: così Bemycompany, con il supporto di Ac Finance e di Bcc Laudense, fa crescere le imprese di Paola Belli

C

on competenza e professionalità aiutano le piccole aziende a crescere. Bemycompany Capital Partner si compone di un pool selezionato di manager di successo, circa una ventina al momento, provenienti da tutta Italia, pronto ad investire e supportare le Pmi nel loro percorso di crescita con aggregazioni, acquisizioni, affiancamento al management e supporto agli investimenti, fino alla quotazione in Borsa. Al progetto hanno aderito imprenditori e manager provenienti da tutta Italia, guidati dal ceo di Ac Finance e dell’incubatore di startup Bemycompany Antonio Quintino Chieffo e con il supporto dell’istituto di credito Bcc Laudense; con un capitale di partenza a ottobre 2019 di 2 milioni di euro, punta a capitalizzare 15 milioni di euro già nei prossimi mesi. L’obiettivo è supportare realtà imprenditoriali con un fatturato compreso tra 500 mila euro e 15 milioni e che abbiano registrato risultati positivi negli ultimi tre anni con una crescita annua del 10%: aziende non idonee ai parametri del Venture Capital e del Private equity ma con ampi margini di crescita, con un modello di business dinamico ed innovativo ma che vivono il problema della sottocapitalizzazione e il relativo problema del credito bancario. «Per noi è un passaggio molto importante e

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una sfida che ci affascina – commenta il manager Antonio Quintino Chieffo -. In questa avventura sono affiancato da manager e imprenditori di successo che già hanno aderito a Bemycompany Bike, il club deal costituito per investire nello storico distributore di biciclette Focus Italia Group Spa, investimento che si è concluso con grande successo a settembre e che è servito da stimolo alla trasformazione in Holding Industriale. Quello che cerchiamo nelle aziende che sosteniamo è sicuramente capacità e competenze nel fare impresa. Data la nostra natura di advisor IL CAPITALE DI PARTENZA A OTTOBRE 2019 ERA DI 2 MILIONI DI EURO. MA LA HOLDING PUNTA A CAPITALIZZARE 15 MILIONI GIÀ NEI PROSSIMI MESI

per noi non è solo un investimento economico, ma anche di opportunità e di attenta analisi nel credere in realtà affidabili, legate al nostro Paese e con buoni margini di crescita. L’intento naturalmente è di affiancare gli imprenditori nella gestione degli investimenti nelle operazioni di acquisizione fino a portarli alla quotazione in Borsa che rimane secondo noi l’obiettivo imprescindibile per fare un’impresa di successo». La holding lodigiana ha recentemente siglato la prima operazione con l’acquisizione dell’8% dell’Acetaia Fondo di Montebello Spa

con sede a Maranello (Modena), specializzata nella produzione di Aceto balsamico di Modena Igp, ma anche di altri prodotti come la linea vini e prosecchi, il pomodoro biologico e l’olio extra vergine d’oliva siciliano, investendo 250 mila euro. Un’operazione all’insegna dell’eccellenza made in Italy per la prima holding nata a Lodi. Fondo Montebello, anche grazie al sostegno di Bemycompany Capital Partner, guarda con convinzione al mercato americano e si prepara ad allargare la gamma delle esportazioni delle eccellenze italiane negli Stati Uniti. «Per Bemycompany Capital Partner è un investimento molto importante in cui crediamo molto - sottoliea il ceo di Bemycompany e Ac Finance Antonio Chieffo -. L’ Acetaia Fondo Montebello rappresenta un’eccellenza Artigianale e 100% Italiana che abbiamo deciso di sostenere con forza. Ma non finisce qui il nostro supporto a questa importante realtà. Entro marzo infatti saliremo al 16% con altri 250 mila euro di investimento». Nuove sfide da vincere per la holding italiana, pronta ad affiancare nuove imprese con il giusto potenziale per ambire al successo. Per informazioni potete visitare il profilo linkedin del Ceo di Bemycompany Capital Partner @Antonio Quintino Chieffo o contattare gli uffici di Lodi al numero 0371 1734678.


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L’ECCELLENZA AEROSPAZIALE CHE MANDA IN ORBITA L’ITALIA 60

Produciamo i lanciatori, i motori, i carburanti e gestiamo perfino le stazioni: nella space economy l’Italia è in una posizione invidiabile. Merito di competenze e industrie specializzate uniche al mondo di Marco Scotti

VALSIR UN’AZIENDA IN PROVINCIA? UN’IMPRESA... SOSTENIBILE

63 FISCATECH DAL GRAFENE ALLA PELLE VEGAN L’INNOVAZIONE PARLA ITALIANO

64 FARMACEUTICA DNA E BIG DATA: COSÌ ROCHE GUARIRÀ IL MONDO

66 E-CAMPUS LA LAUREA VA IN RETE COME I GOAL DI RONALDO

68 DKC INTERNAZIONALIZZARE? FUNZIONA ANCHE AL CONTRARIO

70 SORGENIA ARRIVA LA FIBRA SOSTENIBILE A PROVA DI FUTURO

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here’s a starman waiting in the sky, alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccahe’d like to come and meet us but ro, con deleghe specifiche per lo spazio. he thinks he’d blow our minds» «L’esplosione della space economy – ci spiega cantava David Bowie nel 1972. Ebbene, oggi Gianluca Dettori, a capo del fondo Primo Spaquell’uomo delle stelle potrebbe essere un po’ ce (costola di Primomiglio Sgr) che ha avviapiù vicino, dopo che l’economia dello spazio a to una partnership con la Bei per supportare livello mondiale ha avviato – è proprio il caso progetti early stage nell’ambito aerospaziale di dirlo – la procedu– si deve a una serie IL FONDO “PRIMO SPACE” HA AVVIATO ra di decollo. Prima di fattori che hanno UNA PARTNERSHIP CON LA BEI di tutto qualche dato: creato la cosiddetta PER SUPPORTARE PROGETTI EARLY nel 2019 si è calcolato “tempesta perfetta”. STAGE NELL’AMBITO AEROSPAZIALE che la cosiddetta “spaIn primo luogo c’è un ce economy” valesse 350 miliardi di dollari e progresso incredibile della tecnologia, rispetla previsione per il 2045 è di arrivare a 2.700 to a quanto accadeva negli anni ’60. Costruire miliardi. L’Unione Europea per bocca dell’Eun satellite e metterlo in orbita richiede budsa, l’agenzia spaziale continentale, ha in proget accessibili a qualsiasi media impresa. E poi gramma investimenti congiunti pubblico-pric’è un altro avvenimento fondamentale: alcuni vati per complessivi 16 miliardi di euro tra il anni fa l’amministrazione Obama ha scelto di 2021 e il 2027. Ancora: l’Italia ha messo mano aprire ai privati il business dei lanciatori, oval portafoglio e ha stanziato 4,7 miliardi (metà vero di chi si occupa materialmente di portare dei quali con coperture interamente pubblisatelliti nello spazio». che) e ha perfino nominato un sottosegretario Ed è proprio il secondo aspetto sottolineato da

«

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STORY-LEARNING SPACE ECONOMY

Gianluca Dettori, a capo del fondo Primo Space (costola di Primomiglio Sgr)

Dettori a far riflettere maggiormente: se negli anni ’60-’70 lo spazio era un luogo in cui “mostrare i muscoli” con una continua rincorsa tra Urss e Usa, oggi le stelle diventano soprattutto un modo per fare business, specialmente per chi ha saputo fiutare quale sarebbe stato il futuro. Alcuni miliardari (su tutti Richard Branson di Virgin) hanno deciso di puntare sul turismo spaziale, con sperimentazioni per voli nella stratosfera accessibili a tutti. O, almeno, a tutti coloro che abbiano disponibilità di spesa nostri telefonini. Facile immaginare, dunque, di qualche centinaio di migliaia di dollari. È il che quando anche Asia e Africa avranno una caso dello shuttle panoramico della Virgin Gacopertura più capillare le esigenze saranno lactic che decollerà in modo verticale da Cape enormemente superiori. La galassia che Musk Canaveral, ma che verrà anche offerto con sta progettando, Starlink, procede a ritmo partenza “tradizionale” in stile aeroplano in sostenuto: nel mese di gennaio sono stati lanPuglia. Non è una boutade: a Grottaglie particiati oltre 60 dispositivi e nei prossimi anni ci ranno navicelle in grado di raggiungere un’alsarà un aumento esponenziale. In termini octezza di 15 km e quindi sganciare un piccolo cupazionali, le due aziende sono già diventate razzo per sei persone che consente di compledei colossi: oltre 7.000 i dipendenti dell’azientare un giro attorno alla terra. Il costo? “Solo” da “sorella minore” di Tesla, circa 2.500 per il 200mila euro per sei minuti a gravità zero. fratellino di Amazon. Il merito principale che Elon Musk con la sua SpaceX e Jeff Bezos con va riconosciuto a SpaceX in primis e a Blue Blue Origin hanno invece rapidamente comOrigin di conseguenza è quello di aver ottipreso che il vero affare è sviluppare sistemi di mizzato il trasporto satellitare. Se, prima, le lancio di satelliti per il agenzie spaziali doveb2b o, meglio ancora, DA GROTTAGLIE, IN PUGLIA, PARTIRANNO vano mettere a budget NAVICELLE IN GRADO DI RAGGIUNGERE progettare strumenti circa 60 milioni di dolI 15MILA CHILOMETRI DI QUOTA da impiegare per le telari per un singolo lanE SGANCIARE RAZZI PER SEI PERSONE lecomunicazioni. L’acio, oggi i costi si sono zienda del fondatore di Tesla – nata nel 2002 abbassati drasticamente: Musk, infatti, ha lanma ascesa alle cronache negli ultimi tre anni ciato una sottoscrizione online con i suoi Fal– lancerà 7.500 satelliti a bassa orbita per dare con 9 che consente di accaparrarsi un posto la banda larga a tutto il mondo senza piantare sul vettore a partire da un milione di dollari nemmeno un palo del telefono. La diffusione per componenti fino a 200 kg, con un sovrapsempre più capillare degli smartphone anche prezzo di 5.000 dollari al kg. Un autentico nei Paesi in via di sviluppo ha richiesto una servizio on demand che permette di definire tale mole di satelliti per le telecomunicazioni l’orbita preferita: intorno al Sole, polare. Non che nei prossimi anni i numeri aumenteranno solo: è anche possibile sottoscrivere assicurain maniera esponenziale. Oggi i 1.500 dispozioni che coprono fino a due milioni di dollari sitivi che girano intorno alla Terra sono a mal’oggetto spedito in orbita. E per il pagamenlapena sufficienti per consentire i servizi che to? Basta inserire una carta di credito da cui – mediamente – ogni 15 minuti richiediamo ai verranno prelevati 5.000 dollari di acconto e

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MANDARE RAZZI IN ORBITA ORMAI È POSSIBILE A MOLTE IMPRESE il gioco è fatto. L’intera offerta di SpaceX, dunque, garantisce un risparmio notevole che per ora riguarda soltanto gli oggetti orbitanti, ma che un domani non troppo lontano potrebbe coinvolgere anche gli astronauti. Oggi la Nasa e l’Esa pagano circa 70 milioni di dollari per portare gli scienziati (tra i quali, naturalmente, figura il nostro Luca Parmitano) nella Iss, la stazione internazionale, tramite la Soyuz. Sarebbe così fantascientifico immaginare in futuro che siano aziende private a traghettare gli “uomini delle stelle”? Appurato quindi che l’economia spaziale è oggi più che mai attiva, rimane da capire che cosa fare dei satelliti spediti in orbita. «Avremo un fiume di dati – aggiunge Dettori – e potremo davvero dare un nuovo volto a tantissime industry. Ad esempio, riusciremo a calcolare la velocità di crescita del grano in determinate aree per comprendere appieno come sfruttare al meglio i terreni. Ma sono tantissimi i settori che verranno toccati da questa rivoluzione: assicurazioni, logistica, infrastrutture e chissà quanti altri ne verranno fuori. Senza contare che saranno dati veramente globali, non più per “porzioni”, seppur abbondanti, del nostro pianeta. Per questo motivo, come Sgr specializzata in big data abbiamo subito deciso di entrare in questa partita». Nella corsa verso le stelle, com’è posizionata l’Italia? Se chi ci legge si attende la solita retorica su quanto sarebbe bello se anche il nostro Paese potesse cogliere queste opportunità…


ebbene, rimarrà deluso. Siamo messi bene! Nonostante siano oltre una sessantina le nazioni che hanno programmi spaziali di diverso tipo. «Abbiamo una legacy – chiosa Dettori – che pochi altri possono vantare. Ad esempio perché siamo stati i terzi al mondo a mandare in aria un satellite; abbiamo una filiera industriale sviluppatissima, produciamo i lanciatori, i motori, i carburanti e gestiamo perfino le stazioni. Insomma, possiamo dire che l’Italia è in una posizione invidiabile ed è uno dei più importanti contributori dell’Esa, perché sfruttiamo un know-how dell’automotive di altissima precisione che è oggi assai prezioso per il comparto spaziale. Non solo: c’è anche il tema dell’utilizzo dei dati raccolti che diventerà vitale per il nostro Paese. Possiamo addirittura giocare un ruolo di leadership a livello internazionale, anche perché è soltanto a livello continentale che possiamo reggere l’urto con i nostri competitor, che si chiamano Usa, Russia e Cina». L’impegno attuale delle economie europee è di circa 14 miliardi, ma, come detto, ne serviranno altri 16 per dare maggiore vigore alla nuova economia dello spazio.

L’Italia, dunque, è agghindata per il gran ballo dello spazio. Grazie a una pianificazione di ampio respiro; grazie a università che hanno deciso di scommetterci (dal Politecnico alla Sda Bocconi che ha creato il See Lab per studiare l’economia dello spazio). Ma grazie anche ad imprese come Officina Stellare, l’azienda guidata e fondata da Giovanni Dal Lago, Riccardo Gianni, Gino Bucciol. Si tratta di una piccola OFFICINA STELLARE È UNA “BOUTIQUE DELLO SPAZIO” CHE PRODUCE PER 13 MILIONI DI EURO E LO SCORSO ANNO SI È QUOTATA ALL’AIM

“boutique dello spazio” specializzata principalmente nell’ideazione di telescopi ad alta precisione, fondata poco più di dieci anni fa e che a giugno dello scorso anno si è quotata sul segmento Aim di Borsa Italiana. Il valore della produzione complessiva per il 2020 è fissata intorno ai 13 milioni di euro. «Inizialmente – ci racconta il ceo Giovanni Dal Lago – la nostra offerta era rivolta ad amatori appassionati di spazio ma con una certa capacità di spesa. Ad esempio, Francis Ford Coppola. In America ci

I FONDATORI DI OFFICINA STELLARE: FABIO RUBEO, GIOVANNI DAL LAGO, RICCARDO GIANNI E GINO BUCCIOL

chiamavano la Ferrari dei telescopi. A questo è seguita un’evoluzione quasi naturale, spostandoci sempre più verso la parte professionale, in particolare per quanto riguarda la difesa, ma non solo. Airbus, ad esempio, utilizza i nostri prodotti per fare i test nello stabilimento di Tolosa». Officina Stellare – che nei prossimi mesi inaugurerà una sede anche negli Stati Uniti – procede spedita la sua espansione. In primo luogo, con il ricavato dalla quotazione del 15,7% dell’azienda, ha avviato la costruzione di una space factory, ovvero una fabbrica in cui avere a disposizione più spazi e macchinari all’avanguardia. Per questo motivo, prima della fine del 2019 è stato definito l’acquisto di tre macchinari che operano con una precisione di nanometri. Il business dell’azienda veneta è composto da tre direttrici principali: l’earth imaging, la sorveglianza spaziale e la comunicazione laser. «Il primo tassello – conclude Dal Lago – è la parte più importante del nostro business, perché consente di effettuare la cosiddetta agricoltura intelligente, ma anche il controllo delle infrastrutture nell’oil&gas, dei confini e dei porti. Il secondo campo di applicazione è molto significativo: oggi ci sono oltre 20mila satelliti in orbita, ma i tre quarti di questi non sono più operativi e rappresentano vera e propria “spazzatura” spaziale. Ma viaggiano a 28mila km/h e a questa velocità anche un piccolo detrito o bullone può causare danni gravissimi se colpisce un satellite. Per questo è necessario effettuare un monitoraggio costante. Infine, la comunicazione laser: dal momento che la banda radio tradizionale è ormai satura, sappiamo già che il fabbisogno di connessioni sarà 30 volte superiore a quello attuale. E il laser è il sistema più veloce e più sicuro. Infine, stiamo cercando di entrare nel cosiddetto spazio profondo, per concorrere alla sua esplorazione». Il sommo poeta avrebbe detto “E quindi uscimmo a rimirar le stelle”.

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STORY-LEARNING MONOGRAFIA D'IMPRESA

FARE AZIENDA IN PROVINCIA? UN'IMPRESA... SOSTENIBILE Fondata nel 1987 da Silvestro Niboli, Valsir ha un rapporto simbiotico con la Valsabbia. Dove ha avviato progetti per ridurre l'impatto ambientale, incrementare il riciclo e migliorare le condizioni di vita di Marco Scotti

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omanda: si può costruire una multinazionale da oltre un miliardo di fatturato in una terra lontana dai radar tradizionali di Roma e Milano? La risposta è un enorme sì. È il caso di Silmar Group, una holding fondata nel 1970 dalla volontà di Silvestro Niboli in provincia di Brescia e attiva in cinque differenti settori, tra loro integrati: riscaldamento, lavorazione dell’alluminio, idraulica, galvanoplastica e protezione passiva al fuoco. Come detto, nel 2018 ha raggiunto (e superato) i 1.000 milioni di revenues, ottenuti grazie a più di 3.200 dipendenti in 12 differenti Paesi. Oggi il Gruppo è in grado di commercializzare i propri prodotti in oltre 100 nazioni nel mondo, con una quota pari tra mercato italiano ed export. All'interno della holding, Valsir è il marchio specializzato in termoidraulica, edilizia e design del bagno che ha raggiunto nel 2018 un fatturato superiore ai 365 milioni, ottenuti con poco meno di 2.000 collaboratori diretti. «Il nostro segreto – ci racconta Simone Niboli, nipote di Silvestro e responsabile ufficio IL TERRITORIO DELLA VALSABBIA DOVE SILVESTRO NIBOLI HA DATO IL VIA ALLA SUA ATTIVITÀ marketing della società – è che siamo in grado teniamo saldi i valori fondanti. Vogliamo dare pare per conto terzi, ma c’erano troppi rischi. di offrire un prodotto multitasking adatto alle continuità anche a tutte le persone che lavoraPer questo motivo si decise a fare un ulteriore esigenze di ogni singolo Paese. Abbiamo otno con noi, perché ci interessa instaurare un passo: creare un catalogo, in modo da entratenuto le certificazioni più complesse perché rapporto di fiducia con i nostri collaboratori, re prepotentemente nel boom dell’edilizia di abbiamo una grande attività di ricerca e sviprima ancora che crescere continuamente. quegli anni grazie ai radiatori realizzati in alluppo. Una strategia premiata dai fatti, che ci Dinamica, ne sono convinto, che è diretta conluminio. Nel 1979 – con l’obiettivo di garantire ha garantito finora una crescita e un consolidaseguenza di un clima una fonte di qualità per soddisfare la necessità mento costanti. Anche L'IDEA DI NIBOLI FU QUELLA DI NON di collaborazione e afcostante di approvvigionamento di metallo perché sappiamo “cocLAVORARE PIÙ CONTO TERZI, fiatamento». fuso - nasce quindi Raffmetal, la più importancolarci” i nostri clienti MA DI METTERSI IN PROPRIO PER Come detto, il Gruppo te raffineria di alluminio secondario a capitale che, una volta provati i LA LAVORAZIONE DELL'ALLUMINIO Silmar nasce nel 1970 privato in Europa. Anticipando i concetti di nostri prodotti, difficilda un’intuizione di Silvestro Niboli. Inizialmenrisparmio energetico ed economia circolare, mente ci lasciano. Siamo una multinazionale, è te, infatti, il fondatore dell’azienda lavorava per Raffmetal offre un servizio – unico in Italia – vero, ma manteniamo sempre una gestione aziende che stampavano metalli, creandosi di fornitura della lega di alluminio allo stato familiare che ci permette di avere una maggioun buon know-how. L’incremento costante liquido, che comporta importanti vantaggi sia re elasticità mentale. Siamo arrivati alla terza dell’utilizzo di alluminio spinse Niboli a stamin termini di abbattimento dei costi di progenerazione ma, pur continuando a crescere,

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duzione e stoccaggio, sia di incremento della resa fusoria e riduzione della propria Carbon Footprint. «Nel 1987 – prosegue il nipote del fondatore – mio nonno si rese conto che esisteva una nicchia di mercato nell’ambito dell’impiantistica idraulica, e ha creato Valsir. Nella continuità della gestione familiare, la neonata azienda è cresciuta progressivamente, allargando via via il proprio catalogo. Ma rimaneva un problema: trattandosi di prodotti voluminosi ma dallo scarso valore unitario, per poter sbarcare all’estero serviva aprire degli stabilimenti direttaSILVESTRO NIBOLI, FONDATORE DI SILMAR GROUP mente in loco. Per questo vengono colte al balzo le possibilità offerte dalla caduta del Muro e dal crollo del comunismo, con l’inaugurazione boli era già pronta a soddisfare gli ordini in della branch rumena, cui ha fatto seguito quel30. E oggi lo fa in tre. «Il nostro prodotto – agla in Russia e in Polonia. Oggi stiamo creando giunge il responsabile marketing di Valsir – è nuove succursali in tutto il mondo, dall’Austraindispensabile per far progredire i cantieri, lia all’India al Sudafrica». perché è necessario per la realizzazione degli Un altro punto forte dell’azienda, fin dalla sua impianti per le acque nere e quelle bianche. fondazione e ancora Senza impiantistica GIÀ ALLA FINE DEGLI ANNI'80 VALSIR oggi a maggior ragioidraulica la costruzioERA IN GRADO DI EVADERE GLI ORDINI ne, è quello di rivolne della casa non può IN UN TERZO DEL TEMPO ORDINARIO gersi in egual misura a andare avanti. Per E OGGI CE LA FA IN TRE GIORNI clienti con potenziale questo ci siamo imdi acquisto da 5.000 euro fino a 50 milioni. E pegnati fin dall’inizio a consegnare il prima proprio il cliente è diventato il centro nevralpossibile, fino all’attuale livello di servizio, con gico della strategia di business di Valsir: se, una percentuale superiore al 99% del mateinfatti, soprattutto tra la fine degli anni ’80 e riale richiesto entro tre giorni». l’inizio dei ’90 del secolo scorso le consegne Valsir opera in un territorio, quello della Valnel comparto idraulico erano mediamente a sabbia, che non è esattamente tra i più attrat90 giorni, l’azienda guidata dalla famiglia Nitivi per gli investimenti. Ma questo non ha

VISTA AEREA DELLA SEDE DELLA SOCIETÀ BRESCIANA

OGGI STIAMO APRENDO NUOVE SUCCURSALI IN TUTTO IL MONDO impedito alla famiglia Niboli di creare un forte legame con l’area e con gli abitanti. Anche i titolari dell’azienda, infatti, sono nati e vivono nella zona. Un rapporto, quello con il territorio, che si traduce anche in una forte connessione con gli abitanti che spesso e volentieri sono anche dipendenti dell’azienda. In molti casi da più generazioni. «Per noi – prosegue Niboli – è motivo di orgoglio aver assunto i figli o addirittura i nipoti dei nostri primi dipendenti. Siamo davvero attaccati visceralmente alla nostra zona di provenienza, tanto che abbiamo avviato un lavoro costante di progetti con le scuole, con le associazioni, in modo da alzare il livello del territorio stesso: vogliamo che sia attrattivo, non un posto da cui scappare, e ricco di opportunità di lavoro e di crescita personale». Sulla scorta di queste convinzioni, l’azienda e il titolare hanno sempre avuto un occhio di riguardo per la Valsabbia fin da quando è nato il gruppo. Ma negli ultimi dieci anni si è scelto di inquadrare le iniziative in modo più strategico, con un percorso preciso di Csr, Corporate social responsability: ogni due anni le aziende del gruppo - nonostante non siano quotate in borsa – rendicontano le proprie attività nella sfera ambientale, sociale ed economica. Quest’anno sarà pubblicata la terza edizione del bilancio di sostenibilità. «A livello territoriale – ci spiega Niboli – sono molte le attività che sviluppiamo soprattutto per quanto concerne i giovani e le scuole, come ad esempio gli stage e le alternanze scuola lavoro, destinate tanto a studenti

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STORY-LEARNING MONOGRAFIA D'IMPRESA

A fianco e sotto due immagini dello stabilimento costruito nel 2012. Tra i primi in Europa a ricevere la classificazione energetica A, è stato realizzato per minimizzare l'impatto ambientale

degli istituti tecnici che universitari (con occasioni di affiancamento nei reparti e negli uffici dell’azienda), le visite in azienda – occasioni durante le quali accogliamo intere classi, accompagnate dai docenti, con eventi formativi coerenti col piano di studio proposto a scuola - ed il sostegno concreto agli istituti scolastici, tramite la donazione di supporti tecnologici come Lim, proiettori e Pc.». Un’altra iniziativa su cui si è investito è quella di sensibilizzare i più giovani sul tema della tutela ambientale, con particolare attenzione alla raccolta differenziata e alla corretta gestione dei rifiuti: abbiamo coinvolto circa 80 scuole della Valle Sabbia con attività volte a stimolare il senso di responsabilità sociarantendo un servizio puntuale, essendo radile e ambientale dei più piccoli, dando loro la cati nel territorio. Negli ultimi dieci anni abbiapossibilità e le risorse per diventare protagomo apportato continui miglioramenti: mentre nisti della diffusione della cultura del riciclo e gli altri tagliavano le risorse, noi abbiamo raddell’economia circolare. Per quanto riguarda doppiato la forza commerciale e di supporto le attività all’interno dell’azienda, poi, c’è grantecnico ai clienti». Tra gli investimenti compiude attenzione per le famiglie dei collaboratori: ti negli ultimi anni c’è anche l’inaugurazione, ad esempio, con l’istituzione, per il quinto nel 2012, di uno stabilimento da 54.000 metri anno, di borse di studio dedicate al fondatore quadri complessivi – realizzato in tempi redi Valsir. Quest’anno saranno premiati 18 stucord: un solo anno dalla bonifica dell’area alla denti, figli dei collaboratori, che si sono conmessa in opera – che ha ottenuto, tra le prime traddistinti nel loro percorso di studi. C’è anstrutture produttive in Europa, la certificazioche un sistema di welfare rivolto ai dipendenti ne energetica in classe A. La scelta dei materiache prevede bonus li e dei colori delle finiNEL 2012 È STATO REALIZZATO, mamme, contributo ture esterne ha avuto A TEMPO DI RECORD, economico per le rette lo scopo di integrare IL POLO LOGISTICO E PRODUTTIVO degli asili, convenziolo stabilimento con DI VOBARNO ni con i centri, servizio l’ambiente circostante, mensa agevolato. Infine è stato posto l'accenriducendone il più possibile l’impatto visivo. Il to sull’efficientamento energetico, dotando gli posizionamento degli impianti è stato studiastabilimenti di tecnologie sempre più efficiento in modo da ridurre al minimo l’emissione ti – come nuove presse elettriche in luogo di di rumore nel vicino centro abitato, ed è stata quelle oleodinamiche, o con la realizzazione di tenuta in grande considerazione l’ottimizzaun impianto di trigenerazione. zione dei consumi per evitare le dispersioni «Quello che ci ha portato fin qui – conclude Nienergetiche verso l’esterno (ad esempio, l’ediboli – è la forte passione che abbiamo per quelficio sfrutta la luce solare per fornire luce diflo che facciamo: la nostra missione è eccellere fusa alle aree produttive, migliorando anche la nella realizzazione di soluzioni innovative, gaqualità dell’ambiente lavorativo). Valsir quindi

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continua a crescere, ma con il fermo intento di contribuire con le idee e con i fatti alla valorizzazione e alla tutela del territorio, pensando al futuro e puntando sui più giovani, che saranno il motore del cambiamento e dell’innovazione della Valle Sabbia.


Lo stabilimento Fiscatech di Vigevano e, a lato, Carlotta Pignatti Costamagna con Livia Pomodoro, presidente dell’Accademia di Brera

Dal grafene alla pelle vegan l’innovazione parla italiano Burberry’s, Stella Mc Cartney, Will’s hanno scelto Fiscatech, che a Lineapelle annuncia l’acquisizione di Sisa e segna un nuovo inizio all’insegna della sostenibilità. Anche con il riutilizzo degli scarti del riso di Paola Belli

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ornata, dopo 4 edizioni di assenza, sul palcoscenico di Lineapelle, la vigevanese Fiscatech spa (con base anche a Cormons) è stata tra le protagoniste dell’importante rassegna internazionale giunta, lo scorso febbraio, alla 98ma edizione (1.158 espositori, 46 Paesi, oltre 20mila visitatori). Frutto della fusione, nel 1964, tra esperienze e tecnologie di Sogetec e Fiscagomma, Fiscatech è diventata leader nella produzione di materiali tecnici innovativi e sostenibili, soprattutto per il mercato del fashion: una conquista che oltre dieci anni fa ha trasformato un rischio visionario (costato fatica e bilanci in rosso) in un rinascimento che ha nome SustainItaly. «Il ritorno a Lineapelle», commenta Alessandro Morini, Presidente Fiscatech, «conferma l’impegno e le aspettative di mercato che l’evento Fiscatech55 dello scorso novembre, la giornata “porte aperte” da noi promossa, aveva suscitato».

Lineapelle, per Fiscatech, è stato insieme un ritorno e un nuovo inizio. Per offrire, infatti, l’immagine concreta dell’appartenenza a un raggruppamento di imprese caratterizzato da una forte spinta all’innovazione e da una solida cultura della sostenibilità, Fiscatech ha annunciato, nella giornata inaugurale di Lineapelle, l’acquisizione dei marchi, e del relativo ramo d’azienda, della società S.i.s.a. spa (Gorla Minore, Varese), leader nella produzione di poliuretani spalmati. «Fiscatech – spiega Morini – rafforza con questa mossa la propria presenza nel mercato della moda: accanto a Burberry’s può da oggi schierare, tra i suoi clienti, Stella Mc Cartney, mentre nel segmento vegan, in grande crescita, vede affiancarsi a Veja il prestigioso marchio Will’s». La società fondata da Achille Costamagna è diventata il pivot della sostenibilità e dell’innovazione all’interno di Pellan Italia: presente, con le altre sue aziende, nei settori dei macchi-

nari e della meccanica industriale (Galdabini spa), dei nuovi materiali (con BeDimensional e il grafene), dell’agricoltura bio (Cerere81). Con il brand Rinnova, un prodotto derivato dal mais, Fiscatech interpreta il paradigma della sostenibilità (del riuso e della circolarità) promuovendo una ricerca-senza-fine che spinge l’R&D verso il traguardo di una nuova etica della responsabilità verso il futuro. Il claim dello stand Fiscatech recitava: «L’innovazione è futuro», uno slogan lanciato dalla giovanissima leader del Gruppo, Carlotta Pignatti Costamagna, che ha aperto, nel 2019, la strada del grafene e della sua industrializzazione (con la partecipazione in BeDimensional, spin off dell’Istituto Italiano di Tecnologia, terzo investimento italiano 1919 in start up) e indirizza ora Fiscatech e Cerere81 verso nuovi materiali dagli scarti del riso sempre in collaborazione con IIT. L’interazione virtuosa tra le aziende del Gruppo, la forte relazione con il mondo della ricerca ( IIT, Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Strutturale Università di Genova) rappresentano il tratto distintivo e lungimirante di questa diversificazione. Pignatti Costamagna ha infatti riunito nello stand Fiscatech Vittorio Pellegrini, padre della ricerca italiana sul grafene, Ingrid Paoletti per il Politecnico e Fabrizio Tubertini di IIT, Renata Morbiducci per il dipartimento Architettura e Design dell’Università di Genova. Carlotta fa della sua giovane età il valore aggiunto che la generazione dei Millennials porta oggi nel mondo dell’industria: coraggio, responsabilità verso il futuro, curiosità. «Abbiamo avvertito la necessità di uscire dal perimetro dell’attività di Fiscatech per trovare nuovi spazi in settori diversi e creare sinergie tra le aziende. Una scelta importante, che ha richiesto anni di preparazione e di investimenti, lacrime e sangue, ma che ora ci pone un passo davanti a tutti».

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STORY-LEARNING

«Con terapie geniche e big data ormai Roche fa la differenza» Con l'acquisizione di Spark Therapeutics (per quasi 4 miliardi di euro) il colosso di Basilea punta a estendere l'applicazione delle terapie geniche anche alle malattie comuni. Intervista al ceo Severin Schwan di Riccardo Venturi

LE TERAPIE GENICHE, CHE CONSISTONO NEL TRASFERIMENTO DI GENI SANI IN CELLULE MALATE, SONO GIÀ IN GRADO DI CAMBIARE LA VITA A PAZIENTI AFFETTI DA MALATTIE GENETICHE RARE QUALI CERTE FORME DI CECITÀ; MA IN FUTURO POTREBBERO CURARE ANCHE MALATTIE COMUNI. Ecco perché

Roche, gigante globale della farmaceutica e della diagnostica, attivo in oltre 100 paesi, circa 98mila dipendenti in tutto il mondo, forte degli ottimi risultati 2019 con una crescita del 9% del fatturato a circa 57,5 miliardi di euro e dell’utile operativo dell’11% a 21 miliardi, ha appena acquisito l’americana Spark Therapeutics per quasi 4 miliardi di euro. Un’analisi approfondita del genoma umano e delle anomalie genetiche ha permesso agli scienziati di Spark di adattare le terapie sperimentali ai pazienti, con risultati straordinari. Roche, che ha investito nel 2019 quasi 11 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, ha anche da poco firmato un accordo di licenza con Sarepta Therapeutics relativo alla terapia genica sperimentale per la distrofia muscolare di Duchenne. «Le terapie geniche per ora raggiungono un numero limitato di pazienti, ma se riusciremo ad applicarle a malattie comuni le cose cambieranno», ci ha spiegato il ceo di Roche Severin Schwan. Lo abbiamo intervistato nel quartier generale Roche di Basilea sul fiume Reno, dove accanto alla Roche Tower, il più alto grattacielo della Svizzera con 178 metri di altezza inaugurato nel 2015, ne sta sorgendo

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un altro che sarà ancora più alto. Schwan ci ha parlato anche delle grandi potenzialità dei big data, di come il sistema sanitario regionalizzato italiano faccia a pugni con la necessità di condividere i dati, di previsioni per il 2020 e di sostenibilità, fiore all’occhiello di Roche per la sensibilità in materia delle famiglie fondatrici Hoffmann e Oeri ben prima che il tema diventasse di moda. SPARK THERAPEUTICS HA INTRODOTTO LA PRIMA TERAPIA GENICA PER L'AMAUROSI CONGENITA DI LEBER, UNA MALATTIA RARA CHE COLPISCE GLI OCCHI

Quali sono le aspettative di Roche sulle terapie geniche? Le prime terapie geniche entrate sul mercato fanno un’enorme differenza nella vita dei pazienti. L’azienda che abbiamo da poco acquisito, Spark Therapeutics, ha introdotto la prima terapia genica per una malattia molto rara dell’occhio (l’amaurosi congenita di Leber, ndr), e la vita di quei pazienti (tra i quali anche bambini, ndr) è cambiata completamente. Abbiamo così avuto una prova della loro straordinaria efficacia. In particolare, per quelle malattie rare ora è conosciuta esattamente la causa genetica. Ma potenzialmente, sul lungo termine, si potrebbe usare questa tecnologia anche per malattie più comuni. Quindi crediamo che mentre in un primo periodo le terapie geniche saranno rilevanti per le malattie rare

SEVERIN SCHWAN

e si focalizzeranno su queste, potrebbe esserci anche un secondo step molto importante oltre al primo; stiamo investendo anche per questo. Siamo ancora in una fase iniziale, ci vorranno molti anni prima che questo tipo di tecnologia diventi più diffuso nelle pratiche cliniche, ma tutto sta cominciando adesso.

Dal punto di vista del mercato farmaceutico, che importanza e che peso avranno le terapie geniche? Per ora l’impatto è molto limitato. Le malattie monogeniche sono tipicamente malattie rare, ci sono piccoli numeri di pazienti e quindi anche il mercato è molto limitato. Ma è anche vero che ci sono molte malattie genetiche, letteralmente centinaia, migliaia di diverse malattie; se riusciremo a trovare il modo per sviluppare questi farmaci in un modo efficace, allora nel tempo potremo servire tanti pazienti. Inoltre c’è questa ulteriore opportunità oltre le malattie monogeniche, quella di riuscire a curare anche malattie comuni. Siamo in una fase iniziale, ma se arriveremo a quel livello allora potrebbe davvero diventare una tecnologia importante. Vedremo come la scienza e i farmaci si svilupperanno, noi comunque vogliamo essere parte di questo processo, non vogliamo guardarlo bensì plasmarlo, vogliamo essere parte dell’opportunità. Quali possibilità apre l’uso dei big data per lo sviluppo di nuovi farmaci?


farmaci, quindi è di estrema importanza.

SIAMO L'AZIENDA HEALTHCARE PIÙ SOSTENIBILE DEL MONDO Riteniamo che l’analisi dei dati raccolti dai sistemi sanitari nella pratica clinica apra un’enorme opportunità. Oggi se sviluppiamo farmaci è grazie alle sperimentazioni cliniche standardizzate, da cui però si trae una quantità limitata di dati. Se riusciremo ad avere accesso a dati dei pazienti di alta qualità dalla pratica clinica, allora avremo una quantità di dati molto maggiore, e come risultato potremo avere un’analisi molto più profonda. In una piccola sperimentazione clinica, per esempio, non puoi sapere se una parte dei pazienti reagisce bene a un farmaco e un’altra ha degli effetti collaterali, mentre invece puoi vederlo se hai grandi numeri. Questo ti aiuta a sviluppare nuovi potenziali farmaci, perché ti permette di andare più in profondità, per esempio vedere se c’è una variazione genetica nei pazienti che rispondono molto bene oppure che non rispondono. Avere informazioni più dettagliate ti permette di realizzare nuovi

Cosa si deve fare per passare dai dati limitati che sono disponibili oggi ai big data che possano aiutare a concepire nuovi farmaci? Il prerequisito per questo passaggio è che i dati siano digitalizzati, questa è la grande questione oggi. Tipicamente, quando vai dal dottore tutto è ancora molto analogico, prende appunti ma non necessariamente li digitalizza; inoltre se i dati sono molto frammentati non riesci a aggregarli. Ci sono ancora molte sfide da affrontare. Si parla di collaborazione a livello europeo, ma sarei già contento se ci fosse più standardizzazione a livello di ogni singolo stato. In Italia per esempio c’è un sistema sanitario molto regionalizzato, ogni regione ha il suo sistema, le sue politiche, ed è quasi impossibile integrare i dati di due diversi ospedali. Il nostro approccio è lavorare con gli ospedali e iniziare a collegarli. Ci sono altri sistemi come quello del Regno Unito che sono molto più centralizzati, ed è più facile connetterli su un livello nazionale. Andare oltre, a un livello europeo, sarebbe ottimo, ma siamo davvero molto distanti. Come giudica i risultati ottenuti da Roche nel 2019? È stato un anno ottimo e non solo per i risultati finanziari. Sono particolarmente soddisfatto del lancio dei nuovi farmaci antitumorali Polivy e Rozlytrek, delle indicazioni aggiuntive per Tecentriq e Kadcyla e della revisione prioritaria per Risdiplam, il nostro nuovo farmaco per un disturbo neurologico. Sulla base dei progressi

compiuti nel ringiovanimento del portafoglio prodotti, Roche è ben posizionata per crescere in futuro.

Quindi è ottimista anche per l’anno in corso? Nel 2020 ci sarà una pressione importante dei biosimilari (i farmaci biologici simili a quelli coperti da brevetto, introdotti allo scadere dello stesso, che già quest’anno hanno contenuto la crescita di Roche sul mercato europeo, ndr) specie negli Stati Uniti, ma allo stesso tempo le dinamiche per i nuovi farmaci sono molto buone e abbiamo fiducia. Ci aspettiamo una crescita delle vendite a singola cifra non molto alta, di mantenere la nostra profittabilità, e guadagni in linea con le vendite. Siamo ottimisti, tutto è guidato dalla domanda di nuove medicine.

Qual è l’approccio di Roche al grande tema della sostenibilità? Credo davvero che Roche possa essere super orgogliosa, perché ce ne siamo preoccupati ancor prima che la parola fosse inventata. Le nostre famiglie fondatrici Hoffmann e Oeri, che ancora detengono la maggioranza delle azioni Roche, hanno investito molto in quest’area fin dagli anni Cinquanta. Questo influenza il modo con il quale guardiamo alla materia, ed è anche parte integrante del nostro modo di fare business. Oggi si parla tanto di CO2, noi abbiamo un programma in materia fin da quando nessuno ne parlava. Negli ultimi 25 anni, e io sono stato molto soddisfatto quando ho visto i numeri, abbiamo ridotto il CO2 per dipendente dell’80%. L’80% in 25 anni! Abbiamo programmi in corso per continuare su questa strada, non solo sul CO2, per fare un esempio anche sul consumo di energia abbiamo obiettivi molto ambiziosi. Tutto questo è accaduto prima che se ne parlasse proprio perché abbiamo questa eredità. Il che è stato riconosciuto anche dall’esterno, uno dei principali indicatori è il Sustainability index by Dow Jones, e su 11 anni per 10 siamo stati l’azienda dell’healthcare più sostenibile del mondo. Lo eravamo anche prima, ma fino a dieci anni fa nessuno ci badava...

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La laurea va in Rete come i goal di Ronaldo Da un'infanzia durissima a 5 palloni d'oro: l'outsider del calcio si è fatto da sé e sa quanto può essere difficile trovare la propria strada. Per questo è il testimonial ideale di eCampus e finanzia 36 borse di studio di Angelo Curiosi

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ent’anni fa centinaia di migliaia di questo mito dello sport mondiale lancia italiani scoprirono in tv l’esistenza attraverso questa inedita testimonianza. di Fastweb – oggi azienda multiNella campagna pubblicitaria di eCampus nazionale, leader nelle telecomunicazioni a Cristiano Ronaldo dà un consiglio: scegliebanda larga, con quasi 2,7 milioni di clienti re il meglio per ottenere il massimo, anche – grazie alla sponsorizzazione sportiva che all'università. Si rivolge quindi a un pubbliquella società decise di fare mettendo il suo co prevalentemente giovane, ma non solo: marchio sulla maglia bianconera della Juuna grande università telematica offre la ventus. straordinaria opporCRISTIANO RONALDO HA DECISO Oggi il campionetunità di formarsi DI SOSTENERE GIOVANI NON ABBIENTI icona di quella stessa anche a chi non è PER UN CORSO TRIENNALE CON SERVIZIO grandissima squadra più giovanissimo; e DI TUTORING IN PRESENZA di calcio, Cristiano dunque l’esempio del Ronaldo – per tutti campione fa particoCR7 – ha accettato di larmente effetto: la rendersi testimonial sua è stata un’infandi un'altra azienda zia durissima, duranoutsider eppure già te la quale, però, lui è leader, che prometriuscito a formulare te di essere rivolue coltivare un granzionaria nel settore de sogno: diventare della formazione acil giocatore più forte cademica come lo fu del mondo. Fastweb nelle telecoIl pallone è stato la municazioni: eCamsua occasione di ripus. scatto e lui la onora Con un aggancio in giorno dopo giorno, più, e ancora più instancabilmente, laforte: il contenuto vorando per essere del messaggio che il migliore. Ci riesce,

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in campo e fuori, raggiungendo le vette più luminose del successo. Come fa un outsider ambizioso, in qualunque settore dell’attività umana. Con 5 Palloni d’oro e 31 titoli conquistati in 17 anni di carriera, Ronaldo non ha alcuna intenzione di fermarsi e anche in questa perseveranza nell’impegno per l’eccellenza è un grande esempio di quello che oggi si definisce “life-long learning”, cioè l’apprendimento permanente che sempre più contraddistingue molti ambiti dell’attività umana. E per dare ulteriore concretezza a questa sua testimonianza a favore dell’impegno e della formazione, Ronaldo ha deciso di fare qualcosa d’importante, che va ben al di là delle incombenze classiche di un testimonial: ha deciso di finanziare ben 36 borse di studio, di cui 12 già in fase di assegnazione, per un corso triennale dell'Università eCampus, arricchito da un servizio di tutoring in presenza, a ragazze e ragazzi che desiderano laurearsi ma che finora non ne hanno avuto la possibilità per motivi economici o personali. L’offerta formativa di eCampus L’Università eCampus – che si avvale di un così autorevole testimonial - nasce con un decreto ministeriale del 30 gennaio 2006 e


oggi è divenuta una delle maggiori università online in Italia con oltre 90 mila studenti. eCampus rilascia lo stesso titolo di un ateneo tradizionale, ma è organizzata secondo un modello didattico pensato a partire dallo studente. L'offerta formativa comprende corsi di laurea triennale, corsi di laurea specialistica e magistrale e master universitari nelle facoltà di Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Psicologia. Il funzionamento della didattica è quello della miglior tradizione accademica telematica statunitense e dunque mondiale. Le lezioni dei corsi dell’Università eCampus sono sempre disponibili online su computer, tablet e smartphone. Le modalità di studio sono quindi improntate alla massima flessibilità: lo studente può seguire le lezioni in ogni momento e dovunque si trovi collegandosi alla piattaforma e-learning dedicata, personalizzabile e programmata in base al

tempo che può dedicare allo studio. gica che ai corsi di eCampus si accede senQuesta modalità tuttavia non prescinde né za test d’ammissione, che misurerebbero limita la possibilità di ricorrere, tutte le volla preparazione precedente degli aspiranti te che ne ricorre l’esigenza, al supporto di studenti, ma non quella che desiderano un tutor personale che assiste lo studente costruirsi per poter poi trovare la propria sia online che in presenza nelle sedi dell'Ucollocazione nel sistema. Le iscrizioni a niversità eCampus in tutta Italia: quella ceneCampus sono quindi sempre aperte, anche trale di Novedrate, in Lombardia, e tutte le adesso. L'Ateneo è stato promosso dalla fonaltre diffuse nella Penisola. Gli studenti, che dazione e-Campus per l'università e la riceral momento in cui quest’articolo viene scritca, finanziata dall'imprenditore Francesco to possono scegliere tra 49 diversi percorsi Polidori, già fondatore del Centro Europeo di laurea, si recano fisicamente in facoltà per la Preparazione Universitaria (Cepu). La soltanto per affrontare gli esami – che per fondazione ha il compito di assicurare all'Alegge vanno svolti tutti “in presenza”– pianiteneo i mezzi finanziari e ne nomina il conficandoli secondo un siglio d'amministracalendario annuale, CON OLTRE 90MILA STUDENTI, ECAMPUS zione. Il campus che È UNA DELLE MAGGIORI UNIVERSITÀ che permette loro di ne costituisce la sede ONLINE IN ITALIA E RILASCIA LO STESSO organizzare in anticentrale, a NovedraTITOLO DI UN ATENEO TRADIZIONALE cipo tutti gli spostate, è situato all'intermenti. no del parco di villa Casana, una cascina del primo Settecento che attorno al 1830 è Full immersion di studio stata trasformata in dimora di villeggiatura Prima di ogni esame lo studente può anche della nobiltà lombarda. L'edificio che ospita scegliere di partecipare a una full immeril campus è stato costruito in vetro e calcesion di studio insieme ai professori, per struzzo, secondo i modelli dell'architettura verificare preliminarmente, e in modalità organica, negli anni sessanta dall'architetto collaborativa, la sua preparazione. Bruno Morassutti; sino al 2003 è stato adiSul merito degli insegnamenti impartiti, va bito a centro di formazione dell'Ibm. sottolineato un comun denominatore: il loro L’attuale Rettore è il professor Enzo Siviemarcato orientamento al mondo del lavoro, ro, ingegnere, architetto e docente, che ha che rende la formazione fortemente collededicato gran parte della sua carriera alla gata alle reali esigenze delle imprese che progettazione di ponti e all'insegnamento cercano laureati con le skill adatte ai tempi delle strutture nella facoltà di Architettura nuovi. Ed è anche in funzione di questa lodell'Università di Venezia.

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INTERNAZIONALIZZARE? FUNZIONA (ANCHE) AL CONTRARIO Un imprenditore italiano lancia in Russia, trent'anni fa, con un gruppo di soci locali, un business che poi trasferisce anche in Italia, con alcune acquisizioni mirate. Così Dkc ha conquistato la leadership di mercato di Marina Marinetti

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vete presente quando vi dicono che nel ciclo d’impresa la comfort zone è una pia illusione? Verissimo. E che per crescere bisogna internazionalizzarsi? Sacrosanto. Ma se qualcuno vi dicesse che il processo può funzionare anche “al contrario”? Che invece è proprio partendo da oltre i confini nazionali che si può crescere (e molto) in patria? La storia di Dkc Europe lo dimostra. Forse (se non siete del settore) il nome non vi dirà molto, ma il Gruppo Dkc è leader di mercato nell’ambito dei sistemi portacavi e di soluzioni per la protezione, il trasporto, la distribuzione di energia per infrastrutture civili e industriali. Ha 3.600 dipendenti in giro per il mondo, 34 stabilimenti sparsi tra Europa e Russia, 165mila metri quadrati di stabilimenti di produzione, 80mila di magazzini, 370 milioni di euro di fatturato consolidato e 75 di ebitda. Non proprio l’ultima delle Pmi, insomma. Eppure, è partita da un signore direttore che stava per andare in pensione e da un prodotto tanto banale quanto indispensabile: il tubo corrugato. Ma soprattutto, da un Paese dove non c’era quasi nulla e quindi aveva bisogno di tutto: erano i primi anni Novanta, le barriere erano cadute e la Federazione Russa si apprestava a ripartire pressoché da zero. «Tutto ebbe inizio con una piccola società di

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telecomunicazioni messa in piedi dal compianto Marco Cecconi – il fondatore di Dkc, scomparso nel 2016 - con alcuni giovani russi. Avevano bisogno di canaline plastiche per le cablature e si rivolsero a me, che a quell’epoca ero direttore commerciale della Bocchiotti», racconta Sandro Bergamo, classe 1942, amministratore delegato del gruppo. «Non ci misero molto a rendersi conto che si guadagnava più coi prodotti elettrotecnici che con la telefonia, così fondarono una seconda società per commercializzarli. PARTITA ALL'INIZIO DEGLI ANNI '90 CON UN CAPITALE SOCIALE DI SOLI 8MILA RUBLI, OGGI DKC HA 34 STABILIMENTI E FATTURA 370 MILIONI DI EURO

Ma importarli dall’Italia costava di più che produrli direttamente, quindi comprarono due linee di produzione del tubo corrugato usate da Vincenzo Balzanelli, un personaggio storico del settore elettrotecnico. Nacque così, a fine luglio ’98, la Dkc». Che si pronuncia “Dks”, essendo l’acronimo di Dielectric Kabling System. In cirillico il glifo della “s” è la “c”. Nel ’99, Sandro Bergamo andò in pensione e venne invitato a entrare in società: «Dissi subito di sì senza neppure pensarci un secondo», ricorda, «credevo nel mercato russo e nello sviluppo della Federazione: mancava

tutto, ci sarebbe stato da lavorare per almeno cinquant’anni». Il resto è storia: l’ampliamento della gamma, l’inizio della produzione di canaline nel 2002, sempre grazie a linee usate importate dall’Italia in una fabbrica a Tver, 160 km a nord di Mosca, sulla strada per San Pietroburgo, che Bergamo ricorda «immensa ma vuota». Perché proprio Tver? «Non esisteva un mercato di professionisti, non esisteva know how di nessun genere: l’unica era coinvolgere persone di fiducia e poi instradarle. A Tver, Dmitry Kolpashnikov, uno dei soci fondatori, aveva fatto l’università. Era un suo compagno di studi, Vadim Ribachuck, a seguire l’attività produttiva». Oggi a Dkc è riconosciuta la leadership nel settore. Eppure era partita con un capitale sociale di 8mila rubli, qualcosa come 1.300 euro (oggi sono circa 120 euro). La chiave del successo? «Siamo stati gli unici a capire che in quel mercato, in forte crescita, era importante produrre localmente. E la crisi non ci ha spaventato, mentre tedeschi e francesi sono fuggiti a gambe levate. Finita la crisi, la crescita è stata vorticosa: tra il 60 e il 70% anno su anno». Nel 2007 la prima acquisizione, che Bergamo definisce “forzata”: quella di Cepi Italia, operante fin dagli anni '60 sul mercato italiano nella produzione di canale metallico, «di cui eravamo distribu-


A destra, l'amministratore delegato di Dkc Sandro Bergamo. Nella pagina a fianco, la sede produttiva di Tver, in Russia. Sotto, la sede di Villanova sull'Arda.

tore esclusivvo per la Russia. Avevamo portato a Tver una loro profila usata», spiega Bergamo. «Dopo sei mesi di produzione sul posto abbiamo avuto necessità di portarne su una seconda. Lavoravano 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Dopo qualche anno, Cepi Italia andò incontro a problemi commerciali sul mercato italiano e quindi, quando fu sull'oro del fallimento, dovemmo rilevarla perché nel frattempo eravamo diventati leader del mercato in Russia». Nel 2008 nasce la Dkc Europe che gradualmente, negli anni successivi, amplia il proprio portfolio prodotti attraverso acquisizioni proprio nel nostro Paese. La lista delle acquisizioni sul territorio italiano è lunga: sempre nel 2008 fu la volta di Costel, specializzata nella produzione di quadri elettrici conto terzi; nel 2014 Cosmec, leader nella produzione di sistemi di protezione dei cavi negli impianti elettrici, Conchiglia, storica azienda italiana che opera nel mercato dei componenti per illuminazione pubblica, distribuzione elettrica in bassa tensione, componenti per reti gas/acqua e segnaletica stradale, ed Enerconv, specializzata

SIAMO STATI GLI UNICI A CAPIRE L'IMPORTANZA DI PRODURRE LOCALMENTE nella progettazione e produzione di macchine per elettronica di potenza. Nel 2015 un’altra acquisizione: quella di Steeltecnica, che da oltre 40 anni opera nel settore della carpenteria leggera nei comparti elettrici ed elettronici per il mercato nazionale. «Dalla Russia siamo venuti in Italia a investire in aziende con prodotti ottimi, ma in situazioni critiche, tutte tranne Cosmec. Lo dico con orgoglio: abbiamo salvato aziende che sarebbero scomparse. Abbiamo investito, le abbiamo riorganizzate e abbiamo portato loro un mercato, quello russo, sviluppando nel contempo il mercato italiano. Il risultato: crescita con fatturato triplicato, di cui il

60% grazie all'export». E il futuro? Con l’ingresso di Rgm, entriamo nell’ambito della realizzazione di complessi sistemi personalizzati per la conversione di potenza per un'ampia gamma di applicazioni nei mercati dei trasporti, dei sistemi ibridi e dell'accumulo di energia, industriale e medicale. «Nel nostro settore tradizionale abbiamo raggiunto ormai una posizione in cui non c’è da aspettarsi grandi crescite. Dove possiamo riprendere a crescere in modo consistente? Nell’elettronica di potenza, oggetto dell’ultima acquisizione», spiega Sandro Bergamo. «Siamo di fronte a un cambiamento epocale: dalla produzione alla distribuzione e allo stoccaggio dell’energia cambierà tutto. Si dovrà fornire energia alle auto e non sarà solo un problema di colonnine, ma di disponibilità di energia». E quindi? «A noi interessa andare in due settori: il residenziale e l’industriale: anziché immettere elettricità nelle smart grid, utilizzeremo l’extra produzione da fotovoltaico e rinnovabili in generale per realizzare un sogno: rendersi indipendenti da fonti energetiche esterne. Certo, dobbiamo correre, ma la Rgm ha competenze molto forti nel settore. E noi metteremo sul mercato un prodotto che farà status: sarà premium, green, e indipendente».

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La banda larga è eco-friendly se la fibra è future-proof Sorgenia entra nel mercato della connessione internet ultraveloce con Next Fiber, un’offerta innovativa, conveniente e attenta all’ambiente. E con l’Energy Lab verrà misurato il consumo degli elettrodomestici

di Simone Schermini

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orgenia diventa ancora più digitale e sostenibile: i clienti della digital energy company potranno richiedere la connettività Ftth (Fiber to the home) ed avere così performance di navigazione elevatissime, non paragonabili a quelle delle reti in rame o miste fibra-rame: una scelta coerente con i valori di attenzione all’ambiente e innovazione che Sorgenia promuove da sempre. La fibra è oggi considerata una tecnologia “future-proof”: non solo ha un bassissimo impatto ambientale, ma concorre a rendere sempre più accessibili i servizi digitali, riducendo gli sprechi e diffondendo una cultura green. La scelta del partner tecnologico è caduta su Open Fiber perché realizza infrastrutture di rete a banda ultralarga solo in fibra ottica, che permette la navigazione a 1 gigabit al secondo, e ha l’obiettivo di assicurare in pochi anni una copertura capillare delle città e di tutto il territorio italiano. «La scelta di offrire internet ultraveloce è in

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linea con il nostro impegno a sviluppare soluzioni digitali e attente all’ambiente», sottolinea l’Ad di Sorgenia, Gianfilippo Mancini. «Abbiamo scelto la migliore tecnologia oggi esistente e condiviso con il nostro partner Open Fiber l’obiettivo di portare la banda ultra larga nelle case degli italiani. I clienti di Sorgenia potranno da oggi gestire energia e fibra attraverso un’unica app, ed avere il mondo a portata di clic». SORGENIA AMPLIA I SERVIZI OFFERTI ALLA PROPRIA CLIENTELA DIGITALE CON LA CONNESSIONE INTERNET ULTRAVELOCE DI ULTIMA GENERAZIONE

«L’accordo con Sorgenia conferma la validità della grande opera che Open Fiber sta realizzando in tutto il Paese». conferma Elisabetta Ripa, Ad di Open Fiber. «È un passo importante perché grazie alla nostra offerta Open Internet riusciamo ad aprire il mercato a nuovi player consentendo di vendere connessione internet al

GIANFILIPPO MANCINI, A.D. DI SORGENIA

cliente finale utilizzando la rete Ftthe l’infrastruttura tecnologica che mettiamo a disposizione. Questa iniziativa commerciale conferma e declina in tutto il suo potenziale la natura neutrale di Open Fiber che garantisce a tutti parità di accesso alla propria rete». La nuova offerta Next Fiber di Sorgenia abbina sostenibilità e convenienza. I clienti di Sorgenia potranno avere un unico partner per la fornitura energetica e per la fibra ultraveloce, a condizioni particolarmente vantaggiose di prezzo e di qualità del servizio. Tra gli aspetti più innovativi dell’offerta, un Energy Lab all’interno della app di Sorgenia che consente di effettuare un checkup della spesa energetica, scomponendo i consumi elettrici per ogni elettrodomestico e dando suggerimenti su come risparmiare e ridurre il proprio carbon footprint. Il servizio si basa su algoritmi di AI che acquisiscono i dati direttamente dai contatori di ultima generazione.


Il business surfa in vetrina sulle onde della street radio Dalla londinese Nts alla parigina Le Mellotron: grazie a tecnologie sempre più accessibili spopolano le emittenti di strada. Come la milanese SilverMusic Radio, che dal 2012 trasmette dal quartiere Giambellino di Luigi Orescano

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imenticate gli studi insonorizzati, distanti anni luce dalla strada che vogliono raccontare. Con l’avvento della banda larga le radio si sono fatte “strada”. O meglio: “in strada”. Da Nts, nata a Londra nel 2011 (e oggi con studi anche a Los Angeles e a Shangai) a Lot Radio a New York, passando per Le Mellotron, che ha sede in un bar nel quartiere hipster della capitale francese o Red Light Radio, che trasmette da un’ex vetrina a luci rosse di Amsterdam, le street radio sono il modello d’impresa “light” che funziona nell’etere. Anche a Milano spopolano. Una su tutte: SilverMusic Radio, fondata da Marco Racchella, direttore artistico dell’emittente, ed Andrew Dj, che dal 2012 trasmette (su www.silvermusicradio.it e traimite l’app Smradio, disponibile sia per IOs e Android) dalle vetrine di via Giambellino 10. Ventiquattro speaker e due tecnici si danno il cambio alle consolle con dirette dalle 8 alle 23 e una programmazione musicale 24 ore su 24 e un palinsesto eteroge-

neo che svaria dalle trasmissioni di intrattenimento a quelle tematiche: sportive, culturali e ovviamente musicali. E se vi sembra un passatempo per ragazzi, vi bastino due numeri, relativi al 2019: 832.164 e tre milioni. Ovvero gli ascoltatori “diretti” (i primi) e via social network (Facebook, Instagram e Twitter). O il fatto che nel 2016 SMraNEL 2019 SMRADIO HA RAGGIUNTO 3 MILIONI DI ASCOLTATORI SIA DIRETTAMENTE CHE TRAMITE LE PIATTAFORME DEI SOCIAL NETWORK

dio è stata radio ufficiale per tutti i concerti di San Siro a Milano (Rihanna, Bruce Springsteen, Pausini, Beyoncè ) nonché l’unica radio a trasmettere dall’Heineken village per la finale di Champions League. E poi ci sono le trasferte. Le scorse settimane, per esempio, hanno visto impegnato lo staff alla settantesima edizione del Festival di Sanremo. Sulla scia di questo SMradio è stata

presente a Sanremo in tre diverse postazioni strategiche da cui ha trasmesso in diretta da lunedì 3 Febbraio fino a sabato 8 Febbraio. Le dirette partivano dalla mattina alle 10 dall’ Hotel Des Anglais e alle 15 la street radio si trasferiva in Corso Matteotti 17 presso il negozio Altelier Daphné (atelier che ha realizzato per diversi anni gli abiti di cantanti e presentatori, tra cui l’abito per Nilla Pizzi e quello per Dalidà che sarà esposto al Forte di Santa Tecla nella mostra che la Rai organizza per i 70 anni del Festival), poi, alle 17, gli speaker si trasferivano nel Palafiori a raccogliere le indiscrezioni sulla serata che si stava per vivere. A filare ai microfoni di SilverMusic Radio, così, si sono susseguiti Fasma, gli Eugenio in via di Gioia, Marco Masini, Enzo Campagnoli e Filadelfo Castro (rispettivamente i direttori d’ orchestra di Elettra Lamborghini e Rita Pavone), l’influencer Tiziano Bruno, Paolo Iannacci, Matteo Faustini, Maurizio Pirovano, Mauro Tummolo e tantissimi altri. Il modello è quindi quello della radio itinerante. Così, in estate, con Smsumer la radio si trasferisce in location come Rimini, Milano Marittima (dal Caffè della Rotonda e dal Vistamare Club), Forte dei Marmi, Saint Vincent. Uno dei punti di forza della street radio di Milano è la possibilità di effettuare dirette esterne con una innovativa tecnologia che permette la messa in onda tramite applicazione per smartphone o con strumentazione minima che garantisce comunque un’ ottima qualità di audio in uscita. Da questo sono nate le dirette in store per vari brand: il fascino di avere una radio all’ interno del proprio locale, negozio o sede operativo ha affascinato molto e sta riscuotendo un grande successo. E il multistreaming permette di ascoltare fisicamente diverse web radio all’interno della piattaforma di SilverMusic Radio, per esempio Radio Accademia 09, la web radio di una delle accademie più riconosciute di Milano per l’insegnamente di doppiaggio, recitazione e ovviamente di conduzione radiofonica, Rock street radio, la radio ufficiale del Rock Street food o SMrotation, totalmente musicale senza alcun tipo di interruzione.

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LA MODA DIVENTA ECOLOGICA... GRAZIE AGLI SCARTI La startup Rifò impiega i tessuti non utilizzati del distretto tessile di Prato per creare abiti con un processo che risale al secolo scorso. E grazie alla prevendita si evita di produrre più di quanto richiesto dal mercato di Paola Belli

IL TEAM DELLA STARTUP PRATESE RIFÒ

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i fa presto a parlare di moda green. Ma in concreto cosa significa? Vuol dire rivedere il modo di produrre e di consumare perché le risorse a disposizione sono limitate e bisogna trovare il modo più efficiente possibile di gestirle e reimpiegarle, tenendo sotto controllo la produzione, in modo da soddisfare la domanda senza generare sprechi, e non spingere a consumare oltre ai reali bisogni. Questo è l’obiettivo di Rifò, startup pratese che propone un modello di moda sostenibile, sostenuto dall’innovazione tecnologica e capace di creare abbigliamento e accessori di alta qualità, realizzati con fibre tessili 100% rigenerate, ricavate da vecchi indumenti (in cashmere, cotone e denim) destinati alla discarica. Fondata nel 2017 da Niccolò Cipriani, Rifò ha raccolto un finanziamento iniziale grazie al crowdfunding, per poi partecipare alla terza edizione del programma di accelerazione

trasformano gli scarti di tessuto in nuovi vestiti che conservano le stesse qualità dei prodotti nuovi, riducendo, però, del 90% l’uso di acqua, del 77% quello dell’energia, del 90% i prodotti chimici, del 95% le emissioni di CO2 e del 100% l’uso di coloranti. «I nostri vestiti sono tutti prodotti a km 0 nel distretto tessile di Prato - racconta Niccolò Cipriani - per non impattare sul consumo di carburante, creare opportunità di lavoro per il territorio e avere la certezza della qualità e dell’eticità di tutto il processo produttivo. Riusciamo a ridurre a zero anche gli sprechi dovuti alle vendite, utilizzando il metodo della pre-vendita; questo per riuscire a capire le richieste del mercato ed evitare di produrre più di quanto necessario. Un sistema che permette anche agli artigiani tessili di lavorare secondo le loro tempistiche, rispettando le loro necessità. Perché Rifò è anche sinonimo di responsaHubble, promosso da Fondazione CR Firenze e bilità sociale». realizzato da Nana Bianca con Fondazione per Rifò ha da poco festeggiato il suo secondo la Ricerca e l’Innovazione dell’Università degli anno di attività con oltre 12.500 capi d’abbiStudi di Firenze. «Rifò nasce da una mia espegliamento venduti e ben 2,6 tonnellate di filato rienza personale in Vietnam, dove ho lavorato rigenerato utilizzato (1,4 tonnellate di filato per l'Agenzia italiana della cooperazione allo in cashmere e 1,2 tonnellate di filato in denim sviluppo - racconta Niccolò Cipriani, founder e cotone). Che a conti fatti vogliono dire aver della startup - Le strade di Hanoi sono piene risparmiato in media (in due anni) quasi 35 di negozi made in Viemilioni di litri d’acqua, IL MODELLO DI BUSINESS SI ISPIRA tnam che vendono 110kg di coloranti e AI NEGOZI MADE IN VIETNAM capi di abbigliamento 150kg di additivi chiCHE VENDONO I CAPI RIFIUTATI esportati ma invenduti mici nella produzione DAL MERCATO OCCIDENTALE e rispediti in Vietnam dei capi. «I numeri che per non abbassare i prezzi del mercato occiabbiamo raggiunto in due anni sono enormi, dentale. Così è nata Rifò, con l’obiettivo di prose proporzionati a una realtà imprenditoriale porre un modello etico, sostenibile e alternatiancora molto giovane come è Rifò. Il mio sovo a quelli classici dell’industria della moda». gno, adesso, è di rendere il modello scalabile: Rifò riesce a realizzare prodotti di qualità e che non voglio solo portare i capi Rifò a quante più fanno bene all’ambiente grazie a un processo persone possibili, ma dimostrare che il nostro meccanico e artigianale, sviluppato a Prato più modello è una una best practice sostenibile e di 100 anni fa. Con questo speciale processo si replicabile anche in scala».

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STORY-LEARNING IL PAESE CHE CRESCE

ASSITECA COMPRA L’AGGREGATORE 6SICURO

LUCIANO LUCCA, PRESIDENTE E FONDATORE DI ASSITECA

L’azienda di Luciano Lucca deteneva già una quota del 21% Assiteca, il più grande broker assicurativo italiano quotato al mercato AIM di Borsa Italiana, ha sottoscritto lo scorso 14 febbraio un contratto per l’acquisto del 78,79% del capitale azionario di 6Sicuro, di cui deteneva già una quota del 21,21%, acquisendo così il controllo del 100% del capitale sociale. 6Sicuro è il terzo aggregatore assicurativo in Italia, fondato da Assiteca nel 2000 come primo servizio on line gratuito per la comparazione delle polizze auto e moto,

6Sicuro risponde al bisogno dei consumatori di risparmio, trasparenza e semplicità. I siti 6sicuro.it e Chiarezza.it, competitor diretto acquisito da 6Sicuro nel 2018, hanno ricevuto nel 2019 23,6 milioni di visite, oltre 4 milioni sono gli utenti registrati. Nel 2019 i nuovi preventivi calcolati sono stati circa 800.000. Il prezzo dell’operazione implica una valutazione della società pari a 11 milioni di euro, 11 volte l’Ebitda atteso nel 2020.

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DIGITAL MAGICS VENDE AL COLOSSO KLARNA LE QUOTE AZIONARIE IN MONEYMOUR L’incubatore milanese ha ceduto il 13,82% della startup attiva nell’erogazione di prestiti istantanei. Il corrispettivo interamente cash Moneymour, startup fondata da due imprenditori calabresi, Giacomo De Lorenzo (CEO), Michele Giannotta (CTO) e partecipata da Digital Magics, il più grande incubatore di startup basate su tecnologie innovative in Italia e quotata al mercato AIM di Borsa Italiana (simbolo: DM), con una quota del capitale sociale pari al 13,82%, è stata venduta a Klarna Bank AB. L’acquisizione darà il via all’espansione di Klarna in Italia facendo leva sulle competenze sviluppate dalla startup nell’ analisi del rischio

IL MANAGEMENT DI DIGITAL MAGICS

di credito dei consumatori. In data 11 febbraio è stato sottoscritto l’accordo di cessione della totalità delle quote di Moneymour. Il closing dell’operazione è atteso entro la data del 13 marzo 2020 ed il corrispettivo, interamente in denaro per ciò che riguarda l’acquisto della partecipazione di Digital Magics, sarà versato dall’acquirente contestualmente al closing. Il ritorno dell’investimento per Digital Magics è pari a 3 volte il capitale investito.

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FACILE.IT APRE I PRIMI STORE NEL SUD ITALIA

UNO DEI NUOVI STORE DI FACILE.IT

Il comparatore inaugura le sedi di Bari e Lecce, prime del Meridione Continua il percorso di espansione territoriale di Facile.it che apre due nuovi Facile.it Store in Puglia. Il comparatore ha scelto le città di Bari e Lecce per i suoi primi negozi fisici nel Meridione, che vanno ad aggiungersi agli altri quindici presenti sul territorio nazionale e ormai diventati parte importante dell’offerta e della strategia della web company. Lanciato nel 2017, il progetto Facile.it Store è cresciuto rapidamente sino a tagliare, con le due nuove aperture, il traguardo di 17 negozi in Italia; oggi i punti vendita fisici del comparatore

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sono presenti anche a Varese, Bergamo, Cremona, Roma, Milano, Monza, Parma, Genova, Reggio Emilia, Piacenza, Savona, Udine, Treviso, Padova e Torino. Una formula innovativa e di successo, unica nel suo genere in Italia, certificata anche dai risultati raggiunti: solo nel 2019 sono stati circa 50.000 gli italiani che si sono rivolti ad uno degli Store fisici di Facile.it per avere una consulenza per i prodotti di Rc auto e moto, mutui e prestiti o per tagliare il peso delle bollette luce, gas e telefonia.

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Trasformazione digitale

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IL VENDITORE-COMUNICATORE COL PALLINO PER LA GDO

SAVERIO ADDANTE

APPROFONDIMENTI

78 SCENARI ALTRO CHE ELETTRICO IL FUTURO ANDRÀ A IDROGENO

80 PWC IL ROI NON BASTA: ORA C’È IL RETURN ON EXPERIENCE

85 OPENJOB CONSULTING CON LA FORMAZIONE SPECIFICA L’INSERIMENTO È IMMEDIATO

87 LIUC BUSINESS SCHOOL L’HR MANAGER FUTURO SARÀ UN BUSINESS PARTNER

89 NEUROSCIENZE TROPPO SMARTPHONE? ATTENZIONE AL BIO-HACKING

92 CI PIACE NON CI PIACE I PROMOSSI E I BOCCIATI DEL MESE

Saverio Addante fattura 50 milioni di euro con la sua Incentive Promomedia, che lavora per i colossi della grande distribuzione di Alfonso Ruffo

C

lasse 1966, Saverio Addante è un venditore nato. Per riconoscimento generale, tra i più bravi della categoria. Non a caso ha creato quella che sarebbe diventata la più grande società italiana di comunicazione promozionale, Incentive Promomedia, con sede principale a Bari e uffici a Milano, Roma, Parma, Catania, Bucarest. Fattura 50 milioni, dà lavoro a 280 persone dirette e mobilita migliaia di collaboratori sul campo e cioè in centinaia e centinaia di punti vendita della Gdo per la quale svolge diverse attività. Tra i clienti vanta colossi come Auchan, Coop Italia, Sigma, Carrefour, Ferrero, Barilla, Lavazza, Nestlè oltre che primari gruppi di telecomunicazione. Si potrebbe andare avanti per molto, ma la descrizione è sufficiente per capire perché quando si è dovuto nominare il nuovo presidente di Confindustria Intellect la scelta è caduta proprio su lui. L’obiettivo, ha subito chiarito, è individuare un L’AUTORE ALFONSO RUFFO

percorso di medio termine per valorizzare l’intera filiera dei servizi professionali alle imprese. A titolo di cronaca Confindustria Intellect mette insieme 300 imprese associate ad Assirm, ricerche di mercato; Assoconsult, consulenza in management; Assorel, comunicazione e relazioni pubbliche; Una, aziende della comunicazione unite. Un raggruppamento che promette di prendere sempre più quota e consistenza in ambito confindustriale. E non basta perché Addante con la sua Promomedia è anche tra i fondatori e presidente del più grande gruppo italiano di comunicazione integrata assieme a Pomilio Bloom e Arti Grafiche Boccia: The Blue Print Network, organizzato in forma di rete d’imprese, con 106 milioni di fatturato, 540 dipendenti diretti, 72 uffici nel mondo. Nonostante i riconoscimenti imprenditoriali, professionali e associativi Addante è di quanto più lontano possa esistere dall’uomo arrivato che si compiace dei suoi successi. Conserva invece intatto il tratto umano e l’entusiasmo dei suoi vent’anni quando iniziò mettendo su un’emittente radiofonica, Radio Sound, che tiene in vita con nostalgia.

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APPROFONDIMENTI

ALTRO CHE ELETTRICO, IL FUTURO ANDRÀ A IDROGENO È l'elemento chimico più diffuso e il più ecologico: l'unica "scoria" che rilascia dopo il suo utilizzo è il vapore acqueo. Così, da Snam a Bill Gates, passando per le case automobilistiche, tutti ci hanno messo un "cip" di Franco Oppedisano

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lla fine vincerà l’idrogeno». Ne è convinto l’ex premier Romano Prodi, fondatore, tra le altre mille cose, anche della prima rivista italianasull’energia, che vede all’orizzonte la vittoria del classico terzo incomodo nella battaglia tra i motori a carburante fossile e quelli a batteria. Bill Gates, che di futuro se ne intende (le sue 15 previsioni del 1999 sulle innovazioni tecnologiche si sono quasi tutte avverate), sui propulsori a idrogeno ci ha addirittura già messo un "cip" da 600 milioni di euro, dando il via alla costruzione del suo nuovo yacht: 110 metri di lunghezza, cinque ponti e due depositi sigillati da 28 tonnellate di idrogeno liquido a una temperatura di inglese, discendente diretto e omonimo del -253° che alimenterà due enormi motori da filosofo Francis Bacon) che fece la sua prima 1mW (1.341 cavalli) collegati alle eliche. Ma comparsa nel 1959 su un trattore alimentanon occorre avere doti divinatorie per intuire to a idrogeno. La cella combustile, in inglese come l’idrogeno possa diventare l’elemento "fuel cell", è un dispositivo che attraverso la che cambierà davvero il modo dare energia reazione chimica di idrogeno e ossigeno peral pianeta. Se non altro per due facili motivi: mette di ottenere energia elettrica. A valle l’el’elemento è presente in abbondanza nell’acnergia prodotta fa girare un normale motore qua e l’unica cosa che finisce nell’aria dopo il elettrico, lo stesso che viene alimentato ansuo utilizzo è vapore acqueo. Il problema, in che dalle batterie nelle auto elettriche, menfondo, non è se l’idrogeno vincerà, ma quantre a monte l’idrogeno do potremo davvero ENTRO IL 2030 L'IDROGENO RAGGIUNGERÀ è stipato ad alta presusarlo. LA PARITÀ DI COSTI CON IL DIESEL, sione in serbatoi che Non si tratta di queSENZA LA NECESSITÀ DI RICORRERE stioni tecnologiche. A NESSUN TIPO DI INCENTIVO DI SISTEMA lo mantengono a temperature bassissime. Si può viaggiare con Il sistema, altamente efficiente dal punto di l’idrogeno già ora ed esistono auto in vendita, vista energetico, è tutto qui. Il pieno di idrogeautobus circolanti e in servizio attivo, mezzi no di un’auto si potrebbe fare in pochi minuti, pesanti e navi da trasporto. In Germania c’è l’autonomia dipenderebbe solo dalla dimenpersino un treno e in California c’è una sosione del serbatoio e le emissioni potrebbero cietà che ha fatto volare un aereo a idrogeessere respirare senza timore anche da un no per 800 chilometri. Ma potrebbe essere bambino. E l'impatto ambientale, anche del usato anche per il riscaldamento o nei proriscaldamento domestico o dell’industria, pocessi industriali. Il cuore del sistema è la pila trebbe essere drasticamente ridotto. combustibile (perfezionata da un ingegnere

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MARCO ALVERÀ, A.D. DI SNAM

L’idrogeno è l’elemento chimico più presente nell’universo conosciuto, ma non esiste da solo e bisogna “estrarlo”. La sua produzione oggi per il 97% è realizzata partendo dai combustibili fossili attraverso un processo chimico che produce enormi quantità di CO2 e quindi se questa fosse l’unica via la toppa sarebbe peggio del buco. L’altra strada è utilizzare l’energia elettrica per un processo di elettrolisi. In questo caso, se la fonte energetica è rinnovabile, l’impatto ambientale dell’idrogeno sarebbe pari a zero. Ma non esistono pranzi gratis. Produrre idrogeno utilizzando l’energia elettrica costa ancora molto ed è un processo ancora inefficiente dal punto di vista economico, non solo rispetto ai combustibili fossili, ma anche rispetto alle batterie. Per produrre un chilo di idrogeno, quanto serve a u'auto per percorrere circa 100 chilometri, occorrono 65 kW che, se utilizzati invece per caricare una batteria, permettono di percorrere almeno il quadruplo della strada. Insomma, è più efficiente utilizzare batterie per accumulare energia rispetto all’utilizzo dell’idrogeno nella cella combustibile. «È vero, in condizioni normali vince l’elettrico» conferma Thomas Klauser, direttore di H2, il centro sperimentale di Bolzano, l’unico che produce e distribuisce idrogeno in Italia, «ma basta che la temperatura si abbassi o che entri in

NEI PROSSIMI SETTE O DIECI ANNI L'IDROGENO ARRIVERÀ A COSTARE MENO DEL PETROLIO funzione un condizionatore per cambiare la questione, perché la capacità della batteria può scendere anche del 40%. Se consideriamo anche il rifornimento» continua Klauser «dipende, poi, dal tipo di ricarica: se utilizziamo un fastcharger le perdite d’energia che si trasforma in calore sono parecchie. Se, invece, analizziamo anche la produzione del veicolo, allora non c’è storia: stravince l’idrogeno perché occorre moltissima energia per realizzare le batterie. Il confronto, infine, non esiste neanche se consideriamo l’energia necessaria a smaltire le batterie alla fine della loro vita». L’efficienza è legata anche ai costi di esercizio. Oggi un chilo di idrogeno alla pompa di Bolzano costa 13,70 euro e per fare un pieno in grado di portarci in giro per 666 chilometri con una Hyundai Nexo occorrono circa 86 euro. Non sono i 383 mila euro che spendere Bill Gates per riempire i serbatoi del suo nuovo megayacth, ma è una cifra che equivale quasi a un pieno di carburante per un grosso Suv. «Nei prossimi 7-10 anni l’idrogeno potrebbe arrivare a costare come e meno del petrolio» ha spiegato Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, la principale utility del gas a livello europeo che ha già avviato una sperimentazione per utilizzare la sua rete per il trasporto dell’idrogeno. «Il suo vantaggio, invece, è che possiede i pregi

dell’elettrico senza gli svantaggi di quest’ultimo, perché spostarsi portarsi appresso centiniaia di chili della batteria non è efficace dal punto di vista energetico. La rivoluzione non inizierà dalle auto per via dell’enorme inerzia del settore, ma dall’industria: c’è già un mercato da 100 miliardi di dollari su scala mondiale, e le possibilità di crescita e di business di questa fonte energetica sono enormi». Uno studio di Snam condotto con McKinsey ha calcolato che entro il 2050 l’idrogeno potrebbe coprire quasi un quarto di tutta la domanda energetica italiana. I segmenti più interessanti sono il trasporto, il riscaldamento degli edifici e alcune applicazioni industriali. Il cambiamento sarà più veloce per il l trasporto pesante su lunga distanza sarà uno dei primi segmenti in cui l’idrogeno potrà essere sostenibile economicamente. L'idrogeno raggiungerà la parità di costo totale con il diesel entro il 2030, anche senza l’applicazione di incentivi di sistema.

I PIONIERI DI HYUNDAI Finora ha stanziato 6,7 miliardi di euro e si è messa alla testa del Hydrogen Council, l’organismo formato da una sessantina di amministratori delegati provenienti da settori industriali diversi per favorire la diffusione delle tecnologie legate all’idrogeno: Hyundai dal 2013 è la prima casa automobilistica a produrre in serie e a commercializzare auto a idrogeno. La Ix35 ora è stata sostituita dalla Nexo, che rappresenta il biglietto da visita tecnologico del costruttore coreano. È difficile vederla in giro perché le poche auto immatricolate circolano solo a Bolzano e in Alto Adige, dove è possibile fare rifornimento, ma è un peccato. Perché la Nexo è l’auto che con ogni probabilità guideremo tra qualche anno: elettrica senza batterie, con il livello 4 di guida autonoma, il più alto disponibile sul mercato, e la capacità di rifornirsi in cinque minuti. Ha tutti i vantaggi delle auto a batterie senza averne i difetti. A parte, forse, quello del prezzo: 70 mila euro.

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APPROFONDIMENTI

Il Roi non basta, ora c’è il Return on experience Ai Kpi tradizionali si affiancano framework di valutazioni dinamici e personalizzati che misurano l’impatto sull’esperienza dei clienti e delle risorse interne: è il fattore umano secondo il modello di Pwc di Stefano Bravo *

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l Return On Investment (Roi) è stato sempre considerato l’indicatore chiave per la misurazione delle iniziative intraprese dalle organizzazioni. Non era considerato soltanto un puro indice di bilancio, ma anche un Kpi applicato alla valutazione di campagne marketing, riorganizzazioni, innovazioni. Se il Roi resta fondamentale, sempre più forte si fa sentire l’esigenza di integrare nuovi elementi nella valutazione della performance aziendale. Di fronte ad un contesto economico, sempre più sfidante, è necessario guardare con maggiore attenzione agli attori che ne determinano i risultati: le risorse interne e gli stakeholder in generale. Senza le prime, non si possono soddisfare i secondi e senza questi, le organizzazioni non avrebbero senso di esistere. Questa tautologia passa talvolta in secondo piano, in un mondo che sembra celebrare solamente il primato della tecnologia, della finanza e della razionalità. Al contrario proprio il fattore umano diventa l’elemento distintivo, quello cioè che riesce a trasformare un prodotto in un “must have” e un servizio in un’esperienza memorabile. È quindi fondamentale mettere al centro della strategia l’Experience, intesa al contempo come Employee Experience e Customer Experience: per questo motivo è in atto un cambio di paradigma che prevede la valuta-

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zione del Return On eXperience (Rox), oltre ai Kpi tradizionali. Per sua natura, il Rox non può essere un concetto statico o monodimensionale: è piuttosto un framework di valutazione dinamico, personalizzato, che permette di evidenziare correlazioni tra fenomeni e suggerire azioni concrete con un impatto sull’esperienza del cliente e delle risorse interne. Grazie al Rox, l’interdipendenza tra questi due mondi, finora gestiti troppo spesso come disgiunti, viene alla luce, permettendo di indurre una trasformazione AVERE A DISPOSIZIONE IL ROX SIGNIFICA FORMARE UN MINDSET ORIENTATO ALLE PERSONE CHE GENERA RISULTATI CONCRETI PER L’ORGANIZZAZIONE

experience-embedded, senza stravolgere l’organizzazione. In PwC abbiamo sviluppato un framework per misurare il Rox che parte dalle persone e dai valori aziendali, analizza poi i comportamenti, individuando in particolare quelli che hanno un’elevata influenza su clienti e lavoratori e un alto valore percepito. In modo incrementale si arriva così a misurare i risultati aziendali, attraverso una spirale immaginaria in cui tutti questi elementi sono potenzialmente correlati. Utilizzando questo approccio, si può inoltre tradurre il

STEFANO BRAVO

Rox in un indicatore composito, creato attraverso la combinazione e ponderazione dei numerosi Kpi individuati per le diverse aree di analisi. Avere a disposizione un tale metro di valutazione contribuisce a formare un mindset orientato alle persone che genererà risultati concreti (es. riduzione del turnover dei dipendenti, aumento della customer satisfaction e della brand advocacy), riflettendosi sulla crescita dei ricavi e dei margini aziendali. Anche sul fronte degli investitori il concetto comincia ad essere considerato ed è quindi ragionevole attendersi un loro interessamento su questo tema nei prossimi mesi Nessuno ha ancora chiaro come l’Experience sia un concetto trasversale, che interessa tutte le funzioni aziendali e a cui va data un’attenzione primaria per assicurare la sostenibilità nel lungo periodo. Noi da tempo cerchiamo di diffondere la consapevolezza su queste tematiche tra le principali aziende italiane. La vera sfida del Rox è quindi quella di ottenere una visione congiunta sulla Customer Experience e sull’Employee Experience e di misurarne l’impatto sui risultati aziendali. Alcune aziende, anche in Italia, hanno già intrapreso questo percorso, ma c’è ancora molto da fare.

* Partner PwC Italia, Retail & Consumer Leader


in collaborazione in collaborazione con CONFPROFESSIONI con ANDAF

Pari opportunità: il bicchiere è mezzo vuoto Italia fanalino di coda nel gender gap sui luoghi di lavoro. Il Parlamento studia modifiche al codice del 2006, ma servono incentivi per rilanciare l'occupazione femminile e contrastare le discriminazioni di genere. L'allarme di Confprofessioni sul lavoro autonomo di Giovanni Francavilla

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l tema della parità di trattamento tra uomo e donna nei luoghi di lavoro è tornato sotto la lente della XI Commissione Lavoro della Camera, dove sono in discussione le modifiche ad alcune disposizioni del codice entrato in vigore nel lontano 2006. «L’incidenza di forti carichi familiari, con una condivisione ancora sbilanciata e asimmetrica verso la donna, insieme con la carenza di adeguate tutele a sostegno della famiglia incidono in maniera significativa sulla partecipazione

femminile nel mondo del lavoro», ha affermato la vicepresidente di Confprofessioni, notaio Claudia Alessandrelli, intervenuta nei giorni scorsi in audizione presso la Commissione Lavoro di Montecitorio. «Adeguate misure di conciliazione vita-lavoro, un solido sistema di welfare per le donne e le famiglie sono il primo strumento per favorire l’occupazione femminile ed eliminare concretamente gli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione delle pari opportunità nel mondo del lavoro».

CLAUDIA ALESSANDRELLI

Da questo punto di vista, la contrattazione collettiva ha fatto passi da gigante, come dimostrano per esempio le forme di flessibilizzazione del rapporto di lavoro e di conciliazione vita-lavoro introdotte nell'ambito degli studi professionali per venire incontro alle specifiche esigenze della popolazione femminile che, nel settore professionale, occupa circa il 90% della forza lavoro. «Ma il rilancio dell’occupazione femminile passa anche attraverso incentivi ed agevolazioni per

AL VIA LA QUINTA EDIZIONE DEL WELFARE INDEX PMI Confprofessioni in prima linea per diffondere la cultura del welfare e incentivare l’utilizzo di buone pratiche tra gli studi professionali. Al via la quinta edizione di “Welfare Index PMI 2020” promosso da Generali Italia con la partecipazione di Confprofessioni, Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confcommercio, che quest'anno presenta importanti novità, con il potenziamento delle analisi regionali e territoriali, un nuovo modello di di misurazione dell'impatto del welfare sul business aziendale e con due innovativi servizi per aumentare la conoscenza e la diffusione del welfare nelle Pmi e negli studi professionali. Il primo è il Welfare Assessment: attivo tutto l’anno è un servizio

personalizzato, gratuito e riservato per valutare il proprio livello di welfare su www. welfareindexpmi.it, portale informativo sulle novità del welfare aziendale: normativa e vantaggi fiscali e valorizzazione delle Best practice delle imprese Welfare Champion. All’interno anche la Rubrica Guida Pratica al welfare aziendale per agevolare le imprese all’attuazione delle iniziative di welfare. Il secondo è il Welfare Rating: l’indice che distribuisce le aziende in 5 classi con un valore crescente da 1W a 5W. L’obiettivo è permettere alle imprese di conoscere il proprio livello di welfare e comunicarlo in modo immediatamente riconoscibile, facendo dell’impegno nel welfare un vantaggio competitivo.

l’assunzione delle donne e misure premiali per le aziende che contrastano e rimuovono le discriminazioni di genere», ha aggiunto Alessandrelli. Ancor più allarmante, secondo Confprofessioni, è la situazione nell'ambito del lavoro autonomo. Gender pay gap, discriminazioni nell’accesso e nelle condizioni di lavoro, disparità negli avanzamenti di carriera, difficoltà nella conciliazione vita-lavoro, carenza degli strumenti di welfare sono ulteriormente aggravati, sulle spalle delle lavoratrici iscritte alla Gestione separata dell'Inps, dalla condizione di maggiore precarietà, di incertezza reddituale e dall’assenza di tutele effettive in situazioni quali maternità, malattia, degenza. Su questo fronte, il Cnel ha avviato un tavolo di lavoro, coordinato dal presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, per valutare l'opportunità e le modalità di un ammortizzatore sociale universale, che possa garantire la continuità reddituale di quelle lavoratrici che siano costrette a fronteggiare momentanee interruzioni dell'attività professionale.

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APPROFONDIMENTI

in collaborazione con Aifi

I percorsi dello sviluppo non si fermano al confine Date le caratteristiche dell'imprenditoria italiana, aggregando ai big anche le medie imprese si può costruire la rampa di lancio per il Sistema Italia. Guardando anche a internazionalizzazione e technology transfer di Anna Gervasoni

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ra poco usciranno le statistiche ufficiali di Aifi Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt. Nel comparto Venture l’associazione raduna i principali operatori, annoverando 30 soci, e rappresenta oltre 1,6 miliardi di euro di capitale destinato interamente a operazioni di early stage. Ma per capire la filiera abbiamo a disposizione la fotografia 2019 che ci fornisce il VeM – Venture Capital Monitor, osservatorio della Liuc – Università Cattaneo in collaborazione con Aifi, Intesa Sanpaolo Innovation Center ed E.Morace&Co Studio

PROFESSORE ORDINARIO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE ALLA LIUC DI CASTELLANZA. È ANCHE DIRETTORE GENERALE DELL’AIFI (ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL PRIVATE EQUITY, VENTURE CAPITAL E PRIVATE DEBT)

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Legale. Guardando agli attori del sistema, venture capitalist, business angels, corporate venture capitalist, si ha un 2019 che chiude con 650 milioni investiti in 228 target. Rispetto all’anno precedente è un dato importante e in crescita. A livello di numero registriamo un +16%. I nostri operatori però non si fermano ai confini nazionali. Anche se la massima concentrazione delle operazioni la troviamo nel Nord Ovest, lungo l’asse Milano-Torino, gli investitori guardano anche a Gran Bretagna e a Stati Uniti. Le dinamiche di questa filiera, sia a livello internazionale, sia a livello italiano, stanno cambiando velocemente. Bisogna guardare all’internazionalizzazione perché la tecnologia non ha confini. Ma bisogna guardare anche alla catena dello sviluppo, che dalla scienza e dall’innovazione arriva all’impresa. Fondamentale è l’attività di technology transfer per dare la corretta

prospettiva di mercato alle conoscenze tecnologiche, tassello su cui abbiamo ancora da fare, potenziando ad esempio il progetto Itatech. Altro tassello fondamentale, che va potenziato e che può avere un ruolo decisivo è il corporate venture capital. Abbiamo primari istituti di credito e aziende che hanno già messo a punto veicoli e divisioni. Al tavolo Cvc Aifi si ritrovano i dieci corporate più importanti, che stanno lavorando a come potenziare il modello. Date le caratteristiche del sistema imprenditoriale italiano, aggregando oltre ai big anche le medie imprese, si può costruire la vera e propria rampa di lancio per rinnovare il Sistema Italia. Tra gli attori più attivi del sistema vediamo anche le nostre banche, che stanno mettendo a terra progetti di valore. Un ruolo fondamentale viene svolto e dovrà essere svolto dalle Istituzioni. In prima fila abbiamo Cdp, tramite Cdp Venture capital, che attraverso il Fondo nazionale per l’innovazione, agirà su tutta la filiera. Per questo il VentureUp forum di Torino, che ha visto la partecipazione delle principali istituzioni e operatori italiani, è stato un punto di raccordo e di partenza fondamentale: confrontare i modelli, non solo a livello nazionale, aggregare gli interessi degli operatori attorno ai grandi temi di ricerca, dove gli italiani sono eccellenti: scienze della vita, smart mobility, digitale. Sviluppare il sistema Italia con un occhio al superamento dei nostri confini e stringere alleanze internazionali. Perché questi non sono temi domestici. E i percorsi di sviluppo non possono essere domestici. La grande forza delle big tech americane è stata innanzitutto il loro grande mercato domestico. Quindi dobbiamo pensare a allargare i nostri mercati. Abbiamo visto nostri startupper aprire sedi all’estero, negli Stati Uniti, ad esempio, e li abbiamo finanziati. Anche questo emerge dai dati Vem. Il cuore di quelle imprese resta italiano. È un modo di valorizzare il nostro capitale umano. L’auspicio è quello di proseguire su questa strada per far diventare l’innovazione il motore della crescita di tutto il Paese, anche a livello internazionale.


Così il fintech rende la finanza più democratica L'analisi predittiva esegue sintesi di dati, utilizza scienze matematiche e regole di business e aiuta le imprese a elaborare le loro strategie. E con piattaforme come Ekuota è possibile anticipare le scelte da intraprendere di Nevio Boscariol *

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l fintech è la nuova soluzione per i problemi finanziari. Applica le tecnologie machine learning, predictive analytics, blockchain e digital wallet. È fondato su nuovi modelli di business con nuovi processi che hanno effetti sui mercati e le istituzioni finanziarie e che offrono soluzioni e servizi che prima non c’erano». Parola di Laura Oliva, esperta di gestione dei rischi finanziari e imprenditrice in proprio con Ekuota, un’azienda che ha cofondato. Protagonista nella commissione fintech di Aiti (Associazione italiana tesorieri d'impresa) ha vinto lo scorso anno il premio “Woman in Fintech 2019” assegnato dall’Ambasciata Britannica, Freshfields Bruckhaus Deringer e Borsa Italiana: «Tuttavia – prosegue - la vera innovazione del Fintech è quella di mettere al centro le persone. È una trasformazione non solo tecnologica, ma anche sociale. È una sorta di “democratizzazione” della finanza». Quali problemi finanziari si risolvono con il Fintech? I nuovi processi e le nuove tecnologie del Fintech sono una sorta di rivoluzione copernicana per la finanza d’impresa. Impatta su pagamenti, investimenti, gestione dei flussi di cassa, risk management, budget e previsioni, sincronizzazione della liquidità di gruppo, finanziamenti alternativi, rischio di credito e assicurazioni. E l’impatto sulla gestione dei rischi finanziari anche per le aziende non finanziarie? Partiamo da un dato: 2,4 miliardi di euro all’anno. Sono le perdite registrate a bilancio dalle aziende italiane che operano sui mercati esteri, la spina dorsale del nostro

sistema industriale. È una cifra importante che fa capire come ci sia un problema da risolvere e che non è ancora stato bene affrontato. Per questo è nata tra l’altro Ekuota: aiutare le aziende a gestire i rischi finanziari proteggendo i margini e migliorando i risultati. Si tratta di una piattaforma online che utilizza l’analisi predittiva, ossia utilizza le quotazioni dei mercati finanziari e le analizza per predire con estrema accuratezza cosa è probabile che succeda. L’analisi predittiva è in grado di disegnare scenari futuri che consentono di migliorare la comprensione del business, contribuendo a prevedere il comportamento dei mercati. Ma le potenzialità del Fintech, nello specifico di Ekuota, si spingono oltre la previsione di risultati futuri: vengono date anche indicazioni sulle azioni da intraprendere. Questo è possibile grazie alla sintesi dei dati, all’utilizzo congiunto di scienze matematiche, regole di business e tecnologie software. Grazie al Fintech, le aziende possono fruire di strumenti semplici di facile utilizzo, per gestire la complessità della volatilità dei mercati finanziari, con metodi affidabili. Ci può illustrare un caso reale di utilizzo e i relativi vantaggi? Prendiamo il caso di una azienda manifatturiera, i cui costi di produzione sono influenzati dai prezzi, per esempio, di rame e alluminio. I rischi derivano da due diverse fluttuazioni non sempre correlate: quella delle materie prime e quella del cambio, perché l’azienda acquista in euro, mentre le quotazioni sono effettuate in dollari. Tali

LAURA OLIVA

fluttuazioni dipendono dalla disponibilità e dal prezzo di rame o alluminio, in funzione di diversi fattori, tra cui la ciclicità economica dei mercati, le condizioni di fornitura e altri fattori non controllabili. L’azienda ha dunque una solo possibilità: monitorare le variazioni di prezzo delle materie prime e il tasso di cambio euro/dollaro, per decidere se stipulare o meno contratti di copertura a protezione dei propri margini finanziari. Gli strumenti Fintech che utilizzano le diverse tecnologie consentono di valutare la convenienza alla copertura dei rischi finanziari e attraverso algoritmi specifici viene determinato il range all’interno del quale si prevede che fluttueranno le quotazioni. L’analisi prospettica sull’evoluzione delle quotazioni, fornisce all’azienda il supporto necessario per decisioni operative efficaci, soprattutto in termini di tempistiche. Se l’azienda che abbiamo ipotizzato all’inizio avesse acquistato il rame quando suggerito, nel corso di un semestre, avrebbe ottenuto un risparmio medio di oltre 300 dollari a tonnellata. Analogamente, per gli acquisti di dollari attraverso l’utilizzo della piattaforma si ottengono suggerimenti che indicano quando il rischio di cambio è alto (o basso) e quali sono le coperture finanziarie più efficaci. Con gli diversi strumenti Fintech di analisi predittiva, si è quindi in grado di fare previsioni che forniscono una visione completa dei rischi e una previsione dei flussi finanziari futuri. In definitiva, vengono fornite all’azienda indicazioni concrete sulle azioni da intraprendere.

* consigliere Aiti

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in collaborazione con ANDAF

Intelligenza artificiale e proprietà intellettuale, il dilemma della tutela Di chi sono i diritti sulle creazioni operate dai sistemi di AI? L'assenza di specifiche previsioni normative non significa che sia esclusa a priori qualsiasi forma di copyright. A costo di ricorrere alla tutela contrattuale, che però vincola solo le parti e non protegge dalle violazioni di terzi soggetti di Avv. Isabella Corrias, Associate presso Rödl & Partner Italy

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l termine intelligenza artificiale (Artificial Intelligence - “AI”) è stato coniato nel 1955 da John McCarthy, un ricercatore informatico statunitense che vinse nel 1971 il premio Turing proprio per le ricerche da lui condotte in tale ambito. In termini tecnici, l’intelligenza artificiale è un ramo dell’informatica riguardante la programmazione e la progettazione di sistemi, sia hardware che software, in grado di dotare le macchine di determinate caratteristiche che vengono considerate tipicamente umane quali, ad esempio, le percezioni visive, spazio-temporali e decisionali. Negli ultimi anni, i sistemi di AI hanno fatto significativi passi avanti, riuscendo ad emulare sempre di più la mente umana specialmente in quelle attività “creative” (si pensi ai programmi che consentono di creare composizioni musicali)

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ISABELLA CORRIAS

o “inventive” (si pensi ai sistemi mediante la disciplina del diritbasati sulle combinazioni e ri- to d’autore (i requisiti di brevetcombinazioni genetiche in gra- tabilità sanciti dal codice della do di generare risultati brevet- proprietà industriale, così come tabili) considerate appannaggio la novità e il carattere creativo esclusivo delle persone fisiche. richiesti dalla legge sul diritto Questa evoluzione porta, però, d’autore sono presenti, infatti, inevitabilmente con sé rifles- nella stragrande maggioransioni in vari ambiti, fra i quali za delle creazioni dei sistemi emerge di AI), non DIRITTO D'AUTORE l’interrogaaltrettanE TUTELA BREVETTUALE tivo se sia to agevole VANNO RICONOSCIUTI possibile sarà fortutelare, nire una A CHI HA PROGETTATO tramite i risposta al I SISTEMI INTELLIGENTI classici secondo strumenti della proprietà intel- quesito. Nonostante non sia atlettuale (Intellectual Property tualmente presente alcuna nor- “IP”- e fra questi, anzitutto, ma che richieda esplicitamente il diritto d’autore e la tutela che l’autore di un’opera creabrevettuale), le creazioni e le tiva e/o inventiva debba essere invenzioni realizzate in maniera una persona fisica, ciò risulta in sostanzialmente autonoma da maniera implicita da alcuni elequeste macchine e, soprattut- menti, come ad esempio dalla to, a chi debbano essere rico- circostanza che la durata della nosciuti i relativi diritti. protezione accordata dal diritto Se da un lato, pare potersi d’autore sia parametrata alla condividere l’assunto per cui i vita stessa dell’autore (il diritto contenuti dell’intelligenza ar- dura, infatti, fino a 70 anni dalla tificiale possano presentare sua morte) o, ancora, dal ricocaratteristiche assimilabili a noscimento dei diritti morali quelle proprie dei beni immate- sull’invenzione all’inventore e, riali tutelabili tramite brevetto o alla sua morte, al coniuge e ai

suoi discendenti. In tale contesto, significativo è il fatto che recentemente l’Ufficio brevetti europeo abbia rifiutato due domande di brevetto in cui una macchina, “Dabus”, era stata designata come inventore, senza dimenticare che, nel 2014, lo US Copyright Office (nell’ambito del celebre caso del selfie scattato da un macaco) aveva affermato che le opere create da animali non possono essere protette tramite il diritto d’autore. L’assenza di chiare disposizioni normative in materia non sta, però, a significare che sia esclusa a priori qualsiasi forma di tutela. Il soggetto che ha progettato e realizzato i codici e i programmi alla base dei dispositivi “intelligenti” può usufruire, infatti, della protezione dettata dal diritto d’autore e (in alcuni specifici casi) dalla normativa brevettuale sul software. Inoltre, nulla vieta di ricorrere alla tutela in via contrattuale. L’unico limite è però, come si sa, che la protezione in questi casi è limitata alle parti del contratto e non estendibile a terzi.


Con la formazione specifica l'inserimento è immediato Openjob Consulting forma il personale in somministrazione sulla base delle esigenze delle aziende. Che sono invitate a partecipare ai corsi, così da verificare e perfezionare la preparazione di ciascun candidato

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nserire in azienda personale già preparato mansioni, non è tarato sulla mansione esatta sulla mansione specifica che è chiamato che andrà a svolgere all’interno dell’aziena svolgere, magari partecipando direttada utilizzatrice. Il nostro compito è quello di mente alla sua formazione. È la possibilità trovare una persona adatta a svolgere quel offerta da Openjob Consulting, o meglio dal ruolo, e di fare in modo con la formazione suo ramo che si occupa di formazione nei che l’inserimento sia più agevole». La caratconfronti dei somministrati finanziata dal teristica dei corsi è di non essere a catalogo, fondo Formatemp, guidato da Roberta Di bensì costruiti sulle esigenze dell’azienda. Luccio. «È un fondo che si alimenta con il «Quando dobbiamo inserire un operatore di contributo del 4% calcolato sull’imponibile call center, per esempio, nel nostro corso previdenziale delle retribuzioni dei sommiverranno trattate parti più generali di conistrati» spiega Di Luccio, «ogni agenzia del municazione e approccio al cliente» spiega lavoro accantona anDi Luccio, «ma se lo PREPARARE I SOMMINISTRATI nualmente un tesovuole l’azienda può ALL'ESATTA MANSIONE CHE ANDRANNO retto che verrà speso essere direttamente A SVOLGERE È MOLTO IMPORTANTE per fare i corsi di forcoinvolta per formare NEI CASI DI PICCHI DI LAVORO mazione. Ci rivolgial’operatore sulla commo a persone iscritte presso le nostre filiali o messa a cui è destinato. La stessa cosa acgià assunte presso le nostre aziende utilizzacade per ogni tipo di mansione, dai saldatori trici con contratto di somministrazione, sia a ai manutentori, dagli addetti alla pelletteria tempo determinato che indeterminato». Nel alle calzature alla tessitura e filatura, tutto 2019 hanno partecipato ai corsi 5698 disocè molto tarato sulle esigenze aziendali. Per cupati e 2169 somministrati. La formazione questo motivo possiamo agire e progettare pre-inserimento risponde a esigenze di main qualsiasi settore coinvolgendo di volta in tch tra domanda e offerta che sono particovolta i professionisti e i docenti più adeguati». larmente sentite quando i tempi sono stretti, Openjob Consulting riceve richieste su tutto il per esempio nel caso di picchi di lavoro. «Lo territorio nazionale e opera attraverso 7 enti scopo della formazione è quello di mandare attuatori iscritti presso gli elenchi Formaal lavoro persone più preparate» mette in temp, che hanno diverse competenze e che evidenza Di Luccio, «sembra ovvio ma non lo trovano sul territorio enti di formazione partè: il più delle volte chi esce dalle scuole, opner che si avvicinano alle esigenze specifiche pure proviene da altri lavori pur con le stesse delle aziende. «La carta vincente è soprattut-

ROBERTA DI LUCCIO

to quella di coinvolgere l’azienda almeno in una parte della docenza» insiste Di Luccio, «Il match più efficace è quello di portare al corso il professionista della formazione per la parte generale, e l’azienda per la parte più specifica; così si ottengono i risultati migliori». Formatemp stabilisce una percentuale di inserimento di almeno il 35%, e il più delle volte, considerato che le aziende che partecipano a questi percorsi hanno la necessità di inserire personale, il limite viene largamente superato; nel caso dei corsi di Openjob Consulting, il placement supera il 46%. Tutti i partecipanti ottengono un attestato di partecipazione, con una scheda di valutazione. «I corsi sono totalmente gratuiti» precisa Di Luccio, «il processo di selezione parte dalle nostre filiali. A livello territoriale vengono segnalate le esigenze formative di una azienda specifica o di più aziende; quindi le nostre filiali si attivano per la selezione e organizzano i corsi». I corsi durano un minimo di 16 ore e un massimo di 250, a seconda delle esigenze delle imprese. «La nostra è una formazione a 360 gradi, facciamo anche percorsi di un livello più elevato di informatica» sottolinea Di Luccio, «come corsi di java e di cybersecurity, con il coinvolgimento di aziende che ci richiedono determinate figure che non sono facilmente reperibili sul mercato, e appositi docenti professionisti che provvedono a una formazione specifica». (r.v.)

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APPROFONDIMENTI

supporto di Cifa e Confsal, le nostre parti sociali.

«Il nostro piano straordinario per formare al digitale» Il presidente di Fonarcom Andrea Cafà illustra la strategia del suo fondo, uno degli organismi bilaterali più importanti del Paese, per sostenere la diffusione della cultura e dell'etica digitale nell'ecosistema produttivo di Massimiliano Cantafia

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temi dell’innovazione e della Digital Transformation sono da anni un punto fisso nell’agenda di politici, esponenti del mondo economico e produttivo, amministratori e manager di organizzazioni pubbliche e private. Sono tante le parole spese negli anni, ma è nel 2020 che si produrrà un autentico punto di svolta in termini di politiche e azioni destinate a incidere sul nostro Paese e sull’evoluzione della sua cultura digitale. Ne parliamo con Andrea Cafà, presidente di Fonarcom, uno dei principali fondi interprofessionali italiani che sostiene e finanzia la formazione continua nelle imprese. Come interpretate, in Fonarcom, il fenomeno della Digital Transformation? Partiamo dalla consapevolezza che l’interazione con il digitale permea ormai ogni

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momento dell’esperienza umana e che la relazione tra persone e strumenti digitali è destinata a crescere. Comunque la si interpreti, come un’opportunità di liberare le risorse e le qualità delle persone o come un FONARCOM HA ADERITO AL MANIFESTO PER LA REPUBBLICA DIGITALE CHE È STATO LANCIATO NEL 2019 DALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

rischio, l’evoluzione in chiave digitale è un fatto e come tale va analizzato e affrontato. La cultura digitale è un fattore abilitante, una sorta di pre-condizione, da cui i cittadini, gli studenti, i lavoratori, le imprese e le organizzazioni non possono prescindere per interagire con la tecnologia - e anche tra di loro -, oggi come nel prossimo futuro. Parte da qui il nostro impegno, con il pieno

Come si passa dalla teoria ai fatti? Anzitutto, la nostra strategia verso il digitale non nasce negli ultimi mesi. Già negli anni scorsi - per fare un esempio - abbiamo elaborato un Avviso, poi pubblicato nel 2019, finalizzato a supportare l’ecosistema delle Start-up e le Pmi innovative che, pur non essendo tutte vocate al digitale, rappresentano una tipologia di imprese nelle quali le competenze digitali sono una necessità rilevante. Quest’anno, poi, ci sarà un salto di qualità nella nostra politica di sostengo alla cultura digitale. Fonarcom ha aderito al Manifesto per la Repubblica Digitale, lanciato lo scorso anno dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio. Oggi ci stiamo impegnando per rispondere ai principi del manifesto con misure concrete. Abbiamo pubblicato un Avviso - il Diginnova del dicembre scorso - indirizzato a finanziare piani formativi centrati proprio sulle competenze digitali; abbiamo previsto, su alcuni dei nostri Avvisi e procedure, una specifica premialità rivolta a iniziative che forniscano un contributo educativo e divulgativo ai temi della cultura e dell’etica digitali; stiamo lavorando al potenziamento delle nostre piattaforme digitali che fungono da supporto - in fase di progettazione, di gestione e di rendicontazione - alle imprese e agli operatori della formazione, per accrescerne l’accessibilità, l’usabilità e la user experience. E abbiamo altre iniziative in cantiere. Insomma, una vera vocazione digitale la vostra? Si, è una delle nostre priorità, insieme ad altre risposte importanti che il fondo fornisce a lavoratori e imprese anche fuori dall’ambito digital. Il Sistema paese ha un forte bisogno di ridurre il proprio gap digitale, a ogni livello, e noi intendiamo dare un importante contributo.


L'Hr manager del futuro sarà un business partner Per formare la nuova figura professionale la Liuc Business School rinnova il master Huremol (Human resources management & organizational learning): alle 320 ore in aula se ne aggiungono 700 di stage in azienda

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n business partner a due facce, dotato da un lato di solide basi scientifiche per utilizzare al meglio il big data analytics, dall’altra del fiuto necessario per individuare nei candidati le soft skills richieste dalle aziende. Quello dell’hr manager è un mestiere sempre più complesso, oltre che un ruolo sempre più importante specie in un paese come l’Italia, con un tessuto economico fatto di Pmi nelle quali un errore nella scelta di un ruolo chiave è potenzialmente letale. Per plasmare questa nuova figura professionale il master Huremol (Human resources management & organizational learning) della Liuc Business School si rinnova all’insegna della collaborazione con il mondo delle imprese che caratterizza l’Università Cattaneo. «È un lavoro molto complesso e in continua evoluzione» dice Daniela Mazzara, direttore del master, «ma assolutamente fondamentale per la crescita dell’azienda: per questo l’hr manager è sempre più considerato un business partner». Il master, la cui ottava edizione partirà nel prossimo mese di ottobre, prevede 320 ore di aula fino a febbraio, seguite da 700 ore di stage fino a giugno – luglio. «Il taglio che abbiamo sempre voluto dare al master, inclusa la parte di aula, è estremamente professionalizzante» spiega Mazzara, «è quel che ci viene riconosciuto dalle aziende. Chi entra nel mondo delle risorse umane ha una formazione ancora

molto ingenua e generica, per una questione di provenienza formativa: arrivano dalle più svariate facoltà, da lingue a economia, da giurisprudenza a scienza dell’educazione a psicologia, e non hanno una formazione specialistica sul mondo hr». L’esperienza del master della Liuc trasforma i giovani laureati in esperti del settore, con una combinazione di teoria e pratica e un accento sulla seconda. «Huremol vuole formare delle persone che abbiano già competenze specifiche approfondite» mette in evidenza il direttore del IN LINEA CON L'IMPOSTAZIONE DELLA LIUC, IL MASTER PREVEDE UNA STRETTA COLLABORAZIONE CON IL MONDO DELLE IMPRESE

master, «320 ore di aula full time, tutti giorni da ottobre a febbraio, sono un’esperienza importante. All’interno di queste ore vogliamo la compresenza di accademici e aziendali, questo è per noi il valore aggiunto». In pieno stile Liuc, corsi come quelli sulla selezione del personale e sul compensation total reward sono tenuti completamente da docenti aziendali, per garantire allo studente le abitudini, lo slang, l’operatività aziendale. «Ci sono materie molto specifiche in cui c’è un’evoluzione di contenuti cui il docente non sta dietro» rimarca Mazzara, «avere la presenza di chi lavora in azienda per noi è un valore aggiunto importantissimo». La parte di

DANIELA MAZZARA, DIRETTORE DEL MASTER HUREMOL

aula è rafforzata dalle visite aziendali. «Ieri eravamo in Esselunga a visitare un punto vendita con la lente della struttura hr» racconta il direttore del master, di cui è in corso la settima edizione, «i ragazzi di queste esperienze ne fanno veramente tante, ed è un valore aggiunto che ci riconoscono quando entrano in azienda, così come le aziende stesse. Andare in azienda a vedere concretamente cosa succede è molto importante». Finita la parte di aula i partecipanti entrano in azienda per uno stage. «È un’esperienza molto consistente, 700 ore, 4 mesi» mette in evidenza Mazzara, «che si conclude con la discussione di un project work con un’ottica professionale, in relazione al lavoro svolto. Le attività sono studiate allo scopo di far acquisire competenze, per noi questo è fondamentale». La formula del master Huremol funziona: il 90% dei partecipanti alle precedenti edizioni è attualmente occupato, «una percentuale che sale al 100% con quelli dell’ultima edizione, 18 su 18», specifica il direttore, «siamo veramente molto attenti alla progettazione dello stage, cerchiamo di far combaciare gli interessi che il ragazzo matura nel corso delle ore d’aula rispetto alle esigenze dell’azienda, caratteristiche tecniche e soft skils; quando le esigenze combaciano, e riusciamo a farle combaciare, se ognuno gioca bene le proprie carte il matrimonio riusciamo a combinarlo». (r.v.)

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APPROFONDIMENTI

Il Patto per il Lavoro: un modello per l’Italia L’accordo tra parti sociali sottoscritto in Emilia Romagna cinque anni fa ha dato i suoi frutti: il tasso di occupazione è cresciuto del 4,9% e i Neet sono diminuiti del 4%. Eppure nessuno sembra essersene accorto di Francesco Rotondi*

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Emilia-Romagna è un modello per le altre regioni. O meglio: dovrebbe esserlo. Nel 2015 la Regione ha lanciato un grande Patto per il Lavoro sottoscritto da tutte le parti sociali: il mondo accademico, quello economico, una parte consistente dell’associazionismo e i Comuni, con l’intento di promuovere un nuovo sviluppo e rafforzare la coesione sociale dell’Emilia-Romagna. La parola d’ordine del patto è “qualità”. Qualità non solo intesa dal punto di vista delle produzioni e dell’innovazione tecnologica, ma anche e soprattutto della creatività e delle competenze. Un modello improntato sull’obiettivo della qualità, quindi, capace di guidare lo sviluppo economico, occupazionale e sociale della regione. In 4 anni dal varo del piano sono stati stanziati 22,3 miliardi e i risultati emersi nel 2019 dal monitoraggio certificano la bontà dell’iniziativa: dal 2014 al 2018 il valore aggiunto della regione in termini di qualità è cresciuto del 5,5%. Siamo a livelli superiori a paesi come la Germania, per intenderci. I dati sull’occupazione, poi, sono significativi: il tasso di occupazione è cresciuto in 4 anni del 4,9%, andando oltre i 2 milioni. Ma la cosa più significativa è l’incidenza di tale sviluppo sui

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Neet, segnando una riduzione dei giovani che, come noto, né studiano né lavorano, del 4%. Insomma, quasi tutti gli indicatori economici e sociali segnano livelli di crescita significativi che collocano questa regione ai vertici europei. Se questi sono i numeri dobbiamo non solo interrogarci sul modello Emilia-Romagna, ma anche capire com’è possibile replicare le best practice di questa grande Regione, per tutto il Paese. Da sottolineare, inoltre, come l’Emilia-RoIL MODELLO EMILIANO IMPRONTATO SULLA QUALITÀ HA GUIDATO LO SVILUPPO ECONOMICO, OCCUPAZIONALE E SOCIALE DELLA REGIONE

magna sta cambiando pelle sulla spinta dell’innovazione tecnologica. Si pensi allo straordinario accordo di collaborazione tra sei regioni tra le più avanzate di 4 continenti, ossia Emilia-Romagna per l’Italia, Guateng (Africa), Guangdong (Cina), Nouvelle Aquitaine (Francia), Assia (Germania), Pennsylvania e California (Usa), che sono partner della Fondazione Big Data for Human Development, che si propone lo sviluppo sostenibile e smart. L’obiettivo della regione è di andare oltre le sue storiche roccaforti e connettersi

FRANCESCO ROTONDI

con le principali dinamiche dello sviluppo mondiale puntando sullo sviluppo della Data Valley emiliano-romagnola. Un accordo a quanto pare unico nel suo genere. Probabilmente per rilanciare lo sviluppo complessivo dell’Italia e il ruolo delle istituzioni in tal senso, dovremmo ricominciare dal basso, monitorando a fondo le tante esperienze positive che le regioni e i territori hanno messo in campo in questi anni, analizzare le azioni intraprese e valutare i risultati ottenuti. La somma di questi successi, sia in termini numerici che qualitativi, potrebbe portarci ad individuare soluzioni di carattere generale e quindi nazionali. C’è qualcuno che si sta occupando di questo monitoraggio e avviare un meccanismo in grado di trarre frutto come sistema Paese dal modello Emilia-Romagna e dalle tante iniziative meritevoli che provengono dalla “periferia”? In questo senso ci ricollegiamo alle parole di Edoardo Segantini espresse sul Corriere della Sera quando scrive: «Suscita meraviglia che il Patto per il Lavoro in Emilia Romagna non abbia finora trovato eco nella politica italiana». Ecco, cominciamo a parlarne.

* Founder Lablaw


Troppo smartphone? Attenzione al biohacking Il problema non è la tecnologia, ma l’uso che se ne fa: vale anche (se non soprattutto) per il telefonino, strumento straordinario che però incide sulla produttività cerebrale. Ecco quali accorgimenti seguire di Lorenzo Dornetti

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o smartphone è il principale strumento di comunicazione del nostro mondo, nella sfera lavorativa e nel tempo libero. Una ricerca di Counterpoint evidenzia che: il 4% dichiara di usarlo meno di un’ora al giorno, il 20% tra 1 e 3 ore, il 29% tra 3 e 5 ore, il 21% tra 5 e 7 ore. Il 26% (1 persona su 4) dichiara un utilizzo superiore alle 7 ore giornaliere. Si tratta di un fenomeno sociale di massa, tra i più potenti di cui l’umanità abbia memoria. Cosa ne dicono le neuroscienze? Esistono studi sul legame tra questo iper utilizzo dello smartphone e la produttività cerebrale nei contesti lavorativi? Si tratta di uno strumento straordinario per facilità e velocità di accesso alle informazioni e possibilità di interconnessioni. Tuttavia molti studi evidenziano alcune ricadute negative sulla produttività lavorativa. Il biohacking, la disciplina che studia come usare al meglio il sistema nervoso, ha sintetizzato le informazioni scientifiche in 4 consigli pratici sulla migliore relazione da tenere tra il cervello e questo utile ma invasivo strumento tecnologico. 1) Meno Blu. Le luci nelle frequenze del blu affaticano il sistema nervoso. Di fatto l’uso massiccio di smartphone sottopone il cervello a questa fonte di luminosità innaturale. Esistono app gratuite come “F.lux” che installate riducono le frequenze del blu. E’ possibile at-

tivare il “filtro luce blu” tra le impostazioni del telefono per ridurre drasticamente l’impatto. Il cervello si affatica meno e resta più lucido se il sistema visivo non è sottoposto a questa lunghezza d’onda. 2) Lontano quando dormi. Non esistono prove incontrovertibili sul legame tra la sovraesposizione alle onde elettromagnetiche e l’aumento dei fattori di rischio legate a patologie cerebrali. Pertanto senza cadere vittime di inutili allarmismi conviene utilizzare una prassi preventiva. Porre lo smartphone di notte ad almeno 1 metro di distanza dalla testa. Molte persone lo lasciano accesso e sul comodino. Spesso lo mettono in “modalità aerea”, dimenticandosi che è la batteria a sviluppare la maggioranza delle onde. Quindi in assenza di prove scientifiche, la prevenzione non è mai troppa. Basta metterlo distanziato oltre il metro dai “preziosi neuroni”. Alcuni trial dimostrano una maggiore efficienza cerebrale quando la presenza di onde elettromagnetiche è ridotta nella fase notturna. Durante il sonno il cervello ha bisogno di realizzare una serie di operazioni fondamentali legate alla “pulizia cerebrale” per garantire elevate prestazioni cognitive il giorno successivo. L’interferenza dello smartphone riduce questa essenziale operazione di “pulizia neurale”.

3) Tu decidi il tempo. Per garantire un’elevata produttività è fondamentale sapere cosa facciamo con lo smartphone. Il rischio è perdere un sacco di tempo in attività non produttive. App come “Quality time” permettono di sapere esattamente le attività realizzate con lo smartphone in una settimana. Sapere come si impiega il tempo è il primo argine alla perdita di produttività. Spesso si getta un sacco di tempo. Una ricerca pubblicata da Stanford ha fatto i conti. 30 minuti al giorno “gettati” in attività stupide corrispondono a 23 giorni lavorativi in un anno. Molte persone sono poco produttive perché perdono un sacco di “giorni” a causa dello smartphone. Averne consapevolezza permette di normarne l’uso, ad esempio fissandosi delle sveglie che segnalino l’uso eccessivo dei social dopo un certo minutaggio. 4) Bolla temporale. Meglio staccare i dati quando si partecipa a riunioni (a meno che non sia strettamente necessario) o serve focalizzarsi su compiti che richiedono un elevato livello mentale. Le ricerche pubblicate in “The one Thing” da Gary Keller hanno dimostrato che quando una persona si distrae per leggere una chat o rispondere ad una telefonata, il suo cervello impiega oltre 4 minuti per ritornare ai livelli attentivi precedenti all’interruzione. Il dato è pazzesco. Significa che molte persone lavorano con un livello di prestazione mentale “medio-basso” per la maggioranza del loro tempo. Il cellulare allunga i tempi e riduce la qualità del lavoro quando distrae. Non avendo il controllo sulle informazioni in entrata (chiamate o contenuti) conviene staccarsene per compiti che richiedono attenzione, problem solving, creatività. Vale sia per il lavoro individuale, sia per i lavori in team. Gli studi neuroscientifici sul legame tra produttività e smartphone confermano un vecchio detto. Il problema non è mai la tecnologia in sé ma l’uso che se ne fa.

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Nel 2018 l’idea di creare un fornitore di energia nel mercato libero partendo da zero. Nel 2019 un giro d’affari superiore a 1 milione di Euro, con un’organizzazione formata da moltissimi giovani e più di 10.000 clienti acquisiti.

Questa è Energia Comune, nata dall’idea dell’imprenditore barese Francesco Grillo, che a soli 30 anni ha già alle spalle numerose esperienze nel settore energetico. Un’azienda che si differenzia dalle numerose realtà presenti in Italia la cui operatività con gli utenti finali si basa su contatti esclusivamente telefonici. Energia Comune è il fornitore della porta accanto, vuole recuperare il rapporto umano con il cliente, riscoprire il valore delle origini, la fiducia nelle persone, il peso della parola data e la stretta di mano. “Ci vogliamo differenziare dai grandi player del mercato, che puntano esclusivamente ad acquisire massivamente clienti senza restituire il giusto valore al rapporto umano” spiega l’amministratore unico. Questo è possibile grazie ad una vasta rete di sportelli territoriali in cui il cliente ha la possibilità di sottoscrivere il contratto personalmente, sapendo di avere una persona di fiducia su cui poter sempre contare.

Oggi sono 15 gli sportelli territoriali presenti sul territorio nazionale e l’obiettivo 2020 è far crescere questa rete con 50 nuove aperture. L’idea è quella di coinvolgere persone che hanno un forte credo in sé stessi e nella propria terra, che senza alcun tipo di investimento economico vogliono realizzarsi con un progetto di impresa concreto, grazie alla possibilità di rendita sul portafoglio clienti. Non più "venditori one-shot” ma persone selezionate e apprezzate dalla comunità, gente di cui potersi fidare. Fidelizzare il cliente diventando il suo punto di riferimento nel settore energia è la sfida ambiziosa di Energia Comune.

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PRIVATE BANKER

A caccia di unicorni? Tra gli "illiquidi", con prudenza Mentre le Borse perdono appeal per via della scarsità del numero delle quotate, la corsa ai nuovi strumenti di investimento (complici i bassi rendimenti) setaccia economia reale e virtuale di Ugo Bertone

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a liquidità è una virtù, specie in tempi di grande incertezza. Ma è anche un costo particolarmente salato in una stagione di tassi negativi ove occorre analizzare i listini con il microscopio per individuare rendimenti nell’ordine di pochi punti percentuali. E così non stupisce che un numero crescenti di investitori, non solo tra i miliardari, guardi con sempre maggior attenzione all’orizzonte degli assets illiquidi, impermeabili alle oscillazioni dei listini. Una scelta potenzialmente rischiosa, come ammonisce Gianni Tamburi, troppo rischiosa per chi non padroneggia i segreti dei mercati. La storia finanziaria, del resto, è piena di fallimenti legati alla difficoltà di liquidare un asset nei tempi giusti. Però non mancano le ragioni per guardare al di là dell’orizzonte dei titoli quotati, a partire dalle dimensioni esigue dei mercati ufficiali. Non solo Piazza Affari che, al netto della pattuglia dell’Aim, è più o meno la stessa di vent’anni fa. Anche i mercati Usa registrano un calo di appeal: il numero di quotate si è quasi dimezzato negli ultimi 20

L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA

anni, passando dalle 8.090 del 1998 a 4.397 di fine 2018. Di qui una corsa a strumenti nuovi, setacciando l’economia reale (vedi l’immobiliare, in particolare) e quella virtuale, magari alla ricerca di unicorni. cioè matricole in grado di raggiungere la quotazione di un miliardo, cosa che a Piazza Affari è riuscita solo a Yoox, acquistata da Richemont. A Milano il trend è stato inaugurato da Mediobanca Private Markets Fund lanciato da Piazzetta Cuccia assieme alla statunitense Russell Investments: offre una soluzione di investimento su asset class illiquide, destinate non più solo alla clientela istituzionale, ma anche ai privati con patrimoni elevati. Ma non sono soltanto i fondi i veicoli utilizzati per investire in private asset. Ci sono anche i club deal (ad esempio Banca Generali ha una divisione apposita, la formula preferita dalle grandi famiglie come emerge dal Global Family Office Report 2019 di Ubs. E la proposta non riguardano solo i portafogli più capienti. Ad esempio Azimut ha messo a punto una nuova strategia di crescita nel settore degli investimenti alternativi dedicati all’economia reale per offrire alla clientela rendimenti più elevati: private equity, venture capital, private debt hanno generato ritorni annuali in media del 12% circa negli ultimi 10 anni, contro la media del 7,5%

GIANNI TAMBURI

delle attività quotate. Di qui la decisione di dar vita ad Azimut Libera Impresa sgr una piattaforma di prodotti e servizi dedicata a imprenditori e Pmi da un lato e investitori e risparmiatori dall’altro, con l’obiettivo di favorire l’immissione di liquidità nell’economia reale, offrendo al contempo opportunità di rendimento maggiori a risparmiatori e investitori. L’obiettivo è di raccogliere entro il 2020 1,5 miliardi attraverso otto nuovi fondi, ma l’obiettivo è ben più ambizioso entro cinque anni il gruppo vuole che il peso di queste attività cresca ad almeno il 15% degli assets under management coinvolgendo anche la clientela media; l’importo minimo di sottoscrizione nel fondo Demos 1, investito in azioni di società italiane con un fatturato i 30 e i 250 milioni, è pari a 5 mila euro. Il fenomeno, complici i bassi rendimenti, sta prendendo piede, nonostante il vincolo dell’illiquidità che spaventa (a ragione) gli investitori. Come si fa a vincolare i propri soldi per lunghi periodi di tempo senza possibilità di smobilizzo, qualunque cosa capiti? D’altro canto, è la replica, per andare a caccia grossa della prossima Airbnb o della prossima Uber piuttosto dei progetti urbanistici più interessanti occorre affidarsi a consulenti esperti ed armarsi di pazienza. Oltre, naturalmente, evitare di fare operazioni troppo impegnative per i propri mezzi.

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TALENT SHOW

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CI PIACE PER CREMONINI LA CRESCITA È LOGISTICA E SOSTENIBILE Il Gruppo investe in Russia per realizzare una piattaforma di distribuzione. E in Italia implementa il fotovoltaico

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ltre quattro miliardi di fatturato in tutto il mondo, basandosi a Modena, ed avere ancora voglia di crescere e di lavorare sempre meglio: è il meritevolissimo atteggiamento imprenditoriale che distingue il gruppo Cremonini (nella foto il fondatore Luigi) protagonista nelle ultime settimane di almeno due colpi che davvero meritano di essere segnalati. Un investimento di 25 milioni di euro in Russia – mercato cruciale da sempre, per il gruppo - tramite la controllata Marr Russia, per una nuova piattaforma logistico-distributiva giustamente inaugurata non solo dal ViceMinistro dell’Agricoltura russo Sergey Levin, ma anche dal Ministro per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali italiano Teresa Bellanova. Il nuovo complesso sorge su un’area di 42.000 mq, con una superficie coperta di circa 19.000 mq comprendente tre grandi aree per la gestione dei prodotti surgelati e congelati (carne, pesce, verdure), freschi (carne, formaggi e salumi) e secchi (pasta, olio, conserve di pomodoro, ecc.). La capacità di stoccaggio è 33.000 posti pallets. La costruzione ha richiesto 18 mesi di lavoro. Intanto in Italia il gruppo prosegue nel suo impegno per la sostenibilità ed ha per questo appena concluso un accordo con Enel X per realizzare impianti fotovoltaici in otto stabilimenti industriali dell’azienda per una potenza complessiva di oltre 4 MW, che consentiranno un risparmio annuo di circa 1.850.000 Kg di CO2. Attualmente Inalca autoproduce il 100% di energia necessaria per il funzionamento dei propri siti e oltre il 40% di questa proviene da fonti rinnovabili. Grazie ai nuovi impianti l’azienda incrementerà la quota in modo significativo.

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Un atteggiamento imprenditoriale che dimostra di guardare al futuro Chissà se il fiuto per il gioco di posizione si rivelerà vincente anche per l’agricoltura

e si esclude l’infausta e breve parentesi in cui aveva accettato l’invito di Luca di Montezemolo di coordinare l’embrione politica di Italia Futura – cioè il nulla – Federico Vecchioni (foto) ha sempre avuto un grande fiuto per il gioco di posizione. E dopo quella parentesi, nel 2014 riuscì in una mossa imprenditoriale oggettivamente lungimirante: promuovere una cordata di alto rango, sempre nei limiti del possibile italiano, per rilevare dalla Banca d’Italia la più grande azienda agricola nazionale, Bonifiche Ferraresi (Bf), forte di ben 6500 ettari di terreni, qualcosa come un terzo della provincia di Trieste. Fervida e dinamica la progettualità, tanto da attrarre gli appetiti verdi di un socio come Carlo De Benedetti, notoriamente dedito all’agricoltura. Ma anche di istituzioni quali la Fondazione Cariplo del severo ex presidente Guzzetti e la Cassa depositi e prestiti, allora guidata dall’altro celebre pollice-verde Claudio Costamagna, varie altre fondazioni (San Paolo, Torino, Cuneo) e tre casse previdenziali (Enpam, Inarcassa ed Enpaia). Da lì in poi, una girandola di ricapitalizzazioni, per un totale ad oggi di 166 milioni, e cambiamenti di azionariato. Incidentalmente, l’azienda personale di Vecchioni è stata acquisita da Bf, che ne ha affidato la gestione ad un amministratore unico, Elisabetta Pasinato. Moglie di Vecchioni: tutto in famiglia. Ri-prosit. A sei anni dal “via”, dunque, un’operazione senz’altro vincente grazie a tanti soldi pubblici o parapubblici. Vincente per Vecchioni senz’altro. Per l’agricoltura nazionale, si vedrà.

NON CI PIACE TUTTI “GREEN” IN FAMIGLIA MA COI SOLDI PARA-PUBBLICI Bonifiche Ferraresi viene affidata a Elisabetta Pasinato. Moglie di colui che ne promosse l’acquisizione


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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

La strategia made in France che abbatte la disoccupazione Per far incontrare domanda e offerta di lavoro il Pôle Emploi assiste le imprese guidandole nella ricerca di competenze che non hanno richiesto, ma di cui possono aver bisogno di Giuseppe Corsentino

ALTRO CHE I “NAVIGATOR” DELL’EX MINISTRO DEL LAVORO (ORA AGLI ESTERI) LUIGI DI MAIO CHE DOVREBBERO, PER LEGGE, TROVARE UN LAVORO AI DISOCCUPATI CHE HANNO CHIESTO IL “REDDITO DI CITTADINANZA”. Quanti posti

hanno trovato? Quanti disoccupati hanno avviato al lavoro? Quante imprese hanno coinvolto? Quanti corsi di formazione hanno avviato? Poche le cifre, scarsissime le informazioni (tranne quelle sul pagamento del reddito a tanti “finti poveri”, un piccolo esercito meridionale, denunciati per truffa dai carabinieri e dalla Guardia di finanza, ma tanto paga Pantalone: quasi 10 miliardi di euro). Qui, in Francia, è tutt’altra musica. Il Pôle Emploi, che è la rete degli uffici del lavoro che fanno capo al ministero ma sono gestiti paritariamente dallo Stato (che nomina infatti il direttore generale, di solito un “enarca” come l’attuale, Jean Bussères, ex ispettore delle finanze ed ex capo di gabinetto dell’ex primo ministro socialista Laurent Fabius), dai sindacati, dalle organizzazioni padronali e dalle regioni, sta lavorando a pieno ritmo non per “abolire la povertà”, ma, più prosaicamente, per ridurre il tasso di disoccupazione che pur essendo in calo - all’8,4%, più basso comunque del nostro – è ancora più alto della media dell’Eurozona (al 7,5%). E questo procura qualche mal di pancia al presidente Macron, arrivato al giro di boa del quinquennato. Per sapere di che si tratta in concreto – perché le statistiche sul mercato del lavoro sono tanto dettagliate quanto sfuggenti, come si sa – basta cliccare sul portale www.pole-emploi.fr per scoprire che a metà gennaio 2020 c’erano 3.364.500

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“demandeurs d’emploi”, disoccupati in cerca di lavoro e che i posti di lavoro disponibili nello stesso giorno erano 597.835. La sfida dei “navigator” francesi che qui si chiamano più appropriatamente “conseillers d’entreprises”, consulenti d’azienda, è tutta qui: nel far incontrare domanda e offerta di lavoro. Ed è per questo che i 5.500 conseiller sono stati schierati “in ordine di battaglia” per dirla con le parole della loro capa, Catherine Poux, responsabile dei “servizi alle imprese” del Pôle Emploi. La chiave è proprio qui, nel “servizio alle imprese”. Le quali vengono assistite e guidate nella ricerca del personale con la stessa cura con cui si seguono i “demandeurs d’emploi”, i disoccupati nell’ambito di una strategia di sistema che è stata battezzata “Action Recrut”. Sta funzionando e le aziende si fidano. Lo dimostrano i dati. Nel 2014 le richieste di manodopera al Pôle Emploi non superavano le 600mila unità. Nel 2018, ultimo dato disponibile, erano diventate 3milioni. Ma il dato più interessante è un altro: su una tale massa di richieste solo 157mila sono rimaste inevase, essenzialmente per un deficit di competenze dei lavoratori. Che è poi la ragione-chiave della crisi attuale del mercato del lavoro qui in Francia ma anche in Italia: non si trovano le qualificazioni e le competenze richieste dalle imprese e così il tempo tra richiesta e assunzione si allunga. Nel 2018 quasi la metà dei dossier è stata istruita e definita in 46 giorni, otto in più rispetto al 2017 e questo preoccupa madame Poux. «Vuol dire», spiega a Economy, «che qualcosa non funziona perfettamente nella relazione tra aziende e Pôle Emploi. Le

aziende spesso non considerano le dinamiche specifiche del mercato del lavoro del loro territorio, vogliono quella figura specifica di lavoratore e basta. Spetta a noi, ai nostri conseiller d’entreprises, guidarle alla ricerca di una competenza professionale che magari non è quella richiesta ma di cui hanno o possono avere bisogno». Al Pôle Emploi si lavora così, il nostro Patuanelli mandi qualcuno a informarsi a rue de Grenelle, sede del ministero del lavoro. Scoprirà, per esempio, che se una domanda di lavoro resta senza risposta, un funzionario del Pôle Emploi entra subito in azione contattando l’impresa e cercando di capire insieme con l’imprenditore (o la direzione del personale) le ragioni per cui quel posto di lavoro non interessa a nessuno in quel momento. «Organizziamo anche sessioni di “porte aperte” per presentare le aziende ai lavoratori interessati», racconta ancora madame Poux, «e perfino degli stage per verificare il livello di competenza di chi invece a quel posto è interessato». L’indice di soddisfazione delle parti indica che questo modo di procedere funziona e dà risultati. L’anno scorso ci sono stati 4.274.000 “retour à l’emploi”, assunzioni, con il 76,9% dei lavoratori e il 78,7% delle aziende soddisfatti. Si chiama “politica attiva del lavoro”, non abolisce la povertà ma crea migliaia e migliaia di posti di lavoro.


QUI DUBAI, APPUNTI DAL BURJ KHALIFA

Dimenticate Milano: l’Expo sarà all’insegna del business Creare una testa di ponte per i mercati del Golfo e non solo: questa l’opportunità unica offerta dal grande evento di Dubai per Giovanni Bozzetti, presidente di Efg Consulting, che gli Emirati ben conosce di Riccardo Venturi

SCORD AT E V I EXPO LANO

MI2015.

EXPO 2020 DUBAI SARÀ UN EVENTO DIVERSO,

ESTREMAMENTE

CONCRETO E CENTRATO SUL BUSINESS, UN’OCCASIONE DA NON PERDERE PER LE AZIENDE ITALIANE che vogliono creare ne-

gli Emirati una testa di ponte per i mercati del Menasa, acronimo inglese che individua i paesi del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Asia del Sud, una regione immensa e cruciale di cui Dubai è l’indiscutibile capitale commerciale. Parola di Giovanni Bozzetti, presidente di Efg Consulting, società di advisory sull’internazionalizzazione che ha una lunga tradizione di presenza a Dubai. «Negli Emirati Arabi Uniti abbiamo chiuso operazioni molto importanti» spiega Bozzetti, «accompagnato almeno un’ottantina di aziende, soprattutto piccole e medie imprese, nel territorio con ampio successo, costituendo joint venture o accordi con partner locali». Efg Consulting si è distinta di recente per l’organizzazione a Milano con le autorità emiratine del primo “Italy – Uae Sme’s Business Forum”, un importante momento di incontro e di confronto tra le Pmi dei due Paesi. Bozzetti, quali saranno le caratteristiche della prossima Esposizione universale di Dubai? Expo 2020 Dubai sarà completamente diverso rispetto alle precedenti edizioni, e anche rispet-

GIOVANNI BOZZETTI CON H.E. NAJEEB AL ALI, ED DI EXPO 2020

to a quella di Milano, il cui tema centrale era il food. Sarà un evento business, orientato a incontri b2b con aziende estere che siano interessate a intraprendere attività commerciali negli emirati o a costituire una società nel paese. Il mercato di riferimento non è soltanto quello degli Emirati ma si estende ad Africa, Asia del sud e Gcc countries (Gulf cooperation council, che comprende anche Arabia Saudita, Bahrein, Kuwait, Oman e Qatar, ndr). L’obiettivo di Expo 2020 al di là delle tematiche di mobilità, sostenibilità e opportunità da cui derivano i tre padiglioni tematici principali, sarà quello creare una legacy con il territorio, quindi ulteriori condizioni di sviluppo con una nuova realtà industriale. Expo 2020 è la consacrazione di Dubai come snodo globale? Dubai ormai rappresenta in maniera incontrastata il principale hub commerciale mondiale, stante il fatto che con sole 4 ore di volo si raggiunge un terzo della popolazione mondiale, e in 8 ore 2 terzi, grazie anche alle due compagnie aree Emirates e Etihad, che rappresentano l’eccellenza delle compagnie aeree mondiali. C’è un

business climate particolarmente favorevole nei confronti degli imprenditori stranieri che vogliano stabilirsi negli Emirati. Nel 2019 è stata promulgata una legge sui visa residents di lungo periodo, della durata di 5 anni nella versione silver per investimenti di almeno 5 milioni di dhiram, pari a circa 1,25 milioni di euro, e di 10 anni nella versione gold, per investimenti di almeno 10 milioni di dhiram, circa 2,5 milioni di euro; la versione gold è disponibile anche per persone con talenti specializzati, come scienziati, inventori, dottori, artisti; sia la versione silver che quella gold sono rinnovate automaticamente. Inoltre negli Eau c’è un livello di tolleranza molto elevato, esiste perfino un ministero della Tolleranza, oltre a uno della Felicità. Gli Eau sono un luogo ideale per fare business? I livelli di sicurezza percepita e reale sono straordinari, così come l’efficienza degli apparati pubblico amministrativi. Grazie a questo gli Eau e Dubai hanno scalato i vertici di tutte le classifiche internazionali. Gli emiratini manifestano una propensione marginale all’acquisto per un prodotto Made in Italy superiore del 25% rispetto agli altri. Non bisogna però pensare di arrivare nell’Eldorado e che tutto sia facile, che appena arrivi riesci a conseguire volumi di affari molto rilevanti. Ci vuole pazienza, si devono conoscere bene le realtà locali, è un mercato competitivo e bisogna anche affidarsi a chi ha elevati livelli di relazioni. Noi di Efg siamo in loco da 15 anni e abbiamo consolidato nel tempo un prestigioso network di relazioni, basate sulla fiducia reciproca e sull’amicizia.

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SHORT STORIES

Editoria

Italpress lancia il nuovo notiziario del nordovest La nuova sezione è stata presentata nelle scorse settimane a Torino Un notiziario dedicato al Nordovest. L’agenzia di stampa Italpress continua la sua penetrazione nei territori e vara una nuova iniziativa editoriale con la quale punta a crescere ulteriormente in tre regioni nelle quali è già presente da tempo: Liguria, Piemonte e Val d’Aosta. Dopo Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Sicilia, il notiziario Mezzogiorno, e quello Regioni, dedicato alle notizie più importanti da tutti i contesti regionali italiani, nasce dunque un nuovo contenitore informativo nel quale troveranno spazio tutte le tematiche di rilievo per una delle aree più vivaci del Paese. A cominciare dalla politica e dall’economia. Con le news dalle istituzioni e dagli enti locali, i principali avvenimenti dell’agenda politica quotidiana. Le interviste ai protagonisti della vita delle

amministrazioni pubbliche, centrali e locali. E poi l’economia, i temi dell’occupazione, le opportunità che vengono dall’Europa e dai fondi comunitari. Studi, ricerche, statistiche, indicatori economici da una pluralità di fonti, sempre aggiornati, 365 giorni all’anno, sette giorni su sette. Ma anche interviste, commenti, opinioni, focus e approfondimenti. E spazio alle aziende, agli imprenditori e ai loro bisogni, alle associazioni di categoria, al sindacato e ai lavoratori. Focus sulle principali vertenze, sulle crisi e sulle opportunità economiche e finanziarie, sulle opportunità occupazionali. Con uno sguardo privilegiato al mondo delle fondazioni, a quello del credito, dei trasporti e delle infrastrutture. Il nuovo

notiziario Nordovest dell’Italpress è stato presentato a Torino, nella prestigiosa cornice di Palazzo Madama, alla presenza delle più importanti istituzioni regionali. All’evento hanno preso parte, oltre ai vertici dell’Italpress, guidati dal fondatore e direttore responsabile Gaspare Borsellino e dal direttore editoriale Italo Cucci, più di 100 persone, rappresentanti del mondo istituzionale, politico ed imprenditoriale delle 3 regioni fra cui Chiara Appendino, Sindaco di Torino; Stefano Allasia, Presidente del consiglio regionale Piemonte; Chiara Caucino, Assessore regionale Piemonte per Politiche della Famiglia, dei Bambini e della Casa, Sociale, Pari Opportunità; Ilaria Cavo, Assessore regionale Liguria per la comunicazione istituzionale e le politiche giovanili; Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio e membro Fifa; Lucio Parente, vice Prefetto di Torino; Teresio Testa, Direttore regionale Intesa San Paolo per Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta; Paolo Gagliardo, Ceo di Qooder; Carlo de Fernex, Responsabile comunicazione di Reale Mutua; Maria Grazia Monaci, Rettore dell’Università di Aosta; Andrea Adorno, Amministratore delegato di Saga; Marco Gay amministratore delegato di Digital Magics; Giancarlo Aneri, presidente di Aneri Vini.

Poltrone

Cybersecurity

Il manager vanta una lunga carriera in azienda iniziata nel 2000. Oggi è anche azionista

Un rischio doppio per gli utenti: i malware fanno leva sulla paura per il contagio del virus

Directa Sim: Giancarlo Marino nuovo co-DG Il Consiglio di Amministrazione di Directa Sim, broker online per gli investitori consapevoli e indipendenti, ha deliberato la nomina di Giancarlo Marino a Condirettore Generale della società, con funzione specifica rivolta all’attività istituzionale. Giancarlo Marino entra a far parte del servizio di assistenza ai clienti di Directa nel 2000. Nel 2008 diventa Responsabile del Canale Indiretto, un’attività che ha portato 178 medie e piccole banche, in prevalenza Banche di Credito Cooperativo BCC ed alcune SIM di consulenza, a distribuire i servizi Directa, con un innovativo modello grazie al quale il cliente può detenere

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Ora lo spam è a tema Coronavirus liquidità e titoli nella sua banca “del territorio” o SIM di fiducia, ma allo stesso tempo operare con il servizio di trading specializzato di Directa. Nel 2013 avvia i servizi di tesoreria e depositi per le banche. Nel 2018 la sua attività si allarga anche alla clientela istituzionale e viene pertanto nominato Direttore Commerciale. Nel Febbraio 2020 viene quindi nominato Condirettore Generale per la clientela istituzionale con riporto diretto all’Amministratore Delegato. La fiducia nell’azienda per cui lavora da vent’anni e le prospettive di sviluppo, lo hanno portato anche a diventare azionista della stessa. L’ing. Vincenzo Tedeschi,

Nel Global Threat Index di gennaio di CheckPoint si scopre che la principale minaccia malware rimane Emotet per il quarto mese consecutivo. Ma con una novità: viene diffuso attraverso una campagna spam a tema Coronavirus. Le e-mail sembrano segnalare dove il Coronavirus si stia diffondendo, o sembrano offrire maggiori informazioni, incoraggiando la vittima ad aprire gli allegati o a cliccare

Gender balance

QUOTE ROSA? NEL TECH SONO UN MIRAGGIO

Le start-up, nonostante l’alto tasso di innovazione, sono poco aperte alle donne «Secondo il Registro Imprese solo il 12,3% delle aziende ha a capo una donna e il report del Mise svela che solo il 13,5% delle imprese ha una prevalenza femminile all’interno dei cda. Dei dati che, a piccoli passi, vorrei poter migliorare con il lavoro di divulgazione che sto facendo» spiega Giulia D’Amato, co-founder di Startup Geeks, la più grande community di startupper in Italia. Emergono anche altri dettagli “inquietanti”. Ad esempio, che il 58% delle aziende ad alto tasso d’innovazione vede solo uomini tra i soci di primo livello, come mostra il report di Cerved. Non è dunque difficile immaginare che le donne che vogliono fare impresa abbiano timore di non farcela.

su link che, se aperti, tentano di scaricare Emotet. In Italia nel mese di gennaio ha avuto un impatto sul 18% delle aziende, un valore di rilievo se comparato all’impatto dell’11% che lo stesso malware ha avuto nel report precedente. Il software dannoso è utilizzato principalmente per diffondere ransomware o altre campagne dannose. A gennaio sono aumentati anche i tentativi per sfruttare la vulnerabilità MVPower DVR Remote Code Execution, con un impatto sul 45% delle aziende a livello globale. Questa è passata dall’essere la terza vulnerabilità più sfruttata a dicembre, al diventare il vertice della classifica nel mese appena concluso. Se sfruttata con successo, un aggressore può sfruttare questa debolezza per eseguire codice arbitrario sul dispositivo bersagliato.


Made in Italy

Agricoltura 2.0

Le pentole italiane piacciono anche all’estero Amc chiude il 2019 con 50 milioni di fatturato e più di 139.000 prodotti venduti. E il 2020... Amc Italia, azienda leader della vendita diretta dei sistemi di cottura di alta qualità, ha registrato nel 2019 risultati positivi e una crescita da record con 139.000 prodotti venduti, un fatturato pari a 50 milioni di euro e 80 uffici commerciali sul territorio italiano. Ulteriore conferma della passione degli italiani per i fornelli e il food più in generale. «Grazie soprattutto al lavoro dei nostri consulenti abbiamo chiuso l’anno raggiungendo un traguardo molto importante. Quello che ci rende particolarmente orgogliosi è l’aver raggiunto un tale risultato nonostante la crisi del settore e della grande distribuzione» dichiara

Industria 4.0

ELMEC E LA NUOVA STAMPA 3D

L’azienda lombarda ha presentato una nuova soluzione per le aziende Durante la fiera A&T di Torino, Elmec informatica ha mostrato un nuovo materiale stampabile che promette di rivoluzionare il settore produttivo. «Siamo tra i primi in Italia: questo nuovo materiale permette la stampa di componenti che richiedono alti livelli di flessibilità, resistenza e ammortizzazione, come molle e cuscinetti, a un costo di produzione inferiore» spiega Martina Ballerio, Business Unit Manager di Elmec 3D. «Le applicazioni più significative si riscontrano nel settore meccanico, ma anche in comparti come quello ortopedico-medicale, permettendo un alto livello di personalizzazione di plantari e protesi a costi decisamente inferiori, o in quello dell’occhialeria».

Cefla, microortaggi freschi e sostenibili Antonio Albano, Direttore Generale di Amc Italia. “La nostra crescita è sostenuta da innovazione dei prodotti e da una solida strategia che punta a raggiungere i diversi target attraverso l’omnicanalità per offrire la stessa customer experience on e offline; strategia che continueremo a implementare anche nel 2020». I risultati raggiunti nel 2019 hanno posto le fondamenta che consentono di prevedere una forte crescita anche per quest’anno. Nel 2020, infatti, Amc Italia stima una crescita del fatturato e del risultato operativo del +5% ed un ulteriore incremento della forza vendita con addetti che andranno ad affiancarsi alla squadra di 1.700 professionisti. già presenti in Italia ed ai 10.000 nel mondo.

L’azienda ha brevettato una soluzione che permette la coltivazione indoor Coltivazione e freschezza a Km0, superfood e nessun uso di fertilizzanti e pesticidi, ma anche emissioni di CO2 inferiori alla media della coltivazione tradizionale: si riassume così la nuova proposta di Cefla che permette la crescita indoor di micro-ortaggi attraverso un sistema di irrigazione e illuminazione nato dal suo know how, “C-LED”. All’interno di un “mobile-vetrina”, i micro-ortaggi si sviluppano indoor tutto l’anno grazie ad una tecnologia innovativa che utilizza lampade scientificamente testate per velocizzare la crescita dei vegetali

Assicurazioni

Rc Familiare al via: ecco tutte le novità Il 16 febbraio è entrata in vigore la nuova legge. Ma che cosa cambia? E chi può beneficiarne? La Rc familiare è in vigore, ma sono molti gli italiani che hanno le idee confuse sul nuovo sistema assicurativo. Secondo Facile.it, il 14,1% dei rispondenti assicurati, pari ad oltre 5,5 milioni di individui, ha apertamente dichiarato di non aver capito come funzioni l’RC familiare. La fetta più grande di beneficiari della nuova norma saranno, di fatto, le famiglie che hanno un parco mezzi composto da almeno un’auto ed un motoveicolo; in questo caso, per assicurare il veicolo a due ruote o viceversa, i membri potranno utilizzare la classe di merito più favorevole fra quelle maturate da chiunque nel nucleo familiare. Una situazione che circa 3 milioni di famiglie. L’attuale sistema assicurativo, grazie alla cosiddetta Legge Bersani, consente già ai membri di

una famiglia di utilizzare la classe di merito più favorevole maturata su un’automobile per assicurare un’altra auto, ma solo nel caso in cui si tratti di acquisto di un veicolo che entra per la prima volta in possesso della famiglia (indipendentemente dal fatto che il mezzo sia nuovo o usato). Con l’RC familiare decade anche questo vincolo: gli automobilisti italiani potranno utilizzare la classe di merito più favorevole per assicurare anche veicoli già di proprietà del nucleo familiare. Secondo quanto emerso dall’indagine, questa casistica potrebbe riguardare circa 2,6 milioni di famiglie. Ma potranno davvero aderire tutti? In realtà no; non potranno trarre beneficio dall’RC familiare gli assicurati che sono già in

e consentire la maturazione dei frutti anche in inverno. La vetrina, grazie alle sue configurazioni multiple e varianti dimensionali, potrà adattarsi a diversi ambienti retail. Una novità assoluta quindi sia per il fruitore, in termini di maggiore attenzione verso la freschezza e la qualità dei servizi offerti, sia per il mondo retail, ristorazione e supermercati, in quanto valore aggiunto portato nell’esperienza di acquisto dei consumatori anche grazie all’introduzione di una soluzione di arredo accattivante e innovativa all’interno del punto vendita. Le nuove serre hi-tech esposte in vetrine illuminate a led, sono state presentate nell’ultima edizione di Euroshop.

prima classe di merito, i nuclei che hanno un solo veicolo e, come indicato dalla norma stessa, tutti gli assicurati che hanno causato nei 5 anni precedenti un sinistro con colpa. Circa 8 milioni di famiglie non potranno aderire al nuovo sistema assicurativo. Tra questi, il campione più numeroso è rappresentato dai nuclei familiari che hanno dichiarato di non poter beneficiare della norma perché in possesso di un solo veicolo; il 30,6% dei rispondenti, pari a 5,2 milioni di famiglie. Va fatto notare, però, che il 5,6% delle famiglie intervistate (percentuale che sale sino al 6,3% al Centro Italia) ha dichiarato che, alla luce del potenziale calo del costo dell’assicurazione, ha intenzione di acquistare un veicolo a due o quattro ruote da aggiungere al parco mezzi della famiglia. Il 16,3% dei rispondenti all’indagine, pari a circa 2,8 milioni di famiglie, ha invece dichiarato che non approfitterà della nuova norma perché tutti i membri del nucleo familiare sono già in prima classe di merito. A questi “esclusi” vanno inoltre aggiunti gli automobilisti che, negli ultimi 5 anni, hanno causato un sinistro con colpa; secondo l’osservatorio di Facile.it si tratta, solo nel 2019, di quasi 1,2 milioni di automobilisti.

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COMUNICARE L’IMPRESA

QUELLA BRUTTA PAROLA CHE APRE LA STRADA AL BUSINESS C’è comunicazione e comunicazione. Quello che cambia è il target: da una parte c’è il mercato, dall’altra chi lo regola. Ecco perché è importante che aziende si relazionino non solo con i potenziali clienti, ma anche con i decisori pubblici. Come farlo? Sia direttamente (avendone le competenze), sia attraverso le agenzie specializzate. Senza tralasciare l’aspetto dell’advocacy, perché quando un tema diventa di interesse pubblico, è tempo che il legislatore se ne occupi.

102 SOCIAL MEDIA ATTENZIONE AI FALSI LIKE: SONO UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO

104 PUBLISHING L’AUTOREVOLEZZA? LA SI CONQUISTA SCRIVENDO

Si scrive “relazioni istituzionali”, si legge “lobbying”. È uno dei capisaldi della comunicazione d’impresa e aiuta i regolatori a definire le regole del gioco. Ma in Italia sono ancora poche le agenzie che se ne occupano di Marina Marinetti

O

gni giorno Pablo Turini percorre i rio, con – per usare una definizione molto in corridoi dei palazzi romani per invoga – con gli stakeholder. «La vita del lobbicontrare, nei loro uffici, deputati, sta», spiega «si divide in due parti: una relasenatori, ministri sottosegretari. Parla con zionale, per mantenere rapporti con i decisori loro dei provvedimenti in itinere, evidenzia pubblici, indipendentemente dal momento in problemi, propone soluzioni. Eppure non è cui devono prendere decisioni inerenti al tuo un giurista, né un politico: sul suo biglietto da business, e una di desk. Devi essere esperto visita, sotto il logo di di diritto parlamenIL RAPPORTO COI DECISORI PUBBLICI una delle più grandi tare, regolamenti, È FONDAMENTALE PER ESSERE aziende energetiche leggi, devi monitorare INTERLOCUTORI DI RIFERIMENTO nazionali (curiosi? c’è i provvedimenti per NEL PROPRIO SPECIFICO SETTORE sempre Google), c’è valutare l’impatto, poscritto “Responsabile relazioni istituzionali sitivo o negativo, che hanno sul business di chi Italia”. Tradotto con un termine che per qualrappresenti». E gli incontri non sono segreti: cuno ha (paradossalmente, osiamo dire) dello «Ti devi accreditare, ogni incontro è tracciascandaloso: è un lobbista. «Ma ”Lobbista” non to. Poi, ovviamente, le relazioni contano. Ma è una brutta parola», puntualizza lui: «lobquando agiamo per proporre o difendere un bista è chiunque rappresenti interessi leciti business lo facciamo in trasparenza. E se ti copresso il decisore pubblico». Lui negli ultimi struisci una reputation diventi stabilmente un quindici anni lo ha fatto per aziende, ma anche interlocutore qualificato, che viene chiamato per organizzazioni senza fini di lucro, seguenanche in audizione quando si parla della tua do i rapporti con le istituzioni, con il territomateria».

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COMUNICARE L’IMPRESA LOBBYING & ADVOCACY

Ma non tutte le aziende sono attrezzate per gestire direttamente le loro “relazioni istituzionali”. Oppure, semplicemente, non hanno mai pensato di poter avere voce in capitolo sui temi inerenti il loro business. Ecco perché, per (loro) fortuna, esistono le agenzie specializzate nel lobbying. Prima fra tutte, per questioni di fatturato (ha chiuso il 2019 sopra gli 8 milioni di euro) la Cattaneo Zanetto & Co. Fondata nel 2005 da Alberto Cattaneo e Paolo Zanetto (e Claudia Pomposo, partner dell’agenzia dal 2010), con sedi a Milano, Roma e Bruxelles, 24 professionisti nella squadra e ben 15 FT Global 500 tra i clienti. Sui cui nomi Alberto Cattaneo non si sbottona: «Il parco clienti tradizionale di una società di lobbying è composto da tre soggetti tipici», spiega: «le multinazionali che hanno presenza in Italia ma testa altrove, i clienti italiani e le associazioni di categoria fruitrici di servizi istituzionali. Il peso, per quanto ci riguarda, è 50%, 25%, 25%». Nel menu, sotto la voce “advocacy & lobbying”, l’agenzia offre campagne di lobbying, drafting legislativo, coalition building, eventi a porte chiuse, ingaggio di terze parti,

FABIO BISTONCINI

relazioni con associazioni di consumatori, digital media engagement, grassroots mobilization, crisis management, association management. In sostanza il set completo del perfetto influencer istituzionale. Se a questo punto state iniziando a chiedervi se non sia il caso che anche la vostra azienda si incammini sul sentiero del lobbying, Alber-

L’importanza della lobby indiretta attraverso i media

to Cattaneo dipana ogni dubbio: «Le relazioni istituzionali sono, innanzitutto, conoscenza tempestiva delle minacce-opportunità del contesto legislativo e capacità di informare le istituzioni sulla propria posizione. Per le aziende, ma anche per le associazioni industriali e gli enti no profit, è fondamentale un rapporto virtuoso con chi stabilisce le regole del gioco, perché le leggi determinano poi come un settore possa competere, quali incentivi ricevere, quali costi sopportare». Più chiaro di così... E a chi storce il naso e pensa a corridoi bui e intese sottobanco, Cattaneo replica che, pur non esistendo una legge quadro che regolamenti l’attività di relazioni istituzionali, non esiste neanche una legge che le vieta: «Non è illegale, ma non c’è una legge quadro che disciplini la nostra attività, nonostante da anni ci si stia pensando. Esistono comunque registri sia presso alcune Regioni, per esempio la Lombardia, sia presso alcuni ministeri. Anche la Camera dei Deputati ha istituito il Registro dei portatori di interessi. È parziale, in parte volontario e ancora in una fase di sperimentama di arrivare anche alla radice della società per portare a casa gli obiettivi prefissati. Un approccio che Comin

N

etworking, strategia e reputazione

essere identificati come un “contributore”

& Partners, società

determinano il successo di

del decisore politico, è necessario avere

di consulenza strategica e relazioni

un’impresa. Al giorno d’oggi, però,

una visione strategica di insieme in cui

istituzionali fondata da Gianluca Comin

l’attività di lobbying non può essere

le attività di networking si svolgono in

(nella foto sopra), ha adottato fin dalla sua

esercitata in maniera classica, basandosi

maniera diretta ed indiretta, coinvolgendo

fondazione nel 2014 e che le ha consentito

esclusivamente sul monitoraggio

social e media tradizionali.

di crescere rapidamente, fino ad arrivare

istituzionale, la definizione di una strategia

Così anche i processi di lobby indiretta

sul podio delle maggiori società di lobby in

e la stesura di un position paper. L’avvento

sono efficaci. Non più semplici rapporti

Italia nonostante la giovane età.

dei social, dei fenomeni di mobilitazione

one-to-one, ma networking basati

In soli sei anni infatti la società è

digitale e delle campagne di advocacy,

sull’interazione tra società, lobbisti,

diventata un punto di riferimento del

sta profondamente trasformando il ruolo

aziende e decisori pubblici. Alla luce di ciò,

settore, gestendo oltre 300 progetti

dei portatori di interessi particolari e

il modello della comunicazione integrata,

di comunicazione e lobby nazionali e

dell’approccio che le aziende devono

basato sul coinvolgimento di diverse

internazionali per circa 175 clienti,

adottare nei confronti del proprio pubblico.

aree e strumenti, rappresenta un asset

superando nel 2018 i sette milioni di ricavi

Per gli addetti ai lavori, se l’obiettivo è

cruciale per le imprese. Non si tratta,

e segnando una crescita del +37% rispetto

creare consenso rispetto a una policy ed

infatti, di parlare ad un pubblico preciso,

all’esercizio precedente.

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zione». Fatto sta che ogni incontro è registrato. A questo punto, arriva il tema della vil pecunia. «Noi non facciamo contratti a succes fee», sottolinea Cattaneo. Anche perché la buccia di banana del conflitto di interessi è dietro l’angolo e scivolarci è un attimo. I veterani sono talmente assuefatti a essere definiti con epiteti non proprio lusinghieri che “Sporco lobbista” è il provocatorio titolo del blog di Fabio Bistoncini, classe 1964, che nella vita non ha mai praticamente fatto altro. Già trent’anni fa seguiva il settore Public Affairs e Lobbying in Scr, tre anni dopo era responsabile delle Relazioni Istituzionali per tutti i clienti delle agenzie del gruppo Shandwick in Italia SIMONE DATTOLI per poi fondare, ’96, la Fb & Associati (con sedi, manco a dirlo, a Roma, Milano e Bruxelles) di cui attualmente è amministratore deleopinione attraverso una dieta mediatica più gato, una delle più importanti società di advoampia». Ai clienti della sua agenzia, Bistoncicacy e lobbying, con un giro d’affari che ormai ni offre l’analisi del contesto e l’individuazioha superato i 4 milioni di euro. «In America si ne degli strumenti di comunicazione che in dice “o stai al tavolo o sei sul menu”», esordiun’ottica di public affaires sono più efficaci, e sce: «anche chi non pensa di averne bisogno poi lo sviluppo di contenuti che possono essedeve fare i conti con re declinati attraverso L’ADVOCACY È COMPLEMENTARE l’importanza dell’inquesti strumenti. «CoAL LOBBYING E CONSISTE NEL SOLLEVARE terlocuzione col promunicazione e attività UN TEMA PER FARLO DIVENTARE cesso decisionale, che di advocacy e lobbying SALIENTE NEL DIBATTITO PUBBLICO è sempre più influensono complementari», zato dal dibattito pubblico». E qui si gioca sottolinea. l’attività di advocacy, ovvero, come spiega La necessità di far sentire le istanze dei gruppi Bistoncini, «sollevare un tema per farlo didi interesse nel dibattito pubblico porta così ventare saliente e quindi spingerlo all’interno all’ibridizzazione della specie, con agenzie di dell’agenda decisionale». Come? «Utilizzando tutti gli strumenti di comunicazione, ma sempre nell’ottica dell’influenza sul decisore, che cambia a seconda dei contesti: può essere attività di media relation classica, o social engagement per far diventare un tema rilevante nei social. Eventi, comunicazione, rapporti, presentazione di ricerche: è tutta attività rivolta agli stakeholder». E nell’era dei social, si determinato cluster sociali decisamente polarizzati: «In ogni epoca ci lagnamo di uno strumento che determina la vittoria o la sconfitta alle elezioni, o le decisioni su un tema rilevante. Negli anni 80 era la televisione, ma in realtà noi siamo influenzati da una serie di strumenti: i PAOLO ZANETTO, CLAUDIA POMPOSO E ALBERTO CATTANEO social sono solo uno, ma io mi faccio una mia

PABLO TURINI

comunicazione che fanno anche lobbying, e viceversa. Simone Dattoli, che coi suoi 42 anni, è (quasi) un nativo digitale, lo ha capito presto e quando, nel 2010, ha fondato la sua InRete, (con sedi a Roma e Milano, ma non a Bruxelles, una quarantina di professionisti nello staff e un fatturato, nel 2019, sopra i 5 milioni di euro), l’ha focalizzata proprio su quella che lui stesso definisce «un tipo di lobbying un po’ diversa da quella degli altri. Noi», spiega a Economy, «abbiamo iniziato a seguire le relazioni istituzionali basandoci sul concetto di quella che oggi si chiama advocacy e consiste nell’utilizzare strumenti di comunicazione per spostare consensi, al fine di perseguire obiettivi di lobbying. Se la classica agenzia di lobbying “vecchio modello” fa monitoraggio parlamentare, drafting, redige emendamenti, fa intelligence, noi invece cerchiamo di influenzare l’opinione pubblica e del decisore con la comunicazione digitale, le media relations e gli eventi». In sostanza: smuovere gli animi è facile, se sai come farlo: «Dobbiamo studiare le istanze di chi rappresentiamo per portare avanti battaglie sostenibili», chiarisce Dattoli. «Il prerequisito è che tutto dev’essere trasparente, pulito, regolare. Evidenziamo gli aspetti del tema non noti, di cui le chiavi di lettura non sono immediate. Il nostro è un supporto alle principali figure politiche e istituzionali».

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COMUNICARE L’IMPRESA SOCIAL MARKETING

SUI SOCIAL IL “DOPING” È UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO Followers inesistenti e like comprati: così le imprese si fanno belle agli occhi del pubblico. Ma il social media marketing truccato è vietato dai regolamenti proprietari ed espone al rischio di guai giudiziari di Eugenio Bettella *

L’

utilizzo di account o like/traffico falsi per “gonfiare” il successo delle campagne di social media marketing è una pratica divenuta oramai molto popolare e che tuttavia fa sorgere chiare problematicità dal punto di vista legale che le imprese non possono più ignorare. Nell’ambito delle campagne di social media marketing, messe in atto dalle imprese, il numero dei like e followers è pacificamente individuato come indicatore di successo di queste campagne. Non sorprende allora che sia diventato sempre più fiorente il business legato alla vendita di “pacchetti” di account o like/traffico falsi. A fronte di questo fenomeno, si è posto tuttavia sempre più pressante il quesito circa i possibili profili di rischio per le imprese CHIARA FERRAGNI derivanti da questo strumento di aumento artificiale del traffico online. dere alla cancellazione di falsi followers. Su questo tema, è indubbio anzitutto che Dal punto di vista invece della normativa le imprese non possano ignorare che i repubblicistica, non si ha invece al momento golamenti proprietari per l’utilizzo dei sonotizia di norme espresse che vietano l’uticial networks, oramai nella quasi totalità lizzo dei falsi followers e like a fini pubblicidei casi, vietano esplicitamente l’utilizzo di tari, benché il tema sia divenuto oggetto di programmi (c.d. “bot”) per generare falsi indagine di molte autorità nazionali per la followers o like. Il rischio che si pone per tutela dei consumale imprese è quindi LE IMPRESE RISCHIANO DI VEDERSI tori. di vedersi disattivato DISATTIVATO IL PROFILO SOCIAL Va anzi segnalato che, il profilo social, con i E DI PAGARE SANZIONI PER PRATICHE il 23 ottobre scorconseguenti danni in COMMERCIALI INGANNEVOLI so, la Federal Trade termini di reputazioCommission statunitense, è giunta invero a ne online, o addirittura di subire un’azione dichiarare già che l’utilizzo di like, followers legale da parte del social network, stante la falsi rappresenta una pratica commerciale violazione delle condizioni generali di coningannevole, e su questa base ne ha quindi tratto imposte dalla piattaforma. proibito l’attività di vendita da parte dell’aSi consideri inoltre che, laddove sino a poco genzia Devumi Llc, comminando altresì una tempo fa i social network erano relativasanzione al ceo di quest’ultima per 2,5 mimente pochi sensibili a perseguire i bot, ora lioni di dollari. invece si dimostrano molto attivi nel proce-

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In questo contesto, va altresì tenuto presente che l’utilizzo di follower o like falsi può avvenire in maniera totalmente inconsapevole da parte dell’impresa, laddove il messaggio promozionale sia veicolato da influencer che, a insaputa dell’impresa committente, si servano di follower falsi per aumentare artificialmente il proprio pubblico. Secondo il rapporto sull’influencer marketing su Instagram dell’agenzia Get Influence, il 22% degli influencer che vantano tra i 5 e i 20 mila followers e il 21% degli influencers con follower fra mille e i 5mila acquista falsi followers, mentre addirittura il 32,98% degli influencer tra 20mila e i 100mila followers utilizza la tecnica Follow/Unfollow che consiste nell’attivare il “follow” di un certo numero di account per brevissimo tempo, affinché questi account ricambino il “follow” e venga così creato artificiosamente traffico online. Per mezzo di queste inteUN TERZO DEGLI INFLUENCER CHE VANTANO TRA I 20 E I 100MILA FOLLOWER BARA CREANDO ARTIFICIOSAMENTE TRAFFICO ONLINE

razioni social non autentiche, gli influencer intendono acquisire maggior potere contrattuale al momento di definire il compenso per i propri post sponsorizzati a chiaro danno delle imprese che li ingaggiano, difettando la platea di follower (e potenziali acquirenti) vantati dall’influencer. Quanto descritto esemplifica in maniera chiara le insidie legali derivanti dall’utilizzo dei falsi account e like che di fatto vengono a costituire un vero e proprio “doping” illegale rispetto alle iniziative di social media marketing. Da questo punto di vista, appare dunque sempre più ineludibile la necessità per le imprese di implementare al più presto adeguati codici di condotta, affinché i propri dipartimenti marketing evitino di utilizzare tale strumenti di aumento del traffico online, oltre che difese contrattuali specifiche nei rapporti con gli influencer.

LE REGOLE DEL GIOCO La promozione del brand attraverso la notorietà di un personaggio è una pratica che affonda le radici nelle sponsorizzazione sportive, che però è stata regolamentata solo dalla fine degli anni ’70, pur essendo una pratica in essere già negli anni Venti del secolo scorso. Così, anche nel mondo dello spettacolo, c’è voluto un (bel) po’ di tempo prima che a qualcuno venisse in mente di dare delle regole. La 66ma edizione del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, in vigore dal 29 aprile 2019 (la prima risale al 12 maggio 1966), infatti, finalmente stabilisce, all’art. 7, che “La comunicazione commerciale deve sempre essere riconoscibile come tale. Nei mezzi e nelle forme di comunicazione commerciale in cui vengono diffusi contenuti e informazioni di altro genere, la comunicazione commerciale deve essere nettamente distinta per mezzo di idonei accorgimenti». Il che vale anche per i post, o i commenti, espressi da influencer, blogger, celebrity varie.

Che significa? Che, come chiarisce l’Istituto dell’Autodisciplina pubblicitaria, «si è in presenza di comunicazione commerciale nel caso in cui le celebrity/ influencer/blogger concludano un accordo con l’inserzionista (o con un terzo che lo rappresenta) per la promozione di un prodotto o di un brand. Il fine promozionale del commento o dell’opinione espressa da celebrity/influencer/ blogger, qualora non sia già chiaramente riconoscibile dal contesto, deve essere reso noto all’utente con mezzi idonei». Lo stabilisce, appunto, il già citato art. 7 del Codice di autodisciplina della Comunicazione Commerciale. «Il C.A. non indica modalità obbligatorie per segnalare agli utenti il fine promozionale del contenuto espresso», continua l’informativa dello Iap, «tuttavia celebrity/influencer/ blogger, per rendere riconoscibile la natura promozionale dei contenuti postati sui social media e sui siti di content sharing devono inserire in modo ben distinguibile nella parte iniziale del post

la dicitura: “Pubblicità /Advertising”, o “Promosso da … brand/ Promoted by…brand” o “Sponsorizzato da… brand/Sponsored by…brand” o “in collaborazione con … brand” o “in partnership with …brand”; e/o entro i primi tre hashtag (#) una delle seguenti diciture: “#Pubblicità/ #Advertising”, o “#Sponsorizzato da … brand/#Sponsored by… brand ” o“#a d”unitamente a “#brand”». E nel caso in cui non si trattasse propiamente di “informazione pubblicitaria”, quando una sorta di “cortesia” da parte del brand? «Nel diverso caso in cui il rapporto fra celebrity/ influencer/blogger e inserzionista si limiti all’invio occasionale da parte dell’inserzionista dei propri prodotti gratuitamente o per un modico valore, e la celebrity/influencer/ blogger li citi, li utilizzi o li mostri nei propri post, in questi ultimi non dovranno essere inserite le avvertenze di cui sopra, ma soltanto un disclaimer ben leggibile, ad esempio del seguente tenore: “prodotto inviato da…brand”», chiarisce l’Istituto dell’Autodisplina Pubblicitaria. (m. m.)

* partner sede di Padova Rodl&Partner

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COMUNICARE L’IMPRESA PUBLISHING

L’autorevolezza? La si conquista scrivendo Sui manuali di auto-aiuto in ambito business Giacomo Bruno ha costruito la sua impresa editoriale. Che promette agli imprenditori di diventare besteller su Amazon divulgando le proprie competenze di Simone Schermini

E oggi è diventato un canale di business-matching... UN MANUALE AIUTA (E MOLTO) A GUADAL’idea di improntare un business editoriale GNARE AUTOREVOLEZZA. E A INCREMENè nata con questa mia esperienza personale TARE IL NUMERO DEI PROPRI CLIENTI. Se e si è evoluta negli anni arrivando a pubpoi il manuale diventa un bestseller, ancora blicare oltre 600 libri. Al giorno d’oggi, per meglio. Parola di Giacomo Bruno, presidenun imprenditore o libero professionista, il te della casa editrice Bruno Editore. Uno modo più efficace per aumentare il numeche sullo storytelling come canale di formaro dei propri clienti e quindi il proprio fatzione ha puntato già in tempi non sospetti: turato è scrivere un libro di valore e farlo «Quando nel 2002 ho scritto il mio primo diventare bestseller. Solo in questo modo è libro, ho creato un manuale al 100% pratipossibile acquisire un’autorevolezza tale da co sulle tecniche di essere riconosciuto GIACOMO BRUNO HA PUBBLICATO comunicazione», raccome il numero uno IL SUO PRIMO EBOOK NEL 2002. conta. «Ha avuto un del proprio settore. DA ALLORA NE HA SCRITTI ALTRI 26 tale successo che, sin E PUBBLICATI 600 DI AUTORI DIVERSI dai primi anni della Anche perché nel mia carriera editoriale, sono diventato il frattempo l’ebook è diventato un formato punto di riferimento di tutte le televisioni. massmediatico. Ma la vera svolta è stata la decisione di non A distanza di quasi venti anni, il mercato è rivolgermi a un editore tradizionale». cresciuto a dismisura, superando per fatturato anche le vendite dei libri in libreria: 13 E cosa ha fatto? miliardi di dollari contro i 10 dei libri carHo deciso di pubblicarlo in formato ebook. È tacei. Non solo: oggi le persone che leggono stato il primo ebook di formazione ufficialmenebook sono più di un miliardo. Un fenomeno te pubblicato in Italia, ben nove anni prima di globale. Molti si chiedono se i libri cartacei Amazon e degli editori più famosi. Senza renmoriranno. Pur essendo l’editore che ha dermene bene conto, avevo creato un intero portato gli ebook in Italia nel 2002, mi sento settore dell’editoria italiana. Motivo per il quale di dire che il libro di carta non morirà. Semla stampa mi ha definito “il papà degli ebook”. plicemente, da qui a dieci anni, per le nuove PROMUOVERE LA PROPRIA REALTÀ E LA PROPRIA PROFESSIONALITÀ ATTRAVERSO

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generazioni sarà normale leggere un ebook. Che significato ha per lei scrivere un libro? Per me il libro è un modo di comunicare. È un modello strutturato che impacchetta le informazioni, gli conferisce una sequenza e accompagna il lettore da un punto di partenza a un risultato specifico. Io stesso ho l’obiettivo di cambiare il mondo con i miei libri. Lo so, forse è una visione un po’ ingenua, ma in questi anni abbiamo già aiutato oltre due milioni di persone con i nostri manuali: da chi ha migliorato la propria autostima a chi ha acquisito nuove competenze professionali. Un grande risultato frutto del valore che abbiamo portato sul mercato.


ATTRAVERSO I LIBRI SI POSSONO CONDIVIDERE STRATEGIE DI IMMEDIATA APPLICABILITÀ Quali criteri adotta per la selezione degli autori? Come editore di libri di crescita personale e professionale, il mio compito è non solo selezionare i testi, ma anche assicurarmi che gli autori siano realmente competenti nella materia di cui scrivono. Dopodiché, dobbiamo aiutarli a strutturare bene il libro, a trasmettere in maniera chiara le proprie competenze e a condividere strategie di reale efficacia e di immediata applicabilità. Voglio che i libri degli autori di Bruno Editore siano ad alto impatto sociale, relazionale ed economico. Caratteristiche queste fondamentali per aspirare a diventare numero uno su Amazon. In sostanza, par di capire che il libro, il manuale, è diventato una sorta di biglietto da visita. L’imprenditore, il professionista, il dipendente, non sanno più come portare e come far riconoscere il proprio valore sul mercato. Il libro invece ti permette di posizionarti in una nicchia specifica, uscire dall’anonimato, farti conoscere per quello che vali veramente. Se sei un imprenditore, un professionista, un dipendente o se parti da zero, allora scrivere un libro ti permette di posizionarti e creare un’attività senza limiti

dietro al tuo libro. Se poi decidi di affidarti ad una casa editrice come la nostra, il risultato è assicurato. Tutti i nostri autori sono diventati bestseller, nessuno escluso. Davvero? Eppure il mercato è pieno di editori… Si, peccato che la maggior parte di questi altro non sono che “editori stamperini”. Con questo termine mi riferisco a tutte quelle case editrici che sono semplicemente delle tipografie che si etichettano come editori e che sugli annunci pubblicitari promuovono frasi del tipo: “Pubblicazione gratuita, ti portiamo in libreria, basta che compri le copie da noi”. Di fatto, vanno via 10 o 15mila euro per comprarti le copie del tuo stesso libro. Il loro business non è quello di vendere il libro in libreria ai clienti, ma a te: non ha senso. Dicendo così lei si sta creando dei nemici, lo sa, vero? (ride) Oltre ad essere sul mercato da oltre

18 anni, siamo l’unica casa editrice specializzata in libri di formazione che può garantire un risultato sicuro: l’abbiamo realizzato con tutti i nostri libri, sappiamo come si fa e abbiamo le capacità per farlo da qui in avanti. Noi possiamo garantire di posizionare qualsiasi autore nella classifica bestseller di Amazon. Con noi un autore ha l’opportunità di essere sostenuto da tutto lo staff di Bruno Editore in tutte le fasi di pubblicazione: dalla progettazione, allo sviluppo dei contenuti, alla creazione della copertina, fino ad arrivare al lancio vero e proprio su Amazon e al conseguente risultato di autore bestseller.

In termini di ricavi cosa significa? Abbiamo diverse case history di autori che hanno superato il milione di euro. Io stesso, che ho scritto 27 libri, ho raggiunto questo obiettivo con tre dei miei libri. Ma il vero successo si ha quando l’allievo supera il maestro. E così è stato per uno dei nostri autori, Carlo Carmine.

E col suo 27° libro, che non a caso si intitola “Bestseller Amazon”, che obiettivo ha? Quello di consentire a qualsiasi imprenditore o libero professionista di diventare bestseller su Amazon, anche in maniera autonoma. Sulla base di questo concetto, ho deciso quindi di condividere tutte queste informazioni, frutto di anni e anni di esperienza in questo settore, all’interno di un manuale che ho deciso di intitolare “Bestseller Amazon” e che è finalmente sul mercato. Ai lettori di Economy ho riservato una copia omaggio del libro su www.bestselleramazon.it. Per maggiori informazioni: www.brunoeditore.it info@brunoeditore.it

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FRANCHISING & NUOVE IMPRESE

QUASI QUASI MI METTO IN PROPRIO CON L'IMPRESA SOCIAL-LOCAL Arriva un momento, nella propria carriera, in cui l'azienda diventa stretta: si vorrebbe avere più spazio per gestire le inefficienze, si colgono margini di miglioramento che sfuggono all'azionariato, si intravedono nuovi sbocchi. E così si cercano alternative... per diventare finalmente imprenditori, e non ritrovarsi ancora incasellati nell'organizzazione altrui. È il piano B, spesso offerto dal franchising (ma non solo), che consente di mettersi, finalmente, in proprio.

110 WELLNESS SE IL FITNESS È FAST LO È ANCHE IL BUSINESS

112 NEWS DALLE AZIENDE

Specializzazione, targetizzazione, offerte speciali e un brand convincente: ecco su cosa puntare nell'aprire un'attività locale. Senza trascurare le opportunità offerte dal social marketing di Paola Belli

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hiunque sia in procinto di aprire un'impresa locale, sa che è impossibile prescindere dal farsi conoscere. Nella zona, innantitutto. Ma anche sul web. perché nell'era delle social street anche Facebook o Instagram sono strumenti di marketing. Specie se consideriamo che il cellulare viene consultato più di 150 volte al giorno: sui social scambiamo messaggi e consigli e quindi sono uno strumento per avvicinare le persone alle aziende e per poter comunicare in maniera rapida e diretta. Non solo: se utilizzati senza "doping" (ne parliamo a pagina 104), i social sono strumenti che permettono di avere dei feedback dal pubblico in tempo reale e di convertire gli utenti da destinatari passivi del messaggio a promotori attivi. Un esempio? Nel 2011 la pagina Facebook “Ridateci il Winner Taco”, creato da due ragazzi, Alessandro e Daniele (che hanno registrato il gruppo come "organizzazione

religiosa") aveva attirato talmente tanta attenzione da convincere Algida a rimettere sul mercato il celebre gelato. D'altra parte i grandi brand, da diversi anni, dedicano fette consistenti dei loro budget alla costruzione di contenuti molto articolati basati su concetti che spingono alla condivisione, per generare viralità. Uno degli esempi più riusciti degli ultimi anni è la campagna di Coca Cola con i nomi di persona sulle bottiglie. La campagna ha generato oltre mezzo milione di immagini condivise con l’hashtag #shareacoke e ha fatto crescere il fatturato annuale del 2%. Ma un’impresa locale come può competere con il marketing e la comunicazione dei grandi brand? La risposta è semplice: non deve farlo. «Uno degli errori più comuni quando si programma una campagna per le aziende locali», spiegano Tino Bassu e Domenico Mancuso, founder di Socialness, «è destinare un budget seguendo questo schema: 70% alla

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FRANCHISING E NUOVE IMPRESE AVVIARE L'IMPRESA

I FONDATORI DI SOCIALNESS

realizzazione del contenuto (video, servizio fotografico professionale, evento di rilievo) e il 30% a come far arrivare il messaggio ai potenziali clienti o partecipanti. Ma quando si agisce sfruttando le potenzialità dei social network a livello locale occorre investire meno risorse nel contenuto e molte di più sulla promozione di un messaggio al giusto target nelle vicinanze, in maniera programmata e continuativa». A livello locale vince chi si specializza: il primo passo da compiere per affermarsi è quello di creare un brand forte. E se un tempo bastava essere presenti sul territorio da molto tempo e aver offerto un buon servizio per avere una clientela affezionata (anche perché c’era molta meno competizione e il passaparola aveva un peso decisamente più elevato), al giorno d'oggi occorre invece differenziarsi dalla concorrenza, diventare specialisti nel proprio settore. «Per farlo è necessario trovare un focus molto chiaro per la propria azienda, identificare dei prodotti chiave ed essere coerenti con il messaggio che si andrà a veicolare per valorizzare al massimo i propri attributi differenziali», continuano Bassu e Mancuso. «Essere focalizzati significa andare ad individuare in modo preciso il proprio cliente e saper fornire consigli, informazioni e prodotti “ricercati” di modo da creare dei veri e propri fan della nostra attività, attratti dall’esperienza che siamo in grado di offrire

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e dal sapere che possiamo trasmettere». Facciamo un esempio: mettiamo che vogliate aprire un negozio di bici. Sarà meglio puntare sulla scelta di pezzi unici, abbigliamento e accessori ricercati, offrire un servizio di riparazione e manutenzione e, magari, anche offrire consigli sugli itinerari. In questo modo si crea del valore che va oltre la vendita del prodotto. E poi c'è l'annosa questione del target. A chi rivolgersi? Solo ai residenti della zona, a una fascia d'età specifica, agli aficionados della displina? Bisogna individuare target precisi, e non solo per zona geografica. Tornano ai social: certo, permettono di geolocalizzare il messaggio andando ad intercettare solamente le persone che possono realmente recarsi nel negozio. Facebook o Instagram permettono di scegliere con cura i potenziali clienti a partire dalla posizione in cui si trovano nel momento in cui vengono cercate. Ma è anche possibile filtrare l’utente per sesso, lingua ed età, o addirittura, identificare un pubblico con interessi o comportamenti specifici impostando filtri avanzati. Facciamo un altro esempio: una gioielleria può creare un messaggio specifico per promuovere le proprie SE UN PRODOTTO O SERVIZIO È GIÀ DISPONIBILE IN ZONA, MEGLIO PUNTARE SULLA STRATEGIA DELLE "CALL TO ACTION" CON OFFERTE "IMPERDIBILI"

fedi nuziali. La targetizzazione avanzata permette di inviare l’annuncio solo agli utenti compresi tra i 25 e i 35 anni fidanzati ufficialmente e quindi potenzialmente interessati all’acquisto di fedi. «Costanza e continuità nella comunicazione premiano: una volta identificato il posizionamento aziendale e la specializzazione, diventa fondamentale applicare una strategia che faccia sapere con costanza a tutti i potenziali clienti cosa facciamo e perché devono scegliere noi. Azioni costanti, pianificate, monitorate, obiettivi chiari e ben definiti: solo così sarà possibile entrare nella testa delle persone e quando avranno bisogno di risolvere ad un problema specifico, saremo la prima

opzione che a loro verrà in mente». Ma puntare solo sui social non è la migliore delle strategie: le campagne sui social media per la propria azienda non convertono immediatamente. Solo il 2% degli utenti che visita una pagina web compie un’azione immediatamente, come ad esempio acquistare un prodotto, lasciare un’email o chiamare per ricevere informazioni. «In compenso», mettono le mani avanti i fondatori di Socialness, «attraverso attività di remarketing è possibile recuperare parte di quel 98% di utenti che ha deciso di non compiere subito l’azione. Questa tecnica agisce solo ed esclusivamente su chi ha già interagito con l’azienda». Come? «Immaginiamo ad esempio di cliccare su un annuncio di un’agenzia assicurativa che promette di farci risparmiare il 20% sulla polizza Rca. Leggendo l’annuncio, dopo aver cliccato e richiesto un preventivo si decide di posticipare la sottoscrizione, in quanto l’assicurazione scadrà fra sei mesi. Il problema è che fra sei mesi non ricorderemo neanche quello che abbiamo letto. Il remarketing interviene proprio per fare in modo che nei mesi seguenti si venga raggiunti da nuovi messaggi». Ma, dato che stiamo parlando di attività locale e non di risparmiare sulla polizza auto, sarà bene essere molto, molto persuasivi. Perché se offriamo un prodotto o un servizio già presente in zona, ogni offerta andrà costruita con delle call to action forti, che portino clientela in negozio o in azienda. Avete presente le promozioni di PoltroneSofà che scadono "domenica" e invece non scadono mai? Ecco. «Il segreto è di farpercepire scarsità ed urgenza per far compiere azioni come acauistare un prodotto lasciare i propri dati, nel minor tempo possibile». Strategie come quella dell'offerta limitata e dell'urgenza funzionano (quasi) sempre. «Ma è anche importante offrire una garanzia per abbattere la diffidenza all’acquisto», concludono Bassu e Mancuso. Il vecchio "soddisfatti o rimborsati", così come la parola magica "gratis" (ma anche le operazioni a premi) funzionano sempre.


La cucina casalinga diventa “social eating” Sono già più di 14mila gli home restaurant in Italia. E, sebbene il settore non sia ancora regolamentato, ci sono delle regole da rispettare. Ecco perché è meglio rivolgersi a una piattaforma digitale specializzata di Paola Belli

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uelli che “la carbonara solo col guanciale”. I feticisti della piadina con lo strutto. I puristi del pesto “sì, ma con l’aglio e solo col mortaio”. E i ristoranti gourmet, gli chef stellati, le pizzerie napoletane che più napoletane non si può. Ma volete mettere cos’è attovagliarsi sotto il tetto altrui, sbirciando tra le stanze e allargando la cerchia con nuovi amici? È il social eating, che coniuga valorizzazione del territorio, km zero e cucina italiana. E, come ogni iniziativa di sharing economy, per far incontrare domanda e offerta la componente digitale è fondamentale. «Il concept di Home Restaurant Hotel nasce a febbraio del 2015; realizzatosi già pochi mesi dopo, a Maggio 2015 trova spazio nei locali di un primo piano nobile fiorentino del 1400 nella splendida cornice di Borgo Pinti, a pochi passi dal Duomo di Firenze. Nasce così il primo Home Restaurant Hotel, un concept che permette il superamento del classico B&B

in chiave 4.0: perché non condividere con gli ospiti anche la passione per la cucina?», si chiede Gaetano Campolo (nella foto), che con la sua Gc Management gestisce la piattaforma homerestauranthotel.it. «In Italia gli home restaurant sono già 14mila», aggiunge, «ma al momento, putroppo, nonostante le indicazioni della Ue, si tratta di attività non regolamentate: nessuno dei tanti disegni di legge fino a oggi presentati si è trasformato in legge». Ma alcune regole da rispettare ci sono: per questo è importante non muoversi alla cieca. Così, Gaetano Campolo ha messo in piedi Home Restaurant Hotel, una piattaforma web che permette a chiunque di trasformare la propria casa in un Home Restaurant, o ancor meglio di realizzare un Home Restaurant Hotel, optimum del social eating. «Il punto chiave della vision di Home Restaurant Hotel è proprio quella di riuscire a sviluppare un’economia circolare positiva

attraverso un’unica iniziativa alla portata di tutti», spiega il manager. Sulla piattaforma Home Restaurant Hotel sono presenti tutti i tipi di strutture e servizi del settore Horeca: agriturismi, B&B, hotel, ristoranti, pizzerie, bar e gelaterie, visite guidate ed experiences. Chiunque può iscriversi e proporre i propri servizi, ma anche prenotare un’esperienza con la comodità di interfacciarsi direttamente con il titolare e soprattutto di non dover pagare commissioni. Home Restaurant Hotel mette a disposizione un customer care che gestisce le richieste d’iscrizione fornendo, nel caso di Home Restaurant, tutte le informazioni e modulistiche necessarie per essere in regola, incluso il documento precompilato da presentare alla Questura per segnalare l’inizio dell’attività. L’invio della modulistica avviene online tramite e-mail garantendo speditezza e facilità nelle comunicazioni. «Per Home Restaurant Hotel la qualità del servizio è essenziale», sottolinea Campolo. «Proprio per questo l’iscrizione alla piattaforma prevede una quota annuale e senza commissioni, gli annunci sono curati personalmente dal nostro staff marketing dedicato. Per ogni annuncio è prevista la possibilità di comunicazione diretta tra clienti ed inserzionisti tramite l’opzione WhatsApp Business». Ma arriverà una legge a regolamentare il settore? «L’attività di Home Restaurant nasce dal fenomeno del social eating, settore di mercato della sharing economy», risponde l’imprenditore. «Per ora il comparto , grazie alle forti sollecitazioni che abbiamo messe in campo, trova il suo indirizzo nel parere espresso dal Ministero dell’Interno a febbraio dell’anno scorso, che inquadra gli Home Restaurant come attività occasionale rivolta verso un pubblico distinto e conseguentemente non assoggettabili alla normativa prevista per la ristorazione classica. Solo questo. Ma le Agende Europee 2014 e 2016 invitano gli Stati membri ad incentivare ed agevolare questa nuova forma di sviluppo economico. Le prospettive economiche e sociali sono amplissime». info@homerestauranthotel.it

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FRANCHISING E NUOVE IMPRESE

SE IL FITNESS È FAST, LO È ANCHE IL BUSINESS Dctm, con i suoi brand Fit And Go e Seta Beauty, rivoluziona il mondo wellness con l’innovazione. Mostra solidi indicatori di crescita e offre soluzioni in franchising per aprire centri altamente profittevoli di Simone Schermini

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nnovazione e alta tecnologia. Con questo binomio un gruppo di imprenditori italiani ha rivoluzionato il mondo del beauty e del fitness, dando vita a un caso di successo unico nel settore. Si tratta della Dcmt srl, una holding dinamica ed in forte crescita, operativa in questi settori con i suoi brand Fit And Go (fitandgo.it), Seta Beauty (setabeauty.com). Un’azienda giovane che sta facendo numeri importanti. Il segreto? Dctm ha unito fitness, beauty e hi-tech per abbracciare una più ampia visione di benessere; entrambe le catene, infatti, offrono servizi iper tecnologici che consentono di attrarre un grande numero di imprenditori desiderosi di avviare un proprio di avviare la propria attività, usufruendo di agcentro in franchising, forti degli ottimi risultagiornamenti continui e di un supporto concreti fin’ora raggiunti, ma soprattutto un grande to per veicolare news e contenuti all’interno dei numero di clienti. Se davvero, come dicono gli principali circuiti stampa, radio e tv del paese. esperti, il franchising è la formula del futuro, Nessuna costanza, poche ore a disposizione, ancora di più lo sarà cogliendo un’occasione di inconciliabilità con i propri ritmi di vita. Sono crescita e sviluppo e godendo dei vantaggi dequesti i motivi più comuni per cui le persone, rivanti da una rete già avviata, da un marchio pur iscrivendosi, non più che affermato e da una copertura marke- ENTRAMBE LE CATENE OFFRONO SERVIZI frequentano le paleIPER TECNOLOGICI CHE ATTRAGGONO stre e non riescono ting e comunicazione UN GRANDE NUMERO DI CLIENTI, a integrare l’attività diffusa e capillare. MA ANCHE DI ASPIRANTI IMPRENDITORI fisica nel quotidiano. Imprenditori seriali in Secondo i dati di Populationpyramid.net solo cerca di nuove opportunità o neo-imprendil’8,8% degli italiani si allena in maniera contitori alla prima esperienza, sposare la mission nuativa, ci voleva dunque un cambio di paraFit And Go-Seta Beauty vuol dire ascoltare le digma per entrare nel settore e ci ha pensato la esigenze più contemporanee, investendo in Dctm srl con il brand Fit and Go. innovazione ed in un mercato nuovo ed in coUna mission aziendale che punta a far risparstante crescita senza rinunciare alla sicurezza miare tempo prezioso, in un’epoca in cui si è di un gruppo solido e di una struttura sempre mamme, papà, donne in carriera, manager e presente. ci si trova a combattere quotidianamente con Struttura che mette a disposizione anche tutagende fittissime e grandi dosi di nervosismo. ta la formazione ed i protocolli necessarii per «Noi ci rivolgiamo al restante 91% della popoentrare con competenza nel mondo Fitness lazione», spiega Marco Campagnano, co-founHi-tech o beauty, così da consentire anche a der e ceo di Fit And Go e annoverato fra i più coloro che non hanno precedenti nel comparto

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giovani impreditori in Italia «attraverso una rete di studi dove abbiniamo il personal training e quindi l’esercizio a corpo libero ad un innovativo sistema di Elettro-Mio-Stimolazione (Ems). Il tutto, ovviamente, senza trascurare il fattore tempo, poiché questo metodo garantisce con soli 20 minuti settimanali risultati tangibili ed equiparabili a quelli di un allenamento di tre ore nella tradizionale palestra». «L’Ems è, infatti, motore di un aumento dell’80% delle naturali contrazioni muscolari create attraverso gli esercizi funzionali, più di 30mila contrazioni sino agli strati più profondi del muscolo. Fit And Go rivoluziona il mondo del fitness e lo fa unendo le più moderne tecnologie alla personalizzazione che solo il personal training sa dare. Rivolto specialmente a coloro che non riescono ad avere costanza nello sport, Fit And Go è la soluzione perfetta per tutte quelle persone che, ostaggio di agende serrate, non vogliono rinunciare a mantenersi in forma», continua Valentina Righetti, responsabile comunicazione del gruppo, anche lei in giovanissima età a capo dell’intera linea marketing dell’azienda.


L’allenamento con Ems ha avuto una crescita significativa negli ultimi 10 anni in tutta Europa per arrivare in Italia solo nel 2014. L’anno dopo decollava il brand FitandGo, franchising che è oggi primo nel nostro paese con 75 centri distribuiti sul territorio nazionale. Una crescita rapida e costante grazie anche al gruppo di esperti a disposizione della rete affiliata e alla natura della proposta che ha decifrato le esigenze della società moderna, non solo permettendo un notevole risparmio di ore, ma anche fornendo all’interno del centro tutto il materiale necessario per allenamento e doccia (tuta, teli, prodotti per l’igiene), rendendo inutile lo scomodo borsone da palestra trascinato in giro per la città fra una riunione e l’altra. Ma non è tutto, al metodo Ems FitandGo abbina altri due modernissime tecnologie: il Vacufit e CrioFit, la criosauna che a 170 gradi sotto zero permette di combattere l’invecchiamento, prendersi cura della propria salute e ritrovare la forma fisica in soli 3 minuti. Un approccio, del resto, conosciuto fin dai tempi degli antichi romani (frigidarium) e usato oggi da diversi sportivi, tra cui Cristiano Ronaldo, perché agevola il recupero muscolare così come combatte, tra le altre, l’asma e l’osteoporosi. Con la criosauna, quindi, si possono ottenere diversi risultati, in pochissimi minuti, col minimo sforzo e senza dover sacrificare lavoro e tempo libero. L’efficacia di questo concept ha consentito a Fit And Go non soltanto di aprire quasi 80 centri in soli 4 anni ma anche di raggiungere un fatturato 2019 di 1,4 milioni di euro. «Faro del nostro operato - continua Campagnano, è offrire al cliente un servizio eccellente e su misura, direi sartoriale, che permetta di fare attività fisica con rapidità, massimizzando i risultati, in un ambiente confortevole e ricercato. Nati come Ems studio, la propensione all’innovazione ci ha portati ad inserire sempre nuove tecnologie e ad essere l’unica catena di fast-fitness davvero all’avanguardia”». Un motore, quello della continua sperimentazione, che è anche alla base dell’altro format del gruppo: Seta Beauty è infatti in costante aggiornamento e sempre alla ricerca di nuove soluzioni per soddisfare ogni target e genera-

L’ELETTRO-MIO-STIMOLAZIONE È MOTORE DI UN AUMENTO DELL’80% DELLE NATURALI CONTRAZIONI MUSCOLARI CREATE ATTRAVERSO GLI ESERCIZI

zione e giocare d’anticipo rispetto al fattore invecchiamento. Nasce nel 2011 con l’obiettivo di rendere accessibie ad un pubblico ampio un servizio come la luce pulsata. Entrati nel mercato come numeri uno nell’epilazione definitiva si sono poi specializzati nei trattamenti di bellezza per il viso e corpo e oggi hanno realizzato, grazie ai loro laboratori, una linea di cosmesi naturale ricca di pregiati ingredienti e priva di sostanze nocive, aggressive e inquinanti come petrolati, parabeni e siliconi.

Anche per questi centri estetici l’investimento in innovazione e tecnologia ha portato i suoi frutti: le apparecchiature per i trattamenti di bellezza utilizzate nei centri Seta Beauty sono uniche dal punto di vista tecnologico e garantiscono standard di altissima qualità sia per l’attenzione alla salute che per i risultati e sono disponibili in oltre 60 punti tra Italia e Svizzera. L’unione fa la forza e lo sa bene il gruppo Dctm che ha da poco inaugurato il progetto pilota in cui a convivere sono proprio le catene Fit And Go e Seta Beauty. I due colossi del fitness e del beauty hanno infatti aperto insieme a Roma, nel quartiere Fleming, un centro di 200 metri quadrati dedicati non solo al fitness ma anche all’estetica. Questo conceptstore fonde le due esperienze derivate dalle numerose casistiche e dagli oltre 120 negozi e lo fa in un vero e proprio tempio del benessere a 360 gradi che potrà divenire il format franchising del domani, un concept unico che consentirà al consumatore di non rinunciare a nulla e predersi finalmente cura di sè a tutto tondo: sicurezza, assistenza, comfort, personale, tecnolgia fitness e trattamenti estetici avanzati in un unico luogo, senza quindi dover affrontare spostamenti, traffico e stress. Insomma, un totale complessivo di oltre 130 centri tra diretti e franchising che si fonda su head-quarter solido e strutturato con un team di più di 30 specialisti che garantiscono supporto e aggiornamento a tutto il network con strategie mirate di marketing, vendita e gestionali. Una squadra giovane e under 35, curiosa, coraggiosa e allo stesso tempo prudente, che in pochi anni è riuscita a creare un rete di centri vastissima e competitiva, una reale opportunità di business chiavi in mano per chi voglia investire in un settore in continua crescita e che garantisce ritorni rapidi e sicuri. Obiettivi per il futuro? Dctm progetta un domani in cui, mediante le innovazioni tech, sarà sempre più facile restare in forma senza rinunciare a nulla, grazie a pacchetti mirati a clienti di ogni fascia, perfetti per tutte le tasche e volti a migliorare la qualità della vita e il benessere psico-fisico: offerte a cui sarà sempre più difficile dire no.

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FRANCHISING E NUOVE IMPRESE NEWS DALLE AZIENDE

DAL MINNESOTA ALLO STIVALE: IL SUCCESSO DI ANYTIME FITNESS NATO IN MINNESOTA NEL 2002, ANYTIME FITNESS RAPPRESENTA OGGI L’UNICO FRANCHISING OPERATIVO IN TUTTI I CONTINENTI DEL MONDO, CON PIÙ DI 4.700 CLUB APERTI ED OLTRE 4 MILIONI DI ISCRITTI. Un format innovati-

vo che ha rivoluzionato il mercato del fitness a livello globale e che si dice pronto a migliorare anche la vita di chi ne entra a far parte. «Un modello che posiziona il consumatore al centro del proprio business e punta a trasformarsi sempre di più in un lifestyle brand» dichiara Dave Mortensen, President e Co-Founder di Anytime

Fitness, in una recente intervista. Le particolarità delle palestre Anytime Fitness sono molteplici: accessibili 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno, i club offrono servizi di alta qualità a prezzi equilibrati garantendo ai propri clienti il miglior standard al miglior costo. Grazie ad una chiavetta magnetica che il cliente riceve al momento dell’iscrizione, è possibile accedere ad ogni centro Anytime Fitness nel mondo, in qualunque momento. L’offerta di affiliazione al format di Anytime Fitness si rivolge ad imprenditori -non necessariamente con esperienze specifiche nel settore del fitness-, manager o professionisti che vogliano avviare in prima persona -o in società- una nuova attività con l’obiettivo di investire nel proprio futuro. Il format di franchising si differenzia dai competitor offrendo un servizio di altissimo livello al partner, supportandolo in ogni fase dell’attività attraverso un’assistenza attenta e professionale. Il ritorno sull’investimento rappresenta uno dei punti di forza del modello di

NOMASVELLO ESPANDE LA SUA RETE GRAZIE ALLE RATE “SLIM” LAZIO, SARDEGNA MA SOPRATTUTTO SICILIA: IL 2020 INIZIA A RITMO SPEDITO PER NOMASVELLO, AZIENDA SPECIALIZZATA IN EPILAZIONE PERMANENTE ED ESTETICA AVANZATA, CON L’APERTURA DI BEN 6 NUOVI PUNTI VENDITA. Sicilia protagonista dunque, che si distingue anche per lo spirito imprenditoriale. «Ancora una volta, a dimostrare l’ottima opportunità di investimento sono le aperture di nuovi centri Nomasvello», dice con orgoglio Antonello Marrocco, direttore generale dell’azienda di franchising, avviata in Italia proprio da lui circa 10 anni fa. «La dimostrazione è proprio il fatto che ad aprire siano affiliati che hanno già altri

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centri». Infatti Nomasvello ha aperto a Ragusa, grazie all’investimento del titolare della filiale di Siracusa. A Milazzo ha inaugurato il titolare di altri 2 centri già operativi da anni su Messina, mentre ad Alcamo, il centro è di proprietà di un imprenditore che ha totalizzato in tutto 6 negozi in franchising Nomasvello sulla Sicilia Occidentale. Altri centri infine hanno visto la luce a Nuoro, Pomezia e Nettuno. Visto i numeri favorevoli (un centro Nomasvello a regime registra un fatturato stimato medio annuo di 140mila euro, che al netto delle spese e delle tasse permette un ritorno dell’investimento in soli 12-18 mesi), oggi infatti è possibile aprire

NUMERI 37 paesi in cui è presente Anytime Fitness 4700 numero dei club nel mondo 4 MILIONI iscritti nel mondo 2016 anno di arrivo del franchising in Italia 36 i club affiliati in Italia 50 obiettivo aperture club in Italia entro la fine del 2020

business. Ad oggi il prodotto offerto assicura una competitività tra le più interessanti che si possono trovare sul mercato nazionale. «In Italia, il piano di sviluppo del network prevede di raggiungere 50 palestre entro la fine del 2020» dichiara il COO Roberto Ronchi. «Stiamo cercando attivamente partner per location strategiche già disponibili in Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana ed Emilia-Romagna». Anytime Fitness rappresenta una vera e propria opportunità per migliorare il proprio futuro, rappresentata da un investimento ad alto rendimento e rischio contenuto. sales@anytimefitness.it - 02/49537611 www.anytimefitness.it

un centro Nomasvello con un piccolo anticipo di soli 8mila euro e rate “slim” da poco più di 600 euro al mese. Tutto questo a fronte di 700 euro al mese di royalties, (più altri 200 di contributo marketing). Per maggiori informazioni si può visitare la pagina dedicata al franchising, https://franchising.nomasvello.it/ , oppure dare un’occhiata alle zone libere tramite il link https://franchising.nomasvello.it/doveapro.php.


COME DEVONO EVOLVERSI I LOCALI COMMERCIALE PER DIVENTARE PIÙ ATTRATTIVI? DIPENDE DAL TARGET. E se il target è quello

dei “giovani adulti”, è bene che a ridisegnare gli spazi siano proprio loro. Così Insigna, la storica azienda (nata nel 1948, allora sotto l’insegna Nuovo Neon) che ha illuminato le nostre città con i loghi dei brand più importanti e che oggi si riposiziona sul contracting ampliando il proprio business all’interno del punto vendita, ha organizzato, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Architettura e Design Milano, un concorso di idee rivolto a giovani designer, architetti e grafici rigorosamente under 35, mettendo in palio due borse di studio. «La sfida», spiega a Economy Flavio Ferrari, amministratore unico di Insigna, «era di individuare un nuovo modello di punto vendita e svilupparne con coerenza l’identità, ideando il nome dell’attività, l’immagine coordinata e l’allestimento del punto vendita: arredi, illuminazione, insegna». Due le sezioni in concor-

I PUNTI VENDITA DEL FUTURO? LI DISEGNANO GLI UNDER 35

so: il concept design per una nuova tipologia di punti vendita e assistenza pneumatici e quello per una nuova tipologia di caffè-ristoranti. «Per il settore tyre ha vinto un ragazzo, con la progettazione di un punto vendita e sostituzione pneumatici dotato di sala d’attesa con caffetteria ed espositori», spiega Ferrari, «mentre per la seconda sezione ha vinto una ragazza con un progetto di locali per la ristorazione in stile Belle Epoque. Abbiamo voluto

spingere una nuova creatività e dare spazio ai giovani. Sono loro i nuovi consumatori, utenti dei servizi. Sono loro a decidere in quali esercizi entrare e lo fanno in base all’attrattività, anche estetica, dei locali, prediligendo quelli che offrono più servizi», conclude Flavio Ferrari. «C’è stata evoluzione dell’immagine identitaria in ogni settore del retail, per rendersi più attrattivi in ogni ambito e settore merceologico».

NATURHOUSE LANCIA LA CAMPAGNA “PACK EXPRESS” NATURHOUSE, LEADER ASSOLUTA NEL CAMPO DELL’EDUCAZIONE ALIMENTARE CHE VANTA QUASI 500 PUNTI VENDITA IN ITALIA E PIÙ DI 2400 IN TUTTO IL MONDO,

HA CONCLUSO IN BELLEZZA IL 2019, a se-

guito degli ottimi risultati ottenuti dall’ultima campagna pubblicitaria in termini di feedback della rete, lead generation e brand awareness. Ed il nuovo anno inizia a tutto volume; infatti l’azienda si sta facendo sentire in tutt’Italia con il nuovo spot televisivo nazionale dedicato al “Pack Express” - un kit composto da integratori alimentari e piatti pronti – grazie al quale è possibile ritrovare la forma in soli due gior-

ni. NaturHouse è attiva anche in numerosi palinsesti radiofonici, avendo come oggetto il “Pack Detox” - un’altro prodotto consumer bestseller - ideale per favorire un’azione depurativa, perfetto per contra-

stare eccessi alimentari, frequenti dopo le festività e le ricorrenze stagionali. NaturHouse Italia Via F. Fellini 6 – 44122 – Ferrara e-mail: franchising@naturhouse.it Nr verde: 800 090 532 www.naturhouse.it Facebook: NaturHouse Italia

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HAI BISOGNO DI UN TEMPORARY MANAGER? Studio Temporary Manager™ S.p.A. è la 2^ società Italiana specializzata a 360° nei HAI BISOGNO DI UN TEMPORARY MANAGER? servizi di Senior Temporary Management, per fatturato e numero di missioni svolte. HAI BISOGNO DIS.p.A. UN MANAGER? I Soci sono Temporary Manager Professionisti da vent’anni, sono ancheaautori di 4 Studio Temporary Manager™ èTEMPORARY la 2^ società Italiana specializzata 360° nei libri, articoli, pubblicazioni e Management, relatori e corsi sul Temporary Management. servizi di Senior Temporary fatturato e numero di missioni svolte. ^ società Studio Temporary Manager™ S.p.A.inè seminari la 2per Italiana specializzata a 360° nei I Soci sono Temporary Manager Professionisti da vent’anni, sono anche autori di 4 servizi di Senior Temporary Management, per fatturato e numero di missioni svolte. Studio Temporary Manager si occupa di: Management. libri, articoli, pubblicazioni e relatori in seminari e corsi sul Temporary I Soci sono Temporary Manager Professionisti da vent’anni, sono anche autori di 4 libri, articoli, pubblicazioni eTemporary relatori in seminari e corsi sul Temporary Management. • Riorganizzazioni - Studio ristrutturazioni • Operation, riorganizzazioni e Manager si occupa di: • • • • • • • • • • •

aziendali digitalizzazione d’impresa Studio Temporary Manager si occupa di:business • Riorganizzazioni - ristrutturazioni • Operation, riorganizzazioni e Passaggi generazionali & Governance Controllo di gestione, aziendali digitalizzazione d’impresa aziendale intelligence Riorganizzazioni - ristrutturazioni • Controllo Operation, e •Turnaround, Passaggi generazionali & Governance • diriorganizzazioni gestione, business ex art. 67 e 182 bis L.F • Implementazioni ERP, analisi e software aziendali digitalizzazione d’impresa aziendale intelligence compresi selection Passaggi generazionali & 182 Governance • Implementazioni Controllo di gestione, •Riorganizzazione Turnaround, ex art. 67 e bis L.F • ERP, business analisi e software commerciale/marketing • Presenza indipendente nei Consigli di aziendale intelligence compresi selection Amministrazione Rivisitazione rete vendita, start up nuovi Turnaround, ex art.commerciale/marketing 67 e 182 bis L.F Implementazioni ERP, nei analisi e software • Riorganizzazione • Presenza indipendente Consigli di business/B.Unit • Pianificazione strategica compresi selection Amministrazione • Rivisitazione rete vendita, start up nuovi M&A, Capital advisoring, ricerca partner • Ricerca & Selezione con Autorizzazione Riorganizzazione Presenza indipendente business/B.Unit commerciale/marketing • Pianificazione strategica nei Consigli di industriali/ finanziari Ministeriale Amministrazione • M&A, Capital advisoring, partner • Ricerca & Selezione con Autorizzazione Rivisitazione rete vendita,ricerca start up nuovi industriali/ finanziari business/B.Unit • Ministeriale Pianificazione strategica M&A, Capital advisoring, ricerca partner • Ricerca & Selezione con Autorizzazione industriali/ finanziari Ministeriale Sede di Verona Viale del Lavoro, 33 Sede diBuon Verona 37036 S. Martino Albergo Viale del Lavoro, 33 37036 S. Martino Buon Albergo

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VITA DA MANAGER

Essere bravi va bene, essere i migliori va ancora meglio. Ma il perfezionismo è una perversione da cui liberarsi. Perché gli errori sono una scuola di vita ed è proprio dai fallimenti che si trova la spinta propulsiva e l’ispirazione per cambiare. A cominciare dal proprio punto di vista: per lavorare meglio occorre adottare nuovi paradigmi.

117 IKIGAI LA RICETTA GIAPPONESE CHE FA FELICE IL MANAGER

118 4MAN CONSULTING LE COMPETENZE? BASTA AVERE L’ALLENATORE GIUSTO

120 COACHING ZITTIRE LE “SCIMMIETTE” PER FAR PACE CON SE STESSI

FALLENDO S’IMPARA... ...A CONQUISTARE IL SUCCESSO Tre anni fa a Modena è nata la Scuola di fallimento. Insegna a valorizzare gli errori puntando sulle singolarità. A frequentarla sono i manager di aziende come Barilla, Banca Mediolanum, Microsoft, Credem, Tim di Marina Marinetti

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e è vero che sbagliando si impara, Il peggioramento delle condizioni del padre, è anche vero che si può imparare a malato di Alzheimer, e il metodo del gioco, per sbagliare. Talmente vero che c’è persupportarlo, sono stati la molla che l’ha proietsino una scuola che insegna a farlo: si chiama tata nella sua seconda vita. «Ho capito che poScuola di Fallimento ed è nata a Modena tre teva essere un modo per aiutare anche gli altri anni fa. No, non c’entrano libri contabili e crisi a superare i fallimenti, a vederli come oppord’impresa: al grido di “Osa perdere per vintunità di crescita personale e professionale. E cere” insegna a puntare sulla singolarità e le allora ho messo a punto un metodo di supporeccezioni, valorizzanto che si basasse sulla GLI ERRORI SONO UN’OPPORTUNITÀ do i buoni errori. L’ha scienza e sul gioco che DI CRESCITA PROFESSIONALE: fondata Francesca Corera stato di supporto IL FALLIMENTO NON DEV’ESSERE rado, ex startupper, ex anche durante la maVISSUTO COME STIGMA SOCIALE docente di diritto Ecolattia di mio padre». nomico, ex fidanzata. «Fino al 2014 avevo una Nel 2017, a 36 anni, fonda la Scuola di Fallistart up innovativa, un contratto di Docente di mento: «L’obiettivo è costruire in Italia una Teorie Economiche, un fidanzato e una casa», sana cultura del fallimento, una cultura in cui il racconta a Economy. «Il mio annus horribilis fallimento non sia vissuto come marchio indeè stato il 2015: ad un tratto non avevo più né lebile e l’errore non sia considerato uno stigma una società, né una cattedra, né un fidanzato, sociale invalidante ma un viaggio di scoperta né una casa. Questi certamente sono i miei più di sé, dei propri limiti e dei propri talenti. Oggi grossi fallimenti. O almeno così pensavo». dopo tre anni penso che quegli eventi siano

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VITA DA MANAGER

stati la cosa migliore che mi sia capitata». Insieme a lei, il game psichologyst Alian Mattiassi, il designer Giorgio Gandolfi, l’attore di improvvisazione Paolo Busi, il ludologo Andrea Ligabue, le game designer, nonché docenti del Politecnico di Milano, Maresa Bertolo e Ilaria Mariani. «In genere si rivolgono a noi i responsabili delle risorse umane e le aziende che investono su formazione e change management. Ci chiedono di affrontare il tema dell’errore/fallimento o del cambiamento. Insegniamo loro come gestirlo, ovvero sperimentando per prove ed errore. È un tema strettamente collegato alle soft skill: il mondo cambia molto velocemente e già dopo cinque anni le competenze diventano obsolete». I clienti? «Aziende anche importanti, come Barilla, Banca Mediolanum, Microsoft, Credem, Tim con l’Academy, poi Fondazioni e scuole. Con Panariagroup Industrie Ceramiche, un gruppo quotato in borsa, stiamo lavorando su cambiamento e team building. Stiamo anche lanciando, in collaborazione con la Fondazione Human Age Institute, un percorso per i Neet, ragazzi che non studiano e non lavorano, e lo faremo in collaborazione con alcune aziende», spiega Francesca Corrado. «Innovare non è più un’opione: è una condizione necessaria per sopravvivere», conferma Ivan Mazzoleni, Business Digital TRansformation Lead di Microsoft. «Per questo motivo ho ritenuto fondamentale, per tutto il Team Digital Advisor Microsoft, intraprendere un percorso di apprendimento sull’errore e sul fallimento. È stato un percorso importante perché ha gettato le basi concrete per essere più consapevoli dei propri bias e per confrontarsi su come prevenire quelli evitabili e trasformare in opportunità gli altri». Per Milena Bardoni, senior private banker di Banca Mediolanum, «non è facile riassumere quanto appreso da Francesca durante un suo corso, ma direi che le due frasi che a distanza di tempo ho bene impresse nella mente sono: “meglio ops che se avessi” e “meglio fatto che perfetto”. Abbiamo invece imparato che l’errore è riflessione, è opportunità, è perseveranza, è innovazione».

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LA PSICOLOGIA DEL FALLENDO Per far (ri)decollare l’attività in un’azienda in crisi occorre costruire un nuovo Piano d’Impresa per evitare di continuare a navigare “a vista” o continuare a prendere decisioni basate sull’impulso emotivo, senza definire con chiarezza nuovi obiettivi, nuove strategie

e nuove azioni concrete e misurabili, dal momento che soprattutto quando si parla di piccole imprese è proprio la mancanza di chiarezza e la confusione che impediscono di capire le difficoltà e di intervenire con obiettività. Per approfondire il tema, Economymag. it pubblica l’intervento

«L’intervento della Scuola del fallimento da spunti per affrontare con creatività e leggerezza un tabù che ci perseguita dalle elementari», conferma Francesca Zeverino, della Comunicazione Interna Credem. Ogni corso si compone di cinque moduli che seguono il “ciclo dell’errore”: percezione, analisi, consapevolezza del proprio purpose, tecniche di sdrammatizzazione e di premiazione, fiducia, «che è un ripartire con un nuovo mindset», spiega la fondatrice. Si combinano teatro, roleplay e simulazioni, coaching, mentoring, con esperti di gioco, attori, coach, mentor, neuroscienziati, docenti anche universitari. «Quello che facciamo è di mettere a disposizione dei partecipanti ai corsi una cassetta di strumenFrancesca Corrado, fondatrice della Scuola di fallimento

di Giuseppe Rochira avvocato cassazionista, commercialista, revisore dei conti, che affronta la questione della psicologia (e della psicosi) del fallendo. Per leggere l’articolo (in due puntate) scansionate il QR qui a lato.

ti teorico - pratici per accogliere, analizzare e abbracciare l’errore», continua Francesca Corrado. «Nello specifico, nel primo modulo facciamo emergere la percezione soggettiva dell’errore. Nel secondo analizziamo gli errori e i bias cognitivi che appartengono a quel target specifico che partecipa al corso ovvero lavoriamo sugli schemi mentali che influenzano il nostro modo di pensare e di agire. Nel terzo lavoriamo sulla consapevolezza dei propri errori. Nel quarto mettiamo in scena, in maniera leggera e talvolta comica, gli errori per poterli sdrammatizzare. Nel quinto lavoriamo sulla costruzione di un percorso che porti al successo e al raggiungimento dei propri obiettivi». Lezioni, show e percorsi formativi servono a sviluppare un mindset antifragile e per apprendere un metodo attraverso il quale imparare a osare, ad analizzare gli errore e ad accettare i fallimenti: «Se non cambiamo mentalità con cui ci rapportiamo al fallimento gli incentivi al successo risulteranno inutili. Se è importante la mentalità deve esserlo anche il metodo. Facciamo gli stessi errori perché non ci fermiamo ad analizzarli ponendoci le giuste domande». «Il problema delle Pmi è che sono sempre sul pezzo, impegmate giornalmente ad affrontare la routine: così non alzano la testa e non si rendono conto di quello che accade intorno a loro.», conclude Francesca Corrado: «Successo e fallimento sono due facce della stessa medaglia. La grandezza, diceva Confucio, non si raggiunge non fallendo mai, ma rialzandosi ogni volta che si cade».


La ricetta giapponese che rende felice il manager Si chiama Ikigai l’approccio orientale che l’amministratore delegato di Ntt Data Italia, Walter Ruffinoni, ha importato in Italia. Perché solo un nuovo umanesimo potrà rilanciare il Paese

i scrive 生き甲斐, si legge “ikigai”. Per umanesimo per rilanciare il Paese” (edito da i giapponesi è “qualcosa per cui viveMondadori Electa, introdotto dalla prefazione re”. Per i francesi la raison d’être. Per di Federico Rampini), che prospetta un mogli italiani un motivo per alzarsi la mattina. dello innovativo di integrazione fra pubblico Per un italiano in particolare, significa costrue privato rovesciando lo schema contempoire una società che bilanci il progresso econoraneo e mettendo l’innovazione tecnologica al mico con la risoluzione dei problemi sociali. servizio dell’essere umano. Facendolo da manager. «I colleghi di Tokyo so«Da manager della sede italiana di Ntt Data, stengono che chi possiede molto ikigai vive in un gruppo giapponese con sede a Tokyo che modo più soddisfacente: anzi, secondo alcuni opera in oltre 50 Paesi, ho il privilegio di asstudi, tende anche a sistere in prima linea ai essere più in salute e OGGI LA DIFFERENZA SI MISURA IN BASE cambiamenti in corso ALL’ATTEGGIAMENTO MENTALE DI CHI a invecchiare meglio», nella società, sui merDIRIGE UN’IMPRESA, ALLA FLESSIBILITÀ spiega Walter Rufficati e nella vita delle E ALLA CAPACITÀ DI ORIENTAMENTO noni, amministratore multinazionali», dice: delegato di Ntt Data Italia, branch della multi«chi decide
di cavalcare il cambiamento può nazionale giapponese leader nell’ambito della accedere a un bagaglio di opportunità, di Consulenza e dei Servizi IT. Uno che di camcrescita e di ricchezza come mai è accaduto biamenti ne capisce: in 54 anni ha infilato una prima in passato. L’incertezza più che combatlaurea in Ingegneria al Politecnico di Milano, tuta va gestita: il cambiamento va inteso come un Master in Business Administration all’Uniespansione, miglioramento, progresso, evoluversità Bocconi, una partecipazione al Senior zione, crescita». Leadership Training della Harvard Business Facile a dirsi, molto meno a farsi. «La differenza School, una al Global Business Consortium ora si misura in base all’atteggiamento mentale presso la London Business School, un’espedi chi dirige un’impresa, alle convinzioni che lo rienza ventennale nel mondo della consuguidano, alla flessibilità e alla valorizzazione lenza in ambito digitale in Italia e all’estero, dei punti di forza, alla capacità di orientamento ricoprendo ruoli di rilievo in multinazionali verso un obiettivo e alla gestione delle emozioamericane e giapponesi per approdare, nel ni, all’attitudine a cambiare velocemente e rico2013, alla guida di Ntt Data Italia. Ha appena prire un ruolo di leadership nel proprio team. dato alle stampe il suo “IItalia 5.0. Un nuovo Ceo e manager sanno molto bene quale sia

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WALTER RUFFINONI

l’importanza di far sentire ogni collaboratore o dipendente coinvolto e impegnato, come se l’azienda fosse sua. Per restare competitivi sul mercato è importante saper accogliere nel proprio stile di leadership caratteristiche femminili, saper motivare la propria squadra, renderla coesa e compatta, permettere a ogni singolo individuo di dare il meglio di sé». Ma nei nuovi modelli di business, rinnovare le competenze implica un ripensamento generale anche per ciò che riguarda la valorizzazione dei talenti. «Le aziende oggi chiedono freschezza di pensiero, mentre i dipendenti sono sempre alla ricerca di opportunità per acquisire nuove competenze», sottolinea il top manager. «Il concetto di mobilità dei talenti non si riferisce più solo ai piani di successione, ma tocca tutte le tappe del ciclo di vita del lavoratore, dalla selezione, alla formazione e allo sviluppo, all’analisi delle performance fino alla definizione degli obiettivi. Mobilità significa anche opportunità di cambiare ruolo, città, Paese, creando percorsi di carriera interamente nuovi». Per non parlare delle nuove tipologie d’impresa emergenti, che offrono titoli e posizioni che, anche solo fino a cinque anni fa, nemmeno esistevano. «I business leader prendono consapevolezza che per sviluppare e far crescere l’azienda c’è bisogno di collaboratori disposti a essere studenti per tutta la vita». (m. m.)

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VITA DA MANAGER

COSÌ ALLENIAMO LE AZIENDE A DIVENTARE VINCENTI 4 M.A.N. Consulting srl è una società di consulenza con un approccio che impiega le competenze di più settori: matematica, neuroscienze e coaching. Con una formula che permette di aumentare le performance di Marco Scotti

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he cosa spinge un manager afferquale, tra le molte attività svolte, è stato anche mato, attivo nel campo della consuallenatore di basket di buon livello. lenza, reduce da esperienze in due «Venivo da un’esperienza con due grandi realtà di primissimo piano, a cambiare radimultinazionali nell’ambito manageriale – ci calmente vita, inventandosi un nuovo modo racconta Castaldo – ma nove anni fa mi sono di fare il proprio lavoro? La risposta sta, forse, reso conto che mancava qualcosa. L’offerta nel desiderio di misurarsi con nuove sfide o che veniva fatta alle aziende era o troppo nella voglia di offrire ai potenziali clienti un orientata alle persone o troppo focalizzata approccio completamente differente che consui numeri. Il che si traduceva in una difficolcili i diversi aspetti del business. Il tutto tratà di adattamento soprattutto per le piccole mite strumenti innoimprese. Per questo 4 M.A.N. È ATTIVA ANCHE NEL CAMPO vativi, con una grande ho iniziato a creare DELLA SELEZIONE DEL PERSONALE: attenzione alla ricerca un nuovo approccio, È ACCREDITATA DAL MINISTERO e sviluppo. È con quequello del perforCOME AGENZIA PER IL LAVORO ste ambiziose premesmance management, se che, nel 2011, Roberto Castaldo ha dato vita che permette di lavorare su tre pilastri fona 4 M.A.N. Consulting srl, un’impresa che si è damentali: i numeri, le persone e i processi. posta fin da subito l’ambizioso programma di Inoltre, nel corso degli anni ci siamo ulterior“allenare” imprenditori e aziende per rendermente specializzati, concentrandoci molto le eccellenti. Come? Con un sistema integrato anche sulla ricerca e sviluppo, portando che fa salire di livello le performance e i risulinnovazione nei processi, integrando matetati del business. Si tratta di un ecosistema matica, neuroscienze e coaching, in modo da di competenze messo a punto da Castaldo il rendere queste attività scalabili anche per le

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aziende di dimensioni più modeste». 4 M.A.N. oggi può contare su un nucleo di 25 professionisti che gestisce mediamente 40 progetti aziendali all’anno. Le sedi al momento sono due (Milano e Napoli), ma prima dell’estate ci sarà un’ulteriore inaugurazione, a Viterbo. L’azienda fondata da Castaldo è accreditata da Regione Campania come ente di formazione. «Siamo attivi prosegue il numero uno di 4 M.A.N. – anche nel campo della selezione del personale, organizziamo business school e siamo accreditati dal ministero come Apl (Agenzia per il lavoro, ndr). Insomma, siamo in grado di coprire le esigenze del mercato delle piccole e medie imprese italiane. Stiamo anche sviluppando una buona competenza nel marketing a risposta diretta (una strategia che consente di personalizzare il messaggio a seconda del cliente, ndr)». L’assunto di base da cui parte l’offerta di 4 M.A.N. è che tutto, all’interno di un’organizzazione, può essere misurato. Di conseguenza, i vari parametri che compongono la performance possono es-


sere di volta in volta oggetto di una lavorazione specifica per migliorare il risultato finale. Un esempio tipico è quello delle vendite, che possono essere trasformate esse stesse in KPI attraverso l’impiego della matematica e delle serie storiche. Proprio la matematica è uno dei filoni su cui si è concentrato maggiormente Castaldo, che è laureato in economia e commercio con un indirizzo matematico-statistico. Il secondo pilastro su cui si fonda l’offerta dell’azienda è quello della programmazione neuro-linguistica. «Sono uno degli italiani –

IN APERTURA ROBERTO CASTALDO, FONDATORE DI 4 M.A.N.

aggiunge Castaldo – che fa parte dello staff di Richard Bandler, il creatore della Pnl, e grazie ai suoi insegnamenti ho creato un modello di coaching che chiamiamo neurointegrato. Si tratta di un approccio che permette di misurare in maniera precisa e matematica anche fattori che fino ad ora non avevano mai avuto una dimensione numerica. Ad esempio, abbiamo elaborato uno strumento che consente di verificare il talento in azienda, per fare un’analisi predittiva. Siamo in grado di fare un check-up dell’approccio del fondatore o del manager di una pmi, perché sappiamo che egli ha un bagaglio di competenze esperienziali che sono difficili da quantificare. Noi invece le riusciamo a organizzare, misurare e quindi trasferire ai collaboratori». Come detto, 4 M.A.N. può gestire fino a 40 pro«ABBIAMO UN LIVELLO DI FIDELIZZAZIONE PIUTTOSTO ELEVATO: LE IMPRESE RESTANO CON NOI FINO A TRE ANNI, GRAZIE ALL’OFFERTA VARIEGATA»

getti all’anno. Il lavoro con le aziende avviene attraverso due tipi di approccio: uno “segmentato”, che punta su una delle sei variabili del performance management e che dura tre mesi; l’altro annuale, che accompagna l’azienda nello sviluppo delle diverse peculiarità del

business. «Abbiamo un livello di fidelizzazione piuttosto elevato – ci racconta Castaldo – visto che le imprese restano mediamente con noi fino a tre anni. Questo perché in genere, dopo aver provato un primo servizio, decidono di sperimentare altre possibilità offerte dalla nostra gamma. Si va dalla formazione manageriale al coaching, dalla consulenza strategico-funzionale al controllo di gestione fino ai sistemi di vendita, in modo da creare sempre vantaggio competitivo». 4 M.A.N. ha un approccio scientifico sia nella fase preliminare di analisi dell’intervento sia durante l’azione di consulenza vera e propria. In questo modo il cliente ha una costante rendicontazione di quanto svolto, con la possibilità di aggiungere anche singoli servizi aggiuntivi. Si lavora poi sullo sviluppo della rete commerciale, offrendo un sistema a 360° che fa perno anche sulla consulenza fiscale, grazie alla partnership con studi specializzati. Un’ulteriore possibilità offerta ai manager viene da un dato di fatto: mediamente un executive legge un libro ogni due anni e mezzo. Questo perché difficilmente ha tempo e voglia di approfondire alcune tematiche relative al business. Per questo, 4 M.A.N. ha messo a punto – attraverso la teoria dei 21 minuti – la creazione di riassunti specifici dei libri di management, che vengono condensati in una ventina di pagine, mettendo chiunque nella condizione di impiegare il sunto come meglio crede. Infine, il futuro. «Nel 2020-2021 – conclude Castaldo – apriremo quattro nuovi uffici. Abbiamo ideato questa formula, il “franchising-non franchising”, in cui diamo in mano la parte relativa alle competenze a persone da noi selezionate, ma ci teniamo una serie di specificità. Così, mentre il manager locale è responsabile delle attività commerciali sul territorio, noi ci occupiamo del marketing, della gestione delle risorse umane e di tutti quei servizi che si possono svolgere da remoto».

Per maggiori informazioni:

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VITA DA MANAGER

ZITTIRE LE “SCIMMIETTE” PER FAR PACE CON SE STESSI Gratitudine, preghiera e meditazione: tre pratiche inusuali in azienda che però aiutano a superare le proprie paure e trovare un equilibrio. Parola di Francesco D’Alessandro, autore di “L’imprenditore efficace” di Victor De Crunari LA STRADA DELL’IMPRENDITORE DI SUCCESSO PASSA ATTRAVERSO UNA CRESCITA PERSONALE CHE PERMETTA DI SUPERARE LE PROPRIE PAURE E TROVARE UN EQUILIBRIO STABILE, COSÌ DA GESTIRE E ORGANIZZARE AL MEGLIO IL LAVORO. È la tesi di L’Impren-

ditore Efficace, un libro di Francesco D’Alessandro, imprenditore lui stesso, la cui filosofia si ritrova nell’evento di coaching Speed Mind, la cui seconda edizione è prevista a Torino il prossimo 27 giugno. Il libro di D’Alessandro arriva ad affrontare tematiche quali bilanci e kpi partendo da concetti e pratiche inusuali in azienda, come la gratitudine, la preghiera e la meditazione.

un percorso che parte dall’introspezione, dal valutare se stessi, capire i propri punti di forza D’Alessandro, quando un imprenditore è e di debolezza, anche in base ai successi perefficace? sonali. Tutto è basato sulle credenze, spesso Quando riesce a fare tacere tutte le scimmietc’è l’idea di non essere capaci a svolgere un dete che ci sono nella sua testa, cioè tutti quei terminato compito, quando in realtà qualcosa pensieri e retropensieri che sono dettati dalla di simile spesso lo si è fatto anche nella vita paura: del fatturato, del dipendente, di quel privata, ma non si riesce a trovare il modo di che potrebbe succedere, dell’Agenzia delle enapplicarlo alla realtà imprenditoriale. Magari trate che ti blocca il conto… Tutte quante sciml’imprenditore ha superato mille peripezie miette giustificate, per per la casa, per gli stuL’INTROSPEZIONE AIUTA A VALUTARE carità, che però vanno di, o ha perso i genitoSE STESSI E CAPIRE I PROPRI PUNTI gestite; l’unico modo ri, o ha avuto una vita DI FORZA E DI DEBOLEZZA, ANCHE per metterle a tacere è complicata, insomma IN BASE AI SUCCESSI PERSONALI fare prima pace con se ha avuto tanti problestessi trovando un equilibrio. Questo vale sia mi, li ha superati e si è reso duttile e resiliente. quando le cose vanno bene sia quando vanno Eppure non riesce a trasferire questa sua camale, anzi a maggior ragione quando vanno pacità anche nel lavoro; ma di fatto è una cabene ci si deve preparare a farle andare ancopacità che ha, e ce l’avrà sempre in qualunque ra meglio e anche a diversificare, e prepararsi situazione, anche se si trovasse sulla cima di a dei momenti di up and down che ci sono una montagna da solo. sempre nella vita in generale e in particolare Come gestire quelle che definisce “scimin quella dell’imprenditore. miette”?... Come trovare l’equilibrio necessario anche Un modo per mettere a tacere queste paure nella gestione dell’impresa? è la preghiera, qualunque sia il tuo credo, e Non esiste una ricetta unica, io ho individuato la meditazione, che ha come scopo principale

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quello di zittire le scimmiette. L’antidoto della paura per antonomasia, poi, è la gratitudine: se provi a fare a fine giornata un elenco delle cose per cui essere grato che ti sono accadute durante la giornata, anche solo per avere aperto gli occhi al mattino, per respirare, per avere superato una malattia; e se poi nei momenti di crisi ti fai un elenco di quelle di cui sei grato per tutta la vita, scopri che hai molti più motivi per essere grato che per essere arrabbiato e avere paura. La consapevolezza che hai già passato dei momenti difficili che sembravano insormontabili, e invece di fatto non lo sono, aiuta. Ci sono dei corsi di formazione in cui si fanno camminare le persone sui carboni ardenti. Non è per dire: sono figo, sono forte, ma per capire: se riesco a fare qualcosa che sembrava impossibile, quante altre posso farne?


Quindi la gratitudine permette di affrontare meglio le difficoltà del fare impresa? Quando sei dentro le difficoltà non riesci a essere lucido; l’unico modo per tornare a esserlo è provare gratitudine per gli eventi passati; questo smorza le scimmiette e ti mette in uno stato d’animo positivo rispetto alle difficoltà da affrontare, perché sai di avere del know how. Dal punto di vista olistico, poi, la gratitudine attrae energia positiva, è un riconoscimento verso l’universo che risponde a questo grazie, risponde ai nostri pensieri, perché funziona in questo modo. È il principio della legge di attrazione, senza esasperarlo all’americana. Se continuo a pensare che le cose sono negative, non è che mi accada qualcosa di negativo per magia, ma perché ho predisposto il mio stato d’animo in un modo tale che non ho attivato quella lucidità di pensiero e quell’emozione che mi dà l’energia per fare le cose. Tutto si muove attorno al pensiero e all’azione. I falliti, si dice, si dividono in due categorie. Quali? Quelli che hanno pensato senza agire e quelli che hanno agito senza pensare. Il pensiero va predisposto in maniera positiva attraverso la preghiera e la meditazione. Poi con l’azione, il pensiero lo si deve mettere in pratica. Il libro traccia una linea trasversale, partendo dalla preghiera e dalla crescita personale fino ad arrivare da sé alle kpi di bilancio. È essenziale che questi aspetti si uniscano:, azione e

concretezza da un lato, pensiero e emozione dall’altro. Questo permette all’imprenditore di perseguire quello che deve essere il suo obiettivo, diventare inutile alle sue aziende che, quindi, devono poter camminare e crescere anche senza di lui. A questo punto, messe a tacere le famose scimmiette, l’imprenditore è pronto? Una volta fatto questo l’imprenditore è in pace con se stesso e ha la lucidità per poter valutare la situazione, qualunque essa sia, fiorente o catastrofica, e la capacità per potersi organizzare. Per farlo devi guarire dalla “rimandite”: L’ANTIDOTO ALLA PAURA È LA GRATITUDINE CHE CI OFFRE LA CONSAPEVOLEZZA CHE I MOMENTI DIFFICILI LI ABBIAMO GIÀ SUPERATI

questo lo faccio dopo, facciamo domattina… A volte ci sono cose scomode da fare, la telefonata, la fattura, il confronto… Quell’incombenza va affrontata subito; quando “non posso” farla allora devo farla, perché è quello che ti farà riacquistare autostima, e come sempre se ci credi veramente troverai una soluzione per farlo. Un po’ come un ragazzo che vuol comprare il motorino, e il genitore gli dice: te lo compri con i tuoi soldi, e questo tanto fa fin quando riesce a metterseli da parte e acquistarlo. È una credenza positiva che ti porta a attivare le giuste energie che ti fanno guarire dalla rimandite e ti permettono di organizzarti al me-

E I VOLI PRIVATI HANNO IL LORO AIR-SHARING Una nuova piattaforma, gestibile dal web oppure dal cellulare con un’apposita app, per lo sharing dei piccoli voli privati di business e per turismo. È Fly Free Airways (flyfreeairways.it), ultima idea imprenditoriale di Francesco D’Alessandro, che risponde a una duplice esigenza: da un lato, offrire voli privati

a prezzi accessibili; dall’altro, permettere di mettere a reddito aeromobili poco utilizzati, ammortizzandone il costo. «Alcuni aerei sono di nostra proprietà, altri sono associati secondo una formula analoga a quella di Uber» dice D’Alessandro, «Nel mercato dei voli aerei c’è una fascia, quella di chi guadagna tra i

150mila euro e il milione l’anno, che non è servita, composta da chi si può permettere un lusso accessibile». La società è già operativa come agenzia di viaggi e tour operator, ma focalizzata sul travel management company e sulla locazione di aeromobili privati. È previsto a breve il lancio di una campagna di equity crowdfunding.

glio. A questo punto devi attuare una politica concreta di gestione del tempo e di organizzazione del lavoro e dei processi aziendali. Riuscire a eliminare i tempi morti e quelli persi non focalizzati, come quelli passati sui social o con persone poco produttive e anche e soprattutto quelli passati ad ascoltare le scimmiette. A quel punto puoi formarti ed informarti, far crescere i collaboratori, dedicarti a strategie forti di marketing e di finanza aziendale. L’evento di coaching Speed Mind previsto il prossimo 27 giugno riflette questa sua visione dell’imprenditore? Speed Mind (speedmindtorino.com) porterà a Torino i più apprezzati coach d’impresa a livello internazionale, come Sergio Borra, Mirko Gasparotto, Francesco Cardone, per una no-stop di oltre 12 ore di pura formazione con esercizi ad hoc e meditazioni. Alla prima edizione hanno partecipato 211 imprenditori in sala ed oltre 2.300 collegati in Streaming TV. L’evento nasce dall’importanza di formare chi partecipa guidandolo proprio in tutti gli step di cui parlavamo prima. Si esce rafforzati dopo questa giornata di formazione. L’imprenditore non ha più scuse. In 12 ore si affrontano diverse tematiche, dalle meditazioni e ipnosi fino alla gestione del tempo, organizzazione, definizione dei propri obiettivi, con la predisposizione di un piano concreto di azioni. Il problema principale della scuola è che non prepara a fare l’imprenditore, siamo molto più inclini all’idea che tutto ci è dovuto. Speed Mind è una giornata che ti deve cambiare la vita. Illustreremo concretamente cosa fare e come comportarsi, parleremo di marketing, personal brand, lead generation ma anche di banche, bilanci, finanziatori, ricerca soci, crowdfunding, etc. Un percorso intenso per una giornata. Non ci si annoia, l’ultima volta abbiamo sforato e fatto 13 ore non stop, a parte mezz’ora per il pranzo, le persone si alzavano solo per andare in bagno, cosa che ha stupito anche noi stessi. C’è sempre una figura di psicologo, questa volta Natascia Pane. Le meditazioni e altri esercizi pratici hanno lo scopo di togliere le tendenze negative e instillare quelle positive.

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E POI IL PIACERE...

COCCOLATI DALLO CHEF TRA BAVAGLIE E CANNONCINI 125

È la famiglia più famosa del mondo della ristorazione. Gestisce locali lussuosi (e stellati) nei luoghi più prestigiosi. Ma l’eccellenza è solo la punta dell’iceberg: prima di tutto, per i Cerea, viene l’accoglienza

PIANO B QUASI QUASI... VADO A FARE IL PENSIONATO IN ALBANIA

di Roberta Schira

126 MOTORI AVETE MAI “DRIFTATO” SULLA NEVE? NOI SÌ

129 VIAGGI LA GRECIA SEGRETA DELLE ISOLE DIAPONTIE

130 LE RAGIONI DEL GOSSIP

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er capire davvero l’universo, e forse da Chicco o da Roberto Cerea in persona, divenanche il segreto, della famiglia berta un atto supremo di accudimento, quasi magamasca più famosa nella ristorazioterno. Lo stesso vale per l’uso di far indossare ai ne, i Cerea, basta soffermarsi su un gesto, una commensali bavaglie giganti, prima di servire specie di rituale che si ripete alla fine di cene uno dei piatti iconici del brand, i paccheri ai tre ed eventi che portano pomodori affogati nel DAL CANNONCINO OFFERTO DALLE la loro firma. Lo chef, sugo. Chi, se non una MANI DELLO CHEF ALLA BAVAGLIA accompagnato da una mamma affettuosa ,si PER I PACCHERI AL SUGO: ECCO LE schiera di pasticceri, ATTENZIONI CHE FANNO LA DIFFERENZA preoccupa che non ti reggenti immensi vassporchi e che ti goda al soi argentati, passa da ciascun singolo ospite meglio il pasto? In più c’è il fatto che il tutto si offrendo un cannoncino di burrosa pasta sfosvolge in luoghi lussuosi, con ingredienti della glia riempito al momento di crema Chantilly. massima eccellenza. Non per nulla il motto di Questo imboccare direttamente i commensali, Roberto “Bobo” Cerea è: «Il cibo deve essere

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E POI IL PIACERE... RISTORANTI STELLATI

In senso orario: l’esterno della Pasticceria Cavour, il Vicook di Orio al Serio, 2, l’interno del ritorante Da Vittorio a Brusaporto la vista dal locale di Shangai, il salone di St. Moritz

gioia. Cerchiamo di emozionare con lo stesso stupore che ha un bambino di fronte al primo zucchero filato». Il successo dei Cerea nasce da papà Vittorio, che diciasettenne entra al Nazionale, il bar più noto di Bergamo. Il talento e uno straordinario spirito imprenditoriale lo porta, il 6 aprile 1966, ad aprire un ristorante con il suo nome, in viale Roma. I cinque figli - Enrico, Bobo, resident chef. Ora i Cerea fanno parlare di sé Francesco, Barbara e Rossella – crescono con la per l’accordo raggiunto con il comune di Monstessa determinazione, che li porta a ottenere za: gestiscono un intero piano di Villa Reale e presto i primi riconoscimenti, sino all’apoteoal piano terreno hanno creato un altro avamsi nel 2010, con la terza stella per Da Vittorio posto con il bistrot gourmet affidato a VCook, a Brusaporto. L’intuizione del capostipite era società sempre appartenente alla famiglia berstata semplice, geniale per i tempi: stimolare la gamasca. Parliamo di una ventina di milioni di gente a uscire per assaggiare un grande pesce, euro di fatturato con oltre cento collaboratori che la cucina di casa lombarda e bergamasca al lavoro. Ma ciò che non prevedeva. OGGI LA FAMIGLIA ALLARGATA CONTA 24 I Fratelli Cerea amano MEMBRI. E IN OGNI LOCALE C’È SEMPRE più conta è la crescita i luoghi dove impera UN CEREA NEI POSTI CHIAVE. SU TUTTI costante anno dopo VIGILA LA MOGLIE DEL FONDATORE anno. I Cerea non amal’accoglienza e la clasno vantarsi, e neppure se. Eccoli all’interno le luci dei riflettori. «Nei posti chiave c’è semdell’Hotel Gallia di Milano, rappresentati dai pre uno della famiglia», dice Francesco Cerea fratelli Lebano. Così come al Carlton Hotel di (ora la famiglia allargata conta 24 componenSt. Moritz, dove nel 2014 Da Vittorio St. Moritz ti). Ma su tutti vigila da sempre la moglie del ha ottenuto la prima stella Michelin, e nel 2018 fondatore Vittorio, Bruna. Per Francesco Cerea la guida Gault Millau Svizzera gli ha assegnato il trucco sta nel «lavorare duramente e trasforun punteggio di 18/20. E a soli tre mesi dall’amare in forza prorompente l’unità famigliare». pertura, i Cerea conquistano la prima stella a Oltre ai ristoranti citati, la punta di diamante riShanghai, al terzo piano di un palazzo situato mane il catering, di altissimi livelli. Hanno scelsul Bund. Stefano to i Cerea anche Bill Clinton, i coniugi Obama, Bacchelli è il Armani, Cartier, Versace, la Regina Elisabetta, Hussein di Giordania, i Ferragnez. Cosa vogliono i clienti piu esigenti? Assaggiare qualcosa di indimenticabile, fatto proprio per te all’istante. È la peculiarità dei Cerea. Dove basterebbero 4 chef, loro ne mettono a disposizione il doppio. Se il gambero migliore del mondo costa tre euro, i Cerea trovano il modo di procurartene uno più carnoso e dolce. Ed è al banqueting che va il merito del 50% degli introiti.

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in collaborazione con Italian Network

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gennaio 2020 il Portogallo, divenuto in pochi anni il paradiso per i pensionati stranieri per la loro normativa che prevedeva zero tasse sulle pensioni dei residenti non abituali, ha perso il suo status di meta prediletta. Ad approfittarne con una visione lungimirante e un colpo di artiglio degno dell’aquila che rappresenta il Paese è stata la commissione parlamentare per l'economia e le finanze della Repubblica di Albania, presieduta dal Ministro Elton Haxhi, su proposta del Ministro del Stato per la diaspora sig. Pandeli Majko con un atto normativo che modifica la legge n. 8438, del 28.12.1998, "sull'imposta sul reddito". L'obiettivo principale della modifica legislativa è l’esenzione fiscale per tutti i cittadini stranieri appartenenti all’Unione Europea e degli stranieri con origine albanese (soprattutto arbëreshë) pensionati, che trasferiranno la loro residenza nel territorio della Repubblica d'Albania. Per beneficiare dell'esenzione dall'imposta sul reddito, i pensionati dovranno essere beneficiari delle pensioni ai sensi della legislazione in vigore nei paesi di provenienza; richiedere un permesso di soggiorno nel territorio della Repubblica Albania; non essere mai stati condannati nel loro qualsiasi altro paese per reati, per i quali la legge prevede pene superiori a 3 (tre) anni; aver ricevuto una risposta positiva dalla struttura responsabile dell’esenzione sull'imposta sul reddito delle persone fisiche di pensione; presentare una copia del passaporto rilasciato dallo stato in cui hanno la residenza permanente. L’Albania alla luce di questa novità legislativa è uno dei paesi che offre il maggior numero di vantaggi fiscali, economici ed ambientali per i pensionati che desiderano trasferirsi all’estero. Vicinissima all’Italia e non solo geograficamente, l’Albania sta diventando una delle destinazioni di maggior interesse, soprattutto negli ultimi anni: costi degli affitti molto bassi, costo della vita più che dimezzato, spiagge bellissime e clima favorevole, una comunità di italiani residenti in loco che sta crescendo sempre più. Il costo della vita in Albania è decisamente inferiore rispetto all’Italia, parliamo di una me-

Quasi quasi... vado a fare il pensionato in Albania Mentre il Portogallo ha introdotto una tassa fissa del 10% per le entrate previdenziali degli stranieri, il Paese balcanico ha introdotto l'esenzione dall'imposta sul reddito. Ecco i consigli di Italian Network di Giorgio Santucci dia del 50% in meno, soprattutto per ciò che riguarda le spese legate alla vita quotidiana: utenze, spese per la casa, alimentari, trasporti pubblici. È importante ovviamente sapere dove andare a fare la spesa per risparmiare: i prodotti di importazione costano come in Italia! Per questo motivo è fondamentale effettuare un viaggio esplorativo durante il quale, accompagnati da noi, si potrà conoscere come muoversi efficacemente nel territorio albanese. Il costo per un affitto di un appartamento con una stanza letto può variare dai 200 euro in su, per due stanze letto parliamo di 250 – 300 euro mensili circa e via dicendo, poco al di fuori dai principali centri turistici (Durazzo città, Valona città). Nelle zone turistiche (Durazzo o Valona città, per esempio) parliamo proporzionalmente di affitti più alti, dai 350-400 euro in su. Noi organizziamo, grazie alla collaborazione con Albania Immobiliare, diverse visite ad appartamenti e soluzioni immobiliari in affitto, in base alle esigenze e necessità. Una delle cose che colpisce di più dell’Albania è proprio l’accoglienza e l’ospitalità riservata agli italiani da parte degli abitanti locali: la piccola criminalità è cosa quasi sconosciuta, i giovani sono educati al rispetto degli anziani, le regole sono rispettate per strada come negli autobus. Per informazioni: info@italian-network.net +39 0808806237 Voip (gratuito) Mobile AL +355(0)69.5514947 Mobile ITA +39 320.6926310 Skype: Italian.network

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EE POI POIILILPIACERE PIACEREMOTORI MOTORI

Avete mai “driftato” in auto sulla neve? Noi sì Abbiamo tolto tutti i controlli elettronici per testare la nuova X6 nel ghiacciodromo di Livigno al Bmw Driving Experience con l’ex pilota di Formula 1 Siegfried Stohr. Ecco com’è andata di Franco Oppedisano

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i tolgono tutti i controlli elettronici. Ci quel poco che basta, senza mai esagerare persi fa il segno della croce (perché non ché il corpaccione della Bmw X6, la sua massi sa mai) e si parte. Davanti c’è una sa e il peso, fanno quasi tutto il resto. È come pista di neve talmente ghiacciata che, probaun bimbo: bisogna lasciarla fare, guidarla con bilmente, riusciremmo discrezione, e intervePERCORRERE LE CURVE CON L’AUTO a farci male scivolando nire con grinta solo se DI TRAVERSO, CONTROLLANDO anche se se fossimo a sta per passare il limiLE SBANDATE CON L’ACCELERATORE piedi. In auto, con una te. Che, in questo caso, E UN PO’ DI STERZO, È EMOZIONANTE Bmw X6, quella nuova, significa fare un testane siamo usciti sani e salvi. Non solo. Abbiamo coda o finire fuori pista, che non è un grosso anche imparato che con un’auto a trazione problema in un ghiaccioodromo come quello integrale si può driftare, ovvero divertirsi. In di Livigno che ospita la Bmw Driving Experieninglese questo verbo strano vuol dire “andare ce dell’ex pilota di Formula 1 Siegfried Stohr. alla deriva”. In auto significa percorrere una Ma non è mai successo nulla di grave sopratserie di curve con l’auto di traverso, controltutto grazie a un’auto che pare in grado di calando le sbandate con l’acceleratore e un po’ di varsela in ogni situazione, dalla più elegante sterzo. Si guida di traverso dando e togliendo a quella più estrema. Perché la X6 è un mix si il gas. il freno si usa solo quando la velocità di sportività e lusso, di tecnologia e potenza, di entrata in curva è davvero eccessiva e lo sterzo spazio e raffinatezza che ha un solo problema:

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il prezzo che parte da poco più di 80 mila euro. Sotto il profilo estetico la X6 può piacere o non piacere per una questione di gusti personale. Ma è difficile affermare che le sue linee e la sua mole non si faccia notare per strada, anche da ferma. È lunga pochi millimetri in meno di 5 metri ed è larga più di due, ma è alta solo 1,7 metri dandogli una forma aggressiva e filante. Sul muso ha una griglia a doppio rene che, per la prima volta si può addirittura illuminare dando al frontale un’immagine unica al buio anche durante la guida. Se poi vedete all’interno dei doppi fari degli elementi blu a forma di X vuol dire che l’auto monta proiettori Laserlight con Selective Beam che ottimizzano la funzione antiabbagliamento e hanno un raggio d’azione di circa 500 metri. Molto di più di quanto molti di noi siano in grado di vedere di giorno. I cerchi in lega da 19 pollici sono di serie, con altre varianti di ruote di dimensioni variabili da 20 a 22 pollici disponibili come optional. All’interno non c’è nulla di nuovo se non una reinterpretazione degli spazi che, come in ogni Bmw, ha come focus il conducente. I rivestimenti sono in pelle Vernasca e lo spazio interno è modulabile, grazie agli schienali posteriori divisi 40:20:40 che possono essere abbassati per aumentare la capacità di carico da 580 a 1.530 litri. La lista degli optional è lunghissima e prevede, tra gli altri, i sedili multifunzione con funzione massaggiante sia per il conducente che per il passeggero anteriore, il climatizzatore automatico a quattro zone, il porta bicchieri termoelettrici, le applicazioni in vetro per i comandi, il tetto panoramico Sky Lounge, il pacchetto Ambient Air che profuma l’abitacolo e l’impianto audio Bowers & Wilkins Diamond + 3D Surround Sound System. Tutte le versioni, invece, dispongono dell’Intelligent Personal Assistant, un compagno di viaggio digitale che risponde al saluto “Ciao Bmw” (ma che può essere chiamato come si vuole), di un quadro strumenti ad alta risoluzione e di un display di controllo, entrambi con diagonale dello schermo di 12,3 pollici. Di serie X6 monta anche il Cruise Control con funzione di frenata e la funzione Collision e Pe-

destrian Warning con City Braking, che avvisa potenza da 340 cavalli è montato, invece, sulla il conducente anche quando viene rilevato un X6 xDrive40i (consumo di carburante 8,6-8,0 ciclista. Il sistema Active Cruise Control con litri per 100 chilometri, emissioni di CO2 197funzione Stop & Go è disponibile come optio181 grammi al chilometro), mentre la X6 xDrinal così come il Driving Assistant Professional. ve30d (consumo di carburante 6,6-6,1 litri Questo pacchetto di tecnologie per sicurezza e per 100 chilometri, emissioni di CO2 172-159 comfort include sia l’assistente di controllo di grammi al chilometro) monta un motore diecorsia e del traffico che l’assistente di mantenisel a sei cilindri in linea con 265 cavalli. mento corsia con protezione anticollisione laTutte le varianti rispondono agli standard sulle terale attiva. L’Evasion emissioni EU6d-Temp, TUTTE LE VARIANTI SONO DOTATE Assistant è un altro sono dotate di serie DI SERIE DELLA TRASMISSIONE componente del Dri- STEPTRONIC A OTTO RAPPORTI E DELLA di una trasmissione ving Assistant ProfesSteptronic a otto rapTRAZIONE INTEGRALE INTELLIGENTE sional, così come l’avporti e della trazione vertimento di collisione posteriore, di priorità integrale intelligente che ottimizza la trazione, sulla strada, di guida contromano, di incroci, dividendo, con maggiore precisione e velocidi cambio di corsia e di arresto di emergentà rispetto al modello precedente, la coppia za. C’è poi anche un innovativo assistente di motrice tra le ruote anteriori e posteriori a retromarcia, che aiuta il conducente all’uscita seconda della situazione e delle condizioni di dai parcheggi e nelle manovre in spazi ristretti guida. La nuova X6 è disponibile anche con percorrendo all’indietro automaticamente gli sospensioni pneumatiche a due assi con auto ultimi metri. livellamento automatico. L’altezza della vettuLa gamma di motori disponibili per la nuova ra può essere modificata fino a un massimo Bmw X6 include dal lancio due unità benzina di 80 millimetri con il semplice tocco di un e due varianti diesel di ultima generazione. pulsante presente nell’abitacolo. Un pacchetto La gamma di modelli è guidata dai modelli M: off-road, disponibile a pagamento per tutte le la X6 M50i con un nuovo propulsore a benzivarianti di modello ad eccezione della M50i e na V8 da 530 cavalli (consumo di carburante della M50d, consente, inoltre, al conducente di 10,7-10,4 litri per 100 chilometri e emissioni scegliere tra quattro modalità per ottenere le di CO2 243-237 grammi al chilometro) e X6 massime prestazioni su neve, sabbia, ghiaia o M50d (consumo di carburante 7,2-6,9 litri rocce. Inoltre, sempre tramite un pulsante, si per 100 chilometri, emissioni di CO2 190-181 può modificare l’altezza di marcia del veicolo, grammi al chilometro) con motore diesel a sei il sistema xDrive, la risposta dell’acceleratore, cilindri in linea da 400 cavalli dotato di quattro il controllo della trasmissione e gli input corturbocompressori. Un sei cilindri in linea con rettivi del sistema Dsc.

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EE POI POIILILPIACERE PIACEREMOTORI MOTORI in collaborazione con Autoappassionati.it

SUZUKI VITARA HYBRID: L’IBRIDO COINVOLGE IL SUV GIAPPONESE Anche la Suzuki Vitara si aggiorna con il sistema ibrido, grazie al motore 1.4 Boosterjet da 130 CV che si abbina al piccolo propulsore elettrico da 48V, capace di svolgere anche le funzioni di alternatore e motorino di avviamento da 13,6 CV, per un’ulteriore coppia di 50 Nm. Non variano le dimensioni, l’auto è sempre lunga 4,17 metri, e non cambia neanche l’aspetto estetico, con i punti di forza del design che rimangono gli stessi. La Suzuki Vitara Hybrid viene

proposta sia in versione 4×4 sia 2 ruote motrici e in 3 allestimenti: Cool, Top e Starview. Già a partire dalla entry level, la dotazione è piuttosto ricca, all’interno della quale troviamo accessori come il clima automatico, il display da 7 pollici, i cerchi da 17” e la retrocamera, oltre a un pacchetto sicurezza che comprende diversi sistemi di assistenza alla guida (ADAS), in grado di rendere la Vitara il B-SUV più completo dal punto di vista della sicurezza, con la guida autonoma di 2° livello di serie.

CITROEN C5 AIRCROSS HYBRID: L’INIZIO DELL’ELETTRIFICAZIONE

Citroen C5 Aircross Hybrid segna l’inizio dei prodotti ibridi ed elettrici del Marchio francese, che vuole proporre un’offerta elettrificata sul 100% della gamma entro il 2025. Il motore turbobenzina 1.6 PureTech è stato sviluppato con l’aggiunta di un alternatore-motorino di avviamento BSG ed una interfaccia di raffreddamento specifica. Il propulsore termico sviluppa 180 CV ed è abbinato al nuovo cambio automatico a 8 rapporti e-EAT8, specifico per le motorizzazioni plug-

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in hybrid. Robusta la coppia di 320 Nm immediatamente disponibile e molto lineare l’accelerazione, grazie al cambio automatico elettrificato e-EAT8, mentre, associato a quest’ultimo, c’è un motore elettrico all’avantreno che sviluppa 110 CV. L’ibridizzazione regala anche il piacere di partire e di muoversi nel silenzio, senza alcuna emissione di CO2, con la possibilità di percorrere 50 km in modalità elettrica, fino a una velocità massima di 135 km/h.

HYUNDAI I10: LA TECNOLOGICA CITYCAR COREANA Arrivata alla terza generazione, la nuova Hyundai i10 vuole puntare in alto nel segmento A, dove in Italia Fiat Panda domina incontrastata. La nuova citycar coreana è lunga 3,67 metri come in passato ed è nata nel centro stile Hyundai di Russelsheim, ma dalle mani di un italiano: il giovane Davide Varenna ha portato un’aria fresca e sportiva alla piccola segmento A, specie sul frontale grazie a un sapiente gioco di linee che avvalorano anche la vista laterale. Dentro la Hyundai i10 si gode di maggiore spazio, grazie al passo allungato che ha permesso di ottenere 4,5 centimetri a tutto vantaggio delle gambe di chi siede dietro. Inoltre, sulla plancia, debutta il display multitouch più grande della categoria, con il suo schermo da 8” che viene proposto senza navigatore, ma con Apple CarPlay e Android Auto di serie. Per il mercato italiano Hyundai ha optato sul tre cilindri 1.0 da 67 CV, omologato Euro 6.2, che dichiara consumi pari a 20 km/l.


LA GRECIA SEGRETA DELLE ISOLE DIAPONTIE Pochissime strutture, fra cui l’Acantha Boutique Hotel sull’isola di Erikoussa, creatura di una coppia di italiani che ha trovato qui il suo paradiso, dove godersi natura selvaggia, spiagge deserte e mare incontaminato di Vincenzo Petraglia

C’

è una Grecia segreta, adatta agli spiriti più avventurosi, quelli che rifuggono dalle rotte più turistiche, desiderosi di scoprire posti ancora inesplorati. Come l’arcipelago delle Diapontie composto da tre piccole isole nel cuore del Mar Ionio, Erikoussa, Othoni e Mathraki, fra le meno conosciute, e per questo rimaste più intatte, della miriade di isole greche. Rappresentano l’estremo confine nord con l’Albania, proprio sopra Corfù, e sono le isole della Grecia più vicine all’Italia, ad appena 46 miglia da Otranto, dove vivono in totale, anche d’estate, poche centinaia di abitanti. Il turismo è, dunque, embrionale, come tale capace di preservare persone e atmosfere ancora autentiche. La natura è il pezzo forte: baie meravigliose e incontaminate, spiagge e calette semideserte anche in piena estate, suggestivi sentieri per trekking panoramici immersi nel verde, a differenza della massima parte delle altre isole greche, più brulle. Il mare poi è spettacolare, con fondali brulicanti di posidonie, axinelle, falso corallo, una miriade di pesci, delfini, tartarughe e perfino foche monache, fra i mammiferi più minacciati al mondo, che hanno scelto per partorire e riposare le grotte di Othoni, custode di quella che è ritenuta una delle spiagge più belle del pianeta, Aspri Ammos, nella baia di Calipso, dove secondo il mito l’avvenente ninfa stregò con i suoi

sortilegi Ulisse, tenendolo qui prigioniero per sette anni.

Digital detox, gite in barca e cucina gourmet Un eden, dunque, per snorkeling e immersioni, ma anche per staccare completamente la spina e ricaricare mente e corpo magari trastullandosi nelle placide atmosfere dell’Acantha Boutique Hotel (www.acanthahotel.com info@acanthahotel.com - +39 345.95.19.854), la struttura più bella e di livello dell’intero arcipelago. Un’oasi di relax a un passo da una delle spiagge più suggestive dell’isola di Erikoussa messa su con estrema cura e attenzione al dettaglio da una coppia di italiani, Franca Iapicca e Sandro Salvi, bergamasca lei e milanese lui, entrambi un brillante passato nel business del farmaceutico e con una passione smodata per la barca a vela, che qui hanno trovato innanzitutto il loro di eden. Cinque suite total white in pietra di Lecce dalle splendide viste sulla baia e ottima cucina gourmet, capaci di ospitare al massimo tredici persone, ideali per chi cerca tranquillità e riservatezza. Non è un caso che fra i suoi ospiti ci sia stato anche l’ex premier

greco Alexis Tsipras. La struttura, peraltro pet friendly e munita di spiaggia privata, parte di un arenile di oltre due chilometri di sabbia candida incastonata fra dune e falesie color ocra, da quest’anno rimane aperta da aprile (quindi anche a Pasqua) ad ottobre, e offre, fra gli altri, anche il pacchetto “Prenota l’intero hotel”, per una vacanza con extra privacy davvero esclusiva o corporate retreat per team building e brainstorming creativi immersi in uno scenario da sogno. L’isola, di appena cinque chilometri quadrati, si raggiunge con estrema facilità, sia in aereo, volando sull’aeroporto “Giovanni Capodistria” di Corfù e poi in motonave, sia in traghetto ed aliscafo, sempre su Corfù da Ancona, Bari e Brindisi. Oppure con la propria barca, grazie al nuovo porto turistico, ultimato un paio di anni fa, con cento posti barca adatti anche ad ormeggiare grossi yacht, o con transfer personalizzati organizzati dallo stesso Acantha Boutique Hotel, che propone anche svariate experience outdoor per gli amanti della vacanza attiva. Escursioni sull’isola, stand up paddle, kayak, pescaturismo e soprattutto strepitose gite in barca a vela per godersi magari anche una bella coppa di champagne o un tramonto infuocato seguendo le rotte di Ulisse e degli eroi della mitologia greca che da secoli aleggiano sulle limpide acque di questo affascinante angolo del Mediterraneo.

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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

ARCHIVIATO SANREMO, LA SFIDA ALLO SHARE SI COMBATTE A TAVOLA E NELLE SPA Terminata la 70ma kermesse della canzone italiana, le star del piccolo schermo ricaricano le batterie tra suite extralusso, ristoranti gourmet e trattamenti di bellezza «ERO A COLAZIONE E HO

partecipazione nel target under

giudicare ormai più che vinta.

Rai Fabrizio Salini che lo ha

SCOPERTO PER CASO CHE

24. Grande traino anche nelle

Ma crescono anche le altre

molto sostenuto, lo vorrebbe

SU OGNI TAVOLO C’ERA UN

trasmissioni del day time della

produzioni della Rai 1 di Stefano

anche per il 2021. E sempre a

CARTELLINO CON I NOMI DEI

Rai: Vieni da me di Caterina

Coletta, da Storie italiane alla

proposito di Sanremo una delle

MIEI VINI».. Albano è raggiante

Balivo ha fatto il colpaccio di

stessa Vita in diretta di Alberto

conduttrici Diletta Leotta ha

perché il “suo” Sanremo è

intervistare la signora Luciana

Matano e Lorella Cuccarini.

trascorso quasi un mese in una

stato bellissimo. La sorpresa

Castoldi mamma di Morgan

Alberto e Lorella sono così

splendida suite del Parco dei

che racconta in esclusiva a

Principi Grand Hotel and Spa

Economy riguarda il festival

per la gioia del top manager

dei suoi vini allestito al Grand

Daniele Saladini. Pochi lo hanno

hotel del Mare di Bordighera,

saputo finché la bella Diletta

dove il cantante alloggia dal

non ha pubblicato la foto perché

lontano 1968. Per scoprire che

Saladini tiene molto alla privacy

i vini delle Tenute di Cellino San

dei suoi clienti. Silenziosamente

Marco (don Carmelo, Platone e

infatti sono tornati anche

Felicità) «sono noti a molti che li

Matteo Renzi, Silvio Berlusconi

amano da anni», E mentre esce

e Ivanka Trump che adora

l’album “Raccogli l’attimo” (Sony)

questo albergo. Alketa Vesilju

Albano prepara due trasferte

star albanese lanciata da

per marzo, una in Russia e l’altra

Sanremo edizione 70 ha scelto

in Bulgaria. Qualcuno aveva

invece di alloggiate al De Russie

scritto anche che il Leone di

dove è stata accolta con un

Cellino avrebbe partecipato al

trionfo di fiori da parte dei suoi

film di Guillermo del Toro che

ammiratori. Alketa ha postato

sarà interpretato da Romina

nelle sue storie di instagram foto

Power dal titolo Nightmare Alley. «Era una pellicola che

bellissime del soggiorno romano IN SENSO ORARIO: ALBANO CARRISI, CATERINA BALIVO, DILETTA LEOTTA, LORELLA CUCCARINI

fece il papà di Romina, Tayron

che prevedeva anche una cena nel ristorante Zuma di Palazzo

Power negli anni 60, ma io non

ed è schizzato al 17%. Il che,

affiatati che proprio a Sanremo

Fendi diretto dal top manager

c’entro proprio niente». Intanto,

dicono negli ambienti, avrebbe

si sono addirittura baciati in

pugliese Corrado Lamanuzzi

Sanremo ha realizzato nella

un po’ preoccupato la regina

diretta. Bacio casto, va detto.

che è attualmente a Londra. Al

edizione numero 70 un successo

dello share Maria de Filippi

Al suo fianco, comunque, vigila

grand hotel Saint Regis infine

che non registrava da oltre

che con Uomini e donne

nel backstage del programma

da Giuseppe Martino altro

20 anni. Merito di Amadeus e

solitamente sbanca nella fascia

di via Teulada il fratello

manager dell’hotellerie a 5 stelle

del grande Fiorello, ma anche

postprandiale di Canale 5.

Roberto Cuccarini, bravo e

aperitivo per lo stilista Gabriele

delle canzoni. È stato un festival

Vieni da me è una scommessa

noto produttore tv. Infine, già

Fiorucci che sempre a Sanremo

vinto da un pugliese il tarantino

voluta dall’ex direttore di Rai

si parla di un bis per Amadeus.

ha vestito una icona degli anni

Diodato che ha visto molta

1 Angelo Teodoli che si può

L’amministratore delegato

80 ossia Sabrina Salerno.

130



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